Campobasso
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Molise Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Molise Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Campobasso (AFI: /kampoˈbasso/[5], ; Campuascio, Campuasce in molisano[6]) è un comune italiano di 47 550 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia e della regione Molise.
Campobasso comune | |
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Panorama della città dal Castello Monforte | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Molise |
Provincia | Campobasso |
Amministrazione | |
Sindaco | Marialuisa Forte (indipendente di centro-sinistra) dal 25-6-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 41°33′39.6″N 14°40′06.24″E |
Altitudine | 701 m s.l.m. |
Superficie | 56,11 km² |
Abitanti | 47 550[1] (30-6-2024) |
Densità | 847,44 ab./km² |
Frazioni | Santo Stefano
Contrade e località: Calvario, Camposarcone, Casello Ferroviario, Casino Barone, Cerreto, Colle Arso, Colle delle Api, Colle dell'Orso, Colle Longo, Colle Serano, Coste di Oratino, Feudo Primo, Feudo Secondo, Fossato Cupo, Lupara, Mascione, Ospedale, Pesco Farese, Polese, San Giovanni dei Gelsi, San Giovanni in Golfo Primo, San Giovanni in Golfo Secondo, San Nicola delle Fratte, Santa Maria De Foras, San Vito Inferiore, San Vito Superiore, Tappino, Vazzieri |
Comuni confinanti | Busso, Campodipietra, Castropignano, Ferrazzano, Matrice, Mirabello Sannitico, Oratino, Ripalimosani, San Giovanni in Galdo, Vinchiaturo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 86100 |
Prefisso | 0874 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 070006 |
Cod. catastale | B519 |
Targa | CB |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 346 GG[3] |
Nome abitanti | campobassani |
Patrono | san Giorgio |
Giorno festivo | 23 aprile |
PIL | (nominale) 944,9 mln €[4] |
PIL procapite | (nominale) 19 550 €[4] |
Cartografia | |
Posizione del comune di Campobasso nell'omonima provincia | |
Sito istituzionale | |
La città, di probabile origine longobarda, si trova nella zona compresa tra i fiumi Biferno e Fortore. Il centro storico raccoglie numerose testimonianze delle diverse epoche della città, dalla duecentesca chiesa di San Leonardo, al quattrocentesco castello Monforte, e alla neoclassica cattedrale della Santissima Trinità. Nel 2018 Campobasso è stata insignita dal Ministero dei Beni Culturali del titolo di borgo di notevole interesse storico[7].
La città è sede dell'Università degli Studi del Molise, dell'Arcidiocesi Metropolitana di Campobasso-Boiano, di una Scuola allievi agenti della Polizia di Stato e di una Scuola allievi carabinieri.
«Le montagne intorno fino all'eccelsa Maiella ordinavansi in file; e le loro cime, toccantisi in apparenza e per dubbie liste distinte appena, la immensità de' bacini accennavano del Biferno del Trigno e del Sangro, ne' quali tante altre minori valli convengono. Numerose borgate, quale in iscorcio e quale in prospetto, ad animar questa scena, coronavano Campobasso, se non che tolti dalla neve gli oscuri così de' boschi come de' tetti.»
Prima città della regione per popolazione, sorge a 701 m s.l.m.[9] (a 792 m il castello Monforte).
Campobasso è una città formata da una parte antica di origine medievale, ricca di valori storici e artistici, posta sul pendio di un colle dominato dal castello Monforte, e da una parte più moderna ed elegante originaria del XIX secolo, situata nella pianura ai piedi del centro antico.
Intorno al castello che domina la città si sviluppa a ventaglio il centro storico, costituito da vicoli e scalinate lunghe e tortuose, ai lati delle quali sorgono case ed edifici in pietra, spesso aventi caratteristici cortiletti interni. Numerosi sono i portali ricchi di decorazioni, stemmi di famiglie nobili e figure allegoriche.
La città ottocentesca, denominata centro murattiano, si estende in piano e presenta le caratteristiche tipiche dello sviluppo urbanistico di tale periodo storico. Progettato secondo l'ideale della città giardino, presenta molti spazi verdi e fontanelle.
Il clima della città è di tipo appenninico. D'inverno, durante le irruzioni gelide dai Balcani, si verificano nevicate causate dallo stau adriatico indotto dall'Appennino meridionale sannita che talvolta favoriscono significativi accumuli nevosi.
L'estate è mediamente piuttosto fresca e, essendo una città di media altura, l'umidità spesso è relativamente bassa; non mancano però occasionali fasi di calura.
L'autunno è fresco e piovoso, con una media di 81 mm nel mese di novembre. La città presenta discreti accumuli pluviometrici.[10]
CAMPOBASSO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 7,1 | 7,2 | 10,3 | 14,0 | 21,2 | 27,0 | 29,2 | 28,3 | 24,2 | 19,2 | 16,2 | 8,1 | 7,5 | 15,2 | 28,2 | 19,9 | 17,7 |
T. min. media (°C) | 1,2 | 1,3 | 3,2 | 6,4 | 13,2 | 16,2 | 20,0 | 17,0 | 13,0 | 11,2 | 7,2 | 3,1 | 1,9 | 7,6 | 17,7 | 10,5 | 9,4 |
Giorni di gelo (Tmin ≤ 0 °C) | 12 | 11 | 7 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 2 | 8 | 31 | 8 | 0 | 2 | 41 |
Precipitazioni (mm) | 55 | 60 | 50 | 51 | 47 | 35 | 20 | 18 | 45 | 58 | 81 | 63 | 178 | 148 | 73 | 184 | 583 |
Il toponimo Campobasso ha un etimo non chiaro, però gli studiosi ritengono che debba essere avvicinato a Campus Bassi ‘campo di Basso’, da un nome personale latino Bassus o Bassius[11][12]. Non è plausibile[13] l'ipotesi che derivi da campus vassorum, cioè campo dei vassalli: nel X e XI secolo i vassalli erano coloro che abitavano, essendone soggetti, gli spazi circostanti i castelli del feudatario[14].
Un'ipotesi storica è quella del Galanti, che asseriva che in origine l'abitato fosse diviso in due borghi, uno chiamato Campus de Prata e l'altro Campus Bassus di cui primo insediamento, posto a una quota più alta, sarebbe andato distrutto e gli abitanti si sarebbero trasferiti nell'altro che avrebbe così dato il nome alla futura cittadina[15]. Simile è la proposta del Gasdia che riteneva che il nome Campobasso fosse in rapporto con la sua posizione topografica; egli afferma[16]:
«Chi primo s'affacciò alla conquista di questa regione, dopo l'affaticato salire e discendere e risalire del cammino montuoso, respirò discendendo verso questo minuscolo altipiano prativo. O fossero Bulgari guidati da Alzecone, o Longobardi spoletini o beneventani, o conquistatori della normanna nobiltà, o pacifici monaci di San Benedetto da Norcia che, armati della Regula, del salterio e dei sacri arnesi agricoli risalissero da Santa Sofia di Benevento a ridar vita a questa regione…dissero: ecco il Campo Basso, ecco la località bassa dove pianteremo il bivacco, la dimora, la badia.»
Secondo le ipotesi più accreditate, il territorio di Campobasso nell'antichità era punteggiato da una serie di piccoli insediamenti agricoli sannitici, che poi con la dominazione romana diedero vita a diverse ville rustiche.
Sull'altura che domina l'odierna città era presente un insediamento di controllo dei Sanniti, di cui ancora oggi si conservano le tracce, posto a controllo del braccio tratturale "Cortile - Matese". Lo scopo difensivo del sito è confermato dal ritrovamento, nei pressi del castello Monforte, di resti di mura sannitiche e dal rinvenimento, tra le rovine della Chiesa di San Mercurio nel 1930, di un'iscrizione in lingua osca. Tale insediamento gravitava intorno ad un centro sannitico più importante, ossia l'area corrispondente all'attuale centro di Ferrazzano.
La storia del territorio di Campobasso è quindi indissolubilmente legata a quella dell'antico Sannio-Pentro e a Roma.
Le fonti storiche datano l'atto di nascita di Campobasso all'epoca della Langobardia Minor e più precisamente nel periodo del Ducato di Benevento, essendo toponomizzata come Campus Vassorum. Risale infatti all'anno 878 un documento stilato da un monaco dell'abbazia benedettina di Santa Sofia di Benevento, in cui si fa menzione di Campobasso come finibus Campibassi. Questo documento, reperibile come Codice Vaticano Latino 4939, è il Chronicon Sancte Sophie ed è stato redatto al tempo in cui Adelchi era quindi principe di Benevento.
Successivamente durante l'egemonia normanna, Campobasso assume un'importanza economica sempre crescente riuscendo a diventare la “capitale” della Contea sotto la signoria dei De Moulins. Il fiorire dei commerci e l'aumentata importanza amministrativa comportano l'ampliamento dell'antico borgo che si espande soprattutto intorno alla chiese di San Bartolomeo e di San Mercurio. Diverse sono le connotazioni che il borgo assume nel tempo: Civitas, Castrum, Universitas Hominum.
Tra i documenti storici del periodo compreso tra l'anno 1000 e il Trecento spicca la Pancarta Campobassana del 1277 in cui trentadue campobassani denunciarono a Carlo I d'Angiò le angherie e i soprusi del feudatario Roberto di Molise, dimostrando quindi di patteggiare per i francesi Angioini.
Il Quattrocento è per Campobasso un'età d'oro grazie all'intraprendenza dei Monforte-Gambatesa, divenuti i feudatari del borgo. Secondo alcuni storici i Monforte sarebbero i discendenti dei Monfort di Francia e d'Inghilterra, scesi in Italia al seguito di Carlo D'Angiò. Il personaggio di spicco dei Monforte fu il conte Cola detto anche il "Campobasso", di cui parla anche Benedetto Croce[17]. Si distinse per le sue virtù militari durante la lotta di successione al Regno di Napoli tra Angioini e Aragonesi. Cola batté moneta e provvide ad ampliare il castello dotando la città di forti mura perimetrali lungo le quali edificò le porte di San Leonardo e di Santa Cristina.
Nel 1442, con la sconfitta degli Angioini, che i Monforte avevano appoggiato, Campobasso passa agli Aragonesi e in seguito ai De Capua.
Ferdinando I di Aragona concesse ai campobassani la possibilità di costruire le abitazioni addossandole alle mura perimetrali.
Agli inizi del Cinquecento i De Capua sono feudatari in Campobasso. La città, grazie alla felice posizione geografica, vive di un florido commercio; infatti l'area al di fuori dalle antiche mura, con le chiese di Santa Maria Maddalena e della Santissima Trinità (che tra l'altro è stata fondata proprio nel 1504), è contraddistinta da una notevole vivacità di scambi nei vari settori dell'artigianato.
Nel 1530 diventano signori di Campobasso i Gonzaga che ne aumentano il prestigio. A loro si deve la riorganizzazione urbana della città; in ogni rione le singole strade sono indicate con il nome dell'attività lavorativa prevalente come ad esempio scarparìe, ferrarìe (l'attuale via de' Ferrari), oreficerìe (l'attuale via Orefici, ricca ancora oggi di botteghe e negozi di orafi).
Signori della città, dopo i Gonzaga, sono i Vitagliano nel 1638 e successivamente i Carafa.
Nel corso del Seicento Campobasso ha un ulteriore sviluppo grazie anche alla vicinanza dei tratturi che favoriscono le comunicazioni con altri centri e l'arrivo di commercianti forestieri.
Il Settecento è attraversato da idee nuove e la struttura feudale della società viene vista come un intralcio alle iniziative della nuova classe emergente: la borghesia. Questa ventata di novità arriva anche a Campobasso. Ci sono uomini che nonostante appartengano a famiglie di antica nobiltà, come Francesco de Attelis, Anselmo Chiarizia e Giovan Matteo Japoce, si prodigano in cause contro i feudatari. Molti intellettuali come Giuseppe Zurlo, Giuseppe Maria Galanti, Francesco Longano, Paolo Nicola Giampaolo, sostengono la necessità di superare l'immobilismo economico-sociale provocato dal feudalesimo. Campobasso diviene il cuore pulsante della cultura molisana, in cui trovano rifugio molti intellettuali del tempo come Gabriele Pepe e Vincenzo Cuoco.
A causa dei debiti del duca di Jelsi Mario Carafa, alla sua morte, avvenuta nel 1727 la sua eredità viene accettata con beneficio di inventario dagli eredi di questi, il nipote Alessandro Milano duca di San Paolo e il cugino Marcello Carafa. Tale situazione consente a Campobasso di rientrare nel patrimonio del fisco regio che la sottopone ad un apprezzo nel 1732 per future vendite. In tale contesto si apre la possibilità per l'universitas di Campobasso di riscattarsi dalla servitù feudale mediante il pagamento di un importo alla Regia Camera, che le avrebbe consentito di rientrare nel demanio regio in una condizione di relativa autonomia. Nel periodo che va dal 1728 al 1735 numerosi membri della borghesia locale appoggiano l'iniziativa "demanista" in chiave antibaronale. Nel frattempo Marcello Carafa aveva presentato istanza alla Regia Camera per vedersi confermato quel erede di Mario Carafa ed acquisire la titolarità del feudo, ottenendo tale riconoscimento nel 1735 mediante il pagamento di 10 000 ducati al fisco e impegnandosi a pagare i creditori. Difficoltà insorte nel soddisfare tale obbligazione forniscono ai "demanisti" la possibilità di presentare nel 1738 alla Regia Camera la relativa istanza di ricompra della città, che si concretizza infine il 4 marzo 1742 dopo il deposito di una somma pari a 102 841 ducati.
Nel 1755 Carlo di Borbone re di Napoli concede a Campobasso il rango di città modello. Agli inizi dell'Ottocento, in piena età napoleonica, viene istituita la Provincia di Molise; Campobasso, come capoluogo, diviene sede di numerosi uffici amministrativi. La popolazione, nonostante le gravi perdite umane e materiali provocate dal terremoto del 1805, si moltiplica e di conseguenza anche la città si espande. Si rende necessario realizzare un piano urbanistico per soddisfare nuove e molteplici esigenze. Vengono presi in considerazione due progetti, quello di Bernardino Musenga e quello di Vincenzo Wan Rescant.
Il Musenga immagina l'edificazione di un intero quartiere a schema ortogonale, invece Wan Rescant prevede l'espansione del tessuto urbano intorno a una sola grande piazza con al centro l'edificio sede dell'amministrazione civica. Al sistema radiale del Wan Rescant è preferito quello del Musenga. La parte nuova della città si sviluppa in luogo pianeggiante, sulle “campère”, così chiamato perché un tempo era occupato dai campi coltivati e dai boschi. Campobasso doveva essere “monumentale, funzionale, unitaria e moderna, destinata a una borghesia ormai disposta ad abbandonare la città feudale, ritenuta poco rappresentativa socialmente per uno Stato che, attraverso i palazzi pubblici, vuole creare l'immagine fisica dell'autorità, come prima lo era il castello sui monti”. Le piazze alberate, i viali e le aiuole fanno guadagnare a Campobasso l'appellativo di “città giardino”.[senza fonte]
Nel 1910 entrò nelle case l'energia elettrica e, a partire dagli anni venti-trenta, vennero realizzate importanti costruzioni: gli edifici della Casa della Scuola, della Banca d'Italia e il Teatro Sociale nel medesimo luogo occupato in precedenza dal Teatro Margherita (poi Teatro Savoia), il palazzo delle Poste e Telegrafi, la Camera di Commercio, il Palazzo della G.I.L., il Palazzo di Giustizia, l'Istituto per gli orfani di guerra (attuale sede del Conservatorio musicale Lorenzo Perosi) e l'Istituto Tecnico “L. Pilla” (che ebbe l'onore di essere inaugurato da re Vittorio Emanuele III).
Parallelamente a questa attività edilizia furono tracciate nuove strade e lastricate piazze, costruiti marciapiedi, piantati alberi, innalzati monumenti e fontane. Anche l'iniziativa privata diede il suo valido contributo edificando eleganti palazzi e dotando la città di alberghi, ristoranti, bar, negozi e cinema.
Nel 1927 la sede vescovile, con bolla pontificia, venne trasferita da Bojano a Campobasso.
La tragedia della seconda guerra mondiale non risparmiò neanche Campobasso. Qui fu combattuta la "Battaglia di Campobasso" tra l'ottobre e il novembre del 1943, in cui si fronteggiarono le truppe canadesi e tedesche per il possesso della città; ciò causò la distruzione di molti edifici pubblici, tra cui il municipio e gli archivi in esso contenuti. Cinquanta civili furono uccisi in azione, tra cui il vescovo della diocesi, monsignor Secondo Bologna, insieme a un numero imprecisato di persone che vi rimasero ferite nel bombardamento intensivo. L'occupazione della città da parte dei canadesi, che la resero un importante centro di smistamento, amministrativo e di svago per le truppe alleate, ebbe un tale impatto sulla città che questa venne ribattezzata "Canada Town", cioè "Città del Canada", e anche "Maple Leaf City", "Città della foglia d'acero", simbolo nazionale del paese nordamericano, per la notevole presenza di questo tipo di albero sul suo territorio. In tale circostanza alcune strade e piazze vennero persino rinominate con denominazioni anglosassoni come Hyde Park per l'attuale Villa Berardino Musenga, Piccadilly Circus per l'attuale zona di Piazza Gabriele Pepe e Scarth Street per la zona della stessa piazza situata tra il Palazzo del Governo e il Teatro Savoia, comunemente detta Piazza Prefettura; oggi l'unica testimonianza che resta è la scritta Scarth St che i canadesi impressero su un palazzo in piazza Gabriele Pepe e che è stata oggetto di recupero con l'applicazione di una lastra di plexiglas a protezione e una didascalia che descrive brevemente la storia di questo unico reperto.
Nei primi anni del secondo dopoguerra la città conobbe una discreta e armoniosa espansione, ma è con l'istituzione della Regione Molise nel 1963 che Campobasso poté crescere. Divenuta capoluogo di regione, infatti, ebbe un notevole incremento demografico e un conseguente sviluppo edilizio (che porta alla nascita del quartiere CEP nella zona nord della città), essendo sede di importanti uffici regionali e di numerose filiali e agenzie di banche e di assicurazioni. Come era avvenuto agli inizi dell'Ottocento la città rinasce grazie alla sua importanza amministrativa.
Dal 1982 è sede dell'Università degli Studi del Molise la quale in pochi anni ha incrementato notevolmente l'offerta formativa ed ha riscontrato un rapido aumento della popolazione studentesca.
Dal 2002 è inoltre attiva la Fondazione di ricerca e cura Giovanni Paolo II, istituita per volere dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che si è rapidamente imposta come centro d'eccellenza nazionale nei settori di diagnosi e terapia di varie branche della medicina come l'oncologia, i trapianti, le patologie cardiache e la medicina ultraspecialistica.
Lo stemma e il gonfalone sono stati riconosciuti con decreto del capo del governo del 25 maggio 1942.[18]
Lo stemma riporta un ovale con fondo rosso al cui interno sono rappresentate sei torri merlate di cui una è sormontata da una corona marchesale che ne indica l'origine feudale. Le sei torri raffigurano le torri principali che erano poste a guardia degli ingressi dell'antico borgo medioevale: porta Sant'Antonio Abate, porta San Nicola, porta Santa Maria della Croce, porta San Leonardo, porta Mancina e porta San Paolo.
Il gonfalone, in cui campeggia lo stemma, è partito su due colori, il rosso e l'azzurro che rappresentano quelli delle due antiche confraternite che nel Cinquecento gestivano il potere politico e la vita religiosa della città: il rosso per i Crociati mentre l'azzurro per i Trinitari.
Medaglia del Ministro della Difesa per i Comuni che hanno avuto famiglie con 3 o più caduti durante il primo conflitto mondiale (per la famiglia Pistilli Sipio), 2013
Medaglia d'oro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di san Giorgio, 2019Si trova presso la chiesa di San Bartolomeo, nella parte più alta del borgo. Famosa perché, secondo la leggenda, nel XVI secolo v'erano due famiglie in guerra: la Confraternita dei Crociati (composta da artigiani), e quella dei Trinitari (il nuovo ceto commerciale emergente). I loro figli Fonzo Mastrangelo e Delicata Civerra, osteggiati dalle rispettive famiglie nel loro amore, non poterono coronare il loro sogno, perché il padre di Delicata rinchiuse la figlia dentro la torre, murandola. Fonzo, disperato, si arruolò nell'esercito per dimenticare, e Delicata morì di crepacuore, e dopo alcuni anni Fonzo, scoperta la tragedia, decise di espiare le sue colpe facendosi frate. La torre ha pianta circolare in pietra trezza semplice, con alcune feritoie.
torre fortificata, restaurata nel XV secolo, posta presso l'ex chiesa di San Mercurio. Torre cilindrica a tre piani, con tre finestre, oggi divenuta abitazione. Ha la sommità coperta da tegole.
Gli ipogei, ricavati nei secoli dall'opera dell'uomo, rappresentano una realtà nascosta del borgo antico. Gran parte della pietra fu estratta per poter costruire i palazzi per cui si possono immaginare i volumi esistenti nel sottosuolo. A seguito del catastrofico terremoto del 1456, il conte Cola di Monforte progettò la nuova città, con un assetto difensivo, dotandola di doppia cinta muraria, interrotta dalle porte che davano accesso al borgo. Utilizzò i vuoti esistenti collegandoli tra loro e rendendoli funzionali a una logica militare. Una ragnatela di cunicoli, una sorta di “rete” in tempi medievali che consentiva la comunicazione rapida da più punti. Tra i sotterranei fotografati, ci sono alcuni tratti dell'antico camminamento che permetteva alle guarnigioni di spostarsi velocemente da una torre all'altra e dalle mura di cinta alla parte alta del colle. Su questa attendibile ipotesi l'Associazione "Centro Storico" orienta le ricerche con l'obiettivo di ripercorrere il leggendario passaggio che permetteva l'estrema fuga in caso di prolungati assedi.
Nel corso dei secoli i sotterranei hanno subito diverse destinazioni: verso la fine del XV secolo, con l'ampliamento del borgo e l'istituzione della dogana per l'editto di Ferrante d'Aragona, furono aperti i fondaci della farina, del sale, delle carni.
Durante la Seconda guerra mondiale furono utilizzati dalla popolazione come rifugi antiaerei.
Negli anni Sessanta alcuni furono adibiti a discoteche e luoghi di incontro per giovani, grazie all'ampiezza degli spazi e al loro naturale isolamento acustico.
Successivamente furono del tutto abbandonati e non più utilizzati, diventando in molti casi autentiche discariche di materiale edile a seguito delle ristrutturazioni degli edifici della superficie. Attualmente sono molto ricercati per renderli fruibili come pub e ristoranti.
Queste sono le principali aree verdi della città:
La settecentesca "Villa De Capoa", recuperata con un accurato progetto, è uno dei luoghi più suggestivi della città.
Il parco, adiacente all'ex convento di Santa Maria delle Grazie, fu fatto costruire nel Cinquecento da Andrea di Capua. Svolse per circa due secoli la funzione di riserva delle erbe che i monaci del convento utilizzavano per la creazione di medicinali naturali. Nel Settecento fu acquistato da privati e riorganizzato in parco vero e proprio. Infine nell'Ottocento la contessa Marianna de Capoa lo donò alla città.
Il giardino è all'italiana, ricopre un'area di quasi 16000 m². Il viale principale, va dall'ingresso a una piazza; in essa sono collocate una fontana e una piattaforma circolare, usata per allestire spettacoli. In altre zone del giardino vi sono un labirinto di siepi e una rotonda delimitata da quattro aiuole, in cui, nel 1929, sono state impiantate delle sequoie. Ad arricchire i suggestivi sentieri vi sono sculture mitologiche, archi di pietra o di siepi, un sarcofago di fine Quattrocento, un pozzo, panchine in pietra e una grotta. L'ingresso principale, con il pregiato cancello in ferro battuto di stile liberty, si affaccia su piazza Savoia.
Le specie vegetali presenti sono varie e degne di attenzione: alte sequoie, possenti cedri del Libano, eleganti cipressi, abeti rossi, profumati tigli continuano ad avere una funzione non solo ornamentale: sono la testimonianza della cultura, del gusto e dell'arte di coloro che tanti anni fa hanno realizzato questo gioiello.
All'interno del parco è presente un complesso sportivo per praticare tennis, con diversi campi coperti e scoperti, in cui dal 2002 al 2012, ogni anno, veniva organizzato il torneo internazionale femminile di tennis del circuito ITF Women's Tour nominato "Regione Molise" il cui premio in palio è oscillato tra i 10 000 e i 25000 $; nel 2011 fu vinto dall'italiana Karin Knapp.
Abitanti censiti[25]
Gli stranieri residenti a Campobasso al 31 dicembre 2019 sono 1 908, pari al 3,9% della popolazione.[26] Le nazionalità più numerose sono:
Il rapporto di ecosistema urbano di Legambiente relativo all'anno 2018 colloca il comune al 77º posto tra le 104 città italiane capoluogo di provincia[27].
Nel comune sono presenti istituzioni prescolastiche, scolastiche di primo grado e di secondo grado, inferiore e superiore. Quelle di secondo grado superiore comprendono un istituto professionale per i servizi commerciali e turistici, un professionale per l'industria e l'artigianato, un professionale per l'agricoltura e l'ambiente, un tecnico commerciale e per geometri, un tecnico industriale, un tecnico per le attività sociali, un liceo classico, due licei scientifici, due licei linguistici, un liceo delle scienze umane, un liceo artistico, un liceo musicale.
A Campobasso è nata Radio Tau, antesignana di Padre Pio TV.
Ogni anno, nella domenica del Corpus Domini, nelle vie della città sfilano i "Misteri", strutture in una lega ferrea flessibile e resistente create dal campobassano Paolo Saverio di Zinno nel XVIII secolo. Si presentano come dei carri allegorici su cui sono esposti i misteri della Bibbia. I "Misteri" sono anche nominati quadri viventi, infatti bambini, anziani e adulti, si trasformano in santi, angeli e demoni ancorati alle strutture in acciaio e legno appositamente rivestite offrendo una visione surreale e generando l'impressione che i personaggi aleggino nell'aria. Le strutture sono portate a spalla da gruppi di portatori che avanzano al ritmo scandito dal capo mistero e cadenzato dalla banda musicale che propone una marcia tratta dal Mosè di Rossini. La sfilata è composta, nell'ordine, dalle seguenti raffigurazioni:
Alla fine della manifestazione, dal palazzo comunale l'arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano impartisce la Benedizione ai Misteri. Nel febbraio del 1997 nasce l'Associazione "Misteri e Tradizioni", supportata una forte richiesta dei cittadini, per tutelare il patrimonio storico culturale dei Misteri, con successiva realizzazione del museo dei Misteri e del sito ufficiale della manifestazione.
Nel Medioevo i Misteri si allestivano e si disfacevano anno per anno, variando di forme e di costumi, con il patrocinio di congregazioni religiose laiche che sostenevano le spese di allestimento. Le rappresentazioni avvenivano su palchi fissi o mobili con scenografie elementari, i copioni erano in linguaggio popolare e gli argomenti rispettavano la vita e la fantasia delle platee di fedeli a cui si rivolgevano. In quelle forme di rappresentazioni possiamo trovare forme di teatro greco o romano e nel Quattrocento si cerca di canonizzare le rappresentazioni dei Misteri creando regole per non cadere nel goffo e nel profano. La trasformazione di quadri viventi in quadri stabili non indecorosi o goffi, lontani da forme di irreligiosità, si verifica a Campobasso negli anni 1766-68, quando la borghesia locale suggella la sua ascesa con l'affrancamento dal servaggio feudale. In origine i Misteri erano ventiquattro conservati nelle tre chiese che provvedevano all'organizzazione della processione del Corpus Domini. Sei di essi non ressero alla prova che il Di Zinno, autore degli stessi, fece con i modelli di cera da lui creati prima di poggiarci le persone, altri sei invece furono distrutti dal terremoto del 26 luglio 1805, mentre il Santissimo Cuore di Gesù fu realizzato nel 1959 sulla base di un bozzetto del Di Zinno.
L'origine della processione del venerdì Santo a Campobasso risale probabilmente alle sacre rappresentazioni del XIII secolo. La notizia storica più sicura risale al 1626 quando in un "istrumento di concordia tra i Crociati e i Trinitari" si accenna a tale manifestazione.
Nella chiesa di Santa Maria della Croce vengono custodite le statue dell'Addolorata e del Cristo morto. Tutta la cittadinanza si ritrova in questa chiesa nelle sere del settenario, raccolta in silenzio mentre viene cantato l'inno che viene chiamato dai campobassani "lo zuchetezù", una specie di "botta e risposta", che il suo compositore chiamò: "Oh di Gerico beata".
La processione del venerdì Santo si colloca all'interno delle manifestazioni processionali legate alla passione. Il corteo solitamente inizia alle ore 17 del Venerdì Santo da Santa Maria della Croce e vede la partecipazione della quasi totalità della città che segue mestamente il Cristo morto. La statua dell'Addolorata viene posta tradizionalmente dietro il Cristo e viene accompagnata da donne vestite di nero che reggono nastri che partono dalla statua. Il coro che accompagna la processione del venerdì Santo era inizialmente formato da un centinaio di cantori e dalla banda musicale, mentre in epoca contemporaneea sono oltre settecento persone quelle che vi partecipano.
La vita cittadina del XVI - XVII è animata da lotta fra due grandi confraternite, quella dei Crociati e quella dei Trinitari. Probabilmente le rivalità nascevano dalla volontà di conquistare la supremazia sulla città da parte di un gruppo sociale sull'altro. Diversi e violenti furono gli scontri fra queste fazioni che insanguinarono le strade della città. Le due confraternite posero fine alle lotte fratricide durante la Quaresima dell'anno 1587, con la mediazione del frate predicatore cappuccino Geronimo da Sorbo. In queste drammatiche vicende, stando alla leggenda, si inserisce una tragica storia d'amore fra la trinitaria Delicata Civerra e il crociato Fonzo (o Alfonso) Mastrangelo, una sorta di Giulietta e Romeo campobassani. Il loro matrimonio, come nella famosa opera di William Shakespeare, viene proibito dalle rispettive famiglie per la rivalità tra le due confraternite a cui appartenevano. Fonzo fugge e si arruola come soldato. Delicata, invece, per il dolore si ammala mentre si trova nella Torre Terzano dove è stata imprigionata e addirittura muore, proprio nel giorno in cui le parti avverse fanno pace. Il suo amato Fonzo, ricevuta la triste notizia della morte della giovane, abbandona tutto e diventa frate francescano.
Pur non rivestendo il ruolo di enti amministrativi locali propriamente detti, sono nate delle associazioni di quartiere su tutto il territorio comunale. Tali associazioni, nate da aggregazioni di cittadini, si pongono a servizio dei quartieri da esse definiti come mediatori tra il cittadino e l'amministrazione comunale. Il territorio dunque risulta diviso nei seguenti quartieri: Centro Storico, Centro Murattiano, Campobasso Nord, San Giovanni, Vazzieri, Colle dell'Orso, Sant'Antonio Abate, Tappino. Le principali zone moderne e storiche all'interno del Comune sono:
L'unica frazione della città è Santo Stefano, exclave circondata da Ripalimosani (di cui faceva parte in passato), Castropignano e Oratino.
L'economia della città si basa principalmente sul commercio e sulla lavorazione dei prodotti alimentari (oleifici, distillerie, pastifici); nel territorio comunale ha sede l'industria alimentare La Molisana. Altrettanto sviluppato è il settore del pubblico impiego, legato principalmente alla sua funzione di capoluogo regionale. Sono da ricordare inoltre alcune lavorazioni di prodotti artigianali come la produzione di coltelli e forbici, attività presenti sin dall'epoca medievale, durante la quale le officine di Campobasso erano considerate tra le più importanti d'Europa. Anche le lavorazioni dell'argilla, finalizzate alla produzione di oggetti per uso domestico, oltreché quelle del cuoio, del ferro battuto e del legno non sono del tutto scomparse.[34] Erano anche rinomate le produzioni di ceramiche e di terrecotte.
I collegamenti stradali extraurbani sono caratterizzati dalle seguenti strade statali:
La città è servita da una tangenziale divisa in:
La stazione di Campobasso è situata nel centro della città, in piazza Vincenzo Cuoco[35] ed è gestita da RFI, società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. La stazione è capolinea delle linee Termoli-Venafro e Benevento-Campobasso[35].
L'esercizio commerciale è operato da Trenitalia con treni regionali da e per Caserta, Isernia, Napoli, Roma e Termoli; a seguito della sospensione del servizio ferroviario sulla linea Benevento-Bosco Redole nel 2013, i servizi lungo tale direttrice sono effettuati da autobus sostitutivi. In città sono presenti anche le fermate San Michele e Duca d'Aosta, costruite nell'ambito del progetto noto come "metropolitana leggera Matrice-Campobasso-Bojano"[36], la cui attivazione non è ancora stata effettuata data la concomitanza dei lavori di elettrificazione in corso sulla tratta Campobasso - Roccaravindola. Nel territorio comunale è presente inoltre la stazione di Ripalimosani, soppressa nel 2001[37], lungo la linea Campobasso-Termoli.
I trasporti urbani e interurbani di Campobasso vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da SATI (che dal 21 luglio 2024 ha sostituto la SEAC come gestore del servizio urbano) e ATM.
Campobasso è gemellata con:
Ogni anno si svolge la mezza maratona Tappino-Altilia, che parte dalla località Tappino, a Campobasso, e si conclude nel comune di Sepino presso il sito archeologico sannita-romano di Saepinum, alle propaggini del Massiccio del Matese. Dal 2002, in considerazione delle sue caratteristiche peculiari, la Tappino-Altilia è stata inserita dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo tra le manifestazioni delle Giornate Europee del Patrimonio dedicate al tema Lo sport nell'Italia antica.
Calcio a 11
Calcio a 5
Per 12 volte Campobasso è stata sede di arrivo di una tappa del Giro d'Italia, la prima nel 1913, l'ultima nel 1989.
Dal 2002 al 2012 nel mese di giugno la città ha ospitato il Torneo Internazionale Regione Molise di tennis, su terra battuta e facente parte dell'ITF Women's Circuit:
Campobasso, insieme alle altre due sedi dell'Università del Molise, Isernia e Termoli, ha ospitato i Campionati Nazionali Universitari 2010, tra il 21 e il 29 maggio. Questi i numeri dell'evento:
In occasione dello svolgersi di tale manifestazione, è stato inaugurato nel campus di Vazzieri il Palaunimol, adiacente al palazzo della Biblioteca Centrale d'Ateneo.
La città ospita dal 1994 la gara di slalom "Città di Campobasso", che è stata fino al 2020 la competizione da più tempo presente nel Campionato Italiano Slalom. Esso è stato vinto in cinque occasioni dal campobassano originario di Cercemaggiore Fabio Emanuele, a sua volta vincitore per sei volte del CIS.
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