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nobile e condottiero italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Aloisio Gonzaga[N 3] (Luzzara, 20 aprile 1494[3] – Castel Goffredo, 19 luglio 1549[3]) è stato un condottiero italiano del Rinascimento, esperto di duelli e fortificazioni militari.[3]
Aloisio Gonzaga | |
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Ritratto di Aloisio Gonzaga, artista ignoto XVI secolo (Vienna, Kunst Museum, Collezione Ambras) | |
Signore di Luzzara congiuntamente al fratello Gianfrancesco | |
In carica | 1495 - 1508 |
Predecessore | Rodolfo Gonzaga |
Successore | Gianfrancesco Gonzaga |
Marchese di Castel Goffredo Principe del Sacro Romano Impero | |
In carica | 30 gennaio 1511 – 19 luglio 1549 |
Predecessore | Ludovico Gonzaga |
Successore | Alfonso Gonzaga |
Marchese di Castiglione | |
In carica | 30 gennaio 1511 – 19 luglio 1549 |
Predecessore | Ludovico Gonzaga |
Successore | Ferrante Gonzaga |
Marchese di Solferino | |
In carica | 30 gennaio 1511 – 19 luglio 1549 |
Predecessore | Ludovico Gonzaga |
Successore | Orazio Gonzaga |
Nome completo | Luigi Alessandro[1] |
Nascita | Luzzara, 20 aprile 1494[N 1] |
Morte | Castel Goffredo, 19 luglio 1549 (55 anni)[N 2] |
Sepoltura | Grazie di Curtatone |
Luogo di sepoltura | Primo: Chiesa di Santa Maria del Consorzio di Castel Goffredo; traslato nel 1595 nel Santuario della Madonna delle Grazie di Curtatone |
Dinastia | Gonzaga |
Padre | Rodolfo Gonzaga |
Madre | Caterina Pico |
Coniugi | Ginevra Rangoni Caterina Anguissola |
Figli | |
Religione | cattolica |
Firma |
Aloisio Gonzaga | |
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Ritratto di Aloisio Gonzaga, anonimo XVII secolo (Castiglione delle Stiviere, Collegio delle Vergini di Gesù) | |
Soprannome | Il guercio[2] |
Nascita | Luzzara, 20 aprile 1494 |
Morte | Castel Goffredo, 19 luglio 1549 |
Cause della morte | gotta[3] |
Luogo di sepoltura | Chiesa di Santa Maria del Consorzio, poi traslato nel Santuario della Madonna delle Grazie di Curtatone |
Etnia | italiana |
Religione | cattolica |
Dati militari | |
Paese servito | |
Unità | Cavalleria |
Anni di servizio | 23 (1515-1538) |
Grado |
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Ferite | A un occhio e a una gamba nell'assedio di Parma (1521) |
Guerre | |
Battaglie |
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Comandante di | Truppe cesaree in Italia |
Studi militari | presso la corte di Urbino |
Altre cariche |
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Esperto di duelli e di fortificazioni militari[3] | |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Signore di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino[8] per testamento del padre Rodolfo, morto nel 1495 nella battaglia di Fornovo,[N 4] fu il capostipite dei rami cadetti di Casa Gonzaga: i Gonzaga di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino e i Gonzaga di Castel Goffredo,[9][10] questo estintosi nel 1593. Fu fedele alla causa imperiale e all'imperatore Carlo V, che nel 1543 fece visita al suo palazzo a Castel Goffredo (Castel Giuffré al tempo).[11]
Fu uno dei personaggi più importanti e controversi dei Gonzaga[12] e della storia di Castel Goffredo: gli si deve gran parte dell'impianto urbanistico rinascimentale del paese,[13][14][15][16][17] che elesse a capitale del suo feudo, comprendente anche Castiglione e Solferino.[18][19]
Passato alla storia come Luigi di Castel Goffredo,[20] era il sesto figlio del nobile condottiero Rodolfo Gonzaga[21] (a testimonianza di ciò rimane una grande lapide ora murata sul fianco ovest della torre civica di Castel Goffredo, che recita ALOYSIVS RODVLPHI FILIVS, ma presente all'epoca sul rivellino[22]) della linea principale dei Gonzaga di Mantova, signore di Castiglione, Castel Goffredo, Solferino, Luzzara e Poviglio, e di Caterina Pico, sorella del famoso umanista Giovanni Pico della Mirandola.[23]
Aloisio nacque nel feudo di Luzzara[24], forse nel palazzo della Macina, e alla morte dei genitori (nel 1495 il padre e nel 1501 la madre) passò sotto la tutela di suo cugino Francesco II Gonzaga,[6] marchese di Mantova, che ne protesse l'ingente patrimonio ereditato (tra cui le terre di Marmirolo, Massimbona, Villabona; Poletto, Libiola e Valle del Soccorso nel territorio di Ostiglia)[25] anche dalle mire espansionistiche veneziane.[26]
Il testamento di Rodolfo prevedeva che i due fratelli superstiti Gianfrancesco e Aloisio non entrassero in possesso dei beni ereditati prima della loro maggiore età.[25] Nel 1502 Gianfrancesco e Aloisio vennero investiti delle loro terre dall'imperatore Massimiliano I e solo nel 1508 il fratello maggiore venne autorizzato a operare la divisione.[27] Ludovico Gonzaga, vescovo di Mantova, alla propria morte nel 1511 - violando di fatto il patto di consignoria col fratello Rodolfo - con un testamento segreto lasciò le terre di Castel Goffredo e Ostiano al nipote Ludovico di Bozzolo, che il 21 gennaio 1511[28] occupò militarmente Castel Goffredo[29] inviando il suo luogotenente Sebastiano da Este.[30] Gli abitanti di Castel Goffredo inviarono a Gazzuolo quattro procuratori che giurarono fedeltà al nuovo signore. Nove giorni dopo però, il 30 gennaio,[31] Aloisio prese possesso di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino,[32] grazie all'aiuto del marchese di Mantova Francesco che prese le sue difese, inviando anche truppe armate al comando di Alessio Beccaguto.[33] La causa davanti alla corte imperiale per il possesso del feudo si protrasse sino al 22 settembre 1513, quando a Mantova a palazzo San Sebastiano venne firmato l'accordo sulla spartizione delle terre tra i cugini.[34]
Cresciuto alla corte di Mantova nel mestiere delle armi, seguendo le orme del padre perito il 6 luglio 1495 nella battaglia di Fornovo,[35] ebbe una vita molto battagliera e gloriosa.[3][6] Il suo debutto avvenne con Francesco II Gonzaga a fianco degli imperiali contro i veneziani durante la difesa di Asola nell'ottobre del 1515;[3][6] l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo confermò ad Aloisio l'investitura nei suoi feudi[36] e l'imperatore Carlo V approvò la riconferma nel 1521.[37]
Aloisio fu educato anche allo studio delle lettere.[29] Agli inizi del 1516 venne inviato alla corte di Francesco Maria I Della Rovere,[38] duca di Urbino, per affinare l'arte militare e qui rimase sino alla fine di quell'anno.[39]
Sotto la sua signoria, nel 1516 a Castel Goffredo si diede inizio all'edificazione della chiesa parrocchiale[41] intitolata a Sant'Erasmo, forse su fondazione di una chiesa pre-esistente della seconda metà del Quattrocento,[42] dopo che la precedente, situata nel perimetro di Castelvecchio (Castellum vetus), venne abbattuta per fare posto al giardino del principe.[43][N 5]
Militò sotto le insegne della Repubblica Veneta e poi sotto quelle dell'imperatore Carlo V che, per la sua fedeltà, lo ricompensò con una pensione annua di 500 ducati.[35] Aloisio ebbe rapporti molto stretti con papa Leone X al tempo in cui il pontefice (1516) requisì il ducato di Urbino per investire il nipote Lorenzo de' Medici.[44] In quell'anno il papa scomunicò Aloisio per essersi impegnato con Francesco Maria I Della Rovere nella difesa di Urbino. Fu proposto alla guardia di Pesaro dal Della Rovere, ma ebbe un alterco col capitano urbinate Ferdinando Spagnolo che rimase ucciso e Aloisio fu costretto a lasciare la città via mare.[6][45] L'anno seguente la scomunica venne tolta e il Gonzaga venne invitato dal pontefice a partecipare al corteo diretto in Francia in occasione delle nozze (5 maggio 1518, castello di Amboise) del nipote Lorenzo con Maddalena de La Tour d'Auvergne.[44] Dalla Francia, Aloisio passò per un breve periodo in Inghilterra e conobbe il re Enrico VIII.[46]
Alla presenza di papa Leone X,[47] sposò in prime nozze a Mantova il 24 luglio 1519 Ginevra Rangoni, nobile modenese, figlia del conte condottiero Niccolò Maria[48] e sorella del famoso condottiero Guido, dalla quale non ebbe figli. I due sposi si stabilirono inizialmente in città[49] nel palazzo[N 6] ereditato dal padre Rodolfo[50] e affrescato dal pittore veronese Giovanni Maria Falconetto e frequentarono la corte del cugino Francesco II e della moglie Isabella d'Este.[51] A corte Aloisio conobbe il poeta Matteo Bandello, esule da Milano e ospite dei signori di Mantova, che sarà in seguito suo ospite a Castel Goffredo.[52]
Prese parte con l'esercito pontificio contro il re di Francia Francesco I all'assedio di Parma nel 1521[53] e ivi perse un occhio e rimase ferito a una gamba.[35] Curato dal medico dei Gonzaga Abramo Arié, rimase però guercio e zoppo.[54] Nel 1522 la sua compagnia di cavalleggeri subì una pesante sconfitta a Fiorenzuola ad opera dei francesi.[38] Nel maggio del 1523 accompagnò in Spagna alla corte di Carlo V Ferrante Gonzaga, che iniziava la sua carriera militare al servizio degli imperiali[3], e nell'occasione Aloisio venne nominato cameriere dell'imperatore.[55]
Nella primavera del 1522 il marchese ebbe modo di conoscere la futura sant'Angela Merici, che si recò nel castello di Aloisio di Solferino dopo aver fatto visita alla tomba della beata Osanna Andreasi,[56][57] morta nel 1505.
Stabilitosi a Castel Goffredo,[58] dal 1520 al 1532 diede inizio al rafforzamento delle fortificazioni del paese,[59] che dotò di possenti torrioni e fossato,[60] e all'abbellimento del suo palazzo (ora Gonzaga-Acerbi) e della loggia con opere pittoriche attribuite ad allievi di Giulio Romano[61][62] e che diverrà sede della sua corte sfarzosa.[63] Fu il primo dei Gonzaga a fissare la propria dimora in loco.[31] Fece costruire, intorno al 1530, alle porte di Castel Goffredo, la Corte Gambaredolo, destinata a residenza di villeggiatura dei "Gonzaga di Castel Goffredo" e dove, nel 1592, verrà assassinato per motivi ereditari il figlio Alfonso per mano di alcuni sicari del nipote Rodolfo di Castiglione, fratello di San Luigi.[64]
Al suo rientro a Castel Goffredo nel novembre del 1523 fu assunto dai veneziani, che avevano abbandonato i francesi per schierarsi con l'imperatore e il papa.[55] In quel tempo, fu al centro di una contesa cavalleresca, sfociata in una richiesta di duello, tra il conte Ludovico Barbiano da Belgioso, al tempo al soldo della Francia e Aloisio:[65] costui si sentì offeso per un'affermazione in cui venivano dichiarati "poltroni" i militari al servizio di Venezia.[66] Il Barbiano rientrò in Italia nell'aprile 1526 ed il luogo del duello venne scelto a Scandiano, feudo del conte Giovanni Battista Boiardo, parente da parte di madre[N 7] del Gonzaga.[66] Grazie all'intervento di papa Clemente VII, tramite il marchese di Mantova, e della Repubblica di Venezia, che chiese al duca di Ferrara Alfonso I d'Este di impedire il duello, lo scontro non ebbe luogo.[66]
Dal febbraio 1524 partecipò sotto le insegne della Serenissima agli assedi di Martinengo e Garlasco,[67] dove rimase ferito.[6] Non partecipò direttamente alla battaglia di Pavia, ma il 25 febbraio 1525 incontrò il re Francesco I di Francia, tenuto prigioniero nel castello di Pizzighettone. Aloisio nell'occasione trattò anche la liberazione del parente Federico Gonzaga da Bozzolo, anch'egli prigioniero, per conto della moglie Giovanna Orsini.[68]
Il 20 novembre 1526 assistette al passaggio sulle terre dello Stato gonzaghesco, senza provocare saccheggi, delle truppe dei lanzichenecchi, provenienti da Lonato e Castiglione verso Goito e attraverso il Serraglio mantovano, in marcia verso Roma. Il 25 novembre li combatté a Governolo a fianco dell'amico Giovanni delle Bande Nere, che durante gli scontri rimase gravemente ferito.[69] Trasportato a Mantova nel palazzo di Aloisio,[70] subì l'amputazione della gamba destra ferita da parte del medico dei Gonzaga Abramo Arié[71][N 8] e quivi morì il 30 novembre.[72] Nel momento della morte gli era accanto un amico comune, il poeta Pietro Aretino[73] e il suo luogotenente Lucantonio Coppi.[74]
Nel 1528 abbandonò le insegne della Serenissima per passare con gli imperiali e attaccò Lonato e Peschiera[75] al comando di 200 cavalli.[6]
All'arrivo di Carlo V in Italia, Aloisio si recò a Genova per rendergli omaggio e il 21 settembre 1529 ricevette dalle mani dell'imperatore il grado di capitano generale delle truppe cesaree in Italia. Il 5 novembre 1529 partecipò all'ingresso in Bologna[6][76] e il 24 febbraio 1530 fu presente alla incoronazione del sovrano[76], a cui seguì il 25 marzo la fastosa cerimonia a Mantova con la consegna della corona ducale a Federico II Gonzaga.[3]
Dopo un soggiorno di due anni negli ozi di Castel Goffredo, approssimandosi l'esaurimento delle finanze, nel 1532 riprese le armi recandosi a Linz, in Austria, per partecipare alla crociata contro il sultano turco Solimano indetta dall'imperatore.[77] In quegli anni fu tacciato, poi scagionato, dal barbiere del duca Pier Antonio da Sermide, assieme al cognato Cesare Fregoso,[N 9] di essere stato il possibile mandante dell'avvelenamento di Francesco Maria I Della Rovere, al tempo capitano generale della Chiesa, morto il 20 ottobre 1538 a Pesaro.[78][79]
In una lettera datata 13 febbraio 1536 e indirizzata da Aloisio a Pietro Aretino, si fa cenno di un dono di "un paio di calze di seta bianca con oro di sopra"[80] all'amico (per l'amata Pierina Riccia), che, prodotte in loco e inviate anche all'imperatore, costituirono il primo accenno di quell'arte della tessitura, che caratterizzerà l'abitato di Castel Goffredo, sino a diventare la futura "città della calza".[81]
Militò come maestro di campo nel 1536 sotto le insegne imperiali contro i francesi in Piemonte nell'esercito del marchese del Vasto Alfonso III d'Avalos, al comando di Antonio de Leyva[6][82] e dopo la campagna del 1537, che culminò con l'assedio e la resa di Cherasco e la conseguente tregua di Nizza del 1538, Aloisio, al culmine della carriera militare, si ritirò stabilmente a Castel Goffredo.[83] La sua salute era precaria a causa delle numerose ferite e della gotta, che lo costrinse a trascorrere gli ultimi anni di vita su una sedia.[3]
Rimasto vedovo di Ginevra e senza eredi nel 1540, si risposò nello stesso anno con la contessa Caterina Anguissola, figlia del conte Giovanni Giacomo di Piacenza e vedova di Andrea Borgo di Cremona, dalla quale ebbe tre figli maschi.[84] Il suo matrimonio lo portò a inimicarsi, in seguito, la potente famiglia dei Farnese, essendo suo cognato Giovanni Anguissola,[N 10] Agostino Landi e lo stesso Aloisio, implicati nella congiura[85][86] che portò alla morte del duca di Parma e Piacenza Pier Luigi Farnese nel 1547.[87] Tra i congiurati figuravano anche i fratelli Alessandro e Camillo Pallavicino[88] assieme al conte Gianluigi Confalonieri.[89]
«Nel fatal giorno 10 settembre 1547, trovandosi Pierluigi nella vecchia cittadella di Piacenza, furono presi i posti, trattenute le poche guardie tedesche, ed alcune uccise dai congiurati. Il conte Anguissola entrò risoluto nella stanza ov'era il duca, a cui tante pugnalate si calarono sinché dié segno di vita. Aperta la finestra che più riguarda verso la piazza egli, l'Anguissola, ed il Landi mostrarono il cadavere al popolo gridando libertà e Impero, e quindi lo piombarono giù nella fossa. Questa tragedia compiuta, furono introdotti in città i soldati imperiali che stavano in aspetto nelle vicinanze, e il giorno di poi D. Ferrante Gonzaga venne a prenderne possesso per Cesare»
Dopo la morte del Farnese, alla fine del 1547, Aloisio mise a disposizione di Ferrante I Gonzaga, al tempo governatore del Ducato di Milano, la sua esperienza militare per consegnare agli imperiali il nemico Piero Strozzi.[6][90]
Aloisio risiedette prima ad Alessandria e successivamente a Vercelli, dove si ammalò gravemente di gotta, e fu costretto, nel 1540,[91] a ritirarsi definitivamente a Castel Goffredo.[92] In questo anno Aloisio autorizzò il banchiere ebreo De Norsa all'apertura nel paese di un banco di prestito.[93]
Giovane di rango, fu erudito nell'arte e nelle lettere, come da tradizione della famiglia della madre Pico della Mirandola[N 11][3], Aloisio si dilettava nella scrittura e nella composizione di commedie,[94] che regolarmente faceva avere a Federico, marchese e poi duca di Mantova, delle quali non ci è pervenuta copia.[95] Conosciuto per questo dagli scrittori contemporanei, pare che Ludovico Ariosto l'abbia citato nell'Orlando furioso, accomunandolo all'"altro Luigi" (Luigi Gonzaga "Rodomonte"):[96]
«Ce ne son dui [Luigi]
di par da Marte e dalle Muse amati,
ambi del sangue che regge la terra
che il Mincio fende e d'alti stagni serra.»
Fu buon amministratore e perfezionò gli ordinamenti giuridici territoriali.[98] Venne ricordato come uno dei signori più amati dal popolo castellano.[99]
Amante dei piaceri della vita[83], fece della sua corte[100] sfarzosa un centro di cultura ospitando personaggi illustri, tra cui il capitano imperiale Luigi Gonzaga "Rodomonte",[101] il poeta Pietro Aretino nel 1536,[102] dal 1538 al 1541 lo scrittore Matteo Bandello[3] (che divenne suo segretario e qui conobbe Lucrezia Gonzaga di Gazzuolo[103][104] e sua sorella Isabella[105]) con Cesare Fregoso, Costanza Rangoni e i loro figli.[106] Probabilmente il Bandello raccontò a corte del grande carnevale di Verona e di Tommaso da Vico, che davanti alla basilica di San Zeno distribuiva cibarie al popolo affamato; da qui forse ebbe inizio la tradizione del carnevale di Castel Goffredo.[107]
Frequentarono la corte anche Paolo Battista Fregoso, militare parente di Cesare,[108] l'ambasciatore Antonio Rincon[109] lo studioso di chiromanzia frate Patrizio Tricasso da Ceresara e il poeta Vincenzo Barsio detto "Mantovano", che dedicò ad Aloisio il poema latino Alba,[110] il diplomatico conte Agostino Landi[105], Costanza Gonzaga di Novellara[111] e Cornelia Malaspina, nota per essere stata l'amante[112] in Italia di Francisco de Los Cobos, segretario di Stato dell'imperatore Carlo V, e che venne anche nominata da Matteo Bandello.[113]
Aloisio Gonzaga si cimentò in diversi tornei e combattimenti contro suoi avversari[114] ed era considerato, all'epoca, un'autorità in materia di duelli.[3][83] Forse, inoltre, incaricò la scuola di Giulio Romano di affrescare la sua domus: rimangono ancora oggi nella loggia del palazzo[115] testimonianze pittoriche importanti di quel periodo.[116][117][118][119][120][121]
Storico fu l'incontro che avvenne con l'imperatore Carlo V (che scherzosamente lo chiamava "vecchia volpe italiana"[122]): il 28 giugno 1543[N 12] fu ospite col suo seguito di Aloisio a Castel Goffredo per l'intera giornata e ottenne le chiavi della fortezza.[123] Il sovrano, accompagnato dal Governatore di Milano Alfonso III d'Avalos,[124] incontrò in quella data nel castello di Medole anche Ferrante Gonzaga, il cardinale Ercole Gonzaga e Margherita Paleologa (moglie di Federico II), per legittimare la duplice investitura nei titoli di Duca di Mantova e Marchese del Monferrato di Francesco Gonzaga, figlio di Margherita e Federico, oltre a concordare le sue future nozze con Caterina d'Austria, nipote dell'imperatore.[125] In un manoscritto anonimo si legge:[91]
«Questa venuta, che tanto desiderava il signor marchese, fu quella e non altre, che lo indussero a cambiare, per così dire, la faccia al paese. Non era casa, non vi erano pareti esteriori in cui non si vedessero a fresco dipinte maestose logge, militari trofei, vasi egizi e ornati d'ogni sorta, per cui più che un paese, sembrava un teatro magnifico e sorprendente»
Governò i suoi feudi con equità e rigore, soprattutto nei confronti dei viziosi.[126] Aloisio Gonzaga morì a Castel Goffredo il 19 luglio 1549 all'età di 55 anni e lasciò nel dolore i suoi sudditi.[127] Fu sepolto inizialmente nella chiesa di Santa Maria del Consorzio in Castelvecchio, in una stanza fatta erigere da lui personalmente e dentro una cassa nella quale si era spesso misurato.[128][129] Nel 1595[130] Ippolita Maggi, moglie di Alfonso, fece riesumare e tumulare la salma nel Santuario della Madonna delle Grazie presso Mantova insieme al marito Alfonso:[3][131] una lapide in marmo bianco all'interno ne ricorda l'evento.[N 13]
Lasciò i tre figli in tenera età sotto la tutela del cardinale Ercole Gonzaga e per disposizione testamentaria datata 6 giugno 1548 avvenne la spartizione del feudo:[132] ad Alfonso toccò Castel Goffredo, a Ferrante Castiglione e a Orazio Solferino, oltre a cospicui possedimenti terrieri, tra cui il Palazzo Secco-Pastore e Corte San Lazzaro a San Martino Gusnago.[133]
Aloisio e Caterina ebbero tre figli:[3]
Rodolfo (1452-1495) | |||||||||||||||||||||
Gianfrancesco (1488-1525) | Aloisio (1494-1549) | ||||||||||||||||||||
Ramo di Luzzara | Alfonso (1541-1592) | Orazio (1545-1587) | Ferrante (1544-1586) | ||||||||||||||||||
Ferdinando | Caterina 1 sp. Carlo Trivulzio (1574-1615?) | Giulia (1576-?) | Ginevra (1578-?) | Giovanna | Maria | Luigia | Luigi (naturale, 1550-?) | Ramo di Solferino | Rodolfo (1569-1593) | Francesco (1577-1616) | |||||||||||
Ramo di Castel Goffredo (estinto) | Ramo di Castiglione |
Aloisio Gonzaga ha lasciato testimonianza del suo marchesato in alcune epigrafi presenti a Castel Goffredo.[145][146][147]
Queste sono murate sui fianchi della torre civica ed erano anticamente collocate sul rivellino della Porta di Sopra:
Queste, murate sul fianco della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo, appartenevano alla chiesa di Santa Maria del Consorzio, mausoleo dei Gonzaga di Castel Goffredo:[148]
Col nome di Loyso Gonzaga è stato ricordato ne Il mestiere delle armi, regia di Ermanno Olmi (2001).[149]
Benché il dramma Amleto di William Shakespeare[150] sia ambientato in Danimarca, alcuni riferimenti a un Gonzago[151][152][N 21] e le modalità di assassinio di re Amleto[N 22] farebbero pensare che l'autore si sia rifatto a qualche resoconto dell'epoca, trasmesso "in buon italiano". Si tratterebbe dell'episodio che portò alla morte nel 1538 del duca di Urbino Francesco Maria I Della Rovere, marito di Eleonora Gonzaga, forse avvelenato da un sicario del marchese di Castel Goffredo Aloisio Gonzaga[35], cugino della moglie. Il riferimento invece a "Baptista" riguarderebbe un altro duca di Urbino, Federico da Montefeltro, che sposò Battista Sforza.[153]
Il poeta Matteo Bandello ha dedicato ad Aloisio Gonzaga due Novelle:
Il letterato Vincenzo Mantovano ha dedicato ad Aloisio il suo poema in latino Alba.[156]
Il poeta Ascanio de' Mori da Ceno ha dedicato al Gonzaga una sua Novella nel 1585.[156]
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