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club calcistico italiano di San Benedetto del Tronto (AP) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'U.S. Sambenedettese S.S.D. a r.l., meglio nota come Sambenedettese, è una società calcistica italiana con sede nel comune di San Benedetto del Tronto. Milita nel campionato di Serie D, la quarta divisione del campionato italiano e disputa le gare interne allo Stadio Comunale "Riviera Delle Palme".
U.S. Sambenedettese SSD Calcio | |
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Samb, Samba, Rossoblù | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Rosso, blu |
Simboli | Lancetta, Monumento al pescatore, Torre dei Gualtieri[1] |
Dati societari | |
Città | San Benedetto del Tronto |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie D |
Fondazione | 1923 |
Rifondazione | 1994 |
Rifondazione | 2006 |
Rifondazione | 2009 |
Rifondazione | 2013 |
Rifondazione | 2021 |
Rifondazione | 2023 |
Presidente | Vittorio Massi |
Allenatore | Ottavio Palladini |
Stadio | Riviera delle Palme (13 786 posti) |
Sito web | www.ussambenedettese.it |
Palmarès | |
Titoli nazionali | 3 campionati di Serie C |
Trofei nazionali | 1 Coppe Italia Serie C/Lega Pro |
Stagione in corso | |
Si invita a seguire il modello di voce |
Fondata il 4 aprile 1923 in seguito alla fusione di 3 squadre locali (Fortitudo, Serenissima, Forza e Coraggio), vanta 67 campionati nell'area del professionismo, di cui 21 partecipazioni al campionato di Serie B; ha trascorso buona parte della propria storia in Serie C e Serie C1.[2] I periodi più vittoriosi della Sambenedettese sono ascrivibili alle presidenze di Domenico Roncarolo, che guidò la società dal 1948 al 1966,[3] e Ferruccio Zoboletti alla guida della società dal 1981 al 1990.[4][5] Il suo palmarès annovera, a livello nazionale, tre campionati di terza serie (1955-1956, 1973-1974 e 1980-1981) e una Coppa Italia Serie C (1991-1992).[6]
La squadra marchigiana si colloca al 46º posto nella classifica perpetua della Serie B e al 59º posto nella graduatoria della tradizione sportiva italiana secondo i criteri della FIGC.
La Sambenedettese calcio nasce il 4 aprile 1923 presso Villa Cerulli, in via Ugo Bassi a San Benedetto del Tronto. Qui il gioco del calcio viene praticato già da molto tempo (dal 1907), grazie all'attività di squadre locali. A San Benedetto il dott. Italo Foschi, nativo di Corropoli e futuro presidente della Roma, contribuisce, per mezzo del cugino Silvio, alla fondazione della squadra cittadina: la US Sambenedettese, creata a seguito della fusione delle 3 compagini pre-esistenti. Per la nuova squadra si scelgono i colori sociali bianco-verde;[7] non partecipa a nessun campionato F.I.G.C., non disponendo di un campo di gioco; nel 1926 viene inaugurato il campo di piazza San Giovanni Battista, detto "La trappoletta", e la Samb si iscrive al campionato di Terza Divisione Marche. Il presidente è Ludovico Giovannetti; dopo pochi mesi c'è una scissione per liti interne e alcuni calciatori si trasferiscono a un'altra società, il Torrione. Nel 1928 compaiono i colori attuali, rosso e blu, che sono anche i colori dello stemma cittadino; tra i calciatori spicca il bomber Tommaso Marchegiani, detto Massì e il portiere Pietro Cosignani. Tre anni dopo viene inaugurato il campo polisportivo “Littorio”, che nel 1944 viene intitolato a "Massì" Marchegiani, morto in un bombardamento durante la guerra, e infine nel 1949 ai fratelli Aldo Ballarin e Dino Ballarin, calciatori del Grande Torino, vittime della tragedia di Superga. Nella stagione 1946-1947 la Samb sfiora le fasi finali per andare in Serie B, ma perde il proprio girone, finendo a un solo punto dalla Maceratese; l'attaccante Luigi Traini (I) finisce per mettere a segno in quella stagione la bellezza di 32 goal, un record per le 24 gare disputate: il suo apporto mancherà solo in due partite delle 26 effettive del torneo.
Il campionato di Serie C a girone unico 1955-1956 vede la promozione in Serie B della Samb, che totalizza 44 punti a pari merito col Venezia; la Samb mantiene il campo imbattuto e, con 61 reti segnate, risulta anche il miglior attacco del torneo. Il presidente è Domenico Roncarolo (sua l'idea di chiedere aiuto finanziario ai pescatori locali), l'allenatore Bruno Biagini, il capitano Alberto Astraceli.[8] Nei sette campionati cadetti del primo ciclo (1956/1963), la Sambenedettese affronta squadre blasonate come Torino, Napoli, Lazio, Bari, Alessandria, Triestina, Genoa e Palermo e, grazie ai successi conquistati sul campo, San Benedetto del Tronto, città di appena 25 000 abitanti, riceve l'appellativo di Regina calcistica delle Marche.[9] Dal 1963 e per un decennio la Sambenedettese milita ininterrottamente in Serie C nei gironi B e C, sempre nelle prime posizioni e tentando di risalire in Serie B. Nel 1965, nel corso di un derby con l'Ascoli, l'attaccante della Samb Alfiero Caposciutti è protagonista di un involontario scontro di gioco che costa la vita al portiere dell'Ascoli Roberto Strulli.[10][11][12]
Nel 1974 la Sambenedettese stravince il campionato,[13] allenata da Marino Bergamasco, per anni l’ombra di Nereo Rocco al Milan e al Torino.[14] Il tecnico triestino, così come Eliani, guida per sei campionati, in anni diversi, la Sambenedettese. Gioca con un libero fisso (Anzuini) e un centrocampo stile Olanda formato da Castronaro, Valà e Simonato. Le ali sono Ripa e Basilico e il centravanti è Francesco Chimenti: è lui il capocannoniere della squadra, con 20 dei 49 gol realizzati, per un totale di 54 punti. Nel 1975-1976 si ripete dopo 14 anni la sfida di Coppa Italia con la Juventus: i campioni d'Italia uscenti sono fermati in casa 2-2.[15]
Termina la prima era di Marino Bergamasco sulla panchina della Samb. Vi approda Eugenio Fantini, ma non ha fortuna e viene ben presto esonerato. È il turno del duo Tribuiani-Traini. In questa formazione giocano Sandro Vanello, Franco Colomba e Otello Catania, che hanno giocato in Serie A con Inter, Palermo, Bologna, Cesena e Genoa. Dei giovani spicca Arcadio Spinozzi, che andrà al Verona in Serie A insieme al portiere Pippo Pozzani. La Samb ottiene la salvezza nella gara interna con il Como e può festeggiare in anticipo. Nel campionato 1977-1978 torna sulla panchina rossoblù Bergamasco. In questa squadra il bomber ancora Chimenti con dieci gol. In evidenza si pone un giovanissimo Francesco Guidolin, che colleziona 35 presenze. La Samb in quella stagione sfiora la promozione in Serie A.
Durante il campionato 1980-1981 il presidente Arduino Caioni passa il testimone a Ferruccio Zoboletti, reggiano di nascita ma sambenedettese d'adozione. L'allenatore è l'emergente Nedo Sonetti, che conquista l'immediata promozione in Serie B: tra i protagonisti, il giovane portiere Walter Zenga, in prestito dall'Inter, e Luigi Cagni. Nel 1983-1984 Nedo Sonetti abbandona la Samb, che viene allenata da Roberto Clagluna: da segnalare la vittoria per 2-0 in Coppa Italia contro l'Inter, con due reti di Paolo Alberto Faccini.[16][17] Nel 1988-1989 Clagluna lascia il posto, dopo 4 giornate, a Enzo Riccomini, che non riesce a evitare la retrocessione in Serie C1: in rosa ci sono Luca Marcato, Aladino Valoti e il portiere Adriano Bonaiuti. Nella stagione 1991-1992 la Samb vince la Coppa Italia Serie C 1991-1992, battendo in finale il Siena. La stagione 1992-1993 (in cui per la prima volta la Samb è inserita nel girone A) vede l'alternarsi in panchina di Claudio Tobia, Zibì Boniek e l'esordiente Ivo Iaconi, che centra la salvezza. Il campionato 1989-1990 vede la seconda retrocessione consecutiva della Samb, stavolta in Serie C2, categoria mai affrontata prima. Nel 1994 si ha il primo fallimento societario e la Sambenedettese è costretta a ripartire dal campionato di Eccellenza Marche.
Nell'estate 2000 la svolta: la Sambenedettese viene acquistata da Luciano Gaucci, già proprietario di Perugia e Viterbese e neoacquirente anche del Catania. Dopo un'iniziale crisi di risultati, la squadra viene affidata all'allenatore Giovanni Mei e vince il campionato di Serie D 2000-2001 con grande vantaggio; tra i giocatori il bomber Fabrizio Fermanelli, lo stopper Stefano Colantuono e il portiere Stefano Visi. Il campionato di Serie C2 girone B 2001-2002 non è facile per la Samb: si alternano in panchina Mei, Paolo Beruatto, Enrico Nicolini e infine Stefano Colantuono, che smette di giocare accomodandosi in panchina. Quando accetta l'incarico la Samb è in bassa classifica a 9 giornate dal termine, ma con una serie di 9 vittorie consecutive riesce ad agguantare il 5º posto, l'ultimo utile per i play-off. La Samb vince la semifinale con il Rimini e poi la finale con il Brescello davanti a circa 11.000 spettatori (il ritorno, che si gioca allo Stadio Ennio Tardini di Parma, vede l'esodo di 7.000 tifosi rossoblù che raggiungono la città emiliana),[18][19] conquistando la promozione in Serie C1.[20] Il 4 agosto 2015 l'industriale Franco Fedeli rileva ufficialmente le quote di Moneti, diventando l'azionista di maggioranza nonché il presidente dell'A.S.D. Sambenedettese Calcio.[21][22] Il 10 aprile 2016, vincendo il girone F del campionato nazionale di Serie D con 4 giornate di anticipo, la Sambenedettese, allenata da Ottavio Palladini, è promossa in Lega Pro e torna al calcio professionistico dopo 7 anni.[23][24][25][26][27] Nel 2020/2021 la Società Sportiva Sambenedettese fallisce e termina la stagione in esercizio provvisorio, non venendo iscritta alla C nella stagione successiva.
Il 25 maggio 2021 il titolo calcistico di serie D è assegnato all'imprenditore Roberto Renzi.[28][29] Al termine della stagione 2022-2023, durante la quale la situazione societaria precipita a causa di inadempienze da parte della dirigenza,[30][31] il 4 agosto 2023 la A.S. Sambenedettese viene esclusa dal campionato di Serie D. In precedenza il 27 luglio 2023 la Co.Vi.So.D aveva già emesso la sentenza dell'esclusione dal massimo campionato dilettantistico.[32][33][34][35] Nel giugno 2023 la società del Porto d’Ascoli Calcio del presidente Vittorio Massi cambia la denominazione e colori sociali, conservandone la matricola FGCI 76319. Il Porto D'Ascoli diventa Sambenedettese, per non far scomparire il calcio nella città di San Benedetto del Tronto. Il presidente della FIGC Gabriele Gravina, ufficializza la richiesta del sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo e del presidente dell'ex Porto D'Ascoli Vittorio Massi di cambiare denominazione in U.S. Sambenedettese.[36]
Cronistoria della U.S. Sambenedettese |
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La prima maglia della U.S Sambenedettese, indossata nelle amichevoli, era di colore verde e bianco. Le maglie e i pantaloncini da gioco venivano confezionati direttamente dalle famiglie dei calciatori. Il passaggio al rossoblù avvenne a seguito di una ricerca del calciatore Francesco Sciocchetti, che negli archivi comunali scoprì che i colori indossati dal soldato-martire Benedetto erano il rosso e il blu. Si decise quindi di usarli anche per i colori sociali della squadra, a partire già dal primo incontro ufficiale della storia, disputato contro il Circolo Sportivo Vigor Ascoli. Dal 1928 le tinte istituzionali della Sambenedettese sono il rosso e il blu, mutuati dal gonfalone municipale di San Benedetto del Tronto. Il completo da trasferta è solitamente bianco con dettagli rossoblù.[45] Ecco di seguito una carrellata di alcuni dei template adottati nel corso della storia del club.
I simboli iconicamente legati alla squadra sono la lancetta (tipica imbarcazione a vela di piccole dimensioni usata dai pescatori sambenedettesi) e la Torre dei Gualtieri (localmente nota come Torrione, presente altresì nel blasone araldico cittadino)[1]. Dal giugno 2023, con il cambio di denominazione del Porto d'Ascoli prima in San Benedetto Calcio poi in U.S. Sambenedettese, il simbolo è il Monumento al pescatore, dedicato alla gente di mare ed alla storia dei pescatori di San Benedetto del Tronto.
I suddetti simboli sono dunque ricorrenti negli stemmi che la società marchigiana si è attribuita nel corso della propria storia[1].
L'inno è eseguito allo stadio Riviera delle Palme a inizio partita.[46] In precedenza si sono poi succeduti altri due inni. Negli anni ottanta è stata la volta dell'inno Siamo la Samb. Negli anni duemila è stata la volta di Gino prepara lo spino, l'inno prende spunto da un coro degli Ultras Samb, che richiama la tradizione marinara della città di San Benedetto del Tronto e del forte attaccamento alla squadra locale. Un coro per la quale la Curva Nord Massimo Cioffi ha preso in prestito note e melodia del singolo Zum Zum Zum di Mina. L'inno è cantato dagli stessi Ultras.[47]
«Blu è il colore del mare
Rosso è il colore del vino
Gino prepara lo spino
la curva che vuole fumare!
La voglia di Samba che cresce
dal porto che puzza di pesce!
Di corsa io vado allo stadio
la curva che vuole fumare!»
È stata usata anche Nuttate de lune, una canzone popolare degli anni trenta, riconosciuta come l’inno della Città e dei sambenedettesi, ispirata alla marineria locale.
Lo stadio che ospita le partite interne dei rossoblù è lo stadio Riviera delle Palme. Lo stadio fu costruito a metà degli anni ottanta e premiato in Lussemburgo come miglior opera sportiva in acciaio del 1985 dall'Associazione Europea Costruzioni in Acciaio. Fu inaugurato il 10 agosto 1985 con una partita amichevole fra la Lazio e la Sambenedettese, anche se molti considerano l'inaugurazione ufficiosa quella del 13 agosto 1985 con una partita amichevole fra il Milan e la Sambenedettese.
Fino al 1930 la squadra giocava le sue partite presso il Campo Unione, inaugurato nel maggio 1926, situato nell'attuale piazza San Giovanni Battista e denominato la Trappoletta o la Cajenna per l'atmosfera claustrofobica creata dalle mura di recinzione.[48]
Nel 1931 venne inaugurato il campo polisportivo Littorio che divenne la nuova sede per le partite della squadra. Nel 1949 il Littorio, divenuto comunale dopo la caduta del regime fascista, fu intitolato ai "Fratelli Ballarin" in onore dei caduti della Tragedia di Superga. La Sambenedettese ha disputato i suoi campionati presso lo stadio Fratelli Ballarin fino al campionato di Serie B 1984-1985.[48]
«La chiamavano la Fossa dei leoni, perché non c’era praticamente spazio tra la linea del fallo laterale e la recinzione delle tribune. I tifosi ci toccavano eravamo un’unica cosa. Sentivano tutto quello che dicevamo e noi sentivamo loro»
Il 7 giugno 1981, poco prima del calcio d'inizio dell'incontro Sambenedettese-Matera, si sviluppò un incendio nella gradinata sud, settore degli Ultras sambenedettesi, originato da una coreografia di cartoncini che andò a fuoco. La gradinata si trasforma in una trappola. Le oltre 3.500 persone che assiepavano il settore si trovarono nel mezzo di un incendio.
Alcuni si spostarono alla loro destra verso il settore distinti, alcuni verso la tribuna ovest, riuscendo a salvarsi. Altri, istintivamente, si buttarono di sotto nel tentativo di sfollare sul campo, ma quel giorno i cancelli di emergenza erano chiusi e gli idranti non funzionavano, inoltre i soccorritori non trovarono le chiavi per aprirli.
Diverse decine di persone furono completamente avvolte dalle fiamme, altre rimasero schiacciate dalla folla impazzita. L'incendio causò la morte di due ragazze, Maria Teresa Napoleoni di 23 anni e Carla Bisirri di 21 anni. Vi furono inoltre 64 ustionati di cui 11 in gravi condizioni e un totale di 168 feriti.[50]
A tutt'oggi si deve considerare la più grave e la più grande tragedia accaduta all'interno di uno stadio italiano[51][52].
Il centro sportivo "Samba Village" è situato nella frazione di Stella nel comune di Monsampolo del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, ed è il quartier generale e centro per gli allenamenti della prima squadra della Sambenedettese.[53] Il nuovo centro sportivo è operativo dalla fine della stagione estiva 2020.[54][55]
In carica dal 9 luglio 2023:[56]
Di seguito l'elenco degli sponsor tecnici e ufficiali della Sambenedettese.
Il settore giovanile della Sambenedettese è formato da squadre che giocano nei campionati Berretti, Allievi Nazionali e Regionali, Giovanissimi Nazionali e Regionali e gli Esordienti Regionali Under-13.[57] Inoltre dispone di una scuola di formazione calcistica, la cui denominazione è Sambenedettese Academy.[58] Il responsabile organizzativo del settore giovanile è Claudio Forti.[59]
Nel corso dei decenni il vivaio Sambenedettese ha sempre contribuito all'accrescimento tecnico della prima squadra, dai primi anni di attività del club fino a oggi: negli anni quaranta, durante il periodo della Seconda guerra mondiale, iniziò a giocare nelle giovanili della Sambenedettese Luigi Traini, per poi esordire in prima squadra in Serie C nel dopoguerra, divenuto uno dei simboli della società rivierasca nonché il calciatore ad'aver realizzato più reti nella Sambenedettese.[60] Negli anni cinquanta cresce nel settore giovanile Rinaldo Olivieri, per poi debuttare nella Sambenedettese nel campionato di serie C. Negli anni sessanta, crescono e debuttano nella sambenedettese l'attaccante Nicola Traini e Giuseppe Valà dove diventa una vera e propria bandiera, negli anni settanta debutta Arcadio Spinozzi, difensore cresciuto e lanciato nel calcio professionistico dalla Sambenedettese nel campionato di serie C; sempre in quel decennio è la volta dell'attaccante Marco Romiti e del centrocampista Italo Schiavi, è negli anni ottanta, periodo nel quale il vivaio sambenedettese lancia il maggior numero di calciatori che si sono imposti tra i professionisti: Enrico Piccioni, Pasquale Minuti, Giorgio Lunerti, Luigi Voltattorni, Mariano Coccia, Sebastiano Vecchiola, Massimiliano Fanesi, Stefano Visi, Gianfranco Parlato, Ottavio Palladini e Antonio Chimenti, fino ad arrivare alla metà negli anni novanta, quando il vivaio sambenedettese lancia nel professionismo il difensore Mirko Cudini e l'attaccante Cristian Bucchi.
Nelle competizioni giovanili ha al suo attivo un Campionato Juniores Nazionali (1998-99), due Campionati regionali Giovanissimi (2010-11, 2014-15), due Campionati regionali Allievi (2012-13, 2014-15) e una Coppa Allievi Professionisti (2005-06). Vanta diverse partecipazioni al Torneo di Viareggio.[61][62]
Nel film L'allenatore nel pallone, diretto da Sergio Martino, la prima scena di esultanza del pubblico per la Longobarda promossa in Serie A, all'inizio del film, è in realtà quella dei tifosi della Sambenedettese per la salvezza ottenuta l'anno prima, tratta dal repertorio di una partita di Serie B del 1983/84 tra la Sambenedettese e la Pistoiese, giocatasi alla penultima giornata di quel campionato allo Stadio Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto.[63] Nei decenni la Sambenedettese è stata evocata, citata, presa a paragone in termini goliardici; fra le personalità vi sono il giornalista e radiocronista Sandro Ciotti, Massimo D’Alema, Beppe Severgnini, Giampiero Mughini e Pippo Franco.[64]
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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2º | Serie B | 21 | 1956-1957 | 1988-1989 | 21 |
3º | Prima Divisione | 2 | 1932-1933 | 1933-1934 | 44 |
Serie C | 29 | 1938-1939 | 2020-2021 | ||
Serie C1 | 11 | 1980-1981 | 2007-2008 | ||
Lega Pro Prima Divisione | 1 | 2008-2009 | |||
Lega Pro | 1 | 2016-2017 | |||
4º | Serie C2 | 2 | 1990-1991 | 2001-2002 | 5 |
Serie D | 3 | 2014-2015 | 2022-2023 | ||
5º | Campionato Nazionale Dilettanti | 5 | 1995-1996 | 1998-1999 | 9 |
Serie D | 5 | 1999-2000 | 1977-1978 |
La Sambenedettese ha disputato 78 stagioni sportive a livello nazionale a partire dall'esordio in Prima Divisione, escludendo le partecipazioni ai campionati regionali prima della seconda guerra mondiale. E non fu ufficialmente attiva nel 1929-1930 e 1935-1936. Sono anche escluse le annate successive al fallimento del 1994, 2009 e 2013, in cui partecipò ai massimi tornei del Comitato Regionale Marchigiano, cui afferiva anche anteriormente al 1932.
La Sambenedettese vanta un tifo molto passionale e sfegatato, talvolta anche eccessivamente portando molte volte infatti a innumerevoli daspo in curva. Una squadra mai stata in serie A, ma con un tifo tranquillamente paragonabile alle grandi tifoserie della massima serie, a giudizio anche di molti personaggi nel calcio. I tifosi sono caratterizzati da un particolare attaccamento viscerale alla maglia e al territorio. La maggioranza dei tifosi della Sambenedettese proviene da San Benedetto del Tronto e dai comuni limitrofi. Lungo la costa Adriatica marchigiana notevole è il seguito dei rossoblu: da Grottammare, con cui confina e forma un unico agglomerato urbano, Cupra Marittima, Campofilone, Pedaso, Porto Sant'Elpidio, Civitanova Marche e Porto Potenza Picena; nella provincia di Ascoli Piceno Massignano, Ripatransone e Montefiore. È sostanzioso il seguito dai comuni della Valle del Tronto: dalla confinante Monteprandone e dalla popolosa frazione di Centobuchi risalendo la vallata fino a Castel di Lama. Provengono molti tifosi dall'Abruzzo, di cui un grande numero dalla confinante Martinsicuro, Alba Adriatica e Tortoreto. Da considerare i molti tifosi e appassionati che seguono la Sambenedettese da molte zone dell'Italia centro-settentrionale dove risiedono cittadini sambenedettesi.[73]
Allo stato attuale, la tifoseria organizzata sambenedettese è pesantemente ridotta a causa di recenti provvedimenti Daspo.
La tifoseria marchigiana sostiene due gemellaggi molto sentiti da ambo le parti con le tifoserie di Civitanovese,[74][75][76] nato a inizio anni ottanta, e Rimini.[74][76][77][78] Un importante rapporto di amicizia[79] si ha con i gruppi Romanismo, PGU[80][81], Ultras Primavalle, Fedayn[82] e Boys della Roma.[74][76][83] Altre amicizie degne di nota sono quelle con le tifoserie di Avellino,[76] Taranto,[76] Chieti,[84]Sangiustese e Crotone (tra i gruppi Gioventù Pitagorica e Onda d'urto).[85] In campo internazionale si segnalano ottimi rapporti con i sostenitori tedeschi di Bayern Monaco[74][86][87][88] e Friburgo e con quelli francesi del Montpellier. In passato la tifoseria rossoblù è stata gemellata con quella del Verona.
La maggiore rivalità riguarda la tifoseria dei corregionali ascolani,[74][76] altre importanti ostilità si hanno verso altre tifoserie marchigiane, quella dell'Ancona.[74][76][89][90][91] Di minore entità, in ambito regionale, le rivalità con Vis Pesaro[74][76] e Maceratese[74][76] e con la tifoseria della Fermana.[74][76][92][93][94]
Rivalità molto accesa anche con gli abruzzesi del Pescara.[74][76][95] Degna di nota anche la rivalità con i tifosi campani della Cavese.[74][76] Altra rivalità degna di nota è verso l'altra tifoseria romana, della Lazio.[74][76] Inoltre, non idilliaci sono i rapporti con le tifoserie di L.R. Vicenza, Arezzo,[74][76] Bari, Brescia, Cesena,[74][76] Foggia, Perugia,[74][76] Siena,[74][76] Teramo[74][76] e Ternana.[76]
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