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La diocesi di Tursi-Lagonegro (in latino: Dioecesis Tursiensis-Lacunerulonensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo appartenente alla regione ecclesiastica Basilicata. Nel 2022 contava 124.942 battezzati su 125.942 abitanti. È retta dal vescovo Vincenzo Carmine Orofino.
Diocesi di Tursi-Lagonegro Dioecesis Tursiensis-Lacunerulonensis Chiesa latina | |||
---|---|---|---|
Cattedrale di Tursi | |||
Suffraganea dell' | arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo | ||
Regione ecclesiastica | Basilicata | ||
| |||
Vescovo | Vincenzo Carmine Orofino | ||
Vicario generale | Domenico Buglione | ||
Presbiteri | 80, di cui 76 secolari e 4 regolari 1.561 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 6 uomini, 40 donne | ||
Diaconi | 6 permanenti | ||
Abitanti | 125.942 | ||
Battezzati | 124.942 (99,2% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 2.509 km² | ||
Parrocchie | 72 (4 vicariati) | ||
Erezione | X secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Maria Santissima Annunziata | ||
Concattedrale | San Nicola | ||
Santi patroni | Santa Maria Regina di Anglona | ||
Indirizzo | Via Roma 63, 75028 Tursi [Matera], Italia | ||
Sito web | www.diocesitursi.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende 39 comuni della Basilicata di cui
Sede vescovile è la città di Tursi, dove si trova la cattedrale dell'Annunziata. A Lagonegro sorge la concattedrale di San Nicola. In diocesi si trovano anche tre basiliche minori: il santuario di Santa Maria Regina di Anglona, antica cattedrale della diocesi, la basilica di Sant'Egidio Abate a Latronico e la basilica di San Biagio a Maratea.
Il territorio si estende su 2.509 km², suddiviso in 4 zone pastorali e 72 parrocchie:
Secondo la tradizione locale, la città di Anglona sarebbe diventata sede di cattedra vescovile di rito latino prima della città di Tursi e si attribuirebbe l'istituzione del vescovado a san Pietro o a san Marco, come scrive nel 1851 lo storico Antonio Nigro nella sua Memoria topografica ed istorica sulla città di Tursi e sull'antica Pandosia di Eraclea oggi Anglona.[1]
Tuttavia la prima notizia storica di una diocesi in queste terre risale solo al X secolo. Nella sua Relatio de legatione Costantinopolitana, scritta nel 968, Liutprando da Cremona riferisce che in quel tempo il patriarca Polieucte di Costantinopoli ricevette dall'imperatore Niceforo Foca l'autorizzazione ad erigere la sede metropolitana di Otranto, dando al metropolita Pietro la facoltà di consacrare i vescovi suffraganei di Acerenza, di Tursi (Turcico), di Gravina, di Matera e di Tricarico. Non è chiaro se queste disposizioni abbiano avuto reale effetto, in quanto le Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli menzionano una sola sede suffraganea di Otranto, quella di Tursi,[2] mentre le altre diocesi ricordate da Liutprando gravitarono sempre nell'area di influenza latina.[3]
Tra la fine del X secolo e i primi decenni dell'XI secolo, Tursi risulta essere una diocesi greca, in un territorio dove numerosi erano i monasteri greci. «Tutta l'area era stata interessata dalla diffusione del monachesimo greco a opera di monaci basiliani provenienti dalla Calabria e dalla Sicilia che, accompagnati da fama di santità, avevano dato vita nelle zone interne della costa ionica e del lagonegrese a numerose comunità monastiche… Tra i monaci più famosi si ricordano i santi Nilo, Saba, Luca, Vitale; tra i monasteri più importanti quello di Sant'Elia di Carbone, il cui abate ancora nel XII secolo esercitava la giurisdizione su tutte le comunità basiliane della Lucania.»[4]
Il primo vescovo noto di Tursi è il greco Michele, documentato in un atto testamentario del 1050. Con la seconda metà dell'XI secolo, contestualmente al passaggio del territorio in mano normmana, la diocesi venne inserita nell'organizzazione ecclesiastica latina. Nella bolla concessa da papa Alessandro II nel 1068 ad Arnaldo di Acerenza, Tursi è elencata fra le suffraganee della nuova sede metropolitana acherontina,[5] appartenenza che verrà confermata dai pontefici successivi.
Tra l'XI e il XII secolo, nel contesto di un riconsolidamento degli assetti ecclesiastici della regione,[6] la sede vescovile venne trasferita ad Anglona, a pochi chilometri da Tursi. Il primo vescovo noto con il titolo Anglonensis è Pietro, menzionato in un diploma del 1110.[7]
Nel corso del XII secolo, negli atti ufficiali sia ecclesiastici che civili, si alternano i titoli Anglonensis e Tursiensis. Nel 1121 è attestato un Giovanni, vescovo di Tursi, mentre nel 1144 e nel 1146 lo stesso vescovo, o un altro omonimo, è documentato come vescovo di Anglona. Negli atti pontifici diretti ai metropoliti di Acerenza da Pasquale II (1099-1118) a Innocenzo III (1198-1216) ricorre il nome di Tursi, mentre in diplomi regi del 1167 e del 1221 compare la ecclesia Anglonensis.[8] Alcuni autori hanno ipotizzato la coesistenza per un certo periodo di due vescovi, quello greco a Tursi e quello latino ad Anglona, ipotesi che tuttavia appare controversa e non unanimemente condivisa.[9]
L'elemento greco nella diocesi sopravvisse a lungo. All'inizio del XIII secolo il metropolita di Acerenza informò il pontefice che il capitolo di Anglona aveva eletto come vescovo il cantor della cattedrale di Tricarico, che era un greco, figlio di un sacerdote, e lui stesso sposato. Questo fatto testimonia come ancora in quel periodo la maggioranza del capitolo anglonese era costituito da soggetti di cultura, lingua e rito greco.[10]
Sembra tuttavia che Anglona abbia mantenuto un ruolo secondario rispetto a Tursi. Nel 1219 l'abitato è qualificato come castrum e non come civitas, mentre nel 1221 è indicato come "casale", indizio di un progressivo spopolamento del territorio. Nel 1320, secondo quanto riporta Ughelli, il capitolo della cattedrale operava a Tursi, mentre anche i vescovi ben presto abbandonarono l'abitato di Anglona, dato alle fiamme nel 1369, per rifugiarsi a Chiaromonte.[11]
Causa la decadenza della città di Anglona, con decreto concistoriale dell'8 agosto 1544[12], diretto al vescovo Berardino Elvino, papa Paolo III sancì il trasferimento della sede vescovile di Anglona nella città di Tursi. Sede della cattedra fu la chiesa di San Michele Arcangelo. Il decreto fu confermato da una bolla del medesimo pontefice del 26 marzo 1546, con il quale fu eretta a cattedrale la chiesa dell'Annunziata.[13] Da questo momento la diocesi ebbe il nome di "diocesi di Anglona-Tursi".[14]
Un primo embrionale seminario diocesano fu istituito dal vescovo Matteo Cosentino (1667-1702), ampliato dal successore Domenico Sabbatino (1702-1721).[15]
Il 13 febbraio 1919 in seguito all'erezione dell'eparchia di Lungro, la diocesi di Anglona-Tursi cedette i paesi di lingua albanese e di rito bizantino che rientravano nel suo territorio, ossia Castroregio, Farneta, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese.[16]
Nel 1949 la diocesi si ampliò con i comuni di Craco e di Montalbano Jonico, in precedenza appartenuti alla diocesi di Tricarico.[17]
Il 2 luglio 1954 la diocesi entrò a far parte della nuova provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Matera;[18] il 21 agosto 1976 divenne invece suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza.[19]
Con decreto della Congregazione per i Vescovi dell'8 settembre 1976[20], a seguito della creazione della Regione ecclesiastica Basilicata[21] e per far coincidere i confini ecclesiastici con quelli delle regioni civili, Anglona-Tursi cedette alla diocesi di Cassano all'Jonio i comuni dell'Alto Ionio Cosentino di Alessandria del Carretto, Amendolara, Canna, Montegiordano, Nocara, Oriolo, Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico, ottenendo dalla medesima diocesi le parrocchie lucane dei comuni di Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Rotonda, Viggianello e le parrocchie di Agromonte Magnano e Agromonte Mileo nel comune di Latronico; sul lato tirrenico della Basilicata sono stati annessi alla diocesi di Anglona-Tursi i comuni di Lagonegro, Latronico, Lauria, Maratea, Nemoli, Rivello e Trecchina appartenuti alla diocesi di Policastro. Con lo stesso decreto, Anglona-Tursi ha ceduto all'arcidiocesi di Matera i comuni di Craco, Montalbano Jonico e Scanzano Jonico, acquisendo i territori di Moliterno e Sarconi, appartenuti all'arcidiocesi di Potenza e Marsico Nuovo.
Lo stesso giorno, con il decreto Ex historicis, la Congregazione per i Vescovi ha mutato il nome della diocesi in Tursi-Lagonegro; e contestualmente Anglona è divenuta una sede titolare della Chiesa cattolica.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 125.942 persone contava 124.942 battezzati, corrispondenti al 99,2% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1959 | 118.000 | 118.800 | 99,3 | 76 | 71 | 5 | 1.552 | 5 | 84 | 59 | |
1969 | 115.148 | 117.498 | 98,0 | 56 | 56 | 2.056 | 88 | 54 | |||
1980 | 127.900 | 137.000 | 93,4 | 89 | 72 | 17 | 1.437 | 17 | 110 | 65 | |
1988 | 133.116 | 134.099 | 99,3 | 97 | 73 | 24 | 1.372 | 1 | 25 | 136 | 71 |
1999 | 131.665 | 132.565 | 99,3 | 89 | 69 | 20 | 1.479 | 21 | 100 | 71 | |
2000 | 131.500 | 132.500 | 99,2 | 92 | 72 | 20 | 1.429 | 21 | 95 | 71 | |
2001 | 131.500 | 132.500 | 99,2 | 89 | 70 | 19 | 1.477 | 3 | 21 | 90 | 71 |
2002 | 131.500 | 132.500 | 99,2 | 88 | 72 | 16 | 1.494 | 3 | 18 | 90 | 71 |
2003 | 131.500 | 132.500 | 99,2 | 80 | 66 | 14 | 1.643 | 3 | 16 | 88 | 71 |
2004 | 131.500 | 132.500 | 99,2 | 79 | 67 | 12 | 1.664 | 5 | 14 | 87 | 72 |
2010 | 124.942 | 125.942 | 99,2 | 80 | 67 | 13 | 1.561 | 7 | 14 | 64 | 81 |
2014 | 127.100 | 128.200 | 99,1 | 82 | 74 | 8 | 1.550 | 6 | 9 | 64 | 82 |
2017 | 124.000 | 125.600 | 98,7 | 79 | 75 | 4 | 1.569 | 7 | 6 | 57 | 75 |
2020 | 124.942 | 125.942 | 99,2 | 83 | 79 | 4 | 1.505 | 6 | 5 | 43 | 72 |
2022 | 124.942 | 125.942 | 99,2 | 80 | 76 | 4 | 1.561 | 6 | 6 | 40 | 72 |
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