Loading AI tools
scrittore, giornalista e aforista inglese Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936), scrittore britannico.
In Walt Whitman, Canto una vita immensa, a cura di Antonio Spadaro, Ancora, Milano, 2009, pp. 149-153. ISBN 88-514-0632-4
Inchinandomi con la mia cieca credulità di sempre di fronte alla mera autorità e alla tradizione dei padri, bevendomi superstiziosamente una storia che all'epoca non fui in grado di verificare di persona, sono fermamente convinto di essere nato il 29 maggio del 1874 a Campden Hill, Kensington; e di essere stato battezzato secondo il rito anglicano nella piccola chiesa di Saint George, che si trova di fronte alla torre dell'acquedotto, immensa a dominare quell'altura. Non attribuisco nessun significato al rapporto tra i due edifici; e nego sdegnosamente che la chiesa possa essere stata scelta perché era necessaria l'intera forza idrica della zona occidentale di Londra per fare di me un cristiano.
Per me tuttavia la fine è il mio inizio, come Maurice Baring diceva citando Maria Stuarda, e questa convinzione assoluta secondo cui esiste una chiave che apre tutte le porte mi riporta al primo sguardo del glorioso dono dei sensi. Mi riporta all'esperienza meravigliosa della sensazione. Ecco stagliarsi di nuovo di fronte a me, chiara e netta come un tempo, la figura di un uomo che attraversa un ponte e che ha con sé una chiave. È identico a quello che vidi per la prima volta nel mondo incantato, attraverso la finestrella del teatrino di mio padre. So che colui che viene chiamato Pontifex, il costruttore del ponte, è anche il Claviger, il portatore della chiave. Queste chiavi gli furono date per poter legare e sciogliere tutte le cose, quando era ancora un povero pescatore in un paese lontano, lambito da un piccolo mare quasi segreto.
Nulla rivela più sorprendentemente l'enorme e silenzioso male della società moderna dell'insolito uso che si fa oggigiorno della parola "ortodosso". Un tempo l'eretico era fiero di non essere tale. Eretici erano i regni del mondo, la polizia e i giudici. Lui era ortodosso. Non si compiaceva di essersi ribellato a loro; erano stati loro a ribellarsi a lui. Gli eserciti con la loro spietata sicurezza, i sovrani con i loro volti impassibili, i decorosi processi di Stato, i giusti processi legali: si erano tutti smarriti come pecorelle. L'eretico era fiero di essere ortodosso, fiero di essere nel giusto.
La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo. È un atteggiamento ragionevole negare l'esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla. È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto.
Ci sono tre modi per tracciare un profilo di San Francesco d'Assisi. Fra questi tre modi bisogna scegliere. Quello che è qui adottato è per certi versi il più difficile. Almeno, sembrerebbe il più difficile se gli altri due non fossero impossibili.
[Chiunque conoscerà il senso di quell'ispirazione nella storia] saprà cosa significa giacere sotto un tale diluvio di un Uomo finito, e non avere nulla da dargli in cambio; nulla da sospendere sotto le sovrastanti e immense volte di un simile tempio del tempo e dell'eternità, se non questa breve candela consumata così rapidamente dinanzi al suo santuario.
Rabelais, o il suo folle illustratore Gustave Doré, devono in qualche modo aver messo mano nella progettazione di quelle cose che nel nostro mondo si chiamano appartamenti.[40]
La razza umana, della quale fanno parte tanti miei lettori, s'è trastullata, dacché mondo è mondo, e, molto probabilmente continuerà a trastullarsi fino alla fine, con giuochi infantili; il che è spiacevole per i pochi che diventano adulti. Uno dei giochi prediletti è appunto quello del cosiddetto: "lasciare il domani nell'ombra": gioco che ha anche nome (presso i contadini del Shropshire, ne sono sicuro): "smentire il profeta". I giocatori ascoltano con molta attenzione e molto rispetto tutto ciò che la gente saputa ha da dire circa l'avvenire della generazione prossima; poi, aspettano che la gente saputa sia morta, e la seppelliscono con cure premurose; poi, fanno il contrario di ciò che gl'indovini avevano previsto.
– Eppure nulla potrebbe eliminare l'antagonismo, il fatto che io ho riso di quelle cose e che voi le adoravate.
Il volto di Wayne s'illuminò nell'aurora come una specie di fiamma divina:
-Conosco qualche cosa che attenuerà tale antagonismo, qualche cosa che ci domina dall'esterno e di cui, né voi né io, in tutta la nostra vita, forse non abbiamo fatto il giusto conto. L'essere umano uguale ed eterno attenuerà questo contrasto, giacché egli non vede vero contrasto fra il riso e il rispetto. Parlo dell'uomo, dell'uomo volgare che semplici geni come voi ed io, non possono che adorare come un dio. Nei giorni tetri e tristi, voi e io, il puro fanatico, e il puro satirico, siamo necessari: noi due soli abbiamo rimediato a un gran male; abbiamo innalzato i Quartieri moderni all'altezza di quella poesia che, chi conosce un po' la natura umana, sa che è molto più comune di qualsiasi luogo comune. Ma la gente sana, non conosce questa guerra che ci strazia. Noi siamo i due lobi d'un cervello di agricoltore. Il riso e l'amore sono in tutte le cose: le Cattedrali, costruite in un tempo in cui si amava Dio, sono piene di bestemmie grottesche; la madre non cessa di ridere del suo bambino, l'amante dell'amante, la moglie del marito, e l'amico dell'amico. Auberon Quin, noi siamo rimasti separati per troppo lungo tempo: venite, partiamo insieme. Voi avete un'alabarda, e io ho una spada: partiamo per i nostri viaggi attraverso il mondo, giacché di esso siamo gli elementi essenziali. Venite, è ormai giorno.
Nella cruda luce del mattino, Auberon esitò un momento; poi fece con l'alabarda il saluto regolare, e tutt'e due partirono verso l'ignoto.
Il mare aveva preso una tinta di un verde-pallido e il pomeriggio aveva già sentito il tocco di fata della sera, quando una giovane donna, dai capelli neri, vestita artisticamente, in un abito tutto increspato, color rosso-rame, camminava con un'aria distratta lungo il viale di Pebbleswick-sul-Mare, strascicando il parasole e fissando il lontano orizzonte. Essa aveva un motivo per guardare all'estremo lembo del mare, motivo che molte giovani donne hanno avuto nella storia del mondo. Ma nessuna vela era in vista! (1962)
Patrick e Giovanna, vagando insieme, ora, in un mondo bello e splendente, come non lo è e non lo sarà mai per coloro che chiamano il coraggio pazzia, e l'amore superstizione; amando la natura e vedendo in ogni pianta, in ogni fiore, un amico, si recarono, un giorno, alla casetta bianca che era ora la dimora del Superuomo.
Se ne stava seduto calmo e placido davanti a un rozzo tavolo, giocando con dei bastoncini e dei fili di erba. Non si curò né di loro, né di Enid Wimpole che lo curava.
– È felice! – disse questa.
Giovanna, col volto raggiante, non poté trattenersi dal rispondere.
– E anche noi siamo tanto felici!
– Sì, – disse Enid – ma la sua felicità sarà eterna! – E pianse.
– Capisco – sussurrò Giovanna, e baciò la cugina, cogli occhi pieni di lagrime: ma erano lagrime di pietà, non di paura. (1962)
Il sobborgo di Saffron Park sorgeva nella parte di Londra dove tramonta il sole ed era rosso e screziato come un tramonto. Costruito tutto con mattoni rossi, a vederlo da lontano, contro il cielo, appariva fantasioso, bizzarro, e anche a chi si addentrava per le sue strade, offriva la stessa impressione di disordine e difformità. Era opera di uno speculatore edilizio dalle idee originali e non esente da qualità artistiche, che ne definiva l'architettura a volte Queen Elizabeth a volte Queen Anne, come se si trattasse della stessa regina. Se ne parlava, non del tutto a torto, come di una colonia di artisti, anche se nulla vi era mai stato prodotto che si potesse definire in qualsiasi modo un'opera d'arte, ma se la pretesa di essere un centro di vita intellettuale appariva eccessiva, era innegabile che si trattasse, se non altro, di un luogo molto piacevole. Chi vedeva per la prima volta quelle strane case rosse, non poteva non pensare che, per adattarvisi, anche l'aspetto di chi vi abitava dovesse essere per lo meno inconsueto, ma se lo si guardava come a un sogno e non come a un trucco scenico, Saffron Park diventava non solo bello, ma perfetto. I suoi abitanti non erano artisti, eppure tutto l'insieme era artistico. Quel giovanotto con i capelli lunghi, coloro oro rosso e l'espressione impudente non era un vero poeta, ma era certamente un poema. Quel vecchio signore con la barba bianca incolta e il cappello bianco sformato, venerando impostore, non era un vero filosofo ma suscitava almeno meditazioni filosofiche. Quel piccolo scienziato calvo, con la testa liscia che pareva un uovo e il collo magro, da uccello, non aveva il diritto di darsi tutte quelle arie, non aveva fatto una scoperta nel campo della biologia, ma quale entità biologica avrebbe potuto scoprire più singolare di se stesso? Così e solo così bisognava giudicare Saffron Park, non come una fucina di artisti, ma come una fragile eppure compiuta opera d'arte. Penetrare nella sua vita sociale significava trovarsi nel pieno svolgersi di una commedia.
L'alba spuntava timida e chiara, come se la natura tentasse di colorarsi di giallo e poi di rosa. Soffiava un venticello così terso e dolce che non pareva soffiasse dal cielo ma da uno spiraglio aperto nella volta celeste. Syme provò un blando stupore nel vedere levarsi attorno a lui, ai lati della strada, le case di Saffron Park rosse e dalle forme irregolari, perché non credeva, nella sua passeggiata, di essere arrivato tanto vicino a Londra. Imboccò istintivamente una strada bianca, dove gli uccelli saltellavano cantando e si trovò dietro la siepe di un giardino. La sorella di Gregory, la ragazza coi capelli rosso oro, coglieva dei lillà, prima della colazione del mattino, con la straordinaria, inconsapevole gravità di una fanciulla.
Come tutti i profeti sani di mente, sacri e profani, posso fare delle profezie solo quando sono infuriato e penso che tutti siano d'accordo sul fatto che ci troviamo di fronte a una brutta situazione. E come tutti i profeti sani di mente, profetizzo nella speranza che la mia profezia non si avveri. Perché la predizione del vero indovino è come l'avvertimento dato da un buon medico. Il vero trionfo, per un medico, è quando il paziente da lui condannato a morte viene restituito alla vita. La minaccia è giustificata nello stesso momento in cui si dimostra falsa.
Se, dopo aver provato a estendere la nostra carità oltre i confini della simpatia personale verso ogni genere di classe o credo, proviamo ancora un certo astio per chi, pur essendo in torto, è trionfante e prosciolto dalle accuse, in questo caso gli uomini in torto sono trionfanti e prosciolti da ogni accusa. Non è argomento per la scienza. È argomento per la poesia. Ma per una poesia di un genere terribile.
Per approfondire, vedi: La ballata del cavallo bianco. |
Per approfondire, vedi: Padre Brown. |
Questo libro risponde ad una sfida: è la sua sola giustificazione. Per uno che appena sappia tenere la spada in mano è sempre un onore accettare un duello. Quando pubblicai, tempo addietro, una raccolta di scritti, frettolosi ma sinceri, sotto il titolo Eretici, parecchi critici per la cui intelligenza ho molta stima (ricorderò specialmente G. S. Street) osservarono che era giustissima la mia proposta che ognuno dovesse esporre la propria teoria cosmica, ma che intanto, per ciò che mi riguardava, avevo mancato di dare il buon esempio. «Alla mia filosofia – scriveva Street – comincerò a pensarci quando Chesterton ci avrà fatto conoscere la sua». Fu forse imprudente dare suggerimento simile ad uno, come me, fin troppo pronto a scriver libri a ogni più piccola provocazione.
Gli storici antichi e moderni ebbero l'orgoglio di nascondere le loro lacrime. Egli [Cristo] le mostrò chiaramente sul Suo viso aperto ad ogni quotidiano spettacolo come quando Egli vide da lontano la Sua nativa città. Ma Egli nascose qualche cosa. I solenni superuomini, i diplomatici imperiali sono fieri di trattenere la loro collera. Egli non trattenne mai la sua collera. Egli rovesciò i banchi delle mercanzie per i gradini del Tempio e chiese agli uomini come sperassero di sfuggire alla dannazione dell'inferno. Pure Egli trattenne qualche cosa. Lo dico con riverenza: c'era in questa irrompente personalità un lato che si potrebbe dire di riserbo: c'era qualche cosa ch'Egli nascose a tutti gli uomini quando andò a pregare sulla montagna: qualche cosa ch'Egli coprì costantemente con un brusco silenzio o con un impetuoso isolamento. Era qualche cosa di troppo grande perché Dio lo mostrasse a noi quando Egli camminava sulla terra; ed io qualche volta ho immaginato che fosse la Sua allegrezza.
In questo breve saggio su Stevenson mi propongo di seguire un corso piuttosto inusuale, o forse è meglio dire che traccerò uno schizzo che potrebbe esser considerato alquanto eccentrico. Tale idea è scusabile solo nella pratica, e ho la netta sensazione che il mio esercizio avrà delle mancanze. Nondimeno, ho così stabilito dopo averci ben ragionato e dopo essermi posto il problema di quale sia il modo migliore per trattare un problema reale e pratico. Così, prima che la pratica produca il collasso del mio proposito, mi prenderò almeno la soddisfazione e la gioia di esporlo nei principi.
Questo libro non ha altra pretesa oltre a quella di tracciare un profilo divulgativo di un grande personaggio storico che meriterebbe di essere più conosciuto. Per considerare raggiunto il mio scopo, mi accontenterei che questa lettura spingesse tutti coloro che san Tommaso d'Aquino l'hanno a mala pena sentito nominare ad approfondirne la conoscenza attraverso testi più autorevoli.
[G. K. Chesterton, San Tommaso d'Aquino, Lindau, 2016]
Questo è ovviamente un lavoro inadeguato e da dilettanti, ma non è probabile che venga bruciato e, anche se lo fosse, non lascerebbe certo un vuoto percepibile nella gran massa di nuovi e splendidi lavori che vengono continuamente dedicati alla philosophia perennis, la filosofia perenne.
Avvenne un giorno che un vento si alzasse alto a occidente, crescendo come un'onda d'irragionevole felicità, e che poi, spingendosi a tutta velocità verso oriente, attraversasse tutta l'Inghilterra, trascinando con sé il profumo gelido delle foreste e l'ebbrezza fredda del mare. Nel passare, con la stessa generosità che ha una brocca di vino, rinfrescò gli uomini che se ne stavano rinchiusi in milioni di buchi e di cantucci, sorprendendoli con la forza del suo soffio.
Mentre la tempesta lacerava il cielo come con squilli di trombe, le finestre della casa si illuminarono una dopo l'altra; e la compagnia, tutta agitata dalle risate e alle prese con il vento, non aveva ancora ritrovato al buio la strada per rientrare in casa, quando videro la grossa e scimmiesca figura di Innocent Smith che si era arrampicato sul tetto uscendo nuovamente dalla finestra della soffitta. Stava gridando a perdifiato e senza interrompersi "Casa Beacon!", facendosi girare intorno alla testa un enorme tronco acceso, che aveva presumibilmente preso dal caminetto e che sprizzava un fiume di fiamme cremisi e di fumo violaceo nell'aria assordante. Probabilmente quella scena sarebbe stata vista a una distanza di almeno tre contee, ma quando il vento smise di soffiare, e la compagnia, al culmine della baldoria, cercò di nuovo Mary e Innocent, si accorse che erano entrambi scomparsi.
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.