Valsolda
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Valsolda (Valsòlda in dialetto comasco[N 1], AFI: /valˈsɔlda/) è un comune italiano sparso di 1 466 abitanti[1] della provincia di Como in Lombardia.
Valsolda comune | |
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La frazione di San Mamete | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Como |
Amministrazione | |
Sindaco | Laura Romanò (lista civica La nuova Valsolda Voltiamo pagina) dal 21-9-2020 |
Territorio | |
Coordinate | 46°02′N 9°03′E |
Altitudine | 275 m s.l.m. |
Superficie | 31,74 km² |
Abitanti | 1 466[1] (30-11-2020) |
Densità | 46,19 ab./km² |
Frazioni | Albogasio Inferiore, Albogasio Superiore, Castello, Cressogno, Dasio, Drano, Loggio, Oria, Puria, San Mamete (sede comunale), Santa Margherita |
Comuni confinanti | Alta Valle Intelvi, Claino con Osteno, Lugano (CH-TI), Porlezza, Val Rezzo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 22010 |
Prefisso | 0344 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 013234 |
Cod. catastale | C936 |
Targa | CO |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 460 GG[3] |
Nome abitanti | valsoldesi |
Cartografia | |
Localizzazione del comune di Valsolda nella provincia di Como | |
Sito istituzionale | |
Il comune si affaccia sul ramo settentrionale del Lago Ceresio, al confine con la Svizzera fra Lugano e Porlezza, e sorge in due valloni convergenti nel torrente Soldo.[4]
I due valloni sono dominati da una cinta montuosa disposta a semicerchio. Partendo da ovest, verso Lugano, si trovano il Monte Boglia o Colmaregia (1516 m s.l.m), dal quale e dall'Alpe di Castello (125 m s.l.m) proviene il vallone occidentale, e le Cime di Noresso (1721 m s.l.m) e di Fiorina (1809 m s.l.m). A est si trovano l'Arabione o Torrione (1805 m s.l.m) - dal quale e dal passo Stretto (1101 m s.l.m) deriva il vallone orientale - il Bronzone (1434 m s.l.m), la Forcola (1195 m s.l.m) e, verso Porlezza, i Monti Pizzoni (1303 m s.l.m).[4]
Da segnalare sono inoltre le cime Oress e Cavrighé, oltre alle torri dolomitiche dei Denti della Vecchia, non visibili dalle varie frazioni ma solo salendo in quota.
Il toponimo deriva dalla presenza del torrente Soldo.
Le più antiche menzioni della Valsolda risalgono in alcuni documenti dell'inizio del XII secolo.[5]
Feudo dell'arcivescovo di Milano da tempo immemorabile[5] (lo era già nell'Alto medioevo,[6] periodo in cui il territorio valsoldese costituì un territorio strategico dapprima nelle lotte tra Bizantini e Longobardi e, successivamente, tra questi ultimi e i Franchi[7]) la Valsolda appartenne per lungo tempo agli abati del monastero di Sant'Ambrogio di Milano.
Nel XIII secolo la storia delle terre valsoldesi s'intrecciò alle vicende della famiglia imperiale degli Hohenstaufen, con Federico II di Svevia che nel 1240 donò la pieve di Porlezza e la Valsolda alla città di Como.[5] La competenza amministrativa dei comaschi sul territorio valsoldese durò tuttavia solo una manciata di anni: già nel 1246 la Valsolda risultò essersi dotata di statuti propri, riformati nel 1388 da Gian Galeazzo Visconti nella chiesa di San Mamette.[5]
La concessione del feudo valsoldese alla mensa arcivescovile di Milano da parte degli Hohenstaufen permise di fatto una vera potestà temporale alla chiesa milanese, con le periodiche investiture imperiali susseguitesi nei secoli (1311, 1531).[5] Dopo un breve periodo in cui, tra il 1525 e il 1531 il condottiero Medeghino e il cavaliere Giambattista Pusterla vennero investiti del feudo della valle, la Arcidiocesi di Milano rafforzò il controllo sulla Valsolda pretendendone una sovranità non solo da un punto di vista religioso ma anche politico.[5] A Gian Giacomo Medici si deve, nel 1528, la distruzione del castello valsoldese,[6] detto di San Martino, situato nell'odierna frazione di Castello.
Il territorio era composto dalle XII Terre di Albogasio, Casarico, Castello, Cima, Cressogno, Dasio, Drano, Loggio, Oria, Puria, San Mamette e Bisnago, con quest'ultima detta anche Roncaglia e situata sulla sponda opposta del lago rispetto alle altre.[5] Il capoluogo amministrativo fu posto a San Mamete ove risiedeva periodicamente un delegato dell'arcivescovo che vi esercitava anche funzioni di giudice straordinario, affiancandosi al potere amministrativo del podestà elettivo della valle.[5] Le XII terre erano originariamente divise in sei comuni (Albogasio con Oria,[8] Cressogno,[9] Dasio,[10], Drano con Loggio,[11] Puria[12] e Castello[13]), il numero dei quali variò più volte nel corso del tempo: sceso a cinque nel corso del Cinquecento, si ridusse a uno nel 1751 (il comune di San Mamete), per poi diventare due nel 1753 e ritornare ai sei originari nel 1757.[5]
Il governo austriaco, con un dispaccio imperiale di Giuseppe II del 1784, disconobbe la sovranità degli arcivescovi sulla valle pur confermando la concessione del feudo.[5] Con quest'atto, l'imperatore integrò di fatto e di diritto la "valle del Soldo" nello Stato di Milano,[14] decretando la fine di quel regime particolare di cui il territorio godeva fin dalle origini.[5]
Due anni più tardi, l'editto di attivazione delle province della Lombardia austriaca previde l'inserimento della Valsolda all'interno della provincia di Como. La decisione fu tuttavia ribaltata dalla compartimentazione del 1791, anno in cui la valle andò a formare, assieme alla pieve di Porlezza, uno dei distretti della provincia di Milano.[15]
Il "Comune della Valsolda" venne creato nel 1927 dalla fusione dei comuni di Albogasio, Castello, Cressogno, Dasio, Drano con Loggio e Puria.[16] Dall'anno successivo, il comune assunse l'attuale denominazione di "Valsolda".[16]
Nel 1936 una parte del territorio comunale di Valsolda fu annessa al comune di Lanzo d’Intelvi.[16]
Lo stemma, il gonfalone e la bandiera del comune di Valsolda sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 1º ottobre 2020.[17]
«Stemma d'azzurro, al torrione d'argento, rotondo, allargato alla base, aperto di nero, fondato sulla pianura di verde, cimato da una torretta d'argento, finestrata di tre di nero, sostenente una cicogna, d'argento, rivoltata. Sotto lo scudo, su lista bifida, svolazzante d'azzurro, il motto a lettere maiuscole di nero VALLIS SOLIDA. Ornamenti esteriori da Comune.»
Tale arma ha sostituito quella precedente, non sancita da decreti, che aveva alcune differenze nella blasonatura:
«Di azzurro, al torrione d'argento, rotondo, allargato alla base, cimato di una torretta, finestrata di tre, aperta di nero, fondato sulla campagna di verde; alla cicogna rivoltata, poggiata sulla torretta, accostata lateralmente e verso i fianchi dello scudo dalla scritta latina, in nero, VALLIS SOLIDA.[18]»
Il gonfalone attuale è un drappo di bianco, bordato d'azzurro. Prima del 2020 era un drappo partito di azzurro e di bianco. La bandiera è un drappo di bianco, caricato dello stemma comunale.[17]
Le numerose chiese, presenti nelle frazioni di Valsolda e quelle sparse nel suo territorio testimoniano le qualità artistiche degli architetti, scultori e pittori originari di Valsolda.[19] Ad esse si aggiungono alcune ville e palazzi.
A metà strada tra Loggio e Drano si trova la parrocchiale di Loggio, dedicata a san Bartolomeo,[28] esempio di arte barocca con stucchi ed affreschi.[29]
Elevata a sede di una parrocchia nel 1647,[30] la chiesa fu edificata nel 1362 in posizione dominante sulla valle del Soldo.[29] La chiesa fu in seguito oggetto di numerose ristrutturazioni, terminate nel 1736 con la costruzione della sacrestia nuova e la modifica del campanile, aumentato in altezza e dotato di una cuspide sormontata da una sfera rivestita di oro zecchino proveniente da Torino.[29]
Internamente, la controfacciata ospita un affresco de Il trionfo del Santissimo Sacramento (1690), eseguito da Giovan Battista Pozzi prendendo a modello un arazzo che Peter Paul Rubens aveva realizzato sullo stesso tema a Torino presso la corte dei Savoia.[29]
Sulla sinistra, il primo altare ospita una Sindone localmente soprannominata il "Santo Sudario".[29] La seconda cappella destra, a tema funebre, è decorata da 12 teli neri rettangolari dipinti in argento e altri colori, su cui sono rappresentati altrettanti scheletri in abiti mondani.[29] Tale cappella rimanda all'ossario all'ingresso del sagrato, un tempo dotato di ricchi affreschi ma oggi in pessime condizioni.[29]
A Rinaldo Visetti si devono le decorazioni a stucco che, dal Seicento, ornano l'interno della chiesa.[31]
A Drano è situato l'oratorio attualmente dedicato ai Santi Innocenti[32] ma che un tempo era intitolato a san Simonino, ritratto in gloria in una pala dell'altare maggiore. L'edificio, costruito nel XVIII secolo da un facoltoso imprenditore edile in attività a Torino, conserva inoltre dipinti settecenteschi di un'Annunciazione, una Sacra Famiglia e una Madonna tra santi, oltre a un ritratto di san Carlo collocato al di sopra dell'entrata.[33]
Accanto al cimitero di Loggio si trova la chiesetta di San Carlo, risalente al 1615[34] e costruita in seguito alla canonizzazione dell'arcivescovo Carlo Borromeo.[6][29]
Unica chiesa di Valsolda a tre navate,[41] la chiesa deve il suo aspetto attuale ad importanti interventi architettonici avvenuti all'inizio dei secoli XVI e XVII[42] sulla base di un precedente edificio religioso a navata singola (l'attuale sinistra), originariamente dedicato ai santi Stefano e Giovanni Battista — raffigurati in due statue Trecenteche della facciata[31] — e in un secondo momento a san Bernardino da Siena, in seguito all'avvenuta canonizzazione del 1450.[42] All'interno, la parete nord della navata sinistra ospita un ciclo di affreschi del 1516, raffiguranti una Madonna del latte con sant'Antonio Abate, una Madonna incoronata col Bambino tra i santi Caterina e Bernardino e un Cristo accolto dal Padre con Madonna col Bambino.[42] Al di sopra degli affreschi, una grande lunetta ospita invece una raffigurazione della Assunta tra i santi Miro e Lucio.[42] L'altare maggiore ospita, in un'ancona, la rappresentazione di tre mitre che simboleggiano la triplice rinuncia alla carica di vescovo da parte di san Bernardino.[42]
Lungo il sentiero che porta verso gli alpeggi si trova la cappella di San Rocco.[41]
La chiesa dei Santi Mamete e Agapito si presenta con un massiccio campanile romanico[31][61] (XI secolo), portale barocco e tracce del precedente edificio anch'esso romanico.[62] La chiesa è attestata nella pieve di Porlezza già nel XIII secolo, entro cui è citata dapprima come "capella" (1398), poi come "rettoria", e infine come sede di una parrocchia propria (dal XIV secolo).[63] Oggetto di ristrutturazioni tra i secoli XVII e XIX,[64] dal 1640 ospitò la sede plebana della costituenda pieve di Valsolda.[63] Nel 1841 fu elevata a sede prepositurale dal cardinale Carlo Gaetano Gaisruck.[63] All'esterno, il sagrato ospita un ossario con resti di decorazioni, mentre l'ampio fianco con vista lago della chiesa è corredato grandi stemmi degli arcivescovi di Milano.[31][62]
Internamente, la chiesa si presenta con una singola navata, nella quale s'innestano due cappelle per lato. Al termine della navata, le pareti laterali del presbiterio conservano due affreschi sulla vita di san Mamete (la cattura e la morte nella fornace), opere di Salvatore Pozzi.[62] Un altro dipinto su san Mamete si trova alle spalle dell'altare maggiore e raffigura il santo in compagnia della Madonna col Bambino.[62] Per quanto concerne le cappelle a sinistra, la prima è dedicata a san Pietro martire e a san Domenico, mentre la seconda all'angelo custode.[62] Sul lato opposto, la prima ospita un altare alla Madonna, mentre la seconda una tela raffigurante lo Sposalizio della Vergine.[62]
A San Mamete si trova anche l'oratorio di San Carlo, costruito negli anni 1610-1611[65] in posizione dominante su progetto attribuito a Domenico Pellegrini.[66] All'interno, una pala d'altare raffigura Carlo Borromeo in meditazione.[66] Anche questo oratorio fu eretto in onore della canonizzazione dell'arcivescovo.[6]
Il patrimonio boschivo e la ricchezza faunistica della Valsolda sono attestati dalla presenza della Riserva naturale Valsolda che occupa un territorio di 318 ettari; circa 228 ettari della sua superficie costituiscono una riserva naturale integrale, posta sotto vincoli molto restrittivi finalizzati ad azzerare gli interventi antropici ed a ripristinare gli antichi equilibri naturali. Gli altri 90 ettari costituiscono una riserva naturale orientata; essa ospita sentieri attrezzati ed aree di sosta che consentono ai turisti la effettuazione di escursioni naturalistiche.
Abitanti censiti[70]
Valsolda è stato luogo di ambientazione delle opere di Antonio Fogazzaro (Piccolo mondo antico oltre ad una raccolta di poesie intitolata proprio Valsolda). Ad Oria si svolgono, in gran parte, le vicende del romanzo Piccolo Mondo Antico: qui si trovano l'orto di Franco, la darsena di Ombretta, la villa del Niscioree, il cimitero… Altre vicende del romanzo hanno luogo ad Albogasio (con Villa Salve che funge da dimora del Pasotti e della sciora Barborin), a San Mamete, a Puria, a Castello, fin su al Santuario della Caravina.
La Comunità montana Valli del Lario e del Ceresio ha fatto di questi luoghi un "parco letterario" con cartelli segnaletici che accompagnano il visitatore a riconoscere i diversi luoghi attraverso i passi del romanzo.
Il comune di Valsolda, assieme ai comuni di Porlezza e di Tremezzina ed assieme alla Comunità montana Valli del Lario e del Ceresio, promuove il "Premio Antonio Fogazzaro" con l'obiettivo di "valorizzare, attraverso un concorso letterario annuale dedicato all'arte del racconto, il patrimonio culturale e naturale delle Valli che, dalle sorgenti del fiume Ticino, passando per le sponde del lago di Lugano, scendono dolcemente fino alle rive occidentali del lago di Como".
Ha vissuto a Valsolda, più precisamente a San Mamete, anche la scrittrice Brunella Gasperini (Noi e loro, Una donna e altri animali), che ha ambientato a San Mamete gran parte dei suoi romanzi.
Di recente, cioè dal 2015, Valsolda è l'ambientazione di romanzi e racconti gialli dello scrittore Emiliano Bezzon, che da anni frequenta i borghi adagiati sulla sponda del lago di Lugano. Il suo ultimo romanzo ambientato qui, Il manoscritto scomparso di Siddharta, è stato ispirato da un acquarello realmente dipinto da Hermann Hesse dal sagrato della chiesa di Albogasio Inferiore e visibile nella casa del Nobel letterario a Montagnola. In precedenza aveva pubblicato Breva di morte, ambientato a Oria, nei pressi della Casa Fogazzaro Roi. Da ultimo, nel 2021, è uscito Legami di sangue ambientato nelle frazioni di Loggio e San Mamete.
La Valsolda (soprattutto nel Cinquecento e nel Seicento) diede i natali a numerosi artisti, architetti, pittori e scultori capaci di far valere la loro arte in molte parti d'Italia e d'Europa.
Pellegrino Tibaldi detto il Pellegrini (1527–1596) – che come architetto godette di grandissima stima presso Carlo Borromeo[71] e come pittore fu chiamato in Spagna da Filippo II per decorare l'Escorial – nacque a Puria, e nel suo borgo, probabilmente, progettò l'ampliamento della chiesa dell'Assunta ispirandosi al progetto della chiesa di San Fedele che egli aveva realizzato a Milano.
Nella stessa chiesa, e in molte altre presenti nelle varie frazioni di Valsolda, si trovano affreschi di un'importante famiglia di pittori e scultori di quel periodo: i Pozzi (o Pozzo) di Puria, attivi non solo a Lugano[72] ed in altri centri del Canton Ticino, ma che troviamo anche a Milano, in Piemonte ed altro ancora.
Va ricordata anche la famiglia dei Paracca, plasticatori e stuccatori che si affermarono in molte città italiane (tra essi quel Giacomo Paracca di Valsolda che realizzò al Sacro Monte di Varallo la "strangosciata" Cappella della Strage).
Tra il sorprendente numero di artisti nati in questo piccolo territorio, va menzionata anche un'altra famiglia di pittori: i Pagani. Tra essi ebbe fortuna soprattutto Paolo Pagani che, dopo molte peregrinazioni in mezza Europa, lasciò nella volta della chiesa di San Martino a Castello quella che è forse la sua opera più geniale. Un museo dedicato all'autore si trova nell'omonima casa situata a Castello.
Un altro personaggio che si conquistò fama lontano dalla sua terra, in Polonia, ma che ad essa rimane legato è Isidoro Affaitati, di Albogasio che fu architetto del re Giovanni II di Polonia; nel suo paese natale volle costruirsi (1666) una palazzina (oggi Villa Salve) che riproduce, in scala ridotta, il progetto con il quale aveva realizzato la Villa Regia a Varsavia. Nello stesso anno progettò anche la chiesa di Santa Maria Annunziata ad Albogasio, avendo in mente come modello la chiesa dei Francescani riformati di Varsavia.
Secondo lo statuto comunale, il territorio comunale comprende le frazioni di Albogasio Inferiore, Albogasio Superiore, Castello, Cressogno, Dasio, Drano, Loggio, Oria, Puria, San Mamete e Santa Margherita (situata sulla sponda opposta del Lago di Lugano). Sede comunale è San Mamete[73]. Secondo l'ISTAT, il territorio comunale comprende i centri abitati di Albogasio-Oria, Castello, Dasio, Puria e San Mamete, e il nucleo abitato di Santa Margherita[74].
Molte frazioni hanno mantenuto le tipiche caratteristiche dei borghi medievali, con le abitazioni poste lungo strette viuzze gradinate, modeste case in pietra addossate tra loro, sostituite solo in parte da alcuni edifici signorili edificati nei secoli di maggior benessere della zona, il XVII ed il XVIII secolo. Castello è il borgo che più ha mantenuto l'aspetto medievale: esso è arroccato su uno sperone di roccia, un tempo dominato da un castello (demolito nel XVI secolo) e racchiuso da mura di fortificazione; si possono ancora riconoscere i resti delle antiche porte.
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