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genere di pianta della famiglia Iridaceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gladiolus Tourn. ex L., 1753 è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Iridaceae.[1]
Gladiolus | |
---|---|
Gladiolus dalenii fiorito | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Monocotiledoni |
Ordine | Asparagales |
Famiglia | Iridaceae |
Sottofamiglia | Crocoideae |
Tribù | Gladioleae |
Genere | Gladiolus Tourn. ex L., 1753 |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Liliopsida |
Sottoclasse | Liliidae |
Ordine | Liliales |
Famiglia | Iridaceae |
Genere | Gladiolus |
Serie tipo | |
Gladiolus communis L., 1753 | |
Specie | |
Originario dell'Africa e dell'Eurasia, dà piante perenni bulbose o rizomatose, spontanee nell'area mediterranea europea, nell'Europa centro-orientale, in alcune isole tropicali africane e nell'Africa australe.
Tali piante possono avere altezze variabili da 20 cm a 1 m a seconda della specie, con cormi di forma depressa.
Il corpo da cui il gladiolo prende origine non è, come erroneamente viene definito, un vero e proprio bulbo ma è piuttosto un bulbo-tubero detto cormo.
Il nome latino attribuitogli da Plinio il Vecchio è dovuto alla forma delle foglie simili alla corta spada romana, il gladius.
I fiori variamente colorati, e poco durevoli, sono portati da spighe erette.
Tra le molte specie, ibridi e relative cultivar citiamo:
Alcune specie sono spontanee anche in Italia, tra queste la più diffusa è Gladiolus italicus Mill., specie dalla corolla color rosa cremisi, chiamata volgarmente pancacciuola o fil di spada, diffusa dal livello del mare fino ai 1.000 m, nell'Isola d'Elba, in Liguria e in Toscana.
Come piante ornamentali vengono utilizzati i numerosi ibridi derivati dalla selezione delle ibridazioni, durate più di un secolo, tra le specie esotiche africane, come il G. cruentus, il G. floribundus, il G. oppositiflorum, il G. primulinus il G. psittacinus e il G. quartinianus, dal portamento elegante e la forma dei fiori stilizzata dai colori brillanti, delicati o intensi.
Le varietà in miniatura vengono coltivate in vaso per decorare i terrazzi. I gladioli a fiori grandi sono coltivati nei giardini per bordure miste o macchie di colore, e industrialmente per la produzione del fiore reciso.
Di facile coltivazione in pieno sole, preferisce suolo fertile, leggero e sciolto; viene facilmente colpito da malattie se coltivato su terreno pesante con ristagno di umidità o nei suoli calcarei[2].
È consigliata qualche concimazione anticipata, annaffiature non eccessive ma abbondanti nel periodo della fioritura, associandovi un fertilizzante liquido minerale, anche per favorire lo sviluppo dei cormi.
La moltiplicazione avviene solitamente per interramento dei cormi (i piccoli cormi che si formano a lato del cormo principale) o con i cormi a cui è stata lasciata almeno una foglia dopo la raccolta del fusto fiorito, e che sono stati tolti dal terreno in autunno, asciugati in luogo riparato sottoposti eventualmente a disinfestazione e conservati in ambienti freschi e secchi, per evitare la precoce emissione dei getti.
I cormi vengono generalmente interrati alla fine del periodo freddo, ad almeno 5–10 cm di profondità o di più nei terreni siccitosi; per ottenere fioriture scalari si possono piantare in momenti diversi.
Questo tipo di moltiplicazione agamica garantisce la perfetta riproduzione dei caratteri delle cultivar, ottenendo buone fioriture già dal primo anno.
Nelle produzioni industriali le piante vengono trattate come annuali, utilizzando i cormi per una sola fioritura e scartandoli alla fine del ciclo produttivo.
La moltiplicazione può avvenire con la semina, ottenendo nella maggior parte dei casi dei poli-ibridi dalle caratteristiche molto variabili, le piante ottenute da seme iniziano a fiorire dal 2-3 anno.
Il gladiolo rosso è utilizzato dalla mafia cinese, all'interno della propria comunità in Italia, come emblema della minaccia di morte. Chi riceve questo simbolo è spinto dai criminali connazionali al silenzio.[3]
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