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dirigente sportivo, ciclista su strada e pistard italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Saronni (Novara, 22 settembre 1957) è un dirigente sportivo, ex ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1977 al 1990, vinse due Giri d'Italia, una Milano-Sanremo, un Giro di Lombardia, una Freccia Vallone e un campionato del mondo su strada, per un totale di 193 vittorie, che lo rendono il secondo ciclista italiano più vincente, dietro soltanto al rivale Francesco Moser con 273, e davanti a Mario Cipollini con 189. Dal 2005 è dirigente della UAE Team Emirates (già Lampre)[1]. È fratello di Antonio Saronni, che fu 4 volte campione italiano di ciclocross.
Giuseppe Saronni | ||||||||||||||||||||||
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Saronni in maglia rosa al Giro d'Italia 1983 | ||||||||||||||||||||||
Nazionalità | Italia | |||||||||||||||||||||
Altezza | 170 cm | |||||||||||||||||||||
Peso | 67 kg | |||||||||||||||||||||
Ciclismo | ||||||||||||||||||||||
Specialità | Strada | |||||||||||||||||||||
Termine carriera | 1990 | |||||||||||||||||||||
Carriera | ||||||||||||||||||||||
Squadre di club | ||||||||||||||||||||||
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Nazionale | ||||||||||||||||||||||
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Carriera da allenatore | ||||||||||||||||||||||
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Palmarès | ||||||||||||||||||||||
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Statistiche aggiornate al gennaio 2019 | ||||||||||||||||||||||
Piemontese di nascita, cresciuto a Buscate, comune della cinta metropolitana di Milano. Figlio di Romano, autista di bus di linea e buon ciclista dilettante in gioventù, e di Giuseppina Brambilla, casalinga che in gioventù aveva giocato a pallacanestro in serie A nella Bernocchi Legnano. Anche il nonno materno Tito Brambilla, nato nel 1897, aveva praticato il ciclismo, gregario di Libero Ferrario, campione del Mondo nel 1923 a Zurigo[2].
Approdò al ciclismo giovanissimo, inizialmente con l'attività su pista. Da junior arrivò al titolo europeo della velocità; da dilettante fu invece selezionato per i Giochi olimpici di Montréal nel 1976, partecipando alla prova di inseguimento a squadre, nella quale il quartetto italiano, completato da Sandro Callari, Cesare Cipollini e Rino De Candido, venne eliminato ai quarti di finale dall'Unione Sovietica.
Fu autorizzato al passaggio di categoria a 19 anni e mezzo, all'inizio del 1977, vestendo la casacca bianconera della Scic diretta da Carlo Chiappano. Nella gara di debutto tra i pro, il 23 febbraio al Trofeo Laigueglia, fu secondo dietro al campione del mondo Freddy Maertens. Colse il primo successo il 29 marzo, al Trofeo Pantalica, e in stagione conquistò anche il Giro di Sicilia, la Tre Valli Varesine e il Giro del Veneto, oltre alla convocazione in Nazionale per i campionati del mondo di San Cristóbal, in cui concluse nono contribuendo anche al successo del connazionale Francesco Moser[3]. Nel 1978 vinse numerosissime corse, tra cui la Tirreno-Adriatico, il Giro di Puglia e tre tappe al Giro d'Italia, che concluse al quinto posto; fu anche secondo (prima di tre piazze d'onore consecutive) alla Milano-Sanremo, battuto da Roger De Vlaeminck, e quarto ai campionati del mondo del Nürburgring.
Nel 1979, a soli 21 anni e 8 mesi, si aggiudicò la classifica generale del Giro d'Italia. La corsa si decise nella cronoscalata di San Marino, dove Saronni vinse indossando la maglia rosa: non lasciò più il primato, anzi lo consolidò nella cronometro dell'ultimo giorno all'Arena Civica di Milano, prevalendo con 2'09" su Francesco Moser e risultando uno dei vincitori più giovani della storia della corsa. In quel Giro si aggiudicò anche la prima di tre maglie ciclamino consecutive (quattro totali). In stagione conquistò anche il Campionato di Zurigo, il Giro di Romandia, il Grand Prix du Midi Libre e il Trofeo Baracchi in coppia con Moser[3].
Nel 1980 passò alla Gis Gelati, sempre sotto la direzione di Chiappano: in stagione vinse la Freccia Vallone, sette tappe al Giro d'Italia (in cui però concluse solo settimo), suo record, e il titolo nazionale professionisti. Concluse la stagione con ben 30 vittorie all'attivo[3]. Nel 1981 si aggiudicò quindi tre frazioni al Giro (concludendo terzo nella generale, a soli 50" dal vincitore Giovanni Battaglin) e la medaglia d'argento ai campionati del mondo di Praga, superato allo sprint da Freddy Maertens. In stagione fece suoi anche numerose classiche del calendario italiano e il bronzo mondiale nella corsa a punti su pista a Brno[3].
Nel 1982 passò alla Del Tongo-Colnago, ancora sotto la guida di Chiappano. Nei primi mesi con la nuova maglia vinse Milano-Torino, Tirreno-Adriatico, Giro del Trentino e Giro di Svizzera, mentre al Giro d'Italia, nonostante la vittoria nella tappa Cuneo-Pinerolo, dovette accontentarsi del sesto posto finale. L'estate fu marcata dalla scomparsa in un incidente stradale di Carlo Chiappano, suo mentore[4]. Nonostante il lutto, Saronni disputò un buon pre-mondiale e il 5 settembre 1982 andò a trionfare ai campionati del mondo di Goodwood, in Gran Bretagna, anticipando i forti Greg LeMond e Sean Kelly grazie a uno scatto a 500 metri dall'arrivo, rimasto nella memoria collettiva come la "Fucilata di Goodwood"[3][5]. Concluse la stagione con la vittoria in volata, sua 34ª stagionale, al Giro di Lombardia[3][6].
Nella primavera 1983 si aggiudicò la Milano-Sanremo, quarto a riuscirci in maglia iridata dopo Alfredo Binda, Eddy Merckx e Felice Gimondi, grazie a un attacco sul Poggio che lo portò a prevalere in solitaria con 44" sul secondo, Guido Bontempi[7]. Sempre in maglia iridata concluse la serie di successi del "biennio d'oro" nel giugno 1983 con la vittoria finale, la seconda in carriera per lui, al Giro d'Italia. Su un percorso con ben poche montagne, ma con abbuoni importanti in ogni frazione (30" al vincitore di tappa, anche a cronometro), Saronni si impose in tre tappe e vestì di rosa già dopo l'ottava tappa, a Salerno[8]. Alla fine precedette per 1'07" Roberto Visentini, nonostante la vittoria di quest'ultimo nella cronometro finale di Udine.[9]
Dopo il grande biennio 1982-1983, ricco di vittorie, il 1984 di Saronni, al contrario di quello del rivale Moser, fu di quasi anonimato, con pochissime vittorie minori. Nel 1985 tornò a buoni livelli imponendosi in due tappe al Giro d'Italia; fu così anche nel 1986, quando si piazzò secondo al Giro d'Italia, battuto dal solo Roberto Visentini, dopo aver vestito di rosa per dieci giorni (portando a 49 il bottino totale di maglie rosa), e terzo ai campionati del mondo di Colorado Springs, vinti da Moreno Argentin davanti a Charly Mottet[3]. Nella seconda metà degli anni ottanta, al superamento dei trent'anni di età, la forma di Saronni declinò però definitivamente, impedendogli di tornare a livelli di eccellenza. Nel 1987 vinse comunque la Milano-Vignola e partecipò per la prima e unica volta al Tour de France, ritirandosi senza aver ottenuto successi; nel 1988 si impose al Giro di Puglia e alla Tre Valli Varesine. Abbandonò le corse nel 1990, dopo una stagione alla Malvor-Sidi e una, l'ultima, alla Diana-Colnago.
Nel 1992, due anni dopo il ritiro, divenne team manager della Lampre, affiancando Pietro Algeri: alla guida della squadra vinse due Giri d'Italia, nel 1996 con Pavel Tonkov (team Panaria-Vinavil) e nel 2001 con Gilberto Simoni (team Lampre-Daikin). Nel 2005 ha condotto la Lampre alla fusione con la bolognese Saeco e alla formazione del team Lampre-Caffita: la nuova squadra è da allora presente ininterrottamente nel ProTour/World Tour e nel 2017, con l'ingresso di capitali emiratini e l'addio di Lampre, ha assunto la denominazione di UAE Team Emirates.
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