Remove ads
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia nel Lazio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Rieti (AFI: /'rjεti/ o, localmente, /'rjeti/ o /ri'eti/[4][5] ; Riète in dialetto reatino, /ri'εte/) è un comune italiano di 45 246 abitanti[1] del Lazio, capoluogo dell'omonima provincia. L'etnonimo "reatini" proviene etimologicamente dal nome latino della città, Reate, municipio di età romano imperiale.
Tradizionalmente riconosciuta come umbilicus Italiae ("ombelico d'Italia"),[6][7] Rieti sorge nella fertile Piana Reatina alle pendici del Monte Terminillo, sulle sponde del fiume Velino, in un territorio ricco d'acqua che fornisce alla capitale molta dell'acqua potabile di cui necessita. Fondata all'inizio dell'età del ferro, probabilmente da stirpi di Cultura appenninica, Osco-Umbra, i cosiddetti Aborigeni[8] per essere poi occupata dai Sabini. Fu conquistata dai Romani nel 290 a.C.[9] e, dopo la caduta dell'impero, dai Visigoti; sotto i Longobardi fu gastaldato nel Ducato di Spoleto. Entrata a far parte dello Stato Pontificio, costituiva un territorio di frontiera con il Regno di Napoli e nel XIII secolo fu spesso sede papale. Dopo l'annessione nel 1860 al Regno di Sardegna, fu aggregata alla provincia di Perugia, in Umbria, ma dal 1923 passò al Lazio, prima come parte della provincia di Roma, poi, nel 1927, con l'istituzione della provincia di Rieti.
Il centro di Rieti sorge a un'altitudine di 405 m s.l.m.[10] su una piccola altura nell'angolo sud-est della pianura denominata Piana Reatina, ai piedi dei colli San Mauro (o dei Cappuccini), Sant'Antonio al Monte e Monte Belvedere. La piana si estende per circa 90 km² ed è racchiusa dai Monti Reatini (tra cui il Monte Terminillo) ad est, dai Monti Sabini ad ovest ed è tagliata dal fiume Velino che riceve in essa le acque dei fiumi Salto e Turano.
La piana anticamente era occupata dalle acque del Lacus Velinus; fu bonificata in età romana aprendo un varco tra il calcare accumulatosi nei secoli presso Marmore, generando così l'omonima cascata. Di questo lago restano specchi d'acqua minori: il lago di Piediluco (provincia di Terni), quello di Ventina e i laghi Lungo e di Ripasottile[11], gli ultimi due protetti dall'omonima riserva naturale.
Rieti si trova in una zona assai ricca d'acqua: appena fuori dall'abitato si trovano le Fonti di Cottorella, che forniscono un'acqua oligominerale; nel limitrofo comune di Cittaducale si trovano le sorgenti del Peschiera, che con l'omonimo acquedotto forniscono molta dell'acqua necessaria a Roma (circa 550 milioni di metri cubi l'anno[12]); a Cotilia si trovano delle importanti terme e sorgenti di acqua solfurea. Nella parte settentrionale della valle si trovano le Sorgenti di Santa Susanna, con una portata di 5 mc/s, mentre 2 km ad est della città a quota 400 m s.l.m. si trovano le Sorgenti del Cantaro, che hanno una portata di circa 500 litri al secondo e sono probabilmente alimentate da una sorgente geologica posta a quota 450 m presso Vazia[13].
In base alla Carta Geologica d'Italia redatta dal Servizio Geologico d'Italia il terreno su cui sorgono il centro e la periferia di Rieti è costituito da "alluvioni fluviali recenti terrazzate" e "fluvio-lacustri recenti", mentre le zone vicine ai laghi sono costituite da "terreni grigi scuri e bruni limnopalustri" e "luoghi torbosi".[14]
La natura dei terreni fa sì che la zona della conca reatina sia una zona a elevato rischio idrogeologico[15], incluso, secondo i dati 2008 di Legambiente, il Comune di Rieti[16].
Il territorio circostante il comune di Rieti è caratterizzato da massicci montuosi che superano duemila metri: la catena dei Monti Reatini con il Terminillo, i monti della Duchessa e i monti della Laga (2458 m), i più alti del Lazio.
Il comune di Rieti si trova in un territorio sismico: è interessato infatti da un sistema di faglie che si estende tra la Conca di Rieti e i Monti Reatini.[17] Tali faglie si sono dimostrate attive e capaci di scatenare forti terremoti, i più distruttivi dei quali furono il terremoto del 76 a.C. (magnitudo 6.6), il terremoto del 1298 (magnitudo 6.2), il terremoto del 1898 (magnitudo 5.3) e le violente scosse del 24 agosto e del 30 ottobre 2016 [magnitudo 6.5, 6.9] in tutti i casi con considerevole numero di danni o vittime (VIII grado della scala Mercalli).[18] Nella classificazione sismica dell'Italia il territorio comunale è diviso in due zone: la parte orientale del comune, con i quartieri di Villa Reatina e Campoloniano, rientra in zona 2A (sismicità alta) mentre la parte occidentale in zona 2B (sismicità medio-alta).[19]
Il comune è ulteriormente esposto al rischio sismico a causa della vicinanza con faglie molto attive (Valle del Salto, Aquilano, Valle del Tronto, Valnerina),[20] acuita tra l'altro da diversi effetti di amplificazione. La città, infatti, è stata duramente colpita in più occasioni anche da terremoti di epicentro lontano: i più gravi sono stati il terremoto del 1349 (Valle del Salto) e i terremoti del 1703 (Cittareale / Aquilano), che provocarono anche a Rieti vittime e crolli. Solo lievi danni si sono avuti dai sismi del 1979 (Valnerina), del 1997 (Umbria) e del 2016 (Amatrice e valle del Tronto).
Il clima è continentale di fondovalle. D'inverno è freddo e umido (temperatura media del mese più freddo di 2,9 gradi), con la minima inferiore allo zero per 80 giorni l'anno; le nebbie sono molto frequenti e persistenti talvolta anche per l'intera giornata. In estate è moderatamente caldo (media del mese più caldo di 21,2 gradi) ma le ampie escursioni termiche fanno sì che le notti estive siano fresche (nel mese più caldo la media delle minime è 12,9 gradi[21]); dopo L'Aquila, Rieti è il secondo capoluogo di provincia con le minime più basse da aprile a settembre.
Le piogge sono superiori a 1 000 mm annui, distribuite in circa 100 giorni di pioggia annui, con due massimi: il principale in autunno e il secondario in tarda primavera. Temporali estivi frequenti, con una media di 15 giorni complessivi di pioggia nel periodo giugno-agosto. Le nevicate sono più rare nel fondovalle, con una media annua di 25 cm di neve alla quota di 400 m s.l.m. che sale ad oltre 200 cm nella frazione montana di Campoforogna.
Nel 2008 temperatura media annua +12,7 °C, minima -10,3 °C, massima +35,4 °C, pioggia caduta 1 411 mm in 106 giorni, escursione media giornaliera 13,9 °C, escursione media in agosto 19,2 °C, 3 mesi (gennaio, febbraio e dicembre) con media delle temperature minime inferiore a zero gradi, 7 mesi senza gelate, temperatura massima del giorno più freddo +3,3 °C, temperatura minima del giorno più caldo +17,8 °C[22].
Record del freddo nel 1956, nel gennaio 1985 e 2002, nel febbraio 2012 e 2018: rispettivamente -20 °C, -23,8 °C, -15,0 °C, -14,9 °C, -15,1 °C, con accumuli nevosi al suolo compresi tra 40 e 70 cm. Record del caldo 37,4 °C nel 2012, 37,1 °C nel 2011 e 40,4 °C nel 2017.
Il nome della città di Rieti deriva da Reate, l'antico nome latino della città. Dal latino Reate deriva anche il nome degli abitanti, detti reatini.
Una prima versione circa l'origine del toponimo vuole che Reate derivi da Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo. Infatti, secondo lo storico fiorentino Giovanni Villani, Rea Silvia sarebbe stata fatta seppellire viva proprio a Rieti per mano dello zio Amulio, furioso per il voto di castità infranto dalla nipote. Il Villani ritiene pertanto che sia Rea Silvia la donna raffigurata nella parte superiore dello stemma della città.[23] Implicito in questa interpretazione è l'antico legame di Rieti con Roma: identificando Rieti con Rea Silvia, madre dei fondatori di Roma, viene sottolineato il ruolo della città come "madre di Roma", un ruolo più volte attribuitogli dalla leggenda (il ratto delle Sabine riconduce la discendenza di gran parte del popolo romano alla stirpe Sabina), ma anche dalla storia (sono certi infatti l'influenza e i frequenti rapporti tra i Romani e i Sabini, popolo presente nella Valle del Tevere prima della fondazione di Roma, che espresse due tra i suoi sette re).
Una seconda versione vuole che il nome di Reate derivi invece da Rea, madre di tutti gli dei e moglie di Crono.[24]
Una terza versione fa derivare Reate dal verbo greco ῥέω (rhéo, che significa "scorrere"[25]) con riferimento all'acqua, ricchezza antica del territorio reatino, e allo scomparso Lago Velino che ne ha condizionato la storia e lo sviluppo.[24]
L'antica Reate, secondo la leggenda fondata dalla dea Rea, sorse all'inizio dell'età del ferro, intorno al IX-VIII secolo a.C.
Probabilmente in origine le terre intorno a Rieti furono abitate dagli umbri, per essere poi conquistate dagli Aborigeni[8], presso i quali Rieti assunse particolare importanza dopo che vi si rifugiarono gli abitanti di Lista, e dopo ancora conquistata dai Sabini[26] che, come suggeriscono i ritrovamenti archeologici, arrivarono fino ai territori vicini al Tevere.
Così come la fondazione della città si perde nella leggenda, anche i primi contatti con Roma non hanno contorni definiti, anche se è certo che tra Romani e Sabini avvenne una compenetrazione e che da un certo momento gli abitanti di Cures Sabini si insediarono sul colle Quirinale, contribuendo notevolmente alla crescita ed al rafforzamento di Roma.
La leggenda del ratto delle Sabine fa risalire i rapporti tra i due popoli immediatamente dopo la fondazione di Roma, quando Romolo, in cerca di alleanze e di donne con cui popolare la città, rapì con l'inganno le donne della città di Crustumerium di origine Sabina scatenando la guerra fra Roma e i popoli vicini. La battaglia del lago Curzio fu interrotta solo quando le donne rapite si gettarono fra le armi dei contendenti, imponendo la tregua fra Romolo e Tito Tazio e la nascita di una collaborazione fra i due popoli. Secondo una versione più prettamente storica, fu la continua ricerca di pascoli di pianura che spinse i Sabini a premere sul territorio di Roma e ad insediarsi sul Quirinale.
Ad ogni modo nella Roma regia gli abitanti di Cures Sabini, annoverati nella tribù romana dei Tities, espressero due Re di Roma (Numa Pompilio e Anco Marzio) di origine reatina, alcune tra le gens romane più antiche (Curtia, Pompilia, Marcia, Claudia, Valeria e Hostilia). Nonostante coabitassero all'interno delle stesse mura, nel corso dei secoli rimasero forti i contrasti tra Romani e Sabini, e sono numerose le guerre ed azioni militari degli uni contro gli altri.
Dopo numerosi conflitti, Reate fu definitivamente assoggettata a Roma nel 290 a.C.[27] per opera del console Manio Curio Dentato. Ampi territori nella pianura di Reate e Amiternum furono confiscati e distribuiti ai romani; alla popolazione Sabina fu offerta la cittadinanza romana senza diritto di voto, ma già nel 268 a.C. gli fu concessa la cittadinanza romana con l'inclusione in due nuove tribù, la Quirina e la Velina.
Al console Manio Curio Dentato si deve anche la bonifica dell'antico lacus Velinus, operata facendo confluire le acque nel vicino fiume Nera e dando così vita alla cascata delle Marmore, che permise la coltivazione su un'ampia pianura fertile. La conquista romana vide una trasformazione urbana della città, con la costruzione del Ponte Romano e del viadotto, corrispondente all'attuale via Roma, con cui la Via Salaria superava il fiume Velino e la successiva zona paludosa salendo fino al foro (attuale piazza Vittorio Emanuele II).
Il processo di cristianizzazione del territorio reatino fu avviato da San Prosdocimo nel I secolo[28], mentre la diocesi di Rieti fu fondata nel V secolo.
In seguito alla caduta dell'impero romano, nel VI secolo Rieti vide l'arrivo dei Longobardi, che nel 568 avevano fatto il loro ingresso nella penisola. Barbari e pagani, ebbero ben presto a convertirsi al cristianesimo per mezzo dell'opera dei monaci benedettini dell'Abbazia di Farfa. Nel 592 d.C. il territorio di Rieti divenne parte del Ducato di Spoleto e Rieti fu sede di un gastaldato.
Dopo il saccheggio dei saraceni, avvenuto durante il X secolo, la città fu ricostruita. La figura del Vescovo assunse importanza fondamentale con la ricostruzione della cattedrale nel 1109.
Nel 1151 la città fu assediata, presa per fame e poi distrutta da Ruggero II il Normanno.[29]
Divenne libero comune nel 1171 e si schierò sul fronte guelfo, sottoponendosi alla protezione papale.[29]
Il 23 agosto 1185 si celebrò a Rieti il matrimonio fra Costanza d'Altavilla ed Enrico VI di Svevia, figlio di Federico Barbarossa e futuro imperatore, alla presenza della sola sposa (Enrico era trattenuto in Germania per i funerali della madre). Il matrimonio fu ripetuto a Milano il 27 gennaio 1186; Rieti fu scelta per il valore simbolico e politico che aveva l'approvazione da parte della Chiesa nella prima città oltre i confini del Regno di Sicilia incontrata da Costanza nel percorso da Palermo a Milano, che percorreva accompagnata da un fastoso corteo di principi e baroni.[30]
Tutto il XIII secolo fu un periodo di splendore e prosperità economica per la città di Rieti, che fu spesso eletta a sede papale: nell'arco di un secolo vi risiedettero i papi Innocenzo III (1198), Onorio III (nel 1219 e nel 1225), Gregorio IX (nel 1227, nel 1232 e nel 1234), Niccolò IV (tra il 1288 ed il 1289) e Bonifacio VIII (nel 1298).[31]
Questo periodo di splendore coincise, del resto, con la presenza di San Francesco d'Assisi, che dimostrò di apprezzare molto i luoghi della Piana Reatina (per questo motivo nota anche come Valle Santa) e vi soggiornò più volte: la prima probabilmente nel 1209, poi una lunga permanenza nel 1223 e un'altra dall'autunno 1225 all'aprile 1226, poco prima della morte.[32] Durante questi soggiorni fondò i quattro santuari di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fonte Colombo ed ebbero luogo la realizzazione del primo presepe vivente, ancor oggi simbolo mondiale della cristianità, la stesura della Regola definitiva dell'ordine francescano e (probabilmente) la composizione del Cantico delle creature.
A seguito dello sdegno del popolo durante il giovedì Santo del 1228 e di successive minacce, i cittadini romani costrinsero Papa Gregorio IX a fuggire da Roma, dandogli tuttavia un salvacondotto per Rieti. La vicenda fa capo alla questione relativa alla scomunica inflitta a Federico II di Svevia per il continuo rinvio della crociata già promessa a Papa Onorio III.
Il 13 luglio 1234, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, papa Gregorio IX canonizzò san Domenico, fondatore dell'ordine domenicano.[33]
Il 29 maggio 1289 Carlo II d'Angiò, figlio e successore di Carlo I d'Angiò, venne incoronato nella cattedrale reatina Re di Sicilia e di Gerusalemme da Papa Nicolò IV.
Durante la cattività avignonese Rieti fu conquistata dal re di Napoli e imperversarono lotte tra guelfi e ghibellini, di cui le potenti casate romane (tra tutte quella degli Orsini) approfittarono per costituire un dominio feudale sul territorio.[29] Il dominio dei nobili romani fu fermato da una spedizione del cardinale Albornoz nel 1354[29], che precedette il definitivo rientro del Papa a Roma nel 1377.
Nel 1378 Rieti si diede in signoria a Cecco Alfani, la cui famiglia dominò fino al 1425.[34]
Il XVI secolo si caratterizzò per l'emergere di grandi proprietari terrieri quali i Vincentini, i Vecchiarelli, i Potenziani, che, usufruendo della fertile pianura reatina ancora in corso di bonifica, diedero vita spesso ad aziende agrarie. La Piana Reatina fu nota, nel XVIII secolo, per la quantità di guado presente nel territorio lacustre, che servì a tingere di blu le divise delle truppe napoleoniche.
Tra il 1798 e il 1799, durante la Repubblica Romana, Rieti fu capoluogo di distretto ed insieme ai distretti di Foligno e Spoleto era parte del Dipartimento del Clitunno (capoluogo Spoleto). All'annessione dello Stato Pontificio nel Regno d'Italia da parte dell'impero napoleonico (1809), Rieti fu inserita nel Dipartimento di Roma e nel 1812 fu fatta capo di un arrondissement.
In seguito alla restaurazione, nel 1816 papa Pio VII divise lo Stato della Chiesa in 17 delegazioni, dove Rieti era capoluogo della Delegazione di Rieti (delegazione di 3ª classe, la meno importante) con sedi di governi distrettuali a Rieti e Poggio Mirteto. Nel 1850 Pio IX accorpò le delegazioni in cinque grandi legazioni; quella di Rieti, insieme a Perugia e Spoleto, entrò a far parte della III Legazione dell'Umbria con capoluogo Perugia.
Grazie anche alla sua posizione strategica, al confine tra stato Pontificio e regno delle Due Sicilie, la città di Rieti fu molto attiva durante il risorgimento. Il 7 marzo 1821 la battaglia di Rieti-Antrodoco, considerata la prima del risorgimento, vide la sconfitta dei carbonari di Guglielmo Pepe per opera degli austriaci guidati dal generale Johann M. Von Frimont,che ebbe il riconoscimento del titolo di Principe di Antrodoco dal Re Ferdinando I per la vittoria.
Nella breve durata della Repubblica Romana tre reatini ed un mirtense (Francesco Battistini, Giuseppe Maffei, Mario Simeoni e Ippolito Vicentini) fecero parte dell'assemblea costituente[35], mentre Giuseppe Garibaldi, insieme alla moglie Anita, fu a Rieti per quasi tre mesi, dal 29 gennaio al 13 aprile 1849, per presidiare i confini con il Regno delle Due Sicilie. Il generale alloggiò nel palazzo dei marchesi Colelli e requisì il Palazzo Vescovile per adibirlo a dormitorio della sua "Legione Romana".[36][37] Alla sua ripartenza fu seguito da numerosi volontari che si unirono alla legione, tra cui i giovani reatini Michele Paolessi e Carlo Tosi che persero la vita nell'assedio di Roma.[38]
Alla vigilia dell'unità d'Italia, gli accordi presi da Cavour sul piano internazionale avrebbero previsto la permanenza di Rieti nelle mani del pontefice, ma i reatini riuscirono ad ottenere lo scorporo del loro territorio dal Patrimonio di san Pietro, e quindi la possibilità di decidere immediatamente l'adesione al Regno d'Italia (a differenza di altri territori pontifici come Viterbo, che dovette attendere la breccia di Porta Pia per farne parte).[39] Di conseguenza, il 23 settembre 1860[34][40][41] in una Rieti tappezzata di bandiere tricolori fece ingresso l'esercito italiano, composto da due reggimenti di granatieri che accompagnavano il Regio Commissario per la Provincia di Rieti, il conte Oreste Biancoli di Bagnocavallo; il 3 e il 4 novembre si tenne una consultazione plebiscitaria che decretò l'annessione con 1963 voti a favore, 3 contrari e 4 schede nulle.[42] Rieti e la Sabina furono poi testimoni della campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma (1867): il 23 ottobre di quell'anno, mentre si recava a Roma con l'intenzione di liberarla, Garibaldi fu a Rieti per una seconda volta, e alla battaglia di Mentana presero parte ottanta volontari reatini, tra i quali persero la vita Pietro Boschi ed Ettore Lucandri.[38] Tre anni dopo, nella breccia di Porta Pia cadde il reatino Domenico Martini.[43]
Nel Regno d'Italia la città divenne capoluogo del circondario di Rieti, che entrò a far parte della provincia di Perugia insieme a Terni ed al resto dell'Umbria; rimasero insoddisfatte le richieste di vedere riuniti i territori di Rieti e Cittaducale in una provincia della Sabina con Rieti capoluogo. Le vicende di questo periodo portarono a profondi mutamenti socio-economici, ma il ruolo della città rimase marginale. Risale alla seconda metà dell'Ottocento il progetto di ferrovia Rieti-Avezzano, che non fu mai portato a termine[44]
Alla figura di Giacinto Vincenti Mareri si deve un tentativo di rinnovamento, tramite la fondazione di un'azienda agraria aperta a nuovi tipi di colture e la fondazione della Cassa di Risparmio di Rieti nel 1846[42]; degno di menzione è anche il principe Giovanni Potenziani, che seguendo l'esempio del Vincenti Mareri avviò la coltivazione della barbabietola da zucchero. A questa pianta rimarrà legata per molto tempo la città e così la sua l'industria: nel 1873 fu inaugurato lo zuccherificio di Rieti, il primo in Italia[45], che dal 1887 grazie ad Emilio Maraini iniziò a produrre su scala nazionale. Grazie agli studi di Nazareno Strampelli, all'inizio del Novecento a Rieti vennero realizzate varietà di grano ad alta produttività e resistenti a fattori ambientali ostili.
Nel 1923 il territorio di Rieti fu scorporato dall'Umbria ed inserito nella provincia di Roma; tramite il Regio Decreto n° 1 del 2 gennaio 1927, il governo fascista istituì 17 nuove province tra cui la provincia di Rieti[46] unendo il territorio del circondario di Rieti a quello dell'ex circondario di Cittaducale (precedentemente parte della provincia di Aquila degli Abruzzi) allo scopo di ricreare la regione storica della Sabina. Il ruolo di capoluogo della città fu ulteriormente rafforzato l'anno successivo, quando i comuni di Contigliano, Cantalice, Poggio Fidoni e Vazia furono soppressi e aggregati al comune di Rieti;[47] solo nel dopoguerra i primi due torneranno ad essere comuni indipendenti.[48][49]
La promozione a capoluogo di provincia permise alla città di dar vita a un processo di crescita più efficace. Il definitivo passaggio ad un'economia di tipo industriale fu segnato dalla Supertessile, un grande stabilimento per la produzione della seta artificiale che impiegava migliaia di lavoratori (impiantato dal barone Alberto Fassini e successivamente acquisito da SNIA Viscosa).[50] L'arrivo della Supertessile rese Rieti uno dei maggiori centri manifatturieri del Lazio,[51] grazie anche all'indotto che favorì l'impianto di nuove industrie (come la Montecatini) e alla di poco successiva realizzazione dell'aeroporto di Rieti (che favorì la nascita dell'industria aeronautica ORLA).[50]
Gli avvenimenti più importanti della seconda guerra mondiale furono il bombardamento alleato del 19 novembre 1943[52] (nel quale rimasero seriamente danneggiati gli impianti industriali di viale Maraini, la stazione ferroviaria e l'aeroporto[53]), l'eccidio delle Fosse Reatine avvenuto il 9 aprile 1944[54] e il bombardamento del quartiere Borgo del 6 giugno 1944[55] che causò numerose vittime e rase al suolo parte del rione. Il 12 e il 13 giugno 1944 i tedeschi fecero saltare numerosi edifici (tra cui Porta Cintia, il ponte romano ricostruito nel 1939) e ne danneggiarono altri (l'aeroporto, lo Zuccherificio e gli altri stabilimenti industriali)[53], saccheggiarono la città e si ritirarono.[54] Il 16 giugno 1944 la città venne liberata con l'ingresso dell'esercito inglese.[54]
A partire dagli anni sessanta una spinta ulteriore verso la crescita industriale si ebbe con la nascita del nucleo industriale di Rieti-Cittaducale, grazie anche ai contributi della Cassa del Mezzogiorno.
Tuttavia in seguito, complici l'interruzione dei finanziamenti dell'ente pubblico e la mancanza di collegamenti veloci, le industrie sono andate incontro ad una crisi che dura ancor oggi.
La chiusura di molte aziende, inoltre, ha posto al centro del dibattito politico l'esigenza della bonifica e riqualificazione delle ex aree industriali (su tutte quelle dello zuccherificio e della Supertessile, ormai inglobate nel tessuto urbano per effetto dell'espansione edilizia).
Lo stemma della città è stato formalmente riconosciuto con decreto del Capo del Governo del 28 luglio 1942[56] È suddiviso in due parti ed è quindi uno scudo troncato: nella parte superiore a sfondo rosso ruggine, si può vedere una figura femminile identificata con Rea Silvia, da cui deriverebbe anche il nome della città, che offre uno stendardo a un cavaliere a sua volta identificato nella figura di Manio Curio Dentato. Entrambi sono realizzati con un colore argentato, così come previsto dal decreto di riconoscimento, ma in alcune versioni si possono trovare d'oro.[57]
La metà inferiore a sfondo celeste riporta tre pesci ed una rete anch'essa d'argento. Il significato della metà superiore rimanderebbe all'opera romana di bonifica, eseguita per mano proprio di Manio Curio Dentato, quindi la scena simboleggerebbe il ringraziamento della popolazione del capoluogo sabino nei confronti di colui che liberò l'odierno territorio della piana reatina dalle acque paludose del lago. Pompeo Angelotti vedrebbe invece nella figura femminile la dea Rea nell'atto di porgere il comando della città al marito Saturno (Crono), ed effettivamente Rieti prende come sua fondatrice proprio Rea (e anche qui, dal suo nome deriverebbe quello della città stessa). La metà inferiore ha un significato meno chiaro. È raffigurata una rete che copre l'intera porzione dello stemma, sotto di essa nella parte alta sono piazzati due pesci e un terzo è posizionato più in basso, a formare quindi con gli altri due un triangolo rivolto a terra, ma a differenza dei precedenti, questo si colloca sopra la rete ed è visibilmente più grosso. La spiegazione vedrebbe la rete come un simbolo della legge e i due pesci da essa racchiusi come i cittadini che a essa devono sottostare. Il pesce più grande quindi, sarebbe un Magistrato a cui spetta il compito di farla rispettare. Lo scudo attuale è sovrastato da una corona da marchese e ornato in basso da una di foglie e a volte da un nastro che recita: in pratis late rea condidit ipsa reate[58]. Originariamente lo stemma della città era costituito interamente da una semplice rete senza la rappresentazione dei pesci e della scena presente nella parte superiore.
Caratteristico il centro storico, posto su una leggera altura ai margini della conca reatina, protetto su un lato da una cinta muraria di origine medievale ancora ben conservata. Via Roma, una delle più vive del centro, divide la città nei rioni medievali di San Francesco, San Rufo, della Verdura e Santa Lucia.
La città può contare sulla presenza di due santuari francescani, quello di Fonte Colombo e quello de La Foresta e sulla vicinanza con altri due, siti nei vicini comuni di Greccio e Poggio Bustone. Molti pellegrini giungono, infatti, nella "Valle Santa" per ripercorrere, con il cammino di Francesco, le gesta e i momenti della vita del San Francesco d'Assisi.
Sala del Regno dei Testimoni di Geova
Chiesa degli Avventisti del Settimo Giorno
Assemblee di Dio in Italia (ADI)
Chiesa Cristiana Evangelica Missionaria Internazionale
Chiesa Cristiano-Ortodossa dei Santi Barbara e Giuseppe Nuovo di Patros
Moschea della Pace
Museo del tesoro del Duomo
Al 1º gennaio 2015 la popolazione residente nel comune di Rieti era di 47.729 unità, costituita al 47,4% da maschi e al 52,6% da femmine[79].
Abitanti censiti[80]
La popolazione straniera residente al 1º gennaio 2019 rappresenta il 7,3% ossia 3 457 persone, in costante aumento dal 2004.[81] I gruppi nazionali più numerosi sono:
Il dialetto della città di Rieti si inserisce nel gruppo dei dialetti sabini, appartenente ai dialetti italiani mediani. Tratto qualificante di questo gruppo dialettale è la conservazione delle vocali finali atone latine. In particolare nel dominio reatino-aquilano, area tradizionalmente conservativa, viene tuttora mantenuta la distinzione fra -o ed -u finali, a seconda dell'originaria matrice latina: ad esempio, a Rieti si ha cavallu per "cavallo" (latino: caballus), ma scrio per "io scrivo" (latino: scribo).
A Rieti esistono diverse manifestazioni legate alle tradizioni locali di origine più o meno antiche:
Rieti è da anni classificata ai primi posti in fatto di basso tasso di delinquenza. In un rapporto del Viminale del 2008 la città sabina è risultata quella con il secondo più basso numero di scippi in tutta Italia (due in tutto l'anno) mentre per ciò che riguarda i furti con destrezza e i furti d'auto, lo stesso rapporto indica rispettivamente un totale di 89 ed 83, entrambi in calo rispetto all'anno precedente. Più alto il numero di truffe che ammontano a un totale di 240[91].
Nella classifica "Ecosistema urbano" realizzata da Legambiente nel 2016, che valuta la qualità dell'ambiente nei comuni italiani capoluogo di provincia, Rieti si piazza al 54º posto[92].
Museo civico, diviso in due sezioni: sezione storico-artistica, all'interno del palazzo municipale; sezione archeologica, nell'ex monastero di santa Lucia, via Sant'Anna, 4.
Museo diocesano, sviluppato tra la Cattedrale e il Palazzo Papale: racchiude la pinacoteca diocesana, il lapidarium e il museo del tesoro del Duomo.
La principale biblioteca cittadina è la Biblioteca Comunale Paroniana, dal nome del vescovo Giovanni Filippo Paroni O.F.M.Conv., inaugurata il 4 giugno del 1865 nell'ex convento di S. Agostino. Dopo alcuni spostamenti dovuti al costante aumento dei volumi conservati, si è trasferita presso l'ex monastero di Santa Lucia nel 1998. La biblioteca possiede circa 140 000 volumi stampati, 23 000 dei quali antichi, risalenti ad un periodo compreso fra il XV e il XIX secolo, 466 testate di periodici, dei quali 100 correnti, 78 codici, 80 incunaboli, un cospicuo numero di manoscritti, e materiale non raccolto in libri.[93]
C'è poi la Biblioteca della Fondazione Varrone (ex Biblioteca Benedetto Riposati). Nacque nel 1982 quando Monsignor Benedetto Riposati, latinista dell'università Cattolica di Milano, donò la propria biblioteca all'allora Cassa di Risparmio di Rieti, che fu sistemata nella sede di via dei Crispolti 22, presso Palazzo Potenziani Fabri. La raccolta di libri è stata ampliata dalla Fondazione Varrone e da donazioni di privati arrivando così a oltre 13 000 volumi[94], alcuni dei quali, molto rari ed importanti tanto da conferire alla biblioteca un prestigio internazionale. Nel 2012 viene inaugurata la nuova sede della biblioteca all'interno delle "Officine Fondazione Varrone", il complesso di edifici ristrutturati dalla Fondazione in Largo San Giorgio che ospitano una libreria, un caffè letterario, una galleria d'arte, una palestra di inglese ed un laboratorio di moda, dove la Fondazione organizza manifestazioni ed eventi culturali. Dal 2014 la biblioteca è chiusa perché posta sotto sequestro, in seguito alla scoperta di alcune irregolarità nei lavori di ristrutturazione.[95]
L'Archivio di Stato di Rieti fu istituito il 15 giugno del 1953 come sezione dell'Archivio di Stato di Roma; è divenuto un Archivio di Stato vero e proprio il 30 settembre 1963 per decreto del presidente della Repubblica.[96][97] Ha sede in Viale Ludovico Canali 7.[96]
A Rieti, in località Campofiorito sul Monte Terminillo[98], opera il Centro Appenninico del Terminillo "C.Jucci". Esso è una "emanazione" dell'Università degli Studi di Perugia. Nasce nel 1949[99][100] per mano di Carlo Jucci docente di Zoologia all'Università di Pavia e tredici anni dopo la sua morte fu ceduto all'Università di Perugia. Si occupa di ricerca e sperimentazioni in campo agronomico e dello studio delle rilevazioni climatiche necessarie allo svolgimento dell'attività di ricerca principale. Il Centro Carlo Jucci svolge la sua attività grazie a 4 stazioni di ricerca poste a 379, 1050, 1739 e 1000 m s.l.m.[101]
Nel territorio comunale sono presenti scuole elementari, medie e superiori (licei, istituti tecnici e istituti professionali, con la maggior parte degli indirizzi esistenti[note 1]).
A livello scolastico Rieti costituisce un polo attrattore per una vasta parte della provincia di Rieti: infatti studiano nel capoluogo circa 9 800[102] alunni sui 21 400[103] che costituiscono la popolazione scolastica della provincia.
Il ruolo di attrattore è particolarmente importante per quanto riguarda le scuole superiori (dal momento che, tra gli altri 72 comuni della provincia, solo in sette di questi sono presenti istituti superiori[104]), motivo per cui esiste un consistente pendolarismo scolastico, anche sulle medio-lunghe distanze. Alcuni di essi, inoltre, presentano delle eccellenze che li rendono in grado di esercitare un'attrazione regionale e interregionale.
Tra questi, di particolare rilevanza è l'Istituto Alberghiero Ranieri Antonelli Costaggini, fondato nel 1962, che fu il primo istituto di questo tipo in tutto il Lazio;[105] oggi è l'istituto superiore con il maggior numero di iscritti dell'intera provincia ed attrae molti studenti anche dalle vicine città di Roma, Terni e L'Aquila, che per seguire le lezioni hanno la possibilità di soggiornare in un apposito convitto.
Da citare anche il Liceo Classico Marco Terenzio Varrone, nel quale si sono diplomati il giornalista Indro Montanelli, lo storico Renzo De Felice[33] e l'ex presidente del Senato Franco Marini.
La società Sabina Universitas Polo Universitario di Rieti, fondata nel 1994, gestisce le attività delle sedi distaccate di Rieti dell'Università La Sapienza di Roma (facoltà di ingegneria e di medicina) e dell'Università degli Studi della Tuscia (facoltà di Agraria).
I quotidiani locali sono il Corriere di Rieti e della Sabina (del Gruppo Corriere S.r.l.), l'edizione di Rieti de Il Messaggero e l'edizione Lazio Nord de Il Tempo (che fino al 2012 aveva un'edizione di Rieti[106]).
Tra i periodici ci sono il mensile gratuito Format, il mensile gratuito Informer e il settimanale diocesano Frontiera.
Tra le emittenti radio locali si ricordano Radio Mondo, MEP Radio Organizzazione.
La prima emittente locale a Rieti è stata la RTR − Rete Televisiva Reatina.
Altra storica emittente reatina è stata TeleRadioRieti 2000, fondata nel 1977, che dal 1980 assunse il nome di TeleSabina 2000 e cessò le sue trasmissioni nel 2002. Tra il 2008 e il 2016 sono state attive altre reti televisive che ora hanno cessato di esistere: Tele Centro Lazio, Sabinia tv e RLTV.
L'attività teatrale è concentrata presso il Teatro Flavio Vespasiano, realizzato sul finire del XIX secolo e posto lungo via Garibaldi (a pochi passi da piazza Vittorio Emanuele II). È stato più volte lodato per le sue straordinarie qualità acustiche. Ospita annualmente concorsi di calibro nazionale ed internazionale legati alla danza e alla lirica, ma è anche sede delle rappresentazioni delle piccole compagnie teatrali locali, per lo più commedie in vernacolo. Ha ospitato anche la registrazione della puntata zero di uno show Rai[107][108].
Anche grazie all'operato della Rieti Film Commission, a Rieti sono stati ambientati film come L'uomo del grano di Giancarlo Baudena (documentario su Nazzareno Strampelli girato in parte nella Piana Reatina, la cui anteprima assoluta è stata poi proiettata a Rieti[109]), Il disordine del cuore scritto da Paolo Fosso (interamente ambientato e girato a Rieti, e anch'esso presentato a Rieti[110]), Il tema di Jamil di Massimo Wertmüller (film girato totalmente a Rieti[111]), mentre è in uscita il film Il centro del mondo di Kim Rossi Stuart (per il quale sono state effettuate a Rieti quattro settimane di riprese su nove totali[112]).
Tra i piatti tipici della cucina locale ce ne sono vari a base di pasta, storicamente prodotta a partire dalla locale varietà di grano Rieti originario. Tra questi ci sono le fregnacce alla reatina, un taglio di pasta a forma di rombo (largo circa due centimetri nella diagonale minore); il condimento originale è costituito da lardo battuto, sedano, cipolla, pomodoro a pezzi, sale e peperoncino,[113][114] anche se spesso sono servite con del sugo di carne semplice e una spolverata di pecorino locale, oppure con un sugo alle olive (che trova largo impiego nei condimenti della cucina locale, essendo un prodotto tipico della Sabina).
Altra pasta tipica sono i pizzicotti (annoverati tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani), che sono ottenuti prelevando "pizzichi" di un impasto identico a quello utilizzato per il pane (cioè acqua, farina, sale e lievito) e cotti direttamente nell'acqua bollente; vengono conditi con un sugo di pomodoro leggermente piccante. Fanno parte della cucina locale anche gli strengozzi, che sono preparati "alla reatina" con un condimento costituito da grasso di prosciutto, olio di oliva, prosciutto fresco tagliato a cubetti, peperoncino rosso, piselli freschi e pomodoro.[115]
Per quel che riguarda le carni, tipici del posto e diffusi in buona parte della provincia sono i sardamirelli. Sono costituiti dai budelli dell'intestino del maiale i quali vengono lavati, e lasciati ad asciugare per tre giorni. A questo punto vengono aromatizzati con finocchio, peperoncino e sale e successivamente rivoltati e fatti essiccare per poi essere cucinati sulla brace oppure in umido con i fagioli.[116] Un'altra specialità della norcineria reatina è la salsiccia di fegato di suino semplice, oppure nelle varianti condite con finocchiella e scorzette d'arancia o con uvetta fresca.[senza fonte]
Tra i dolci, sono tipici del periodo natalizio dei biscotti romboidali composti di miele e noci tritate, sia in forma di biscotto secco (terzetti alla reatina)[117] che in quella di impasto morbido e croccante servito su foglie di lauro (copeta o nociata).[118][119] Fanno parte della tradizione anche le fave dei Morti (biscotti di farina di mandorle, preparati in occasione della commemorazione dei defunti)[120] e la pizza di Pasqua (un panettone al formaggio lievemente dolce).[121] Inoltre, sebbene più recente, è di origini reatine anche la torta mimosa, inventata negli anni Cinquanta dal ristoratore locale Adelmo Renzi.[122][123]
L'area del Comune di Rieti è suddivisa in tre circoscrizioni[129]:
Circoscrizione Rieti I: centro storico di Rieti, Borgo, Campomoro, Fiume de' Nobili, Casette, San Benedetto, Sant'Elia, San Giovanni Reatino, Maglianello, Poggio Fidoni.
Circoscrizione Rieti II: Maraini, Regina Pacis, Madonna del Cuore, Micioccoli; piana reatina; zona adiacente cimitero comunale, Moggio, Chiesa Nuova e Quattro Strade.
Circoscrizione Rieti III: Villa Reatina, Piazza Tevere, Campoloniano, Vazia, Lisciano, Monte Terminillo e Castelfranco.
Fin dalla prima bonifica di epoca romana[note 2], la pianura intorno alla città si dimostrò molto fertile, ma l'opera di bonifica andò avanti ancora per molto. Fino al secolo novecento infatti, la piana reatina rimase sostanzialmente una zona paludosa, soggetta periodicamente a esondazioni che danneggiavano la produzione locale, situazione che favoriva per di più la proliferazione della malaria.
In epoca medievale, la piana era caratterizzata da una vasta produzione di guado, che una volta macinato, essiccato e fermentato, veniva messo in commercio sotto il controllo dei “Consoli dell'agricoltura del Guado”. Questa coltivazione cessò con gli ultimi decenni dell'Ottocento lasciando spazio all'Indaco.
La maggiore eccellenza dell'agricoltura reatina è stata tuttavia quella del frumento: infatti la varietà di grano autoctona della Piana Reatina, denominata Rieti originario, fu uno dei grani più diffusi e ricercati d'Italia tra Ottocento e Novecento in quanto era caratterizzata da una straordinaria produttività e resistenza alla ruggine.[131]
L'economia reatina si è basata a lungo sul settore agricolo, tanto che ancora a fine Ottocento oltre metà della popolazione era impiegata nell'agricoltura, una delle percentuali più elevate d'Italia. Solo sul finire del secolo ci fu un rinnovamento delle colture rispetto a quelle tradizionali: in seguito alla nascita dello zuccherificio si diffuse ad esempio la barbabietola da zucchero.
Inoltre all'inizio del Novecento la città fu teatro delle sperimentazioni dell'agronomo Nazareno Strampelli, che si era trasferito a Rieti nel 1903, proposto dal professor Giuseppe Brucchietti, per dirigere la cattedra sperimentale di granicoltura. Effettuando selezioni ed incroci a partire dal Rieti originario, Strampelli riuscì ad ottenere nuove tipologie di frumento note come sementi elette, ancora più resistenti e produttive. Le varietà prodotte da Strampelli ebbero diffusione in tutta Italia e anche all'estero nel corso della "battaglia del grano".
Ancora da risolvere comunque era la questione della bonifica della piana reatina, così nel 1936 iniziarono i lavori per regolamentare la portata d'acqua del Velino; in quest'ottica, furono costruite le dighe, ancora oggi sfruttate per la produzione di corrente elettrica, del Salto e del Turano, due affluenti del Velino, lavori che terminarono cinque anni più tardi. Questi interventi permisero una crescita più efficace del settore agricolo reatino non più penalizzato da un territorio paludoso. Nel periodo del dopoguerra l'agricoltura subisce un pesante ridimensionamento nella produzione della ricchezza della città passando da quasi il 50% al 14% all'inizio del 1970, discesa favorita dall'apertura all'industria e dalla nascita di un settore terziario.
Rieti ha avuto un'industrializzazione piuttosto tardiva (avviata solo nella seconda metà dell'Ottocento), ma è stata nel secolo scorso uno dei maggiori centri manifatturieri del Lazio.[51]
Dopo secoli di economia agricola, la prima fabbrica a sorgere fu lo zuccherificio di Rieti nel 1873. Fu il primo zuccherificio d'Italia,[45] e sotto la gestione di Emilio Maraini divenne tra i più importanti della nazione per capacità di lavorazione.[132] Tuttavia si trattava di un insediamento ancora legato all'agricoltura e a carattere stagionale, attivo solo nel periodo di raccolta della barbabietola da zucchero.
Il vero passaggio ad un'economia di tipo industriale si ebbe negli anni Venti, quando il barone Alberto Fassini impiantò a Rieti la Supertessile (poi divenuta Snia Viscosa), un impianto di grandi dimensioni per la produzione della seta artificiale,[50] che arrivò ad occupare ben 4500 operai.[45] Il volano della Supertessile portò in breve tempo all'apertura di altri opifici, tra cui lo stabilimento chimico della Montecatini e l'industria aeronautica ORLA.[50]
La seconda fase dell'industrializzazione di Rieti si aprì nel 1970 con l'inaugurazione del nucleo industriale di Rieti-Cittaducale, un'area di circa 500 ettari attrezzata per accogliere capannoni industriali, realizzata al confine con il comune di Cittaducale. Lo scopo era quello di attrarre industrie grazie alle sovvenzioni della Cassa del Mezzogiorno, che operava nel comune limitrofo (in quanto ex territorio borbonico). Nel giro di qualche anno questo settore divenne di primo livello, vantando la presenza di industrie operanti su scala nazionale nonché di alcune multinazionali,[133] e si caratterizzò per la produzione nel campo dell'elettronica.
Tuttavia, a partire dagli anni novanta, la fine dei sovvenzionamenti statali ha portato il settore ad una grave crisi, dovuta sia all'assenza di vie di comunicazione moderne[133] sia alla maggiore convenienza di produrre nei paesi dell'Est. La chiusura o la delocalizzazione di molte aziende, tra cui lo stabilimento della Texas Instruments che ne era il maggiore, ha comportato una netta diminuzione del numero di addetti (passati dagli 8500 del 1994 ai 5000 degli anni 2010[134]) e la trasformazione di molti grandi capannoni in centri commerciali, tanto che la zona è stata riconosciuta dal Ministero dello sviluppo economico come una delle otto "aree di crisi complessa" del territorio nazionale.[135]
L'area di Rieti-Cittaducale comprende 240 imprese, in prevalenza medie o piccole,[134] e fa parte del distretto regionale dell'innovazione[136] e dell'aerospazio.[137]
Il settore dei servizi, fino agli anni venti, era poco rilevante ed era composto in prevalenza dal piccolo commercio.[138] In seguito all'istituzione della provincia, il settore si espanse con la nascita di una burocrazia locale e dopo ancora con le prime attività turistiche, specialmente sul Terminillo.
Oggi il terziario costituisce circa i tre quarti del PIL reatino. Al suo interno è prominente il settore dei servizi destinati alla vendita (commercio e GDO) nonché quello bancario e assicurativo;[139] rilevante in quel campo era la Cassa di Risparmio di Rieti.
Una delle principali arterie che attraversano Rieti è la SS4 via Salaria, strada statale extraurbana secondaria che collega Roma ad Ascoli Piceno e al mare Adriatico passando per Rieti. L'arteria è in gran parte a scorrimento veloce, anche se ancora incompleta in direzione Ascoli e piuttosto compromessa in direzione Roma, dove è programmato (e in un piccolo tratto già attuato) il suo raddoppio.[140]
Dalla Salaria, in corrispondenza di Rieti, si diramano due arterie: una è la statale 79 "Ternana" (convertita a scorrimento veloce, e pertanto nota come "superstrada Rieti-Terni"), che collega la città con Terni, Spoleto e in generale il nord Italia (tramite la strada europea E45 e il casello di Orte dell'A1). L'altra è la statale 578 "Salto Cicolana" (anch'essa quasi del tutto convertita a scorrimento veloce e detta pertanto "superstrada Rieti-Torano"), che collega Rieti ad Avezzano e al Cicolano.
Rieti è attraversata dalla ferrovia Terni-Sulmona, una linea secondaria non elettrificata e a binario unico. La città è servita dalla stazione di Rieti, mentre le piccole fermate di Poggio Fidoni e Labro-Moggio servono le omonime frazioni.
A nord del centro urbano si trova l'aeroporto Giuseppe Ciuffelli, un piccolo aeroporto usato principalmente dall'Aero Club locale, da aerei da turismo e alianti, nonché dal 16º Nucleo Elicottori dell’Arma dei Carabinieri e dal Nucleo Elicotteri dei Vigili del Fuoco.
La mobilità urbana e suburbana è garantita dal servizio di autobus della ASM Rieti, con circa 347 corse giornaliere e trentacinque linee che hanno capolinea in piazza Cavour.[141]
L'autostazione situata all'esterno della stazione ferroviaria è servita dagli autobus della compagnia regionale Cotral, che gestisce circa sessanta autolinee[142] che collegano Rieti con Roma, con la stazione di Fara Sabina e con gli altri comuni della provincia.
Nell'area urbana sono presenti tre piste ciclabili: la prima (indicata come "ciclovia A" e nota anche come "Giorlandina") segue l'argine sinistro del Velino collegando la città da ovest ad est;[143] la seconda lambisce la parte est della città collegandola da nord a sud, e fa parte del più ampio anello della Ciclovia della Conca Reatina, che raggiunge anche Contigliano e varie frazioni di Rieti;[144] la terza collega il quartiere Madonna del Cuore alla frazione di Quattro Strade.[145]
Nel 1923 Rieti passò dalla provincia di Perugia in Umbria, alla provincia di Roma nel Lazio, e nel 1927 diventò capoluogo di provincia, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Rieti.
La città di Rieti è gemellata con:
Inoltre, sono stati stipulati "Patti di amicizia" con le seguenti città italiane:
Il gemellaggio fra Rieti ed Itō si deve ad un articolo pubblicato dalla Gazzetta dello Sport nel 1979, riguardante una manifestazione chiamata "Festival della vasca di legno" e tenuta nella città nipponica, in cui i partecipanti davano vita a una competizione acquatica con delle imbarcazioni di legno analoghe a quelle della Festa del Sole reatina. Questa analogia spinse il comitato reatino a mettersi in contatto con l'ambasciata Giapponese a Roma, e successivamente con la città di Itō. Si avviarono così gli incontri che permisero alle due città di giungere al gemellaggio, ufficializzato in data 27 marzo 1985 dal consiglio comunale di Rieti e il giorno seguente dal consiglio municipale di Itō.
Anche il gemellaggio con Saint-Pierre-lès-Elbeuf trae origine da questa manifestazione[in che modo?].[151]
Rieti può vantare una notevole tradizione sportiva, specialmente negli ambiti dell'atletica leggera e della pallacanestro, e dispone di un discreto numero di impianti sportivi dove si tengono manifestazioni di rilievo anche internazionale.
La città, in particolare, è considerata una delle capitali italiane dell'atletica leggera, sia per la notevole diffusione di tale sport tra la popolazione[152] che per il numero di atleti della nazionale cresciuti nella locale società Studentesca Andrea Milardi (oltre cento,[153] tra i quali si ricordano Pietro Mennea, Andrew Howe e Maria Benedicta Chigbolu). L'attività si svolge allo stadio Raul Guidobaldi, che è spesso sede di eventi di rilievo nazionale e internazionale; tra di essi spicca il Rieti Meeting (il secondo d'Italia per importanza dopo il Golden Gala di Roma), nel quale sono stati stabiliti numerosi record mondiali, al punto che la città è stata definita una sorta di "mecca" per i record[154] e il Guidobaldi soprannominato "tempio del mezzofondo".[155]
Molto radicata è anche la pratica della pallacanestro: la città è infatti sede della Sebastiani Rieti, società che ha militato a lungo in serie A ed è stata anche campione d'Europa vincendo una Coppa Korać. La sua presenza ha attirato importanti giocatori anche statunitensi, tra i quali l'amatissimo Willie Sojourner e Joe Bryant (padre di Kobe Bryant, che per tale ragione ha trascorso l'infanzia a Rieti). La città è oggi rappresentata, oltre che dalla Sebastiani (attualmente in serie A2), anche dalla NPC Rieti, oggi in serie B: entrambe disputano i propri incontri al PalaSojourner.
Meno sentita - ma comunque rilevante - è la tradizione calcistica: nell'ambito del calcio a 11 la città è rappresentata dall'FC Rieti, che vanta due presenze in Serie B, nonché molte stagioni a cavallo della C e del dilettantismo. Al 2024-2025 la squadra milita in Eccellenza. Nella stagione 2023-2024 la città è stata rappresentata anche dalla SSA Rieti. Nel calcio a 5 opera il Real Rieti, che vanta numerose partecipazioni alla massima serie, oltre a una finale scudetto, una partecipazione alla Champions League, una Coppa Italia e una Coppa della Divisione. La squadra, che attualmente milita in Serie A2, gioca le sue partite casalinghe al PalaMalfatti.
Altra tradizione sportiva rilevante nella città di Rieti è quella rugbistica, grazie agli ASD Arieti Rugby Rieti 2014, squadra attualmente militante in Serie C e che, nella sua storia, può vantare una partecipazione alla Serie A e molte altre alla Serie B.
Rieti è molto nota anche nel mondo del ciclismo professionistico, in quanto l'ascesa al monte Terminillo tramite la Via Terminillese rappresenta una scalata storica del ciclismo italiano; per tale ragione, Rieti o il Terminillo sono state spesso arrivo di tappa del Giro d'Italia (venti volte) e della Tirreno-Adriatico (due volte); proprio sul Terminillo si svolse la prima cronoscalata della storia del Giro.[156] Il percorso Rieti-Terminillo è celebre anche in ambito automobilistico: vi si tiene ogni anno la coppa Bruno Carotti, competizione di rilievo internazionale che per lungo tempo ha fatto parte del campionato europeo della montagna.
Rilevante è anche l'attività nel campo del volo a vela che si svolge all'aeroporto Ciuffelli, facilitata dalle correnti ascensionali particolarmente favorevoli presenti nella Piana Reatina: la città ha infatti ospitato due edizioni dei campionati mondiali assoluti organizzati dalla FAI,[157] un mondiale juniores,[158] e tre edizioni dei campionati europei.[159]
La piscina comunale e quella provinciale di Campoloniano ospitano gare di nuoto e pallanuoto.[160][161][162]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.