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diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La diocesi di Vallo della Lucania (in latino Dioecesis Vallensis in Lucania) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2022 contava 156.880 battezzati su 158.880 abitanti. È retta dal vescovo Vincenzo Calvosa.
Diocesi di Vallo della Lucania Dioecesis Vallensis in Lucania Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno | ||
Regione ecclesiastica | Campania | ||
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Vescovo | Vincenzo Calvosa | ||
Vicario generale | Francesco Pecoraro | ||
Presbiteri | 93, di cui 78 secolari e 15 regolari 1.686 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 15 uomini, 53 donne | ||
Diaconi | 8 permanenti | ||
Abitanti | 158.880 | ||
Battezzati | 156.880 (98,7% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.563 km² | ||
Parrocchie | 140 (5 vicariati) | ||
Erezione | V secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | San Pantaleone | ||
Santi patroni | san Pantaleone san Costabile | ||
Indirizzo | Piazza dei Martiri, 2, 84078 Vallo della Lucania [Salerno], Italia | ||
Sito web | www.diocesivallodellalucania.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende 54 comuni della provincia di Salerno: Agropoli, Albanella, Alfano, Altavilla Silentina, Ascea, Campora, Cannalonga, Capaccio Paestum, Casal Velino, Castellabate, Castelnuovo Cilento, Castel San Lorenzo, Centola, Ceraso, Cicerale, Cuccaro Vetere, Felitto, Futani, Gioi, Giungano, Laureana Cilento, Laurino, Laurito, Lustra, Magliano Vetere, Moio della Civitella, Montano Antilia, Montecorice, Monteforte Cilento, Novi Velia, Ogliastro Cilento, Omignano, Orria, Perdifumo, Perito, Piaggine, Pisciotta, Pollica, Prignano Cilento, Roccadaspide, Rofrano, Rutino, Sacco, Salento, San Mauro Cilento, San Mauro la Bruca, Sessa Cilento, Serramezzana, Stella Cilento, Stio, Torchiara, Trentinara, Valle dell'Angelo, Vallo della Lucania.
Sede vescovile è la città di Vallo della Lucania, dove si trova la cattedrale di San Pantaleone. A Capaccio e a Paestum sorgono le ex cattedrali, dedicate rispettivamente alla Madonna del Granato e a Maria Santissima Annunziata. A Castellabate si trova la basilica minore di Santa Maria Assunta, nota come basilica pontificia di Santa Maria de Gulia.
Il territorio si estende su 1.563 km² ed è suddiviso in 140 parrocchie, raggruppate in cinque vicariati: Cervati-Calore, Paestum-Tresino, Castellabate-Cilento, Gelbison-Alento, Velia-Mingardo.
L'odierna diocesi trae la sua origine dall'antica diocesi di Paestum; i primi riscontri storici dell'esistenza di un vescovo per questa sede risalgono ai sinodi romani indetti da papa Simmaco nel 499 e nel 501, dove prese parte il vescovo Fiorenzo.[1] Alcuni autori, tra cui Lanzoni, Duchesne e Kehr, ritengono che il vescovo Felice di Agropoli, al quale nel 592 Gregorio Magno comanda la visita apostolica delle vicine diocesi di Velia, Blanda e Bussento, rimaste senza pastore, sia un vescovo pestano che, a causa dell'invasione dei Longobardi, si rifugiò nel castrum di Agropoli, presidio militare greco. Tra i vescovi presenti al concilio romano indetto nel 649 da papa Martino I, ci fu anche il vescovo pestano Giovanni. Alla sede di Paestum furono probabilmente unite, dopo l'VIII secolo, la diocesi di Marcelliano (o Consilino), di cui sono noti tre vescovi,[2] e la diocesi di Velia, menzionata nelle lettere di Gregorio Magno.
Dell'antica diocesi rimane la cattedrale, oggi sconsacrata e recentemente restaurata, dedicata a Maria Annunziata, già esistente all'epoca di papa Gregorio Magno, ma in seguito abbandonata.[3] Infatti la città di Paestum, a causa prima dell'insalubrità dell'ambiente e poi delle incursioni dei saraceni nel IX secolo, fu progressivamente abbandonata e i suoi abitanti si rifugiarono sui monti vicini, dando origine alla città di Caput Aquae, dal quale probabilmente deriva il toponimo Capaccio.
Anche i vescovi si trasferirono a Capaccio, benché non si conosca il periodo esatto del trasferimento della sede vescovile, che sembra comunque collocarsi nel corso del X secolo.[4] Tuttavia continuarono ad intitolarsi "vescovi di Paestum" fino alla metà circa del XII secolo; i primi ad intitolarsi episcopi Caputaquensis furono Alfano nel 1126, Celso nel 1156 e Leonardo nel 1159.[5]
La diocesi era molto vasta e comprendeva quasi tutto il Cilento e il Vallo di Diano. Questo rendeva difficile, se non impossibile, una efficiente organizzazione ecclesiastica del territorio, e la presenza cristiana fu garantita soprattutto grazie all'opera dei monasteri greco-bizantini prima e dei benedettini poi. La diocesi faceva parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Salerno.
«Nella prima metà del Cinquecento la diocesi occupava un territorio di circa 2500 km², aspro e impervio, abitato da una popolazione di circa 50.000 anime, distribuite in 116 piccoli centri, quasi tutti monoparrocchiali».[6]
Dopo il concilio di Trento, il 17 luglio 1586 la residenza vescovile fu trasferita a Diano, dove fu eretta in cattedrale la chiesa di Santa Maria Maggiore; la diocesi tuttavia mantenne l'antico titolo di Capaccio. In seguito i vescovi mossero ancora la propria residenza a Sala Consilina (1627), poi a Pisciotta, quindi a Capaccio Nuova e infine a Novi Velia (1845): questi continui trasferimenti sono un chiaro indizio che la diocesi non aveva una sede stabile né un'unica cattedrale. A Sala Consilina e a Novi Velia si trovavano inoltre due diverse curie.
Al concilio tridentino prese parte il vescovo Enrico Loffredo (1531-1547), che si distinse per la sua ferma presa di posizione a favore delle riforme; fu tra le vittime del tifo che si diffuse a Trento nel corso del 1547. Il primo seminario vescovile fu istituito il 22 dicembre 1564 a Teggiano dal vescovo Paolo Emilio Verallo (1553-1574) e fu uno dei primi seminari istituiti dopo le disposizioni tridentine; un secondo seminario fu eretto in Novi nel 1804 da Filippo Speranza. Allo stesso vescovo Verallo si deve la convocazione del primo sinodo diocesano, celebrato a Padula nel 1567.
A causa della vastità del territorio e per porre rimedio alle difficoltà incontrate dai vescovi "senza fissa dimora", il 21 settembre 1850 papa Pio IX decretò l'erezione della diocesi di Diano (oggi diocesi di Teggiano-Policastro), assegnando alla nuova diocesi tutta la parte orientale della diocesi di Capaccio. Contestualmente fu soppressa l'abbazia nullius di Bosco, e i territori di Eremiti[7], San Nicola e San Nazario[8] furono annessi alla diocesi di Capaccio.
L'anno seguente, il 16 luglio 1851 con la bolla Cum propter iustitiae dilectionem[9] il medesimo papa stabilì definitivamente la residenza vescovile dei vescovi di Capaccio a Vallo, dove la chiesa di San Pantaleone divenne la nuova cattedrale, che sarà consacrata il 5 maggio 1878; contestualmente la sede assunse il nome di diocesi di Capaccio e Vallo (Caputaquensis et Vallensis).[10]
Un momento difficile per la diocesi coincise con l'episcopato di Giovanni Francesco Siciliani (1859-1876), costretto all'esilio per circa dieci anni, mentre la diocesi doveva subire l'incameramento dei beni ecclesiastici previsto dalle leggi eversive del 1866 e 1867.
Il seminario vescovile di Teggiano si trovava allora fuori dai confini diocesani e il 15 maggio 1870 il vescovo Siciliani pose la prima pietra di un nuovo seminario a Novi Velia. Nel 1930 fu inaugurato dal vescovo Francesco Cammarota un nuovo seminario a Vallo; lo stesso vescovo celebrò un sinodo diocesano nel 1921. Il vescovo Paolo Jacuzio (1900-1917) fondò nel 1913 la Cassa rurale depositi e prestiti San Pantaleone, e diede un impulso decisivo alla diffusione dell'Azione cattolica in diocesi.
Il 24 novembre 1945 la diocesi cambiò nuovamente nome a favore di diocesi di Vallo di Lucania (in latino: Vallensis in Lucania). Il 30 settembre 1986 ha assunto il nome italiano attuale.
L'8 dicembre 1978 il vescovo Giuseppe Casale istituisce il Museo e la Pinacoteca diocesana, per salvaguardare e incrementare il patrimonio storico e artistico della diocesi, collocandolo al primo piano del seminario.[11] Nello stesso edificio hanno trovato la loro sede l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "San Massimiliano Maria Kolbe", per la formazione teologica, biblica e spirituale dei laici; e gli archivi diocesani.
Il 15 ottobre 1979 la diocesi ha ingrandito il proprio territorio con l'annessione di 15 parrocchie, fino a quel momento dipendenti dagli abati della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni.[12]
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 158.880 persone contava 156.880 battezzati, corrispondenti al 98,7% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1950 | 151.000 | 151.000 | 100,0 | 118 | 90 | 28 | 1.279 | 33 | 133 | 107 | |
1969 | 160.260 | 160.302 | 100,0 | 123 | 98 | 25 | 1.302 | 30 | 169 | 95 | |
1980 | 153.100 | 154.772 | 98,9 | 126 | 105 | 21 | 1.215 | 23 | 167 | 135 | |
1990 | 161.000 | 162.000 | 99,4 | 109 | 80 | 29 | 1.477 | 2 | 31 | 155 | 136 |
1999 | 159.112 | 161.312 | 98,6 | 106 | 81 | 25 | 1.501 | 9 | 25 | 111 | 136 |
2000 | 156.520 | 158.852 | 98,5 | 106 | 82 | 24 | 1.476 | 9 | 24 | 113 | 136 |
2001 | 156.520 | 158.852 | 98,5 | 104 | 82 | 22 | 1.505 | 9 | 22 | 92 | 136 |
2002 | 156.520 | 158.866 | 98,5 | 101 | 81 | 20 | 1.549 | 9 | 20 | 109 | 136 |
2003 | 156.534 | 158.866 | 98,5 | 99 | 80 | 19 | 1.581 | 9 | 19 | 101 | 136 |
2004 | 156.520 | 158.866 | 98,5 | 103 | 83 | 20 | 1.519 | 9 | 20 | 112 | 137 |
2010 | 157.000 | 161.000 | 97,5 | 106 | 87 | 19 | 1.481 | 9 | 19 | 87 | 138 |
2014 | 158.000 | 163.800 | 96,5 | 98 | 83 | 15 | 1.612 | 9 | 15 | 72 | 139 |
2017 | 156.600 | 158.660 | 98,7 | 93 | 78 | 15 | 1.683 | 7 | 15 | 62 | 139 |
2020 | 156.600 | 158.660 | 98,7 | 91 | 75 | 16 | 1.720 | 9 | 16 | 68 | 139 |
2022 | 156.880 | 158.880 | 98,7 | 93 | 78 | 15 | 1.686 | 8 | 15 | 53 | 140 |
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