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diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La diocesi di Lucera-Troia (in latino: Dioecesis Lucerina-Troiana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Foggia-Bovino appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. Nel 2021 contava 56.988 battezzati su 61.065 abitanti. È retta dal vescovo Giuseppe Giuliano.
Diocesi di Lucera-Troia Dioecesis Lucerina-Troiana Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Foggia-Bovino | ||
Regione ecclesiastica | Puglia | ||
Vescovo | Giuseppe Giuliano | ||
Vicario generale | Donato D'Amico | ||
Presbiteri | 67, di cui 45 secolari e 22 regolari 850 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 22 uomini, 29 donne | ||
Diaconi | 5 permanenti | ||
Abitanti | 61.065 | ||
Battezzati | 56.988 (93,3% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.336 km² | ||
Parrocchie | 33 | ||
Erezione | III secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Concattedrale | Beata Vergine Maria Assunta in Cielo | ||
Indirizzo | Piazza Duomo 13, 71036 Lucera [Foggia], Italia | ||
Sito web | www.diocesiluceratroia.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende le città di Lucera e Troia e diciassette piccoli comuni dei monti della Daunia nella provincia foggiana: Alberona, Biccari, Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelluccio Valmaggiore, Castelnuovo della Daunia, Celenza Valfortore, Celle di San Vito, Faeto, Motta Montecorvino, Orsara di Puglia, Pietramontecorvino, Roseto Valfortore, San Marco la Catola, Volturara Appula, Volturino. Inoltre, è parte del territorio diocesano la località di Santa Cecilia, in agro di Foggia.
Sede vescovile è la città di Lucera, dove si trova la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta. A Troia sorge la concattedrale, anch'essa dedicata all'Assunzione di Maria Vergine.
Il territorio è suddiviso in 33 parrocchie, cui si aggiunge la comunità di Santa Cecilia.
La tradizione agiografica e liturgica, avallata da storici locali, attribuisce a Lucera quattro vescovi di dubbia storicità: Basso, Pardo, Giovanni e Marco, che avrebbero governato la diocesi di Lucera in un periodo compreso fra il I e il IV secolo.
Basso fa parte della "tradizione petrina", ossia di quella tradizione, non anteriore al VII secolo, che attribuisce a san Pietro, nel suo viaggio verso Roma, la fondazione di diverse diocesi pugliesi, tra cui quella di Lucera. Basso, consacrato dall'Apostolo, avrebbe subito il martirio all'epoca dell'imperatore Traiano. Non è tuttavia accertata storicamente né la figura di questo santo né il suo episcopato a Lucera. È probabile che vi sia stata confusione con san Basso, venerato a Nizza, a sua volta confuso con un san Basso, martire di Nicea in Bitinia.[1]
Pardo sarebbe stato un vescovo greco del Peloponneso che, dovendo abbandonare la sua terra natale, si rifugiò a Roma e poi a Lucera, dove morì; in seguito, il suo corpo fu traslato a Larino, dove è venerato come patrono. Nei documenti agiografici che ci trasmettono la sua vita, non vi sono tuttavia elementi per dire che fosse vescovo di Lucera.[2]
Circa la figura di Marco, «la critica storica ha convincentemente dimostrato trattarsi del Marco vescovo di Aeca negli anni a cavallo tra III e IV secolo». Nella sua vita, si riporta che Marco fu consacrato sacerdote dal vescovo di Lucera, Giovanni, unico tra i primi quattro vescovi lucerini «più o meno storicamente attendibile».[3]
La prima menzione storicamente certa dell'esistenza di un episcopato lucerino risale al V secolo, «un'epoca cioè molto avanzata rispetto a quella in cui presumibilmente [Lucera] ricevette il messaggio cristiano»[4]. Un anonimo vescovo è infatti menzionato in due lettere di papa Gelasio I, scritte tra la fine del 493 e l'agosto del 495. Invece il primo nome di un vescovo storicamente attestato risale alla metà del VI secolo; si tratta di Anastasio, menzionato in una lettera di papa Pelagio I nel 559.
A seguito dell'invasione longobarda, scomparvero molte diocesi pugliesi; dalle lettere di Gregorio Magno emerge che alla fine del VI secolo l'unica diocesi della Capitanata sopravvissuta era quella di Siponto. Anche Lucera subì i contraccolpi demografici ed economici del resto della regione, tanto che non è possibile seguire l'ordinaria presenza di un presule almeno fino a quando il vescovo Marco non partecipò al sinodo indetto a Roma da papa Zaccaria nel 744. Si attribuisce all'iniziativa di questo vescovo il ritorno della venerazione dell'immagine della Vergine Maria presso la diocesi[5], culto confermato nel 1300 da Carlo II d'Angiò attraverso l'intitolazione della città a santa Maria, mantenuta fino al primo quarto del secolo successivo.
All'epoca del vescovo Landenolfo (fine X secolo), Lucera era ancora dipendente politicamente dai Bizantini, i quali la insignirono del titolo di arcidiocesi seguendo la loro politica di riorganizzazione demografica, economica e religiosa della Daunia. L'esperimento, però, si rivelò effimero, tanto che il titolo scomparve con la morte di Landenolfo.[6] Dopo alcuni decenni di incertezza, nella seconda età dell'XI secolo la diocesi passò alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Benevento, alla quale rimase unita fino al 1979. La prima testimonianza di quest'adesione è la presenza del vescovo Azzo ad un sinodo indetto dal metropolita Milone nel 1075.
Il 18 gennaio 1302, all'epoca del vescovo Aimando (o Aimardo), Carlo II d'Angiò riformò il capitolo dei canonici della cattedrale, portando il numero dei canonici a venti. Lo stesso re donò alla diocesi, durante l'episcopato di Stefano (1302-1304), le terre di Apricena e di Guardiola, ingrandendo così la base fondiaria delle pertinenze dirette dell'episcopio lucerino. Questo avveniva pochissimi anni dopo la dispersione della colonia saracena presente in città (agosto 1300)[7], passaggio cruciale per la storia della diocesi, la cui città capoluogo assunse il nome di Civitas Sanctae Mariae per volontà di re Carlo II.[8]
Nel XV secolo, la diocesi di Lucera si ampliò a più riprese includendo alcune diocesi che furono soppresse: la diocesi di Fiorentino (circa 1410) e la diocesi di Tortiboli (1425); dal 1439 al 1471 la diocesi di Civitate fu unita aeque principaliter a Lucera. Nel corso di questo secolo, si distinse in particolare il vescovo Pietro Ranzano, umanista «che ha offerto un valente contributo e alla chiesa e alla cultura del tempo.».[9]
Nel XVI secolo i vescovi Carafa di Lucera e di Luigi di Sant'Agata de' Goti, dopo aver già fatto una permutazione delle diocesi, si accordarono perché alla morte di uno dei due, le sue sedi fossero unite aeque principaliter, ma l'unione non ebbe mai luogo.
In seguito al concordato del 1818 tra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie, le diocesi di Vulturara e di Montecorvino furono soppresse in forza della bolla De utiliori di papa Pio VII del 27 giugno 1818, e il loro territorio unito a quello di Lucera.
Il 2 aprile 1914 il territorio di Roseto Valfortore passò dalla diocesi di Ariano a quella di Lucera;[10] il 23 febbraio 1916 Lucera acquisì anche la parrocchia di Casalnuovo Monterotaro dall'arcidiocesi di Benevento in forza del decreto Archidioecesis Beneventana della Sacra Congregazione concistoriale.[11]
Nel 1970 fu stabilita l'unione in persona episcopi tra le diocesi di Lucera e di San Severo; furono vescovi di entrambe le diocesi Angelo Criscito e Carmelo Cassati.
Il 21 gennaio 1983 per effetto del decreto Ad uberius della Congregazione per i vescovi cedette la giurisdizione sul comune di San Bartolomeo in Galdo all'arcidiocesi di Benevento.
La città di Troia fu fondata nel 1019, ereditando la sede vescovile dell'antica Aecae o Eca, eretta nel III secolo e distrutta secondo la tradizione nel 663.
Nel 1022 abbandonò il rito bizantino per adottare il rito romano e contestualmente papa Benedetto VIII la elevò al rango di diocesi. Nel 1030 papa Giovanni XIX la dichiarò diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Nel XII secolo la città e i suoi vescovi assunsero un ruolo di prestigio nella regione di Capitanata. Quattro furono i concili celebrati a Troia, presieduti personalmente da diversi pontefici (1093, 1115, 1120 e 1127). Il vescovo Gualtieri di Pagliara ricoprì l'importante incarico di cancelliere del Regno di Sicilia e fece parte del consiglio di reggenza durante la minore età di Federico II. Segno di questa accresciuta importanza della città fu la costruzione della cattedrale in stile romanico, iniziata nel 1093 e ultimata nel 1119.
All'inizio del XVIII secolo fu istituito il seminario diocesano, dovuto al vescovo Emilio Cavalieri, che promosse anche le missioni diocesane. A Marco De Simone si deve invece la costruzione del palazzo vescovile.
Nel 1855 cedette una porzione del suo territorio comprendente la città di Foggia a vantaggio dell'erezione della diocesi di Foggia (oggi arcidiocesi di Foggia-Bovino).
Il 29 settembre 1933 la diocesi di Troia entrò a far parte della regione ecclesiastica beneventana in forza del decreto Iam pridem della Congregazione Concistoriale.
Nel 1974 fu stabilita l'unione in persona episcopi tra le diocesi di Troia, di Foggia e di Bovino; furono vescovi delle tre diocesi Giuseppe Lenotti e Salvatore De Giorgi.
Al momento dell'unione con Lucera nel 1986, la diocesi di Troia comprendeva 12 parrocchie nei comuni di Troia (6), Biccari, Orsara di Puglia (2), Castelluccio Valmaggiore, Faeto e Celle di San Vito.[12]
Il 30 aprile 1979 la sedi di Lucera e di Troia entrarono a far parte della nuova provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Foggia.
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, le due diocesi furono unite plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Contestualmente ebbe termine l'unione in persona episcopi di Lucera con San Severo e di Troia con Foggia e Bovino. Lo stesso giorno i due vescovi di Lucera e Troia, Carmelo Cassati e Salvatore De Giorgi, dettero le dimissioni e il 13 febbraio successivo fu nominato il primo vescovo delle diocesi unite, Raffaele Castielli.
Contestualmente alla nascita della nuova circoscrizione ecclesiastica, i territori di Apricena e Sannicandro Garganico sono stati ceduti alla diocesi di San Severo.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 61.065 persone contava 56.988 battezzati, corrispondenti al 93,3% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1950 | 104.700 | 105.000 | 99,7 | 103 | 84 | 19 | 1.016 | 27 | 85 | 21 | |
1969 | 97.271 | 98.153 | 99,1 | 78 | 54 | 24 | 1.247 | 34 | 118 | 24 | |
1980 | 94.300 | 96.000 | 98,2 | 74 | 53 | 21 | 1.274 | 23 | 96 | 25 | |
1990 | 75.000 | 78.100 | 96,0 | 90 | 69 | 21 | 833 | 23 | 86 | 32 | |
1999 | 73.000 | 76.280 | 95,7 | 82 | 62 | 20 | 890 | 2 | 24 | 86 | 33 |
2000 | 74.000 | 77.000 | 96,1 | 82 | 62 | 20 | 902 | 3 | 27 | 86 | 33 |
2001 | 74.000 | 77.000 | 96,1 | 83 | 64 | 19 | 891 | 4 | 26 | 86 | 33 |
2002 | 74.000 | 77.000 | 96,1 | 83 | 64 | 19 | 891 | 4 | 26 | 86 | 33 |
2003 | 74.000 | 76.543 | 96,7 | 84 | 65 | 19 | 880 | 4 | 26 | 86 | 33 |
2004 | 74.000 | 76.543 | 96,7 | 83 | 64 | 19 | 891 | 4 | 26 | 86 | 33 |
2013 | 66.000 | 67.000 | 98,5 | 74 | 54 | 20 | 891 | 7 | 26 | 28 | 33 |
2016 | 66.300 | 67.600 | 98,1 | 75 | 55 | 20 | 884 | 6 | 24 | 28 | 33 |
2019 | 59.850 | 66.840 | 89,5 | 66 | 51 | 15 | 906 | 5 | 18 | 29 | 33 |
2021 | 56.988 | 61.065 | 93,3 | 67 | 45 | 22 | 850 | 5 | 22 | 29 | 33 |
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