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arcidiocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'arcidiocesi di Matera-Irsina (in latino Archidioecesis Materanensis-Montis Pelusii) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo appartenente alla regione ecclesiastica Basilicata. Nel 2021 contava 128.250 battezzati su 148.000 abitanti. È retta dall'arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo.
Arcidiocesi di Matera-Irsina Archidioecesis Materanensis-Montis Pelusii Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo | ||
Regione ecclesiastica | Basilicata | ||
Arcivescovo | Antonio Giuseppe Caiazzo | ||
Vicario generale | Angelo Gioia | ||
Presbiteri | 93, di cui 70 secolari e 23 regolari 1.379 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 26 uomini, 30 donne | ||
Diaconi | 4 permanenti | ||
Abitanti | 148.000 | ||
Battezzati | 128.250 (86,7% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 2.096 km² | ||
Parrocchie | 55 (3 vicariati) | ||
Erezione | X secolo (Matera) X secolo (Irsina) in plena unione dal 30 settembre 1986 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santa Maria della Bruna | ||
Concattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Santi patroni | Maria Santissima della Bruna, Sant'Eustachio e Santa Eufemia di Calcedonia | ||
Indirizzo | Piazza Duomo 7, 75100 Matera, Italia | ||
Sito web | www.chiesadimaterairsina.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
A questa sede è unito il titolo abbaziale di San Michele Arcangelo di Montescaglioso (in latino Sancti Angeli Montis Caveosi).
L'arcidiocesi comprende 13 comuni della provincia di Matera: Bernalda, Craco, Ferrandina, Grottole, Irsina, Matera, Miglionico, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pisticci, Pomarico, Salandra e Scanzano Jonico.
Sede arcivescovile è la città di Matera, dove si trova la cattedrale di Santa Maria della Bruna. A Irsina sorge la concattedrale di Santa Maria Assunta.
Il territorio si estende su 2.096 km² ed è suddiviso in 55 parrocchie, raggruppate in 3 vicarie: vicaria Matera (21 parrocchie), vicaria Mare (21 parrocchie) e vicaria Collina (13 parrocchie).[1]
Elenco dei santuari dell'arcidiocesi di Matera-Irsina, come attestato dal sito web dell'arcidiocesi:[2]
La diocesi di Montepeloso fu eretta dai Bizantini tra la fine del X secolo e l'inizio dell'XI; nessun vescovo è noto di questo periodo. Scomparsa con la conquista normanna della città nel 1042, la sede, «anticamente ornata di dignità episcopale», fu ristabilita da papa Callisto III, come si evince da una sua bolla del 1123 al vescovo Leone. Nella stessa bolla il papa annulla l'unione di Montepeloso con Tricarico, stabilita dall'arcivescovo di Acerenza. All'abate del monastero di Santa Maria Callisto III concesse il doppio titolo di abate-vescovo. Tuttavia, la diocesi scomparve nuovamente una decina di anni dopo, quando nel 1133 la città fu ancora una volta distrutta dai Normanni.
Nel secolo successivo gli abitanti chiesero a più riprese ai papi la ricostituzione dell'antica sede, ma prima Celestino III, poi Innocenzo III ed infine Gregorio IX respinsero le loro richieste; Innocenzo III dovette persino cassare l'elezione di un vescovo (1240).
La diocesi fu infine ristabilita nel 1460 ricavandone il territorio dalla diocesi di Andria. I primi tre vescovi tuttavia sembrano essere contestualmente anche vescovi di Andria; forse fino al 1479 le due sedi erano unite. Martino Sotomayor, deceduto nel 1477, fu sepolto nella cattedrale di Andria, come ricorda l'epitaffio a lui dedicato nella cattedrale. La diocesi era immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori di papa Pio VII, che faceva seguito al concordato tra la Santa Sede ed il regno delle Due Sicilie, la diocesi fu unita aeque principaliter alla diocesi di Gravina.
L'11 ottobre 1976 a seguito della bolla Apostolicis Litteris di papa Paolo VI le due sedi furono separate, e la diocesi di Montepeloso (denominata Irsina dal 1898 dopo che nel 1895 la città aveva cambiato nome) fu unita aeque principaliter alla diocesi di Matera.
Secondo il cronista Lupo Protospata ed alcuni scrittori dei Concili, risulterebbe la presenza di un vescovo di Matera al sinodo romano del 482 e alla conferenza di Cartagine del 484, ma tale ipotesi non è considerata molto attendibile. Lo storico Giuseppe Gattini[3], inoltre, riporta un elenco di 38 vescovi di Matera dal 600 al 1200.[4]
Tuttavia, il primo documento ufficiale che attesta l'esistenza della sede vescovile a Matera risale al 968, quando il patriarca di Costantinopoli impartì l'ordine di assoggettare le sedi vescovili di Acerenza, Matera, Gravina, Tursi e Tricarico all'arcivescovo greco-bizantino di Otranto.
Altro documento da cui si evince l'esistenza di una sede vescovile materana è una pergamena datata 16 maggio 1082 in cui l'arcivescovo di Acerenza Arnaldo concedeva «al diletto figlio in Cristo Dom. Stefano, venerabile Abate, di consacrare il nuovo tempio, riedificato ed ampliato, in onore del santo martire di Cristo Eustachio, con il consenso e la esplicita volontà del diletto fratello in Cristo il vescovo Benedetto, pastore della Chiesa materana e del suo clero». In quello stesso anno, dopo la morte del vescovo di Matera Benedetto, la Diocesi materana fu annessa ad tempus a quella acheruntina ed Arnaldo diventò così vescovo di Acerenza e Matera.
Secondo alcune ipotesi Matera venne in quell'occasione elevata al rango di arcidiocesi; in realtà il documento ufficiale che garantisce la promozione ad arcidiocesi è la bolla di papa Innocenzo III del 7 maggio 1203, che stabilisce l'unione aeque principaliter della Chiesa materana con l'arcidiocesi di Acerenza.
Questa unione durò oltre sette secoli, e non fu senza contrasti; nel 1440 infatti papa Eugenio IV separò le due diocesi, facendo amministrare Matera prima dal vescovo di Mottola e poi da un frate francescano, Maio (o Marsio) d'Otranto. Nel 1444 però fu ripristinata l'unione e nel 1471 papa Sisto IV decretò che l'arcivescovo assumesse il titolo di Acerenza e Matera quando dimorava in Acerenza, e viceversa il titolo di Matera e Acerenza quando dimorava in Matera. I contrasti continuarono tanto che papa Clemente VIII († 1605) stabilì che la precedenza del titolo spettava ad Acerenza, diocesi più antica, ed il soggiorno dell'arcivescovo fosse a Matera, a causa della sua maggiore comodità.
Papa Urbano VI fu arcivescovo di Matera e Acerenza dal 1363 al 1377.
Nel 1818, con la bolla De utiliori, la sede di Matera fu soppressa ed il suo territorio unito a quello di Acerenza; l'errore fu riparato con due bolle del 18 marzo 1819[5] e del 9 novembre 1822.
Il 5 agosto 1910 agli arcivescovi di Acerenza e Matera fu concesso di aggiungere il titolo di abati di Sant'Angelo di Montescaglioso[6]. Dal 1954 questo titolo sarà appannaggio dei soli arcivescovi di Matera.
L'11 agosto 1945 le parrocchie presenti nei comuni di Bernalda, Ferrandina, Ginosa, Grottole, Laterza, Metaponto, Miglionico, Montescaglioso, Pisticci e Pomarico furono separate dall'arcidiocesi di Acerenza e unite all'arcidiocesi di Matera in forza del decreto Excellentissus della Congregazione Concistoriale.[7]
Il 2 luglio 1954 le chiese di Matera e Acerenza vennero definitivamente separate con la bolla Acherontia di papa Pio XII e furono costituite due province ecclesiastiche: la chiesa metropolitana di Matera e la chiesa metropolitana di Acerenza. A Matera furono assegnate le diocesi suffraganee di Anglona-Tursi e di Tricarico.
Il 21 agosto 1976 con la bolla Quo aptius di papa Paolo VI furono soppresse le due province ecclesiastiche, e Matera, assieme ad Acerenza, divenne una sede vescovile suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza, contestualmente elevata a sede metropolitana.
L'11 ottobre 1976 la diocesi di Matera fu unita aeque principaliter alla diocesi di Montepeloso (Irsina).
Il 28 novembre 1977 fu restituito alla diocesi di Matera il titolo di arcidiocesi. I territori di Ginosa e Laterza passarono dall'arcidiocesi di Matera alla diocesi di Castellaneta.
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, l'unione tra Matera e Montepeloso è divenuta piena e la diocesi risultante ha assunto il nome attuale.
Dal 4 marzo 2023 è unita in persona episcopi alla diocesi di Tricarico.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 148.000 persone contava 128.250 battezzati, corrispondenti all'86,7% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1970 | ? | 136.764 | ? | 125 | 94 | 31 | ? | 34 | 62 | 39 | |
1980 | 138.900 | 139.900 | 99,3 | 86 | 54 | 32 | 1.615 | 2 | 34 | 143 | 50 |
1990 | 139.000 | 141.800 | 98,0 | 86 | 56 | 30 | 1.616 | 32 | 113 | 50 | |
1999 | 140.600 | 141.653 | 99,3 | 83 | 64 | 19 | 1.693 | 22 | 81 | 51 | |
2000 | 140.600 | 141.653 | 99,3 | 92 | 73 | 19 | 1.528 | 21 | 81 | 51 | |
2001 | 140.600 | 141.653 | 99,3 | 95 | 80 | 15 | 1.480 | 17 | 81 | 51 | |
2002 | 140.000 | 140.899 | 99,4 | 84 | 69 | 15 | 1.666 | 1 | 18 | 63 | 52 |
2003 | 140.000 | 140.899 | 99,4 | 92 | 72 | 20 | 1.521 | 1 | 23 | 61 | 52 |
2004 | 140.000 | 140.899 | 99,4 | 94 | 74 | 20 | 1.489 | 1 | 23 | 61 | 52 |
2013 | 140.000 | 144.644 | 96,8 | 98 | 69 | 29 | 1.428 | 32 | 64 | 55 | |
2016 | 139.000 | 142.794 | 97,3 | 94 | 69 | 25 | 1.478 | 4 | 30 | 62 | 55 |
2019 | 129.800 | 149.800 | 86,6 | 91 | 68 | 23 | 1.426 | 4 | 29 | 60 | 56 |
2021 | 128.250 | 148.000 | 86,7 | 93 | 70 | 23 | 1.379 | 4 | 26 | 30 | 55 |
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