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famiglia nobiliare italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gli Anguissola (talvolta anche Angusuola) sono una famiglia aristocratica piacentina, che fu ascritta al patriziato veneziano e annoverata fra i cosiddetti Patrizi non veneziani.
Anguissola | |
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Anguis sola victoriam fecit Troncato cuneato d'argento e di rosso. | |
L'origine e il nome della famiglia Anguissola sono legati a un'antichissima tradizione bizantina, che presenta alcuni tratti epici ma è allo stesso tempo curiosamente ricca di dettagli storici.
Costoro, infatti, sarebbero discesi da genti greche, e in particolare da un certo Galvano Sordo o Galvano De Soardi/Sordi/Surdi (Σούρδη, cognome tuttora usato tra i greci, anche a Costantinopoli e a Smirne), individuato come capostipite del casato, che nel 717 militava nell'esercito dell'imperatore d'Oriente Leone III Isaurico e che, «con un ingegnoso fuoco artificiale contribuì a deliberare la città di Costantinopoli da' Saraceni che la teneano assediata per mare e per terra».[2]
Tale "ingegnoso fuoco" era il cosiddetto "fuoco greco" (υγρό πυρ, ελληνικό πυρ), arma incendiaria inventata nel VII secolo, che assicurò la vittoria dell'impero contro le invasioni saracene del 717 e del 674. Dato che lo scudo di Galvano portava come emblema l'effigie di un aspide (in latino: anguis), dopo la vittoria riportata sugli Omayyadi i commilitoni e il popolo di Costantinopoli esclamarono: Anguis sola fecit victoriam!, ossia: Il serpente da solo ha riportato la vittoria![2] Tale detto sarebbe divenuto poi talmente popolare che lo stesso Galvano fu soprannominato "Anguissola".[3] L'imperatore, in seguito, concesse tale cognome a tutti i suoi discendenti. Ciò è descritto in un documento redatto il 13 luglio 1434 da Bartolomeo da Casalrimesso, notaio imperiale, che aveva trascritto e autenticato, secondo la tradizione, l'originale documento firmato da Leone III nell'anno 718 a Erbipoli (Herbipolis), in Asia Minore.[4]
I discendenti del primo Anguissola, fuggiti secondo la narrazione da una pestilenza che imperversava a Costantinopoli (ci si riferisce forse al contagio avvenuto nel 1347),[4] si stabilirono in Francia e in Italia, riuscendo talvolta a costruirsi piccoli potentati autonomi.[2]
La famiglia, divisa in numerosi rami (di San Damiano, di Travo, di Grazzano/Vigolzone, di Altoè, ecc.), ebbe sempre come propria sede principale Piacenza. Nel corso dei secoli gli Anguissola si imparentarono con vari rami di illustri famiglie quali i Landi, gli Scotti, i Caracciolo, i Visconti, i Gonzaga, i Secco, i Comneni ed altri. Nel 1409, Giorgino di Uberto Anguissola dei conti di San Polo si trasferì nei territori della Repubblica di Venezia, prestando servizio come uomo d'armi: si ricorda, in particolare, il suo grande contributo nella presa del castello di Schio, occupato dal ribelle conte Cavalli di Sant'Orso. Il Senato veneziano decretò, come ricompensa, che al casato degli Anguissola fosse riconosciuto il feudo di Schio con rango comitale, e come tali, nel 1729, furono iscritti nel Libro d'Oro dei Titolati della Repubblica.[2] Vennero aggregati, inoltre, all'Ordine nobile della città di Vicenza.[2]
È certa l'aggregazione di un ramo di questa famiglia, attestata nel 1499 con il nome di Angusuola, al corpo patrizio della città lagunare.[5] Tale ramo, tuttavia, si estinse dopo il 1612 o, secondo altre fonti, dopo il 1640,[5] probabilmente in un certo Nicolò Angusuola.
Dopo la caduta della Serenissima, questo casato ottenne la conferma dell'avita nobiltà dal governo imperiale austriaco con Sovrana Risoluzione del 20 ottobre 1816, nelle persone di Francesco Antonio di Galeazzo e Vincenzo di Gabriele Anguissola: il primo dei due era fregiato del titolo di barone e delle insegne di Cavaliere della Corona Ferrea, mentre il padre, Galeazzo, era stato generale dell'esercito napoletano e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine costantiniano di San Giorgio.[2]
Il paese chiamato La corte Anguissola è una frazione del Comune di Collecchio (PR).
Alcuni comuni della provincia di Piacenza tra i quali Vigolzone,[15] Podenzano[16] e Travo,[17] hanno conservato nei loro stemmi l'elemento "cuneato" o "dentato", di rosso e d'argento (detto anche "ad albioni"), tipico dello stemma della famiglia Anguissola, che ha esercitato per secoli la propria influenza su quei territori e sulle regioni circostanti.
Famiglie che si sono imparentate in vario modo con gli Anguissola si sono anche fregiate, nel corso della storia, di questa particolare "pezza" araldica.
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