Quelli che rubano bisogna metterli in galera. Purtroppo questo non si può fare perché la maggioranza, in genere, li protegge. Questo è il vero scandalo che i giornali dovrebbero denunciare e invece non lo fanno, per complicità. (24 ottobre 1988)[1]
1989
C'è una volontà di normalizzazione, di ritorno a un vecchio sistema di potere, quello sul quale la mafia ha messo radici e costruito la sua potenza. Questo è il nostro allarme. Questi i fatti che denunciamo. (5 ottobre 1989)[1]
1992
Questa è la differenza fra noi e il «sovversivismo dall'alto» del professor Francesco Cossiga. Il piccone presidenziale... vuole distruggere il fondamento democratico della Repubblica: così si apre un varco nel quale penetrano e trovano legittimazione la destra fascista e la nuova destra leghista. Così si spinge verso un collasso delle istituzioni e verso il rischio di uno sbocco plebiscitario e autoritario. (26 gennaio 1992)[1]
[Sul trattato di Maastricht] È evidente che l'idea secondo cui l'unificazione monetaria e la libera circolazione dei capitali senza una integrazione delle politiche di sviluppo, di bilancio, dei diritti sociali, appare profondamente discutibile, in crisi, sbagliata, non è solo un limite, ma è una distorsione in senso neoliberista del processo di unità europea. (29 ottobre 1992)[2]
1993
Ah-ah! È impensabile che il dottor Berlusconi entri in politica. Deve occuparsi dei suoi debiti. Stia fermo, tanto prenderebbe pochi voti. Non siamo mica in Brasile![3]
Lo dico e lo ripeto: Amato è un bugiardo e un poveraccio. È uno che deve far di tutto per restare lì dov'è, sulla poltrona. Ma che devo fare? Devo dire vaffanculo?[4]
1994
Ho qualche difficoltà a considerare Berlusconi un uomo nuovo, dal momento che è stato uno degli uomini più vicini a quelli che han governato l'Italia negli anni Ottanta. (10 febbraio 1994)[1]
Caro Cavaliere, lei è come Ceausescu: anche lui, in Romania, controllava tutte le tv, ah, ah! (2 agosto 1994)[1]
Berlusconi parla con la sua tipica mentalità autoritaria. (10 settembre 1994)[1]
1995
Il Pds non voterà mai una legge antitrust che non sia votata anche dal Polo.[5] (12 giugno 1995)
La Lega c'entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia. Tra la Lega e la sinistra c'è forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola, è stato il sintomo più evidente e robusto della crisi del nostro sistema politico e si esprime attraverso un anti-statalismo democratico e anche antifascista che non ha nulla a vedere con un blocco organico di destra [6]
A me non importa se Berlusconi vuole l'accordo sulle riforme per interesse personale.[7] (31 dicembre 1995)
1996
Io di Berlusconi mi fido: credo proprio che sia sincero, quando dice di volere le riforme.[7] (23 gennaio 1996)
[In visita alla sede di Mediaset] Non sono qui per rendere omaggio a Berlusconi, ma a un'azienda che è un patrimonio per il Paese.[8]
La delegittimazione dei giudici scardina l'ordinamento democratico. (9 aprile 1996)[1]
La caduta della sua [di Silvio Berlusconi] leadership mi preoccupa, potrebbe bloccare il processo di costruzione di una democrazia dell'alternanza in Italia.[9] (31 maggio 1996)
Con Berlusconi dobbiamo riscrivere le regole dello Stato democratico.[9] (3 giugno 1996)
Umanamente, Berlusconi mi è proprio simpatico.[9] (25 luglio 1996)
1997
Lo so anch'io che nel mezzogiorno ci sono almeno due milioni di italiani che lavorano in nero: donne, giovani. Sento anch'io questa come un'enorme vergogna. Ma non sono sicuro, non sono sicuro che questo sia soltanto un problema di polizia di ispettorati del lavoro. Temo che non basti. Temo che non basti. Non sono sicuro che se li scopriamo avremo 7 mila miliardi di entrate in più. Io temo che se li scopriamo alcuni pagheranno le tasse, ma altri chiuderanno: avremo forse un milione di disoccupati in più in giro per il mezzogiorno. Allora, io lo capisco benissimo che questo pone un problema enorme, che questo pone un problema drammatico, e non chiedo certo al sindacato di legalizzare il lavoro nero, il lavoro precario, il sottosalario. Sarebbe assurdo. Ma penso che noi dovremmo preferire essere lì con quei lavoratori e negoziare, negoziare, quel salario per migliorarlo, quello; e negoziare i loro diritti, anziché stare fuori da quelle fabbriche con in mano una copia del contratto nazionale di lavoro.[10]
Penso che sia ingiusto attaccare Di Pietro e il Pool di Milano, perché questi magistrati hanno reso un grande servizio al Paese. (20 luglio 1997)[1]
1998
[Francesco Cossiga] Ormai è un vecchio signore che si diverte. (11 gennaio 1998)[1]
Quanto a Mani pulite, forse bisognerebbe un po' ridimensionare la portata di questo evento. Le inchieste di Milano hanno scoperto quello che era già noto a tutti. (27 febbraio 1998)[1]
[Su Francesco Cossiga] Uno che è stato presidente della Repubblica non dovrebbe entrare nella mischia. Il suo ritorno in politica è inquietante. (11 aprile 1998)[1]
La Lega è un partito razzista. I leghisti sono antifascisti, ma razzisti [...] una strana forma di lepenismo non fascista del Nord.[11]
[Pochi giorni prima di divenire premier senza elezioni] O Prodi o elezioni.[12] (ottobre 1998)
Ringrazio il senatore Cossiga per il suo appoggio [al nuovo Governo]: è un gesto importante, significa che la guerra fredda è finita. (16 ottobre 1998)[1]
1999
[Riferendosi a Gnutti, Colaninno e all'irresistibile ascesa dei "capitani coraggiosi"] Si tratta di un gruppo di imprenditori e di manager ben noti, che hanno fatto Infostrada e Omnitel. Forse stanno facendo il passo più lungo della gamba, ma questo sarà oggetto di valutazioni. Allo stato delle cose, consentitemi di apprezzarne il coraggio.[13]
2000
Essere stato piduista vuol dire aver partecipato a un'organizzazione, a una setta segreta, che tramava contro lo Stato, e questo è sancito dal Parlamento. E condivido quest'opinione che si è formata dopo l'inchiesta della Commissione Anselmi.[14]
Trovo sinceramente di pessimo gusto aver fatto quest'incontro a Teano. L'idea di trasformare una pagina di storia patria in una messa in scena con Maroni al posto di Garibaldi o di Vittorio Emanuele è un'offesa al nostro Paese.[15]
Questo autolesionismo è la conferma di ciò che penso da anni. La sinistra di per sé è un male. Soltanto l'esistenza della destra rende questo male sopportabile.[17]
2006
[...] io giro l'Italia e il tema drammatico che vedo emergere è la profonda sofferenza e la grande inquietudine della gente. Il Paese è pervaso da una passione triste. L'unico che si è dipinto un sorriso in faccia è il Cavaliere, ma lui com'è noto vive in un'altra dimensione che non ha niente a che vedere con la realtà.[18]
Io sono un uomo di sinistra ragionevole che cerca di impegnarsi per il bene del Paese.[19]
2007
[Commentando la crisi di governo della sinistra nel febbraio 2007] È un disastro, mi perdo la Roma in Champion's League...[20]
2008
Berlusconi ha buon gioco, perché veniamo da un periodo di vuoto d'autorità.[21]
Nichi Vendola è l'unico in grado di rilanciare un'idea di sinistra in chiave moderna, gli altri mi sembrano troppo disorientati.[21]
Siamo tutti d'accordo sul superamento delle alleanze come ammucchiate di tutti contro qualcuno, il che non vuol dire isolamento. Ora si tratta di farle sulla condivisione dei programmi.[21]
È da temersi che la Chiesa ceda alla tentazione del potere e che il peso politico dei cattolici si indirizzi da una parte per ottenere in cambio la tutela giuridica di principi e valori, come aborto o fecondazione, perché diventino leggi imposte a tutti colpendo la laicità dello Stato.[22]
La tentazione del potere è demoniaca e sempre, nella storia della Chiesa, è stata all' origine di misfatti, di cui Giovanni Paolo II ha dovuto chiedere perdono.[22]
L'altro giorno in parlamento ci siamo dovuti battere per difendere i diritti dei disabili gravi ad avere un'assistenza degna di questo nome. E ci siamo sentiti rispondere da parte di quell'energumeno tascabile che è il ministro Brunetta che ci sono degli abusi. Ma se ci sono degli abusi bisogna colpirli senza cancellare i diritti. Con la sua virulenta campagna contro tutto ciò che è pubblico, Brunetta rischia di colpire beni pubblici essenziali e di fare di tutta l'erba un fascio.[23]
2009
Una delle ragioni per le quali io posso risultare ostico persino ad una parte dell'elettorato di sinistra è che io faccio sempre politica, anche in campagna elettorale.[24]
I giornali italiani non sono tanto dannosi quanto irrilevanti. [...] Il confronto con i giornali stranieri è umiliante. Quelli si occupano di cose serie mentre da noi si stampano solo cazzate. [...] Provo ripugnanza per questo modo di fare giornalismo.[25]
[«Lei disse nel 1995 che la Lega Nord era una costola della sinistra»] No, del movimento operaio, ed era un'analisi giustissima. Adesso che gli operai votano Lega lo dicono tutti, io l'ho detto 15 anni fa.[26]
2010
Alla Piaggio c'erano operai veri, non quelli che si davano malati quando c'era una partita di calcio.[27]
Nichi Vendola può mobilitare un elettorato che alle ultime elezioni è restato ai margini, ma non credo che possa essere un valido leader per mobilitare una coalizione di centrosinistra: io non lo voterei.[28]
Noi abbiamo una forma democratica della leadership: i leader possono cambiare. Mentre la destra italiana da sedici anni è sotto il comando imperituro di Berlusconi. Però vorrei fare osservare che è la loro l'anomalia, non la nostra. Perché Berlusconi, che ha perduto per due volte le elezioni, nel '96 e nel 2006, tuttavia è rimasto a capo della destra, cosa che non avviene in nessun paese democratico. E perché Berlusconi, malgrado che abbia perduto per due volte le elezioni, Berlusconi è rimasto, ormai per quasi vent'anni, a capo della destra? Perché lui ne è il proprietario, non il leader. E quindi questo è un concetto del tutto diverso. Ora, se si pensa che anche il centrosinistra debba avere un proprietario, ci si sbaglia. Siamo un'associazione libera.[29]
Vendola fa parte di quella sinistra che ha costituito il problema maggiore per Prodi, fin dal primo governo.[30]
[Sull'Italia] [...] Paese profondamente diviso e smarrito: si rimettono in discussione i capisaldi della storia nazionale condivisa, c'è un involgarimento del discorso pubblico.[31]
[...] altro che chiedere alla Chiesa di non ingerire, ingerite! Se non ora quando?[31]
Mai come in questo momento c'è bisogno che si torni a lavorare insieme. Davvero si può pensare che questo nesso tra etica e politica lo si ricostruisca senza la presenza politica dei cattolici italiani? No, sarebbe un'illusione.[31]
[...] il contributo cattolico alla democrazia in Italia sia stato straordinario. Sono convinto che senza tornare al mito dell'unità politica dei cattolici sia possibile, pur nel pluralismo, una unità dei cattolici sul piano ecclesiale come componente fondamentale per la coesione del paese.[31]
[Sull'Italia] [...] Paese profondamente e smarrito diviso in un nord ricco che sente il sud come un peso e di un Mezzogiorno che riscopre l'etica borbonica.[31]
2011
La Destra di Storace entra nel governo: un segnale di dialogo, di apertura, un buon segnale per i moderati.[32]
La verità è che questo centrodestra naviga a vista. L'unica bussola sono gli interessi personali di Berlusconi: i processi, gli affari, le donne. Al di fuori di questo, non c'è più una politica. Non ci sono scelte, non ci sono contenuti. C'è il nulla.[34]
La Lega ormai è un partito addomesticato, non più "libero e selvaggio" com'era alcuni anni fa.[34]
Abbiamo di fronte una sfida di portata costituente. Dobbiamo dare una prospettiva di ricostruzione futura del Paese. Le macerie del berlusconismo sono enormi: regole democratiche devastate, principi di legalità calpestati, istituzioni svilite. Dobbiamo mettere in campo un progetto di rilancio dell'economia e della crescita, dopo gli ultimi dieci anni sprecati dal berlusconismo. Spetta a noi del Pd fare tutto questo, con una proposta che deve essere rivolta innanzi tutto ai cittadini italiani e che miri ad unire il più ampio schieramento democratico possibile.[34]
Il centrodestra non ha perso le elezioni per i toni duri scelti. È una tesi autoconsolatoria: Berlusconi ha sempre usato toni pesanti, essendo un estremista populista.[35]
Mentre i politologi dicono che non si possono mescolare Vendola e Casini, gli elettori dimostrano che li vogliono mescolare allegramente.[36]
[Sui passaggi sugli aerei della società Rotkopf] Quanto ai voli, è assurdo dire che potevo pagarmi un volo di linea. Come parlamentare io non pago i voli di linea, se ho preso un passaggio per fare tre comizi invece di uno il risparmio è stato dei contribuenti, non mio. Abbiamo utilizzato per ragioni di lavoro questi voli perché un nostro collaboratore ci ha detto che esisteva questa possibilità. Se avessi saputo quello che è emerso, sarei di certo andato a piedi.[37]
Io sono per il bipolarismo, lo considero un valore. Nonostante tutti i suoi limiti ha avviato un ricambio della classe dirigente che resta l'acquisizione più significativa della Seconda Repubblica. Ma è stato un bipolarismo rozzo, segnato dalla figura di Berlusconi e oggi va rifondato su basi europee.[38]
Le banche non si presentano alle elezioni e se lo facessero, di questi tempi, non avrebbero i voti per governare.[38]
2012
Scalfaro ha rappresentato una delle esperienze più significative della generazione che ha conquistato la democrazia contro il fascismo e ha ricostruito il Paese, facendo dell'Italia una nazione moderna e rispettata nel mondo [...]. Ho avuto modo di collaborare con lui in diversi momenti della mia esperienza politica e istituzionale. Lo ricordo come difensore intransigente del ruolo e delle prerogative del Parlamento, come difensore intransigente della legalità e di una visione etica dell'impegno politico. Lo ricordo come Capo dello Stato interprete scrupoloso e autorevole del suo ruolo di custode della Costituzione.[39]
Sono un partigiano di Zeman. La sua è una figura che divide, di forte personalità, uno che ama il bel calcio.[40]
Dobbiamo portare la politica in Europa. [...] Questa separazione tra la politica democratica e il momento della decisione [policy a Bruxelles vs. politics nazionale] è il dramma dell'Europa. [...] Le grande narrazioni hanno bisogno anche di diventare decisioni. Se invece il potere reale è affidato alle tecnocrazie e la politica diventa vuota esercitazione, io credo che il rischio è per la democrazia. [...] Il vero problema è questo: non è liberarsi della politica, ma che la politica si riappropri della sua funzione, che è quella di guidare i processi sociali, di cambiare la vita delle persone.[41]
Questo partito è legittimo in quanto ha radici nella storia nazionale. [...] Noi siamo gli eredi di quel qualcosa che univa le diverse tradizioni democratiche del Paese [l'esperienza della Resistenza].[41]
[Alle elezioni primarie del Partito democratico 2012] Se si va sulla strada di Renzi si va al disastro politico.[42][43]
2013
[Enrico]Letta è solo un leader di transizione per un governo [il Governo Letta] momentaneo e con un programma di scopo. Non sarà utile una seconda volta. Per il futuro immagino Gianni Cuperlo alla segreteria del partito [il Partito Democratico] e Matteo Renzi a Palazzo Chigi.[44]
2014
Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti.[45]
2015
In definitiva, ciò che rendeva enormemente popolare Fidel Castro nell'America latina era il fatto che lui aveva avuto il coraggio di fare quello che quasi tutti i latino-americani vorrebbero fare ma non hanno il coraggio di fare: sfidare gli Stati uniti d'America. [...] E questo ne faceva una star. Poi lui ne approfittava.[46]
In questo mondo che cambia, l'Europa dovrebbe farsi portatrice di una nuova visione atlantica. [...] Ma oggi la politica atlantica tradizionale è diventata debole: può tornare a diventare forte se diventa una politica di tutto l'Atlantico, e non soltanto del Nord Atlantico. Perché una politica di tutto l'Atlantico comprende l'America latina e comprende l'Africa. E cioè sarebbe da parte europea una grande apertura verso i continenti che vengono avanti come nuovi possibili protagonisti. Dobbiamo controbilanciare il secolo asiatico e il rischio che l'epicentro della crescita mondiale si sposti nel Pacifico [...].[46]
2016
Stiglitz scrive chiaramente [...] la diseguaglianza è una scelta politica [...] la crescita della disuguaglianza sta distruggendo le basi della democrazia. [...] O la politica, la forza, [...] è in grado di intaccare questi privilegi giganteschi, oppure queste ricchezze si impadroniranno della politica, perché la condizionano.[47]
2018
Bastonare la povera gente disperata è facile. Trovare i soldi per fare quello che hanno promesso è difficile e non sono in grado di farlo. Il Governo si è sfogato su quello che è facile: colpire i deboli.[48]
[Durante la campagna elettorale del 2018] Io non partecipo alla criminalizzazione del M5s anche perché è senz'altro più preoccupante la deriva neofascista della Lega.[49]
2021
[Nel 2021, in occasione del 100º anniversario del Partito Comunista Cinese] Ero segretario dei giovani comunisti italiani, e fui inviato dal segretario del nostro partito, Enrico Berlinguer, in Cina, alla fine del 1978. Ricordo che noi eravamo ospitati all'hotel Beijing, che era in quel momento forse l'edificio più grande di Pechino. Ricordo la mattina il fruscìo di migliaia e migliaia di biciclette che passavano da piazza Tiananmen, ogni tanto passava un'automobile. [Sorride] Nel corso di un periodo di tempo molto breve, [la Cina] ha compiuto uno straordinario salto verso la modernità, verso il progresso, che sicuramente rimane, è il grande merito storico del Partito Comunista. Io credo che la cosa più importante che la Cina è riuscita a fare, è riuscita a fare uscire almeno ottocento milioni di persone dalla povertà: questo è un risultato straordinario. Mai nessun Paese della storia dell'umanità è riuscito a realizzare una così... immensa, ecco, trasformazione della vita delle persone, nel senso che oggi la Cina è un paese nel quale la piaga della povertà, della fame, è stata sconfitta o ridotta a un fatto totalmente marginale; e questo è una conquista storica straordinaria. Naturalmente, [...] apprezzo anche quello che è avvenuto nel corso degli ultimi anni, perché c'è stato un impegno importante per cambiare il modello di sviluppo cinese, soprattutto nel senso di uno sviluppo più compatibile con l'ambiente, più rispettoso dell'ambiente, di uno sviluppo più attento ai consumi interni.[50]
Citazioni non datate
Il bersaglio sono le riforme, e per colpirle ci si traveste da rivoluzionari. Colombo è un'estremista di sinistra, per lui la politica è il regno del male. Un teorema che ho già sentito, tipico di quanti si considerano avanguardie rivoluzionarie, non nuovo all'etremismo di sinistra [...] a cominciare dal vezzo di attaccare chi è più vicino.[51]
Intervista di Maria Teresa Meli, corriere.it, 5 settembre 2009.
Bersani è un leader autorevole, determinato a costruire un partito e un gruppo dirigente, dopo che si è pensato troppo a lungo che bastasse demolire ciò che c'era per costruire il nuovo.
Bersani è un uomo di governo capace ed è sempre stato fuori dai conflitti personali all'interno del centrosinistra. Lui è di gran lunga la persona più adatta a guidarci in questa fase di ricostruzione del partito, dopo il periodo confuso che ha caratterizzato l'avvio del PD.
Con Bersani nel partito ci sarà finalmente la pace.
Intervista di Federico Geremicca, lastampa.it, 19 maggio 2011.
[...] naturalmente, non ha letto Mao Tse-tung. Il quale portava spesso l’esempio delle bacchette che i cinesi usano per mangiare: una si muove per prendere il cibo, ma l’altra resta ferma. Così in politica. La tattica, la propaganda, le iniziative possono cambiare: ma la strategia no, quella non può cambiare ogni settimana.
Scaricare la responsabilità della débâcle sui toni scelti da Berlusconi è perfino ingeneroso, se ci intendiamo. I toni - infatti - sono sempre gli stessi, e a volte hanno perfino pagato.
L’idea bipolare è ormai radicata nella testa degli elettori, e a volte la “terzietà”, se è fine a se stessa, si paga.
Quella generazione [del 1968] ha vissuto un'esperienza straordinaria, formativa. Le generazioni politiche non sono soltanto scandite dal trascorrere del tempo, che in fondo è un fatto banale. Sono segnate da eventi che ne caratterizzano la formazione. Direi che la grande generazione politica prima di noi era quella della Resistenza [...] non a caso che è rimasta al comando per tantissimi anni, perché aveva vissuto questa straordinaria esperienza storica.
La politica non è un mestiere in senso proprio. Io ho fatto tanti mestieri. [...] La politica è una passione, una vocazione, è – come ha scritto in quel libro indimenticabile Giorgio Amendola – una scelta di vita. È una scelta di vita, e come tale non ti abbandona mai.
La cosa più angosciosa, l'esperienza più dura della mia vita è stata fare il presidente del Consiglio durante la guerra in Kosovo. Perché la responsabilità è schiacciante: io non dormivo la notte. L'idea che ero io, in fondo, che avevo deciso che gli aerei italiani andassero e bombardassero e che questo comportava l'uccisione di persone, insomma, questo mi ha dato un senso oppressivo di responsabilità e una vera e propria sofferenza personale.
Quella che Gramsci definiva la grande ambizione [...] quella legata a un movimento collettivo, quando un uomo mette sé stesso al servizio di un progetto. [...] C'è anche ovviamente dentro l'elemento personale, ma è l'ambizione di fare qualcosa per un progetto collettivo, quindi anche per gli altri C'è una bellissima pagina di Max Weber dove lui spiega la diversa vocazione [...] dell'imprenditore e dell'uomo di stato, e spiega perché a suo giudizio un imprenditore non può diventare un uomo di stato di qualità. [...] Lui dice: l'imprenditore ricerca il profitto personale, questa è la sua missione; e nel raggiungimento del profitto personale egli realizza una missione sociale. [...] Ma l'uomo di stato deve cercare il benessere con la felicità o con il miglioramento degli altri, e in questo realizza la sua ambizione. Non è un discorso moralistico. [...] Sono due approcci radicalmente incompatibili.
Gian Carlo Pajetta [...] mi disse una volta che bisognava imparare come fare i comizi [...] era un grandissimo oratore da comizi, pugnace, in grado di determinare passioni travolgenti nella folla. [...] E lui mi disse, il leader politico deve saper fare i comizi, deve essere capace di far propaganda; ma se è un buon politico non deve mai lasciarsi convincere dalla sua propaganda. [...] Deve esserne consapevole. Se invece si autoconvince della sua propaganda diventa pericoloso.
Intervista di Maria Francesco Bei, lastampa.it, 11 ottobre 2019.
Erdogan sta bombardando i nostri valori, non solo i curdi. [...] È in gioco l'autorevolezza delle grandi democrazie e del mondo occidentale. E purtroppo non si può contare sugli americani, che sono nelle mani di una leadership il cui grado di credibilità ormai è vicino allo zero. Questo accresce la responsabilità degli europei.
[Sull'obbiettivo di Erdogan in Siria settentrionale] Cancellare ciò che di più simile ai nostri valori esiste in quella parte del mondo.
Il primo obiettivo di questa operazione "imperiale" è rompere l'unità di questa grande area geografica e spingere i curdi, attraverso una pulizia etnica, ad abbandonare la loro terra.
Da Massimo D'Alema: "Il Pci è sempre stato riformista"
Intervista di Ezio Mauro, la Repubblica, 20 dicembre 2021, pp. 30-31.
Il '21 è celebrato come l'evento della nascita del Pci ma in realtà risulta una sconfitta, una frattura del movimento operaio, proprio quando stava sorgendo il fascismo.
[nel 1921] Non c'erano le condizioni per un'insorgenza rivoluzionaria. Come diceva Lenin la rivolta sociale di per sé non produce la rivoluzione. In più l'Italia era un Paese dove una rottura di quel tipo avrebbe portato a uno scontro con una borghesia che era attrezzata, come poi dimostrò. Insomma, la via sovietica non era praticabile in Occidente, e questo è Gramsci.
Chi come me appartiene alla generazione del '68 non ha conosciuto il mito dell'Urss. Io ero a Praga quell'anno per portare la mia solidarietà alla Primavera, e quando arrivarono i carrarmati ero in mezzo alla gente che manifestava per strada. Devo essere sincero: se il Pci non avesse condannato l'invasione, la mia generazione non sarebbe entrata nel partito. Insomma, il mito sovietico ha funzionato in modo diverso per generazioni diverse.
Si sappia che il tempo non sconfigge la distinzione fondamentale tra destra e sinistra, come ci ha spiegato Bobbio. E non cancella il problema delle disuguaglianze. Pensi che un Papa come Giovanni Paolo II dopo la fine del Pci mi disse: "Io ho sempre lottato contro i comunisti, ma adesso mi chiedo: ora chi difenderà i poveri"?
[Nel 2016] Ai vituperati giornalisti, Massimo D'Alema ne regala tali e tante sul Pd da far invidia a Beppe Grillo. Con la differenza che le bordate sparate dal primo rottamato dell'era Renzi non sono affidate al linguaggio urlato del Blog, ma recitate nel freddo e lucido linguaggio della battaglia politica e della lotta di partito. (Norma Rangeri)
Berlusconi veste i suoi da ginnasti dell'Ottocento e li porta alle Bermuda? D'Alema convoca i Vip in convento. Dov'è la differenza? (Stefano Benni)
[In un mondo in cui:] C'è il leggiadro Vendola con la lingua di pezza e l'orecchino, che fa il comunista e vuole prendere il posto di Bersani, che fa di tutto senza fare niente; c'è Veltroni, l'amerikano di piazza Fiume, aedo di Kennedy e bardo di Che Guevara, che si detestavano. C'è il super «Baffino» D'Alema che si prende tanto sul serio e che nessuno ormai prende più sul serio. C'è Rutelli che non sa più quale gabbana indossare, avendole già indossate tutte. Ieri per il divorzio o l'aborto, oggi per il Papa e il Concilio di Trento. (Roberto Gervaso)
C'è sempre stata una timidezza reverente nei suoi confronti da parte dei giornalisti. (Giorgio Forattini)
D'Alema, del resto, è il più comunista di tutti: vuole andare al potere e mantenerlo senza la democrazia. (Silvio Berlusconi)
D'Alema è una jena, quelli che predicano odio prima o poi cadono. (Giorgio Forattini)
[Sul confronto con Palmiro Togliatti] D'Alema ha grandissima intelligenza politica, ma ha però meno esperienza e questo porta ad essere più impetuosi e meno attenti alle ripercussioni. (Nilde Iotti)
D'Alema, un grande stratega, le intuizioni storiche nascono sempre da grandi errori, come quando Colombo confuse l'America con le Indie. (Roberto Benigni)
D'Alema vale dieci Cofferati. Però ha avuto la grossa opportunità di cambiare la sinistra e non l'ha sfruttata. Mancanza di coraggio. (Alessandro Cè)
È un imbroglione che non vuole dare al popolo la costituente. La sinistra è bugiarda: vuole godere i frutti del maggioritario mettendosi la maschera delle riforme. (Umberto Bossi)
[Nel 2014] Ho dovuto ascoltare Massimo D'Alema dire che Matteo Renzi non è di sinistra. Perché, lui lo è? È ridicolo. (Giovanni Senzani)
I progetti non lo interessano se non sono la giustificazione di un agire politico, [...] ricorda in caricatura il personaggio di Elikon nel Caligola di Camus. (Bruno Trentin)
I vescovoni sono stati arruolati nell'esercito di Franceschiello, l'esercito del partito-Stato. Il caporale in testa è Massimo D'Alema, lo seguono in seconda fila i vescovoni sulla giumenta, dietro ci sono gli stipendiati del sindacato e a debita distanza el conductor Berluscons, a testa bassa con gli occhiali scuri, agganciato alla mangiatoia del nazionalsocialismo. (Umberto Bossi)
Io non ho nulla di personale contro D'Alema, Bindi, Veltroni e gli altri: ma non ce l'hanno fatta. E allora lo dico, col massimo rispetto e col massimo dell'umiltà, però lo dico: adesso basta, tocca ad altri. Il loro tempo è davvero finito. (Matteo Renzi)
[Sul ruolo di segretario del Partito Democratico della Sinistra] In un momento come questo c'è bisogno di un capo di partito dotato di molte capacità. (Nilde Iotti)
L'Europa è stata assente, muta, poco considerata. L'Europa avrebbe potuto essere più presente se la sua voce fosse stata affidata al presidente D'Alema, il cui prestigio, la cui conoscenza ed esperienza non è da rottamare. (Gianni Letta)
Massimo D'Alema è bravo, intelligente. Non è l'uomo che punta a un partito democratico indistinto e confuso come Veltroni. È un leader della sinistra diverso da noi. Proprio per questo ci si potrebbe alleare perché non ci sarebbe confusione. (Mino Martinazzoli)
Non volevo una carezza da lui, ma una intelligenza come la sua non può permettersi il lusso di dare la stura a una deriva catastrofica del suo partito e del centro sinistra. (Nichi Vendola)[52]
[Alla domanda: Perché le piace tanto D'Alema?] Perché come me per attaccare i manifesti elettorali è andato di giro nottetempo con il secchio di colla di farina a far botte. Perché è un comunista nazionale e democratico, un berlingueriano di ferro, e quindi un quasi affine mio, non della mia bella nipote Bianca Berlinguer che invece è bella, brava e veltroniana. E poi è uno con i coglioni. Antigiustizialista vero, e per questo minacciato dalla magistratura. (Francesco Cossiga)
Sai, un po' come nell'antica Grecia, che mentre gli schiavi coltivavano i campi i cittadini potevano fare filosofia. Solo che la Grecia ci ha dato Socrate, Aristotele e Talete, questi [gli studenti di estrema sinistra] ci hanno dato D'Alema. (Marco Malvaldi, A bocce ferme)
[Sulla nomina di D'Alema a primo ministro] Sono lieto e anche un po' orgoglioso. Perché D'Alema è un dirigente, prima del partito comunista poi del Pds, di grandi qualità. (Alessandro Natta)
"Spezzaferro" sembra un tenentino della Belle époque, un coiffeur pour dames fine Ottocento uscito da una novella di Maupassant o da un romanzo di Guido da Verona. Ma ha la stoffa del leader. È il miglior fico del bigoncio diessino dell'ex-scuderia marxista-leninista, ripulita dall'ascetico Berlinguer e ribattezzata, dopo la caduta del Muro berlinese, dal baffuto Occhetto. (Roberto Gervaso)
↑ Dal congresso del PDS, Roma, 23 febbraio 1997; citato in Marco Simoni, Senza alibi: Perché il capitalismo italiano non cresce più, Marsilio Editori spa, p. 75. ISBN 8831733605. Video disponibile su Dailymotion.com.
↑ 19 febbraio 1999; citato in Biondani Paolo, Gerevini Mario, Malagutti Vittorio, Capitalismo di rapina, p. 35.
↑ Dall'intervista a Radio anch'io, 7 marzo 2000; citato in Mario Guarino e Fedora Raugei Gli anni del disonore: dal 1965 il potere occulto di Licio Gelli e della Loggia P2 tra affari, scandali e stragi, Edizioni Dedalo, 2006, p. 227. ISBN 8822053605
↑ Dall'intervista "Dall'Iraq alla fecondazione, dalla Gasparri alla Finanziaria, il Cavaliere ha fallito. E dopo le europee...", L'espresso, 19 dicembre 2003; riportata in Berlusconi se ne vada , MassimoDAlema.it.
↑ Dall'intervista a Repubblica Radio Tv Massimo D'Alema, 27 maggio 2009.
↑ Dall'intervista al Corriere Magazine, 4 giugno 2009; citato in Matteo Marchetti e Luca Sappino, Le migliori stoccate di Massimo D'Alema, Espresso.Repubblica.it, 11 marzo 2016.
↑ Da un'intervista a Panorama, 31 luglio 2009; citato in Matteo Marchetti e Luca Sappino, Le migliori stoccate di Massimo D'Alema, Espresso.Repubblica.it, 11 marzo 2016.
↑ Da China's achievements unprecedented in human history: former Italian PM, intervista concessa a New China TV, video disponibile su YouTube.com, min 0:15-2:40, 13 giugno 2021.