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santo eremita francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Leonardo di Noblac, conosciuto anche come Leonardo Santo, di Noblat, eremita, di Limoges, del Limosino, confessore oppure come l'Assistente divino, (Orléans, 496 circa – Noblac, 6 novembre 545 o forse 559), è stato un abate franco, che visse da eremita gran parte della vita; è considerato santo da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi. Nel Medioevo fu uno dei santi più venerati in Europa, la memoria liturgica ricorre il 6 novembre.
San Leonardo di Noblac | |
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San Leonardo di Noblac di Andrea della Robbia | |
Eremita, Diacono, Abate | |
Nascita | Orléans, 496 circa |
Morte | Noblac, 6 novembre 545 o forse 559 |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Santuario principale | Collegiale di Saint-Léonard-de-Noblat |
Ricorrenza | 6 novembre |
Attributi | Catene e/o ceppi, bastone episcopale, Vangelo |
Patrono di | Carcerati, partorienti, fabbri, carrettieri, agricoltori, bestiame, Montorio Romano (RM); vedi elenco |
«Ricordatevi che è scritto che val meglio il poco del giusto che le ricchezze di tutti gli empi, e che un sbocconcello di duro pane, mangiato nella gioia di una coscienza pura, è da preferirsi alle abbondanti e svariate provviste di quelle case ove regna la discordia.»
Leonardo nasce in Gallia da una famiglia di nobili franchi, nel "castrum vendonicense" o castello di Vandôme, nel villaggio di Corroi presso Orléans, all'epoca dell'imperatore Anastasio I Dicoro (491-518). Suo padre pare fosse re Rumonio che avrebbe aiutato Clodoveo, re dei Franchi nella battaglia contro Siagrio nel 486[1]. È lo stesso re Clodoveo, al quale i genitori di Leonardo sono stretti da vincoli d'amicizia, a fargli da padrino la notte di Natale del 496, quando Clodoveo, mantenendo la promessa fatta alla consorte Clotilde prima della battaglia di Tolbiaco, insieme alla sua corte abiura i riti pagani, facendosi battezzare nella Cattedrale di Reims, dall'arcivescovo Remigio alle parole: «Piega il capo, fiero Sicambro: adora ciò che hai bruciato e brucia ciò che hai adorato».[2]
Della giovinezza di Leonardo non si hanno molte notizie. Si sa solamente ch'egli giovanotto rifiuta di dedicarsi alla carriera cavalleresca per seguire gli insegnamenti dell'allora arcivescovo di Reims, Remigio che lo aveva tenuto a battesimo.
Abbandonata la corte con suo fratello Lifardo, si ritira per qualche tempo presso il monastero di Micy; divenuto diacono qui avrebbe compiuto il suo primo miracolo, trasformando l'acqua in vino.
Il re dei Franchi Salii, Clodoveo, gli concede il privilegio, concesso già a Remigio, di liberare i prigionieri che avesse incontrato e ritenuto innocenti. E Leonardo sfrutta questa opportunità liberando un gran numero di persone ridotte in condizioni miserevoli e prive di libertà. Leonardo poi avrebbe rifiutato l'offerta della sede vescovile che gli sarebbe spettata, preferendo ritirarsi in un monastero con queste parole:
«Principe, date la mitra pontificale a coloro che la desiderano. Io mi accontento di lodare il Signore conducendo una vita da eremita»
Morto san Massimino, probabilmente intorno al 520, si dirige a sud dove decide di fondare il suo eremo nella foresta di Pauvain, nel Limosino.
Raccoglie attorno a sé tanti seguaci e la fama della sua santità arriva fino al re che ne richiede l'intervento quando la regina Clotilde, transitando in quella zona, è sorpresa dalle doglie del parto. L'intervento di Leonardo lenisce i dolori della regina che pùò dare alla luce il suo bambino. Clodoveo per riconoscenza gli concede la parte di bosco che sarebbe riuscito a descrivere in un giorno a dorso d'asino. Qui Leonardo edifica un oratorio intitolato a Nostra Signora di sotto gli alberi ed erige un altare in onore di san Remigio, suo maestro, nel frattempo morto.
Alla crescente comunità di eremiti e di ex prigionieri che va formandosi attorno a lui manca però l'acqua, ed il fiume Vienna è lontano: Leonardo, allora, secondo la leggenda devozionale, fa un buco in terra che si riempie miracolosamente d'acqua dando origine ad un pozzo. Assegna quindi una porzione di bosco agli ex prigionieri che decidono di restargli accanto dopo aver da lui ottenuto la liberazione, perché lo dissodino e traggano da esso sostentamento[3]:
«Ricordatevi che è scritto che val meglio il poco del giusto che le ricchezze di tutti gli empi, e che un sbocconcello di duro pane, mangiato nella gioia di una coscienza pura, è da preferirsi alle abbondanti e svariate provviste di quelle case ove regna la discordia.»
Alla neonata colonia agricola sorta attorno all'oratorio, costituita da ex prigionieri e da semplici seguaci, attirati qui dalla fama di santità di Leonardo, è dato il nome di NOBILIACUM - ossia terra nobile -[4] in ricordo della donazione regale. Dalla colonia agricola. Nobiliacum, prenderà il nome anche la cittadina medioevale che nel frattempo si è andata formando attorno al monastero, inizialmente chiamata Noblac, quindi Noblat ed oggi Saint-Léonard-de-Noblat in onore del suo illustre fondatore.[3]
La tradizione vuole che il santo sia morto la sera del 6 novembre, ma manca una datazione precisa dell'anno, che dovrebbe attestarsi intorno alla metà del VI secolo e inumato nell'Oratorio di Nostra Signora di sotto gli alberi che aveva fondato.
Così, in un'agiografia, le ultime ore del santo: "Un giorno che si sentì venir meno pregò i suoi compagni che lo trasportassero nella chiesetta che aveva fatto edificare, per morire diceva, fra le braccia della Madonna. [...] “Signore, mormora con flebile voce, ecco il servo dei tuoi servi se ne muore. sciogli i lacci che mi tengono ancora stretto alla terra ed io ti offrirò un sacrificio di lode. [...] Signore, Gesù, ricevi la mia anima. Così dicendo spirò".[5]
L'Oratorio con le spoglie di Leonardo diviene ben presto una famosa meta di pellegrinaggio di fedeli, tanto che, probabilmente lo stesso Pipino il Breve vi si reca in pellegrinaggio, dopo la vittoria nell'assedio di Limoges. Con l'aumentare del numero dei pellegrini, si decide di erigere una chiesa più grande e le reliquie del santo sono perciò trasportate nell'erigenda chiesa sotto il regno di Luigi il Pio.
Secondo la leggenda, è lo stesso santo ad indicare il luogo della sua nuova sepoltura. Dopo tre giorni di digiuno e preghiera, un'abbondante nevicata copre l'intero villaggio, lasciando uno spiazzo non innevato.[3]
La prima notizia certa del culto di questo santo si ha con le Historiae di Aderamo di Chabannes, scritte nel 1028 dove si legge che già nel 1017 "sanctus Leonardus confessor in Lemocino miraculis coruscabat et undique populi eo confluebant"[6] Nello stesso anno Ildegario, vescovo di Laron, chiede una biografia del santo a Fulberto di Chartres che, però, muore di lì a poco, lasciando l'opera incompleta.[6]
Una anonima biografia del santo intitolata Vita Sancti Leonardi, con la descrizione di nove miracoli a lui attribuiti, inizia però a circolare, nel 1030, contribuendo alla rapida diffusione del suo culto in tutta l'Europa medioevale.[7]
Nel 1094, nel corso di una epidemia detta "male degli ardenti", le reliquie del santo sono portate in processione e, secondo la leggenda, l'epidemia cessa.
Un grande contributo al suo culto lo dette anche il pellegrinaggio nel 1106 di Boemondo I d'Antiochia, imprigionato dagli infedeli e poi liberato tre anni più tardi, per merito, a suo dire, dell'intervento di san Leonardo da lui invocato. Anche il re d'Inghilterra Riccardo cuor di leone si sarebbe recato a ringraziare il santo nel 1197, a seguito della sua liberazione dalle prigioni dell'Imperatore del Sacro Romano Impero.
Anna d'Austria, regina di Francia e Navarra, rimasta senza figli per sedici anni dal suo matrimonio, nel gennaio del 1638 si fa portare una reliquia di san Leonardo per propiziare la nascita di Luigi XIV che avviene nel settembre dello stesso anno.[8]
St-Léonard-de-Noblat divenne anche una delle tappe del cammino verso Santiago di Compostela, divenendo così a maggior ragione una meta di pellegrinaggio frequentatissima dai fedeli, in particolare da quelli dell'Europa centrorientale.
Non si sa con certezza quando il culto verso il santo limosino sia arrivato in Italia, ma certo è antichissimo. Gli oltre 225 luoghi, tra chiese e cappelle, dimostrano quanto diffusa sia stata la devozione verso il santo dei prigionieri nella Penisola.[9]
La sua introduzione si deve, forse, ai Franchi. La prima chiesa italiana, infatti, dedicata al santo dei prigionieri a Cavalicco di Tavagnacco, risale al 774[10], anno in cui posero fine al regno longobardo. La sua popolarità ebbe un impulso anche grazie ai Normanni che ne introdussero il culto nei loro regni.
Risalgono, invece, all' VIII- IX secolo le prime testimonianze della devozione al santo francese nell'Italia centrale. L'Eremo rupreste di San Leonardo a Roccantica (RI) ci offre la più antica testimonianza del culto nell'area e la Chiesetta a lui dedicata nel Comune di Montorio Romano (RM).[11]
Le testimonianze nell'allora Ducato di Napoli sono molto antiche.[12] Fonti del '600, del '700, dell'800, riportano l'esistenza di una chiesa dedicata a san Leonardo su un isolotto al largo dell'attuale via Chiaia. Qui, nel 1028, Leonardo D'Orio, o Di Iorio, o Doria[12], mercante castigliano, sorpreso da una tempesta al largo della città partenopea, avrebbe fatto voto di costruire al santo una cappella nel primo luogo sicuro dove sarebbe approdato col suo bastimento. Da qui, durante i giorni di festività dedicati al santo, i re angioini promuovevano l’indulto e graziavano i detenuti[13]. La chiesa, divenuta poi monastero, fu abbattuta all'inizio del XIX secolo, per scomparire totalmente insieme all'isolotto. Al suo posto sorge adesso la rotonda col monumento ad Armando Diaz[12].
Al XII sec. risale, invece, la fondazione dell'abbazia di San Leonardo di Siponto (FG).
È spesso rappresentato con delle catene e dei ceppi, per la sua particolare protezione degli imprigionati o carcerati ingiustamente; talvolta è in abito diaconale, episcopale, più spesso è in abiti benedettini, sovente nella versione da cistercense, ossia con tunica bianca, simbolo della purezza d'animo, stretta in vita da un cordone o da una cintura di cuoio, segno di penitenza, e da uno scapolare nero, simbolo della vita contemplativa.[14] Nei paesi di origine germanica è spesso rappresentato con un bue.
Con l'inizio della guerra dei cent'anni, che vedeva la Francia in lotta con l'esercito inglese, la cripta contenente le reliquie del santo fu murata per evitare razzie. Terminata l'occupazione inglese, si decise di recuperare le reliquie del santo. La loro inventio sarebbe avvenuta il 17 febbraio del 1403.[15] Le circostanze di questa straordinaria scoperta sono riportate dall'abate Oroux nel XVIII secolo:
«Dopo aver perso totalmente le tracce del luogo di inumazione del Santo, si tenne una cerimonia di preghiera, nel corso della quale un contadino s'alzò per indicare in quale luogo della chiesa scavare. Lì furono ritrovati tre casse di piombo, all'interno di un sarcofago in pietra. Due di queste presentavano delle iscrizioni in latino inerenti alle ossa e alle ceneri di san Leonardo. ( + ossa beati leonardi +).[16]»
A seguito di tale ritrovamento, le reliquie furono collocate all'interno di due grossi reliquiari posti sopra l'altare maggiore, protetti da una grata di ferro battuto. Mentre le due casse di piombo, ormai vuote, sono parte del tesoro della Collegiata e sono tuttora visibili per i visitatori.
Sempre presso la Collegiata all'interno di una coppa dorata del XIX secolo è custodito il cranio di San Leonardo[15] Ancora oggi, in tale data, presso la Collegiata, si commemora tale ritrovamento.
Inoltre, ogni sette anni, la Confrérie de Saint-Léonard-de-Noblat[17], organizza le Ostensioni, una presentazione solenne delle reliquie alla venerazione dei fedeli, per commemorare il Miracolo degli ardenti avvenuto nell'agosto del 1094. Esse hanno inizio con la ricognizione canonica delle reliquie di san Leonardo abate da parte dei confratelli, il venerdì di Quaresima e terminano la domenica della Santa Trinità.[18]
Sono molte le chiese che custodiscono reliquie del santo francese. In Italia, si ritrovano a Badia,[19] a Castelmauro (CB) a Cerreto Guidi e a Stagno (Collesalvetti), ad Offida, a Mascali (probabilmente parte di un'ulna), a Montorio Romano[20], a Panza (Forio)[21] dove è custodita unitamente ad una reliquia secondaria donata nel 2004 dalla Confrérie de Saint-Léonard-de-Noblat, in occasione del Meeting Nazionale Amici di San Leonardo[22] tenutosi ad Ischia. Un'altra reliquia secondaria (o reliquia da contatto) è custodita presso la Parrocchia di San Leonardo abate in Marsala (TP) e portata da un pellegrinaggio a Noblat organizzato dal parroco Don Giuseppe Maniscalco il 27 maggio 1990. A Sgurgola (FR) dono della Parrocchia di Panza.[23]A Chircop, sull'isola di Malta.
«Che questa solennità ci porti nuova gioia: che la città in festa canti le lodi di Leonardo […] voi tutti che avete bisogno di essere assistiti, venite a celebrare il padre del Popolo che è nel Cielo. La sua anima placa la sua sete alle fresche e sacre sorgenti: Egli vive nella gloria eterna, giusto merito delle dure fatiche […] Fortunata la foresta che l'accolse nella sua solitudine, da dove il suo sguardo cercava soltanto il Cielo, alla ricerca di Dio, la sua sola ricchezza»
Il culto di san Leonardo ha dato vita a messe, preghiere, inni, invocazioni in cui si esprime la fervente devozione del popolo a questo santo nel corso dei secoli e nei diversi paesi in cui è onorato. L'ufficio liturgico di San Leonardo è quello di un Confessore non pontefice, con la messa Os Justi.
Prima della riforma liturgica voluta da Paolo VI, esisteva un ufficio completo particolare, "ad uso della chiesa reale e collegiale di Saint-Léonard", ed il cui testo liturgico era adattato a ciascuna delle sue feste: 6 novembre Dies natalis con ottava, 17 febbraio Inventio delle reliquie, 11 agosto Miracolo degli Ardenti, 17 ottobre Traslazione delle reliquie.
Sempre alla riforma liturgica di Paolo VI si deve l'abolizione del cosiddetto "Altare privilegiatum quotidianum perpetuum", ed erano molti quelli dedicati a san Leonardo (in questi altari per concessione della Santa Sede era legata la possibilità di lucrare particolari indulgenze).[24]
Una delle più antiche preghiere conosciute è quella di Riccardo il Normanno che, fatto prigioniero durante la prima crociata, implora a san Leonardo la sua liberazione:[25]
«San Leonardo pregate per me.
Io sono un soldato di Cristo, un vostro soldato
Sono venuto a combattere per Cristo, per difendere i cristiani e non per umiliarli
In cosa ho peccato? Che male ho commesso perché i cristiani abbiano sete del mio sangue e i pagani vogliano vendicarsi di me?
O san Leonardo, mio signore, abbiate pietà di me
rivolgete i vostri occhi su di me
e voi che siete di aiuto nelle nostre difficoltà
liberatemi dalle mani di questo crudele sovrano»
Dagli inni del XIII secolo in uso nella Collegiale di Saint-Léonard[25]:
" O gloria della Francia, luce di Aquitania, perla della Chiesa, siate clemente, esaudite i nostri voti. Che le lodi che noi vi rivolgiamo ci purifichino dei nostri peccati e ci uniscano a voi nella Patria dove Dio è tutto per i suoi eletti. Amen"
Da un antico Lied diffuso in Germania questa solenne e toccante preghiera:[25]
"O san Leonardo, nostro signore, teneramente amato da Dio, vi scongiuro, per tutta la felicità che Egli vi ha accordata, in Cielo e in terra, accorrete in mio aiuto, affinché possa partecipare della grazia divina. Le pene e dolori che mi'opprimono, a causa dei miei peccati, a voi li raccomando fidente. O san Leonardo, mio signore, ascoltate le mie suppliche e pregate il buon Dio per me povero peccatore. Pregate, perché la protezione di Dio si estenda su di me ora e sempre, perché io possa sfuggire alle insidie del demonio e alle pene dell'Inferno. Intercedete per la mia salvezza, ve ne scongiuro in nome di N.S. Gesù Cristo che vive e regna col Padre e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen"
Al tardo seicento-settecento, invece, può ricondursi questa invocazione in uso in Italia, modellata su una più antica:[9][10]
«San Leonardo dolce e pio, Protettore ed Avvocato
deh pregate il nostro Dio ché ci liberi dal peccato.
Da ogni fame, peste e guerra e dalla pessima infermità,
dai castighi di questa terra liberatene per pietà.
Benedetta nostra sorte d'aver voi per Protettore,
ne impetrate santa morte, caro nostro Difensor.,
Fateci fare una buona e santa morte caro nostro Protettor.»
«O san Lonardo pio, tu che si' Advocato
di quanti so' cattivi in Barbarìa,
io meschino a te accomandato sia,
tieneme lontano la guerra e la morte in prisonia.
Questa trahitora solo te teme attaccato,
arrassa sia la superba, ingrata e perfida Iudìa»
Per le vicende che lo videro restituire la libertà a molti prigionieri, è considerato il patrono dei carcerati; gli è stata attribuita la protezione dei fabbricanti di catene, fibbie, fermagli, ecc. Nella zona di Liegi in Belgio è patrono dei minatori. La sua intercessione viene invocata per i parti difficili, i mal di testa, le malattie dei bambini, le malattie del bestiame, la grandine, i banditi e anche contro l'obesità.
In Italia è patrono dei seguenti comuni:
La celebrazione liturgica avviene il 6 novembre, presunta data della sua morte. In molte località i festeggiamenti, di origini antichissime, avvengono in concomitanza di fiere e sagre.
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