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arcidiocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia (in latino: Archidioecesis Surrentina-Castri Maris o Stabiensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli, appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2022 contava 244.000 battezzati su 246.605 abitanti. È retta dall'arcivescovo Francesco Alfano.
Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia Archidioecesis Surrentina-Castri Maris o Stabiensis Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Napoli | ||
Regione ecclesiastica | Campania | ||
Arcivescovo | Francesco Alfano | ||
Vicario generale | Mario Cafiero | ||
Presbiteri | 133, di cui 117 secolari e 16 regolari 1.834 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 32 uomini, 265 donne | ||
Diaconi | 7 permanenti | ||
Abitanti | 246.605 | ||
Battezzati | 244.000 (98,9% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 205 km² | ||
Parrocchie | 88 (4 vicariati) | ||
Erezione | V secolo (Sorrento) V secolo (Castellammare) in plena unione dal 30 settembre 1986 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santi Filippo e Giacomo | ||
Concattedrale | Santissima Maria Assunta e San Catello | ||
Santi patroni | Antonino di Sorrento Catello di Castellammare | ||
Indirizzo |
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Sito web | www.diocesisorrentocmare.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
Sono patroni dell'arcidiocesi sant'Antonino di Sorrento e san Catello di Castellammare.
L'arcidiocesi comprende 16 comuni della città metropolitana di Napoli: Sorrento, Castellammare di Stabia, Anacapri, Capri, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, Pompei[1], Sant'Agnello, Sant'Antonio Abate, Santa Maria la Carità, Vico Equense.
La diocesi di Castellammare di Stabia, alla vigilia della plena unione, comprendeva 49 parrocchie nei comuni di Castellammare di Stabia, Gragnano, Pimonte, Casola, Lettere, Santa Maria la Carità e Sant'Antonio Abate, e nelle frazioni Mariconda e Messigno del comune di Pompei.[2]
Sede arcivescovile è la città di Sorrento, dove si trova la basilica cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo; a Castellammare di Stabia sorge la concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello.
Nel territorio diocesano si trovano anche:
Il seminario arcivescovile ha sede a Vico Equense.[3] La chiesa dell'Oratorio, chiesa sconsacrata di Castellammare di Stabia, ospita i locali del museo diocesano sorrentino-stabiese.
Il territorio si estende su 205 km² ed è suddiviso in 88 parrocchie, raggruppate in 15 unità pastorali, che a loro volta costituiscono 4 zone pastorali:[4]
L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 con l'unione di due precedenti sedi, l'arcidiocesi di Sorrento e la diocesi di Castellammare di Stabia, entrambe storicamente attestate dalla fine del V secolo.
Incerte sono l'origine e la diffusione del cristianesimo nella penisola sorrentina. Secondo una tradizione leggendaria, l'apostolo Pietro, nel suo viaggio verso Roma si sarebbe fermato nel fiordo di Crapolla, oggi nel territorio di Massa Lubrense, dove nel medioevo sorse un'abbazia benedettina dedicata all'apostolo.
Gli antichi martirologi attestato il martirio a Sorrento di Marco, Quinto e compagni, ricordati il 19 marzo.
Altrettanto incerta è l'origine della diocesi di Sorrento. Le tradizioni agiografiche e liturgiche ricordano quattro santi vescovi, Renato, Valerio, Atanasio e Bacolo, vissuti in epoca sconosciuta fra il V ed il VII secolo. Il primo di questi, Renato[5], vissuto forse nella prima metà del V secolo, è ritenuto da alcuni storici il protovescovo sorrentino, benché la sua biografia menzioni un predecessore ignoto.
Il primo vescovo storicamente accertato è Rosario che, assieme a Orso di Stabia, prese parte al sinodo romano indetto da papa Simmaco nel 499. Un secolo dopo, l'epistolario di papa Gregorio Magno ci fa conoscere il vescovo Giovanni, a partire da una lettera del mese di aprile 591; lo stesso vescovo prese parte ad un sinodo a Roma celebrato agli inizi di luglio del 595; infine, Giovanni è ancora il destinatario di alcune lettere del papa negli ultimi mesi del 598. Morì quasi certamente tra il 599 e gli inizi del 600, perché a partire da marzo 600 è noto il suo presumibile successore, sant'Amando, la cui lapide mortuaria, oggi scomparsa, riportava, come data di decesso, il 13 aprile 617, dopo 17 anni e 21 giorni di governo pastorale.
Incerta è anche l'epoca in cui la Chiesa sorrentina fu elevata al rango di sede metropolitana.[6] Secondo i dittici sorrentini, primo arcivescovo sarebbe stato Leopardo, vissuto nella prima metà del X secolo, tesi tuttavia che già Ferdinando Ughelli aveva confutato nel XVII secolo. Il Liber Confratrum di San Matteo di Salerno attesta che il primo arcivescovo fu Maraldo, vissuto nella prima metà dell'XI secolo; tuttavia, come riporta Bartolomeo Capasso, l'unico documento che testimonia l'esistenza di questo prelato (1005) lo indica come vescovo, e non come arcivescovo. Di certo, fu arcivescovo metropolita Giovanni, attestato per la prima volta nel 1059, quando prese parte al sinodo di Benevento indetto da papa Niccolò II; nel 1071 partecipò alla consacrazione della nuova chiesa dell'abbazia di Montecassino.[7] Appartenevano alla provincia ecclesiastica di Sorrento le diocesi di Vico Equense, Massa Lubrense e Stabia, le prime due presumibilmente erette nella stessa epoca in cui Sorrento fu elevata al rango metropolitico.
A partire dal XVI secolo alcuni arcivescovi si distinsero per l'attuazione delle decisioni del concilio di Trento. Giulio Pavesi (1558-1571) si applicò alla riforma della disciplina ecclesiastica e dei monasteri, e convocò un concilio provinciale del 1567, imitato da Giuseppe Donzelli (1574-1588) nel 1584. Antonio Angrisani (1612-1641) favorì ed incrementò lo sviluppo delle confraternite, mentre Diego Petra (1680-1699) fondò il seminario arcivescovile, istituzione che fu particolarmente curata dai suoi successori, Filippo Anastasio (1699-1724) e Ludovico Agnello Anastasio (1724-1758).
A seguito del concordato stipulato il 27 giugno 1818 tra la Santa Sede e Ferdinando di Borbone, con la bolla De utiliori di papa Pio VII vennero soppresse ed unite a Sorrento le sedi di Vico Equense, vacante dal 1799 (l'ultimo vescovo Michele Natale aveva aderito alla Repubblica partenopea ed era morto sul patibolo dopo la restaurazione borbonica), Massa Lubrense e Capri. Con queste disposizioni Castellammare di Stabia rimase l'unica suffraganea di Sorrento.
La presenza di una primitiva chiesa cristiana nell'area stabiese è da datarsi nel periodo compreso tra il III ed il IV secolo[8] come testimoniato dal ritrovamento di reperti archeologici nella cosiddetta area christianorum, al di sotto della concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello: si tratta di lucerne con simboli cristiani, di una fibula in avorio sulla quale è incisa la raffigurazione di un abbraccio tra gli apostoli Pietro e Paolo, sarcofagi ed una tegola con il monogramma di Cristo. Gli scavi condotti nel 2005 hanno riportato alla luce dipinti cristiani del III-IV secolo.[9]
Il primo vescovo di Castellammare attestato dalle fonti è Orso, citato negli atti del sinodo celebrato a Roma nel 499 sotto papa Simmaco. Segue il vescovo Lorenzo, noto per il suo epitaffio, oggi perduto, che gli assegna dodici anni di episcopato, dal 600 fino alla sua morte, avvenuta il 26 febbraio 612. Il vescovo Lubenzio prese parte al concilio lateranense del 649. Ad un'epoca incerta, fra il VI e il VII secolo, è assegnato il santo vescovo Catello, le cui vicende sono strettamente legate con quelle di sant'Antonino di Sorrento, oggi entrambi patroni dell'arcidiocesi. In seguito la cronotassi dei vescovi di Stabia si fa molto incerta e lacunosa, fino all'XI secolo, epoca in cui presumibilmente la diocesi entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Sorrento.
Tra i vescovi stabiesi sono degni di menzione: Antonino di Sorrento (1327-1331), discepolo di Duns Scoto e poi metropolita di Amalfi; Juan Fonseca (1537-1559), che prese parte al concilio di Trento e fu cappellano maggiore del viceregno; Pio Tommaso Milante (1743-1749), autore del De Stabiis stabiana ecclesia et episcopis eius, importante per le studio della storia della diocesi e per i riferimenti documentari ivi riportati; a questo vescovo si deve anche l'istituzione del seminario per la formazione dei chierici nel palazzo vescovile.
Il 27 giugno 1818 papa Pio VII, in forza della bolla De utiliori, unì a Castellammare la soppressa diocesi di Lettere: Bernardo della Torre, ultimo vescovo di Lettere, venne trasferito alla sede di Castellammare, da tempo vacante. Fino a quel momento, la diocesi stabiese comprendeva la sola città sede episcopale.
Nel 1860 il vescovo Francesco Petagna (1850-1878), assieme al metropolita di Sorrento, fu costretto all'esilio a Marsiglia; il seguito prese parte al concilio Vaticano I. Nella seconda metà dell'Ottocento, i vescovi favorirono la fondazione di congregazioni religiose, tra le quali le suore dei Sacri Cuori, le compassioniste Serve di Maria e le alcantarine.
Nel 1935 la diocesi di Castellammare cedette una porzione del territorio della città di Pompei in forza del decreto della Congregazione Concistoriale che definì il territorio della prelatura territoriale di Pompei.
Nell'aprile 1967, Raffaele Pellecchia fu nominato coadiutore del metropolita sorrentino Carlo Serena e contestualmente amministratore apostolico di Castellammare, con obbligo di residenza in questa città. Il 30 luglio 1972 Raffaele Pellecchia, l'anno precedente nominato vescovo di Castellammare di Stabia, succedette a Carlo Serena come arcivescovo di Sorrento, unendo così in persona episcopi le due sedi.
Sorrento perse la dignità metropolitica, pur mantenendo la dignità arcivescovile, il 30 aprile 1979 in forza della bolla Quamquam Ecclesia di papa Giovanni Paolo II; contestualmente Sorrento e la sua suffraganea di Castellammare di Stabia entrarono a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Napoli.
La diocesi di Castellammare di Stabia, alla vigilia della plena unione con Sorrento, comprendeva 49 parrocchie nei comuni di Castellammare di Stabia, Gragnano, Pimonte, Casola, Lettere, Santa Maria la Carità e Sant'Antonio Abate, e nelle frazioni Mariconda e Messigno del comune di Pompei.[2]
Il 30 luglio 1972 Raffaele Pellecchia, già vescovo di Castellammare di Stabia, succedette a Carlo Serena come arcivescovo di Sorrento[10], unendo così in persona episcopi le due sedi.
Sorrento perse la dignità metropolitica, pur mantenendo la dignità arcivescovile, il 30 aprile 1979 in forza della bolla Quamquam Ecclesia di papa Giovanni Paolo II. Assieme alla sua suffraganea di Castellammare di Stabia entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Napoli.
Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, l'unione delle due sedi è divenuta piena e l'arcidiocesi ha assunto il nome attuale; primo arcivescovo delle sedi unite è stato Antonio Zama.
Presieduto dall'arcivescovo Felice Cece, si è celebrato dal 25 settembre 2010 al 25 gennaio 2011 la fase conclusiva del primo sinodo della nuova arcidiocesi, indetto nel 2001; era dalla seconda metà dell'Ottocento che nel territorio non veniva più celebrato un sinodo delle Chiese locali.[11]
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 246.605 persone contava 244.000 battezzati, corrispondenti al 98,9% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
arcidiocesi di Sorrento | |||||||||||
1950 | 72.320 | 72.320 | 100,0 | 212 | 142 | 70 | 341 | 215 | 530 | 38 | |
1970 | 78.317 | 78.505 | 99,8 | 153 | 91 | 62 | 511 | 133 | 329 | 40 | |
1980 | 94.750 | 95.600 | 99,1 | 121 | 79 | 42 | 783 | 61 | 329 | 42 | |
diocesi di Castellammare di Stabia | |||||||||||
1950 | 90.200 | 90.297 | 99,9 | 140 | 102 | 38 | 644 | 46 | 253 | 37 | |
1959 | 96.000 | 96.500 | 99,5 | 119 | 84 | 35 | 806 | 40 | 250 | 41 | |
1970 | 121.000 | 122.501 | 98,8 | 125 | 77 | 48 | 968 | 63 | 377 | 44 | |
1980 | 126.400 | 135.500 | 93,3 | 123 | 75 | 48 | 1.027 | 94 | 391 | 47 | |
arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia | |||||||||||
1990 | 222.000 | 226.000 | 98,2 | 217 | 140 | 77 | 1.023 | 92 | 762 | 91 | |
1999 | 224.000 | 227.500 | 98,5 | 195 | 129 | 66 | 1.148 | 74 | 500 | 87 | |
2000 | 224.200 | 226.800 | 98,9 | 198 | 136 | 62 | 1.132 | 68 | 490 | 87 | |
2001 | 224.000 | 226.000 | 99,1 | 197 | 136 | 61 | 1.137 | 6 | 67 | 488 | 87 |
2002 | 236.000 | 240.000 | 98,3 | 181 | 130 | 51 | 1.303 | 6 | 56 | 484 | 87 |
2003 | 236.190 | 240.200 | 98,3 | 176 | 131 | 45 | 1.341 | 6 | 49 | 478 | 87 |
2004 | 237.996 | 240.146 | 99,1 | 176 | 132 | 44 | 1.352 | 6 | 49 | 480 | 87 |
2010 | 240.000 | 240.900 | 99,6 | 169 | 132 | 37 | 1.420 | 6 | 42 | 459 | 87 |
2014 | 240.600 | 243.700 | 98,7 | 160 | 129 | 31 | 1.503 | 5 | 34 | 306 | 87 |
2017 | 227.000 | 231.201 | 98,2 | 153 | 121 | 32 | 1.483 | 5 | 34 | 308 | 88 |
2020 | 245.000 | 248.500 | 98,6 | 154 | 123 | 31 | 1.590 | 5 | 52 | 284 | 88 |
2022 | 244.000 | 246.605 | 98,9 | 133 | 117 | 16 | 1.834 | 7 | 32 | 265 | 88 |
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