Timeline
Chat
Prospettiva
Divisioni del Regio Esercito nella seconda guerra mondiale
lista di un progetto Wikimedia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Remove ads
Il Regio Esercito nella seconda guerra mondiale, utilizzò diversi tipi di divisioni, per la maggior parte di fanteria. La maggioranza si sciolsero sul territorio metropolitano o nelle zone occupate (Francia, Grecia, Balcani) in seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, mentre alcune furono dichiarate sciolte per "eventi bellici" nei vari fronti di guerra in cui fu coinvolta l'Italia (Nordafrica ed Africa Orientale Italiana in particolare)[1].
Remove ads
Caratteristiche generali
Riepilogo
Prospettiva
La divisione era l'unità di base del Regio Esercito. Il 10 giugno 1940 l'esercito italiano aveva un totale di 75 divisioni: 57 divisioni di fanteria, 3 della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, 2 coloniali libiche, 5 di Alpini, 3 celeri, 3 corazzate e 2 motorizzate. La gran parte di questa grandi unità era dislocata nel territorio metropolitano o in Libia, e solo due erano in Africa Orientale Italiana (la cui guarnigione era composta in gran parte da unità di Camicie Nere e da brigate coloniali).
La riorganizzazione del 1938 aveva portato alla costituzione di divisioni di fanteria cosiddette binarie, poiché erano composti da due reggimenti di fanteria (invece dei precedenti tre)[2], oltre ad uno di artiglieria[3]. Nel corso della guerra diverse divisioni di fanteria attivarono un terzo reggimento di fanteria (contraddistinti da numerazioni superiori a 300) per meglio svolgere incarichi di guarnigione o per conversione di unità già di Camicie Nere.
A partire dal 1º marzo 1940, alle divisioni di fanteria ordinarie e da montagna venne aggregata una Legione d'Assalto della MVSN, composta da due battaglioni di CC.NN. e una compagnia mitraglieri.[4]. L'effettiva assegnazione avvenne abbastanza a rilento per problemi addestrativi e per la limitata disponibilità di materiali, ed era ancora largamente incompleta al momento dell'entrata in guerra.
Numerose sulla carta, in realtà al momento della dichiarazione di guerra la maggior parte delle divisioni italiane era incompleta sia in termini di uomini che di materiali, difatti su 75 divisioni appena 35 potevano dirsi complete di organico e materiali. Questa situazione non venne mai interamente rettificata durante il corso della guerra e una parte considerevole delle divisioni sul territorio metropolitano o impegnate in compiti di guarnigione in Francia e nei Balcani rimasero incomplete dal punto di vista dei materiali, dovendo anzi spesso cedere parte delle proprie dotazioni per sostenere le divisioni impegnate nelle zone di operazioni.
Successivamente all'ingresso in guerra, verranno costituite numerose altre unità di livello Divisionale. Tra queste, vi erano anche divisioni di paracadutisti (due, con una terza mai completata) ed oltre venti divisioni costiere. Queste ultime erano essenzialmente di reparti di seconda linea, di consistenza variabile a seconda della zona di impiego.
Remove ads
Divisioni corazzate
Riepilogo
Prospettiva
L'Italia entrò nella seconda guerra mondiale con tre divisioni corazzate, tutte inizialmente dispiegate nel territorio metropolitano.
Una divisione corazzata era composta da un reggimento corazzato (di solito su tre battaglioni carri), un reggimento di artiglieria e uno di bersaglieri. Completavano l'organico una compagnia anticarro, una compagnia mista del genio, una sezione sanità, due ospedali da campo, una sezione di sussistenza ed un autogruppo per il trasporto dei carri armati[5], e successivamente un raggruppamento esplorante corazzato. Al 10 giugno 1940, l'organico standard di un'unità di questo tipo era di circa 7.439 uomini, equipaggiati con 184 carri, 48 cannoni (16 antiaerei da 20 mm, 8 anticarro da 47/32 e 24 campali da 75/27), 486 mitragliatrici (410 pesanti e 76 leggere). La componente motorizzata era costituita, oltre ai carri, da 581 veicoli a motore, 48 trattori di artiglieria e 1.170 motocicli[6].
I carri erano inizialmente del tipo CV35, estremamente leggeri e di limitata utilità bellica. Quando fu disponibile un carro medio come l'M13/40, le divisioni corazzate italiane acquisirono maggiori capacità operative, ma la produzione limitata e le gravi perdite in combattimento non permisero mai di riequipaggiare interamente le divisioni disponibili. Per quanto riguarda le dotazioni di artiglieria, verso il 1942 entrarono in servizio semoventi con obice da 75 mm e pezzi da 90 mm autoportati.
Le tre divisioni originarie furono distrutte alla conclusione della campagna del Nordafrica. Nel corso del 1942 si tentò di attivare altre due divisioni, la 134ª Freccia (tentativo cui si rinunciò completamente dopo pochi mesi) e la 136ª Giovani Fascisti (che non superò mai gli organici di una debole Brigata motorizzata, praticamente senza alcuna componente corazzata). Nel 1943 venne costituita la 135ª Divisione corazzata Ariete II (formata da unità di cavalleria) e si iniziò la costituzione della 136ª Divisione corazzata Centauro II (mai completata, per trasformazione delle 1ª Divisione Corazzata di Camicie Nere M).
Remove ads
Divisioni fanteria ordinarie
Riepilogo
Prospettiva
Le divisioni di fanteria ordinarie erano le più numerose nel Regio Esercito. Si trattava di divisioni cosiddette binarie, composte cioè da due reggimenti di fanteria (solitamente su tre battaglioni) ed uno di artiglieria. Alla maggior parte di queste unità, successivamente, venne aggregata una Legione d'Assalto di CC. NN. A queste, occorre poi aggiungere un battaglione di mortai da 81, una compagnia con artiglieria anticarro[18], una compagnia del genio, una mista con telegrafisti e marconisti, oltre a diverse sezioni (fotoelettricisti, sanità, sussistenza e pesante)[5].
Al 10 giugno 1940, una divisione di questo tipo risultava composta da 12.979 uomini[19], equipaggiati con 60 pezzi di artiglieria (8 antiaerei da 20 mm, 8 anticarro da 47/32, 8 da fanteria da 65/17, 12 75/13, 12 75/27 e 12 da 100/17), 177 mortai (24 da 81 mm e 153 da 45) e 350 mitragliatrici (270 leggere e 80 pesanti). Per il trasporto erano disponibili 3.424 animali, 154 carri, 153 biciclette, 71 motocicli e 131 mezzi di vario tipo[20].
Remove ads
Divisioni fanteria da montagna
Riepilogo
Prospettiva
Si trattava di unità sostanzialmente analoghe alle divisioni di fanteria ordinaria, con delle differenze nelle dotazioni in modo da renderle maggiormente idonee alla guerra di montagna. Tali differenze riguardavano essenzialmente:
- la trazione del Reggimento di artiglieria divisionale, che risultava composto da due gruppi someggiati e di uno carrellato, invece che di due ippotrainati ed uno someggiato;
- l'utilizzo di salmerie invece che del classico carreggio[5].
Con il progredire della guerra e la progressiva motorizzazione di una parte considerevole delle artiglierie divisionali, le divisioni da montagna divennero sostanzialmente indistinguibili dalle normali divisioni di fanteria, e la denominazione specifica andò progressivamente in disuso.
Remove ads
Divisioni fanteria motorizzata
Riepilogo
Prospettiva
L'Italia all'inizio della guerra schierava due divisioni motorizzate. Queste unità si componevano di due reggimenti di fanteria (ciascuno su 2 battaglioni), uno di bersaglieri motociclisti (poi autocarrati) e uno di artiglieria motorizzata (su 4 gruppi); non era prevista alcuna legione CCNN. Impiegate entrambe in Nord Africa, videro quasi subito i reggimenti bersaglieri distaccati quali riserve di Corpo d'Armata, e nel caso della "Trento" gli autocarri furono trasferiti di supporto alle attività logistiche, trasformandola di fatto in una normale divisione di fanteria appiedata.
Al 10 giugno 1940, una divisione di questo tipo era composta da 10.500 uomini, equipaggiati con 70 cannoni (16 antiaerei da 20 mm, 24 anticarro da 47/32, 16 da fanteria da 65/17, 16 campali da 75/27 e 8 obici da 100/17), 66 mortai (54 da 45 mm e 12 da 81) e 258 mitragliatrici (90 pesanti e 168 leggere). Uomini e materiali venivano movimentati con 531 veicoli a motore, 48 trattori di artiglieria e 1.170 motocicli[45].
Remove ads
Divisioni fanteria autotrasportabile
Riepilogo
Prospettiva
Le divisioni autotrasportabili erano normali divisioni di fanteria, ma senza avere la legione di camicie nere aggregata[47]. Queste divisioni erano interamente motorizzate per quanto riguarda i servizi e l'artiglieria, e solo parzialmente per la componente di fanteria, che doveva quindi ricorrere per il movimento motorizzato ai veicoli forniti di volta in volta dagli Autogruppi di corpo d'armata.
Nel Regio Esercito era possibile distinguere due tipi di divisioni autotrasportate: quelle metropolitane e quelle nordafricane.
Divisioni autotrasportabili tipo metropolitano
La variante metropolitana prevedeva la motorizzazione di artiglierie e reparti di supporto, mentre le unità di fanteria mantenevano parte delle dotazioni di someggio e carriaggi.
Al 10 giugno 1940, una divisione di questo tipo era composta da 10.404 uomini, equipaggiati con 60 cannoni (8 antiaerei da 20 mm, 8 anticarro da 47/32, 8 da fanteria da 65/17, 24 campali da 75/27 e 12 obici da 100/17), 153 mortai (108 da 45 mm e 45 da 81) e 290 mitragliatrici (222 leggere e 68 pesanti). Per i trasporti erano disponibili 461 veicoli a motore, 36 trattori d'artiglieria, 159 motocicli e 127 biciclette[48].
Divisioni autotrasportabili tipo AS (Africa Settentrionale)
Le divisioni autotrasportabili tipo AS erano di stanza in (Libia). Dal punto di vista strutturale erano simili a quelle metropolitane, ma con l'aggiunta di un battaglione di carri leggeri e la eliminazione di ogni componente di animali da soma o da traino[51].
Al 10 giugno 1940, un'unità di questo tipo risultava composta da 10.978 uomini, equipaggiati con 46 carri armati L35, 68 cannoni (16 antiaerei da 20 mm, 8 anticarro da 47/32, 8 da fanteria da 65/17, 24 campali da 75/27 e 12 obici da 100/17), 123 mortai (111 da 45 mm e 12 da 81) e 394 mitragliatrici (232 leggere e 162 pesanti). Per il trasporto di uomini e mezzi, erano disponibili 398 veicoli a motore, 249 motocicli, 180 biciclette e 36 trattori per l'artiglieria[52].
Remove ads
Divisioni di marcia
Riepilogo
Prospettiva
L'8ª divisione di marcia (terminologia utilizzata per indicare unità provvisorie) venne costituita nell'estate 1942 per gestire il flusso di rimpiazzi destinati alla 8ª Armata operante in Russia. Era costituita su tre brigate di marcia: la I Brigata (con sede a Milano) alimentava il XXXV Corpo d'Armata con un Reggimento bersaglieri di marcia (il 30°) per la componente bersaglieri della 3ª Divisione celere, due reggimenti di marcia per la 9ª Divisione Pasubio e la 52ª Torino (numerati come le rispettive divisioni) e un reggimento (l'8°) per le altre componenti direttamente dipendenti dal Corpo e dall'Armata; la II Brigata (con sede a Bologna) alimentava il II Corpo d'Armata con tre reggimenti per la 2ª Divisione Sforzesca, la 3ª Ravenna e la 5ª Cosseria (numerati come le rispettive divisioni) e un reggimento (il 7°) per le componenti di Corpo; la III Brigata (con sede a Bergamo, poi a Udine) alimentava il Corpo d'Armata Alpino con tre reggimenti alpini di marcia (102°, 103° e 104°, rispettivamente per la 2ª Divisione Tridentina, la 3ª Julia e la 4ª Cuneense).
Remove ads
Divisioni fanteria da occupazione
Riepilogo
Prospettiva
Le divisioni di fanteria da occupazione vennero costituite partire dal 1941 per svolgere compiti di guarnigione. Si trattava di normali divisioni di fanteria, di norma prive della legione di camicie nere, le cui dotazioni prevedevano un numero inferiore di artiglierie ma una quantità maggiore di mitragliatrici[5]. La denominazione "da occupazione" venne abolita nel 1942, ma rimasero comunque immutate le loro caratteristiche di organica e gli scopi operativi.
Remove ads
Divisioni alpine
Riepilogo
Prospettiva
Le divisioni alpine erano costituite con elementi provenienti dalle regioni montuose dell'Italia settentrionale e centrale. Queste unità differivano dalle divisioni di fanteria standard poiché ogni reggimento aveva i propri servizi di supporto (pionieri, artiglieria ed altro) assegnati su basi permanenti: in questo modo, ogni reggimento di alpini era relativamente autonomo e capace di azioni indipendenti. Non era prevista una componente di CCNN.
Ogni divisione era su due reggimenti di fanteria alpina (su tre battaglioni) ed uno di artiglieria (i cui cannoni erano trasportati tramite quadrupedi), oltre ad un battaglione del genio, una compagnia per la guerra chimica, due battaglioni rimpiazzi ed i servizi divisionali (sezione sanità, ospedali da campo e salmerie)[5].
Al 10 giugno 1940, una divisione alpina era composta da 14.786 uomini, con 24 pezzi da 75/13, 78 mortai (54 da 45 mm e 24 da 81) e 234 mitragliatrici (68 pesanti e 166 leggere). Uomini e mezzi venivano movimentati tramite 252 veicoli a motore, 46 motocicli, 5.327 quadrupedi, 225 carri e 57 biciclette[57].
Divisioni celeri
Riepilogo
Prospettiva
L'Italia entrò in guerra con tre divisioni celeri. Si trattava di divisioni ibride inizialmente composte da due reggimenti di cavalleria (ognuno su due Gruppi Squadroni montati ed uno Squadrone Mitraglieri, sempre montato), da un Reggimento di bersaglieri ciclisti (poi autocarrati), da un Reggimento di artiglieria su un Gruppo ippotrainato e due gruppi motorizzati, e da un gruppo corazzato su 61 carri del tipo CV33. Prive di una effettiva capacità operativa nel contesto di una guerra meccanizzata, le divisioni celeri videro un limitatissimo impiego operativo e vennero largamente riutilizzate per la costituzione di unità di altro tipo. Già nel 1941 i Gruppi di artiglieria motorizzata di tutte e tre le divisioni furono distaccati, inviati in Nord Africa ed aggregati alle unità operanti in quel teatro. La 2ª Divisione Celere costituì la base per la effimera 134ª Divisione Corazzata "Freccia", attivata solo sulla carta per un brevissimo periodo nell'estate 1942. La 3ª Divisione Celere, impiegata in Russia con il Reggimento Artiglieria a Cavallo (ricostituito unificando i Gruppi "a cavallo" dei tre reggimenti di artiglieria celere), venne privata nella primavera del 1942 della componente di cavalleria e di artiglieria a cavallo e venne riorganizzata come una divisione motorizzata di bersaglieri con l'aggiunta del 6º Reggimento bersaglieri (già della 2ª Divisione celere), del 120º Reggimento Artiglieria motorizzato ed altre unità di supporto.
Complessivamente, l'organico di un'unità di questo tipo al 10 giugno 1940 era di 7.310 uomini, con 2.154 cavalli, 418 veicoli a motore, 24 trattori di artiglieria, 539 motocicli e 2.500 biciclette. Le dotazioni, oltre ai già citati carri leggeri, comprendevano 48 cannoni (16 antiaerei da 20 mm, 8 anticarro da 47/32 e 24 pezzi campali da 75/27 Mod. 1912), 249 mitragliatrici pesanti e 172 leggere[62].
Divisioni della MVSN
Riepilogo
Prospettiva
L'Italia entrò in guerra con tre divisioni costituite nella componente di fanteria da personale della MVSN mentre tutte le unità di supporto, inclusa l'artiglieria e il genio, erano costituite da personale del Regio Esercito. Circa un mese prima dell'inizio delle ostilità, una quarta divisione, la XXI Aprile, fu sciolta, utilizzando la fanteria per completare le altre tre divisioni e le unità di supporto per costituire la 64ª Divisione di Fanteria Catanzaro. La struttura delle divisioni era analoga a quelle delle normali divisioni di fanteria autotrasportabili tipo AS, con la sola differenza che i reggimenti di fanteria erano sostituiti da Legioni di camicie nere su 3 battaglioni. Ogni battaglione di CCNN era composto da 734 militi, con 9 mortai da 45 mm e 39 mitragliatrici (12 pesanti e 27 leggere).[70].Queste tre divisioni furono distrutte dagli inglesi durante l'Operazione Compass, tra la fine del 1940 ed il gennaio 1941.
Nel maggio del 1943, con materiali forniti dai tedeschi, iniziò la costituzione della 134ª Divisione corazzata Camicie Nere, poi denominata 1ª Divisione corazzata di Camicie Nere "M", costituita pressoché interamente da personale della MVSN, che non fece tuttavia in tempo a divenire pienamente operativa e, dopo la caduta del Regime Fascista (25 luglio 1943), venne trasformata nella 136ª Divisione corazzata "Centauro II".
Divisioni fanteria aviotrasportabile
La divisione di fanteria aviotrasportabile era una normale divisioni di fanteria, priva della Legione di CCNN e con una componente di sola artiglieria di accompagnamento, a causa del mezzo di trasporto utilizzato. La divisione (insieme a quelle paracadutisti) venne costituita nel 1941 in previsione di un impiego per la conquista di Malta (operazione C3). Successivamente riequipaggiata con una dotazione di artiglieria campale, venne impiegata in Tunisia come una normale unità di fanteria.
Divisioni paracadutisti
Allo scoppio delle ostilità, l'Italia non aveva divisioni aviotrasportabili di paracadutisti. Queste furono costituite successivamente, inizialmente per prendere parte all'operazione C3 per la conquista di Malta. Furono utilizzate come unità di fanteria. Complessivamente, ne furono costituite due, con una terza ancora in fase di formazione al momento dell'armistizio. Solitamente, ogni divisione era su due reggimenti di fanteria paracadutista ed uno di artiglieria, per un totale di oltre 5.000 uomini.
Divisioni libiche
Riepilogo
Prospettiva
Nel 1940 l'Italia formò in Libia due divisioni composte da truppe indigene guidate da ufficiali nazionali, sulla scorta di quanto fatto nel 1935 con la 1ª Divisione fanteria "Libia". Dal punto di vista strutturale, erano simili alle normali divisioni autotrasportabili tipo A.S., infatti, ognuna di queste unità era composta da due Raggruppamenti fanteria (equivalenti a reggimenti, su tre battaglioni di fanteria), un Raggruppamento di artiglieria su 2 Gruppi ed una compagnia controcarro. Complessivamente, una divisione di questo tipo era composta da 7.224 uomini, con 48 cannoni (16 antiaerei da 20 mm, 8 anticarro da 47/32 e 24 campali da 77/28), 45 mortai da 81 e 216 mitragliatrici leggere[77].
Le due divisioni vengono talvolta indicate con i cognomi dei loro comandanti (Luigi Sibille per la 1ª e Armando Pescatori per la 2ª), ma questa denominazione non fu mai ufficiale.
Dopo l'inizio delle ostilità venne costituita una terza Grande Unità libica, il Raggruppamento motorizzato libico o Raggruppamento Maletti (a volte identificato come 3ª Divisione libica, ma anche questa denominazione non fu mai ufficiale). L'organico comprendeva quattro battaglioni libici motorizzati, una compagnia di carri M11, un battaglione di carri CV33, ed elementi eterogenei di artiglieria di supporto[78].
Divisioni coloniali - Africa Orientale Italiana
Riepilogo
Prospettiva
Con l'entrata in guerra dell'Italia vennero costituite 13 Divisioni di fanteria coloniale in Africa Orientale. Esse erano costituite con Brigate Coloniali costituite da un numero di battaglione variabili da 3 a 5 e da raggruppamenti di artiglieria coloniale. Le prime quattro operarono nel settore settentrionale, dalla 21ª alla 26ª operarono nel settore del Galla e Sidama, la 101ª e la 102ª somale operarono in Somalia, nel Galla e Sidama e nell'Harar e la Divisione coloniale dell'Harar prese parte anche alla conquista della Somalia Britannica per poi rimanere nell'area di presidio. È particolarmente difficile ricostruire la storia delle singole unità che ebbero vita breve e le informazioni a riguardo sono molte poche.
Divisioni costiere
Riepilogo
Prospettiva
Le divisioni costiere erano unità dalla composizione altamente eterogenea, prive di standardizzazione nelle dotazioni e nella struttura. Le uniche disposizioni regolamentari riguardavano i servizi generali dell'unità[79], ma la esatta configurazione organica delle loro componenti operative variava considerevolmente a seconda della zona di schieramento.
In termini generali le divisioni costiere comprendevano una ridotta aliquota di servizi divisionali, da 2 a 4 Reggimenti di Fanteria Costiera[80] (composti da un numero variabile di Battaglioni) ed un Raggruppamento di Artiglieria Costiera (composto da un numero variabile di Gruppi[81]
Dopo l'armistizio a partire da alcune unità precedenti furono costituite altre tre divisioni costiere: 228ª, 230ª (II) e 231ª[82].
Divisioni Carabinieri Reali
Riepilogo
Prospettiva
I Carabinieri Reali nel 1917, durante la prima guerra mondiale aumentarono il numero dei Carabinieri ausiliari fino a 18.000, e quindi, si dovettero creare dei Comandi intermedi tra il Comando Generale e le Legioni.
Furono creati, dunque, 5 Gruppi di Legioni, che erano comandati da maggiori generali; nell'ottobre 1917 aumentarono a 7.
Nel maggio 1926 i 7 Gruppi di Legioni furono soppressi e sostituiti da 5 Ispettorati di Zona; nel maggio 1927 aumentarono a 6.
Il Regio Decreto nº 1594 del 16 luglio 1936[100] abolì i 6 Ispettorati di Zona sostituendoli con 6 Comandi di Brigata, posti alla dirette dipendenze diretta di 2 Comandi di Divisione creati con lo stesso Decreto.
La Legione Allievi Carabinieri di Roma aveva anche funzioni ispettive sui Comandi e Reparti delle Colonie.
I Comandi Territoriali Provinciali che si chiamavano anche Divisioni cambiarono nome in "Gruppi".
I Gruppi di Legioni poi Ispettorati di Zona poi Comandi di Brigata avevano funzioni nell'alta vigilanza sulla disciplina e sull'andamento del servizio delle Legioni dipendenti, nell'indirizzo dell'istruzione e dell'addestramento professionale degli ufficiali, sottufficiali e militari di truppa, nell'adempimento degli speciali incarichi e delle ispezioni ordinati dal Ministero dell'Interno o dal Comando Generale.
Il Dispaccio Ministero della Guerra nº 4550 del 24 gennaio 1939 istituì la 3ª Divisione Carabinieri "Ogaden" di Napoli, già prevista dal Regio Decreto Legge del 22 dicembre 1938, ridimensionando le altre 2 Divisioni.
La Legge del 9 maggio 1940 aumentò da 6 a 7 i Comandi di Brigata, e da 20 a 28 le Legioni, nel proposito d'includere tutti i Reparti Territoriali d'Oltremare, ma, per il sopravvenuto intervento dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale (10 giugno 1940) la Legge stessa non ebbe pratica attuazione.
Dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, con il Decretro Legge Luogotenenziale nº 603 del 31 agosto 1945, l'ordinamento dei Carabinieri rimase su 3 Comandi di Divisione e 6 Comandi di Brigata[101][102].
Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
Wikiwand - on
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Remove ads