partigiano, scrittore e politico italiano (1907-1980) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Giorgio Amendola (1907 – 1980), partigiano, scrittore e politico italiano.
E volevo combattere il fascismo. Sopratutto dopo la morte di mio padre, non sapevo che farmene delle parole e basta. Ma quasi tutti i vecchi liberali erano emigrati all'estero, e quelli rimasti in Italia non volevano affrontare l'attività illegale. [...] I comunisti erano i soli a combattere. [...] La mia fu una decisione travagliata. Ci pensai su quasi due anni. Perché in fondo il mio gruppo era costituito dagli antesignani di Giustizia e libertà. Ero amico di Ernesto Rossi e, se non fossi diventato comunista, sarei diventato uno di Giustizia e Libertà. Ma quando Ernesto Rossi venne a cercarmi perché organizzassi a Napoli Giustizia e Libertà, io m'ero ormai deciso a iscrivermi al PC. Infatti mi ci iscrissi dieci giorni dopo, il 7 novembre 1929.[1]
Da Gianburrasca espulso dal Pci
Intervista di Gianni Corbi, L'Espresso, 6 febbraio 1977.
Ogni fatto va giudicato nel suo contesto se si vuole valutarne il reale significato.
Io ripeto continuamente ai giovani di studiare la storia se vogliono agganciarsi a qualcosa di vivo e reale che è esistito prima che loro scendessero in campo e che li condiziona, lo vogliano o no.
Se penso alle ragioni che spingono tanti giovani ad avvicinarsi alle opere di Gramsci mi sembra di capire che ciò è dovuto ad un abbandono, o ad un rifiuto, di certi fenomeni culturali esplosi in questi due ultimi decenni; l'esistenzialismo, lo strutturalismo, Marcuse, la scuola di Francoforte.
C'era in Togliatti un certo piglio aristocratico, un gusto ottocentesco che non gli faceva sempre apprezzare certi esperimenti dell'avanguardia artistica.
Come intellettuale Togliatti ha avuto l'eroismo di sacrificare le sue possibilità creative, filosofiche e culturali, alle esigenze della direzione politica.
La più alta creazione intellettuale di Togliatti è stato il partito nuovo, il Pci quale oggi conosciamo.
[Sul movimento del Sessantotto] Sono sempre stato molto diffidente verso quella stagione di confuse speranze e di finte rivoluzioni. Fu un gran polverone che conteneva aspetti positivi. [...] Quello che rimprovero a quel movimento è di aver attutito, nella sua generosa spinta egalitaria, il senso di responsabilità individuale che io ritengo debba sempre essere preminente nella lotta per trasformare una società.
Pretendere di realizzare nella scuola un'oasi di uguaglianza è una velleitaria utopia. Significa infatti ignorare che nella scuola, e fuori della scuola, le differenze di classe esistono, sono feroci, ed esigono un'azione politica di lunga durata.
Studiare significa lavorare duramente, non sparlare di libri che non si sono letti o di cui abbiamo captato dei confusi riassunti. L'esigenza di uno studio personale è più diffusa di quanto si creda e va incoraggiata.
[Sul movimento del 68] Mi offende l'aspetto dilettantesco di certe esperienze compiute con la pretesa di avere le spalle ben coperte dalla famiglia o dalla società.
Da E poi c'è anche la Nikodemite
Intervista di Gianni Corbi, L'Espresso, 5 giugno 1977.
Bobbio dimostra di avere una concezione aristocratica della lotta politica e di non conoscere le ragioni consapevoli che guidano la lotta ideale e politica delle forze popolari.
Il coraggio civico non è mai stato una qualità ampiamente diffusa in larghe sfere della cultura italiana.
Ho sempre pensato che nella società italiana, malgrado la Resistenza, persistessero le radici di un fascismo che potrebbe ripresentarsi in forme nuove.
Amendola ha toccato nel suo intervento la grande e difficile questione dell'unità da realizzare tra disoccupati e occupati. Sono pienamente d'accordo che la realizzazione di tale unità è un obiettivo decisivo: se si determina una frattura tra occupati e disoccupati, tutta la battaglia per un nuovo sviluppo subisce un colpo. Perciò la questione del Mezzogiorno ancora ha carattere centrale. (Pietro Ingrao)
Il mio punto di riferimento era Giorgio Amendola. Sono rimasto lì. Tutti gli altri mi hanno scavalcato a destra. (Oliviero Diliberto)
Mi pare che Amendola non abbia molta attitudine a trasferirsi mentalmente, per giudicare gli eventi e gli uomini del passato, nella situazione reale nella quale quelli si sono verificati e questi hanno operato. (Umberto Terracini)
V'era in quell'omaccione burbero, sanguigno, sassosso, una delicatezza quasi femminile. (Oriana Fallaci)
↑ Citato in Oriana Fallaci, Intervista con la storia, Biblioteca Universale Rizzoli, giugno 1977, pp. 325-326.