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L'arcidiocesi di Mira (in latino Archidioecesis Myrensis) è una sede soppressa del patriarcato di Costantinopoli e una sede titolare della Chiesa cattolica.
Mira Sede arcivescovile titolare Archidioecesis Myrensis Patriarcato di Costantinopoli | |
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Mappa della diocesi civile di Asia (V secolo) | |
Arcivescovo titolare | sede vacante |
Istituita | XV secolo |
Stato | Turchia |
Arcidiocesi soppressa di Myra | |
Eretta | ? |
Soppressa | ? |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
Myra, nei pressi della moderna città di Demre in Turchia,[1] è un'antica sede metropolitana della provincia romana di Licia nella diocesi civile di Asia e nel patriarcato di Costantinopoli.
La città fu sede di un'antichissima comunità cristiana, le cui origini risalgono agli albori del cristianesimo. È menzionata negli Atti degli Apostoli (27,5[2]) come luogo di passaggio dell'apostolo Paolo nel suo viaggio che da Cesarea di Palestina lo portò a Roma. Il Menologio greco ricorda il martire Nicandro, che avrebbe ricevuto l'ordinazione sacerdotale dalle mani dell'apostolo Tito.
Nel 325 Myra divenne sede metropolitana quando, in occasione della riacquistata autonomia politica della Licia, divenne capoluogo della regione. In questo periodo spicca la figura di san Nicola, vescovo di Myra, ma conosciuto in Occidente con il nome di Nicola di Bari. Tra gli altri arcivescovi di Mira si ricordano: Pietro, che compose scritti di carattere teologico in difesa del concilio di Calcedonia, scritti che furono citati da san Sofronio e da Fozio; i vescovi Teodoro e Nicola, che presero parte al secondo concilio di Nicea nel 787, il primo rappresentante del partito iconoclasta, il secondo del partito ortodosso; diversi vescovi documentati dalle fonti epigrafiche e sigillografiche; Eustazio nel XII secolo, prolifico scrittore ecclesiastico, trasferito alla sede di Tessalonica.
La metropolia è documentata nelle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli fino al termine del XIV secolo;[3] in queste occupa una posizione che varia tra il 19º e il 23º posto nell'ordine gerarchico delle metropolie del patriarcato.[4] Diverse sono le diocesi suffraganee assegnate alla provincia ecclesiastica di Myra: il loro numero varia da 33 a 37 nelle varie Notitiae.[5] Tra queste si segnalano le diocesi di Acalisso, Acanda, Acarasso, Antifello, Arassa, Aricanda, Balbura, Bubon, Candiba, Cauno, Ciane, Coma, Comba, Coridala, Enoanda, Eudocia, Faseli, Fello, Limira, Marciana, Olimpo, Patara, Pinara, Podalia, Rodiapoli, Sidima, Telmisso, Tlos, Xanto, Zenopoli.
La metropolia di Myra non appare più nell'ultima Notitia nota, che risale al XV secolo, dopo la definitiva conquista ottomana dell'impero bizantino. In questo periodo, a causa della forte diminuzione della presenza cristiana nella regione, la sede fu soppressa. Due tentativi di restaurazione della sede non ebbero un seguito (1646-51 e 1786-90), e la sede fu definitivamente annessa alla metropolia di Pisidia.[6]
Dal XV secolo Mira è annoverata tra le sedi arcivescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 26 giugno 1967. Il suo ultimo titolare è stato Egidio Vagnozzi, delegato e nunzio apostolico.
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