scrittore e sceneggiatore statunitense Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Stephen Edwin King (1947 – vivente), scrittore e sceneggiatore statunitense. Ha scritto alcune opere sotto lo pseudonimo di Richard Bachman.
Ci sono tante storie. Non riuscirei nemmeno a cominciare a raccontarvele. Quando la nera mietitrice verrà da me, probabilmente le dirò: "Aspetta, aspetta! Devo dirti quella del tizio che...". E così via. Bla bla bla... (da La nascita del pistolero)
È già stato detto, ma va ribadito: se gli uomini potessero rimanere incinti, l'aborto sarebbe un sacramento.
It has been said before, but it bears repeating: if men could get pregnant, abortion would be a sacrament.[1]
E piangere senza sapere perché aveva l'odore sgradevole dell'anticamera di un manicomio... (da Uscita per l'inferno)
Forse è solo lo spirito della massa. Dare addosso all'individuo. (da Ossessione)
I ragazzi (e anche gli adulti) saranno ancora pazzi per Harry fra 100 o 200 anni? Il mio pronostico è che reggerà alla prova del tempo e starà sugli scaffali dove vengono tenuti i migliori. Penso che Harry prenderà il suo posto assieme ad Alice, Huck, Frodo e Dorothy e che questa serie non sia qualcosa solo per un decennio ma per intere epoche.
Will kids (and adults as well) still be wild about Harry 100 years from now, or 200? My best guess is that he will indeed stand time’s test and wind up on a shelf where only the best are kept; I think Harry will take his place with Alice, Huck, Frodo, and Dorothy, and this is one series not just for the decade, but for the ages.[3]
La cosa che trovo più sconvolgente è il susseguirsi incessante dei cambiamenti. Solo un mese fa la gente entrava nei negozi. Andare oggi al mercato e vedere tutti bardati con guanti e mascherine, sembra irreale.[4]
L'essere che, sotto il letto, aspetta di afferrarmi la caviglia non è reale. Lo so. E so anche che se sto bene attento a tenere i piedi sotto le coperte, non riuscirà mai ad afferrarmi la caviglia. (da A volte ritornano)
Niente mi fa più paura di una presidenza Trump. Sono terrificato all'idea che diventi presidente. [...] Ho considerato di trasferirmi in Canada a tal punto che i miei amici conservatori mi hanno detto: "Va', vattene, non sei un vero americano in ogni caso".[5]
Quando c'è in ballo il passato, tutti diventiamo romanzieri. (da Joyland)
Randall Flagg mi è apparso mentre stavo scrivendo una poesia intitolata L'uomo in nero, durante il mio terzo o quarto anno al college. Mi è apparso dal nulla: un uomo in stivali da cowboy che vagava lungo la strada, facendo spesso l'autostop durante la notte, con indosso un paio di jeans e una giacca di denim. Scrissi la poesia nella mensa del college sul retro di una tovaglietta, ma quell'uomo non ha mai abbandonato la mia mente. (a proposito della genesi de L'uomo in nero)[6]
Se i cani volassero, nessuno uscirebbe senza ombrello.
If dogs could fly, nobody would go out without an umbrella.[7]
Stiamo volando! aveva gridato Mike, alzando le braccia sopra la testa. Nessun tutore a bloccarlo, non nel giorno della gita o in quel momento sulla spiaggia. Credo che lui fosse parecchio più sveglio del suo religiosissimo nonno. Più sveglio di noi tutti, forse. Qual è il ragazzino bloccato su una sedia a rotelle che non vorrebbe volare, anche solo una volta nella vita? (da Joyland)
Un racconto è tutt'altra cosa. Un racconto è come un bacio veloce, nel buio, ricevuto da uno sconosciuto. Naturalmente non è la stessa cosa di una relazione o un matrimonio, ma un bacio può essere dolcissimo, e nell'intrinseca brevità del gesto risiede la sua speciale attrazione. (da Scheletri)
Un uomo che mente riguardo alla birra si fa dei nemici. (da Pet Sematary)
Uno dei miei compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e forse di aggredirvi – e per far questo uso tutti gli strumenti disponibili. Forse sarà per spaventarvi a morte, ma potrebbe anche essere per prendervi in modo più subdolo, per farvi sentire tristi. Riuscire a farvi sentire tristi è positivo. Riuscire a farvi ridere è positivo. Farvi urlare, ridere, piangere, non mi importa, ma coinvolgervi, farvi fare qualcosa di più che mettere il libro nello scaffale dicendo: "Ne ho finito un altro", senza nessuna reazione. Questa è una cosa che odio. Voglio che sappiate che io c'ero".[8]
Dalla postfazione di Le notti di Salem
24 febbraio 1999.
[Su Dracula] Nessuno poteva competere con il romanzo di Bram Stoker di antichi orrori che si scontrano con la tecnologia e le tecniche investigative moderne. Quello apparteneva a una categoria a sé.
Credo che Dracula sia stato il primo romanzo per adulti che mi abbia soddisfatto completamente e non mi sorprende il fatto che mi abbia segnato in modo così precoce e così indelebile.
I grandi libri diventano più grandi e proiettano ombre più lunghe. Dracula, sebbene creato da un uomo che in vita sua non scrisse nient'altro di particolarmente interessante (meritano ancora attenzione solo pochi racconti brevi, come «La casa del giudice»), è uno di quelli grandi.
L'errore fatale di Victor Frankenstein non è la pazzia; lui è l'antitesi dello stereotipo dello «scienziato pazzo» che tanto spesso porta il suo nome nei film. Piuttosto, l'errore è il semplice orgoglio, insieme a quella sfiducia nella tecnologia che i romantici di tutti i tempi sembrano provare.
Il male personificato dalla creatura di Victor Frankenstein ha la sua genesi in provetta: una creatura orribile e anonima, nata dalla conoscenza non governata dalla moralità. E quando il mostro uccide e devasta, esclusivamente concentrato sulla persecuzione del proprio creatore, possiamo comprendere appieno il significato di una frase comune come: «Ma che razza di Frankenstein abbiamo creato?»
Bram Stoker è letteralmente estasiato dalla tecnologia. Il dottor Seward tiene un diario grazie al fonografo (il che comporta però qualche problema, nel momento in cui vorrebbe trovare un'annotazione specifica su uno dei suoi dischi), predecessore del moderno dittafono. Quando Mina Murray Harker raccoglie le note del gruppetto che si è costituito per combattere il vampiro, usa una macchina per scrivere: invenzione nuova di zecca, all'epoca. Van Helsing, il buon dottore che parla un pidgin tremendamente irritante, fa non una ma quattro trasfusioni di sangue, e con grande aplomb (ottant'anni dopo, noi siamo in grado di apprezzare l'umorismo involontario di questa serie di operazioni; senza la possibilità di conoscere il gruppo sanguigno, una delle trasfusioni avrebbe quasi sicuramente ucciso la sfortunata Lucy Westenra); in seguito, trapana il cranio a Renfield impazzito. A suo modo, Van Helsing costituisce un bel contrasto con Victor Frankenstein: entrambi medici, entrambi brillanti, entrambi più avanti del loro tempo. Solo che Mary Shelley considera il suo intelligentissimo medico un uomo pericoloso e guasto, mentre per Stoker è gentile, simpatico e, in fin dei conti, eroico.
Frankenstein è il racconto mistico e morale di ciò che accade quando un uomo osa trasgredire i limiti della conoscenza. Stoker, d'altra parte, sembra asserire che di limiti non ce ne sono. Nel suo romanzo, conoscenza e tecnologia non sono i mali ma i salvatori. Il nemico è un vampiro sinistro, scaltro e antico, simbolo delle superstizioni arcaiche dell'umanità. Il rimedio altro non è che il metodo scientifico, entusiasticamente applicato.
Da Ho allucinazioni tutti i giorni dalle 7 alle 12
Intervista di Antonella Barina, il Venerdì di Repubblica, 2 novembre 2013, pp. 19-25.
[A proposito del film Brivido] A quei tempi ero ubriaco dalla mattina alla sera e la troupe era italiana: parlavamo senza capirci. Ne è nato il peggior horror della storia del cinema.
Io per primo sono un tossico. Non capisco chi beve un bicchiere di vino: io voglio tutto il vino del mondo, E anche se smetti di bere e di farti, la compulsione del tossico rispunta sotto altre forme, Ti butti sul cibo o sulle sigarette. Ieri, mentre aspettavo l'aereo, sono entrato in un negozio. Ho visto un Babbo Natale e ho cercato di frenarmi dal comprarlo: che me ne faccio a Parigi? Ne ho acquistati cinque.
[Alla domanda "Lei ha allucinazioni?"] Tutti i giorni dalle 7 alle 12, quando scrivo: nei romanzieri si chiamano immaginazione. Io vedo realmente, davanti a me, gli orrori che racconto, come fossi ipnotizzato. Tant'è che se non scrivo, mi addormento a fatica e faccio brutti sogni: quelle allucinazioni devono comunque affiorare, nel sonno o nella veglia. Anche la scrittura dà assuefazione come l'alcol.
[A proposito del romanzo Shining e del suo seguito Doctor Sleep] Il primo è uscito come un torrente in piena, senza dover organizzare le mie idee. Sembrava che qualcuno me lo dettasse. La gioia era totale. Ma ho sempre lavorato di mattina, prima di bere. Al massimo con i postumi di una sbornia: quando il cerchio alla testa ti fa captare ciò che di più orrido c'è intorno a te. Doctor Sleep è un libro più ponderato: ormai la sfida sta nel non cadere nella routine. Un tempo dovevo scrivere per pagare le bollette. Ora non più: ha senso farlo solo se ogni volta cerco di scrivere il miglior romanzo della mia carriera.
[Alla domanda "Lei si è mai rivolto a uno psicologo?"] Per carità. Gli verserei una fortuna, invece di utilizzare la mia mente perversa per scrivere. E quella fortuna guadagnarla.
Non sono mai stato un uomo facile alle lacrime.
Un giorno, mia moglie mi disse che il mio «gradiente emotivo pari a zero» era il motivo principale per cui mi stava lasciando. Come se il tizio che aveva conosciuto alle riunioni degli Alcolisti Anonimi non c'entrasse per niente. Christy disse che avrebbe forse potuto perdonarmi per non aver pianto al funerale di suo padre; lo conoscevo soltanto da sei anni e non potevo capire che uomo fantastico e generoso fosse stato (quando s'era diplomata le aveva regalato una Mustang decappottabile, tanto per fare un esempio); ma quando non avevo pianto a quelli dei miei genitori (morti a due anni di distanza l'uno dall'altra, papà di cancro allo stomaco e mamma fulminata da un attacco di cuore mentre passeggiava su una spiaggia della Florida), Christy aveva iniziato a capire la faccenda del «gradiente».
Citazioni
[...] penso che un essere umano abbastanza equilibrato possa assorbire molte stranezze prima di vacillare [...].
Ricordo di aver pensato: Se esiste un paradiso e non è così, allora non voglio andarci.
Le spiegazioni sono poesia di bassa lega.
Spesso, nella vita, le risposte più semplici sono le più facili da ignorare.
La stupidità è una delle due cose che riconosciamo meglio col senno di poi. L'altra sono le occasioni perdute.
Gli avevo risposto che le opinioni sono come le chiappe: ognuno ha le sue.
Pensare al futuro può confondere in molti modi.
Non siamo mai tanto incazzati come quando siamo colti in flagrante, vero?
Ho provato a convincermi che non importava, che l'amore vince su tutto, ma non è così. Sulle bugie non vince.
Grazie per avermi mostrato che la vita può essere bella. Ti prego, non venire a dirmi addio.
Il passato è inflessibile. Non vuole essere cambiato.
Non sappiamo mai su quali vite influiremo, o quando, o perché. Non finché il futuro divora il presente, almeno. Veniamo a saperlo quando è troppo tardi.
Il tappeto del soggiorno era stato portato via e sostituito. Quello nuovo era di un grigio industriale, di sicuro un colore poco eccitante, ma probabilmente era stata una scelta saggia: le cose grigie trattengono pochi ricordi.
È la totalità, pensai. Un'eco tanto vicina alla perfezione da non poter dire quale sia la prima voce e quale il ritorno della voce-fantasma. Per un momento tutto mi fu chiaro, e nei momenti in cui accade, vedi quant'è sottile il mondo. Non lo sappiamo tutti quanti, in cuor nostro? È un meccanismo perfetto e bilanciato di voci ed echi che fanno da rotelle e leve, onirico orologio che rintocca oltre il vetro degli arcani che chiamiamo vita. Oltre? Sotto? Intorno? Caos, tempeste. Uomini con martelli, uomini con coltelli, uomini con pistole. Donne che pervertono ciò che non possono dominare e denigrano ciò che non possono capire. Un universo di orrore e smarrimento circonda un palcoscenico illuminato, sul quale noi mortali danziamo per sfidare le tenebre.
Nei tempi cupi, quando persino i sapienti sono in preda all'incertezza, le dichiarazioni d'amore fanno sempre quell'effetto.
Le scelte al risparmio tornano sempre a morderti le chiappe.
Magari era vero, ma "mi dispiace" costa poco, no? Dispiacersi costa poco.
Quando la gente inizia a perdere la speranza, allora cominciano le esplosioni.
L'amore ha imperativi crudeli.
Si può sacrificare il mondo per amore.
[...] può la storia futura del mondo essere tanto fragile da non consentire che due insegnanti delle superiori si incontrino e si innamorino? Per sposarsi, ballare canzoni dei Beatles come I Want To Hold Your Hand e vivere vite normalissime? Non lo so, non lo so.
L'amore è vera magia portatile: non credo sia nelle stelle, ma credo che sangue chiami sangue e mente chiami mente e cuore chiami cuore.
Ed ecco un'altra cosa che so: le molteplici scelte e possibilità della vita quotidiana sono la musica che danziamo. Sono come corde di chitarra. Pizzicale e produrrai un suono piacevole. Una frequenza armonica. Ma aggiungi sempre più corde: dieci, cento, mille, un milione. Perché si moltiplicano! [...] Canta un do di petto con una voce abbastanza potente e limpida, e puoi mandare in pezzi un cristallo. Suona la frequenza giusta sul tuo stereo a un volume abbastanza alto, e puoi mandare in pezzi una finestra. Ne deriva (almeno secondo me) che se aggiungi abbastanza corde allo strumento del tempo, puoi mandare in pezzi la realtà.
Come tutti i dolci sogni, sarà breve... ma la brevità è la chiave della dolcezza, no? Io penso di sì. Perché quando il tempo è passato, non riesci più ad acchiapparlo. Solo che a volte ci riesci.
Billy Summers è seduto nella hall dell'hotel, in attesa della sua auto. E' venerdì, mezzogiorno. Anche sta leggendo una raccolta di fumetti intitolata Archie's Pals 'n' Gals, pensa a Emile Zola e al suo terzo romanzo, il suo primo vero successo, Thérèse Raquin. Pensa che sia un'opera decisamente giovanile. Pensa che Zola avesse appena iniziato a esplorare quello che se si sarebbe rilevato un giacimento ricco e prezioso. Pensa che Zola fosse – e sia tuttora – una versione da incubo di Charles Dickens. Pensa che una tesi del genere costituirebbe la base ideale per un saggio di critica letteraria. Non che ne abbia mai scritto uno.
Citazioni
È pronto al successo, tuttavia anche alla possibilità di restare deluso. È questo il suo metodo, e finora ha sempre funzionato alla perfezione. Almeno, nel senso che non è mai finito in galera. (p. 32)
Dopo l'omicidio tutti diranno ai giornalisti che sembrava una brava persona. A Billy sta bene così. Anche lui si considera una brava persona, che però fa un lavoro sporco. (p. 49)
Conoscere le persone va bene. Ispirare simpatia e provarne nei loro confronti, anche. Ma mai avvicinarsi troppo: è una pessima idea. Avvicinarsi troppo è pericoloso. Forse, una volta fuori dal giro, le cose cambieranno. (p. 57)
Paga in contanti. I contanti soffrono di amnesia. (p. 87)
Si può entrare a far parte del panorama, se ci si trova troppo in primo piano? La risposta è semplice: no. (p. 102)
È un sicario professionista e, se non ragiona nei termini imposti dal suo ruolo, difficilmente potrà cavarsela. (p. 194)
Pensa che anche scrivere sia una specie di guerra, che però combatti con te stesso. La tua storia è esattamente ciò che ti porti addosso, e ogni volta che aggiungi qualcosa il fardello diventa sempre più pesante. (p. 225)
Potrebbe prendersela con il destino, però non crede al destino. Potrebbe dire a se stesso che tutto accade per un motivo, ma sono solo stronzate che che vanno bene per chi non è capace di affrontare la nuda verità senza aggiungere qualche orpello. (p. 283)
«Le persone cattive devono pagare per le loro azioni. E pagare caro.» (p. 316)
«Tutto può accadere, a chiunque. Bisogna soltanto giocarsi le proprie carte e sperare per il meglio.» (p. 354)
«Chi è disposto a pagare sei milioni di dollari per assassinare un assassino che ha assassinato un altro assassino?» (p. 365)
«Mai perdere un'occasione per pisciare prima di un combattimento» (p. 421)
Lo slogan sulla sua maglietta, lo slogan che fa tanto Vegas e che non è riuscito a mostrare a Nick ma che ha urlato a gran voce alla madre di Frank è: SE VUOI GIOCARE, DEVI PAGARE. (p. 447)
«Forse meritava di soffrire, ma quando fai del male a qualcuno, ti resta una cicatrice. E la cicatrice è nella tua mente. Nel tuo spirito. È giusto che sia così, perché fare del male a qualcuno, uccidere qualcuno, non è una cosa di poco conto. Lasciatelo dire da chi ha una certa esperienza in materia.» (p. 538)
Ora: Sandy Il figlio di Curt Wilcox veniva spesso alla stazione l'anno che suo padre morì – e intendo proprio spesso –, ma nessuno gli diceva mai di togliersi dai piedi o gli chiedeva che cosa diavolo volesse. Capivamo il motivo delle sue visite: cercava di aggrapparsi al ricordo di suo padre. I poliziotti la sanno lunga sulla psicologia del dolore; molti di noi ne sanno più di quanto vorrebbero.
Citazioni
Quelli che siedono a capotavola (che hanno lavorato per arrivarci e che lavorano per restarci) non mandano mai tutto a quel paese andandosene a pescare. No. Noi che siamo seduti a capotavola continuiamo a preparare i letti, a lavare i piatti e a imballare il fieno meglio che possiamo. Ah, come faremmo se non ci fossi tu? dicono gli altri. La risposta è che la maggior parte di loro andrebbe avanti a fare ciò che vuole, come sempre. Ad andare in malora allo stesso modo di sempre. (p. 116)
Arriva sempre il momento in cui la gente scorge il quadro generale e si rende conto di aver arricciato le labbra non per baciare il destino sorridente sulla bocca, ma perché la vita le ha somministrato una pillola amara (p. 236)
E dimmi di mio padre, perché devo riuscire ad accettare la sua morte. È ovvio che devo farlo, poiché vedo la sua vita nel mio volto e il suo fantasma nei miei occhi ogni volta che mi specchio per radermi. Dimmi ogni cosa... ma non dirmi che non c'è risposta. Non ci provare neanche. Lo rifiuto. Lo nego (p. 403)
Notizia di cronaca riportata dal settimanale Enterprise di Westover (Maine) il 19 agosto 1966:
PIOGGIA DI PIETRE. Ci viene riferito che una pioggia di pietre è caduta da un cielo perfettamente sereno su Carlin Street, nella citta di Chamberlain, il 17 agosto. Diverse persone sarebbero state testimoni. Le pietre sono cadute sulla casa della signora Margaret White, rovinando gravemente il tetto e sfondando due grondaie e un tubo di scolo per un danno di circa 25 dollari. La signora White, vedova, abita nella casa di Grin Street con la figlioletta di tre anni, Carrie. Non si hanno commenti diretti, perché non è stato possibile avvicinare la signora White.
Citazioni
Le urlò dietro degli insulti, ma lei lo ignorò. Ci voleva ben altro. Era stata insultata da veri specialisti del genere, lei. (p. 24)
Tutti pensano / che lei non sarà mai felice / finchè non si accorgerà / di essere come tutte le altre (Bob Dylan). (p. 32)
No. Non è molto importante. Il liceo non è un posto molto importante. Mentre ci vai pensi che sia una faccenda grossa, ma quando è finito nessuno pensa che sia stato gran che, a meno che non sia rincoglionito (p. 40)
Si sedette sulla piccola sedia a dondolo vicino alla finestra, chiuse gli occhi, e spazzò via dalla mente loro e tutta la confusione dei suoi pensieri consci. Era come spazzare un pavimento. Sollevi il tappeto del tuo inconscio e ci scopi sotto tutta la polvere. Tanti saluti. (p. 60)
Quasi nessuno scopre mai che le sue azioni feriscono davvero gli altri. La gente non migliora, diventa solo più furba. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo. (p. 64)
In America quando succede qualcosa di importante lo devono ricoprire d'oro. Così poi lo si può dimenticare. Ma dimenticare Carrie White può essere uno sbaglio terribile (p. 74)
Ma il "mi dispiace" è il pronto soccorso delle emozioni umane. E' quello che dici quando rovesci una tazza di caffè, o mandi fuori pista una boccia quando giochi a bowling. Il vero dolore è raro come il vero amore. (p. 98)
"Carrie, qualsiasi cosa sia successa prima... be', è dimenticata.""Non posso dimenticare" disse Carrie. Alzò gli occhi. Le parole che le venivano alle labbra erano: Non ce l'ho più con nessuno. Ma se le rimangiò. Era una bugia Ce l'aveva con tutti loro e ce l'avrebbe sempre avuta, e la cosa che desiderava di più era essere onesta. (p. 111)
Sarebbe un sollievo poter credere che sia naturale per gli adolescenti andare al salvataggio dell'orgoglio e autostima dell'uccello debole di becco o d'ala con un gesto del genere; ma noi sappiamo bene che non è così. L'uccello più debole non viene sollevato con dolcezza dalla polvere dai suoi simili, ma viene fatto fuori rapidamente e senza pietà." (p. 145)
Il miscuglio di emozioni e di immagini era spaventoso, indicibile. Sangue. Infelicità. Paura. L'ultimo sporco scherzo di una lunga serie di sporchi scherzi... (p. 164)
La civiltà scivolò nella sua seconda era di tenebre su una prevedibile scia di sangue, ma ad una velocità che nemmeno i futurologi più pessimistici avrebbero potuto pronosticare. Fu quasi come non vedesse l'ora di finirci. Il primo giorno di ottobre, Dio era nel Suo paradiso, l'indice di borsa era a 10, 140 e quasi tutti gli aerei erano puntuali (eccetto quelli che atterravano o decollavano da Chicago, e c'era da aspettarselo). Due settimane dopo il cielo apparteneva di nuovo agli uccelli e il mercato azionario era un ricordo. A Halloween, tutte le metropoli del mondo, da New York a Mosca, puzzavano fino alle stelle e il mondo di prima era un ricordo.[9]
Citazioni
I telepazzi sono proprietari del giorno; quando spuntano le stelle, tocca a noi. Siamo come vampiri. Come loro siamo stati confinati alla notte. Da vicino ci riconosciamo perché sappiamo ancora parlare; da breve distanza possiamo essere abbastanza tranquilli a giudicare dai bagagli e dalle armi che in numero sempre crescente stiamo trasportando, ma da lontano l'unico indizio certo è il raggio dondolante di una torcia elettrica. Tre giorni fa non solo governavamo la terra, ma soffrivamo di sensi di colpa per tutte le altre specie che avevamo spazzato via nella nostra scalata al Nirvana dei telegiornali a tutte le ore del giorno e dei popcorn nei microonde. Ora siamo gli Uomini Torcia. (p. 177)
Quello che Darwin per delicatezza non ha voluto dire, amici miei, è che se siamo diventati i padroni del mondo non è stato perché siamo i più intelligenti o nemmeno i più crudeli, ma perché siamo sempre stati i più pazzi e sanguinari figli di puttana della giungla. Preside Ardai (p. 230)
I telepazzi che non erano più propriamente pazzi, oppure erano pazzi in una maniera totalmente nuova, volevano che riprendessero la strada. Più di così non erano in grado di interpretare e forse era un bene. Forse era quanto di meglio. Forse era pietà (p. 290)
Sentiva anche qualcos'altro, un odore nuovo. Chiamarlo follia sarebbe stato troppo facile. (p. 441)
Dennis Canzoni da teenager Prima vista «Oh mio Dio!» esclamò all'improvviso il mio amico Arnie Cunningham. «Che cosa c'è?» chiesi io. Con gli occhi strabuzzati dietro gli occhiali dalla montatura d'acciaio e una mano premuta sulla bocca, si era voltato per guardare indietro girando il collo, come se fosse montato su cuscinetti a sfera.[10]
Citazioni
Se fare il ragazzo significa imparare a vivere allora fare l'adulto significa imparare a morire.
«L'amore è il più antico degli assassini. L'amore non è cieco. L'amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L'amore è un insetto che ha sempre fame.» «Che cosa mangia?» domandai senza pensare. «L'amicizia», mi rispose George Lebay.
C'era qualcosa di terrificante in quell'uomo... come se un freddo vento di novembre potesse avere un cervello per pensare. (p. 13)
Madre Natura quella sera si comportò come una strega pagana, una vecchiaccia a cavallo del vento che nemmeno sapeva cosa volesse dire Natale (p. 452)
Sei già stato qui SÌ CHE ci sei stato. Sicuro. Io non dimentico mai una faccia. Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi prima ancora di vederti in faccia. Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock. Non è un bijou? Manca poco all'apertura della caccia e poi avremo i boschi invasi da quegli scemi che tirano a tutto quello che si muove e mai che mettano la giubba arancione, e poi neve e nevischio, ma a suo tempo, a suo tempo. Adesso è ottobre, e alla Rocca ce lo teniamo buono, l'ottobre, che resti pure quanto vuole.
Citazioni
Ma il vero motivo per cui era andato era quello che hanno in comune tutte le decisioni sbagliate: lì per lì gli era sembrata una buona idea.
Era stata molto più semplicemente colta alla sprovista dall'amore, quel sentimento che era il più semplice e il più forte fra tutti e quello che soprattutto non perdona.
Perché non è affatto un uomo. Perché il diavolo ha la voce armoniosa.
ma non molto tempo fa, un mostro che arrivò a Castle Rock, nel Maine. Uccise una cameriera di nome Alma Frechette nel 1970; una donna di nome Pauline Toothaker e una studentessa delle medie superiori di nome Cheryl Moody nel 1971; una graziosa ragazza di nome Carol Dunbarger nel 1974; un'insegnante di nome Etta Ringgold nell'autunno del 1975; e un'alunna delle elementari di nome Mary Kate Hendrasen nell'inverno dello stesso anno.
Quello che non sai non può farti male, vero? Se un uomo attraversa una stanza buia dove c'è una voragine, se ci passa a pochi millimetri, non c'è bisogno che sappia che c'è mancato un pelo a cascarci dentro. Non c'è bisogno di avere paura. Basta che le luci restino spente.
Era tutta una bugia. Il mondo era pieno di mostri e non c'era niente che potesse impedirgli di mordere gli innocenti e gli incauti.
Per me, il terrore – il vero terrore, ben diverso da tutti i demoni e gli orchi che avrebbero potuto vivere nella mia mente – cominciò un pomeriggio di ottobre del 1957. Avevo appena compiuto dieci anni.
E, come era giusto che fosse, mi trovavo al cinema: lo Stratford Theater, nel centro di Stratford, Connecticut.
Il film che davano quel giorno era ed è uno dei miei preferiti di ogni tempo, e anche il fatto che proprio quel film – invece che un western con Randolph Scott o un film di guerra con John Wayne – fosse in programmazione era certamente appropriato.
Citazioni
Ma non è una caccia. E' una danza. E a volte spengono le luci in questa sala da ballo. Ma danzeremo lo stesso,voi e io. Anche al buio. Specialmente nel buio. Posso invitarvi? (p. 26)
Non vuoi capire, al sorgere della luna mi trasformerò in lupo. Come no... e insieme a te faranno più o meno lo stesso altri cinque miliardi di persone. (p. 87)
Niente terrorizza di più di ciò che è dietro la porta chiusa, disse Nolan. Ti dirigi verso la porta nella vecchia, solitaria cassa, e senti qualcosa che gratta (p. 126)
è così raro essere invitati alla semplicità e persino alla pazzia più sfrenata. Ci dicono che si può dare briglia sciolta alle emozioni... o addirittura non mettergliele nemmeno le briglie (p. 192)
Perché quello era allora, questo è adesso; il passato è passato ma definisce il presente.
L'importante era stare insieme, al di là del dolore che comportava, di qualsiasi tipo fosse. Il loro legame era qualcosa di speciale.
I particolari che ti scappano più facilmente sono quelli che hai davanti agli occhi.
Però, quando eri a terra, certa gente sembrava sentire la necessità di camminarti sulla schiena e schiacciarti la testa con un piede, invece di darti una mano a rialzarti. Una vergogna, ma gran parte della natura umana lo era.
Tutti stiamo morendo. Il mondo è un grande ospizio, solo con l'aria pulita.
«Oh! Oh, Gesù! Ma che schifo!»
«Cosa, Mary, cosa?»
«Non l'hai visto?»
«Visto che cosa?»
Mary si girò e nella luce cruda del deserto lui vide che il colorito le si era spento sul viso lasciandole solo le bruciature sulle guance e sulla fronte, dove non riuscivano a difenderla nemmeno le creme a più alto fattore protettivo. Era di carnagione molto chiara e si scottava con facilità.
«Su quel cartello. Quello del limite di velocità.»
«E allora?»
Citazioni
[...] l'amore è un sentimento abbastanza elastico da poter comprendere una moltitudine di stranezze. Sospettava anzi che comprenderle fosse appunto uno degli scopi che aveva l'amore.
Le bambole senza bambine nelle vicinanze a curarsi di loro mettevano addosso uno scomodo disagio.
«Che Dio può permettere a un uomo di dimenticare di aver ucciso un bambino?», aveva urlato la mamma di Brian. «Un Dio che vuole che quell'uomo si ubriachi un'altra volta e uccida un altro bambino, ecco quale Dio! Un Dio che ama gli ubriachi e odia i bambini!»
«Dio non è molto indulgente, vero?»
«Sì che lo è», aveva risposto il reverendo un po' stupito. «Deve esserlo per forza, proprio perché è così esigente.»
«Ma è anche crudele, vero?»
Gene Martin non aveva esitato. «Sì», aveva dichiarato. «Dio è crudele.»
Se vuoi pregare, prega me, diceva. Perché rivolgere preghiere a un Dio che uccide le sorelline? Non riderai più delle sue trovate buffe, non le farai più il solletico fino a farla strillare. Non le tirerai più le trecce. È morta e tu e i tuoi genitori siete in prigione. Quando tornerà, il poliziotto pazzo, probabilmente vi ucciderà tutti e tre E anche gli altri. Questo ha fatto il tuo Dio e del resto che cos'altro puoi aspettarti da un Dio che uccide le sorelline? È più pazzo del poliziotto, a ben guardare. Eppure tu ti inginocchi al suo cospetto. Avanti, Davey, datti una dritta. Fatti furbo. Prega me. Almeno io non sono pazzo.
La gente normalmente è dura a morire. Lì stava l'orrore.
[...] gli uomini e le donne nel pieno possesso delle loro facoltà mentali non credono in Dio.
Non puoi dirlo dal pulpito perché i fedeli ti scaccerebbero dalla città, ma è così. La ragione non c'entra niente con Dio. Dio ha a che vedere con fede e credo. Dio dice: «Ecco, tira pur via la rete. E quando non c'è più la rete, tira via anche la fune».
[...] cercava di raddrizzare almeno qualcosa, come se si potesse modificare in qualche modo una cosa così, come se la morte fosse una parola oscena da poter cancellare dal muro della vita con una sfregata di braccio. Come se il libro chiuso potesse essere riaperto e letto ancora una volta, con un finale diverso.
Mi hai chiesto cosa, Andy Bissette? Se «capisco i diritti che mi hai spiegato»? Miseria! Com'è che certi uomini sono così gnucchi? No, una bella calmata te la dai tu. Mettiti la lingua in saccoccia e dai retta tu a me per un po'. Ho idea che avrai da ascoltarmi per quasi tutta la notte, perciò ti consiglio di metterti il cuore in pace. Sicuro che capisco quello che mi hai letto! Credi che mi sono fatta fuori tutto il cervello da quando ti ho visto giù al mercato? È stato lunedì pomeriggio, nel caso che hai perso il conto dei giorni. Ti ho avvertito che tua moglie te ne diceva di cotte e di crude per quel pane vecchio che hai comprato. Sperperare i dollari per risparmiare i centesimi, come si suol dire. Scommetto che ci ho visto giusto, eh?
Citazioni
Non c'è niente in cielo o in terra che può impedire alla gente di pensare il peggio quando è così che vuole.
Vi sembrerà magari impossibile che una vecchia bisbetica come me creda nell'amore, ma la verità è che è praticamente l'unica cosa in cui credo sul serio.
Certe volte la vita è così dannatamente comica che si può solo ridere.
Il fatto è che certe volte siamo obbligati a essere crudeli per essere buoni.
Si dice che la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni e io so che è vero. Lo so per amara esperienza personale. Quello che non so è perché. Come mai quando si cerca di fare la cosa giusta, così spesso si fa invece del male?
[...] scappare non risolve i tuoi problemi se il male che ti è stato fatto è troppo grande, perché dovunque scappi, ti porti dietro sempre la testa e il cuore.
«Un incidente è talvolta il miglior amico di una donna infelice.»
Scavai una fossa per i miei nemici e ci cascai dentro io.
Una volta ho sentito mio padre che diceva che Dio ce ne aveva tirata una sporca il giorno che aveva fatto il mondo e con il passare degli anni sono arrivata a capire che cosa voleva dire. E sapete il peggio? Certe volte è proprio buffa. Certe volte è così buffa che non puoi fare a meno di ridere anche quando il mondo ti casca a pezzi tutt'intorno.
[...] non avete notato anche voi che quando una cosa va storta, si tira regolarmente dietro anche tutto il resto?
In un mondo dove un uomo può passare mesi della sua vita a cercare di portarsi a letto la propria figlia, credo che è possibile qualsiasi cosa.
[...] il tempo è uno stretto, sapete, come quello che c'è tra le isole e la terraferma, ma l'unico traghetto che va da una sponda all'altra è il ricordo, ed è come un vascello fantasma: se vuoi che scompare, dopo un po' non c'è più.
[...] mi chiedo se c'è mai una possibilità di fuga per uno qualunque di noi dal dolore e le sofferenze della nostra vita.
Si comincia con uno spazio bianco. Non dev'essere necessariamente carta o tela, ma secondo me dev'essere bianco. Noi diciamo bianco perché abbiamo bisogno di una parola, ma la definizione giusta è «niente». Il nero è l'assenza della luce, ma il bianco è l'assenza della memoria, il colore del non ricordo. Come ricordiamo di ricordare? È una domanda che mi sono posto spesso dopo Duma Key, spesso nelle ore piccole della notte, perdendo lo sguardo nell'assenza della luce, ricordando amici assenti. Certe volte in quelle ore piccole penso all'orizzonte. Bisogna stabilire l'orizzonte. Bisogna segnare il bianco. Un atto abbastanza semplice, direte, ma ogni atto che rifà il mondo è eroico. O così sono giunto a concludere.
Citazioni
«Edgar, c'è niente che ti faccia felice?» «Disegnavo» «Quando?» «Da ragazzo» «Rincomincia», mi ha consigliato. «Hai bisogno di siepi» «Siepi», ho ripetuto io perplesso. «Sì, Edgar.» Era sorpreso e un po' deluso, come se non avessi colto un concetto banale. «Siepi contro la notte.» (p. 24)
Ricordate che la verità è nei particolari, comunque vediate il mondo o quale che sia lo stile che esso impone sul vostro lavoro artistico, la verità è nei particolari. Naturalmente lì c'è anche il diavolo, lo dicono tutti, ma forse la verità è il diavolo sono definizioni della stessa cosa. Può essere, sapete. (p.39)
Fame. Ha funzionato per Michelangelo, ha funzionato per Picasso, e funziona per centomila artisti che non lo fanno per amore (anche se può darsi che abbia la sua parte) ma per mettere il pane in tavola. Se vuoi tradurre il mondo, devi usare i tuoi appetiti. Vi stupisce? Non dovrebbe. Non c'è niente di più umano della fame. Non c'è creazione senza talento, ve lo concedo, ma il talento è gramo. Il talento mendica. La fame è la spinta dell'arte. (p. 117)
Inganniamo noi stessi così spesso che potremmo farne la nostra professione quotidiana. (p. 138)
So che la gente viene in Florida quando è vecchia e malata perché qui il clima è quasi sempre mite per tutto l'anno, ma credo che il Golfo del Messico abbia qualche virtù supplementare. Solo spaziare con lo sguardo in quella calma piatta e serena, piena di luce, ha un effetto terapeutico. È una parola grossa, vera? Golfo, intendo. Abbastanza grossa da poterci buttare dentro molte cose e guardarle scomparire. (p. 146)
Wireman sorrise. Diventava attraente. Mi offrì la mano e io gliela strinsi di nuovo. "Sai cosa penso? Che le amicizie che si fondano sulle risa sono sempre fortunate." (p. 151)
«Non rivangare cose che appartengono alla tua altra vita». Tagliò corto Wireman. «Questa è quella nuova, dove le scarpe in cui cammini non si sono ancora modellate ai piedi.» (p.162)
Quando si tratta dei propri figli, ci si ritrova di tanto in tanto a prendere iniziative singolari affidandosi alla speranza che si risolvano per il meglio: iniziative e figli. Il mestiere di genitore è il paradigma di «accennami un paio di battute che io m'invento qualcosa». (p. 230)
Le mie gambe erano di nuovo gambe, non blocchi di cemento, e ora che sarei stato in grado di scappare, non avevo più voglia o bisogno di farlo. Poteva darsi che a loro non piacessero i miei quadri, ma non mi importava, perché io non avevo niente contro di loro. Che ridessero pure, fischiassero, che si lasciassero pure sfuggire il loro piccolo gemito di ribrezzo (o il loro piccolo sbadiglio), se così desideravano; quando fosse finita, potevo tornarmene a casa e riprendere a dipingere. E se mi avessero apprezzato? Idem come sopra. (p 315)
Dissi a me stesso che c'era tempo. È quello che diciamo sempre,no? Non immaginiamo che il tempo si esaurisca e Dio ci punisce per quello che non immaginiamo. (p. 343)
Quando qualcuno ti offre un assegno in bianco, non lo devi mai e poi mai incassare. Non era un concetto che avevo elaborato. Certe volte una verità scavalca il cervello e giunge direttamente dal cuore. (p. 352)
L'arte è il concreto articolo di fede e aspettativa, la realizzazione di un mondo che altrimenti sarebbe poco più di un velo di inutile consapevolezza teso su un golfo di mistero. (p. 447)
Avrò sempre affetto per lei, ma certe volte le persone si allontanano troppo per poter tornare indietro. Credo... sono più che sicuro che sia il nostro caso. (p. 504)
Quella fu l'ultima volta che ci parlammo e nessuno dei due lo sapeva. Non lo sappiamo mai, vero? Almeno avevamo finito scambiandoci parole d'affetto. Mi resta questo. Non è molto, ma è qualcosa. Ad altri va peggio. È quello che mi dico nelle lunghe notti in cui non riesco a dormire. Ad altri va peggio. (p. 594)
La porta d'ingresso di Big Pink era rivolta a est e il sole del mattino colpiva in pieno il volto di Wireman, illuminando una compassione così profonda da non poterla guardare. (p. 603)
L'incidente mi aveva in fondo insegnato una cosa sola: l'unico modo per andare avanti è andare avanti. Dire lo posso fare anche quando sai che non puoi. (p. 605)
Fatti il giorno e che il giorno faccia te.
Volevo Duma. Volevo il nero golfo e la sommessa conversazione delle conchiglie sotto di me.
SONO sicuro di riuscire a raccontare questa storia. Sono altrettanto sicuro che nessuno ci crederà. Per me va bene così. Mi basta poterla raccontare. Il mio problema — e sono certo che ce l'hanno molti scrittori, non solo i novellini come me — è decidere da dove cominciare.
Citazioni
«Gli uomini coraggiosi aiutano gli altri. I vigliacchi portano doni e basta.» (p. 49)
Mi venne in mente la frase del Buddha: «Le cose cambiano». Decisi che c'era tanta verità in quelle tre parole. (p. 56)
«Il tempo è l'acqua Charlie. E la vita è solo il ponte sotto il quale quell'acqua continua a scorrere.» (p. 143)
Forse non è necessario dirvi che quell'ora mi bastò e avanzò per innamorarmi perdutamente di lei, perché forse lo sapevate già. È così che vanno queste storie no? Solo che per me non era una storia come le altre, era la mia vita. Ed era un classico esempio della fortuna di Charlie Reade: innamorarsi di una ragazza che non solo era molto più grande, ma che non aveva delle labbra che potessi baciare. (p. 267)
A volte guardiamo perché abbiamo bisogno di ricordare. E a volte le cose più orribili sono quelle che ci danno forza. (p. 372)
«Tempus fugit non è niente male», disse, «ma il tempo non vola sempre via, come sa bene chiunque abba dovuto aspettare che accadesse qualcosa. Credo che tempus est umbra in mente sia migliore». (p. 470)
Ci si abitua alle cose più stupefacenti: tutto qui. Alle sirene e ai grandi schermi, ai giganti e ai telefoni cellulari. Se una cosa si trova nel tuo mondo, ne accetti subito l'esistenza. È meraviglioso, non trovate? Se però guardate tutte queste cose da un'altra prospettiva, sono terribili. Pensate che Gogmagog sia spaventoso? Il nostro mondo è seduto sopra un arsenale di armi nucleari che potenzialmente sarebbe in grado di distruggere il pianeta, e se non è magia nera questa, non saprei come definirla. (p. 473)
C'è un pozzo scuro in ognuno di noi, credo, e la vena non si esaurisce mai. Però se bevi da quel pozzo, lo fai a tuo rischio e pericolo, perché l'acqua è avvelenata. (p. 509)
Dovevo fargli pagare le sue colpe e, come sappiamo tutti, la vendetta è una gran brutta bestia. (p. 588)
In tutta la storia del mondo — di tutti i mondi —, gli sbagli rimangono tali, anche quando sono inconsapevoli. (p. 602)
Tutti quei libri che aveva letto nella biblioteca del palazzo... nessuno raccontava la storia che è alla base di tutte le culture, ossia che se fai un patto con il diavolo, non potrai più liberartene. (p. 627)
Jessie sentiva la porta di servizio che sbatteva piano, a intervalli regolari, nella brezza d'ottobre che soffiava per la casa. In autunno lo stipite si gonfiava puntualmente e occorreva tirare la porta con forza per serrarla. Questa volta se n'erano dimenticati. Pensò di dire a Gerald di andare a chiuderla prima che fossero troppo lanciati, con il rischio che quel rumore le facesse saltare i nervi. Poi rifletté che date le circostanze era ridicolo. Avrebbe guastato l'atmosfera. Quale atmosfera?
Citazioni
[...] esistono incubi che non scompaiono mai del tutto.
Ci sono ricordi che succhiano la mente delle persone come crudeli sanguisughe e certe parole [...] le resuscitavano all'istante alla loro vita avida e febbrile.
Certe volte gli amici non possono fare a meno di preoccuparsi.
Quella voce insisteva che al buio le cose cambiano. Le cose cambiano specialmente al buio, affermava, quando una persona è sola. In quella condizione, dalla gabbia che contiene l'immaginazione cadono i lucchetti e allora qualunque cosa può mettersi a circolare liberamente.
Aveva pensato, e non per la prima volta, che essere adulti sembrava più un castigo che un premio.
Introduzione
Soffro di insonnia ciclica [...] cosicché cerco di avere sempre a disposizione una storia per le notti in cui non riesco a prendere sonno. Allora, sveglio nel buio, la racconto a me stesso, scrivendola nella mente come farei alla macchina per scrivere o al computer [...] Ogni notte ricomincio da capo e, prima di addormentarmi, arrivo un po' più avanti della notte precedente. Dopo cinque o sei notti, di solito ho memorizzato interi brani di prosa. Sembrerà anche un esercizio da svitati, ma l'effetto è sedativo... e come passatempo è mille volte meglio che contare le pecore. (p. VII)
Sono felice che [il romanzo] sia stato apprezzato da un così vasto numero di lettori. E devo ammettere che in fondo è una gran bella storia da leggere prima di dormire. (p. XI)
Gli avvenimenti risalgono al 1932, quando il penitenziario di stato si trovava ancora a Cold Mountain. E là c'era anche naturalmente la sedia elettrica. I detenuti scherzavano sulla sedia, come sempre si fa delle cose di cui si ha paura, ma da cui non ci si può sottrarre. La chiamavano Old Sparky, come dire la Scintillante, o Big Juicy, la Scaricona. Circolavano battute sulla bolletta della luce e su come e dove Moores, il direttore del nostro carcere, avrebbe cucinato il suo pranzo del Ringraziamento, quell'autunno, con la moglie Melinda troppo malata per mettersi ai fornelli. Ma in quelli che dovevano veramente sedervisi, la voglia di scherzare si spegneva in un baleno. Nel periodo da me trascorso a Cold Mountain ho presieduto a più di settantotto esecuzioni (questo è un numero sul quale non ho mai fatto confusione; me lo ricorderò sul letto di morte) e credo che, per la maggioranza di quegli uomini, la verità di ciò che stava accadendo li colpiva finalmente come una legnata quando gli bloccavano le caviglie alla solida quercia delle gambe di Old Sparky. In quel momento (vedevi la consapevolezza riempirgli piano piano gli occhi, una specie di freddo sgomento) si rendevano conto che le gambe avevano concluso la loro carriera. Dentro vi scorreva ancora il sangue, i muscoli erano ancora reattivi, ma avevano chiuso lo stesso; non avrebbero percorso nemmeno più un metro di un sentiero fra i boschi, non avrebbero più ballato con una ragazza a qualche festa di campagna. Ai clienti di Old Sparky la coscienza della propria morte saliva dalle caviglie. C'era un sacchetto nero di seta da mettergli sulla testa quando avevano finito di pronunciare le loro ultime parole, perlopiù incoerenti. Il cappuccio era per loro, ma io ho sempre pensato che in realtà fosse per noi, per impedirci di vedere l'orribile marea di sgomento che sale nei loro occhi quando cominciano a capire che moriranno con le ginocchia piegate.
Citazioni
[...] è così che va nella vita. Sei lì a scivolare via sul velluto, con tutto quanto che quadra secondo il manuale, poi commetti un piccolo errore e trac! Ti casca addosso il cielo.
Ci saranno quelli tra voi che lo troveranno fuori luogo e tutti gli altri lo giudicheranno grottesco, ma lasciate che vi dica una cosa, amici miei: sempre meglio un amore bizzarro che nessun amore.
Non ne posso più del dolore che sento e vedo, capo. Non ne posso più di vivere in strada, solo come un pettirosso sotto la pioggia. Mai un amico da andarci assieme, un amico che mi dice da dove veniamo e dove stiamo andando e perché. Non ne posso più della gente cattiva che si fa del male. Per me è come cocci di vetro piantati nella testa. Non ne posso più di tutte le volte che ho voluto rimediare e non ho potuto. Non ne posso più di stare al buio. Soprattutto è il dolore. Ce n'è troppo. Se potessi smettere di sentirlo, lo farei. Ma non posso.
Puoi condurre un cavallo all'acqua ma non puoi obbligarlo a bere.
E le persone sottoposte a tensione possono spezzarsi. Farsi del male. Fare del male agli altri. Qualche volta mettono nei guai anche gente come noi.
Il fatto semplice è che il mondo gira. Puoi sederti e girare con il mondo o puoi alzarti in piedi per protestare e venire catapultato fuori.
Infinite sono le corse di scarsa importanza, ma mi sono reso conto che non basta questo a impedire a un uomo di arrovellarvisi.
Certe volte a un uomo prende il bisogno di conoscere una cosa e se ne fa un tormento che è peggio di una maledizione, e così fu per me allora.
Quando passi la vita intera a occuparti di gente sporca, non puoi evitare che resti attaccato un po' di fango.
Credo che ci sia del bene nel mondo, il quale tutto è dispensato in un modo o in un altro da un Dio amorevole. Ma credo che esista anche un'altra forza, in tutto e per tutto reale quanto il Dio al quale ho elevato le mie preghiere per tutta la vita, una forza che si adopera scientemente con l'intento di guastare tutte le nostre buone intenzioni. Non alludo a Satana, non a lui (anche se credo nella sua esistenza), ma a un demone della discordia, un essere pervaso di beffarda stupidità che ride di gioia quando un vecchietto si dà fuoco cercando di accendersi la pipa o quando un adorato bambino piccolo si mette in bocca il primo giocattolo ricevuto in regalo a Natale e ne muore soffocato.
La mano di un uomo è come un animale addomesticato solo per metà: fa la brava quasi sempre, ma di tanto in tanto scappa e morde la prima cosa che vede.
Il tempo si prende tutto, che tu lo voglia o no. Il tempo si prende tutto, il tempo lo porta via, e alla fine c'è solo oscurità. Talvolta incontriamo altri in quella oscurità e talvolta li perdiamo di nuovo là dentro.
Nessuno, e il dottor Litchfield meno ancora, dichiarò fuori dei denti a Ralph Roberts che sua moglie stava per morire, ma venne il momento in cui Ralph lo capì senza bisogno che qualcuno glielo dicesse. Nella sua testa i mesi tra marzo e giugno erano un confuso pandemonio, un periodo di colloqui con medici, corse serali all'ospedale con Carolyn, pellegrinaggi ad altri ospedali in altri stati per analisi speciali (Ralph impiegava la gran parte del tempo dedicato ai trasferimenti a ringraziare Iddio per l'assicurazione medica di Carolyn), indagini personali alla Biblioteca Pubblica di Derry, dapprima alla ricerca di risposte che gli specialisti potessero aver trascurato, in seguito a cercare solo fili di speranza a cui aggrapparsi.
Quei quattro mesi li aveva vissuti come trascinato, ubriaco, per un luna park perverso, dove le persone sulle montagne russe urlavano veramente di paura, le persone perse nella casa degli specchi si erano smarrite veramente, e gli inquilini dei baracconi dei fenomeni viventi ti guardavano con un sorriso falso sulle labbra e il terrore negli occhi.
Citazioni
Il sonno è l’eroe ignorato e il medico del povero. Shakespeare disse che è il filo con cui rammendare la manica sfilacciata delle nostre pene. Napoleone le definiva iil lato benedetto della notte e Winstone Churchill, uno dei grandi insonni del ventesimo secolo, diceva che era l’unico sollievo che trovava alle sue profonde depressioni. (p. 129)
Si può morire per un brutto sogno? si domandò e in risposta udì la voce di Joe Wyzer: Certo che si può, Ralph, anche quando sulla riga della causa del decesso il medico legale scrive suicidio. (p. 229)
Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse anche di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia.
La barchetta beccheggiò, s'inclinò, si raddrizzò, affrontò con coraggio i gorghi infidi e proseguì per la sua rotta giù per Witcham Street, verso il semaforo che segnava l'incrocio con la Jackson. Le tre lampade disposte in verticale su tutti i lati del semaforo erano spente, in quel pomeriggio d'autunno del 1957, e spente erano anche le finestre di tutte le case. Pioveva ininterrottamente ormai da una settimana e da due giorni si erano alzati i venti.
Citazioni
Il clown, aveva spiegato Hagarty, era un incrocio fra Ronald McDonald e Bozo, quel vecchio pagliaccio televisivo. Almeno così gli era sembrato sulle prime. Il riferimento gli era stato suggerito da quei ciuffi spettinati di capelli arancione. [...] Il sorriso dipinto sulla sua faccia bianca era rosso, non arancione, e gli occhi brillavano di uno strano color argento. [...] Indossava un ampio costume con enormi bottoni arancione a pompon e sulla mani aveva guanti da cartone animato.
Ragazzi, il romanzesco è la verità dentro la bugia, e la verità di questo romanzo è semplice: la magia esiste. (dalla dedica del romanzo)
Buona fortuna, Big Bill, pensò Ben e preferì non guardare più. Ne soffriva, provava un dolore in un luogo così intimo che nessun vampiro o licantropo sarebbe mai riuscito a raggiungere. Se ha da essere così, così sia. Ma tu non l'amerai mai come l'amo io. Mai.
La tartaruga non ci può aiutare.
Qualcuno mi ha telefonato. Una persona che conoscevo molto tempo fa. In un altro posto. Allora accadde una cosa. Io feci una promessa. Tutti promettemmo che saremmo tornati se quella cosa fosse ricominciata. E mi sa che ci siamo.
Abitavamo a Derry. C'era stata un'alluvione, ma era quasi finita, e George si annoiava. Io ero a letto con l'influenza. Mi chiese di costruirgli una barca con un foglio di giornale. Io l'avevo imparato l'anno prima, al campeggio estivo. Disse che voleva farla navigare nei rigagnoli di Witcham Street e Jackson Street, perché le strade erano ancora piene di acqua. Così gli fabbricai la barchetta e lui mi ringraziò e uscì e quella fu l'ultima volta che vidi mio fratello George vivo. Se non avessi avuto l'influenza, forse avrei potuto salvarlo.
Tornare a Derry. Perché avevamo promesso, mi ha detto, ed è vero. Abbiamo promesso. Tutto noi. Da ragazzi. Nel ruscello che attraversa i Barren, tenendoci per mano in circolo, dopo che ci eravamo tagliati i palmi con un pezzo di vetro. Sembravamo un gruppo di ragazzini che giocano ai fratelli di sangue, solo che si faceva sul serio.
E promettemmo, giurammo che se non era finita, se avesse dovuto ricominciare... saremmo tornati. E l'avremmo rifatto. E l'avremmo fatto smettere. Per sempre.
Può un'intera città essere posseduta?
Potresti giungere alla conclusione di esserti imbattuto nel peggiore dei segreti di Derry... ma ne resta sempre un altro da scoprire. E un altro. E un altro ancora.
Che cosa si ciba a Derry? Che cosa si ciba di Derry?
Ci sono realtà qui a Derry che mordono. Lascia stare. Lascia stare.
Un vecchio mi raccontò di come sua moglie avesse udito delle voci che le parlavano dallo scarico del lavello in cucina durante le tre settimane precedenti la morte della loro figliola, agli inizi della stagione invernale del 1957-58.
Io penso che ciò che era qui prima è qui ancora, la cosa che era qui nel 1957 e 1958; la cosa che era qui nel 1929 e nel 1939 quando la Legione della Rispettabilità Bianca diede alle fiamme il Punto Nero; la cosa che era lì nel 1904 e 1905 e alli'inizio del 1906, almeno fino all'esplosione delle Ferriere Kitchener; la cosa che era lì nel 1876 e 1877, la cosa che si è manifestata ogni ventisette anni circa. Qualche volta viene un po' prima, qualche volta un po' più tardi... ma viene sempre.
Buddinger e Ives concordarono anche su un altro aspetto: nell'atmosfera qui a Derry c'è qualcosa di sbagliato. A Derry c'è sempre stato qualcosa di sbagliato.
Il tasso di omicidi a Derry è sei volte superiore a quello di qualunque altra cittadina di analoghe dimensioni nel New England.
Qui a Derry i più giovani scompaiono nel nulla al ritmo di una cinquantina l'anno. Perlopiù sono adolescenti. Vengono classificati scappati di casa. Immagino che questa ipotesi sia valida per alcuni di loro.
Massacro indiano? Difficile. Né cadaveri, né ossa. Alluvione? Non quell'anno. Malattia? Nessuna traccia nelle comunità più vicine. Scomparvero senza una causa apparente. Tutti. Trecentoquranta persone. Senza lasciare traccia.
Gli piaceva l'odore dei libri, un odore di spezie, che aveva del favoloso. Ogni tanto passava tra gli scaffali per gli adulti, rimirando migliaia di volumi e immaginando un mondo di vite dentro ciascuno di essi, come talvolta camminando per la sua via in un crepuscolo affocato e affumicato di un pomeriggio di tardo ottobre, il sole ridotto a una linea di arancione cupo all'orizzonte, immaginava le vite che si svolgevano dietro tutte quelle finestre: persone che ridevano o litigavano o sistemavano i fiori o davano da mangiare ai bambini o a cani e gatti, oppure desinavano loro stessi guardando la telescatola.
C'era qualcuno in quel groviglio di erba alta e bassi cespugli in lontananza. In una mano inguantata di bianco teneva un grappolo di palloncini, rossi e gialli e blu e verdi. Con l'altra gli aveva indirizzato un cenno. Non ne aveva visto il volto, troppo distante, ma ne aveva visto il costume ampio con i grossi pompom arancione per bottoni e il gran fiocco giallo e cadente. Era un clown.
Haiku era una sana forma poetica, secondo Ben, perché era poesia strutturata. Non c'erano regole segrete. Diciassette sillabe, un'immagine che rappresentasse un'emozione ed era fatta. Tombola. Era pulita, era funzionale, era interamente circoscritta e dipendente dalle proprie regole.
Brace d'inverno, I capelli tuoi, Dove il mio cuore brucia.
La Derry School covava oscuri pensieri sotto una pelle livida di cielo. Il vento soffiava senza interruzioni. I gancetti sulla corda della bandiera risuonavano malinconicamente contro l'asta d'acciaio.
La persona sconosciuta indossava quel che sembrava un costume da clown color bianco argento. Gli tremava intorno a corpo in quel vento polare. Portava abnormi scarpe arancioni ai piedi. S'intonavano ai bottoni a pompon che aveva sul davanti del costume. In una mano stringeva un mazzo di spaghi che trattenevano un grappolo variopinto di palloncini e quando Ben si era accorto che quei palloncini erano inclinati nella sua direzione, la sensazione di trovarsi in un mondo irreale si era fatta più intensa.
Volano, Ben! Tutti volano! Provane uno e vedrai!
Sebbene l'ultimo barlume di luce del giorno avesse disteso un alone rosato sul ghiaccio del Canale, il clown non proiettava un'ombra. Assolutamente niente.
Ti piacerà qui, te lo prometto, a tutti i ragazzi e le ragazze che incontro piace molto perché qui è come l'isola dei divertimenti di Pinocchio e il paese del Mai-Mai di Peter Pan; non devono mai diventare grandi ed è quello che tutti i bambini desiderano! Perciò vieni! Vieni a vedere tutte le meraviglie, prendi un pallonicno, dai da mangiare agli elefanti, gioca sullo scivolo! Oh ti paicerà e oh, Ben, vedrai come volerai...
Gli occhi di George nella fotografia si mossero. Si alzarono a incontrare quelli di Bill. L'artificiale sorriso fotografico di George si trasformò in un orrido sogghigno. L'occhio destro ammiccò: A presto, Bill. Nel mio armadio. Forse stanotte.
Lui sta andando verso MAIN, N.H., NEW ENGLAND SETTENTRIONALE – TUTTE LE DIREZIONI. Ma anche verso Derry e a Derry c'è qualcosa che dovrebbe essere morto da ventisette anni e invece non lo è. Qualcosa che ha tante facce quante un imitatore. Ma che cos'è in realtà? Non erano riusciti alla fine a vederlo come era realmente dietro alle sue mille maschere?
La casa al numero 29 di Neibolt Street era appena fuori dallo scalo di Derry. era vecchia, con le assi chiodate alle finestre, la veranda che piano piano sprofondava nel terreno, un campo di sterpaglie al posto del prato. Un vecchio triciclo, arrugginito e ribaltato era nascosto nell'erba con una ruota che ne affiorava di sghimbescio.
A metà circa della staccionata cresceva un mazzo mostruoso di girasole. Il più alto dei quali arrivava quasi a due metri. Piacque poco a Richie il loro aspetto gonfio e maligno. Frusciarono in un colpo di vento e gli sembrò quasi che annuissero confabulando: Ci sono i ragazzi, non è bello? Altri ragazzi. I nostri ragazzi. Richie rabbrividì.
Beep-beep. (usato dai bambini per zittirsi scherzosamente)
E quasi per sbaglio Eddie scoprì una delle grandi verità della sua infanzia: i veri mostri sono gli adulti.
"I biscotti della fortuna, quelli non ve li potete dimenticare!". "Ah già", replicò Richie. "Tanto so qual è il mio oroscopo. Presto sarai divorato da un grosso mostro. Buona giornata."
Allora vai senza perdere altro tempo, vai veloce mentre l'ultima luce si spegne, vattene da Derry, allontanati dal ricordo... ma non dal desiderio. Quello resta, tutto ciò che eravamo e tutto ciò che credevamo da bambini, tutto quello che brillava nei nostri occhi quando eravamo sperduti e il vento soffiava nella notte. Parti e cerca di continuare a sorridere. Trovati un po' di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c'è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti. Tutto il resto è buio.
Ma chi sa per quanto tempo può durare un lutto. Non è possibile che dopo trenta o quarant'anni dalla scomparsa di un figlio o di un fratello di una sorella, ci si ritrovi nel dormiveglia a pensare al defunto con lo stesso senso di nostalgia e di vuoto, la sensazione di un'assenza che non potrà mai più essere riempita.. forse nemmeno dopo la morte.
Avrebbe voluto dir loro che quei ragazzi morti scesi dalla scala a chiocciola avevano fatto qualcosa di ben peggio che spaventarlo. Lo avevano profanato.
Stanno stretti sotto ai letti sette spettri a denti stretti.
Forse non esistono nemmeno amici buoni o cattivi, forse ci sono solo amici, persone che prendono le tue parti quando stai male e che ti aiutano a non sentirti solo. Forse per un amico vale sempre la pena avere paura e sperare e vivere. Forse vale anche la pena persino morire per lui, se così ha da essere. Niente amici buoni. Niente amici cattivi. Persone e basta che vuoi avere vicino, persone con le quali hai bisogno di essere; persone che hanno costruito la loro dimora nel tuo cuore.
[...] quel misero gruppuscolo di nati perdenti con il loro piccolo club segreto in quella località nota come i Barrens, i "brulli", buffo nome per una zona così lussureggiante di vegetazione. A credersi esploratori nella giungla, o genieri della Marina americana a disboscare un atollo nel Pacifico per una pista d'atterraggio tenendo testa ai giapponesi; a immaginarsi costruttori di una diga, cowboy, astronauti in un mondo di giungla; a inventarsi di tutto e tutto si poteva inventare, ma sempre senza dimenticarsi di quello che stavano facendo veramente: si nascondevano dai ragazzi più grandi, si nascondevano a Henry Bowers e Victor Criss e Belch Huggins e tutti gli altri. Che branco di miserevoli erano stati: Stan Uris con quel nasone da ebreo; Bill Denbrough che a parte "Hi-yo, ragazzi" non sapeva dire niente senza balbettare così spaventosamente da farti torcere le budella; Beverly Marsh con i suoi lividi e le sigarette nascoste nella manica arrotolata della camicetta; Ben Hanscom, così grosso da sembrare una versione umana di Moby Dick; e Richie Tozier, con quei fondi di bottiglia che aveva per occhiali e i suoi voti da primo della classe e la sua lingua saggia e quella faccia che sembrava supplicare di essere squinternata e ricomposta in forme nuove ed eccitanti. C'era una parola per definirli? Oh sì. C'è sempre una parola. Nel loro caso era impiastri.
Si sveglia da questo sogno incapace di ricordare esattamente che cosa fosse, a parte la nitida sensazione di essersi visto di nuovo bambino. Accarezza la schiena liscia di sua moglie che dorme il suo sonno tiepido e sogna i suoi sogni; pensa che è bello essere bambini, ma è anche bello essere adulti ed essere capaci di riflettere sul mistero dell'infanzia... sulle sue credenze e i suoi desideri. Un giorno ne scriverò, pensa, ma sa che è un proposito della prim'ora, un postumo di sogno. Ma è bello crederlo per un po' nel silenzio pulito del mattino, pensare che l'infanzia ha i propri dolci segreti e conferma la mortalità e che la mortalità definisce coraggio e amore. Pensare che chi ha guardato in avanti deve anche guardare indietro e che ciascuna vita crea la propria imitazione dell'immortalità: una ruota. O almeno così medita talvolta Bill Denbrough svegliandosi il mattino di buon ora dopo aver sognato, quando quasi ricorda la sua infanzia e gli amici con cui l'ha vissuta.
Era successo qualcosa di nuovo. Per la prima volta da sempre, qualcosa di nuovo. Prima dell'universo esistevano solo due cose. Una era It e l'altra la Tartaruga. It era arrivato sulla Terra molto tempo dopo che la Tartaruga si era ritirata nel suo guscio, e lì aveva scoperto una facoltà immaginifica del tutto nuova, quasi straordinaria. Le capacità di questa immaginazione rendevano il cibo molto nutriente. I suoi denti straziavano carni paralizzate da esotici terrori e paure voluttuose: esseri che sognavano di mostri notturni e sabbie mobili; contro la loro stessa volontà, si affacciavano su baratri senza fondi. Grazie a quel cibo nutriente It conduceva la sua esistenza in un semplice ciclo di veglia per mangiare e sonno per sognare. Aveva creato un luogo a sua immagine e lo rimirava con orgoglio dai pozzi neri che aveva per occhi. Derry era il suo mattatoio, la popolazione di Derry erano le sue greggi. Così era stato. Poi... quei bambini. Un fatto nuovo. Per la prima volta da sempre.
La macchina ce l’avevo, ma la maggior parte delle volte, in quell’autunno del 1973, me la feci a piedi da Joyland agli appartamenti sulla spiaggia della signora Shoplaw, a Heaven’s Bay. Sembrava la soluzione migliore. L’unica in effetti. Ai primi di settembre, Heaven’s Beach era quasi completamente deserta, in perfetta sintonia con il mio umore. È stato l’autunno più bello della mia vita; continuo a sostenerlo anche quarant’anni dopo.
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Da ventunenne, la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla. (p. 21)
Quando c’è in ballo il passato, tutti diventiamo romanzieri. (p. 41)
Era diventato il loro motto, e Jonesy proprio non si ricordava chi di loro avesse cominciato a dirlo per primo. 'Render pan per focaccia è una stronzata' era stata una sua creazione. 'Fanculo, Freddy' e un'altra serie di oscenità ben più colorite erano un parto di Beaver. Henry era stato quello che aveva imposto 'Tutto andrà come vorrà', il genere di cazzata zen che piaceva a lui, fin da quando erano bambini. Ma che dire di Smag? chi aveva avuto quella pensata? Poco importava. Ciò che contava è che avevano creduto alla prima metà della sigla quando erano un quartetto e a tutta quand'erano in cinque, e poi alla seconda metà quando erano ridiventati quattro. Fu allora che i tempi divennero più cupi. Le giornate 'Fanculo, Freddy si fecero più frequenti. Se ne rendevano conto senza sapere il perché. Sapevano che qualcosa non tornava – o perlomeno che c'era c'era qualcosa di diverso– ma non capivano esattamente che cosa. Sapevano di essere intrappolati, ma non in che modo. E tutto questo molto prima delle luci nel cielo. Prima di McCaarthy e Becky Shue. Smag: talvolta è solo un modo di dire. E talvolta non credi in nulla al di fuori dell'oscurità. E allora come procedi?
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Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così.
Non si aspettava una risposta: erano domande pronunciate ad alta voce solo per sentirne il suono consolante in quel luogo di morte, ma una risposta venne comunque (p. 275)
Qui non mi perdo così come non mi perderei nella mia camera da letto. E neppure devo frugare alla ricerca di quel che mi occorre. Questo posto mi appartiene. Benvenuto nella tua testa, ragazzo mio (p. 360)
Mezz'ora dopo l'orario previsto per il decollo del volo Delta che avrebbe portato Tim Jamieson da Tampa alle luci brillanti e ai grattacieli di New York, il velivolo era ancora parcheggiato al gate. Non appena un agente della Delta e una donna bionda con un badge della sicurezza appeso al collo entrarono in cabina, i passeggeri stipati in economy si lasciarono andare a un mormorio carico di fastidio e di premonizioni.
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Da piccole cose nascono grandi eventi (p. 8)
L'onestà era comunque la politica migliore, se non altro perché le menzogne [...] finivano quasi sempre per ritorcersi contro chi le aveva raccontate. (p. 13)
Leggeva legal thriller di John Grisham e la serie intera del Trono di Spade. Era un grandissimo fan di Tyrion Lannister. Tim sapeva che c'era una serie tv basata sui libri di Martin, ma non sentiva alcun bisogno di guardarla: la sua immaginazione produceva da sola tutti i draghi che aveva bisogno. (p. 28)
La vita che crediamo di vivere non è reale. È solo un teatrino di ombre cinesi, e per quanto mi riguarda sarò ben lieto quando le luci si spegneranno. Al buio, le ombre spariscono. (p. 31)
Tra mezzanotte e le quattro del mattino tutti dovrebbero parlare liberamente. (p. 31)
«Figliolo, come fai a sapere queste cose?» Luke si strinse nelle spalle «Wikipedia, tanto per cominciare. Poi rintraccio le fonti principali citate negli articoli di Wikipedia» (p. 51)
La vita era fondamentalmente un lungo test di ammissione, solo che invece di quattro o cinque alternative possibili, ne avevi decine. Incluso stronzate come ogni tanto e forse sì o forse no. (p. 56)
Ecco cosa siamo noi: un branco di pellerossa abbastanza ingenui da credere a qualunque cosa sembri buona e che somigli a un... lieto fine del cazzo! (p. 90)
Luke scopri di ammirarlo ugualmente. Non aveva accettato la situazione. «Ascoltate, gente! Potete farmi il culo quanto volete, e potete portarmi nella Seconda Casa, ma continuerò a lottare a ogni passo! Nick Wilholm non si vende per quattro perline e una coperta pulciosa!» (p. 91)
Pensò all'autore di satire, Giovenale , il quale sosteneva che bastasse dare alla gente pane e spettacoli circensi perché tutti fossero felici e non causassero guai. Probabilmente lo stesso poteva valere per l'alcol e le sigarette. (p. 93)
Se devi combattere, scegli quando farlo. (p. 100)
C'erano sempre soluzioni per tutto, e l'apprendimento consisteva proprio nello scoprirle. (p. 114)
Meglio – e più sicuro – convincersi che quella donna fosse esattamente come l'aveva immaginata, a meno che e finché non si fosse dimostrata diversamente. Era una brutta situazione, su questo non c'erano dubbi, e ingannare se stesso rischiava di essere il peggiore errore che potesse commettere. (p. 116)
Quando qualcuno diceva «fidati di me», di solito stava mentendo. (p. 120)
Era bello avere uno scopo, nella vita. Ti aiutava a superare i momenti peggiori. (p. 145)
Metti i tuoi desideri su un piatto e la merda sull'altro, e vedrai da che parte pende la bilancia. (p. 222)
L'inferno vi attende. Sarò lì ad aspettarvi. (p. 290)
Pensò all'entropia. La tendenza a procedere per inerzia quando le cose vanno bene. La tendenza a dare le cose per scontate. (p. 294)
Benché non credesse esattamente in Dio, considerando le prove della sua esistenza meno convincenti del loro contrario, pregò ugualmente. (p. 350)
C'era una spugna imbevuta di dolore nella sua testa, da cui lei cercava di tenersi lontana il più possibile. Nascondersi dal dolore era una reazione sensata, almeno finché funzionava. Il problema era che la spugna avrebbe continuato a gonfiarsi fino a quando non ci fosse più stato un posto dove nascondersi, e l'avrebbe inchiodata contro le pareti del suo stesso cranio, come una mosca contro il muro. A quel punto, lei non ci sarebbe più stata. (p. 377)
«I più grandi segreti del nostro governo sono stati sbandierati in Internet grazie a una specie di sistema illegale che si chiama...» «WikiLeaks. So di cosa si tratta.» (p. 382)
«Beep Beep, Beep Beep, il coyote ti è ADDOSSO! Beep Beep, se non scappi ti spolpa fino all'OSSO!» (p. 389)
Perché quella era una partita a scacchi, e non bastava sapere la mossa successiva, o quella dopo ancora. Bisognava essere tre mosse avanti, era questa la regola. E disporre di tre alternative per ogni mossa, a seconda della reazione dell'avversario.
[..] quello che facevi per te stesso era ciò che ti dava potere (p. 394)
Prima schiudi appena i pugni. Quelli che si trovano in fondo alla tue braccia, ma anche quellli che hai nella testa. Concediti davvero la possibilità di vivere felice e contento. (p. 556)
«Sally.» Un borbottio. «Svegliati, Sally.» Un borbottio più forte: 'sciami in pace. La scosse più bruscamente. «Svegliati. Devi svegliarti!» Charlie. La voce di Charlie. La stava chiamando. Da quanto tempo? Sally emerse dal sonno.
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Nel sottosuolo del deserto californiano, finanziato con il denaro dei contribuenti, qualcuno aveva finalmente inventato una catena di sant'Antonio che funzionava davvero. Una catena di sant'Antonio decisamente letale.
A volte, pensò, il vero amore è muto oltre che cieco.
Anche la compagnia dei pazzi era meglio della compagnia dei morti.
Al crepuscolo, anche un tronco d'albero, se lo guardi nel modo giusto, ti mette paura. Siamo tutti mortali, grazie a Dio.
Se torni da queste parti, Stu, e rinnovi l'invito a unirmi a te, probabilmente accetto. È questo il destino della razza umana. Socievolezza. Vuoi che ti dica che cosa ci insegna la sociologia a proposito della razza umana? Te lo dico in poche parole. Mostrami un uomo o una donna soli e io ti mostrerò un santo o una santa. Dammene due e quelli si innamoreranno. Dammene tre e quelli inventeranno quella cosa affascinante che chiamiamo «società». Quattro ed edificheranno una piramide. Cinque e uno lo metteranno fuori legge. Dammene sei e reinventeranno il pregiudizio. Dammene sette e in sette anni reinventeranno la guerra. L'uomo può essere stato fatto a immagine di Dio, ma la società umana è stata fatta a immagine del Suo opposto. E cerca sempre di ritornare. (Bateman, a Stu)
Non è colpa di nessuno. A meno che non esista Dio, s'intende. Se Dio esiste, allora è colpa Sua. E quando Lo vedrò, ho intenzione di darGli un calcio nelle palle. (Perion a Harold)
Ma nessuno sa quanto durano cinque minuti nel buio; si potrebbe dire che, nel buio, cinque minuti non esistono.
Il bello della mania religiosa è che ha la capacità di spiegare tutto. Una volta che Dio (o Satana) sia accettato come causa prima di tutto ciò che accade nel mondo dei mortali, nulla viene lasciato al caso... o al mutamento. Una volta che ci si sia impadroniti perbene di formule magiche quali «Ora noi vediamo come in uno specchio scuro» e «Misteriose sono le vie che Egli sceglie per porre in atto le Sue meraviglie,» si può buttare allegramente la logica dalla finestra. La mania religiosa è uno dei pochi metodi infallibili per reagire ai ghiribizzi del mondo, perché elimina totalmente il puro caso. Per il perfetto maniaco religioso, tutto ha un suo scopo.
La madre dei peccati era l'orgoglio. L'orgoglio era la faccia femminile di Satana nella razza umana, il silenzioso uovo del peccato, sempre fertile.
Non si può rimettere le mani sulle cose fatte e ribaltarle nel verso giusto. Quello è un potere forse degli dei, ma non degli uomini e delle donne, e questo probabilmente era una buona cosa. In caso contrario, la gente sarebbe morta di vecchiaia ancora impegnata a riscrivere la propria adolescenza.
Sapendo che il passato è fuori dalla propria portata, forse è possibile perdonare.
I giochi, certe volte, hanno un loro modo di diventare una faccenda seria.
La gente che cerca con tutte le forze di fare ciò che ritiene giusto sembra sempre pazza.
Ha l'aspetto di uno qualunque che si incontra per strada. Ma quando sogghigna, gli uccelli cadono morti dai fili del telefono. Quando ti guarda in un certo modo, la tua prostata marcisce e la tua urina brucia. L'erba ingiallisce e muore quando lui sputa. È sempre fuori. È venuto fuori dal tempo. Non conosce se stesso. Ha il nome di mille demoni. Una volta Gesù l'ha spinto in un branco di maiali. Il suo nome è Legione. Ha paura di noi. Noi siamo dentro. Lui conosce la magia. Può chiamare le volpi e vivere nei corvi. È il re di nessun luogo. Ma ha paura di noi. Ha paura del... dentro.
Quando si morde la mano che ti nutre, bisogna aspettarsi che quella mano tesa si stringa in un pugno. La vita andava così; non solo: la giustizia andava così.
Dio chiede sempre un sacrificio. Ha le mani tutte insanguinate.
Sembravano tutti in attesa e in guardia. A volte cadeva uno strano silenzio tra loro e i loro occhi sembravano persi nel vuoto, come se stessero facendo tutti lo stesso brutto sogno. Facevano delle cose senza chiedere perché le stavano facendo, per quale scopo. Era come se questa gente si fosse messa addosso delle maschere di contentezza, ma avesse sotto delle facce di mostri. Una volta aveva visto un film pauroso, così. Quella specie di mostri si chiamano lupi mannari.
Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina dei primi di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria. Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva.
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Il mondo aveva i denti e con quei denti poteva morsicarti in qualsiasi momento.
Io non credo in nessun Dio veramente pensante che prende nota della caduta di ogni uccello in Australia e ogni insetto in India, un Dio che registra tutti i nostri peccati in un librone d'oro e ci giudica quando moriamo... non voglio credere in un Dio che crei volontariamente persone cattive e poi volontariamente le spedisca ad arrostire nell'inferno che ha creato lui. Questo no. Però credo che ci debba essere qualcosa.
La luna quella notte era così fulgida da aver messo in imbarazzo le stelle più brillanti inducendole all'invisibilità.
La vita di ciascuno, intendendo quella vera, non la semplice esistenza fisica, comincia in momenti diversi. La vera vita di Thad Beaumont, un ragazzo nato e cresciuto nel quartiere di Ridgeway a Bergenfield, New Jersey, ebbe inizio nel 1960. In quell'anno gli accaddero due fatti. Il primo formò la sua vita e il secondo per poco non vi pose fine.
Agli occhi del pubblico le mogli degli scrittori popolari sono quasi invisibili e nessuno lo sapeva meglio di Lisey Landon. Suo marito aveva vinto il Pulitzer e il National Book Award, ma Lisey aveva rilasciato una sola vera intervista in tutta la sua vita.
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Le argomentazioni contro l'insania sfumano con un fruscio lieve d'increspatura; questi sono i suoni di voci morte su dischi morti che fluttuano nel canale guasto della memoria. Quando mi giro a chiederti se ricordi, quando mi giro verso di te nel nostro letto.
E poi altre volte arrivava un giorno, uno di quelli grigi quando aveva di lui una nostalgia così struggente da sentirsi vuota, non più una donna ma un albero morto, pieno di gelido soffio novembrino. Così si sentì in quel momento, ebbe voglia di urlare il suo nome e urlargli di tornare a casa e il suo cuore soffrì al pensiero degli anni che l'attendevano e si domandò che cosa avesse di buono l'amore se il risultato era quello, anche solo dieci secondi di una sensazione così.
"Io mi espongo a te e tu mi vedi tutto intero", dice. "Tu mi ami lungo tutto il giro dell'equatore e non solo per qualche storia che scrivo. Quando la tua porta si chiude e il mondo resta fuori, noi siamo occhi negli occhi."
"Tu sei sempre stata l'acciaio nella sua spina dorsale". Lisey la guardò più che stupefatta. Scioccata. "Che cosa?" "Di Scott. E lo sapeva."
"Aspetta che cambi il vento, Babyluv"
"Babyluv: se tu hai bisogno di un'ancora per conservare il tuo posto nel mondo, non Boo'ya Moon ma quello dove siamo vissuti insieme,usa l'africano.Sai come riportarlo indietro. Baci. Almeno mille, Scott.P.S.Tutto lo stesso. Ti amo."
Più è la fatica che hai fatto per aprire un pacco, meno alla fine ti importa di che cosa ci trovi dentro.
Ci sono cose che non si dimenticano più. Era giunta a convincersi che proprio le cose che il mondo pratico archiviava come effimere – per esempio le canzoni e la luce della luna e i baci – erano in certi casi proprio le cose che duravano più a lungo. Potevano essere sciocchezze, ma sconfiggevano la dimenticanza. Ed era una bene. Era un bene.
Fai il bravo per quelli a cui vuoi bene. Vuoi fare il bravo per quelli a cui vuoi bene, perché sai che il tuo tempo con loro finirà per esser troppo breve, per quanto lungo sia.
Quindi, invece di dirle che finché c'è vita c'è speranza, o esortarla ad affrontare le contrarietà con un sorriso, o rammentarle che il buio era sempre più intenso prima dell'alba, o una delle altre mille cose appena cascate fuori dal culo del cane, la tenne semplicemente tra le braccia. Perché in certi momenti abbracciare una persona e basta è quanto di meglio. Era una delle cose che aveva insegnato all'uomo del quale aveva assunto il cognome: che certe volte è meglio stare zitti; certe volte era meglio chiudere l'imperitura boccaccia e resistere, resistere, resistere.
«Roland: Certe volte proprio non mi capisci, vero?» «Certe volte no», ammette il pistolero. «Allora ti spiego. Ci sono persone che hanno bisogno di sentirsi necessarie ad altre persone, il motivo per cui non capisci è che tu non sei una di quelli. Tu saresti capace di usarmi per poi buttarmi via come un sacchetto di carta, se dovesse essere necessario. Dio ti ha fregato, amico mio. Tu sei abbastanza onesto da soffrirne, se dovessi farlo, e contemporaneamente abbastanza spietato da farlo lo stesso. Non potresti tirarti indietro. Se io fossi qui, abbandonato su questa spiaggia a invocare disperatamente aiuto, tu cammineresti sopra se mi trovasse fra te e la tua maledetta Torre. Sono abbastanza vicino alla verità?» Roland non risponde, lo guarda soltanto. «Ma non sono tutti così. Ci sono anche quelli che hanno bisogno di persone che hanno bisogno di loro. Come in quella canzone di Barbara Streisand. Stucchevole, ma sincera. È un modo come un altro per essere dipendenti da qualcosa.» Eddie lo fissa. «E da questo punto di vista tu non puoi ritenerti scagionato, vero?» Roland lo osserva. «Però c'è la tua Torre.» Eddie si concede una risatina. «Tu sei un Torredipendente, Roland.» «Che guerra è stata?» mormora Roland. «Come?» «Quella in cui ti sei fatto ammazzare il senso della nobiltà e del dovere?» Eddie sussulta ritraendosi come se Roland lo avesse schiaffeggiato. «Vado a prendere dell'acqua», taglia corto in tono brusco.
Al tempo in cui si diplomò al college, John Smith aveva scordato tutto della brutta caduta sul ghiaccio in quel giorno di gennaio del 1953. Effettivamente gli sarebbe stato difficile ricordarsene anche quando terminò le scuole secondarie. Suo padre e sua madre, poi, non ne avevano mai saputo niente.
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E ripensava a volte al suo pomeriggio con Sarah; quel lungo, lento pomeriggio. Era un ricordo che non si concedeva troppo spesso per timore che il continuo rivivere luminose esperienze le facesse appassire e scolorire per troppa esposizione alla luce, come le vecchie fotografie...
«Ciao, Johnny», mormorò e il vento corse leggero tra gli alberi di porpora. Una foglia rossa ondeggiò nell'aria azzurra e le si posò tra i capelli. «Sono qui. Sono venuta finalmente.» Parlare ad alta voce le sarebbe sembrato inopportuno. Parlare a un morto era un'azione stupida. Così avrebbe pensato una volta. Ma ora si sentiva presa da un'emozione talmente intensa da farle dolere la gola e stringere i pugni. Forse era giusto parlargli.
DIO... FATO... PROVVIDENZA... DESTINO... chiamalo come vuoi, sembra sia sempre lì in agguato, tempestivo e inflessibile, per rimettere in equilibrio i piatti della bilancia.
"[...] Ma volevo che tu sapessi che ti penso, Sarah. Davvero, per me non c'è mai stata qualcun'altra e quella notte fu la nostra notte più bella [...] e quella notte fu la nostra notte più bella, anche se a volte mi è difficile credere che vi sia mai stato un anno 1970 e le dimostrazioni nei campus e Nixon presidente. Senza calcolatori tascabili, senza videocassette, senza orchestre punk e rock. E altre volte mi sembra che quel tempo sia tutt'ora vicinissimo, da poterlo quasi toccare. Mi sembra che se potessi tenerti tra le braccia, o toccare la tua guancia, o la tua nuca, potrei portarti con me in un futuro diverso senza dolore o tenebre o scelte amare. Bene, tutti facciamo quello che possiamo e dobbiamo accontentarci... e se non ci basta, dobbiamo rassegnarci. Spero soltanto che tu mi penserai nel modo migliore che ti riesce, Sarah cara. Con tutto il cuore e tutto il mio amore. Johnny." Le si mozzò il respiro di colpo e restò con la schiena rigida e gli occhi sbarrati. "Johnny...?" Era andato. Si alzò, si girò e naturalmente non c'era nulla. Ma poteva vederlo, ritto lì accanto, le mani sprofondate nelle tasche, il caldo sorriso un po' obliquo sul volto più attraente che bello che si appoggiava snello e disinvolto ad una tomba o ad un pilastro dell'ingresso o forse contro un albero rosseggiante d'autunno. Bella roba, Sarah, annusi ancora quella dannata cocaina? Niente intorno se non Johnny, lì vicino. Forse ovunque. Tutti noi facciamo quello che possiamo e dobbiamo accontentarci... e se non ci basta, dobbiamo rassegnarci. Niente è perduto per sempre, Sarah. Niente che non possa esser ritrovato. "Sempre il vecchio Johnny", sussurrò Sarah. Uscì dal cimitero e attraversò la strada. Indugiò un attimo, voltandosi a guardare. Il tiepido vento d'ottobre alitava robusto e grandi cortine di luce e d'ombra sembravano attraversare il mondo. Gli alberi frusciavano misteriosamente. Sarah salì in macchina e si allontanò. (pp. 458-460)
Sotto la pelle della belva, un uomo. Ma sotto la pelle dell'uomo, una belva. (p. 343)
Non mi piace cominciare con delle scuse — probabilmente esiste anche una regola che lo vieta, come non finire mai una fase con una preposizione —, ma dopo aver letto le trenta pagine abbondanti che ho scritto finora, mi sento in dovere di farlo. Le scuse riguardano una certa parola che mi ostino a utilizzare. Ho imparato diverse parolacce da mia madre e ne faccio uso da quando ero piccolo (come scoprirete), ma questa è di sole quattro lettere. La parola in questione è dopo nel senso di «tempo dopo» o «l'ho scoperto dopo» o «me ne sono reso conto solo dopo».
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C'è sempre un dopo, adesso lo so. Almeno finché non moriamo. A quel punto, immagino che esisterà solamente un prima. (p. 2)
Si dice per favore, si dice grazie non si sventola il pisellino davanti agli altri e non si mangia con la bocca aperta, ma soprattutto non si parla con i morti quando si trovano accanto ai vivi, che hanno appena cominciato a sentirne la mancanza. (p. 8)
I morti sono costretti a dire la verità, il che va bene quando vuoi che rispondano a una tua domanda, ma, come ho già detto, certe volte la verità fa schifo. (p. 12)
«Non dire mai a nessuno che vedi la gente morta, James. Mai.» (p. 21 )
Lo so, si dice che è impossibile sentire la mancanza di qualcosa che non si è mai avuto, e c'è un fondo di verità in questa teoria, ma io sapevo comunque che mi mancava qualcosa. (p. 82)
Io li vedo, e loro lo sanno. È sempre stato così. (p. 126)
Tutti noi cambiamo e al tempo stesso non cambiamo. Non posso spiegarlo. È un mistero. (p. 209)
Si può sconfiggere il diavolo una volta — grazie alla provvidenza, al coraggio, alla semplice fortuna o a una combinazione delle tre cose —, ma ritentare è un suicidio. Credo che solo i santi siano in grado di vincere due volto contro il diavolo, e forse neanche loro. (p. 278)
Quasi tutti pensavano che l'uomo e il ragazzo fossero padre e figlio.
Attraversavano il paese diretti verso sudovest su una vecchia Citroën, tenendosi sulle strade secondarie, sostando spesso. Si fermarono in tre luoghi prima di giungere a destinazione; la prima volta nel Rhode Island, dove l'uomo alto con i capelli neri lavorò in una fabbrica tessile; quindi a Youngstown, nell'Ohio, dove passò tre mesi alla catena di montaggio d'una fabbrica di trattori; e infine in una piccola città californiana vicino al confine con il Messico, dove fece il benzinaio e si mise a riparare le piccole auto europee con un successo che gli riuscì del tutto imprevisto e gradito.
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Jerusalem's Lot è una piccola cittadina a est di Cumberland, venti miglia a nord di Portland. Non è il primo centro abitato nella storia americana a prosciugarsi e sparire e probabilmente non sarà l'ultimo, ma è uno dei più strani. (p. 6)
Rimasero in silenzio a pensare entrambi a quella dimora. Era una reminescenza priva dei colori pastello della nostalgia. Il clamore e la violenza che avevano bollato quella casa risalivano a prima che loro nascessero, ma i borhi di provincia hanno la memoria lunga e si tramandano cerimoniosamente i propri orrori da generazione a generazione. (p. 43)
Nei giorni di cielo limpido e aria fresca i cavi telefonici emettono uno strano ronzio, come vibrando dei pettegolezzi che trasmettono, ed è un suono che non ha eguali, il suono solitario di voci che volano nello spazio. (p. 135)
Io credo che quella casa possa essere il monumento di Hubert Marsten al male, una specie di cassa di risonanza psichica. Un radiofaro soprannaturale, se vogliamo. Appollaiata lassù per tutti questi anni, forse a conservare l'essenza del male di Hubie nelle sue vecchie ossa che si vanno sgretolando. (p. 148).
Forse la casa ha chiamato a sé un altro uomo cattivo. (p. 149)
Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate. (p. 166)
Ecco l'importanza di non piangere: piangere era come pisciar via ogni cosa. (p. 179)
Quando lo sconosciuto gli si avvicinò, Dud comprese ogni cosa e ne fu felice e quando giunse il dolore, fu dolce come argento, verde come l'acqua immobile delle profondità. (p. 189)
Solo. Sì, era quella la parola chiave, la parola più terribile di tutto il vocabolario. Al confronto «omicidio» era una bazzecola e «inferno» ne era solo un blando sinonimo... (p. 255)
Vivere al borgo è un fatto prosaico, sensuale, alcolico. E quando fa buio il borgo è tuo e tu sei del borgo e insieme dormite come i morti, come le pietre dei tuoi campi. Non c'è vita qui, ma il lento morire dei giorni, e così quando il male cala sul borgo, la sua venuta sembra quasi preordinata, dolce e letargica. Sembra quasi che il borgo sappia il male che sta arrivando e quale forma assumerà. (p. 263)
Questi sono i segreti della città e alcuni si sapranno e altri no. La città li conserva tutti dietro una faccia da perfetto giocatore di poker. (p. 266)
La città si disinteressa del lavoro del diavolo come si disinteressa di quello di Dio e di quello del'uomo. Conosce il buio. E il buio è sufficiente. (p. 266)
Non ci sono terapia di gruppo o psichiatria o assistenza sociale in soccorso del bambino che tutte le sere deve vedersela con la cosa sotto il letto o in cantina, la cosa che sogghigna e si sfrega le mani e trasmette minacce restando laggiù, appena oltre il limite a cui giunge il tuo sguardo. (p. 301)
Non c'era altro da dire. Il carattere essenziale e tipico dell'infanzia non è la fusione spontanea di sogno e realtà, ma soltanto l'alienazione. Non ci sono parole per esprimere le ingiustizie a cui va necessariamente incontro un bambino per la sola colpa di essere tale. Se è saggio, le affronta con rassegnazione e fermezza. (p. 308)
Lo spiraglio era troppo sottile perché la luce potesse passare. La lingua di oscurità tra uscio e stipite pareva protendersi vorace verso la cucina in attesa che scendesse la notte quando avrebbe potuto ingoiarsela tutta intera. Quella fettina di buio era una promessa di orrori in tutte le loro più indicibili varianti. (p. 350)
Era una perfetta posizione dominante, in cima al suo poggio affacciato sull'incrocio di Jointner Avenue e Brock Street. Una posizione dominante, con una vista di quasi trecentosessanta gradi. Era enorme, un'archietettura disordinata che, con le imposte tutte chiuse, trasmetteva un'impressione di disagio e oppresione, si ergeva come un gigantesco sarcofago, un'evocazione di morte. (p. 406)
Alle tre di notte il sangue scorre lento e denso e il sonno è pesante. L'anima dorme nella beata ignoranza dell'ora o si guarda intorno in preda alla totale disperazione. Non c'è via di mezzo. Alle tre di notte quella vecchia puttana che è il mondo è senza trucco e non ha naso e ha un occhio di vetro. La gioia diventa fragile e si svuota di sostanza, come nel castello di Poe assediato dalla Morte Rossa. La noia soffoca l'orrore. L'amore è sogno. (p. 456)
Alzò lo sguardo e vide Casa Marsten, con le imposte sempre chiuse, a sorvegliare la città come un rudere ostile. Era inoffensiva ora, ma dopo il tramonto?... (p. 520)
umber whunnnn yerrrnnn umber whunnnn fayunnun Questi suoni: nonostante la nebbia.
Ogni tanto i suoni si affievolivano, come il dolore, e allora restava solo la nebbia. Prima della nebbia ricordava l'oscurità: oscurità totale. Doveva dedurne che stava facendo progressi? Sia fatta la luce (anche se di tipo nebbioso), e la luce era cosa buona e così via e così via? Erano esistiti quei suoni nell'oscurità? Non era in grado di dare risposta a nessuna di quelle domande. Aveva senso porsele? No, non aveva risposta nemmeno a questa.
Citazioni
Quando guardi nell'abisso, l'abisso guarda in te. Friedrich Nietzsche (p. 2)
Paul recitò a voce alta una delle massime di sua madre, quasi che fosse una formula magica:"Alle fate puoi credere lo stesso, ma Iddio aiuta chi aiuta se stesso." (p. 91)
Perché gli scrittori ricordano tutto, Paul. Specialmente quello che fa male. Denuda uno scrittore, indicagli tutte le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ciascuna di esse, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l'unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice (p. 267)
Quando ci lascia una persona speciale, una persona specialmente cara a tutti noi, troviamo difficile accettarlo, così può accadere che immaginiamo che non ci abbia veramente lasciati.
Annie aveva scritto: Bastone sasso e percossa mi romperan le ossa ma le parole non mi faran mai male. (p. 224)
La verità di ogni cosa era orribilmente semplice, era così spaventosamente semplice. Moriva piano piano, ma morire in quel modo non era così terribile come aveva temuto. Però si stava anche dissolvendo, ed era orribile, perché era da imbecilli. (p. 293)
In un libro tutto si sarebbe svolto secondo i piani... ma la vita è sempre così fottutamente caotica! Che dire di un'esistenza in cui alcune delle conversazioni più delicate trovano il modo di svolgersi proprio quando tu hai un pazzesco bisogno di correre al cesso? Un'esistenza dove non ci sono nemmeno i capitoli? (p. 367)
AUGIE Odenkirk aveva una Datsun del 1977 che camminava ancora bene nonostante i chilometri, ma la benzina era cara, specialmente per un disoccupato, e il City Center si trovava dalla parte opposta della città, così lui decise di prendere l'ultimo autobus della sera. Alle undici e venti scese con lo zaino sulle spalle e il sacco a pelo arrotolato sottobraccio. Pensò che l'imbottitura di piume gli avrebbe fatto comodo verso le tre del mattino. La notte si annunciava fredda e nebbiosa.
Citazioni
E se tu riguarderai a lungo in un abisso, ha scritto Nietzsche, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te. E io sono l'abisso vecchio mio, nient'altri che me. (p. 50)
Non era giusto, ma cosa lo è? La vita è un luna park del cazzo con premi da due soldi. (p. 114)
In fondo, la Storia è nient'altro che una grande, profonda cicatrice. (p. 350)
In un giorno caldissimo dell'agosto 1994, mia moglie mi disse che scendeva al Rite Aid di Derry a prendere una ricarica per il suo inalatore perché la sua era esaurita; un farmaco prescrittole dal medico, che credo oggigiorno si venda senza ricetta. Io per quella giornata avevo finito di scrivere e mi offrii di assumermi l'incombenza. Lei mi ringraziò, ma voleva comprare del pesce al supermercato lì accanto; due piccioni con una fava e compagnia bella. Mi soffiò un bacio dal palmo della mano e uscì. La rividi in TV. È così che si identificano i morti qui a Derry, non si percorre un corridoio sotterraneo di piastrelle verdi sotto lunghi tubi fluorescenti, non ti tirano fuori un cadavere nudo da una cella frigorifera. Si entra in un ufficio con la scritta PRIVATO, si guarda uno schermo TV e si dice sì o no.
La mia fortezza fu lacerata dal dolore. Se non ci fosse stato il letto, sarei caduto sul pavimento. Piangiamo dagli occhi, più di così non sappiamo fare, ma quella sera ebbi la sensazione che stesse piangendo ogni poro del mio corpo, ogni pertugio e ogni fessura.
Citazioni
Di giorno sapevo riconoscere in questi dubbi gli sciocchi balbettii trascendentali che erano, ma di notte mi era molto più difficile. Di notte i pensieri hanno la spiacevole abitudine di sfilarsi il collare e correre liberi.
E forse la nostra benedizione più grande era di non aver mai saputo quanto è breve il tempo.
Era come se in petto le si fosse consumato il cuore e la tristezza che rimaneva fosse anch'essa spettrale, un ricordo dell'amore insinuato nello scheletro dell'odio.
Ero tornato a Sara da tre giorni, ma avevo già postulato la Prima Legge dell'Eccentricità di Noonan: quando sei da solo, un comportamento strano non è più strano per niente.
Fai fieno finché splende il sole.
Forse siamo sempre indotti a pensare che ciò che è perduto era il meglio... o lo sarebbe stato. Non ne sono sicuro.
Il dolore fu immenso, qualcosa che, se fosse stato un rumore, sarebbe stato un tuono.
I morti mettono su peso, mi sembra; nelle proprie carni e nella nostra mente, mettono su peso.
Mi sentivo allo stesso tempo solo e sereno. Credo che sia un tipo di felicità molto raro.
«[...] mio padre non mentiva. Era contro la sua religione.» «Battista?» «Nossignore. Yankee.»
Non fargli mai vedere che sudi, era il motto del clan Noonan. Qualcuno avrebbe dovuto incidere non ti preoccupare sto bene sul sepolcro di famiglia.
Ogni buon matrimonio è territorio segreto, uno spazio necessariamente bianco sulla mappa della società. Ciò che gli altri non sanno della tua relazione coniugale, la rende tua.
Quando una persona fantasiosa finisce in un guaio mentale, la linea di demarcazione tra sembrare ed essere ha la peculiare tendenza a scomparire.
Stupido, forse, ma certe volte le cose funzionano solo perché sei tu a pensare che funzionino. È una definizione di fede che ne vale tante altre.
Sono come un claustrofobico su un sottomarino che affonda. Ecco come va, grazie per averlo chiesto. Ma non lo dissi mai. Io non chiedo aiuto.
Tornando a casa pensai al vecchio detto secondo cui una persona non può mai conoscere veramente un'altra. È un postulato facile da scacciare a parole, ma è un trauma, un'esperienza orribile e inaspettata come una zona di forte turbolenza durante una traversata aerea fino a quel momento assolutamente tranquilla, scoprire che è una verità letterale nella propria esistenza.
Un senso di mistero mi invase il cuore e la mente, quella percezione del mondo come una pelle sottile su organi e ossa sconosciuti.
Una persona può tener duro per un bel pezzo se gli capita una giornata buona di tanto in tanto, così la penso io.
Postilla
Le storie raccolte in questo libro sono molto dure. Forse, in certi momenti, le hai trovate difficili da leggere. Ti assicuro che io stesso, in certi momenti, le ho trovate difficili da scrivere. (p. 415)
Io prendo molto sul serio quel che faccio, ed è sempre stato così, fin da quando a diciott'anni scrissi il mio primo romanzo La lunga marcia. Ho pochissima pazienza nei confronti degli scrittori che non prendono sul serio il proprio lavoro, e proprio nessuna pazienza nei confronti di chi sostiene che l'arte di scrivere storia sia ormai logora. Non è logora, e non è un giochino letterario. È uno dei più importanti modi di cercare un senso nelle nostre vite e nel sovente terribile mondo che ci circonda. È il modo in cui rispondiamo alla domanda: «Come possono accadere cose del genere?» Le storie ci portano a pensare che a volte (non sempre, ma a volte) vi sia una ragione. (pp. 415-416)
Fin dal principio [...] ho avuto la sensazione che la migliore narrativa fosse propulsiva e aggressiva. Ti arriva dritta in faccia. A volte ti grida in faccia. Non ho nulla contro la prosa «alta», che di solito descrive persone straordinarie in circostanze ordinarie, ma sia come lettore sia come scrittore, mi interessano molto di più le persone ordinarie in circostanze straordinarie. Nei miei lettori voglio provocare una reazione emotiva, quasi viscerale. Il mio scopo non è farli pensare mentre leggono. Metto la parola in corsivo per far capire che, se la storia è buona abbastanza e i personaggi sono sufficientemente vividi, il pensiero seguirà all'emozione dopo la lettura e a libro già riposto (talvolta con sollievo). (p. 416)
La verità è nell'occhio di chi guarda, ma se si parla di narrativa, la sola responsabilità dello scrittore è quella di cercare la verità nel proprio cuore. Non sarà sempre la verità del lettore, e nemmeno quella del critico, ma finché sarà la verità dello scrittore (e finché quest'ultimo non si umilierà né si toglierà il cappello in ossequio alle mode), tutto andrà bene. Per gli scrittori che mentono di proposito, per quelli che sostituiscono comportamenti non credibili al modo in cui le persone agiscono davvero, io non provo altro che disprezzo. Scrivere male non è solo questione di cattiva sintassi o scarso spirito d'osservazione: si scrive male quando ci si rifiuta di raccontare storie su quel che la gente fa realmente. (p. 417)
In Notte buia, niente stelle ho fatto del mio meglio per rendere quel che la gente potrebbe fare e come potrebbe comportarsi in certe situazioni estreme. Le persone in questi racconti non sono prive di speranza, ma riconoscono che a volte persino le speranze più fervide (e i migliori auspici per il nostro prossimo e la società in cui viviamo) si rivelano vane. Anzi, succede spesso. Quello che ci dicono, secondo me, è che la nobiltà non sta principalmente nel successo, ma nel cercare di fare la cosa giusta, e che se non riusciamo a farla, o intenzionalmente ci sottraiamo al compito, la conseguenza sarà l'inferno. (p. 417)
Louis Creed, che aveva perso il padre a tre anni e non aveva mai conosciuto i nonni, non si aspettava di trovare un padre quand'era ormai alle soglie della mezza età, eppure andò proprio così... sebbene egli chiamasse quell'uomo un amico, com'è logico che faccia un adulto quando l'incontro con l'uomo adatto a fargli da padre arriva relativamente tardi nella vita. Conobbe quell'uomo la sera in cui lui, sua moglie e i loro due bambini si trasferirono nella casa di Ludlow, una grande casa bianca dalle strutture in legno. Winston Churchill traslocò con loro. Church era il gatto della piccola Eileen.
Citazioni
I bambini non dimenticano mai le bugie sentite dai genitori. (p. 49)
Ma davvero c'è chi crede di capire i bambini? si domandò. (p. 113)
Si dice che le donne siano brave nell'avere segreti, e forse qualcuno ce l'hanno, ma qualsiasi donna che abbia un po' d'esperienza della vita ti direbbe di non aver mai guardato realmente nel cuore di un uomo. Il cuore di un uomo è fatto di un terreno più duro, Louis. Come lassù, nell'antico terreno di sepoltura dei micmac. La roccia affiora prima. Un uomo ci coltiva quello che può… e ne ha cura. (p. 145)
Non fare domande, Louis. Accetta quello che è fatto e segui il tuo cuore. (p. 145)
Oh, Cristo, è subito tardi per tutto, sempre. (p. 207)
I giorni che ci sembrano autenticamente buoni – buoni in tutti i sensi – sono abbastanza rari. Secondo Louis, nella migliore delle ipotesi le giornate così assommavano a meno di un mese, nel corso di una vita umana. (p. 229)
E Louis ora si stava domandando (non per la prima volta) se l'infanzia non fosse un periodo in cui, più che imparare, si dimenticava. (p. 230)
Eppure, in quelle persone c'era anche del buono, ed è quello che la gente stenta molto a ricordare. (p. 282)
Ma, in fondo alla sua mente, l'idea restava; come una fiammella guizzante, che non voleva spegnersi. (p. 284)
Stai deformando tutte le prove in favore della conclusione alla quale vuoi arrivare, protestava la sua mente. (p. 297)
Lo disse con una veemenza che era in parte esasperazione. Lo irritava anche il fatto di sentirsi così trasparente. (p. 308)
Un fantoccio imbottito di paglia, Church. Ecco cosa sono io. Devi credermi. (p. 376)
Quello che avevi voluto a tutti i costi ti appartenenva, e prima o poi quel che ti apparteneva tornava da te. (p. 399)
Scoprì che, mettendosi il pollice in bocca, poteva diventare ancora più piccolo e così fece. (p. 407)
Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante.
Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente.
Citazioni
Amare te, piccolo mio, è come cadere da un albero. Ma se non posso essere la tua donna, non voglio nemmeno essere il tuo cane. (p. 53)
Le anime di un vero avventuriero politico e di un vero oratore non erano molto dissimili tra di loro; erano entrambe appassionatamente interessate all'occasione buona. (p. 118)
Non smettono mai di fare male le vecchie ferite? (p. 156)
La massa amorfa dell'umanità mi era divenuta insopportabile.
L'operaio imboccò la corsia sulla sinistra, continuando a premere sul clacson, e sorpassò ruggendo la berlina che procedeva zigzagando come ubriaca. Invitò il guidatore della berlina a prodursi in un atto sessuale illecito con se stesso. A esibirsi in un amplesso orale con varie specie di roditori e uccelli. Espresse la sua personale proposta di rispedire tutti gli individui con sangue nero nelle vene nel loro continente d'origine. Manifestò la sua sincera convinzione circa il posto che avrebbe occupato nell'aldilà l'anima del guidatore della berlina. Concluse con l'asserzione di aver incontrato la madre del guidatore della berlina in una casa di tolleranza di New Orleans.
Il fuoco uccide qualsiasi cosa. (p. 327)
Le lacrime che guariscono sono anche le lacrime che scottano e feriscono. (p. 427)
Ci sono cose che non si dovrebbero dire a un bambino di sei anni, raramente si riesce a far concordare le cose come dovrebbero essere e come realmente sono. Il mondo è duro, Danny. Se ne frega. Non ci odia, no, ma nemmeno ci ama. Cose terribili accadono nel mondo, e si tratta di cose che nessuno sa spiegare. Le persone per bene muoiono in circostanze atroci e lasciano nello strazio chi li ha amati. Il mondo non ti ama, ma la tua mamma ti vuol bene, e io pure. Tu sei un bravo bambino. E quando ti vien voglia di piangere per quello che è accaduto a tuo padre, nasconditi in un armadio o sotto le coperte e piangi finché non ti sei liberato di tutto il peso che grava sul tuo cuore. È questo che deve fare un buon figlio. Ma bada a tenerti in carreggiata. È questo il tuo compito in questo duro mondo: tener vivo il tuo amore e badare a tirare avanti, qualsiasi cosa accada. Fatti coraggio e continua per la tua strada. (p.428)
Anche se avessi saputo la cosa giusta da dire, probabilmente non avrei potuto dirla. I discorsi distruggono le funzioni dell'amore, credo. [...] La parola è danno. L'amore non è quello che i poeti del cazzo vogliono farvi credere. L'amore ha i denti; i denti mordono; i morsi non guariscono mai. Nessuna parola, nessuna combinazione di parole, può chiudere le ferite d'amore. È tutto il contrario, questo è il bello. Se quelle ferite si asciugano, le parole muoiono con loro.
Avevamo una casa su un albero, un grande olmo che sovrastava un terreno vuoto a Castel Rock. Oggi in quel lotto c'è una societa' di traslochi e l'olmo è scomparso. Progresso. Era una specie di circolo sociale, anche se non aveva nome. Eravamo cinque, forse sei, i fissi, più qualche altro di passaggio. Li facevamo salire quando c'era una partita a carte e avevamo bisogno di sangue fresco. Il gioco di solito era il blackjack e ci giocavamo solo qualche penny. Ma prendi il doppio, con blackjack e cinque carte sotto ... e il triplo con sei carte sotto, anche se solo Teddy era così pazzo da tentarlo.
Citazioni
Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, poiché le parole le immiseriscono – le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.
È la storia, non colui che la racconta.
"Voglio andarmene in qualche posto dove nessuno mi conosce e dove non ho nessuna macchia nera addosso prima di cominciare. Ma non so se ce la faccio." "Perché?" "La gente. La gente ti trascina giù." "Chi?" chiesi io, pensando si riferisse agli insegnanti, o a mostri adulti come Miss Simons, che aveva desiderato una gonna nuova, o magari a suo fratello Eyeball che se ne andava in giro con Ace e Billy e Charlie e gli altri, o magari a suo padre e sua madre. Ma lui disse "I tuoi amici, loro ti trascinano giù, Gordie. Non lo sai?" Indicò Vern e Teddy, che si erano fermati e aspettavano che li raggiungessimo. Stavano ridendo di qualcosa; Vern, anzi, era piegato in due dalle risate. "I tuoi amici. Sono come quelli che ti annegano attaccandosi alle gambe. Non puoi salvarli. Puoi solo annegare con loro."
La parola è danno. L'amore non è quello che quei poeti del cazzo come McKuen vogliono farvi credere. L'amore ha i denti; i denti mordono; i morsi non guariscono mai. Nessuna parola, nessuna combinazione di parole, può chiudere quelle ferite d'amore. È tutto il contrario, questo è il bello. Se quelle ferite si asciugano, le parole muoiono con loro.
Uno come me, sono sicuro, c'è in ogni prigione d'America, statale o federale: io sono quello che vi procura la roba. Sigarette confezionate o spinelli – se è quello il vostro debole – una bottiglia di brandy per festeggiare il diploma del figlio, o della figlia, praticamente qualsiasi cosa... nei limiti del ragionevole, cioè. E non sempre è stato così.
Mentre Claudette Sanders stava prendendo una lezione di volo, osservava la cittadina di Chester's Mill brillare nella luce del mattino come qualcosa di appena fatto e lì posato giusto ora. Le macchine che percorrevano Main Street lanciavano ammiccamenti di sole. Il campanile della chiesa congregazionalista (la Congo) sembrava abbastanza aguzzo da pungere il cielo immacolato. Nel momento in cui il Seneca V lo sorvolava, il sole scorreva sulla superficie del Prestile Stream, acqua e aereo a tagliare la cittadina sulla medesima diagonale.
Citazioni
Alla fine per convivere con la paura c'erano solo due regole (era arrivato alla conclusione che DOMINARE la paura fosse una pia illusione) e le ripeté a se stesso ora che aspettava nella sua cella. DEVO ACCETTARE LE COSE SU CUI NON HO CONTROLLO. DEVO TRASFORMARE LE MIE AVVERSITÀ IN VANTAGGI. La seconda regola si traduceva nell'amministrare con la massima oculatezza tutte le risorse disponibili e fare progetti tenendole bene a mente.
Sua figlia era in preda a un attacco di convulsioni. Il piccolo Dinsmore aveva preso un proiettile di rimbalzo in un occhio e aveva un frammento conficcato nel cervello. Che cosa gli diceva tutto questo? Non mi dice niente. Che cosa disse lo scozzese in Lost? "Non confondere una coincidenza con il destino"? Forse era stato così. Forse. Ma Lost era di molto tempo prima. Forse lo scozzese aveva detto: Non confondere il destino con una coincidenza.[12]
Mentre dormiva il mondo intero era andato a gambe all'aria ed era precipitata in un episodio di Ai confini della realtà. Non poteva essere altrimenti, nessun'altra spiegazione aveva uno straccio di senso. Da un momento all'altro avrebbero udito la voce fuori campo di Rod Serling.
Se non controlli la tua collera, la tua collera controllerà te.
Su una spiaggia in Costa Rica o in una tenuta in Namibia, Big Jim sarebbe diventato Small Jim. Perché un uomo senza uno scopo, anche se ricco sfondato, è sempre un uomo piccolo.
Era la ragione principale per cui non aveva mai preso in considerazione di lasciare il Mill. Nel mondo più grande avrebbe forse avuto più soldi, ma dell'esistenza, la ricchezza era la birra. Il potere era lo champagne.
Chiudi gli occhi e batti i tacchi tre volte, pensò Julia. Perché non c'è posto come la Cupola.[13]
Quelli che possono, fanno; quelli che non possono criticano le decisioni di quelli che possono.
Una donna disse: Portaglielo. Horace rialzò il muso drizzando le orecchie. Non era né la voce di Julia, né quella dell'altra donna; era una voce morta. Come tutti i cani, Horace sentiva spesso qualche voce morta e qualche volta ne vedeva persino i proprietari. I morti erano dappertutto, ma i vivi non sapevano vederli più di quanto sapessero cogliere la maggior parte dei diecimila effluvi che li circondavano in ogni minuto di ogni giorno.
«Posso dire che fin dal giorno in cui sono venuta qui ad assumere questo ministero – che è stata la mia aspirazione da quand'ero bambina – ho capito che Jim Rennie era un mostro in embrione. Ora, se mi passa il tono melodrammatico dell'espressione, il mostro è nato.»
Sweet Home Alabama, play that dead band's song.[14]
Prima di quegli ultimi giorni, Carolyn avrebbe dichiarato di non provare alcun desiderio di avere dei figli, avrebbe detto che le stava molto più a cuore la carriera di insegnante e scrittrice. Magari romanziera, anche se le sembrava che scrivere romanzi fosse un mestiere alquanto rischioso; e se dedicavi un mare di tempo a scrivere un racconto di mille pagine e poi faceva schifo?
Se fossimo più progrediti sul piano scientifico – o più progrediti su quello spirituale, forse è questo che ci vuole per andare a zonzo nel grande ignoto che ci circonda – vedremmo che c'è vita dappertutto. Tanti mondi abitati e tante forme di vita intelligenti quanti formicai ci sono in questa città.
Noi sappiamo che le formiche sono insetti sociali, costruttori di case e di colonie, architetti incredibili. Lavorano sodo come noi. Seppelliscono i loro morti come noi. Hanno persino le loro guerre tra razze diverse, nere contro rosse. Tutto questo noi lo sappiamo, ma non per questo presumiamo che le formiche siano intelligenti.
Dio ascolta. Lui spia dentro le nostre anime come l'FBI spia nei nostri telefoni.
Provare rimorso per una cosa sbagliata era meglio che niente, ma nessuno rimorso a posteriori poteva espiare la colpa per aver provato gusto nel far del male, fosse bruciare formiche o ammazzare prigionieri.
[Su Shining di Stanley Kubrick] Ci sono parti che mi sono piaciute e parti invece che non mi sono piaciute affatto. Pari e patta insomma. Kubrick ha dichiarato di aver voluto fare un film dell'orrore ma non credo che sapesse esattamente cos'è un film dell'orrore. Quello che viene fuori alla fine è una semplice tragedia famigliare. (p. 29)
Per quanto riguarda i miei libri, be', si tratta di prendere una decisione di fondo e cioè: vuoi vendere il libro per farne un film oppure no? Alla fine, spesso, non resta che assumere l'atteggiamento tipo "mi aspetto il peggio, tutto quello che viene tanto meglio". Ne ho discusso fra me e me e alla fine ho concluso che anche se ne fanno un pessimo film, alla fine a uscirne distrutto è il film, il libro no, quello non possono distruggerlo. Il libro rimane. Io sono uno che si occupa di libri. E per quanto anche il cinema sia una forma d'arte non la ritengo all'altezza del fare libri. (p. 29)
C'è una cosa che Machen ha detto una volta e che io non ho mai più dimenticato: il vero male è quando una rosa comincia a cantare. Non sono sicuro di capire esattamente cosa intendesse dire, eppure la sensazione di quella frase mi appare così chiara. (p. 31)
Tra le storie di Lovecraft ho le mie preferite e quelle rimarranno sempre ma è il suo stile che prima o poi può diventare un problema. Ti attira sin che sei giovane e riesci ad accettare anche tutto l'armamentario rococò. (p. 31)
Penso che Richard Matheson sia fantastico. Quando è al meglio, non c'è nessuno che stia al suo livello. Alcune delle sue storie sono diventate dei classici. (p. 31)
Non credo molto al mito "scrittori si nasce", credo piuttosto che lo si diventi. Penso che ci sia un sacco di gente che avrebbe il talento per scrivere ma sottostima l'impegno, il lavoro e la costanza che occorrono per affilare quel talento di partenza e riuscire a diventare uno scrittore di successo. (p. 41)
Di grande in Lovecraft c'è proprio questo aspetto; sembra sempre che ti dica: «Ho questa cosa orribile per le mani ma non posso descrivertela, se te la descrivessi diventeresti pazzo all'istante e quindi non lo farò». E per me è come se dicesse: «È successo qualcosa, ed è stato incredibilmente sexy. Oh, Dio mio se è stato sexy! Se lo sapessi ti metteresti a correre per strada ululando, ma non posso dirtelo perché non voglio che tu cominci a comportarti in quel modo». Provoca senza eccedere, senza fare un passo in più. Cosa che può lasciare il lettore nello stato d'animo di chiedersi: «Be', Lovecraft si comportava così perché stava bluffando e cosa fosse l'orrore davvero non lo sapeva». E allora penso che occorra farlo quel passo in più e sono stato criticato per questo perché quando l'orrore è disvelato ecco che non è più così brutto come lo si dipingeva. Ma questo è quello che succede ed è la ragione per cui alla fine il romanzo dell'orrore manca sempre la mira. Perché è come puntare la luce. (p. 45)
[Su Stanley Kubrick] Penso che sia un vero genio e non uno di quei registi con buone capacità visive ma intellettualmente zero. Kubrick non è uno stupido, certo, ma penso che il libro [Shining], in sé, non gli interessi più di tanto. Credo che sia andata più o meno così: interessante quel libro, ci si può lavorare sopra. (p. 49)
Fa parte del diventare adulti: lo spegnimento progressivo della nostra immaginazione. [...] La gente risponde a questo. Non è che muoia del tutto. Si atrofizza e si addormenta. E se riesco a mostrare le cose da una prospettiva diversa, ecco è per questo che sono pagato. [...] Sono un niente nelle retrovie della civiltà. Non ho alcuna abilità che possa migliorare la qualità della vita sotto qualsiasi punto di vista. L'unica cosa che so fare è dire: «Guardate qui, guardate come non avete mai fatto sino a ora. È vero, a voi sembra solo una nuvola, ma guardate meglio, non assomiglia a un elefante?!». E per questo la gente paga, perché è qualcosa che loro hanno perso. Si potrebbe dire che sono una persona che fa occhiali per la mente. (pp. 57-59)
[su Halloween] È il giorno in cui ci si ricorda che viviamo in un piccolo angolo di luce circondati dall'oscurità di ciò che non conosciamo. Un piccolo giro al di fuori della percezione abituata a vedere solo un certo percorso, una piccola occhiata verso quell'oscurità. (p. 60)
[Su Shining di Stanley Kubrick] Io penso che il film sia ottimo ma allo stesso tempo mi sembrava lecito volere di più. Capita che Kubrick tratti il soggetto qua e là in modo piuttosto lezioso. [...] È l'errore di base di Shining; si tratta di un film fatto da una persona che pensa troppo. [...] Shining è più una storia di fantasmi sul modello edoardiano piuttosto che un film dell'orrore così come lo si pensa ai giorni nostri. [...] Shining dal mio punto di vista non è un film che faccia paura. (p. 121-122)
Tendo a pensare che il male sia molto potente anche se alla lunga si rivela piuttosto stupido. Tento a vedere il potere del bene in modo più sottile e in definitiva come la forza che ha più possibilità di trasformarsi, manifestarsi e dunque provocare un interesse più vero. L'interesse per il potere del male è più superficiale, ma sotto sotto è sciocco e alla lunga monotono – ed è questo il vero aspetto terrificante della questione. Come diceva Joseph Conrad «l'unico orrore è che non c'è orrore». (p. 134)
Si può uccidere il male seppellendolo di risate. Il male può esistere solo quando è capace di creare un senso di angoscia e di terrore incontrollabile. (p. 135)
[Su Shining di Stanley Kubrick] Ci sono cose che mi piacciono moltissimo e cose che non mi piacciono per nulla. Penso che i problemi principali riguardino la sceneggiatura e non la recitazione o la regia. Ci sono evidenti lacune nella sceneggiatura, momenti in cui Kubrick e Diane Johnson sembra che non abbiano pensato a sufficienza oppure che abbiano pensato troppo. Ho l'impressione che fosse intenzione cosciente di Kubrick quella di trascendere il genere. (p. 141)
[Su Shining di Stanley Kubrick] Mi sembra di avere definito una volta Shining come una bellissima automobile senza motore. Un film di classe in piena regola. Magnifico da vedere, potrei guardarmelo tutti i giorni, ma il problema è che Kubrick aveva intenzione di fare un film dell'orrore. E la mia impressione è che abbia cercato di farlo senza avere nessuna conoscenza del genere. (p. 165)
La maggior parte di ciò che è comico si basa su cose negative che capitano ad altri e per le quali noi ridiamo come per dire: «Grazie a Dio non è capitato a me!». Sotto certi punti di vista l'horror è anche più umano, perché quando urliamo mostriamo più simpatia che mancanza di simpatia. Quando si ride invece non si dimostra simpatia, si produce un suono scimmiesco che assomiglia a un grugnito di trionfo. (p. 180)
A mio parere il fatto di avere bambini non ha nulla a che fare con l'idea di perpetuare la razza e di farla sopravvivere. Mi sembra piuttosto un modo per completare la propria infanzia... Se hai dei bambini è come se risperimentassi tutta la tua infanzia solo con una prospettiva più matura. È come una ruota che finisce il suo giro. A quel punto puoi dire che la tua infanzia è finita. (p. 291)
Se hai dei bambini è come se ti fosse data la possibilità di vivere la tua infanzia una seconda volta. E con quella una nuova prospettiva, un nuovo senso di quello che è stato, di quanto ha significato per te. È come se a un certo punto si sentisse dentro che non si può continuare a essere bambini e se hai dei figli il processo giunge a compimento quando loro sono cresciuti e il tuo compito di padre è finito. (p. 340)
1408
Mike Enslin si trovava ancora nella porta girevole quando vide Olin, il direttore dell'Hotel Dolphin, seduto in una delle potrone fin troppo imbottite della hall. Sentì un tuffo al cuore. Dopotutto, forse era meglio portare di nuovo l'avvocato, pensò. Be', ormai era troppo tardi. E anche se Olin aveva deciso di frapporre qualche altro ostacolo tra Mike e la camera 1408, non era poi così grave; c'erano anche dei lati positivi.
Colorado Kid
Concluso che non avrebbe cavato nulla di interessante dai due vecchi che costituivano l'intero organico del Weekly Islander, il giornalista del Globe di Boston diede un'occhiata all'orologio, commentò che se si sbrigava faceva appena in tempo per il traghetto dell'una e mezzo, li ringraziò del tempo che gli avevano dedicato, lasciò il denaro sulla tovaglia, lo fermò con lo spargisale perché l'intensa brezza che spirava dal mare non se lo portasse via e scese frettoloso i gradini di pietra che dal patio del Grey Gull portavano in Bay Street e alla cittadina sottostante. Tolto qualche fugace passaggio degli occhi sulle sue tette, non si era praticamente accorto della presenza della giovane donna tra i due uomini anziani.
Gli occhi del drago
Oltre i monti e oltre i mari, in un regno che si chiamava Delain, c'era una volta un re con due figli. Delain era un regno antico che aveva avuto centinaia di re, se non addirittura migliaia: quando è davvero molto il tempo trascorso, nemmeno gli storici riescono a ricordare tutto. Roland il Buono non era né il migliore né il peggiore fra i re che avevano governato quel paese. Nell'evitare eccessi di malvagità metteva un grande impegno e in questo riusciva quasi sempre. Uguale buona volontà dedicava alle grandi opere, che purtroppo non gli riuscivano altrettanto bene. Ne risultava un re decisamente mediocre, tanto che lui stesso dubitava che sarebbe stato ricordato a lungo dopo la sua morte. La quale morte sarebbe potuta giungere da un momento all'altro, ormai, perché era diventato vecchio e il suo cuore era affaticato. Gli restava forse un anno, a dir molto gliene restavano tre. Tutti coloro che lo conoscevano e coloro che notavano il grigiore del suo volto e il tremito delle sue mani quando dava udienza, erano d'accordo nel pronosticare che di lì a cinque anni al massimo nella grande piazza dominata dall'Obelisco si sarebbe incoronato un nuovo re... e volendo Iddio mancavano non più di cinque anni a quel momento. Perciò dal più ricco barona e dalla più leziosa cortigiana al più povero servo della gleba e alla più umile contadina, tutti nel regno pensavano e parlavano del re prossimo venturo, Peter, figlio primogenito di Roland. E uno solo fra tanti pensava e architettava e rimuginava su come fare in modo che venisse incoronato in sua vece Thomas, secondogenito di Roland. Costui era Flagg, il mago di corte.
I figli del grano
Burt accese la radio. Il volume era troppo alto, ma non lo abbassò perché erano lì lì per litigare di nuovo e lui non voleva che accadesse. Disperatamente desiderava che non accadesse.
Vicky disse qualcosa.
«Come?» gridò lui.
«Abbassala! Hai deciso di rompermi i timpani?»
Lui fece uno sforzo per trattenere quello che poteva uscire dalle sue labbra e abbassò il volume.
Il compressore
L'agente Hunton arrivò alla lavanderia proprio mentre l'ambulanza stava partendo: lentamente senza sirene né lampeggiantori. Brutto segno. Dentro, l'ufficio era pieno zeppo di gente silenziosa, inebetita. Alcuni piangevano. L'impianto era deserto; le grandi lavatrici automatiche, all'altra estremità dello stanzone, non erano state neppure spente. Questo metteva Hunton molto in guardia. Sarebbe stato logico che la folla fosse stata sul luogo dell'incidente, non nell'ufficio. Le cose andavano così, purtroppo: l'animale umano aveva un innato bisogno di contemplare i resti. Qualcosa di molto grave, allora. Hunton avvertì un crampo allo stomaco, come sempre gli capitava quando l'incidente era molto grave. Quattordici anni passati a ripulire dai resti umani le autostrade, le strade e i marciapiedi alla base di edifici molto alti non erano serviti a cancellare quel crampo, come se qualcosa di maligno si fosse installato là per sempre.
Insomnia
Nessuno, e il dottor Litchfield meno ancora, dichiarò fuori dei denti a Ralph Roberts che sua moglie stava per morire, ma venne il momento in cui Ralph lo capì senza bisogno che qualcuno glielo dicesse. Nella sua testa i mesi tra marzo e giugno erano un confuso pandemonio, un periodo di colloqui con medici, corse serali all'ospedale con Carolyn, pellegrinaggi ad altri ospedali in altri stati per analisi speciali (Ralph impiegava la gran parte del tempo dedicato ai trasferimenti a ringraziare Iddio per l'assicurazione medica di Carolyn), indagini personali alla Biblioteca Pubblica di Derry, dapprima alla ricerca di risposte che gli specialisti potessero aver trascurato, in seguito a cercare solo fili di speranza a cui aggrapparsi. [Stephen King, Insomnia, trad. di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1995]
L'incendiaria
«Sono molto stanca, papà», si lagnò la bambina in calzoni rossi e maglietta verde. «Non possiamo fermarci solamente per un poco?»
«Non ancora tesoro.»
L'uomo era alto, aveva spalle larghe e portava una giacca di velluto a coste sopra robusti calzoni di cotone. Teneva per mano la bambina e quasi la trascinava su per la Terza Strada di New York con passo frettoloso, da fuggitivo. Furtivamente guardò indietro e vide che la macchina verde li tallonava ancora, procedendo a passo d'uomo, quasi a filo del marciapiede.
La scorciatoia della signora Todd
«Ecco là quella Todd», dissi.
Homer Buckland osservò la piccola Jaguar che passava, e approvò col capo. La donna alzò la mano e salutò Homer. Homer fece un cenno di risposta con la sua grossa testa irsuta ma senza alzare la mano. La famiglia Todd aveva una grande casa per la villeggiatura sul lago Castle, e Homer era il loro guardiano da tempo immemorabile. Avevo una mezza idea che la seconda moglie di Worth Todd non gli piacesse nemmeno la metà di quanto gli era piaciuta la prima, Phelia Todd.
La tempesta del secolo
DISSOLVENZA IN APERTURA:
1 ESTERNO: MAIN STREET, LITTLE TALL ISLAND – TARDO POMERIGGIO.
La NEVE scorre davanti all'obiettivo della TELECAMERA, dapprima così veloce e intensa che non vediamo niente. IL VENTO SIBILA. LA TELECAMERA comincia ad AVANZARE e vediamo una LUCE ARANCIONE INTERMITTENTE. È il semaforo all'angolo di Main Street con Atlantic Street, l'unico incrocio cittadino di Little Tall. Il semaforo DONDOLA VIOLENTEMENTE nel vento. Le due vie sono deserte e così è giusto che sia: è in corso una feroce tormenta. Vediamo fioche luci nelle case, ma nessun essere umano. La neve già accumulata copre per metà le vetrine.
MIKE ANDERSON parla con un lieve accento del Maine.
MIKE ANDERSON (voce fuori campo)
Mi chiamo Michael Anderson e non sono quello che si definirebbe un erudito. Non sono forte nemmeno in filosofia, ma so una cosa: in questo mondo ci si passa pagando. Di solito un bel po'. Qualche volta tutto quello che hai. È una lezione che pensavo di aver imparato nove anni fa, durante quella che da queste parti chiamano la tempesta del secolo.
Le creature del buio
Per un punto Martin perse la cappa. A voler guardare alla sostanza, è così che recita la saggezza popolare. In fondo tutto può essere ricondotto a qualcosa di simile: così avrebbe pensato molto tempo più tardi Roberta Anderson. Delle due l'una, o puro caso... o puro destino. E la Anderson inciampò letteralmente nel suo destino ad Haven, una cittadina del Maine, il 21 giugno 1988. Il nocciolo della questione è lì: tutto il resto è storia.
Lo stretto
Tu ami? Quella domanda aveva preso a tormentarla senza che nemmeno lei sapesse cosa significava.
Arrivò l'autunno, e tanto sull'isola quando a Capo Procione, al di là dello Stretto, fu un autunno gelido e avaro di quelle piogge che colorano gli alberi. Il vento fischiava note lunghe e fredde che risuonavano nel cuore di Stella.
Ossessione
Quello della svolta era un bel giorno, una bella mattina di maggio.[15]
Rose Madder
Siede nell'angolo e cerca di estrarre aria da una stanza che fino a pochi minuti fa ne era piena e ora sembra non averne più. Da molto lontano le giunge un suono sottile di risucchio e sa che è aria che le scende nei polmoni e poi risale ed esce in una serie di brevi ansiti febbrili, ma non muta la sensazione che ha di annegare nell'angolo del soggiorno di casa sua, con lo sguardo sulle spoglie stracciate del romanzo in edizione economica che stava leggendo quando è rincasato suo marito.
Uomini bassi in soprabito giallo
Il padre di Bobby Garfield era stato uno di quelli che cominciano a perdere i capelli sui vent'anni e sono completamente calvi intorno ai quarantacinque. La morte per infarto a trentasei anni aveva risparmiato a Randall Garfield quesito esito estremo. Era agente immobiliare e aveva esalato l'ultimo respiro sul pavimento di una cucina altrui. Quando era spirato il possibile acquirente era in soggiorno a cercare di chiamare un'ambulanza da un telefono scollegato. All'epoca Bobby aveva tre anni. Conservava ricordi vaghi di un uomo che gli faceva il solletico e lo baciava sulle guance e sulla fronte. Era più che sicuro che quell'uomo era suo padre. HA LASCIATO UN VUOTO COLMO DI TRISTEZZA, era scritto sulla lapide di Randall Garfield, ma sua madre non era poi così triste e quanto a Bobby... be', come si può rimpiangere una persona che non si riesce a ricordare?
Unico indizio la luna piena
Da qualche parte, in alto in alto, la luna risplende, bella piena... ma qui, a Tarker's Mills, infuria una tormenta di neve. Il vento fischia battendo a tutta forza la strada principale deserta; gli spazzaneve municipali hanno rinunciato da un pezzo a liberare le vie.
Arnie Westrum, segnalatore della compagnia ferroviaria GS&WM, è stato colto dalla tormenta a quindici chilometri dal paese: ha dovuto fermare il carrello azionato da un motore diesel e rifugiarsi nella baracca degli attrezzi e dei segnali, dove, aspettando che finisca la nevicata, fa, con un vecchio e unto mazzo di carte, il Solitario del Ritardatario.
Mi ha influenzato, certo, ma ciò che più conta è che con lui si è modificato il rapporto tra la gente e il mondo dell'orrore. I suoi libri hanno spezzato la barriera che faceva si che chi leggesse un horror lo nascondesse fra le pieghe di un giornale. (Clive Barker)
Nel mercato italiano c'è bisogno di sfornare libri che abbiano acquirenti e lettori. Giova all'intero settore, anche perché da noi si legge poco. E avere tanti lettori non vuol dire necessariamente abbassare il livello. Non dimentichiamo che il nostro è un piccolo mercato esposto alle incursioni di scrittori popolari come Dan Brown e Stephen King che guidano sempre le classifiche di vendita ad ogni loro uscita. (Andrea Camilleri)
Shining di Kubrick è un film eccezionale tratto da un romanzo di Stephen King non altrettanto bello. Dentro il libro però c'era un'idea incredibile, quella di una famiglia impossibilitata a muoversi e di un albergo che trasmette il male. King guardava più al sovrannaturale. Kubrick invece si concentrò soprattutto sugli uomini. (Niccolò Ammaniti)
Siamo tornati | ancora più incistati, | eccoci qui, ti eravamo già mancati. | Suono il gong, parte il bip, il palco è il ring, | faccio paura come It di Stephen King... (Articolo 31)
↑ (EN) Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 14 aprile 2023.
↑ Citato nel retro di copertina dei due volumi di Clive Barker, Books of blood, edizione americana; riportato in George Beahm, Il grande libro di Stephen King, traduzione di Anna Pastore, Mondadori, Milano, 2021, p. 386. ISBN 8851081441
↑ Questa è la dicitura che appare a pagina 1 del libro. In realtà l'inizio del Capitolo 1 è il seguente: "Il fenomeno che in seguito avrebbe preso il nome di Impulso ebbe inizio alle 15. 03 del 1° ottobre, ora di New York. La definizione era naturalmente imprecisa, ma a dieci ore dall'evento quasi tutti gli scienziati in grado di farlo notare erano o morti o impazziti. In tutti i casi il nome contava poco. Quello che contava era l'effetto".
↑ Prima dell'inizio del racconto vi è tuttavia un breve prologo, il cui incipit è: "Questa è la storia di un triangolo d'amore. Protagonisti: Arnie Cunningham, Leigh Cabot e, naturalmente, Christine. Vorrei tuttavia che teneste presente il fatto che Christine entrò in scena per prima. È stata il primo amore di Arnie e anche se non lo giurerei, penso tuttavia che sia stata il suo unico e vero amore. Per questo sostengo che ciò che avvenne fu una tragedia".
↑ Cfr. Elbert Hubbard: «Era una confutazione vivente del dogma Mens sana in corpore sano. Era una mente sana in un corpo malato. Ha dimostrato il paradosso eterno delle cose. Ha approfittato delle sue disabilità. Ha raccolto i limoni che il destino gli aveva mandato e ha aperto un chiosco di limonate.» Vedi anche la spiegazione dettagliata sull'origine e la diffusione della citazione.
↑ «Non confondere la coincidenza con il destino.» (Don't mistake coincidence for fate.) La frase viene detta da John Locke nell'episodio 3x05 Il prezzo della vita.
Stephen King, Desperation, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1997. ISBN 8820023636
Stephen King, Dolores Claiborne, traduzione di Tullio Dobner, Sperling Paperback, 1998. ISBN 8878248657
Stephen King, Duma Key, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2008. ISBN 9788820045067
Stephen King, Fairy Tale, traduzione di Luca Briasco, Sperling & Kupfer, 2021. ISBN 788820074449
Stephen King, Gli occhi del drago, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1988. ISBN 882000819X
Stephen King, Il gioco di Gerald, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1998. ISBN 882001498X
Stephen King, Il miglio verde, traduzione di Tullio Dobner, Sperling Paperback, 1998. ISBN 8878249424
Stephen King, Insomnia, traduzione di Tullio Dobner, Pickwick, 2014 ISBN 978-88-6836-154-9
Stephen King, It, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1986.
Stephen King, Joyland traduzione di Tullio Dobner, Pickwick, 2016.
Stephen King, L'Acchiappasogni, traduzione di Maria Teresa Marenco, Sperling & Kupfer.
Stephen King, L'incendiaria, traduzione di Prestini M.G., Sperling Paperback, 1994. ISBN 887824418X
Stephen King, L'istituto, traduzione Luca Briasco, Sperling & Kupfer, 2019. ISBN 8820068288
Stephen King, L'ombra dello scorpione, traduzione di Bruno Amato e Adriana Dell'Orto, Bompiani, 1991. ISBN 8845212173
Stephen King, La bambina che amava Tom Gordon, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1999. ISBN 8820029073
Stephen King, La metà oscura, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1990.
Stephen King, La scorciatoia della signora Todd, traduzione di Gianni Pilo, in "L'orrore del buio", a cura di Karl Edward Wagner, Newton & Compton, 1996. ISBN 8881831988
Stephen King, La storia di Lisey, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2006.
Stephen King, La zona morta, traduzione di A. Terzi, Sperling & Kupfer, 1979.
Stephen King, Later, traduzione di Luca Briasco, Sperling & Kupfer, 2021. ISBN 9788820071189
Stephen King, Le creature del buio, traduzione di Tullio Dobner, Sperling Paperback, 1993. ISBN 8878242624
Stephen King, Le notti di Salem, traduzione di Carlo Brera, Bompiani, 1975.
Stephen King, Lo stretto, traduzione di Susanna Molinari, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068
Stephen King, Misery, traduzione di Tullio Dobner, Mondadori, 1987.
Stephen King, Mr. Mercedes, traduzione di Giovanni Arduino, Pickwick 2016. ISBN 978-88-6836-339-0
Stephen King, Mucchio d'ossa, Sperling & Kupfer, 1999. ISBN 880450806X
Stephen King, Notte buia, niente stelle, traduzione di Wu Ming 1, Sperling & Kupfer, 2010. ISBN
Stephen King, Pet Sematary, traduzione di Brinis H., Sperling & Kupfer, 1993. ISBN 8820016397
Stephen King, Rose Madder, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1999. ISBN 8820029359
Stephen King, Shining (The Shining, 1977), traduzione di Adriana Dell'Orto, Bompiani, Milano, 2005. ISBN 8845246558
Stephen King, Stagioni diverse, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 1989. ISBN 8882743535
Stephen King, Stagioni diverse, con il racconto L'autunno dell'innocenza, Sperling & Kupfer, 1987.
Stephen King, Stagioni diverse, con il racconto Stand by me: ricordo di un'estate, Sperling & Kupfer, 1987.
Stephen King, The Dome, traduzione di Tullio Dobner, Sperling & Kupfer, 2009. ISBN 9788820047665
Stephen King, Unico indizio la luna piena, traduzione di Carlo Brera, Salani, 1991. ISBN 8877822368