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Diocesi di Vittorio Veneto

diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Diocesi di Vittorio Veneto
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La diocesi di Vittorio Veneto (in latino Dioecesis Victoriensis Venetorum) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea del patriarcato di Venezia e appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto. Nel 2022 contava 326000 battezzati su 376000 abitanti. La sede è vacante, in attesa che il vescovo eletto Riccardo Battocchio ne prenda possesso.

Fatti in breve Suffraganea del, Regione ecclesiastica ...
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Territorio

Riepilogo
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La diocesi comprende la parte meridionale della Valbelluna tra il Piave e Belluno, la provincia di Treviso a est del Piave (anche se il confine, in corrispondenza del comune di Valdobbiadene e dopo le grave di Papadopoli, retrocede notevolmente rispetto al corso d'acqua), un lembo dell'ex provincia di Pordenone sino al Livenza e, infine, la parte orientale della città metropolitana di Venezia compresa tra il Livenza e il canale Grassaga. Nel complesso si estende su 1420 km² delimitati a est e a ovest all'incirca dal corso dei fiumi Piave e Livenza.

Sede vescovile è la città di Vittorio Veneto, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. Nel territorio diocesano sorgono due basiliche minori: la basilica dell'abbazia di Santa Maria a Follina e la basilica santuario della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza.

Foranie e parrocchie

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Vittorio Veneto.
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La mappa delle foranie

Il territorio è suddiviso in 162 parrocchie, raggruppate in 12 foranie:

  • Conegliano
  • La Colonna
  • La Vallata
  • Mottense
  • Opitergina
  • Pedemontana
  • Pontebbana
  • Quartier del Piave
  • Sacilese
  • Torre di Mosto
  • Vittorio Veneto
  • Zumellese
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Il castello di San Martino, residenza del vescovo di Vittorio Veneto
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Storia

Riepilogo
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Il seminario vescovile di Vittorio Veneto, sede del museo diocesano Albino Luciani.
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Il chiostro dell'abbazia di Santa Maria di Follina.

La diocesi si estende sulla maggior parte dell'antico territorio di Opitergium, l'attuale Oderzo. Importante municipium romano, con l'avvento del cristianesimo divenne sede vescovile. Dei cinque vescovi conosciuti della diocesi di Oderzo tre sono venerati come santi: Tiziano, Magno e Floriano. Il primo è l'attuale patrono della diocesi e si festeggia il 16 gennaio.

Tra il V e il VII secolo, con le invasioni barbariche, Oderzo fu più volte saccheggiata e distrutta. L'ultima grave distruzione fu quella operata nel 636 dal re longobardo Rotari. Il vescovo Magno allora, con il clero e i fedeli, fuggì trasferendo la sede vescovile a Eraclea, centro della Laguna di Venezia sotto l'influenza bizantina. Oderzo fu definitivamente distrutta e rasa al suolo da Grimoaldo nel 669.

Con l'arrivo dei Longobardi l'abitato di Ceneda acquisì sempre più importanza e divenne il capoluogo del ducato longobardo omonimo. Il territorio dell'antica diocesi di Oderzo venne diviso tra Eraclea, Treviso e la nuova diocesi di Ceneda, istituita dai Longobardi verso la fine del VII secolo o all'inizio dell'VIII. Inizialmente la sede, come suffraganea del patriarcato di Aquileia, aderiva allo scisma tricapitolino.

Incerta è l'origine della cronotassi di Ceneda, sulla quale gli autori non sono unanimi. Il primo vescovo, Ursino, che avrebbe partecipato a un sinodo romano del 680, è escluso dalla cronotassi da Arnosti, il quale argomenta che essendo tricapitolino il vescovo di Ceneda non poteva essere presente a Roma, dove è accertato che erano presenti solo vescovi cattolici.[1] I vescovi Valentiniano e Massimo sono menzionati in un praeceptum di Liutprando del 743, il quale tuttavia sembra essere palesemente spurio o almeno dubbio.[2] Il vescovo Dolcissimo è menzionato in un diploma di Carlo Magno del 794, testo che tuttavia ha subito nel tempo molte interpolazioni e manipolazioni.[3] Secondo Lanzoni, primo vescovo certo di Ceneda è Emmo (o Emmone), che partecipò al concilio di Mantova nell'827.

Nella seconda metà del X secolo, l'imperatore Ottone I investì il vescovo Sicardo del titolo di conte.[4] Da questo momento, i vescovi esercitarono sul territorio anche il potere temporale; nel XIV secolo la loro influenza si estese anche sulla contea di Tarzo. Questa situazione, sebbene molto ridimensionata, rimase anche dopo la conquista della Serenissima, ma nel 1768 Venezia aboliva la contea vescovile e insediava a Ceneda un podestà.

Nel XIII secolo alcune potenti famiglie locali tentarono, inutilmente, di trasferire la sede vescovile a Conegliano.

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La basilica santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza

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Nel 1587 fu eretto il seminario diocesano.

Da sempre parte della provincia ecclesiastica di Aquileia, con la soppressione di quest'ultima, il 19 gennaio 1753, in forza della bolla Suprema dispositione di papa Benedetto XIV, la diocesi di Ceneda divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Udine, nuova sede metropolitana per quella parte dell'antico patriarcato che si trovava nel territorio della Serenissima.[5]

Il 1º maggio 1818 la bolla De salute Dominici gregis di papa Pio VII coinvolse anche il territorio di Ceneda: la diocesi acquisì le sei parrocchie del cosiddetto Compardo, un'exclave del patriarcato di Venezia nei dintorni di Conegliano (Bibano, Pianzano, San Vendemiano, San Fior di Sopra, San Fior di Sotto, Zoppè)[6] e altre otto parrocchie dell'arcidiocesi di Udine (San Polo di Piave, Rugolo, Sarmede, Godega, Orsago, Pinidello, Caneva, Stevenà).[7] Contestualmente Ceneda passò nella provincia ecclesiastica di Venezia.[8]

Alla fine del XIX secolo, per motivi storico-culturali, fu bocciata l'idea di unire la diocesi con quella vicina di Treviso.

L'ultima importante variazione territoriale è del 16 aprile 1926, quando con il decreto Quo melius, le parrocchie del Sacilese, già exclave dell'arcidiocesi di Udine, furono aggregate alla diocesi di Ceneda.[9]

Il 13 maggio 1939, in seguito alla fusione di Serravalle e Ceneda che portò alla nascita del comune di Vittorio Veneto nel 1866, la diocesi assunse l'attuale denominazione in forza del decreto Quum episcopalis civitas della Congregazione Concistoriale. Tale notevole "ritardo" (oltre 70 anni dopo l'unione dei due centri urbani) fu dovuta a ragioni storiche (di rispetto delle due differenti storie civiche), ma anche ai difficili rapporti tra l'Italia e la Chiesa (il governo sabaudo nel 1866 non aveva ancora occupato Roma, ma nel 1860 aveva annesso la Romagna, l'Umbria e le Marche, perciò la Curia non volle "omaggiare" il nuovo nome della città che onorava Vittorio Emanuele II).[10]

Tra il 1958 e il 1969 la cattedra vescovile è stata di Albino Luciani, che in seguito fu eletto papa con il nome di Giovanni Paolo I.

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Cronotassi dei vescovi

Riepilogo
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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

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Il vescovo Pietro Marcello (a destra).
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Il cardinale Domenico Grimani
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Il cardinale Marco Antonio Bragadin
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Il cardinale Jacopo Monico
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Mons. Eugenio Beccegato
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Mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto dal 2007 al 2024
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Vescovi viventi originari della diocesi

Statistiche

La diocesi nel 2022 su una popolazione di 376.000 persone contava 326.000 battezzati, corrispondenti all'86,7% del totale.

Ulteriori informazioni anno, popolazione ...
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Note

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

Collegamenti esterni

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