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Ispica

comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Ispica (fino al 1935: Spaccaforno) è un comune italiano di 16 661 abitanti[1] del libero consorzio comunale di Ragusa, in Sicilia.

Dati rapidi Ispica comune, Localizzazione ...
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Geografia fisica

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Territorio

Situata sul colle Calandra, ad un'altitudine di 170 m s.l.m. e a 7 km dalla costa, dista 31 km a sud-est del capoluogo consortile.

  1. Il territorio ha un'altitudine che va dai 0 m s.l.m. ai 309 m s.l.m.[4] ed è il sesto della libero consorzio comunale per superficie (113,5 km²). Include il Parco archeologico della Forza, con scavi e reperti fin il 1692, e Cava Ispica, riserva naturale prossima a far parte del Parco nazionale degli Iblei. Inoltre fanno parte le riserve naturali dei Pantani, del Maccone Bianco e dell'isola dei Porri, uno scoglio meta di escursioni subacquee, situato a 2 km dalla costa. Ad est, lungo la Cava Ispica, è attraversato dal fiume Busaitone, spesso in secca, le cui acque alimentavano, con il nome di rio della Favara, i Pantani. La sua costa si estende fra il comune di Pozzallo e quello di Pachino, nel libero consorzio comunale di Siracusa, per 13 km di lunghezza, prima con tratti bassi e sabbiosi e poi alti e rocciosi. "Punta Ciriga", che si trova nel territorio comunale, segna il punto più meridionale del libero consorzio comunale di Ragusa. Attraverso l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, Ispica viene classificata nella Zona 2 (sismicità medio-alta) della classificazione sismica.

Clima

Il clima nella città di Ispica è temperato di tipo mediterraneo, è caratterizzato da inverni miti ed estati abbastanza calde. La piovosità è in genere scarsa: una media dei rilevamenti del trentennio 1961-1990, registrati dalle due stazioni di rilevamento di Gela[5], e di Cozzo Spadaro[6][7] evidenzia, per il trimestre giugno-agosto, precipitazioni di appena 2–3 mm di pioggia.

L'umidità relativa media è invece significativa e si mantiene a una media del 72-79%, salvo una flessione al 66-69% nel trimestre giugno-agosto. La temperatura media annua oscilla sui 18°-19° mentre il valore della media delle temperature massime del mese più caldo si attesta sui 30°[8].

Un discorso a parte merita il microclima presente nelle zone costiere del comune: Santa Maria del Focallo, Marza, Ciriga. La presenza del mare e di una zona pianeggiante seppur limitata fa sì che vi siano differenze accentuate rispetto alla stessa città posta su una collina e a 6 km dal mare. In inverno come in estate nelle notti serene e con assenza di vento le temperature possono scendere anche di 3 - 4 °C in meno rispetto alla città di Ispica. In estate, specialmente di giorno, la brezza marina molte volte forte è spesso presente e mantiene le temperature molto più fresche e sopportabili anche sui 5 °C in meno rispetto all'entroterra.

Ispica, come del resto tutte le aree a sud e costiere del Libero consorzio comunale di Ragusa, non ha stazioni meteorologiche. Quindi un'indicazione di massima viene fornita principalmente dai dati rilevati dalla stazione di Cozzo Spadaro, nel territorio di Portopalo di Capo Passero (SR), essendo ubicata sulla costa e a pochi chilometri dal territorio ispicese:

Ulteriori informazioni Mesi, Stagioni ...

Riguardo la classificazione climatica, Ispica risulta nella zona C, 972 GR/G.

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Origine del nome

L'etimologia del nome Ispica è incerta. Per alcuni il nome deriva dal latino gypsum ("calce") o dalla frase greca gupsike kaminos ("fornace da calce"), che si ricollega anche con il toponimo di "Spaccaforno"[9]. Altri sostengono che il nome derivi da quello del fiume Hyspa[10], che scorreva nella vallata. Il toponimo "Spaccaforno" potrebbe derivare dall'unione dei termini "Spacca", derivazione fonetica di "Ispica" e quindi dal latino speca ("grotta")[11], e "forno", indicante le sepolture a forma di forno rinvenute nei pressi dell'abitato. Altri sostengono la tesi che il toponimo deriverebbe invece dalla deformazione della locuzione greca eis pegas, "verso le fonti" (del fiume Busaitone che attraversa la Cava Ispica). Molto probabilmente tutti i vari passaggi che hanno portato alla denominazione attuale deriverebbero da una corruzione della locuzione latina Hyspicaefundus ("fondo di Cava Ispica").

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Storia

Riepilogo
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Origini

Una catacomba paleocristiana in località San Marco e una necropoli in contrada vignale San Giovanni testimoniano che la zona era abitata in epoca tardo romana. Secondo la tradizione, sant'Ilarione di Gaza, eremita, avrebbe soggiornato nella regione, in una grotta di Cava Ispica tra il III e il IV secolo, frequentando la chiesetta di Santa Maria della Cava[12]. L'antichità della chiesa è sottolineata dalla scritta presente in uno scudo dipinto sul portico: "Antiquam terra fieret ego sum…" ("Prima che la terra (il paese) fosse io sono…"). La città ha avuto il nome di Hyspicaefundus in epoca medievale, successivamente cambiato in Spaccaforno fino al 1935.

Medioevo

Nel territorio si succedettero le dominazioni sicula, greca, romana e bizantina. Lo storico palermitano Antonio Mongitore, nel suo Della Sicilia Ricercata, riferisce che l'apostolo Paolo avendo soggiornato a Spaccaforno, non lontano dal castello, fece scaturire una fonte, al contatto della cui acqua i serpenti intorpidivano e morivano. La località di Porto Ulisse sulla costa fu usata come porto naturale fino a quest'epoca, come conferma il ritrovamento nel tratto di mare antistante di un relitto datato al VI secolo[13]. I musulmani arabi e berberi dominarono la regione dal IX all'XI secolo. È in questo periodo che nasce la leggenda di una magha sarachina a cui si attribuisce la costruzione di un centro abitato: secondo tale leggenda la maga fu seppellita a Ispica, e volle trasmettere le sue virtù alle abitanti, che pare le perpetuarono per parecchi secoli[14]. Ad ogni modo la dominazione saracena prese fine quando tutta la Sicilia sud-orientale fu liberata da Normanni guidati da Ruggero il Normanno. Il primo documento che menziona l'abitato con il nome di Isbacha è del 1093, in una bolla che papa Urbano II emanò subito dopo la fine dell'occupazione araba della regione. Un'altra bolla del 1169 di papa Alessandro III assegnò al vescovo di Siracusa anche le ecclesias quae sunt in tenimento '"Spaccafurni'" cum pertinentiis suis[15].

Dopo essere passata nella dominazione sveva e angioina, all'inizio del XIV secolo fu in possesso del viceconte Berengario di Monterosso, tesoriere del regno, che ne fece dono alla regina Eleonora d'Angiò, moglie del re Federico III.

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Parco Forza: resti del Castello, Fortilitium

Pietro II la concesse in feudo al fratello Guglielmo duca di Atene, dal quale passò in eredità al suo maggiordomo Manfredi Lancia. Fu confiscata quindi agli eredi di questi, che si erano ribellati al re Federico III. Occupata da Francesco Perfoglio nel 1367 gli fu concessa in feudo nel 1375. Il territorio seguì quindi le vicende della contea di Modica e fu in possesso di Andrea Chiaramonte e dopo la sua ribellione fu assegnata dal re Martino I a Bernardo Cabrera. Nel 1453 passò ad Antonio Caruso di Noto, "maestro razionale" del regno[12] e nel 1493 fu portata in dote dalla figlia di questi, Isabella Caruso, al marito Francesco II Statella e gli eredi ne rimasero in possesso fino all'abolizione della feudalità nel XIX secolo.[15]

Il terremoto del 1693

Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto del Val di Noto del 1693.

L'11 gennaio 1693 alle ore 13,30 Ispica fu colpita da un violento terremoto il quale, assieme al terremoto del 1908, rappresenta l'evento catastrofico di maggiori dimensioni che abbia colpito la Sicilia. Con un'intensità pari a 7,4°[16] della scala Richter è stato in assoluto il terremoto più intenso mai registrato nell'intero territorio italiano. L'evento sismico ha provocato la distruzione totale di oltre 45 centri abitati, interessando con effetti pari o superiori al X grado MCS (scala Mercalli) una superficie di circa 5600 km² e causando un numero complessivo di circa 60.000 vittime e raggiungendo in alcune aree l'XI grado MCS. Il terremoto rase al suolo l'intera cittadina che prima si estendeva per gran parte all'interno della Cava Ispica. Inoltre scomparve il Fortilitium (castello medievale della famiglia Statella) e numerose chiese non più ricostruite. Inoltre il sisma inevitabilmente favorì fame e malattie come la peste, la quale colpì chi fortunatamente era sopravvissuto ad esso. Nonostante le numerose perdite, i pochi rimasti ebbero la forza di ricostruire la città, grazie all'aiuto di persone provenienti dai paesi vicini e alla generosa beneficenza dei baroni locali.

Dopo il terremoto del 1693

La città venne quindi trasferita nella zona pianeggiante al di fuori della cava, sebbene l'antico insediamento non fosse mai del tutto abbandonato. Alcuni quartieri furono ricostruiti intorno alle chiese rimaste in piedi (seppur danneggiate) di S. Antonio e del Carmine, mentre gli altri furono costruite ex novo seguendo una struttura a scacchiera con strade larghe e dritte, secondo il tracciato di due ingegneri venuti da Palermo al seguito di don Blasco Maria Statella[17]. La nuova Spaccaforno portò la nascita di bellezze barocche come Santa Maria Maggiore, la chiesa di San Bartolomeo e la S.S. Annunziata e, in seguito, all'arrivo del Liberty, con Palazzo Bruno e Palazzo Bruno di Belmonte di Ernesto Basile. Dal 1812 la città fu incorporata nel distretto di Modica e nella provincia di Siracusa, dalla quale passò nel 1927 alla nuova provincia di Ragusa.

Nel 1934 il podestà dott. Dionisio Moltisanti, sulla scia della politica fascista del cambio dei nomi delle città e con l'avallo del prof. Gaetano Curcio, Preside dell'Università di Catania, chiese al governo, a nome della cittadinanza, il cambiamento del nome di Spaccaforno in Ispica. L'autorizzazione era concessa con regio decreto del 6 maggio 1935[18] e pubblicato il 21 giugno successivo.

Il 12 ottobre 1987 Ispica, su iniziativa dell'allora sindaco Quinto Bellisario, ha ottenuto il titolo di città con decreto del presidente della Repubblica[19].

Serie dei feudatari della famiglia Statella

Ulteriori informazioni N., Titolo ...

Simboli

Stemma

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Stemma di Ispica
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Stemma della famiglia Statella sul portone d'ingresso della Chiesa Madre
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Stemma della famiglia Statella su una lapide all'interno della chiesa della Madonna del Carmelo

Lo stemma della città di Ispica riprende l'emblema della casata della famiglia Statella che per lungo tempo ha governato sulla città. Esso è uno scudo diviso in quattro parti con all'interno raffigurate due torri e due alabarde. I colori ufficiali sono il rosso e il giallo.

«Inquartato: nel 1° e 4° d'oro, all'alabarda astata di nero; nel 2° e 3° di rosso, alla torre di pietra, merlata alla guelfa, aperta di nero, fondata sul piano di verde. Ornamenti esteriori da Città.»

Gonfalone

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Gonfalone di Ispica

Il gonfalone è un drappo di azzurro.

Onorificenze

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Monumenti e luoghi d'interesse

Riepilogo
Prospettiva
Lo stesso argomento in dettaglio: Val di Noto.

La città comprende un'area di impianto settecentesco, posteriore al terremoto, con una maglia stradale a scacchiera a strade larghe e diritte, e un'area di impianto medievale con tracciati irregolari; quest'ultima è adiacente a una rupe dove si trovano i ruderi di una fortezza (fortilitium) e dell'antica città di Spaccaforno. Grazie alle sue bellezze Ispica aspira a far parte delle Città tardo barocche del Val di Noto; infatti è in corso l'inserimento insieme ai comuni di Mazzarino e Acireale.

Architetture religiose

Basilica di Santa Maria Maggiore

Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica di Santa Maria Maggiore (Ispica).
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La facciata della basilica di Santa Maria Maggiore

La basilica settecentesca venne progettata dall'architetto di Noto Vincenzo Sinatra e vi è aggiunto un porticato con 23 passaggi che delimita la piazza. L'interno, a tre navate, conserva una decorazione in stucco opera di Giuseppe e Giovanni Gianforma e affreschi del 1765 di Olivio Sozzi. Ospita la statua del Cristo Flagellato alla Colonna e quella di Maria Assunta in cielo che vennero qui trasferite dopo essersi salvate dal terremoto e che sono oggetto di particolare venerazione, individualmente, durante i riti della settimana santa e ferragosto.

L'edificio è stato dichiarato monumento nazionale nel 1908[21].

Basilica della Santissima Annunziata

Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica della Santissima Annunziata (Ispica).
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Augusta basilica dell'Annunziata

La basilica venne costruita dopo il terremoto a partire dal 1704, in sostituzione dell'omonimo edificio distrutto nell'antica Spaccaforno, oggi nel parco Forza.

All'interno conserva la decorazione a stucco in stile rococò del palermitano Giuseppe Gianforma e ospita alcune opere salvatesi dalle distruzioni del sisma: una Adorazione dei Magi e una tavola dell'Annunciazione del 1550. Contiene il settecentesco Cristo con la Croce dello scultore Guarino da Noto, un gruppo scultoreo in legno con il Cristo e due Giudei, anch'esso oggetto di particolarissima devozione da parte degli Ispicesi durante la Settimana Santa.

Chiesa madre di San Bartolomeo

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La chiesa matrice, consacrata a san Bartolomeo

La chiesa madre, consacrata a san Bartolomeo, venne ricostruita dopo il terremoto a partire dal 1750 e completata nel corso di un secolo e mezzo. Esternamente è preceduta da una doppia scalinata che la eleva rispetto alla piazza antistante. La facciata coniuga elementi tardo-barocchi con altri neoclassici. L'interno è suddiviso in tre navate da pilastri di ordine tuscanico. Conserva all'interno il monumento funebre di don Giovanni Statella Caruso ed un pregevole altare del Crocifisso in marmi policromi entrambi del XVII secolo, oltre ad un antico crocifisso ligneo. Questo Crocifisso, dipinto su croce lignea (sec. XV), presenta un'interessante iconografia tardobizantina. Il Cristo nudo, con perizoma, dai tratti anatomici schematizzati, ha una testa reclinata in avanti all´interno di un nimbo sporgente dal piano ligneo.

Nelle estremità dei bracci della croce sono rappresentati Maria (a sinistra), Giovanni (a destra) e il pellicano in alto. Nella lettera di donazione alla chiesa la marchesa Pilegra, vedova Statella, nel 1738, scrive: «credo esser opera di Trapani».

L'altare principale è arricchito della pala d'altare Il martirio di san Bartolomeo del pittore Rodolfo Cristina, realizzato nel 1964.

Chiesa Madonna del monte Carmelo

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Interno della chiesa: nicchia della Beata vergine Maria del monte Carmelo, patrona della città

Il complesso della chiesa e dell'ex convento del Carmine risale al 1534. La sua struttura architettonica viene, via via, ad essere definita lungo tutto il Seicento con 18 celle per i frati e gli altri locali di servizio. Ridotto in macerie a causa del terremoto del 1693 viene riedificato unitamente alla chiesa nel '700. Il prospetto della chiesa comprende artigianali bassorilievi di stile rinascimentale databili tra la seconda metà del sec. XVI e la prima metà del secolo XVII. Un putto reggicartiglio sull'arco d'ingresso reca la data 1632 mentre tra lo stemma carmelitano e la base della nicchia con la statua della Madonna del Carmelo si legge la data di una ristrutturazione della facciata, 1730. La fisionomia attuale viene definita alla fine dell'Ottocento con la realizzazione della cella campanaria. Nel complesso è un risultato di continue integrazioni col riutilizzo di frammenti architettonici legati al momento tardorinascimentale. La chiesa ospita il simulacro della Beata Vergine Maria del monte Carmelo, patrona della città.[22]

Altre chiese e conventi

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La chiesa di Santa Maria del Gesù

Architetture civili

Palazzo Bruno di Belmonte

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Palazzo Bruno di Belmonte

Il palazzo in stile liberty più importante della provincia fu commissionato dall'on.le Pietro Bruno di Belmonte all'architetto palermitano Ernesto Basile, dal 1906. Non divenne mai dimora della famiglia Bruno di Belmonte, considerata la famiglia più importante della città dell'inizio del secolo scorso, in quanto il palazzo non fu mai completato per lo scoppio della Grande Guerra, poi nel 1918, per la morte di Giovanna Modica di San Giovanni, moglie amatissima dell'on.le Pietro e infine nel 1921 per la morte dello stesso Pietro. Solo una parte fu completata e resa abitabile dopo il 1921 (l'architetto Basile da quattro piani dovette ricavare cinque quote) quella dell'ultimo figlio dell'On.le Pietro, il barone Giambattista, dove però visse solo la sorella Preziosa, unica tra i figli dell'on.le Pietro a rimanere a Spaccaforno (gli altri si erano trasferiti a Roma, Firenze, Napoli e Catania). Dal 1975, dopo la vendita al Comune dei primi tre piani da parte di alcuni eredi dei figli dell'on.le Pietro, il palazzo è divenuto sede municipale. L'acquisto è stato completato solo nel 1978 con la vendita al Comune anche del quarto e ultimo piano.

«Il palazzo con la sua arcaica identità di un vero e proprio castello, spicca nel paesaggio urbano e sembra rappresentare la contraddittorietà della sua terra, divisa tra il torpore di un persistente medioevo e la volontà di superare nella cultura, nell’intelligenza e nei legami con il continente la condizione insulare e la sua intramontabile arcaicità»

Palazzo Cavalier Antonio Bruno

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Palazzo Antonio Bruno in Piazza Unità d'Italia

Il palazzo è posto ad angolo in piazza dell'Unità d'Italia ed è stato realizzato nel primo ventennio del XX secolo su progetto dell'architetto Paolo Lanzerotti di Catania. L'edificio presenta un primo ordine a bugne lisce. Il primo piano comprende una successione di balconcini sovrastati da finestre con timpano triangolare spezzato. Le balaustre dei balconcini e quelle sistemate sopra la cornice di coronamento alleggeriscono la struttura. L'uniformità volumetrica viene dinamizzata da una loggia a serliana posta nel primo piano del cantonale e dalla sovrastante torre. Il motivo della torre sarà ricorrente anche in diverse ville dell'area iblea. L'edificio, pur risentendo del liberty di Palazzo Bruno di Belmonte (sede municipale), per l'unione degli elementi architettonici di derivazione classicista, è più legato alla cultura architettonica eclettica della seconda metà dell´Ottocento.

Altri palazzi

  • In piazza Unità d'Italia (già Regina Margherita) plesso scolastico "L. Einaudi" e torre dell'Orologio (epoca fascista);
  • Ex sede comunale, sorta sui possedimenti degli Statella in corso Garibaldi, oggi sede della Biblioteca Comunale "Luigi Capuana"
  • Ex mercato in corso Umberto che si inserisce nell'architettura sociale del regime fascista;
    • Palazzo Modica disegnato dall'architetto catanese Paolo Lanzerotti;
    • Palazzo Latino
    • Palazzo Gambuzza
    • Palazzo Zuccaro

Siti archeologici

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Cava Ispica vista dal Parco Forza

Cava Ispica

Lo stesso argomento in dettaglio: Cava Ispica.

La Cava Ispica è la più importante delle "cave" (profonda valle scavata dall'erosione dell'acqua) nella Sicilia orientale. Lunga 13 km si estende nel territorio dei comuni di Modica, di Ispica stessa e di Rosolini. È attraversata da un torrente che prende diversi nomi: Pernamazzoni all'ingresso e Busaitone all'uscita.

Vi si trovano una serie di abitazioni rupestri ed è stata abitata dalla preistoria all'Ottocento. Le varie fasi si sovrappongono l'una all'altra.

Parco archeologico della Forza

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Ingresso principale del parco
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L'ingresso di una grotta.

Situato presso lo sbocco sud-orientale nella bassa Cava Ispica, il toponimo attuale della località, "Forza", deriva dalla corruzione volgare di Fortilitium, ossia "piccola fortezza". Sullo sperone roccioso sorgeva infatti la dimora fortificata dei feudatari della famiglia Statella. Ai piedi del castello si trovava l'antico abitato di Spaccaforno: entrambi vennero distrutti dal terremoto del 1693.

La zona ha restituito tracce di frequentazione a partire dalla prima età del bronzo (reperti ceramici rinvenuti in corrispondenza dell'attuale ingresso). L'Antiquarium del parco ospita reperti tra la prima metà del bronzo e il 1693.

Il parco è raggiungibile per mezzo di una discesa scavata nella roccia ("cento scale") che parte da Cava Ispica, lungo la quale sono visibili tracce di affreschi bizantini e tombe.

Catacombe di San Marco

Le catacombe di San Marco, a 2 km dal centro abitato costituiscono una testimonianza della presenza cristiana nel territorio in epoca tardo romana.

Necropoli di Contrada Crocefia

Il 2 novembre 2013, a circa 3 km dal centro abitato verso Modica e a 300 metri dal lato ovest di Cava Ispica, durante una battuta di caccia è stata casualmente rinvenuta una necropoli fino ad allora ignota alla letteratura locale.[25] La Soprintendenza di Ragusa ha stabilito che la necropoli risale al periodo tardo-antico. La necropoli conta circa 20 loculi funebri, tutti rivolti ad est. Nello stesso sito e nelle sue prossimità sono state rinvenute anche diverse lastre di copertura. Si tratta dell'ultima necropoli fino ad oggi rinvenuta in territorio ispicese. L'intera area, con provvedimento della Soprintendenza di Ragusa, è stata sottoposta a tutela archeologica.[26]

Aree naturali

Costa

Lo stesso argomento in dettaglio: Santa Maria del Focallo.
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Litorale di Santa Maria del Focallo

Il territorio comunale comprende 13 km di costa, tra i comuni di Pozzallo e di Pachino, con spiagge di sabbia fine e dune a cui si sostituiscono tratti alti e rocciosi. Nel corso degli ultimi anni a causa degli effetti del Porto di Pozzallo le spiagge del territorio di Ispica si sono lievemente ridotte.

Sul litorale di Ispica si trovano diverse località balneari, tra le quali la frazione di Santa Maria del Focallo (Bandiera Blu 2011), la quale prende il nome da una chiesetta costiera andata distrutta nel terremoto del 1693, e Punta Ciriga, caratterizzata dalla costa rocciosa, con insenature sabbiose, e dalla presenza di faraglioni.

Il tratto di mare antistante fu teatro della tempesta che colse lungo la via del ritorno la flotta romana inviata in aiuto ad Attilio Regolo durante la prima guerra punica e la distrusse. In epoca romano-imperiale e bizantina l'approdo di Porto Ulisse fu uno scalo commerciale sulle rotte dalla Grecia e dall'Egitto verso Roma[12]. Sul litorale di Ispica sbarcarono il 10 luglio del 1943 le truppe alleate dando inizio alla Liberazione dell'Italia.

Pantani Bruno e Longarini

Lo stesso argomento in dettaglio: Pantano Longarini.

I pantani Bruno e Longarini si trovano nell'estremità meridionale del territorio comunale e sono dei laghi di acqua salmastra separati dal mare soltanto da dune di sabbia. Sono habitat per la macchia mediterranea e ospitano la sosta degli uccelli in migrazione, quali gallinelle d'acqua e germani reali ed altri. In base alle stagioni è possibile osservare il fiscione turco, i forapaglie, i migliarini di palude e i cannareccioni e talvolta esemplari di aironi, cicogne e fenicotteri[27].

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Società

Riepilogo
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Evoluzione demografica

Abitanti censiti[28]

Popolazione

A settembre 2014[29] il comune contava 15 914 (7 902 femmine e 8 012 maschi), suddivisi in 5 194 famiglie e 13 789 abitazioni.

Ispica ha conosciuto un'ampia emigrazione durante il Novecento, prima verso le Americhe, successivamente verso l'Europa settentrionale (soprattutto in Germania e Belgio). Al 1 gennaio 2007[29] contava 575 residenti stranieri, circa il 3,82% della popolazione totale.

Il comune, da alcuni anni conosce, come la maggior parte dei comuni ragusani, una lieve crescita di popolazione. Infatti la provincia dal 1982 al 2001 ha fatto riscontrare un incremento pari al 7,6%, dovuta da una parte ad un aumento del tasso di natalità al quale si aggiunge il flusso turistico e l'occupazione principalmente nel mondo agricolo. La crescita è rallentata dal fatto che molti giovani decidono di perfezionare gli studi universitari in città del centro-nord, soprattutto Milano, Pisa e Roma e non rientrano dopo essersi laureati.

Lingue e dialetti

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua siciliana.
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Distribuzione del gruppo siciliano, 1977

Oltre alla lingua ufficiale italiana, a Ispica si parla la lingua siciliana nella sua variante metafonetica sud-orientale. La ricchezza di influenze del siciliano, appartenente alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel gruppo meridionale estremo, deriva dalla posizione geografica dell'isola, la cui centralità nel mar Mediterraneo ne ha fatto terra di conquista di numerosi popoli gravitanti nell'area mediterranea.

Tradizioni e folclore

Riti della Settimana Santa

Lo stesso argomento in dettaglio: Settimana Santa ad Ispica.
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Santissimo Cristo alla Colonna
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Santissimo Cristo con la Croce
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Cristo Risorto, incontro con la Madre nella domenica di Pasqua

Come in altre località siciliane, anche a Ispica si svolgono i riti della Settimana Santa. Le confraternite, in particolare quelle della Santissima Annunziata e di Santa Maria Maggiore[30], una volta antagoniste ed in competizione, si occupano di organizzarli.

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Cultura

Riepilogo
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Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura nel ragusano.

Letteratura

Spaccaforno fece da sfondo ad alcune opere veriste di fine Ottocento di Giovanni Verga e Luigi Capuana. Quest'ultimo soggiornò nel convento del Carmine per un breve periodo per affari legati alla sua carica di sindaco di Mineo e ambientò a Ispica alcuni dei suoi racconti, descrivendo in maniera precisa luoghi e tradizioni, che si intrecciano con le storie dei suoi personaggi. Vi sono ambientati il racconto Profumo, dove Ispica è rappresentata come la cittadina siciliana di Marzallo, e il romanzo Il marchese di Roccaverdina, collocato nella Spaccaforno contadina e feudale.

«…-«Ecco Marzallo!» (Ispica, ndr)

Anche Eugenia accostò la faccia allo sportello per guardare.
In alto, in cima alla roccia che scendeva a picco, si scorgevano, illuminati dal sole, i campanili, le cupole delle chiese, le facciate bianche e i tetti scuri di un gruppo di case affacciate proprio all'orlo del precipizio e quasi minaccianti di buttarsi giù; e lucide macchie verdi alberi e cespugli, bagnati dalla pioggia, arrampicati tra le sporgenze dei massi drizzantisi minacciosamente su la pianura. Non si capiva in che modo la carrozza avrebbe potuto salire lassù, tanto roccia, campanili, cupole e case sembravano vicini, da potersi toccare col dito.»

Istruzione

Biblioteche

Ha sede nella città la Biblioteca Comunale "Luigi Capuana".

Scuole

Sul territorio comunale sono presenti 7 scuole dell'infanzia, 5 scuole primarie, 2 scuole secondarie di primo grado e 2 istituti d'istruzione secondaria di secondo grado.

Musica

È presente in città il Corpo Bandistico "Città di Ispica", fondato nel 1863, scioltosi nel 1966 e rifondato nel 1974. Al complesso è associata la scuola musicale "Vincenzo Bellini", e dal 2013 anche l'Istituto Musicale "Giuseppe Verdi".[31]

Cinema

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Corso Garibaldi in una scena di Divorzio all'Italiana

Ispica è stata più volte scelta come set cinematografico e televisivo. La prima grande produzione a interessare la città fu Divorzio all'italiana (1960) di Pietro Germi, che utilizzò come sfondo il corso Garibaldi. Negli anni successivi altre opere di rilievo sono state girate in città: tra queste Il viaggio (1974) di Vittorio De Sica con Sophia Loren e Richard Burton, e Kaos (1984) dei fratelli Taviani.

Negli anni 2000 il territorio è stato nuovamente valorizzato da produzioni nazionali e televisive. Franco Battiato, al suo esordio dietro la macchina da presa con Perdutoamor (2002), ambientò alcune sequenze nel loggiato della chiesa di Santa Maria Maggiore, mentre la popolare serie televisiva Il commissario Montalbano ha più volte utilizzato come location piazza Santissima Annunziata, il loggiato del Sinatra e altri edifici storici. Alla stessa stagione appartengono anche le riprese di Il capo dei capi (2007) e del film comico Andiamo a quel paese (2014) di Ficarra e Picone.

In tempi più recenti, la città è stata protagonista delle trasposizioni televisive dei romanzi storici di Andrea Camilleri: La mossa del cavallo (2017) e La stagione della caccia (2019), che hanno visto il loggiato e la basilica di Santa Maria Maggiore tra le location principali.

L'associazione culturale Ispica da Oscar cura oggi la promozione del patrimonio cinematografico cittadino e delle sue location.[32]

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Economia

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Agricoltura

Lo stesso argomento in dettaglio: Carota novella di Ispica.

L'economia si basa sull'agricoltura, con un territorio dedicato a colture intensive. Si è sviluppata la coltivazione di primizie ed ortaggi, tra i quali in particolare pomodori e carote[33], che hanno permesso anche lo sviluppo di industrie di trasformazione. Altre produzioni agricole significative sono quelle di mandorle, olive, carrubbe e vite, con il conseguente sviluppo di oleifici e palmenti.

Ispica fa parte della regione agraria n. 3 - Colline litoranee di Modica e di diverse associazioni tra comuni:

  • Associazione nazionale città del vino;[34]
  • Associazione nazionale città dei sapori;[35]
  • Strada del vino Val di Noto;[36]
  • Strada del vino "Cerasuolo di Vittoria";[37]
  • Patto territoriale "Terre della contea";[38]
  • Distretto culturale sud-est;[39]
  • GAL Terra Barocca.[40]

Turismo

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L'acqua e la spiaggia di Santa Maria del Focallo, Bandiera Blu

Il settore turistico è in crescita grazie ad una serie di iniziative, tra le quali la richiesta di inserimento nei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO tra le "Città tardo-barocche della Val di Noto"[41], convenzioni per la promozione turistica e con le guide turistiche provinciali, partecipazioni a manifestazioni, come la giornata di apertura del FAI.

Come località balneare è stata segnalata con una vela blu nella guida di Legambiente nel 2010. Invece in ambito internazionale, dal 2011, con la spiaggia di Santa Maria del Focallo, ha trovato conferma della propria qualità ambientale con il riconoscimento della Bandiera Blu[42]. assegnato dalla Fondazione per l'Educazione Ambientale (FEE).

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Infrastrutture e trasporti

Strade

Ispica si trova sul percorso della strada statale 115 Sud Occidentale Sicula, che collega Trapani a Siracusa. L'uscita autostradale più vicina è quella di Ispica-Pozzallo, sulla Autostrada A18.[43]

Ferrovie

Ispica è servita dalla sua stazione ferroviaria, posta sul percorso della linea ferroviaria Siracusa-Gela-Canicattì.

Aeroporti

Dista circa 104 km dall'aeroporto di Catania-Fontanarossa e 45 km dall'aeroporto di Comiso.

Porti

Lo scalo marittimo più vicino è il porto di Pozzallo, a 12 km, che oltre al traffico mercantile e peschereccio, offre un collegamento passeggeri con Malta.

Mobilità urbana

È collegata con Modica, Siracusa e Catania dagli autobus dell'Azienda Siciliana Trasporti (AST).

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Amministrazione

Elenco dei Sindaci

Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Ispica.

Gemellaggi

  • Svizzera (bandiera) Rüti[senza fonte]
  • Romania (bandiera) Slatina, dal 27 ottobre 2003

Sport

Calcio

Ispica è stata un comitato della FIGC nel 1930.

Le società calcistiche della città sono l'A.S.D. Sportispica, società affiliata al Genoa CFC, l'A.S.D. Arcobaleno Ispica, comprendente calcio a 5, che milita nel campionato di Serie B (calcio a 5), e l'A.S.D. Virtus Ispica, che milita nel campionato di Eccellenza (calcio).

Pallacanestro

È presente l'A.S.D. Rainbow Ispica, che milita nel campionato di promozione.

Pallavolo

L'unica società cittadina è l'A.S.D. Athlon Ispica, nata nel 2009 per volontà di coloro che, negli anni 1980, avevano fatto parte del G.S. La Tartaruga (Mobili Amore).

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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