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chiesa di Mortizzuolo (Mirandola) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La chiesa di San Leonardo Limosino è la parrocchiale di Mortizzuolo, frazione di Mirandola e San Felice sul Panaro, in provincia di Modena. Appartiene alla zona pastorale 6 della diocesi di Carpi e risale al XIV secolo.[1][2][3]
Chiesa di San Leonardo Limosino | |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Mortizzuolo (Mirandola) |
Indirizzo | via Imperiale, 131 |
Coordinate | 44°52′29.74″N 11°07′44.8″E |
Religione | Cristiana cattolica di rito romano |
Titolare | San Leonardo |
Diocesi | Carpi |
Inizio costruzione | XIV secolo |
La prima notizia di una chiesa presente nell'ex insediamento medievale del Montirone risale all'anno 963, mentre il primo documento che cita espressamente il toponimo Mortizzuolo e la sua chiesa è del 1222. Sull'esterno dell'abside è murata una pietra che riporta l'anno 1444, che ricorda probabilmente un'importante riedificazione avvenuta in quell'anno,[4] incluso l'ampliamento della cappella del 1318.[5]
La chiesa dedicata a San Leonardo di Limoges, patrono dei carcerati, venne edificata circa nel XIV secolo e ricostruita circa due secoli più tardi,[6] nell'epoca in cui Luigi Pico della Mirandola fu vescovo di Limoges. Nell'altare maggiore è incastonata una pietra sacra con l'anno 1586.
Nel 1604 la chiesa fu ristrutturata[5], mentre nel 1681 la navata centrale venne raddoppiata in lunghezza e furono aggiunte le due navate laterali, mentre nel 1689 il soffitto a cassettoni della navata centrale venne sostituito dalla volta. Nel 1752 l'abside venne ricostruita da rettangolare a semicircolare. Tra il 1756 e 1765 vennero costruiti in marmi policromi cinque altari e il pulpito.[4] Nel 1774 venne edificata la canonica,[7] per volontà del canonico Possidonio Senesi: l'interno viene affrescato e abbellito con uno scalone trionfale per accogliere le visite pastorali estive del vescovo di Reggio Emilia e venne realizzata un ampio salone affrescato per ricevimenti, con le stanze di servizio laterali.[5]
Dopo il transito dalla diocesi di Reggio a quella di Carpi, nel 1822 vennero sostituite le bifore del campanile (edificato in stile simile a quello della chiesa di san Francesco a Mirandola) con ampi finestroni che consentissero il movimento delle nuove campane.[4]
Nel 1952 i due altari in marmo di San Luigi Gonzaga e quello di Sant'Antonio da Padova furono trasferiti alla chiesa di San Martino Spino, dove sono collocati nelle cappelle del Santissimo Cuore di Gesù[8] e di Santa Rita da Cascia.[9] L'altare di Sant'Antonio ospitava un'immagine sacra di Santa Giulia, protettrice delle nutrici e dei lattanti, che era meta di numerosi pellegrinaggi privati e pubblici, che cessarono a seguito della rimozione del dipinto.[10]
Tra il 1960 e il 1970 vennero eseguiti lavori di restauro e abbellimento, ricoprendo le colonne delle navate con il marmo, realizzando bifore nell'abside; il pittore carpigiano Romano Pelloni (1931-2020) realizzò affreschi con i simboli delle otto beatitudini, i quattro evangelisti, San Francesco e Santa Caterina, scene delle vita di San Leonardo, il Fonte Battesimale e il battesimo di Gesù. Pelloni realizzò anche le due vetrate raffiguranti una i Santi Pietro e Paolo e l'altra San Luigi Gonzaga con Sant'Antonio da Padova (quest'ultima ricorda i due altari del 1760 e 1762 trasferiti nel 1952 a San Martino Spino).
La chiesa è stata gravemente danneggiata dal terremoto dell'Emilia del 2012, con il crollo di parte della facciata e del tetto e il collasso del campanile e rendendo inagibili anche la canonica, il teatrino parrocchiale e la scuola materna (restaurata nel 2014-2016).[6]
Il complesso parrocchiale comprende la chiesa, risalente al XIV secolo, la torre campanaria di un secolo posteriore e crollata nel maggio 2012, la canonica del XVIII secolo e il teatro, costruito nel XX secolo.[2]
L'interno presenta tre altari barocchi realizzati in marmi policromi: l'altare maggiore del 1756 (con una pietra sacra del 1586) e due altari laterali dedicati al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna del Rosario.[11] Presso l'arco di trionfo è appeso un sacro Crocefisso in cartapesta ritenuto miracoloso perché, portato in processione, fece terminare l'epidemia di peste del 1630. Vicino all'uscita vi è una Madonna del Buon Consiglio dipinta nel 1611 e che adornava un antico altare in legno scolpito a fine navata, ma soppresso nel 1822.[12]
I due eleganti confessionali del XVIII secolo provengono dalla chiesa di San Francesco a Mirandola. Dello stesso periodo è il coro ligneo dietro l'altare maggiore. La Canonica presenta affreschi del modenese Giuseppe Puttini con piccole vedute, paesaggi e prospettive di fantasia.[7]
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