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diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La diocesi di Tricarico (in latino Dioecesis Tricaricensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo appartenente alla regione ecclesiastica Basilicata. Nel 2022 contava 31.600 battezzati su 32.000 abitanti. È retta dal vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo.
Diocesi di Tricarico Dioecesis Tricaricensis Chiesa latina | |||
---|---|---|---|
Suffraganea dell' | arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo | ||
Regione ecclesiastica | Basilicata | ||
Vescovo | Antonio Giuseppe Caiazzo | ||
Vicario generale | Nicola Urgo | ||
Presbiteri | 33, tutti secolari 957 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 77 donne | ||
Abitanti | 32.000 | ||
Battezzati | 31.600 (98,8% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.238 km² | ||
Parrocchie | 32 (2 vicariati) | ||
Erezione | X secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Santi patroni | San Potito | ||
Indirizzo | Piazza monsignor Raffaello delle Nocche 2, 75019 Tricarico (Matera), Italia | ||
Sito web | www.diocesiditricarico.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
Il patrono della diocesi è san Potito.
La diocesi comprende 19 comuni della Basilicata in 2 province civili:[1]
Sede vescovile è la città di Tricarico, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. Il principale luogo mariano della diocesi è il santuario di Santa Maria di Fonti, nei pressi di Tricarico.
Il territorio si estende su 1.238 km² ed è suddiviso in 32 parrocchie, raggruppate in 2 zone pastorali: Val Basento e Val d'Agri-Sauro.
Secondo la testimonianza di Liutprando, vescovo di Cremona, la diocesi di Tricarico venne istituita nel 968. Un documento redatto in quell'anno dalla curia patriarcale di Costantinopoli[2], a firma dell'imperatore bizantino Niceforo Foca, autorizza il patriarca di Costantinopoli, Polieucte a conferire all'arcivescovo di Otranto la potestà di consacrare i vescovi delle sedi suffraganee di Tricarico, Tursi, Acerenza, Gravina e Matera.
Questa disposizione rientrava nel piano dell'impero bizantino di occupare quei territori che in precedenza erano soggetti all'influenza dei Longobardi a cavallo dei themi di Lucania e Langobardia. Non è dato sapere se la diocesi di Tricarico fu realmente istituita; infatti, nessuno dei vescovi greci è documentato e la diocesi non appare in nessuna Notitia Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli nel secolo successivo alla sua istituzione.[3] Tuttavia appare evidente lo stretto legame di Tricarico e del suo territorio con la chiesa orientale, reso manifesto dalla fondazione di importanti monasteri greci che favorirono il diffondersi della cultura e della liturgia bizantina, nonché dalla presenza di numerosi santi greci che operarono nella regione.[4]
Verso la metà dell'XI secolo il territorio venne conquistato dai Normanni. Nel concilio di Melfi del 1059 fu istituita la provincia ecclesiastica di Acerenza cui fu sottomessa la diocesi di Tricarico. L'anno successivo il metropolita Godano di Acerenza definì i confini della diocesi, ed indirizzò la bolla di conferma al vescovo eletto Arnaldo, primo vescovo noto della diocesi.[5] Nel 1068 papa Alessandro II confermò la suffraganeità di Tricarico ad Acerenza.[6]
Progressivamente il rito latino soppiantò quello greco. In alcuni centri tuttavia, grazie alla presenza di numerosi monaci orientali, la messa continuò ad essere celebrata secondo il rito bizantino fino alla prima metà del XIII secolo. All'inizio del XIII secolo il capitolo della cattedrale annoverava elementi di formazione e cultura greca.[7] Resti della liturgia greca si trovavano ancora nel XVIII secolo, come testimonia il vescovo Antonio Zavarroni (1741-1759): «Ancora di questo rito se ne conserva nella chiesa cattedrale la memoria, e col cantarsi nelle solennità delle messe l'epistola e il vangelo dal pulpito, come fanno i greci dall'ambone, e colle mozzette negre, le quali usano le dignità e li canonici, che non hanno voluto mai deporre per memoria che il colore nero si portava dai loro antecessori, quando la loro chiesa era governata da vescovi greci».[8]
Tra i vescovi di Tricarico si segnalano: Tommaso Brancaccio (1405-1411), cardinale, che svolse un ruolo di primo piano al concilio di Pisa; Ludovico di Canossa (1511-1516), che fu nunzio apostolico in Francia; Giovanni Battista Santoni (1586-1592), nunzio apostolico in Svizzera, che per primo compì la visita pastorale della diocesi facendone una minuziosa descrizione; Pier Luigi Carafa (1624-1646), benefattore della diocesi, ingrandì il santuario di Santa Maria di Fonti, promosso cardinale e nunzio apostolico in Germania; Antonio Zavarroni (1741-1759), uomo di cultura e autore di scritti storici e giuridici.[9] Nel Novecento si ricorda in particolare la figura del venerabile Raffaello Delle Nocche, vescovo dal 1922 al 1960; «durante il suo presulato, nel 1927, al tentativo da parte della Sacra Congregazione concistoriale di ridefinire le circoscrizioni lucane per meglio razionalizzarne il territorio prevedendo l'accorpamento della diocesi di Tricarico a Matera e di quella di Acerenza a Potenza, non fu dato corso. Tra le iniziative più importanti da lui avviate a Tricarico sono degne di nota l'ospedale civile inaugurato nel 1947 in un'ala dell'episcopio e la fondazione, nel 1923, dell'ordine delle Suore discepole di Gesù Eucaristico».[10]
Il 26 giugno 1951, con la lettera apostolica Religionem Beatae Mariae, papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine del Monte Carmelo patrona della città e della diocesi, assieme a San Potito.[11]
Nel 1954, dopo una plurisecolare sottomissione all'arcidiocesi di Acerenza, Tricarico entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Matera[12], fino al 1976 quando fu sottoposta alla nuova sede metropolitana di Potenza e Marsico Nuovo.[13] Per un breve periodo, tra il 1976 ed il 1977, Tricarico fu unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Acerenza con l'arcivescovo Giuseppe Vairo.
Nel corso del Novecento alcune modifiche territoriali hanno portato alla cessione nel 1949 dei comuni di Craco e di Montalbano Jonico alla diocesi di Anglona-Tursi[14], e nel 1976 del comune di Salandra all'arcidiocesi di Matera[15].
Dal 4 marzo 2023 è unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Matera-Irsina.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 32.000 persone contava 31.600 battezzati, corrispondenti al 98,8% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1949 | 64.730 | 64.730 | 100,0 | 57 | 57 | 1.135 | 70 | 23 | |||
1970 | 66.506 | 66.506 | 100,0 | 43 | 37 | 6 | 1.546 | 7 | 100 | 31 | |
1980 | 51.085 | 51.300 | 99,6 | 39 | 31 | 8 | 1.309 | 9 | 80 | 30 | |
1990 | 50.000 | 51.085 | 97,9 | 36 | 31 | 5 | 1.388 | 6 | 80 | 32 | |
1999 | 51.600 | 52.400 | 98,5 | 36 | 34 | 2 | 1.433 | 2 | 57 | 32 | |
2000 | 51.800 | 52.600 | 98,5 | 34 | 34 | 1.523 | 55 | 32 | |||
2001 | 49.000 | 50.000 | 98,0 | 34 | 34 | 1.441 | 53 | 32 | |||
2002 | 44.000 | 45.000 | 97,8 | 32 | 32 | 1.375 | 51 | 32 | |||
2003 | 44.000 | 45.000 | 97,8 | 32 | 32 | 1.375 | 49 | 32 | |||
2004 | 44.000 | 45.000 | 97,8 | 31 | 31 | 1.419 | 47 | 32 | |||
2010 | 35.000 | 36.700 | 95,4 | 41 | 33 | 8 | 853 | 8 | 48 | 32 | |
2014 | 35.300 | 36.900 | 95,7 | 42 | 36 | 6 | 840 | 6 | 55 | 32 | |
2017 | 33.280 | 34.670 | 96,0 | 37 | 33 | 4 | 899 | 4 | 52 | 32 | |
2020 | 32.800 | 34.000 | 96,5 | 33 | 32 | 1 | 993 | 1 | 44 | 32 | |
2022 | 31.600 | 32.000 | 98,8 | 33 | 33 | 957 | 77 | 32 |
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