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La diocesi di Castellaneta (in latino Dioecesis Castellanetensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Taranto appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. Nel 2021 contava 119.018 battezzati su 125.345 abitanti. È retta dal vescovo Sabino Iannuzzi, O.F.M.
Diocesi di Castellaneta Dioecesis Castellanetensis Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Taranto | ||
Regione ecclesiastica | Puglia | ||
| |||
Vescovo | Sabino Iannuzzi, O.F.M. | ||
Vicario generale | Oronzo Di Fonzo | ||
Presbiteri | 52, di cui 42 secolari e 10 regolari 2.288 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 17 uomini, 33 donne | ||
Diaconi | 3 permanenti | ||
Abitanti | 125.345 | ||
Battezzati | 119.018 (95,0% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.043 km² | ||
Parrocchie | 35 (8 vicariati) | ||
Erezione | XI secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Santi patroni | San Nicola di Bari San Francesco da Paola | ||
Indirizzo | Via Maria Immacolata 4, 74011 Castellaneta [Taranto], Italia | ||
Sito web | www.diocesicastellaneta.net | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende i comuni pugliesi di Castellaneta, Ginosa, Laterza, Massafra, Mottola, Palagianello e Palagiano in provincia di Taranto.
Sede vescovile è la città di Castellaneta, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Mottola sorge l'ex cattedrale di Santa Maria Assunta. Tre sono i santuari riconosciuti della diocesi[1]: il santuario Mater Domini a Laterza, i santuari di Gesù Bambino e della Madonna della Scala a Massafra.
Il territorio si estende per 1.043 km² ed è suddiviso in 35 parrocchie, raggruppate in 8 vicarìe.
La diocesi di Castellaneta venne eretta in epoca normanna, dopo che questi conquistarono la città la prima volta nel 1064, e definitivamente una seconda volta nel 1080.[2] «L'istituzione della diocesi avvenne per impulso del normanno Riccardo Senescalco, nipote del Guiscardo e dominus di Mottola e Castellaneta, nel segno del processo di latinizzazione del territorio e ridefinizione del quadro diocesano sollecitato dagli accordi di Melfi (1059) e di Ceprano (1080)».[3] Fin dall'inizio apparteneva alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Taranto.
Primo vescovo storicamente documentato è Amuro, che nel 1099 fu presente alla consacrazione della chiesa di San Michele Arcangelo a Montescaglioso[4] e che nel dicembre 1100 confermò all'abate Orso di Santa Maria di Banzi il possesso della chiesa di San Matteo nel territorio di Castellaneta.[5] Nel diploma Amuro si firma come Mutulensis atque Castellanitensis ecclesie presul, vescovo delle chiese di Mottola e di Castellaneta, indizio che in quel periodo le due diocesi erano unite in persona episcopi.
L'unione tuttavia dovette durare ben poco; infatti in un altro diploma 1110[6] appaiono contemporaneamente il vescovo di Mottola Valcauso e il vescovo di Castellaneta Nicola; quest'ultimo è ancora ricordato in un diploma di Ruggero II del 1133.
A partire dal XII secolo si radicarono sul territorio importanti cellule monastiche benedettine, fra cui le chiese rupestri di San Matteo e di San Sabino, dipendenti dall'abbazia di Cava de' Tirreni. Nel XIII secolo i rapporti tra i vescovi e i monaci furono burrascosi, nonostante l'esenzione dei monasteri dalla giurisdizione vescovile, pattuita nel 1226, e sfociarono addirittura in azioni di forza da parte dei vescovi. «Il lungo e spigoloso contenzioso tra i cavensi e il vescovo Boemondo, riguardante il possesso della chiesa di San Matteo de domo e delle sue pertinenze, è un segnale del clima di tensione, di prevaricazione e di degenerazione istituzionale che regnava nello scenario ecclesiastico locale dominato da vescovi insolenti e riottosi, chierici rissosi, concubini e usurai, monaci poco caritatevoli».[7]
A partire dal XVI secolo anche i vescovi della diocesi di Castellaneta iniziarono l'attuazione delle riforme volute dal concilio di Trento. Tra questi si distinse in particolare Bartolomeo Sirigo junior (1544-1577), già segretario del concilio tridentino, che nel 1572 effettuò la prima visita canonica della diocesi. All'inizio del Seicento, il vescovo Antonio de Mattheis (1618-1635) si impegnò per la riforma morale e religiosa del clero e dei fedeli, riconoscendo che la situazione di precarietà venutasi a creare nella diocesi era dovuta alle troppe assenze dei vescovi dalla propria sede. Altri vescovi che lasciarono un'impronta nella vita e nell'organizzazione della diocesi furono Domenico Antonio Bernardini (1677-1696), Onofrio Montesoro (1696-1722), Bonaventura Blasio (1724-1733), Massenzio Filo della Torre di Santa Susanna (1733-1763).
Nel processo di riforma ebbero un ruolo significativo le confraternite, di cui ne sono note nove alla fine del Seicento[8], e le comunità religiose, tra cui domenicani, francescani, cappuccini, clarisse e cappuccine.
In seguito al concordato tra Pio VII e Ferdinando I delle Due Sicilie, il 27 giugno 1818 con la bolla De utiliori venne soppressa la vicina diocesi di Mottola e i suoi territori di Mottola, Massafra, Palagiano e Palagianello furono uniti a quelli di Castellaneta.
Nell'Ottocento, Salvatore Lettieri (1818-1825), primo vescovo dopo un lungo periodo di sede vacante, ripristinò le visite pastorali, resesi necessarie per superare le difficoltà e i malumori sorti dopo la soppressione della diocesi di Mottola. Il suo successore Pietro Lepore (1827-1851) fondò il seminario diocesano, aperto l'8 maggio 1838, e celebrò un sinodo il 24 aprile 1839[9]; a lui si deve anche la restaurazione della cattedrale.
Dal 1974 al 1980 fu unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Taranto durante l'episcopato di Guglielmo Motolese.
L'8 settembre 1976 la diocesi si ampliò con l'aggregazione dei territori di Ginosa e Laterza, appartenuti per secoli all'arcidiocesi di Matera.[10]
Il 27 e 28 novembre 1987 si è svolto a Castellaneta un convegno nazionale di studio in occasione del IX centenario dell'istituzione della diocesi.[11]
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 125.345 persone contava 119.018 battezzati, corrispondenti al 95,0% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1949 | 54.400 | 55.000 | 98,9 | 45 | 35 | 10 | 1.208 | 10 | 94 | 10 | |
1959 | 60.000 | 60.000 | 100,0 | 49 | 41 | 8 | 1.224 | 4 | 8 | 14 | |
1970 | 68.141 | 68.688 | 99,2 | 37 | 31 | 6 | 1.841 | 10 | 105 | 25 | |
1980 | 109.346 | 111.463 | 98,1 | 52 | 39 | 13 | 2.102 | 15 | 73 | 33 | |
1990 | 119.052 | 121.256 | 98,2 | 51 | 41 | 10 | 2.334 | 1 | 20 | 71 | 33 |
1999 | 123.415 | 125.778 | 98,1 | 53 | 42 | 11 | 2.328 | 3 | 21 | 51 | 35 |
2000 | 125.283 | 126.934 | 98,7 | 51 | 41 | 10 | 2.456 | 3 | 25 | 44 | 35 |
2001 | 126.443 | 128.537 | 98,4 | 51 | 44 | 7 | 2.479 | 3 | 17 | 46 | 35 |
2002 | 126.321 | 127.203 | 99,3 | 48 | 48 | 2.631 | 2 | 22 | 41 | 35 | |
2003 | 125.495 | 127.598 | 98,4 | 51 | 44 | 7 | 2.460 | 2 | 25 | 42 | 35 |
2004 | 120.398 | 126.031 | 95,5 | 51 | 44 | 7 | 2.360 | 2 | 25 | 41 | 35 |
2006 | 124.710 | 129.981 | 95,9 | 53 | 43 | 10 | 2.353 | 2 | 15 | 42 | 33 |
2013 | 125.861 | 128.687 | 97,8 | 54 | 46 | 8 | 2.330 | 1 | 9 | 32 | 35 |
2016 | 125.861 | 128.294 | 98,1 | 57 | 48 | 9 | 2.208 | 16 | 34 | 35 | |
2019 | 118.192 | 128.211 | 92,2 | 61 | 46 | 15 | 1.937 | 2 | 23 | 27 | 35 |
2021 | 119.018 | 125.345 | 95,0 | 52 | 42 | 10 | 2.288 | 3 | 17 | 33 | 35 |
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