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diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti (in latino Dioecesis Cerretana-Thelesina-Sanctae Agathae Gothorum) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Benevento appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2021 contava 86.289 battezzati su 88.322 abitanti. È retta dal vescovo Giuseppe Mazzafaro.
Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti Dioecesis Cerretana-Thelesina-Sanctae Agathae Gothorum Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Benevento | ||
Regione ecclesiastica | Campania | ||
Vescovo | Giuseppe Mazzafaro | ||
Vicario generale | Giuseppe Di Santo | ||
Vescovi emeriti | Michele De Rosa | ||
Presbiteri | 67, di cui 53 secolari e 14 regolari 1.287 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 14 uomini, 61 donne | ||
Diaconi | 2 permanenti | ||
Abitanti | 88.322 | ||
Battezzati | 86.289 (97,7% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 583 km² | ||
Parrocchie | 60 (4 vicariati) | ||
Erezione | V secolo (Telese) X secolo (Sant'Agata de' Goti) in plena unione dal 30 settembre 1986 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | Santissima Trinità | ||
Concattedrale | Santa Maria Assunta | ||
Santi patroni | Sant'Antonio di Padova Sant'Alfonso Maria de' Liguori Madonna delle Grazie | ||
Indirizzo | Piazza Wojtyla 1, 82032 Cerreto Sannita [Benevento], Italia | ||
Sito web | www.diocesicerreto.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende 27 comuni della Campania, di cui:
Confina con la diocesi di Alife-Caiazzo a nord ovest, con l'arcidiocesi di Campobasso-Boiano a nord, l'arcidiocesi di Benevento a est, la diocesi di Caserta a sud ovest, la diocesi di Acerra a sud e la diocesi di Nola a sud est.
Sede vescovile è la cittadina di Cerreto Sannita, dove si trova la cattedrale della Santissima Trinità. A Sant'Agata de' Goti sorge la concattedrale di Santa Maria Assunta. A Telese rimangono invece resti dell'ex cattedrale della Santa Croce. A Guardia Sanframondi sorge la basilica minore di Santa Maria Assunta.
Il territorio si estende su 583 km² ed è suddiviso in 60 parrocchie, raggruppate in 4 foranie: Cerreto Sannita, Telese Terme, Sant'Agata de' Goti e Airola.
Elenco dei santuari mariani riconosciuti presenti in diocesi:[1]
L'attuale diocesi nasce nel 1986 dall'unione di due antiche sedi episcopali: Telese, documentata a partire dal V secolo, e che nell'Ottocento assunse il nome di Telese o Cerreto; e Sant'Agata de' Goti, i cui primi vescovi sono attestati nel X secolo.
La diocesi di Telese fu eretta in epoca antica, ma non si hanno dati storici sicuri sulla sua fondazione, se non la menzione dei primi vescovi telesini nella seconda metà del V secolo: Florenzio, che fu tra i partecipanti al concilio romano indetto da papa Ilario nel 465; e Agnello, che prese parte al concilio lateranense voluto da papa Felice III nel 487. Nel 600 è documentato il vescovo Menna, che partecipò al concilio celebrato a Roma da papa Gregorio I.[2]
Dopo questa data, e per i successivi quattro secoli, non si hanno più notizie della diocesi e dei suoi vescovi; Telese infatti visse una fase di declino, a causa delle guerre tra Bizantini, Longobardi e Saraceni e forse la successione episcopale fu interrotta. Nella metà del IX secolo la tradizione attribuisce san Palerio, ma su questo vescovo telesino non vi sono dati storici coevi se non tardivi racconti agiografici.
La diocesi di Telese è nuovamente documentata a partire dalla seconda metà del X secolo. Con la bolla Cum certum sit di papa Giovanni XIII del 26 maggio 969, il pontefice eresse Benevento a sede metropolitana e concesse all'arcivescovo Landolfo I la facoltà di consacrare i suoi vescovi suffraganei, tra cui quello di Telese.[3] Tuttavia il primo vescovo conosciuto risale ad un secolo dopo; si tratta di un anonimo che prese parte al concilio provinciale indetto dal metropolita Uldarico nel 1061. Per l'XI e il XII secolo si conoscono pochi nomi di vescovi telesini: Arnaldo, menzionato in due diplomi del 1068 e del 1070 di dubbia fede[4]; Gilberto, che partecipò al concilio provinciale indetto dal metropolita Milone nel 1075; e Pietro, documentato dal 1178 al 1190 e che prese parte al concilio lateranense del 1179.
Nell'XI secolo fu eretta a Telese l'abbazia benedettina del Santissimo Salvatore, che fu un importante «nodo di aggregazione religiosa e di controllo dell'area, e insieme centro d'irradiazione culturale e punto di tappa per viaggiatori e personalità politiche e religiose su uno dei tracciati interni della via Latina».[5] Il monastero è documentato per la prima volta nel 1075, quando l'abate Lebbaldo prese parte al concilio provinciale indetto da Milone. Tra gli abati successivi si devono ricordare Giovanni, discepolo di Anselmo d'Aosta e futuro vescovo di Tusculum, e Alessandro, scrittore ecclesiastico e autore della storia di Ruggero II di Sicilia.[6]
Nel 1139 la città di Telese fu distrutta in una guerra tra Rainulfo di Alife e Ruggero II di Sicilia, ma già a partire dall'anno successivo una nuova Telese fu ricostruita attorno alla cattedrale della Santa Croce. Nei secoli successivi però la città episcopale visse momenti travagliati, che portarono al suo progressivo abbandono, a causa delle forti emissioni di vapori sulfurei seguiti al terremoto del 1349. I vescovi allora dovettero abbandonare la città e si stabilirono in diverse località: Massa Superiore o Rocca de Episcopo[7], Faicchio, Guardia Sanframondi e Cerreto, che divenne residenza stabile dei vescovi a partire dal 1577.[5]
Il vescovo Angelo Massarelli (1557-1566) fu segretario di papa Giulio III e segretario del concilio di Trento durante il papato di Paolo IV. I successori del Massarelli attuarono in diocesi i decreti di riforma del concilio. Nel 1593 il vescovo Cesare Bellocchi istituì a Cerreto il seminario diocesano. Il successore Eugenio Savino indisse nel 1596 la prima visita pastorale e istituì l'archivio diocesano. Il 22 maggio 1612 Giovanni Francesco Leone ottenne dalla Santa Sede la traslazione della cattedrale e del capitolo a Cerreto[8], decisione confermata il 22 settembre 1691.[9]
Cerreto fu distrutta completamente dal terremoto del 1688, ma venne interamente ricostruita «secondo un piano regolatore a scacchiera, con piazze, splendide chiese e palazzi, tra cui il complesso episcopio-cattedrale-seminario».[5] A metà del Settecento «la diocesi raggiunse circa 25.000 abitanti, 24 parrocchie, 108 chiese, 14 comuni, 312 sacerdoti, 190 chierici, 7 cenobi».[5] Nel 1749 il vescovo Filippo Gentile diede al seminario una sede nuova e più ampia.
La vacanza della cattedra vescovile dal 1800 al 1818 fu seguita dall'unione della diocesi di Telese con quella di Alife. Infatti, il 27 giugno 1818 la diocesi di Alife fu soppressa con la bolla De utiliori di papa Pio VII e il suo territorio incorportato in quello della diocesi di Telese. Tuttavia la successiva bolla Adorandi del 14 dicembre 1820 ripristinò la diocesi alifana, che fu unita aeque principaliter a quella di Telese: questa decisione ebbe effetto solo dopo la morte del vescovo di Alife, Emilio Gentile, nell'aprile del 1822.
L'unione provocò un diffuso malcontento, placatosi quando re Ferdinando II di Borbone, in visita a Cerreto Sannita nel 1852, ascoltando le preghiere del clero locale, si adoperò per il ripristino della cattedra vescovile separata, cosa che avvenne il 6 luglio 1852, con la bolla Compertum nobis di papa Pio IX. Con questo documento, la Santa Sede confermò nuovamente il trasferimento della sede vescovile a Cerreto e decise la nuova denominazione della diocesi in diocesi di Telese o Cerreto (dioecesis Thelesina seu Cerretana).[10]
«Nelle vicende che caratterizzarono il trapasso al Regno d'Italia, la diocesi visse momenti drammatici: il vescovo Luigi Sodo, accusato di essere filo-borbonico e amico del famoso brigante locale Cosimo Giordano, fu arrestato, condotto a Napoli e processato. Assolto dall'accusa, tornò in diocesi e la governò fino al 1895, morendo in odore di santità».[5]
Il 23 maggio 1964, con la lettera apostolica Quaeramus gratiam, papa Paolo VI ha proclamato la Beata Maria Vergine delle Grazie e Sant'Antonio di Padova patroni principali della diocesi.[11]
Al momento dell'unione con Sant'Agata de' Goti, la diocesi di Telese o Cerreto comprendeva i comuni di Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Ponte, Casalduni, Amorosi, Guardia Sanframondi, Puglianello, San Salvatore Telesino, Melizzano, Solopaca, Castelvenere, Faicchio, San Lorenzo Maggiore, San Lorenzello, Pietraroja e Telese Terme; e le frazioni di Auduni, Caselle, Curti e Crisci del comune di Gioia Sannitica.
La prima menzione della diocesi di Sant'Agata risale alla bolla Cum certum sit di papa Giovanni XIII del 26 maggio 969, con la quale il pontefice eresse Benevento a sede metropolitana e concesse all'arcivescovo Landolfo I la facoltà di nominare e consacrare i suoi vescovi suffraganei, tra cui quello di Sant'Agata.[3]
Landolfo esercitò immediatamente questa sua facoltà, nominando l'anno successivo il primo vescovo di Sant'Agata nella persona di Madelfrido. Nella bolla di nomina[12], il metropolita dichiara di restituire a Sant'Agata la sede vescovile che già in passato (ut olim) la città aveva posseduto;[13] nella stessa bolla, Landolfo definisce i confini della diocesi di Sant'Agata, che comprendeva anche il territorio dell'antica Caudium.
Tra i successivi vescovi sono noti: Adelardo, verso l'anno 1000, di cui è rimasto il testo del suo epitaffio; Bernardo, documentato in tre occasioni nel 1059, 1075 e 1101; Enrico, fervido sostenitore di papa Innocenzo II contro l'antipapa Anacleto II; Andrea, menzionato in un diploma del 1152 del monastero di San Lorenzo di Aversa.
Tra XI e XII secolo venne fondato in Sant'Agata il monastero benedettino di San Menna, la cui chiesa venne solennemente dedicata da papa Pasquale II il 4 settembre 1110.[14] I verbali delle visite pastorali della prima metà del XVI secolo, la chiesa e l'abbazia sono indicate come affidate non più all'ordine di San Benedetto, ma a canonici regolari agostiniani.[15]
Nel 1191 il vescovo Giovanni II, sostenitore di Enrico VI, partecipò all'assedio di Napoli assieme all'imperatore. A metà del XIII secolo un francescano, Pietro, divenne vescovo di Sant'Agata e si deve probabilmente a lui l'introduzione dell'Ordine in diocesi. Nello stesso periodo il vescovo di Sant'Agata de' Goti ebbe il feudo di Bagnoli[16] con il titolo di barone.
I vescovi santagatesi ebbero difficoltà ad introdurre in diocesi i decreti di riforma del concilio di Trento. «Nonostante l'opera di vescovi quali Giovanni Ghevara, Giovanni Beroaldi, Feliciano Ninguarda ed Ettore Diotallevi, attenti e vigili nel cogliere i malesseri che attraversavano la diocesi, l'attuazione della riforma tridentina era destinata a scontrarsi con i limiti della realtà meridionale, fatta di patronati laici, di chiese ricettizie, di poteri baronali, di capitoli cattedrali dai forti privilegi; dovette inoltre confrontarsi con il fenomeno della clericalizzazione di massa, riconducibile essenzialmente ai privilegi e alle franchigie di cui godevano gli ecclesiastici.»[5] Durante l'episcopato di Felice Peretti (1566-1571), futuro papa Sisto V, fu istituito il seminario diocesano.
Pochi furono i sinodi diocesani, con atti dati alle stampe, celebrati dai vescovi santagatesi; fino all'Ottocento si conoscono solo quelli del 1585, del 1587, del 1621, del 1681 e del 1706.[17] Quest'ultimo, indetto da Filippo Albini, rappresentò «una tappa fondamentale nel processo di rinnovamento della diocesi».[5]
Il vescovo più noto di Sant'Agata fu certamente sant'Alfonso Maria de' Liguori, vescovo per tredici anni, dal 1762 al 1775, che attuò una vera e propria riforma della diocesi: impose ai suoi preti l'obbligo della predica e della confessione, richiamandoli ai loro doveri; ricostruì il seminario e ne riscrisse le regole; dette nuove regole per la vita interna dei monasteri femminili della diocesi; «rivoluzionò la distribuzione dei benefici, smembrò alcune chiese e ne trasferì altre stravolgendo tradizionali sistemi di alleanze e, da "vescovo-missionario", volle che nella sua diocesi sorgessero centri di aggregazione sociale quali le varie congregazioni delle zitelle, dei galantuomini, dei preti, dei fanciulli, segni tangibili dell'opera di catechizzazione della Chiesa».[5]
Il 27 giugno 1818, con la bolla De utiliori di papa Pio VII, la diocesi di Sant'Agata de' Goti fu unita aeque principaliter alla diocesi di Acerra, fino a quando non ne fu divisa con la bolla Nihil est di papa Pio IX, del 30 novembre 1854. Con quest'ultimo decreto Sant'Agata de' Goti cedette alla diocesi di Acerra una porzione del suo territorio corrispondente agli attuali comuni di Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico.[18]
Al momento dell'unione con Cerreto, la diocesi di Sant'Agata de' Goti comprendeva i comuni di Sant'Agata de' Goti, Valle di Maddaloni, Durazzano, Frasso Telesino, Airola, Forchia, Moiano, Bucciano, Arpaia e Dugenta.
Il 21 marzo 1984 Felice Leonardo, già vescovo di Telese o Cerreto, fu nominato anche vescovo di Sant'Agata de' Goti, unendo così in persona episcopi le due sedi.
Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, l'unione è divenuta piena e la diocesi ha assunto il nome attuale.
Nel 1996 l'allora cardinale Joseph Ratzinger inaugurò il museo diocesano d'arte sacra con sede a Sant'Agata de' Goti, voluto dal vescovo Mario Paciello.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 88.322 persone contava 86.289 battezzati, corrispondenti al 97,7% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
diocesi di Telese o Cerreto | |||||||||||
1950 | 57.479 | 57.549 | 99,9 | 76 | 70 | 6 | 756 | 10 | 160 | 24 | |
1970 | 54.013 | 54.137 | 99,8 | 58 | 45 | 13 | 931 | 16 | 138 | 26 | |
1980 | 51.084 | 51.357 | 99,5 | 54 | 36 | 18 | 946 | 22 | 83 | 26 | |
diocesi di Sant'Agata de' Goti | |||||||||||
1950 | 30.000 | 30.000 | 100,0 | 72 | 51 | 21 | 416 | 30 | 50 | 29 | |
1970 | 38.167 | 38.208 | 99,9 | 57 | 37 | 20 | 669 | 23 | 92 | 34 | |
1980 | 36.332 | 36.699 | 99,0 | 52 | 34 | 18 | 698 | 23 | 66 | 34 | |
diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti | |||||||||||
1990 | 86.460 | 87.332 | 99,0 | 86 | 56 | 30 | 1.005 | 37 | 120 | 60 | |
1999 | 90.005 | 90.915 | 99,0 | 76 | 51 | 25 | 1.184 | 29 | 110 | 60 | |
2000 | 89.921 | 90.842 | 99,0 | 75 | 57 | 18 | 1.198 | 21 | 105 | 60 | |
2001 | 89.890 | 90.762 | 99,0 | 73 | 55 | 18 | 1.231 | 21 | 104 | 60 | |
2002 | 90.242 | 91.041 | 99,1 | 72 | 55 | 17 | 1.253 | 19 | 102 | 60 | |
2003 | 89.785 | 90.786 | 98,9 | 75 | 59 | 16 | 1.197 | 1 | 17 | 103 | 60 |
2004 | 89.570 | 90.716 | 98,7 | 78 | 63 | 15 | 1.148 | 1 | 15 | 101 | 60 |
2006 | 90.109 | 91.242 | 98,8 | 75 | 59 | 16 | 1.201 | 1 | 17 | 90 | 60 |
2013 | 89.728 | 91.820 | 97,7 | 73 | 58 | 15 | 1.229 | 2 | 16 | 83 | 60 |
2016 | 89.428 | 91.193 | 98,1 | 70 | 55 | 15 | 1.277 | 2 | 15 | 75 | 60 |
2019 | 88.131 | 90.396 | 97,5 | 70 | 54 | 16 | 1.259 | 2 | 17 | 72 | 60 |
2021 | 86.289 | 88.322 | 97,7 | 67 | 53 | 14 | 1.287 | 2 | 14 | 61 | 60 |
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