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Nobiltà milanese

nobiltà di Milano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La nobiltà milanese fu una classe sociale privilegiata della città di Milano e del suo contado dall'epoca medievale e comunale per poi passare nel Ducato di Milano sino al Regno Lombardo-Veneto. La nobiltà venne ufficialmente integrata in quella nazionale nel 1861 con l'annessione del Lombardo-Veneto al neonato Regno d'Italia. Il sistema nobiliare milanese si era strutturato in maniera molto simile a quello austriaco e quindi ravvicinabile a quello tedesco.

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Storia

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Affresco presente al primo piano del "Broletto nuovo" di Milano dove, accanto a quello cittadino al centro, sono raffigurati gli stemmi dei magistrati, tutti appartenenti alla nobiltà milanese.
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Il Bergognone, Gian Galeazzo Visconti con i suoi tre figli, presenta un modello della Certosa di Pavia alla Vergine, affresco, 1490~1495, Certosa di Pavia.
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A. Sanquirico, Ritratto di Antonio Greppi. Fu tra i più importanti ed influenti rappresentanti dell'aristocrazia milanese filo-austriaca nel XVIII secolo.

A Milano il primo elenco di nobiltà stilato ufficialmente fu la Matricula nobilium familiarum Mediolani di Ottone Visconti, datata al 20 aprile 1277, nella quale vennero elencate le famiglie nobili del milanese degne di avere dei canonici della Cattedrale di Milano, sono essenzialmente famiglie che aiutarono i Visconti nella loro presa di potere sul comune di Milano, ma anche alcune famiglie nemiche ma considerate tra le più antiche per nobiltà nella vita futura del ducato.

Dal 5 settembre 1395 i duchi di Milano ottennero ufficialmente il diritto di concedere la nobiltà a quanti nobili non fossero, per merito dell'imperatore Venceslao del Sacro Romano Impero, coerentemente col riconoscimento del ducato di Milano. Durante tutto il periodo ducale, prima dei Visconti e poi degli Sforza, la nobiltà residente in città si era sempre più predisposta a divenire nobiltà di corte, al servizio diretto del duca, soprattutto nel campo delle armi e delle alleanze per scopi bellici. Queste famiglie, durante questo periodo, giocarono un ruolo fondamentale nella politica del territorio, pur senza mai surclassare completamente la figura del duca. A questo periodo si lega la maggior parte del patriziato milanese che costituirà nei secoli successivi un segno di distinzione tra la nobiltà concessa "ai milanesi dal loro duca" e quella concessa dagli "stranieri".[1]

Con il crollo del ducato di Milano sforzesco ed il suo passaggio sotto il dominio imperiale e spagnolo, la nobiltà tornò ad un sostanziale attaccamento alla feudalità, consentendo però nel contempo anche l'emergere di una nuova nobiltà "di toga" o terriera, che legava le proprie fortune al ricoprire incarichi per conto del governo della Spagna, arricchendosi con l'acquisto di varie località in feudo che decidevano spontaneamente di mettere al bando la propria libertà per ottenere protezione e copertura delle spese di amministrazione che, unitamente all'alto livello di tassazione, costituivano una delle problematiche di sostentamento principale di piccole e medie comunità rurali.

La nobiltà milanese assottigliò ulteriormente il proprio legame con l'amministrazione del territorio e la feudalità a partire dall'inizio del Settecento quando il Ducato di Milano passò sotto la dominazione austriaca. L'Austria permeò l'amministrazione del ducato con uomini di propria fiducia, preferendoli di gran lunga ai milanesi autoctoni che vennero perlopiù relegati a ruoli onorifici o secondari (pur non mancando in questo senso le eccezioni). In questo caso si assistette ad un nuovo emergere delle classi borghesi che vennero nobilitate per il loro servizio particolare allo Stato come nel caso del banchiere Antonio Tanzi di Blevio, insignito del titolo asburgico di Edler e di Antonio Greppi (1722-1799), rampollo della famiglia Greppi che ottenne proprio durante il XVIII secolo la nobiltà cittadina per la sua ricchezza e influenza.

L'Ottocento è indubbiamente il secolo di maggiore decadenza per la nobiltà milanese: ormai spogliata di molti dei propri antichi privilegi, l'aristocrazia di Milano, seguendo il più vivido spirito romantico, si spaccò in due lasciando da una parte i nostalgici del vecchio ducato di Milano che auspicavano un ritorno ad un territorio indipendente dalla dominazione straniera e con maggiore influenza destinata alla classe aristocratica, mentre sull'altro fronte era schierata la nobiltà filo-austriaca che aveva fatto fortuna proprio durante il periodo di dominazione straniera e che non voleva rinunciare ai diritti acquisiti faticosamente.

L'unità d'Italia rappresentò la vittoria schiacciante della prima fazione, avendo però il difetto in sé di annullare la grande influenza che l'aristocrazia milanese sperava di riacquistare sul milanese, spandendola su scala nazionale ed uniformandola al resto dell'alta società della penisola. Molte famiglie nobili milanesi mantennero la loro prerogativa di salotto durante tutto il periodo umbertino durante il quale Milano fu al centro di numerosi eventi e del progresso sociale e industriale che investì il regno, entrando in definitiva decadenza dopo la fine della prima guerra mondiale.

Strutture e suddivisioni

Ogni nobile milanese che deteneva dei possedimenti o dei feudi nel territorio facente parte del Ducato di Milano era tenuto a prestare giuramento al duca, pratica che venne di molto snellita con la dominazione austriaca, ove al posto della nobiltà terriera iniziò a prevalere la nobiltà meritocratica.

La religione era quasi esclusivamente quella cattolica.

La nobiltà milanese è suddivisibile in tre macro-categorie:

  • Famiglie patrizie, ovvero appartenenti al patriziato cittadino.
  • Famiglie nobili o feudatarie, ovvero di nobiltà non cittadina o legata a feudi nel contado.
  • Famiglie aggregate, ovvero che hanno ottenuto nobilitazione altrove ma che per lunga distinzione o fama notevole si sono guadagnate il diritto ad entrare a far parte del patriziato milanese.

Queste categorie erano a loro volta suddivisibili in:

  1. la nobiltà ''ab immemorabili'', la cui condizione signorile era così antica da non poterne rintracciare l'origine.
  2. la nobiltà feudale, che fu investita di feudi imperiali o arcivescovili prima della proclamazione del Ducato di Milano (5 settembre 1395);[2][3]
  3. la nobiltà ducale, che aveva ottenuto la nobilitazione all'epoca del ducato di Milano;[4]
  4. la nobiltà filo-spagnola, che aveva ottenuto la nobilitazione all'epoca della dominazione spagnola nel milanese;
  5. la nobiltà filo-austriaca che aveva ottenuto la nobilitazione all'epoca della dominazione austriaca nel milanese;
  6. la nobiltà filo-napoleonica che aveva ottenuto la nobilitazione all'epoca della dominazione napoleonica nel milanese.

Il patriziato

L'antico patriziato

Lo stesso argomento in dettaglio: Matricula nobilium familiarum Mediolani.

Milano godette sin dalla fine del medioevo di un proprio patriziato. La prima testimonianza di questa presenza è costituita dalla Matricula nobilium familiarum Mediolani redatta nel 1377 che contiene l'elenco delle famiglie nobili alle quali dovevano appartenere gli ordinari della Metropolitana milanese.

Il nuovo patriziato

Con l'ingrandirsi dei confini del ducato nel corso dei secoli XV e XVI e con l'estensione della nobiltà a nuove famiglie (in particolare tra XVII e XVIII secolo), il patriziato milanese rimaneva immagine di una ristretta cerchia di fedelissimi che detenevano un vero e proprio potere civile in città, anche se si espanse al proprio interno giungendo ad includere, oltre alle famiglie patrizie già incluse nella matricola medievale, anche le seguenti famiglie, in alcuni casi rami secondari o collaterali delle prime:

  1. Abbiati
  2. Adda (d')
  3. Alciati
  4. Aliprandi
  5. Andreani
  6. Anguissola
  7. Archinto
  8. Arcimboldi
  9. Arconati
  10. Arese
  11. Arrigoni
  12. Balbi
  13. Barbavara
  14. Barbiano di Belgiojoso
  15. Barbò
  16. Beccaria
  17. Besana
  18. Besozzi
  19. Bigli
  20. Borromeo
  21. Bossi
  22. Busca
  23. Caccia
  24. Cagnola
  25. Caimi
  26. Calchi Novati
  27. Cambiaghi
  28. Capitani di Settala
  29. Caponago
  30. Carcano
  31. Casati
  32. Castelli
  33. Castiglioni
  34. Cattaneo
  35. Cavazzi della Somaglia
  36. Cicogna
  37. Clerici
  38. Confalonieri
  39. Crescentini
  40. Crevenna
  41. Crivelli
  42. Croce
  43. Cusani
  44. Daverio
  45. Dugnani
  46. Durini
  47. Erba (poi Erba Odescalchi)
  48. Ferreri
  49. Foppa
  50. Fossati
  51. Gallarati
  52. Gallina
  53. Ghislieri
  54. Giovio
  55. Giulini
  56. Imbonati
  57. Isimbardi
  58. Lampugnani
  59. Landriani
  60. Litta
  61. Litta Modignani
  62. Litta Visconti Arese
  63. Lomeni
  64. Lonati
  65. Lucini
  66. Lurani Cernuschi
  67. Mayno (del)
  68. Mandelli
  69. Meda
  70. Medici di Marignano
  71. Melzi (poi Melzi d'Eryl)
  72. Meraviglia Mantegazza
  73. Monti
  74. Moriggia
  75. Nava
  76. Negri
  77. Odescalchi
  78. Olivazzi
  79. Origo
  80. Orombelli
  81. Padulli
  82. Parravicini
  83. Pertusati
  84. Piola
  85. Po
  86. Porro
  87. Porta (della)
  88. Pozzobonelli
  89. Prata
  90. Radice Fossati
  91. Rasini
  92. Resta
  93. Riva
  94. Rovida
  95. Scotti
  96. Serbelloni
  97. Serponti
  98. Sessa
  99. Sfondrati
  100. Sforza
  101. Sola
  102. Sormani
  103. Stampa
  104. Talenti
  105. Taverna
  106. Terzaghi
  107. Torre (della)
  108. Trivulzio
  109. Trotti
  110. Uboldi
  111. Verri
  112. Verme (dal)
  113. Villani
  114. Vimercati
  115. Visconti
  116. Visconti di Modrone
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Elenco delle principali famiglie nobili milanesi

Riepilogo
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Segue qui l'elenco delle principali famiglie nobili milanesi di tutte le epoche. Le famiglie nobili non necessariamente appartenevano al patriziato cittadino. L'elenco è derivato dalle opere citate in bibliografia.

     Nobiltà ab immemorabili

     Nobiltà feudale

     Nobiltà ducale

     Nobiltà filo-spagnola

     Nobiltà filo-austriaca

     Nobiltà filo-napoleonica

     Aggregati

     Sconosciuto

A

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B

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C

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D

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E

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F

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G

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I

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L

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M

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N

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O

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P

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R

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S

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T/U

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V

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Z

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Note

Bibliografia

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