politico italiano (1955-2022) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Roberto Maroni (1955 – 2022), politico italiano.
Citazioni in ordine temporale.
1994
Le organizzazioni criminali guardano più che all'aspetto militare a quello patrimoniale. Cento o duecentomila miliardi provenienti dalle attività criminali possono conquistare l'economia di tutto il Paese.[1]
2000
Ci hanno accusato di razzismo quando lottavamo per l'indipendenza e continuano ora che parliamo di devolution. È scandaloso. Noi guardiamo con affetto e simpatia al Meridione, ma non a quello assistenzialista e mafioso di De Mita e Mastella.[2]
2002
Al ministro Scajola chiediamo o una credibile smentita o che egli rivolga le sue scuse alla moglie [del giurista Marco Biagi] e ai figli, rimettendo alla sua coscienza ogni altra determinazione.[3]
2009
[Alla domanda: «la musica la compra o la scarica da Internet?»] La scarico illegalmente, è ovvio. Non sono mica come Bono degli U2 che fa grandi proclami per la pace nel mondo e contro lo strapotere delle multinazionali e poi si compra le azioni di Microsoft o di Forbes, così diventa ricco. Io sono per la libera scaricabilità della musica. [Alla domanda: «sa che è un reato, vero?»] Eccome, è per questo che mi autodenuncio e spero che ci legga qualcuno della Guardia di Finanza. Così, finalmente, il caso finisce in Parlamento.[4]
2010
[Sulla candidatura di Renzo Bossi alle elezioni regionali 2010] Purtroppo non posso votare a Brescia, comunque il nome Bossi è una garanzia e lo voterei.[5]
Mi fa rabbia che si finisca tutti nello stesso calderone. Il cittadino poco attento pensa che, come è successo a Scajola, tutti i ministri abbiano appartamenti comprati a loro insaputa e con vista sul Colosseo. Invece, non è cosi.[6]
Nella Lega siamo attenti al principio per cui se fai politica non puoi farti gli affari tuoi. Non tutti i partiti seguono questo principio e il discredito coinvolge senza distinzioni.[6]
La Lega è stata la sola a battersi contro il soggiorno obbligato al Nord di mafiosi, ndranghetisti e camorristi. Lo dicevamo già venti anni fa che c’era il rischio di infiltrazione.[6]
A Roma ci sono giornalisti con la “g” maiuscola e giornalisti organici, che fanno il tifo per le ipotesi care al loro editore. In questo caso non sono liberi.[6]
Volete capirlo sì o no che, da quando è arrivato Berlusconi, il premier lo decidono gli italiani e non i poteri e le congiure di palazzo?[6]
[...] mi fa sorridere che giornali importanti intervistino ancora Rutelli. Come se avesse un peso, mentre sappiamo tutti che non ne ha.[6]
A leggere certe interviste dei politici italiani sembra di ascoltare bambini che fanno i castelli di sabbia in spiaggia: “Facciamo che questa è la casa del re e questo è il ponte levatoio...”. Poi arrivano gli adulti e la realtà torna realtà.[6]
Se lo ricorda Turigliatto? Sembrava il nuovo De Gasperi, ogni giorno il suo pensiero veniva esposto sulle pagine dei quotidiani. Poi è arrivata la sanzione democratica... [...] Il voto. E oggi di Turigliatto nessuno si ricorda più.[6]
[...] tra tutti i sondaggi, io mi fido soprattutto del naso di Bossi.[6]
Il federalismo porterà più equità, perché chi spenderà soldi pubblici ne dovrà rispondere più di quanto debba fare oggi.[7]
[Sulla raffica sparata da una motovedetta libica contro un peschereccio] Quello che è successo l'altroieri sera non doveva accadere, e la Libia si è scusata. [...] Immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini, ma con l'inchiesta che abbiamo aperto verificheremo cos'è accaduto.[8]
2011
Un intervento militare in Libia significherebbe la terza guerra mondiale.[9]
Tremonti? È un ottimo ministro e sarebbe un ottimo presidente. Ma l’ho sempre detto.[10]
Noi abbiamo un grande sogno: una Padania libera e indipendente.[11]
2012
La Lega fin dall'inizio è stata criticata, ci hanno definito xenofobi perché, in alcuni casi, abbiamo mandato dei messaggi espliciti e a volte forti. Ma questo ci ha portato consenso e, non nego, che in qualche modo ci abbiamo marciato sopra. Dire che siamo razzisti è però un pregiudizio del quale non riusciremo a liberarci tanto facilmente.[12]
[Dopo la nomina a segretario federale della Lega Nord] Riuniremo in settimana il consiglio federale, e in settimana, e in settimana lo dico solo adesso, non l'ho detto prima per scaramanzia, nominerò la squadra che mi affiancherà in questo difficile, complicato, affascinante e meraviglioso nuovo incarico. Tre vice segretari con un vice, il vicario, il numero due, che sarà naturalmente del Veneto. Cominciamo a lavorare subito, non c'è tempo da perdere. Io sono uno di voi, voglio che mi consideriate uno di voi. La mia porta sarà sempre aperta. Sono a disposizione dei militanti: ho cominciato come militante e voglio che mi consideriate un semplice militante della Lega momentaneamente incaricato di un compito che fa tremare le vene ai polsi, dopo tanto tempo di Umberto Bossi. Per me è mio fratello, lo porterò sempre nel cuore. Ma oggi inizia una fase nuova: stiamo tutti insieme, statemi vicino, statemi vicino perché ho bisogno di sentire il calore e la passione dei militanti, i nostri meravigliosi militanti: non c'è niente che valga di più nella Lega, voi siete i nostri diamanti, voi siete la nostra ricchezza, voi siete la nostra forza e il nostro futuro. Grazie a tutti amici, grazie! Viva la grande Lega Nord![13]
Nelle ultime settimane il Pdl ha tolto di fatto la fiducia al governo, ma fino ad oggi ha approvato tutte le norme e i provvedimenti che Berlusconi contesta, a partire dall'Imu. Quindi mentre in Lombardia c'è un'alleanza che ha sin qui dato buoni risultati e che non avrebbe motivo di venire meno, la situazione sul fronte nazionale è più complicata. Io non subordino le due cose, come fa Berlusconi. In ogni caso siamo pronti anche ad andare da soli e non escludo che le cose poi vadano davvero così. Non ho ansie di alleanze, non ho problemi o timori: ho costruito una coalizione in Lombardia abbastanza forte per vincere anche senza il contributo di Berlusconi.[14]
2013
Anno nuovo Lega nuova, da domani si cambia marcia. Pulizia, largo ai giovani e #primailnord. Buon 2013 a tutti.[15]
Sicurezza, ennesimo fallimento di Monti: nel 2012 aumentati furti e rapine in casa. Prevedibile, quello di Monti è un governo senza Maroni.[16]
È un accordo che mi soddisfa molto [l'alleanza con il Pdl], perché con quest'accordo posso ragionevolmente affermare che in Lombardia si vince. Andare da soli sarebbe una inevitabile sconfitta. Capisco qualche mal di pancia, ma ricordo a tutti quanti che se non ci fosse stato l'accordo con il Pdl allora, più di 400 Comuni sarebbero a rischio con i sindaci che dovrebbero dimettersi. Ci sono quindi tutte le ragioni per considerare l'accordo utile, positivo e coerente con il disegno illustrato nell'ultimo congresso. Non temo malumori territoriali, c'è qualcuno che non era d'accordo, in Veneto, come in Piemonte, ma a questi ricordo che, nel Veneto siamo al governo della Regione con il Pdl". Cosi' Roberto Maroni ha risposto a chi gli chiedeva se teme i mal di pancia dei veneti sull'accordo raggiunto tra Pdl e Lega. Ci sono tutte le ragioni per aver stretto questo accordo che è utile, positivo e soprattutto coerente col disegno che ho fatto approvare al congresso federale. L'accordo con il Pdl serve per vincere in Lombardia. Con questo accordo vincerò in Lombardia con buona pace dei miei avversari. Albertini mi sembra destinato ad un modesto piazzamento. Aveva detto che se avessi vinto mi avrebbe regalato una Ferrari. Bene, allora gli dico di prenotarla. L'accordo per le politiche è conseguenza dell'accordo per la Regione, ma funzionale all'accordo per la Regione. Per questo nell'accordo si dice esplicitamente che Berlusconi non sarà il premier. È un fatto rilevante ed esprimo riconoscenza per questo gesto a Silvio Berlusconi. Ho sentito che Silvio Berlusconi ha indicato Angelino Alfano come candidato premier. È una persona che stimo, con cui ho lavorato, non mi dispiace. Ma io mi permetto di indicare Giulio Tremonti.[17]
Con grande emozione assumo una responsabilità importante. Voglio continuare l'esperienza di buon governo di chi mi ha preceduto [il governo di Roberto Formigoni], valorizzare le eccellenze che ci sono e migliorare il lavoro svolto. Ho infatti l'ambizione di fare meglio.[18]
Ho sentito Berlusconi e mi pare molto preoccupato. Mi auguro che tolga il sostegno al Governo, sostenuto da una maggioranza dove c'è un partito, il Pd, che lo sta trattando come all'epoca fu trattato Craxi. La legge [la legge Severino] va rispettata ma non può violare i principi cardine dell'ordinamento costituzionale, come il principio della irretroattività della legge penale.[19]
2018
Giulia Bongiorno dice: "Questa Lega nazionale l'avrebbe approvata anche Andreotti". È davvero cambiato il mondo: io e Bossi quelli come Andreotti li abbiamo sempre combattuti.[20]
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Bah! Ogni volta che gli chiedono se ambisce a prendere il posto di Bossi, lui smentisce... Secondo me, però, il suo piano è proprio quello di prendersi la Lega. (Rosi Mauro)
Bobo Maroni è un leghista bifronte, che si mostra ragionevole ed equilibrato quando indossa i panni ministeriali, ma che si trasforma quando deve parlare alla pancia della Lega. (Gianni Barbacetto)
Di Maroni non sopporto alcuni toni razzisti sugli immigrati, io che sono stato uno di loro. Ma sono stato anche un poliziotto. Apprezzo il modo in cui Maroni difende il suo ministero. (Antonio Di Pietro)
Dialogare con Roberto Maroni era facile alla fine, e anche discutere con lui. La prima occasione che io ebbi di conoscere Roberto Maroni fu nel 1993, quando lui guidò la Lega, un pezzo della Lega a partecipare alla raccolta firme di alcuni referendum radicali e lo faceva con la curiosità e la passione anche nei confronti di un mondo che certamente non era il suo. (Benedetto Della Vedova)
[Antonio] Iovine non l'ha mica arrestato Maroni. Era 16 anni che lo cercavano. Il pm Federico Cafiero de Raho, dell'Antimafia di Napoli, uno degli eroi silenziosi di questo Paese, è la persona a cui deve andare il merito morale del contrasto ai boss casalesi. (Roberto Saviano)
La stessa ragione per cui Roberto Maroni, esponente di un partito privo di legami clientelari con il Sud, è risultato un ministro degli Interni più efficiente di altri nella lotta contro la criminalità organizzata. (Angelo Panebianco)
La sua carica umana, la sua profonda capacità di analisi dei fenomeni economici e sociali, unitamente alla sua costante ricerca del dialogo e del confronto, sono state unanimemente apprezzate e riconosciute dagli amici e dagli avversari politici. (Lorenzo Fontana)
Maroni ha il merito di avere iniziato un'azione indubbiamente più forte di quanto sia stato fatto in precedenza. E sul fronte antimafia è uno dei migliori ministri degli Interni di sempre. (Roberto Saviano)
Non sarà mai un leader semplicemente perché non ne ha le caratteristiche. (Gilberto Oneto)
Un avversario politico per noi, un uomo che abbiamo criticato, ma di cui riconosciamo e onoriamo la schiettezza, l'onestà e il coraggio. (Vinicio Peluffo)
Quello che mi colpì di Roberto Maroni furono la cordialità e la simpatia, la capacità di interloquire con chi aveva davanti, con molta semplicità e molta umiltà, devo dire, caratteristica molto difficile da parte di chi ha ruoli di governo importanti.
Per noi, lo voglio dire con molta sincerità, è stato un avversario tenace e leale.
Lo dico con chiarezza: Maroni, persona perbene, posizioni diverse, e proprio per questo riconosciamo a questa persona - e lo salutiamo - un grande rispetto.
Con la sua scomparsa, scompare anche un'epoca, quella che abbiamo vissuto dalla fine della Prima Repubblica ad oggi. Roberto ha interpretato due momenti storici della Lega: dai primi passaggi del sogno leghista nelle valli varesine, un gruppo di sognatori che inseguiva l'inaccettabile voglia di separatismo, alla seconda fase della Lega che si confronta con il governo del Paese e passa dal separatismo al federalismo. Nella metamorfosi di Maroni, dai volantinaggi al ministero degli Interni, c'è la storia di un movimento che si è istituzionalizzato e costituzionalizzato.
Mi colpì molto, quando era Ministro del Lavoro e io Presidente della Camera, il suo impegno per far approvare la legge Biagi che era stato da poco ucciso dalle Brigate Rosse: riteneva essenziale che il riformismo prevalesse nel mondo del lavoro. E non dimentichiamoci che le sue origini provenivano dalla sinistra.
Sicuramente è stato un ottimo uomo di governo, molto apprezzato per il suo senso dello Stato, che ha rappresentato il volto moderato della Lega. È questa la sua impronta, lasciata anche nell'ultima intervista che ha rilasciato, in cui parlava proprio della necessità che la Lega fosse guidata proprio da un moderato.
Nonostante i tanti ruoli di altissimo livello e di potere, Bobo, come siamo abituati a chiamarlo con affetto, era in grado di stare in mezzo alle persone con grande autenticità, simpatia e disponibilità, anche nei lunghi mesi della malattia, senza mai nasconderla o farne peso per gli altri.
Una sua frase del 2013, detta in un piccolo convegno, una piccola iniziativa in regione Lombardia, quando era presidente di regione, credo che descriva più di mille parole come Bobo concepiva il suo impegno politico con curiosità e spirito di servizio: “non tutto quello che succede in Lombardia dipende da me o è nei miei poteri d'intervento, ma tutto quello che succede in Lombardia m'interessa”.
La politica è stata la passione della vita di Bobo, ma ne aveva anche tante altre, perché sapeva assaporare la vita con gentilezza e signorilità: la sua famiglia, certamente, ma era anche un eccellente musicista, persino uno scrittore di gialli, come in questo ultimo momento della sua vita, e un velista. E da velista schietto e onesto intellettualmente non è mai stato in balia del vento dell'opportunismo.
La moderazione di Roberto Maroni - per come l'ho conosciuto io - non era il segno di un compromesso con l'ideale per cui era entrato in politica, i cui principi, ogni tanto me lo ricordava, sono riassumibili in un nome: Gianfranco Miglio.
Un barbaro sognante, l'hanno definito alcuni, un barbaro realista, vorrei aggiungere io; Roberto era un uomo di sinistra, assalito dal realismo e lo dimostrò con le sue azioni da Ministro dell'Interno e da Ministro del Lavoro e delle politiche sociali; di più, un barbaro europeo, con tutta l'accezione positiva che a questa definizione dava, tra l'altro, un altro grande, Václav Havel, descrivendo e raccontando dell'Europa.
Roberto, voleva una destra moderna, che avrebbe dovuto scommettere su europeismo moderno e non antieuropeismo nostalgico.
Roberto Maroni, nonostante, da segretario federale della Lega, avesse coniato il motto “Prima il Nord”, è stato stimato e apprezzato soprattutto da abitanti del Mezzogiorno d'Italia, grazie alla caparbietà e alla tenacia con cui da Ministro dell'Interno ha ottenuto risultati concreti nella lotta alle mafie.
Roberto Maroni ha sempre avuto un approccio non ideologico, e non poteva che essere così, dato che veniva dalla sinistra extraparlamentare. Come ebbe modo di dire, a un certo punto sostituì l'ideale della rivoluzione marxista, sposando la rivoluzione della Lega, insieme a Umberto Bossi.
Maroni divenne segretario contro la sua indole e contro la sua volontà. Mai Roberto Maroni aveva pensato di scontrarsi con il fondatore della Lega, Umberto Bossi. Roberto Maroni scelse, si mise in campo e diventò segretario della Lega, perché quella era l'unica condizione possibile per salvare il nostro partito, e di questo gli saremo sempre riconoscenti, nel momento più difficile che il nostro movimento ha vissuto. Salvò la Lega grazie alla sua autorevolezza, grazie al fatto che, in quel momento così difficile, per il lavoro di servizio allo Stato che aveva svolto, era figura stimata e apprezzata da tutti, l'unico che potesse farci ripartire, e così è stato.
Roberto Maroni era riuscito a inserire in un percorso di legalità costituzionale e in maniera chiara e precisa quelle pulsioni - che covavano e che forse covano ancora oggi sotto la cenere le popolazioni delle regioni del Nord - autonomiste, identitarie, ribelliste.
Potrà sembrare strano ma la visione di Roberto Maroni era fortemente europeista, una visione europeista che puntava a un'Europa delle regioni e delle macroregioni per superare la crisi degli Stati nazionali piegati dalla globalizzazione.
Aveva un grande amore per il suo territorio, per Varese, per i laghi lombardi, per la regione Lombardia, ma non aveva una visione localistica del mondo.
Come Ministro dell'Interno, fu un esempio della lotta alla mafia e a tutte le criminalità organizzate e ciò gli fu sempre riconosciuto anche dall'opposizione.
In qualità di Ministro del Lavoro e delle politiche sociali contribuì in modo determinante a una moderna ristrutturazione delle leggi del mercato del lavoro, ispirato da giuslavoristi insigni come Marco Biagi.
Da presidente della regione ebbe sempre attenzione per i piccoli comuni, comprendendo le loro profonde difficoltà proprio perché veniva da un piccolo borgo vicino a Varese.
Roberto era un uomo di Stato, che ha saputo interpretare con onore, autorevolezza ed equilibrio il suo ruolo istituzionale, animato da un genuino spirito di servizio nei confronti della cosa pubblica. Era un amministratore concreto e capace, come piace ai lombardi, lungimirante e pragmatico.
Non era necessario avere in tasca la tessera del suo partito perché Roberto Maroni desse attenzione alle istanze dei territori: lavorava e si spendeva per i lombardi, per le province e per i comuni a prescindere dall'appartenenza politica, con correttezza e trasparenza.
Sapeva coniugare il forte senso delle istituzioni e la passione politica autentica, la forza innovatrice e rinnovatrice, per un centrodestra moderato e di Governo, moderno e capace di risolvere i problemi. Era fiero di essere leghista, era fiero di essere autonomista, era un leghista atipico, era una persona stimata.
Sono stato eletto consigliere regionale nel 2013; l'anno successivo il presidente Berlusconi e Forza Italia mi proposero come assessore ai trasporti e alle infrastrutture, avevo solo trent'anni. Il presidente Maroni mi convocò nel suo ufficio e, dopo un'attenta valutazione, mi incalzò: “Allora, sei pronto a fare l'assessore”? Io, tra il serio e il faceto, risposi: “Presidente, fossi in lei, non azzarderei. Forse sono troppo giovane per un incarico così importante”. Mi rispose: “Questa argomentazione con me non regge. Guarda che io avevo 39 anni quando Umberto Bossi mi propose di fare il Ministro dell'Interno”.