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diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La diocesi di Teano-Calvi (in latino Dioecesis Theanensis-Calvensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli ed appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2022 contava 80.685 battezzati su 83.000 abitanti. È retta dal vescovo Giacomo Cirulli.
Diocesi di Teano-Calvi Dioecesis Theanensis-Calvensis Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Napoli | ||
Regione ecclesiastica | Campania | ||
Vescovo | Giacomo Cirulli | ||
Vicario generale | Luigi Gennaro De Rosa | ||
Presbiteri | 67, di cui 50 secolari e 17 regolari 1.204 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 17 uomini, 107 donne | ||
Diaconi | 11 permanenti | ||
Abitanti | 83.000 | ||
Battezzati | 80.685 (97,2% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 663 km² | ||
Parrocchie | 72 (4 vicariati) | ||
Erezione | IV secolo (Teano) IV secolo (Calvi) in plena unione dal 30 settembre 1986 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | San Clemente | ||
Concattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Santi patroni | Madonna dei Láttani San Paride San Casto | ||
Indirizzo | Piazza Duomo 1, 81057 Teano [Caserta], Italia | ||
Sito web | www.diocesiteanocalvi.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
Sono patroni della diocesi la Madonna dei Láttani, san Paride e san Casto.
La diocesi comprende 22 comuni della provincia di Caserta: Caianello, Calvi Risorta, Camigliano (in parte)[1], Conca della Campania, Francolise (in parte)[2], Galluccio, Giano Vetusto (in parte)[3], Marzano Appio, Mignano Monte Lungo, Pastorano (in parte)[4], Pietramelara, Pietravairano, Pignataro Maggiore, Presenzano, Riardo, Roccamonfina, Roccaromana, Rocchetta e Croce, Sparanise, Teano, Tora e Piccilli e Vairano Patenora.
Sede vescovile è la città di Teano, dove si trova la cattedrale di San Giovanni a Porta Latina. A Calvi Risorta sorge la concattedrale di Santa Maria Assunta. Altri importanti luoghi di culto diocesani sono: la basilica minore e santuario di Maria Santissima del Lattani a Roccamonfina, i santuari di Sant'Antonio e di Santa Reparata a Teano, il santuario di Santa Maria della Vigna a Pietravairano e la basilica di San Paride ad Fontem, nei pressi di Teano[5].
Il territorio si estende su 663 km² ed è suddiviso in 72 parrocchie, raggruppate in 4 foranie: Teano, Pignataro Maggiore-Sparanise, Roccamonfina e Pietramelara.
L'odierna diocesi nasce dalla plena unione delle diocesi di Teano e di Calvi stabilita nel 1986.
La tradizione agiografica fa risalire l'origine della diocesi di Teano alla prima metà del IV secolo con i santi vescovi Paride, Amasio e Urbano; Lanzoni ritiene che «questi tre nomi provengano probabilmente da un catalogo teanense autentico».[6] Nel luogo dove san Paride predicò per la prima volta la fede cristiana a Teano venne in seguito eretta una basilica nota con il titolo di San Paride ad Fontem, che fu verosimilmente la prima cattedrale della diocesi teanese.
Incerta e discussa è l'attribuzione di altri vescovi del V e VI secolo alla diocesi di Teano, e cioè Quinto, che prese parte al concilio romano indetto da papa Simmaco nel 499, e Domnino, menzionato nell'epistolario di papa Pelagio I (556-561). Per l'incertezza delle lezioni dei manoscritti, questi due vescovi potrebbero appartenere alla sede Theanensis oppure a quella Theatina. In seguito non si hanno più notizie della diocesi fino al IX secolo, forse per le distruzioni operate dall'arrivo dei Longobardi.
La cronotassi dei vescovi riprende con Mauro all'inizio del IX secolo, a cui è attribuita la costruzione della cattedrale detta di San Terenziano presso la tomba di san Paride. Nel corso del secolo la sede teanese fu occupata dai vescovi benedettini Lupo, Ilario, Leone e Angelario; in particolare il vescovo Leone fu destinatario di alcuni diplomi da parte dei papi Giovanni VIII e Stefano V tra l'879 e l'887/888.[7] In questo periodo Montecassino fu distrutta dai Saraceni e i monaci, con l'abate Angelario, futuro vescovo, si rifugiarono a Teano, portando con sé la regola autografa di san Benedetto, che andò persa quando il monastero teanese fu distrutto da un incendio.
Nel 966 circa Capua fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana; tra le sue suffraganee figura anche la diocesi di Teano.
Nel XII secolo fu costruita una nuova cattedrale, dopo che la precedente venne incendiata dai Normanni nel 1062. Successivamente subirà altre due distruzioni: nel 1520 per un incendio e durante la seconda guerra mondiale. Interamente ricostruita, è stata consacrata nel 1957.
Tra i vescovi di Teano si ricordano in particolare: Pandolfo (1122-1126), che gli autori coevi celebrano come uomo di grande cultura, letterato e poeta, e difensore delle libertà della Chiesa; Pietro I, documentato dal 1154/1158 al 1179, che consacrò la chiesa di Santa Maria de intus (1174) e il cenobio di Santa Maria della Ferrara presso Vairano (1179); Guglielmo II, che nel 1274 accompagnò san Tommaso d'Aquino al secondo concilio di Lione; il domenicano romano Bartolomeo de Papazuri (1348-1353), illustre per nobiltà e per dottrina, trasferito alla sede di Chieti.
Dopo il concilio di Trento fu istituito il seminario vescovile, che già all'inizio dell'episcopato di Giovanni Paolo Marincola, nel 1576, contava 12 alunni. Il seminario però decadde rapidamente durante l'episcopato del vescovo Vincenzo Serafino a cavallo tra XVI e XVIII secolo. Paolo Squillante, nel 1655, ridiede vita al seminario presso il convento di Sant'Agostino degli Eremitani e fondò il monte dei poveri per l'assistenza dei indigenti della diocesi. Al vescovo Giuseppe Nicola Giberti (1681-1697) si deve invece l'ampliamento del seminario e il rinnovamento della cattedrale, crollata per un terremoto; tenne inoltre un sinodo diocesano e istituì una congregazione per l'insegnamento del catechismo.
Nel Settecento il vescovo Domenico Giordani è ricordato per l'accurata visita pastorale che fece alla sua diocesi nel 1753. «Per ogni chiesa e cappella raccolse notizie orali, ricercò documenti negli archivi e ne fece estrarre copia autentica; i documenti, autentici o in copia, li fece legare in un grosso volume, detto Appendice della Santa Visita (esso fu bruciato dai tedeschi nel 1943); di ogni chiesa tracciò la storia dalle origini fino ai suoi tempi.»[8]
Al momento della piena unione con Calvi, la diocesi di Teano comprendeva i comuni di Caianello, Conca della Campania, Galluccio, Marzano Appio, Mignano Monte Lungo, Pietramelara, Pietravairano, Presenzano, Riardo, Roccamonfina, Roccaromana, Teano, Tora e Piccilli e Vairano Patenora.
Incerta è l'origine della diocesi di Calvi e la sua serie episcopale. Nicola Coletti, autore della seconda edizione dell'Italia sacra di Ferdinando Ughelli, pubblicò nel 1722 un catalogo episcopale di Calvi tratto da un «Kalendarium Calvense ad instar Martirologii, quod breviario antiquissimo longobardis literis exarato praeponitur», ossia un calendario di Calvi usato come martirologio ed estratto da un antico breviario scritto con caratteri longobardi. Il calendario, che inizia con san Casto considerato protovescovo caleno, riporta un elenco di vescovi molto frammentario, con il giorno e l'anno del decesso dei presuli. Tutti questi vescovi sono ignoti alle fonti storiche, mentre quelli documentati storicamente sono sconosciuti al Kalendarium. Per questo e altri motivi, Lanzoni ritiene "molto sospetto" l'elenco episcopale riportato da questo calendario;[9] Kehr è ancora più esplicito quando dice che «nos quoque notitias huius calendarii omnino negleximus».[10]
Se si escludono i vescovi noti solo per la loro presenza nel calendario caleno e quelli la cui attribuzione è discussa o errata, sono solo due i vescovi di Calvi del primo millennio documentati dalle fonti storiche: Giusto, vescovo noto grazie alla scoperta del suo epitaffio e che governò la diocesi calena da marzo 488 a febbraio 492; e Valerio, probabile suo successore, che prese parte al concilio romano indetto da papa Simmaco nel 499.
Incerta è la sorte della diocesi per i secoli successivi. Il calendario caleno sembra attestare una sua continuità per tutto il primo millennio, ad eccezione di un lungo periodo tra la seconda metà del VI secolo e la metà dell'VIII secolo.
Nel 966 circa Capua fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana; tra le sue suffraganee figura anche la diocesi di Calvi. In questa occasione alcune fonti fanno menzione del vescovo Andrea, che sarebbe stato consacrato vescovo di Calvi dal metropolita Giovanni. Tuttavia Kehr ritiene che queste informazioni e le fonti che le contengono mancano di ogni certezza storica («omni fide carent»).[10]
La serie di vescovi caleni storicamente documentati riprende solo verso la fine dell'XI secolo con il vescovo Falcone, il cui nome appare in un privilegio concesso da Riccardo II di Capua alla chiesa di Santa Maria di Maddaloni del 1094. Frammentaria è la successiva cronotassi episcopale. Potrebbe essere un vescovo di Calvi il Iohannes episcopus Calenas che appare in un diploma di papa Onorio II del 1126. Nel 1174 Tancredi prese parte alla consacrazione della chiesa di Santa Maria de intus assieme al vescovo Pietro di Teano. Kamp documenta poi l'esistenza di numerosi vescovi caleni tra il XII e il XIII secolo, ma i cui nomi restano sconosciuti. «La series episcoporum riprende con continuità dal Duecento, nel quale risalta la figura del vescovo cisterciense Odoardo che, oppostosi a Federico II, durante il viaggio di ritorno dal concilio di Lione fu aggredito e messo in prigione dai seguaci dell'imperatore, dove morì».[11]
Il periodo post tridentino è segnato a Calvi dalla presenza e dall'azione del vescovo Fabio Maranta (1582-1619), uomo di forte personalità con doti di grande organizzatore ed amministratore. Nel 1583 effettuò una visita pastorale della diocesi di cui resta una dettagliata relazione, dalla quale si evince lo stato di rovina dell'antica cattedrale di San Casto: sprovvista di una porta, la cattedrale fungeva occasionalmente da ricovero notturno per uomini e animali. Questa chiesa, di cui oggi restano solo rovine, sarà officiata fino al 1680, secondo quanto scrive il vescovo Filippo Positano nella sua relazione del 1727. Maranta restaurò la cattedrale e ne aumentò il numero dei canonici da due a nove. Nel 1588 fece redigere una platea dove vennero descritti tutti i beni della mensa vescovile e del capitolo, e le chiese con i benefici della diocesi. Nello stesso anno, fu celebrato il sinodo diocesano.
Nel 1647 la sollevazione di Masaniello devastò Calvi per rappresaglia contro la famiglia del vescovo: il palazzo vescovile fu raso al suolo e la cattedrale danneggiata. Il vescovo fu costretto ad abbandonare Calvi e a risiedere a Pignataro, che diventerà residenza abituale dei vescovi di Calvi. In questi anni la peste flagellò e spopolò tanto Calvi quanto Teano. Nel 1686 il palazzo vescovile di Calvi consisteva ancora di una semplice stanza.
Il finire del XVII secolo, coincidente con l'episcopato del domenicano Vincenzo Maria de Silva (1679-1702), fu per la diocesi di Calvi un periodo di ripresa, in cui si cercò una soluzione al problema del seminario diocesano: fu progettato un seminario con dodici posti con un maestro di canto, uno di grammatica e un rettore; nell'intenzione del vescovo il seminario doveva mettere fine ad una penosa ignoranza del clero e dei candidati al sacerdozio.
La prima metà del XVIII secolo vide la definitiva istituzione del seminario di Calvi per impulso del vescovo Filippo Maria Positano (1720-1732). Il nuovo seminario fu benedetto personalmente da papa Benedetto XIII il 16 maggio 1727. Il vescovo Positano fondò anche il monte frumentario, un istituto di credito agrario che offriva ai contadini un'alternativa all'usura. Giuseppe Maria Capece Zurlo (1756-1782) ampliò il seminario del Positano e fece erigere un seminario estivo nel 1757 tra Visciano e Zuni.
Al momento della piena unione con Teano, la diocesi di Calvi comprendeva i territori di Calvi Risorta, Camigliano, Francolise (in parte), Giano Vetusto, Pastorano (in parte), Pignataro Maggiore, Rocchetta e Croce e Sparanise.
Il 27 giugno 1818 le due diocesi furono unite aeque principaliter con la bolla De utiliori di papa Pio VII, assumendo il nome di diocesi di Calvi e Teano. Il 24 settembre Andrea de Lucia, vescovo di Calvi, prese possesso tramite un procuratore della diocesi di Teano.
A metà del XIX secolo le diocesi attraversano un periodo di decadenza, soprattutto a causa dell'anticlericalismo diffuso, che fece segnare una diminuzione delle vocazioni sacerdotali. Dal 1860 al 1866 al vescovo Bartolomeo d'Avanzo fu impedito l'ingresso in diocesi, perché sprovvisto del placet governativo. Da Sorrento, dove risiedeva in esilio, condusse una battaglia contro la massoneria e dopo l'ingresso in diocesi dovette insistere per la riapertura dei seminari, che erano stati chiusi per il rifiuto di accogliere l'ispezione governativa. Per i suoi meriti e per la difesa dell'infallibilità pontificia durante il Concilio Vaticano I fu fatto cardinale da papa Pio IX.
Gli succedette il vescovo Alfonso Maria Giordano, che era stato suo coadiutore, del quale si ricorda la generosità durante l'epidemia di colera del 1884. Riuscì a riaprire i seminari di Teano e di Visciano.
Albino Pella, che governò le diocesi dal 1908 al 1915, si operò per diffondere un modello di vita cristiana più maturo. Alla devozione popolare volle sostituire una regolare pratica cristiana, per la quale istituì una scuola di catechismo. Le sue opere sociali, la cassa rurale cattolica contro l'usura e la società di mutuo soccorso fra gli operai, furono anch'essi tentativi di razionalizzare e di guidare l'attività pastorale.
Il vescovo Calogero Licata nel 1921 riuscì ad unire i due seminari, sopprimendo quello di Visciano, per contenere le spese. Ed inoltre unificò i seminari delle due diocesi di Teano e di Calvi, decisione confermata dalla Santa Sede con il decreto Pluribus abhinc annis della Congregazione dei Seminari e degli Istituti di Studi del 2 agosto 1921.[12] Licata pubblicò una lettera pastorale contro gli abusi introdotti nelle feste religiose. Morì cadendo da un'impalcatura del seminario di Teano nel 1924.
Durante la Seconda guerra mondiale le diocesi sono rette dal vescovo Giacinto Tamburini. Il 5 ottobre 1943 i tedeschi prelevarono il vescovo già infermo per condurlo in un convento. Il 6 ottobre Teano fu bombardata e la cattedrale distrutta. Il vescovo morì nel gennaio dell'anno successivo, provato dalle disgrazie della guerra.
Il 12 maggio 1952, con la lettera apostolica Vitae huius iactati, papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine del Láttani, venerata con il titolo di Regina Mundi, patrona principale di entrambe le diocesi.[13]
Il 30 aprile 1979 fu soppressa la provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Capua e le due diocesi divennero suffraganee dell'arcidiocesi di Napoli.
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la piena unione delle due diocesi con il nome attuale.
Nel 1999 fu aperto nella cripta della cattedrale di Teano il museo diocesano d'arte sacra; la nuova sede presso il seminario di Teano è stata inaugurata il 31 maggio 2015.
È unita in persona episcopi alla diocesi di Alife-Caiazzo, dal 26 febbraio 2021, e alla diocesi di Sessa Aurunca, dal 23 febbraio 2023.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Incerta e discussa è la cronotassi dei vescovi di Calvi. Ferdinando Ughelli inizia la serie dei vescovi con Pietro nell'XI secolo; il continuatore dell'Italia sacra, Coletti, a partire da un Kalendarium calvense che riporta i nomi dei vescovi di Calvi da Calepodio a Valentino, aggiunge la serie dei prelati del primo millennio ed integra la serie ughelliana con altri vescovi. Oltre alla discussa validità di questo calendario, per la somiglianza dei nomi ecclesiastici latini delle diocesi di Calvi (Calvensis) e di Cagli (Calliensis) spesso i vescovi delle due sedi vengono confusi, attribuendo all'una i vescovi dell'altra.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 83.000 persone contava 80.685 battezzati, corrispondenti al 97,2% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1949 | 74.000 | 74.000 | 100,0 | 177 | 133 | 44 | 418 | 24 | 50 | 107 | |
1959 | 74.000 | 74.000 | 100,0 | 155 | 119 | 36 | 477 | 35 | 70 | 106 | |
1970 | 86.000 | 86.000 | 100,0 | 125 | 97 | 28 | 688 | 33 | 95 | 106 | |
1980 | 88.400 | 89.100 | 99,2 | 114 | 84 | 30 | 775 | 35 | 60 | 106 | |
1990 | 80.400 | 80.600 | 99,8 | 95 | 73 | 22 | 846 | 27 | 115 | 70 | |
1999 | 80.000 | 80.150 | 99,8 | 83 | 57 | 26 | 963 | 28 | 84 | 70 | |
2000 | 80.000 | 80.150 | 99,8 | 79 | 53 | 26 | 1.012 | 30 | 84 | 70 | |
2001 | 78.000 | 80.000 | 97,5 | 77 | 52 | 25 | 1.012 | 29 | 84 | 70 | |
2002 | 80.000 | 80.000 | 100,0 | 77 | 52 | 25 | 1.038 | 29 | 84 | 70 | |
2003 | 80.000 | 80.000 | 100,0 | 54 | 51 | 3 | 1.481 | 4 | 84 | 70 | |
2004 | 80.000 | 80.000 | 100,0 | 46 | 45 | 1 | 1.739 | 5 | 3 | 84 | 70 |
2010 | 81.200 | 83.000 | 97,8 | 63 | 49 | 14 | 1.288 | 9 | 17 | 70 | 70 |
2014 | 82.600 | 84.400 | 97,9 | 69 | 50 | 19 | 1.197 | 9 | 23 | 114 | 70 |
2017 | 82.200 | 84.000 | 97,9 | 78 | 60 | 18 | 1.053 | 11 | 19 | 107 | 72 |
2020 | 82.340 | 84.700 | 97,2 | 69 | 53 | 16 | 1.193 | 11 | 16 | 103 | 72 |
2022 | 80.685 | 83.000 | 97,2 | 67 | 50 | 17 | 1.204 | 11 | 17 | 107 | 72 |
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