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VI concilio ecumenico del cristianesimo, tenutosi a Costantinopoli nel 680/1 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Concilio di Costantinopoli, indetto il 7 novembre 680 e chiuso il 16 settembre 681, è ritenuto da alcune Chiese cristiane il terzo Concilio ecumenico celebrato nella capitale dell'Impero bizantino. Fu convocato e presieduto dall'imperatore Costantino IV.
Terzo Concilio di Costantinopoli | |
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Concilio ecumenico delle Chiese cristiane | |
Miniatura del XIV secolo | |
Luogo | Costantinopoli |
Data | 680-681 |
Accettato da | cattolici, ortodossi, luterani, vetero-cattolici (VI) |
Concilio precedente | Concilio di Costantinopoli II |
Concilio successivo | Concilio di Nicea II |
Convocato da | Imperatore Costantino IV |
Presieduto da | Costantino IV |
Partecipanti | inferiore a 300, il numero di firme sui documenti va dalle 43 della prima sessione alle 174 della sessione finale |
Argomenti | monotelismo, natura umana e divina di Gesù |
Documenti e pronunciamenti | condanna del monotelismo |
Il Terzo Concilio di Costantinopoli fu il primo che si tenne dopo la perdita di Siria ed Egitto a causa della conquista araba. Se gli imperatori bizantini avevano sempre preferito tutelare i buoni rapporti con le Chiese di Antiochia ed Alessandria, anche a costo di alcune frizioni con Roma, questa volta il basileus mostrò un diverso atteggiamento[1].
La questione dogmatica imperante nel VII secolo riguardava la figura di Cristo e le sue volontà. Stava avanzando la teoria non ortodossa del monotelismo e del monoenergismo: furono, in effetti, tentativi per riproporre il monofisismo, già condannato al Concilio di Calcedonia (451).
Già papa Onorio I (625-638) era stato avvisato della nuova formula monotelita, proposta come conciliante; il papa, perciò, credette di non scorgere in essa alcunché di sbagliato. Ma non tardarono le reazioni contrarie da parte dei monaci Sofronio (poi patriarca di Gerusalemme) e Massimo il Confessore (poi santo).
Papa Martino I (649-655), in un concilio svoltosi in Laterano, condannò il monotelismo, facendo nascere così divergenze tra la linea propositiva dell'Imperatore, sorretto dal patriarcato di Costantinopoli, e la linea romana.
Nel terzo Concilio di Costantinopoli si arrivò ad una conciliazione: Costantino IV, d'accordo con papa Agatone (678-681), condannò ufficialmente il monotelismo, in linea con quanto il Concilio di Calcedonia aveva definito nel 451. Il Concilio condannò Papa Onorio I e il patriarca di Costantinopoli Sergio I in quanto, pur non avendolo promosso, non ebbero condannato il monotelismo.
I padri conciliari affermarono, tra l'altro:
«Predichiamo che in Lui [Cristo] vi sono due volontà naturali e due operazioni naturali, indivisibilmente, immutabilmente, inseparabilmente e senza confusione, secondo l'insegnamento dei santi padri. I due voleri naturali non sono, come dicono gli empi eretici, in contrasto fra loro, tutt'altro. Ma il volere umano è subordinato, non si oppone né resiste, si sottopone, invece, al volere divino e onnipotente.»
L'imperatore Costantino IV fece accettare dai vescovi orientali presenti al concilio la teoria del Primato di Pietro basato sulla professione di fede dell'apostolo. L'imperatore stesso ebbe a definire il pontefice romano "Arcivescovo dell'antica, gloriosa Roma e Papa ecumenico"[2]. Il Concilio sancì quindi la piena riconciliazione della Chiesa bizantina con la Sede apostolica romana.
L'edizione critica degli atti conciliari, edita da Rudolf Riedinger nel 1990-1992, in base agli elenchi di presenza e di sottoscrizione contenuti negli atti, riporta, nel secondo volume, un indice dei vescovi che parteciparono al concilio, dal titolo Series episcoporum qui praesentes fuerunt et subscripserunt, per un totale di 166 vescovi presenti o rappresentati al concilio.[3]
L'elenco riporta nell'ordine:
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