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Diocesi di Caorle

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Diocesi di Caorle
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La diocesi di Caorle (in latino: Dioecesis Caprulana) è una sede titolare della Chiesa cattolica, già diocesi, soppressa nel 1818; la cattedrale era il duomo di Santo Stefano di Caorle.

Fatti in breve Caorle Sede vescovile titolareDioecesis CaprulanaChiesa latina, Arcivescovo titolare ...
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Storia

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Le prime notizie sull'erezione della diocesi risalgono al VII secolo, anche se dati più certi si hanno solo a partire dal X secolo. Probabilmente la nascita della diocesi si deve alla migrazione delle popolazioni delle vicine città dell'entroterra (in particolar modo Concordia Sagittaria), a seguito delle invasioni barbariche degli Unni o dei Longobardi, verso l'abitato di Caorle, che già esisteva dal I sec. a.C.; ciò sarebbe testimoniato dalla dedicazione delle due cattedrali al medesimo patrono, santo Stefano protomartire. In quell'occasione lo stesso vescovo di Concordia riparò a Caorle, che si trovava nei domini bizantini, per un periodo imprecisato.[1] All'epoca del vescovo di Concordia Pietro, agli inizi del IX secolo, la sede episcopale era di certo ritornata a Concordia,[2] ma era avvenuta nel frattempo una scissione che aveva dato origine alla sede autonoma di Caorle (forse anche a causa dello scisma tricapitolino, parallelamente a quanto avvenne tra Aquileia e Grado).

Il territorio legato alla diocesi si estendeva a tutto il territorio cittadino e alle vicine zone paludose; alcuni documenti dell'epoca fissano i confini nei borghi di Cesarolo, Margarutis e Prades, così come Lugugnana e parte di San Stino di Livenza. Con i saccheggi del XIV secolo ad opera dei genovesi i territori e gli abitanti furono privati di gran parte delle ricchezze, costringendo anche i vescovi a non risiedere in città. Persino il clero doveva arrivare dalle vicine diocesi di Concordia e Ceneda; in questo modo, col passare degli anni, queste diocesi si impadronirono dei territori. Le rivendicazioni dei vescovi caprulani non furono mai ascoltate dalla Santa Sede. Questo spiega perché oggi la frazione di San Giorgio di Livenza cade sotto la giurisdizione della diocesi di Vittorio Veneto.

Secondo Aurelio Bianchi-Giovini, biografo di Paolo Sarpi, quella di Caorle era la diocesi più prestigiosa della Venezia marittima, data la sua antichità, ma anche la più povera, al punto che i vescovi scelti erano spesso frati. Proprio per questo motivo il Sarpi chiese al papa di essere nominato vescovo di Caorle, per fuggire ai suoi avversari. Tuttavia gli fu preferito il francescano Lodovico de Grigis (1601-1609).

«È Caorle un'isola delle lagune, verso il Friuli, di circa 6 000 abitanti, sparsi in dieci villaggi. Ma un vescovo, per dignità il primo della Venezia marittima e per ristrettezza di confine e parcità di rendite il più miserabile di quanti ne aveva la Repubblica, e però conferito solitamente a’ frati. Eccitato il Sarpi ad aspirarvi, ne supplicò il Collegio, o vogliam dire consiglio di Stato, il quale non mancò di raccomandarlo a Roma nella qualità di candidato. Ma Offredo Offredi nunzio apostolico a Venezia, volendo invece portare il suo confessore Frà Lodovico de Grigis francescano, scrisse al pontefice, non accettasse Frà Paolo [...] e intanto gli raccomandava il De Grigis, che si ebbe il vescovato.»

L'11 maggio 1807 la diocesi fu soppressa per decreto del Regno d'Italia napoleonico, e l'ultimo vescovo, Giuseppe Maria Peruzzi, fu traslato a Chioggia. Il 1º maggio 1818 papa Pio VII con la bolla De salute Dominici gregis confermò il decreto imperiale e stabilì l'unione della diocesi al patriarcato di Venezia. Al momento della soppressione, la diocesi comprendeva una sola parrocchia, la cattedrale di Santo Stefano, e la curazia della Risurrezione a Ca' Cottoni.[3]

Successivamente, come ricorda una lapide posta all'interno della cattedrale, in memoria dell'antica storia vescovile della città e in particolare del duomo, l'allora cardinale patriarca Angelo Roncalli nominò l'arciprete pro tempore del duomo di Caorle canonico onorario della basilica metropolitana di San Marco e, una volta salito al soglio di Pietro, gli conferì la dignità di protonotario apostolico, con la facoltà di celebrare quattro messe pontificali all'anno.

Dal 1968 Caorle è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 25 marzo 1995 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Juliusz Janusz, già nunzio apostolico in Slovenia e delegato apostolico in Kosovo.

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Memorie dei vescovi

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Fronte della croce capitolare di Caorle, risalente alla prima metà del Cinquecento
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Retro della croce capitolare di Caorle, risalente alla prima metà del Cinquecento

Numerose sono le testimonianze lasciate dai vescovi di Caorle, nel duomo e nel museo liturgico, così come in molte chiese di Venezia, consacrate dagli stessi vescovi caprulani. Per quanto riguarda la cattedrale, il primo segno che si incontra è l'epitaffio del vescovo Buono sul gradino del portone principale; all'interno si trovano i sepolcri dei vescovi Daniele Rossi di Burano (in prossimità del soffitto della navata destra), ornato con gli stemmi della famiglia, e Giovanni Vincenzo de Filippi. In particolare, sulla lapide della tomba di quest'ultimo, si legge:

«NON IACET IN TVMVLO
NVDVUM SINE NOMINE
CORPVS
VNVM,
QVOD CVNCTIS CONVENIT
VRNA CAPIT
NOMEN
SI QUAERIS,
QVAERAS
QVO VIXERIT ANNO
MDCCXXVII»

Sulla parete sinistra della navata centrale, all'altezza del presbiterio, è affrescato lo stemma del vescovo Giuseppe Maria Piccini, che ristrutturò la struttura del presbiterio.
Sulla parete della navata sinistra è esposta una lapide con lo stemma del vescovo Pietro Martire Rusca, che riconsacrò la chiesa il 30 agosto 1665; in fondo alla navata sinistra, affrescato sul tamburo dell'absidicola, lo stemma di papa Sisto V testimonia il legame tra il vescovo Girolamo Righetto e la Santa Sede, nel XVI secolo.
Sulla navata destra, oltre alla tomba del vescovo Rossi, campeggia sopra la porta della sacrestia lo stemma del vescovo Francesco Andrea Grassi, contornato da due cornucopie, che sormonta una lapide commemorativa dei restauri dell'episcopio nel 1700. In fondo, nell'absidicola, è posto il Battistero, con iscrizioni e stemmi della comunità religiosa e civile; lo stemma del vescovo è quello di Girolamo Righetto.

Nel museo liturgico parrocchiale sono conservati diversi paramenti sacri, piviali, pianete, stole e manipoli con gli stemmi dei vescovi Giovanni Vincenzo de Filippi e Francesco Antonio Boscaroli.

Nel Santuario della Madonna dell'Angelo si trova la tomba del vescovo Francesco Trevisan Suarez, sepolto ai piedi del coro; si deve a lui la prima ristrutturazione del santuario dalla forma primitiva a pianta basilicale, alla metà del XVIII secolo; la forma attuale del santuario, sulla struttura voluta dal vescovo Suarez, si deve agli ultimi lavori di ristrutturazione seguiti al voto del 2 gennaio 1944.

Un'ultima insegna dei vescovi caprulani è apposta sopra l'ingresso principale della chiesa di Santa Maria Elisabetta del Brian, con lo stemma del vescovo che ne portò a compimento i lavori di costruzione, Francesco Antonio Boscaroli.

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Cronotassi

Vescovi

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Vescovi titolari

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