17ª edizione dei Giochi olimpici moderni, tenutasi a Roma (Italia) nel 1960 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I Giochi della XVII Olimpiade, noti anche come Roma 1960, si sono svolti a Roma, in Italia, dal 25 agosto all'11 settembre 1960.
Giochi della XVII Olimpiade | |||||||||||||||||||||
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Città ospitante | Roma, Italia | ||||||||||||||||||||
Paesi partecipanti | 83 (vedi sotto) | ||||||||||||||||||||
Atleti partecipanti | 5.338 (4.727 - 611 ) | ||||||||||||||||||||
Competizioni | 150 in 19 sport | ||||||||||||||||||||
Cerimonia apertura | 25 agosto 1960 | ||||||||||||||||||||
Cerimonia chiusura | 11 settembre 1960 | ||||||||||||||||||||
Aperti da | Giovanni Gronchi | ||||||||||||||||||||
Giuramento atleti | Adolfo Consolini | ||||||||||||||||||||
Ultimo tedoforo | Giancarlo Peris | ||||||||||||||||||||
Stadio | Stadio Olimpico di Roma | ||||||||||||||||||||
Medagliere | |||||||||||||||||||||
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Cronologia dei Giochi olimpici | |||||||||||||||||||||
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Roma si era già aggiudicata l'organizzazione dei Giochi olimpici del 1908, ma a seguito dell'eruzione del Vesuvio del 1906 rinunciò a tale evento, cedendo l'onore dell'organizzazione alla città di Londra.
In precedenza soltanto un'altra città italiana era stata sede di evento olimpico: Cortina d'Ampezzo, che nel 1956 fu sede dei VII Giochi olimpici invernali.
La città di Roma era già stata scelta dal Comitato Olimpico Internazionale per ospitare i Giochi della IV Olimpiade nel 1908; tuttavia, dopo l'eruzione del Vesuvio del 1906, i Giochi romani non sarebbero stati comunque più finanziati dallo Stato Italiano, poiché tutti i fondi disponibili dovevano essere destinati alla ricostruzione della periferia orientale di Napoli, e per questo motivo il CIO assegnò quindi alla città di Londra l'organizzazione dell'evento. In seguito Roma si candidò ufficialmente, senza successo, ad ospitare i Giochi del 1924/1928 (non selezionata), del 1936 (ritirata durante il processo di selezione), del 1940 (non selezionata) e del 1944 (eliminata alla 1ª votazione).[1]
Nella seduta del 9 novembre 1949 del Consiglio Nazionale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, il presidente Giulio Onesti nel suo intervento rilevò che il successo ottenuto dall'ente nell'assegnazione, ad aprile dello stesso anno, dei VII Giochi olimpici invernali a Cortina d'Ampezzo del 1956 doveva essere d'incoraggiamento per l'Italia nel chiedere anche l'organizzazione anche dei Giochi estivi del 1960 per Roma.[2] A tal fine, Onesti iniziò fin da subito a portare avanti il completamento dello Stadio Olimpico convinto che questa scelta sarebbe stata strategica a persuadere i votanti del CIO ad assegnare alla capitale italiana i Giochi del 1960[3] e, nel dicembre 1950, informò la Giunta del CONI che nel mese di aprile 1951 sarebbe stato pronto un piano regolatore per la candidatura olimpica romana.[4]
Tra l'altro, nel gennaio 1953 Onesti illustrò ai componenti della Giunta del CONI che nella riunione del CIO di quell'anno, da svolgersi a Città del Messico, si sarebbe potuti arrivare ad una clamorosa rinuncia di Melbourne ad ospitare i Giochi estivi del 1956;[3] in tal caso Roma, pur dovendosi candidare per l'edizione successiva, avrebbe dovuto farsi trovare pronta a subentrare alla città australiana nell'organizzare quei Giochi e, per quella eventualità, predispose un cortometraggio da mostrare al CIO stesso sullo stato di avanzamento dei lavori dello stadio Olimpico,[3] che sarebbe stato inaugurato il mese successivo alla sessione del comitato internazionale.[5] Sempre nel gennaio 1953 vi fu la scomparsa dell'ex presidente del CONI e membro in carica del CIO Alberto Bonacossa, influente a livello internazionale, e questo portò negli ambienti romani la convinzione che la perdita potesse svantaggiare la corsa di Roma all'assegnazione dei Giochi;[3] ma un certo ottimismo tornò al CONI dopo la sessione di Città del Messico, poiché si era mostrata efficace sui partecipanti la proiezione del cortometraggio sullo stato dell'arte degli impianti capitolini.[3]
La defezione nel 1953 di Melbourne per l'edizione del 1956 non vi fu e la sesta candidatura olimpica ufficiale di Roma, confermata per ospitare i Giochi della XVII Olimpiade nel 1960 coma da progetto iniziale, avvenne a inizio 1955 con la presentazione al CIO della richiesta da parte degli enti preposti: il 20 gennaio dal presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Mario Scelba; il 27 gennaio dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano, a firma del presidente Giulio Onesti e del segretario generale Bruno Zauli; il 4 febbraio dal sindaco di Roma Salvatore Rebecchini.[6]
Il 28 febbraio venne redatto dal CONI e inviato al Comitato Olimpico Internazionale il "Questionario sulle condizioni richieste dal CIO per l'organizzazione dei Giochi Olimpici", nel quale in linea di massima veniva indicato che:[6]
I Giochi della XVII Olimpiade del 1960 furono assegnati il 16 giugno 1955, durante il 50º Congresso del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) svoltosi a Parigi (nella stessa sessione venne selezionata anche la città che avrebbe ospitato gli VIII Giochi olimpici invernali, sempre nel 1960, che fu la statunitense Squaw Valley).[7]
Nella sede congressuale, ospitata nei locali del Circolo interalleato di Parigi,[7] vennero presentate sette candidature: Bruxelles (Belgio), Budapest (Ungheria), Città del Messico (Messico), Detroit (Stati Uniti), Losanna (Svizzera), Roma (Italia) e Tokyo (Giappone).[7]
La presentazione della candidatura di Roma iniziò con una illustrazione della lunga tradizione sportiva della Capitale italiana, da parte del sindaco Salvatore Rebecchini, nella quale si ricordò il desiderio, più volte ribadito, dell'ideatore dei Giochi Olimpici moderni, il barone Pierre De Coubertin, sul fatto che Roma dovesse un giorno ospitare le Olimpiadi; al sindaco seguirono gli interventi del presidente del CONI Giulio Onesti e del segretario generale dello stesso ente Bruno Zauli, incentrati su questioni prettamente logistiche e tecniche.[8]
Roma superò i primi due turni come candidatura più votata in entrambi i casi, ed ebbe la meglio alla terza votazione, ballottaggio finale, su Losanna con 35 voti ottenuti contro i 24 voti avuti dalla città svizzera.[7] Il risultato fu annunciato alla platea del Congresso dal presidente del CIO Avery Brundage, con le seguenti parole:[7]
«Gentlemen, the 1960 Olympic Games were awarded to Rome. Italy has been given the honor and burden of organizing this event, which will take place next year in Melbourne, Australia, as planned»
«Signori, i Giochi Olimpici del 1960 sono stati assegnati a Roma. All'Italia è stato conferito l'onore e l'onere dell'organizzazione di questa manifestazione, che avrà luogo nel prossimo anno a Melbourne, Australia, come previsto»
Molti meriti sul risultato di Roma furono attribuiti a Paolo Thaon di Revel, membro italiano del Comitato Esecutivo del CIO e presidente del Comitato organizzatore dei VII Giochi olimpici invernali di Cortina d'Ampezzo 1956, per l'impegno diplomatico svolto.[7]
Risultati assegnazione dei Giochi della XVII Olimpiade[9][10] | |||||
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Candidatura | Paese | Round 1 (voti) |
Risultato | ||
Roma | ![]() | 15 | Al turno successivo | ||
Losanna | ![]() | 14 | Al turno successivo | ||
Budapest | Ungheria | 8 | Al turno successivo | ||
Detroit | Stati Uniti | 6 | Al turno successivo | ||
Bruxelles | ![]() | 6 | Eliminata | ||
Città del Messico | ![]() | 6 | Eliminata | ||
Tokyo | ![]() | 4 | Eliminata | ||
Candidatura | Paese | Round 2 (voti) |
Risultato | ||
Roma | ![]() | 26 | Al turno successivo | ||
Losanna | ![]() | 21 | Al turno successivo | ||
Detroit | Stati Uniti | 11 | Eliminata | ||
Budapest | Ungheria | 1 | Eliminata | ||
Candidatura | Paese | Round 3 (voti) |
Risultato | ||
Roma | ![]() | 35 | Assegnataria | ||
Losanna | ![]() | 24 | Eliminata |
Il 22 novembre 1956, durante la cerimonia di chiusura dei Giochi della XVI Olimpiade nell'impianto Melbourne Cricket Ground dell'omonima città australiana, vennero issate su dei pennoni, oltre a quella greca (nazione "patria dei Giochi"), le bandiere di Australia e Italia per il tradizionale passaggio di consegne tra la città dello stato di Victoria e Roma, con l'esecuzione dei tre inni nazionali. Il presidente del CIO Avery Brundage consegnò al sindaco di Melbourne la bandiera olimpica con il compito di conservarla per i successivi quattro anni, per poi consegnarla al sindaco di Roma, e nel dichiarare chiusi quei Giochi invitò «i giovani di tutti i paesi a riunirsi, tra quattro anni, a Roma per festeggiare i Giochi della XVII Olimpiade».[11]
In base alle norme del Comitato olimpico internazionale venne assegnata al Comitato olimpico nazionale italiano la responsabilità della realizzazione dei Giochi. Inizialmente, in attesa della costituzione di un Comitato Organizzatore, i primi preparativi e le prime opere furono effettuate attraverso vari organismi, alcuni dei quali rimarranno in attività anche dopo la creazione del C.O.; nell'ordine: il 22 settembre 1955 fu istituita una "Commissione di Studio" per redigere un piano organizzativo; il 15 maggio 1956 venne effettuata una prima ripartizione dei compiti, affidando al già costituito C.O.R. ("Costruzioni Olimpiche di Roma") e il 12 luglio alle varie federazioni sportive nazionali, precise istruzioni sulle loro attività;[12] il 2 maggio 1957 venne creato un "Comitato interministeriale" per collaborare sul piano organizzativo; nel novembre 1957, tramite delibera della Giunta Esecutiva del CONI e in attesa di nominare i comitati veri e propri, fu costituito un "Comitato Provvisorio per la Gestione degli Affari Olimpici".[12]
Il Comitato Organizzatore fu creato nel 1959, con presidente Giulio Andreotti, e venne affiancato, nell'organizzazione dei Giochi, da un "Comitato Esecutivo" presieduto dal presidente del CONI Giulio Onesti, con la vicepresidenza affidata a Bruno Zauli.[12]
Per le infrastrutture da realizzare a Roma intervenne anche direttamente il Governo della Repubblica Italiana, attraverso i suoi ministeri.[13]
Il Comitato Organizzatore dei Giochi della XVII Olimpiade[14][15] è stato l'ente costituito dal Comitato olimpico nazionale italiano con il compito di organizzare l'evento (anche attraverso degli organi tecnici e sezioni speciali alle sue dipendenze).
Il comitato, creato il 25 febbraio 1959[12] e sciolto il 19 ottobre 1960,[16] ebbe come sede definitiva il Palazzo delle Federazioni, in viale Tiziano a Roma, nelle vicinanze del Villaggio Olimpico.[17] La presidenza dell'ente venne conferita già in precedenza, il 20 novembre 1958, dall'Assemblea Generale del CONI al ministro Giulio Andreotti, che fu acclamato all'unanimità come tale su proposta del presidente del CONI Giulio Onesti;[12][18] Marcello Garroni ebbe il ruolo di segretario generale.[18] Insediatosi per la prima volta il 26 marzo 1959, il C.O. fu formato da quaranta membri, oltre al segretario generale:[18] i due membri italiani del CIO, sei rappresentanti del CONI (presidente, ex presidente, vicepresidente, segretario, e altri due membri), dieci autorità civili (presidente della provincia, presidente dell'Ente di Promozione Turistica, prefetto e sindaco di Roma, sindaco di Castel Gandolfo, rappresentante del Comune di Napoli, direttore generale delle Antichità e Belle Arti, supervisore dei Lavori Pubblici del Lazio, presidente dell'USSI, presidente di Confindustria), un'autorità militare, un ministro del Governo della Repubblica Italiana, quattro tecnici, i quindici presidenti delle federazioni nazionali interessate dai Giochi (FIDAL, FIAP, FCI, FIGC, FGI, FIHP, FIN, FIP, FIS, FITPA, FISE, FPI, USVI, FIC, UITS) e un presidente di altra federazione (FMI).[18]
I Giochi della XVII Olimpiade sono stati tra i primi mega-eventi moderni ad estendersi su scala urbana; oltre alla mera costruzione delle sedi di gara, le opere comprendevano infrastrutture e reti tecnologiche su scala urbana che cambiarono il volto della città ospitante.[19]
L'organismo tecnico che si occupò della realizzazione degli impianti di gara permanenti necessari allo svolgimento dei Giochi, fu l'ente "Costruzioni olimpiche di Roma" (con acronimo C.O.R.) del Comitato olimpico nazionale italiano, che divise le opere in programma in tre settori: "sedi di gara", "sedi sussidiarie" (per gli allenamenti), "villaggio olimpico".[20] Per ogni progetto fu preparato un preventivo delle spese, da far esaminare e approvare dal Consiglio Esecutivo del CONI.[20] Per le sedi più grandi, i piani furono esaminati anche dal "Comitato interministeriale" per gli impianti sportivi, dal Comitato Edilizia del Comune di Roma, dalla Soprintendenza ai Monumenti e alle Belle Arti della Capitale e anche dal Consiglio Superiore del Ministero dei Lavori Pubblici.[20]
L'organismo tecnico del CONI che si occupò della realizzazione degli impianti, il COR (Costruzioni olimpiche di Roma), divise le opere in programma in tre settori: "sedi di gara", "sedi sussidiarie" (per gli allenamenti), "villaggio olimpico".[20] Il COR si prefisse di evitare costi elevati, creando spazi funzionali da gestire con il minimo costo; fu fatta un'eccezione il Palazzo dello Sport, poiché lo richiedevano le discipline che si sarebbero dovute svolgere al suo interno e per via della particolare zona in cui doveva sorgere.[20] Si decise di evitare anche la costruzione su terreni di proprietà privata, dando preferenza a quelli proprietà comunale o demaniale.[20] Per le sedi sussidiarie si stabilì, per quanto possibile, di utilizzare quelle già esistenti e che potrebbero essere facilmente adattate o migliorate.[20] Infine, per il dimensionamento della capienza di spettatori degli impianti, si tenne conto sia degli eventi dei Giochi Olimpici sia del loro riutilizzo post evento.[20]
Per ogni progetto fu preparato un preventivo delle spese, da far esaminare e approvare dal Consiglio Esecutivo del CONI.[20] Per le sedi più grandi, i piani furono esaminati anche dal Comitato interministeriale per gli impianti sportivi, dal Comitato Edilizia del Comune di Roma, dalla Soprintendenza ai Monumenti e alle Belle Arti della Capitale e anche dal Consiglio Superiore del Ministero dei Lavori Pubblici.[20]
Alcune delle opere principali per poter svolgere i Giochi furono le seguenti:
Per la costruzione del Villaggio Olimpico, il C.O.R. decise di affidare i lavori ad ente pubblico italiano per evitare speculazioni: l'Istituto nazionale per le case degli impiegati statali realizzò gli edifici su progetto degli architetti Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Nuccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Walter Moretti[34] e con la collaborazione del Ministero dei Lavori Pubblici, del Comune di Roma e del CONI;[34] venne realizzato in un periodo compreso tra la bonifica dell'area scelta avvenuta nel 1957[35] e la cerimonia di consegna degli edifici al CONI del 4 giugno 1960.[35] Il costo totale del Villaggio, edificato con il contributo economico del fondo pensioni degli impiegati dello Stato, del Comune di Roma e del CONI, fu preventivato in 6 500 000 000 di lire,[36] che divennero 8 000 000 000 di lire nel bilancio consuntivo,[35] ai quali vanno aggiunti circa 7 000 000 000 di lire per la bonifica dell'area scelta.[36] Successivamente ai Giochi, il complesso venne consegnato all'INCIS,[35] che lo trasformò in un quartiere residenziale per 6 500 abitanti, con gli alloggi destinati agli impiegati statali,[35] e nel 1985 oltre il 90% degli appartamenti venne riscattato dagli assegnatari divenendone proprietari.[35]
Oltre alle opere strettamente necessarie per lo svolgimento dei Giochi, sulla Capitale italiana vi furono investimenti pubblici volti alla trasformazione di Roma in una città moderna.[37] Come arterie stradali furono realizzate: il viadotto di corso di Francia (progettato da Pier Luigi Nervi, su incarico del Ministero dei Lavori Pubblici, per un costo di 1 200 000 000 di lire);[38] la via Olimpica (che doveva collegare il Foro Italico con l'EUR, per un costo di oltre 4 000 000 000 di lire);[37][39] una strada d'accesso al Lago Albano e una strada a Castelgandolfo, dove si disputarono le gare di canoa e canottaggio.[40] All'EUR vennero istallati i padiglioni della Fiera di Roma e il laghetto artificiale (progettato da Marcello Piacentini).[37]
Ma l'infrastruttura principale e più costosa fu la costruzione del nuovo scalo aeroportuale di Roma, l'aeroporto di Fiumicino, per far fronte all'aumento del traffico aereo e alle limitate possibilità di sviluppo dell'aeroporto di Ciampino;[37] progettato già nel 1947, venne inaugurato cinque giorni prima dell'inizio dei Giochi anche se divenne operativo solo sei mesi dopo la fine dell'evento, il 15 gennaio 1961.[37] Lo scalo romano, dai 15 000 000 000 di lire preventivati, lievitò nei costi fino a 80 000 000 000 di lire, a lavori conclusi.[37]
In occasione dei grandi lavori realizzati per adeguare Roma ad accogliere i Giochi, molti artisti, tra cui Mario Mafai, Afro Basaldella e Giuseppe Capogrossi, raccontarono nei loro dipinti la città nei suoi mutamenti.[41]
A Giochi conclusi, il bilancio consuntivo per la sola organizzazione dell'evento, redatto dal Comitato Organizzatore, riportò una spesa totale di 4 500 000 000 lire a fronte di un incasso totale di 4 200 000 000 lire, cosicché al CONI, finanziatore unico, l'evento di Roma 1960 costò un disavanzo di 300 000 000 di lire.[16] Il bilancio fu reso pubblico dal C.O. il 19 ottobre 1960, in una riunione che si tenne al Foro Italico, in cui il presidente Giulio Andreotti relazionò sulle cifre di massima dei Giochi.[16] In questo bilancio, strettamente legato all'evento, non furono comprese le spese per la realizzazione e la sistemazioni degli impianti,[16] per i quali il CONI spese (al 31 dicembre 1958) la somma di 11 332 162 525 lire[42] e due mesi prima dell'evento lo Stato italiano aveva confermato nel bilancio di previsione dei Giochi di Roma, inteso come organizzazione più costruzione degli impianti, una spesa totale generale di 18 000 000 000 di lire,[42] il budget più alto fino ad allora per la realizzazione di un'Olimpiade, superiore di circa 9 volte a quella precedente di Melbourne 1956.[43]
Su quanto siano costati nel totale, al Governo italiano, i miglioramenti infrastrutturali di Roma, destinati a durare anche nel tempo (come ad esempio l'aeroporto di Fiumicino) è impossibile avere un calcolo preciso delle spese;[13] a febbraio 1960 furono stimati in circa 60 000 000 000 di lire, compreso il Villaggio Olimpico,[36] e subito dopo la conclusione dei Giochi si parlò di una stima di spese totali per Roma 1960 (evento più impianti e infrastrutture) pari a 98 000 000 000 di lire, dei quali 57 000 000 000 di lire a carico del Ministero dei Lavori Pubblici e 31 000 000 000 di lire a carico del CONI e di altri enti,[13] importo che comunque aumentò nel tempo anche in funzione di quelle opere pubbliche che furono progettate per le Olimpiadi ma che terminarono di essere realizzate qualche anno dopo l'evento.[37]
Per i Giochi della XVII Olimpiade, le sedi di gara furono suddivise in due cluster cittadini: il "Centro Olimpico Nord" (tutti gli impianti del Foro Italico o vicini a esso, più il Lago Albano a Castel Gandolfo, il Centro Militare di Equitazione a Montelibretti e i Pratoni del Vivaro a Rocca di Papa) e il "Centro Olimpico Sud" (tutti gli impianti dell'EUR o vicini a esso, più il Golfo di Napoli per le regate veliche).[44] Restarono quindi esclusi dai due cluster gestionali solamente gli impianti di calcio fuori Roma e ubicati nelle città di Firenze, Grosseto, L'Aquila, Livorno, Napoli e Pescara.
Per gli allenamenti, oltre agli impianti di seguito elencati, furono utilizzate palestre, campi da basket e sale per la lotta e pugilato dislocate in varie zone di Roma.[45]
Legenda colori:
Impianti esistenti e in funzione (anche con cambio di utilizzazione successiva);
Impianti esistenti ma in disuso;
Impianti temporanei o edifici utilizzati a fini sportivi solo per l'evento;
Impianti demoliti successivamente all'evento.
N.B. La capacità degli impianti permanenti, realizzati per le olimpiadi o ristrutturati per l'evento e a tutt'oggi funzionanti, è riferita alla capienza del periodo olimpico e non a quella attuale che potrebbe aver subito variazioni (come ad esempio lo Stadio Olimpico, progettato allora per ospitare 90 000 spettatori e sceso a 73 261 spettatori dopo la ristrutturazione del 2009).
Città | Impianto | Capacità | Evento |
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Roma | Stadio Olimpico | 90 000[21] | Cerimonia di apertura[46] |
Cerimonia di chiusura[46] |
Città | Impianto | Capacità | Sport |
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Roma | Campi di Tor di Quinto[45] | - | Calcio[45] |
Centro sportivo dell'Acqua Acetosa[67] | - | Calcio[67] | |
Ginnastica artistica[67] | |||
Hockey su prato[67] | |||
Lotta[67] | |||
Nuoto[67] | |||
Pugilato[67] | |||
Scuola Nazionale del Corpo Antincendiario[45] | - | Atletica leggera[45] | |
Stadio delle Terme di Caracalla[45][99] | - | Atletica leggera[45] | |
Tiro[45] | |||
Stadio degli Eucalipti[45][100] | 5 000[45] | Atletica leggera[45] | |
Stadio della Farnesina[45] | - | Atletica leggera[45] | |
Stadio della Stella Polare[45][99] | 10 000[45] | Atletica leggera[45] | |
Tiro[45] | |||
Stadio militare Silvano Abba[45] | - | Atletica leggera[45] |
Il Villaggio Olimpico di Roma fu un complesso di edifici a carattere permanente e temporaneo sorto nel quartiere Parioli, in un'area di 350000 m²[101] per un volume di 582568 m³,[34] su decisione della "Sezione Villaggio Olimpico" del Comitato Organizzatore dopo una serie di precedenti incontri nel corso dei quali erano state esaminate diverse soluzioni (tra le quali anche installare edifici temporanei),[35] per ospitare approssimativamente 4 000 atleti partecipanti ai Giochi;[102] venne costruito in un'area a nord della Capitale, vicina al Foro Italico,[34] e la cerimonia di inaugurazione si ebbe il 25 luglio 1960.[34] Tra il 25 luglio e il 20 settembre ospitò effettivamente circa 8 000 persone, tra atleti, funzionari tecnici e accompagnatori di tutte le discipline (ad eccezione dei calciatori, dei canottieri, dei velisti e dei cavalieri) e operatori (2 833 tra medici, fisioterapisti, cuochi, addetti alle pulizie, agenti di sicurezza ecc.).[103] Gli alloggi per gli atleti furono collocati nei trentatré edifici a carattere permanente (dai due ai cinque piani),[34] divisi in due zone ("maschile" e "femminile") separate tra loro dal viadotto di corso di Francia,[104] per un totale di 1 348 appartamenti, pari a 4 723 vani[34] con uno o due posti letto;[105] gli edifici a carattere temporaneo furono ventiquattro, per un totale di 2 960 vani[34] con destinazione di accoglienza, punto informazione, uffici di banca, posta e telefoni pubblici, ristoranti e capannoni magazzino.[34]
Vi furono anche alcuni distaccamenti del Villaggio Olimpico, per questioni legate alla tipologia di sport e di distanza delle sedi di gara: a Villa Glori, sempre nel quartiere Parioli, furono realizzati sette edifici per l'alloggio di 100-150 cavalieri e dei rispettivi cavalli impegnati nelle gare di equitazione nella vicina a Piazza di Siena;[106] per la stessa disciplina, anche ai Pratoni del Vivaro furono costruiti sei corpi di fabbrica per l'alloggio di 120 cavalieri e dei rispettivi cavalli;[106] a Castelgandolfo, per i canottieri impiegati al Lago Albano, vi fu una convenzione per vitto e alloggio con l'Istituto Pio XII;[107] a Napoli, per i velisti impegnati nelle regate sul Golfo di Napoli e per i calciatori, vi fu un accordo con alcune strutture alberghiere di I e II categoria della città, per vitto e alloggio.[107]
Il 31 gennaio 1957 fu lanciato, dalla Sezione Arte del CONI presieduta dal direttore generale dell'Antichità e Belle Arti Guglielmo De Angelis D'Ossat, il concorso nazionale per la scelta dello stemma dei Giochi.[108] Il bando prevedeva che i bozzetti presentati dovessero avere i seguenti elementi essenziali: "l'idea dello sport olimpico a Roma"; i cinque cerchi olimpici; la dicitura "Giochi della XVII Olimpiade — Roma — MCMLX".[108][109] Il 16 luglio 1957, su proposta della commissione artistica, si formò la Giuria esaminatrice, sotto la presidenza di Roberto Roberti, già presidente dell'Unione Italiana Professionisti e Artisti.[108] Al concorso parteciparono 249 bozzetti presentati da 212 artisti e, il 9 agosto 1957, la giuria ritenne che nessuna bozza presentata fosse in linea con i requisiti richiesti, non assegnando quindi alcun premio.[108] Allo stesso tempo venne indetto un secondo concorso, annunciando i nomi dei dodici partecipanti, corrispondenti agli autori dei dodici bozzetti ritenuti migliori.[108] La stessa giuria decise, il 10 gennaio 1958, che l'opera di Armando Testa di Torino fosse la migliore soluzione artistica presentata; tuttavia, il 22 gennaio, il Comitato esecutivo del CONI non ratificò la scelta in quanto non ritenne che soddisfacesse completamente i requisiti (ma comunque autorizzò l'aggiudicazione del premio a Testa) e invitò nel contempo la Sezione Arte a ricercare una collaborazione con i dodici artisti italiani qualificati per l'elaborazione dello stemma.[108] La Sezione Artistica, nella seduta del 6 febbraio 1958, prese atto delle decisioni del CONI e decise di proporre all'autore del progetto vincitore, Testa, di apportare modifiche al suo bozzetto vincitore.[108] Il progetto definitivo di Testa, dopo essere stato approvato dalla Commissione per le Arti e dal Comitato Esecutivo del CONI, venne quindi adottato come stemma ufficiale dei Giochi.[108][110]
Il logo ufficiale dei Giochi rappresentava i cinque cerchi olimpici, sovrastati dalla scritta "1960" in numeri romani ("MCMLX") a sua volta sormontata dalla Lupa capitolina, rappresentata nel celebre bronzo dei Musei Capitolini, nell'atto di allattare Romolo e Remo.[111]
Il poster, o manifesto olimpico dei Giochi, fu disegnato anch'esso da Armando Testa[112] e riproponeva la Lupa capitolina, nell'atto di allattare Romolo e Remo, in questo caso posizionata sopra un capitello (il cosiddetto "Capitello del Belvedere", rinvenuto alle Terme di Caracalla)[113] nel quale erano incise le scritte "ROMA" e "MCMLX" e la scena di un atleta vittorioso incoronato secondo gli usi dell'antica Roma, circondato da persone in toga che lo festeggiano;[111] in alto, il poster proponeva la scritta "GIOCHI DELLA XVII OLIMPIADE" "ROMA" "25.VIII - 11.IX" e i cinque cerchi olimpici.[111] Il poster venne riprodotto in undici lingue, per un totale di 290 000 copie[111] (12 000 copie in arabo, 22 000 in tedesco, 55 000 in inglese, 30 000 in francese, 7 000 in greco, 83 000 in italiano, 15 000 in giapponese, 13 000 sia in portoghese sia in russa, 30 000 in spagnolo e 10 000 in urdu).[112]
La fiamma olimpica dei Giochi della XVII Olimpiade venne accesa a Olimpia, il 12 agosto 1960,[114] con la cerimonia rituale che precede ogni edizione delle Olimpiadi, e viaggiò sulle torce progettate dall'archeologo Amedeo Maiuri[115][116] e costruite dalla ditta Curtisa di Bologna,[115][116] attraverso una staffetta di 1 529 tedofori[115] e un percorso di 1863 km[115] lungo le strade di Grecia e Italia,[115] fino a giungere allo stadio Olimpico di Roma il 25 agosto 1960,[114] giorno della cerimonia di apertura dei Giochi, quando l'ultimo tedoforo Giancarlo Peris con la sua torcia accese il braciere olimpico, che rimase ardente fino all'11 settembre, giornata conclusiva della manifestazione.[114]
I Giochi del 1960 non ebbero una mascotte ufficiale della manifestazione, poiché questa divenne uno dei simboli di ogni edizione a partire dai successivi Giochi invernali di Grenoble 1968.[117]
Le medaglie olimpiche assegnate agli atleti classificati ai primi tre posti di ogni evento furono progettate dal fiorentino Giuseppe Cassioli e coniate dalla ditta Stabilimenti Artistici Fiorentini, anch'essa del capoluogo toscano.[118] La composizione delle medaglie, tutte aventi peso di 102 g,[119] era in argento dorato e bronzo per tutti i vincitori, in argento e bronzo per i piazzati al secondo posto e in bronzo per i terzi classificati, e il diametro delle stesse fu di 6,8 cm per quella del 1º posto, 7 cm per quella del 2º posto e 6,9 cm per quella del 3º posto.[118]
Le incisioni sulle due facce della medaglie furono le stesse che contraddistinsero tutte quelle assegnate nelle edizioni comprese tra Amsterdam 1928 e Città del Messico 1968:[118] su una faccia vi era raffigurata la "dea della vittoria" con una palma nella mano sinistra e la corona della vittoria nella mano destra, e al suo lato destro l'incisione specifica: "GIOCHI DELLA XVII OLIMPIADE ROMA MCMLX";[118] sull'altra faccia era raffigurato un campione olimpico portato in trionfo dalla folla, con lo stadio olimpico sullo sfondo.[118] Le medaglie di questi Giochi furono circondate da un cerchio di bronzo raffigurante una corona di alloro con una catena, disegnata anch'essa come una sequenza di foglie di alloro in bronzo,[118] e i due lati delle stesse furono invertiti rispetto alle precedenti edizioni: la faccia con il campione olimpico portato in trionfo era quella davanti mentre la faccia con la "dea della vittoria" era quella dietro.[118]
Le medaglie commemorative date ai partecipanti furono invece progettate dallo scultore catanese Emilio Greco e coniate dalla ditta Bertoni di Milano,[120] raffiguranti su una faccia una tedofora svestita in corsa, con i cerchi olimpici sullo sfondo, e sull'altra faccia un volo di aquile sopra lo stadio Olimpico.[121] Ulteriori medaglie commemorative furono coniate dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato su commissione del Comitato organizzatore dei Giochi.[122]
Il numero delle medaglie coniate fu di 280 per i vincitori (distribuite 273),[121] 280 per i secondi classificati (distribuite 273),[121] 290 per i terzi classificati (distribuite 281),[121] 16 276 quelle commemorative.[122]
I diplomi olimpici, realizzati da Elio Tomei,[123][124] furono consegnati a tutti gli atleti classificatisi nei primi posti di ogni evento, in conformità al Regolamento Olimpico del CIO.[125] Scritti in lingua italiana, i diplomi rappresentavano una lapide marmorea[123] sulla quale raffigurato, a sinistra, il logo dei Giochi e, a destra, dall'alto verso il basso le scritte "GIOCHI DELLA XVII OLIMPIADE", "DIPLOMA", il nome dell'atleta, il comitato olimpico nazionale dell'atleta, il suo piazzamento nell'evento e lo sport che aveva praticato.[125] I diplomi consegnati furono in totale 1 801 e vennero firmati dal presidente del CIO Avery Brundage e dal presidente del Comitato Organizzatore Giulio Andreotti.[125]
Furono inoltre rilasciati 5 800 speciali "diplomi di merito", firmati dal presidente del Comitato Organizzativo Andreotti e dal presidente del Comitato Esecutivo Giulio Onesti, conferiti a persone e istituzioni che, sotto varie forme, avevano contribuito ai vari settori dell'organizzazione.[124]
Per la prima volta, inoltre, ai Giochi Olimpici di Roma, la televisione coprì buona parte del programma di gare; la Rai produsse 106 ore di trasmissione, riprodotte (prima volta per un'Olimpiade estiva dopo Cortina 1956) in tutta Europa in Eurovisione: una quantità notevole considerata l'esistenza, comune praticamente in tutta Europa, di un solo canale. In America, la statunitense CBS, la canadese CBC e Telesistema Mexicano trasmisero un certo numero ore montando da Roma alcuni eventi, inviando poi tutto a Londra e da lì al continente.
Grande successo di critica e pubblico in tutto il mondo anche per il film ufficiale sull'evento La grande Olimpiade, prodotto dall'Istituto Luce e diretto dal regista documentarista Romolo Marcellini, che ottenne una nomination all'Oscar nel 1962 e il premio d'oro al Festival di Mosca.[126]
All'apertura dei Giochi risultavano iscritti 5 915 atleti di 84 paesi,[127] e presero parte alle gare 5 338 atleti, dei quali 611 donne e 4 727 uomini, in rappresentanza di 83 paesi[127][128] (in quanto non gareggiò l'unico atleta iscritto per la delegazione della Guyana Olandese),[127] record fino a quel momento nella storia dei Giochi olimpici estivi, superando i 4 955 atleti presenti a Helsinki 1952 e le 72 delegazioni partecipanti a Melbourne 1956.
La delegazione più numerosa a Roma, con 292 atleti, fu quella degli Stati Uniti[127] seguita dalla Squadra Unificata Tedesca (Germania Ovest e Germania Est gareggiarono insieme, secondo un accordo iniziato a Melbourne 1956 che sarebbe continuato anche a Tokyo 1964),[129] con 290 partecipanti[127] e dell'Unione Sovietica con 282 atleti.[127] La quarta delegazione per numero di atleti fu quella italiana, nazione di casa, con 275 partecipanti.[127]
Il Marocco, San Marino, il Sudan e la Tunisia parteciparono per la prima volta ai Giochi olimpici; Giamaica, Barbados e Trinidad e Tobago si unirono per gareggiare come Indie Occidentali, e la stessa cosa fecero Egitto e Siria che si unirono per formare la Repubblica Araba Unita e la Rhodesia Meridionale e la Rhodesia Settentrionale che gareggiarono unite come Rhodesia. Il Ghana partecipò per la prima volta con questo nome, dopo che era stata ai Giochi di Melbourne 1956 come Costa d'Oro. I Giochi di Roma furono anche gli ultimi in cui il CIO concesse al Sudafrica di partecipare, fino all'abolizione dell'apartheid nel 1991, poiché non poteva ulteriormente tollerare le politiche razziste messe in auto dal governo locale.
In elenco i paesi partecipanti (tra parentesi il numero di atleti partecipanti/iscritti per delegazione):[127]
Il programma dei Giochi della XVII Olimpiade prevedeva 150 eventi (121 maschili e 29 femminili), in 19 sport.[130]
Rispetto ai Giochi olimpici del 1956 (Melbourne e Stoccolma), furono mantenuti nel programma gli stessi sport con un evento in meno (da 151 a 150), con le seguenti modifiche: ebbero un maggior numero di gare l'atletica leggera (una in più, da 33 a 34, per l'inserimento degli 800 metri piani femminili), il nuoto (due in più, da 13 a 15, per l'aggiunta delle due staffetta 4x100 metri misti maschile e femminile), la scherma (una in più, da 7 a 8, per l'inserimento del fioretto a squadre femminile); ebbero un minor numero di gare la canoa/kayak (due in meno, da 9 a 7, per l'aggiunta del K1 4×500 metri maschile e del K2 500 metri femminile, con l'eliminazione del C1 10000 metri, del C2 10000 metri, del K1 10000 metri e del K2 10000 metri), l'equitazione (una in meno, da 6 a 5, per l'eliminazione del dressage a squadre), la ginnastica (una in meno, da 15 a 14, per l'eliminazione degli attrezzi a squadre femminile) e il tiro (una in meno, da 7 a 6, per l'eliminazione del colpo singolo/doppio da 100 metri). Mantenendo lo stesso numero di eventi, nel ciclismo su strada la cronometro a squadre sostituì la corsa in linea a squadre e nella vela la classe Flying Dutchman sostituì la classe 12m² Sharpie.
Federazione internazionale | Sport | Maschile | Femminile | Misti | Totali |
---|---|---|---|---|---|
IAAF | ![]() | 24 | 10 | 34 | |
FIFA | ![]() | 1 | 1 | ||
ICF | ![]() | 5 | 2 | 7 | |
FISA | ![]() | 7 | 7 | ||
UCI | ![]() | 6 | 6 | ||
FEI | ![]() | 5 | 5 | ||
FIG | ![]() | 8 | 6 | 14 | |
FIH | ![]() | 1 | 1 | ||
FILA | ![]() | 16 | 16 | ||
FINA | ![]() | 8 | 7 | 15 | |
FIBA | ![]() | 1 | 1 | ||
FINA | ![]() | 1 | 1 | ||
UIPM | ![]() | 2 | 2 | ||
AIBA | ![]() | 10 | 10 | ||
FIE | ![]() | 6 | 2 | 8 | |
FIHC | ![]() | 7 | 7 | ||
UIT | ![]() | 6 | 6 | ||
FINA | ![]() | 2 | 2 | 4 | |
IYRU | ![]() | 5 | 5 | ||
Totale (15 sport) | 45 | 29 | 150 |
Nel programma dei Giochi non vi fu nessuno sport dimostrativo, in aggiunta a quelli ufficiali.
● | Cerimonia di apertura | ● | Competizioni | ● | Numero Finali | ● | Cerimonia di chiusura |
Sport | Agosto/Settembre 1960 | Finali | |||||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | ||
Cerimonia d'apertura | ● | ||||||||||||||||||
![]() | 2 | 4 | 7 | 3 | 3 | 5 | 3 | 6 | 1 | 34 | |||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | ● | ● | 1 | 1 | |||||||||||
![]() | ● | ● | 7 | 7 | |||||||||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | 7 | 7 | |||||||||||||
![]() | 2 | 1 | 2 | 1 | 6 | ||||||||||||||
![]() | ● | 1 | 1 | ● | 2 | 1 | 5 | ||||||||||||
![]() | ● | ● | 2 | 2 | 4 | 6 | 14 | ||||||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | 1 | ● | ● | 1 | ||||
![]() | ● | ● | ● | ● | 8 | ● | ● | ● | ● | 8 | 16 | ||||||||
![]() | ● | 2 | 1 | 2 | 2 | 3 | 2 | 3 | 15 | ||||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | 1 | 1 | ||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | ● | 1 | 1 | |||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | 2 | 2 | |||||||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | ● | ● | 10 | 10 | |||||||||||
![]() | ● | 1 | ● | 1 | 1 | 1 | ● | 1 | ● | 1 | 1 | 1 | 8 | ||||||
![]() | 2 | 2 | 2 | 1 | 7 | ||||||||||||||
![]() | ● | 1 | 1 | ● | 1 | 2 | 1 | 6 | |||||||||||
![]() | ● | 1 | 1 | 1 | ● | ● | 1 | 4 | |||||||||||
![]() | ● | ● | ● | ● | ● | ● | 5 | 5 | |||||||||||
Cerimonia di chiusura | ● | 0 | |||||||||||||||||
Finali | 0 | 2 | 4 | 0 | 11 | 5 | 14 | 8 | 11 | 15 | 0 | 14 | 16 | 13 | 12 | 12 | 12 | 1 | 150 |
La cerimonia di apertura dei Giochi della XVII Olimpiade si svolse giovedì 25 agosto 1960 alle ore 16:30 UTC+1, presso lo stadio Olimpico di Roma.[131] Le delegazioni dei vari paesi partecipanti sfilarono con il seguente ordine (come da tradizione aperta dalla delegazione greca e chiusa dalla delegazione italiana, padrona di casa):[132]
Il bel tempo aiutò il raggiungimento di buoni risultati tecnici, basta pensare ai venti primati olimpici e ai quattro primati mondiali migliorati nell'atletica leggera maschile e ai dodici olimpici e tre mondiali in quella femminile. Nelle gare veloci, dopo trent'anni di predominio gli statunitensi persero l'oro sui 100 metri consegnandolo al primatista tedesco Armin Hary; nella distanza doppia per la prima volta prevalse un mediterraneo, Livio Berruti, che eguagliò il record mondiale; nel salto in alto apparve il sovietico Valerij Brumel', che con la tecnica ventrale risulterà uno dei migliori esponenti in assoluto della disciplina; nella velocità femminile si mise in luce Wilma Rudolph (oro nei 100 metri piani, 200 metri piani e staffetta 4 x 100 metri) colpita da poliomielite nella prima infanzia e ricca di talento e volontà.
La stessa tendenza si ebbe nel nuoto, con tre record mondiali in campo maschile e quattro in quello femminile e con un dominio complessivo degli australiani e degli statunitensi.
Miglioramenti tecnici si ebbero anche nel sollevamento pesi, dove proseguì la supremazia della scuola dell'Europa orientale, e nel ciclismo su pista, dove gli italiani si misero in evidenza. La disputa della prima medaglia d'oro risultò fatale al venticinquenne ciclista danese Knud Enemark Jensen che durante la cronometro a squadre crollò a terra colpito da un'insolazione.
Nella scherma, gli atleti sovietici si inserirono nella spartizione delle medaglie rompendo la tradizionale egemonia latina; l'introduzione del fioretto elettrico premiò qualità come la resistenza degli atleti a scapito dell'eleganza e dell'astuzia.
Nella ginnastica si assistette al consueto dominio dello squadrone sovietico, contrastato efficacemente solo dai sorprendenti ginnasti giapponesi, che misero al collo ben quattro ori.
Venne scalfito, invece, il mito dell'invincibilità dei mediorientali nella lotta, dato che sia nella lotta libera sia in quella greco-romana le medaglie furono maggiormente ripartite fra occidentali, orientali e mediorientali.
Questa Olimpiade vide sfumare altre consuetudini come quella della vittoria dell'India nell'hockey su prato e quella dell'imbarcazione statunitense nell'otto del canottaggio; nel primo caso fu il Pakistan ad arrecare la prima delusione agli indiani, mentre nel secondo caso furono i tedeschi, in forte ascesa in questa disciplina, a soffiare l'oro agli statunitensi.
Una particolarità riguarda il cronometraggio, che solo in questa occasione non fu effettuato dalla Omega SA, ma dalla Federazione Italiana Cronometristi, con la presenza di 82 cronometristi provenienti da quasi tutta Italia (tra questi il futuro scrittore Luciano De Crescenzo) e che hanno rilevato e certificato le prestazioni degli atleti e i record nelle gare di atletica, nuoto, ciclismo, canottaggio, pugilato e sport equestri. Alcune apparecchiature "storiche" utilizzate nell'occasione sono conservate presso la sede della FICr a Roma e presso il Museo del Cronometraggio a Bari.
La cerimonia di chiusura dei Giochi della XVII Olimpiade si svolse domenica 11 settembre 1960 alle ore 18:30 UTC+1, presso lo stadio Olimpico di Roma.[133]
Nel complesso, 44 nazioni su 83 partecipanti hanno avuto un proprio atleta vincitore di almeno una medaglia, e 23 delegazioni hanno vinto almeno una medaglia d'oro.
L'Unione Sovietica vinse il medagliere, per la seconda edizione consecutiva, conquistando sia il maggior numero di ori (43) sia il maggior numero di medaglie complessive (103). Le delegazioni di Indie Occidentali, Cina, Etiopia, Ghana, Iraq, Marocco e Singapore vinsero le prime medaglie nella propria storia olimpica.
La delegazione italiana, padrona di casa, conquistò 36 medaglie: 13 d'oro, 10 d'argento e 13 di bronzo, piazzandosi al terzo posto nel medagliere dopo URSS e Stati Uniti: fu il miglior risultato nella sua storia, fino a quel momento, sia per ori vinti sia per medaglie complessive conquistate; non segnò invece il miglior piazzamento storico nel medagliere, in quanto ai Giochi di Los Angeles 1932 si era piazzata al secondo posto generale, dietro agli statunitensi.
A fronte di 150 eventi disputati, nel medagliere risultano assegnate 152 medaglie d'oro, due in più, in quanto le competizioni di volteggio maschile e cavallo con maniglie (entrambe di ginnastica) ebbero dei vincitori ex aequo con lo stesso punteggio di giuria e di conseguenza doppia assegnazione della doppia medaglia d'oro: nel primo caso il sovietico Boris Šachlin e il giapponese Takashi Ono, nel secondo caso ancora Šachlin con il finlandese Eugen Ekman; per questo motivo in tutti e due gli eventi non fu assegnato il secondo posto, e quindi la medaglia d'argento, ma si passò direttamente alla consegna della medaglia di bronzo al terzo classificato. Vi fu anche un caso di pari merito al secondo posto: nel salto in alto femminile di atletica leggera furono medaglia d'argento sia la polacca Jarosława Jóźwiakowska sia la britannica Dorothy Shirley, dietro la rumena Iolanda Balaș (non venne quindi assegnato il bronzo); per la somma dei casi sopra citati, le medaglie d'argento totali dell'edizione furono 149, una in meno degli eventi. Per quanto concerne le medaglie di bronzo, infine, ne furono consegnate 160 (dieci in più) in quanto per contro al mancato terzo posto del salto in alto femminile, vi fu un pari merito sul gradino basso del podio nel concorso di anelli di ginnastica, con doppia medaglia di bronzo ex aequo al bulgaro Velik Kapsazov e al giapponese Takashi Ono, ma soprattutto nelle dieci categorie di pugilato tutti i semifinalisti perdenti ricevettero la medaglia di bronzo, senza dover disputare tra loro una finale di consolazione per l'assegnazione del terzo posto.
Nessuna medaglia dei Giochi è stata successivamente ritirata, riassegnata e/o riconsegnata all'atleta/squadra che l'aveva conquistata durante l'evento.
Nazione ospitante
Posizione | Paese | ![]() |
![]() |
![]() |
Totale |
---|---|---|---|---|---|
1 | ![]() |
43 | 29 | 31 | 103 |
2 | ![]() |
34 | 21 | 16 | 71 |
3 | ![]() |
13 | 10 | 13 | 36 |
4 | ![]() |
12 | 19 | 11 | 42 |
5 | ![]() |
8 | 8 | 6 | 22 |
6 | ![]() |
7 | 2 | 0 | 9 |
7 | ![]() |
6 | 8 | 7 | 21 |
8 | ![]() |
4 | 7 | 7 | 18 |
9 | ![]() |
4 | 6 | 11 | 21 |
10 | ![]() |
3 | 2 | 3 | 8 |
11 | ![]() |
3 | 1 | 6 | 10 |
12 | ![]() |
2 | 6 | 12 | 20 |
13 | ![]() |
2 | 3 | 1 | 6 |
14 | ![]() |
2 | 0 | 1 | 3 |
15 | ![]() |
1 | 3 | 3 | 7 |
16 | ![]() |
1 | 2 | 3 | 6 |
17 | ![]() |
1 | 1 | 3 | 5 |
18 | ![]() |
1 | 1 | 0 | 2 |
![]() |
1 | 1 | 0 | 2 | |
20 | ![]() |
1 | 0 | 1 | 2 |
21 | ![]() |
1 | 0 | 0 | 1 |
![]() |
1 | 0 | 0 | 1 | |
![]() |
1 | 0 | 0 | 1 | |
24 | ![]() |
0 | 3 | 3 | 6 |
25 | ![]() |
0 | 2 | 3 | 5 |
26 | ![]() |
0 | 2 | 2 | 4 |
27 | ![]() |
0 | 1 | 3 | 4 |
28 | ![]() |
0 | 1 | 2 | 3 |
![]() |
0 | 1 | 2 | 3 | |
30 | ![]() |
0 | 1 | 1 | 2 |
![]() |
0 | 1 | 1 | 2 | |
32 | ![]() |
0 | 1 | 0 | 1 |
![]() |
0 | 1 | 0 | 1 | |
![]() |
0 | 1 | 0 | 1 | |
![]() |
0 | 1 | 0 | 1 | |
![]() |
0 | 1 | 0 | 1 | |
![]() |
0 | 1 | 0 | 1 | |
![]() |
0 | 1 | 0 | 1 | |
39 | ![]() |
0 | 0 | 2 | 2 |
![]() |
0 | 0 | 2 | 2 | |
41 | ![]() |
0 | 0 | 1 | 1 |
![]() |
0 | 0 | 1 | 1 | |
![]() |
0 | 0 | 1 | 1 | |
![]() |
0 | 0 | 1 | 1 | |
Totale | 152 | 149 | 160 | 461 |
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