Lucera
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Lucera (AFI: /luˈʧɛra/[6], Luciörë in dialetto lucerino, Lucérë nel locale italiano regionale[7]) è un comune italiano[8] di 30 615 abitanti[1] della provincia di Foggia in Puglia.
Lucera comune | |
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La fortezza svevo-angioina, iconico monumento nazionale della città | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Puglia |
Provincia | Foggia |
Amministrazione | |
Sindaco | Giuseppe Pitta (lista civica) dal 5-10-2020 |
Territorio | |
Coordinate | 41°30′N 15°20′E |
Altitudine | 219 m s.l.m. |
Superficie | 339,79 km² |
Abitanti | 30 615[1] (30-4-2024) |
Densità | 90,1 ab./km² |
Frazioni | vedi elenco frazioni |
Comuni confinanti | Alberona, Biccari, Castelnuovo della Daunia, Foggia, Pietramontecorvino, San Severo, Torremaggiore, Troia, Volturino |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 71036 |
Prefisso | 0881 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 071028 |
Cod. catastale | E716 |
Targa | FG |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 473 GG[3] |
Nome abitanti | lucerini |
Patrono | santa Maria, san Francesco Antonio Fasani e san Rocco di Montpellier |
Giorno festivo | 16 agosto, 29 novembre |
Soprannome | chiave di Puglia[4] |
Motto | S.P.Q.L.[5] (Senatus PopulusQue Lucerinus) |
Cartografia | |
Posizione del comune di Lucera nella provincia di Foggia | |
Sito istituzionale | |
In virtù della sua posizione geografica di rilevante interesse Lucera fu storicamente contesa tra le varie popolazioni dominanti, a partire dall'epoca romana e per tutto il medioevo. Nota per la sua fortezza svevo-angioina e il suo anfiteatro augusteo[9], sede vescovile almeno dal V secolo, fu capoluogo della provincia di Capitanata e del contado di Molise dal 1584 al 1806[10].
Il territorio ha una superficie di 339,79 km² ed è distribuito su un'altitudine di 219 m s.l.m.
Secondo la classificazione sismica la città è in zona 2 (sismicità media), come stabilito dall'ordinanza PCM n. 3274 del 20 marzo 2003[11].
Ai piedi dei colli cittadini scorrono i torrenti Salsola e Vulgano, entrambi confluenti nel Candelaro. Più a sud, alla confluenza tra i torrenti Lorenzo e Celone, è presente un invaso artificiale (realizzato nel 1990).
La città è caratterizzata da un clima mediterraneo, con lunghe estati calde caratterizzate da forti escursioni termiche diurne ed inverni miti, anche se per la sua vicinanza ai Subappennini la temperatura scende anche a valori inferiori a 0 °C, temperatura esterna minima di progetto della città. I venti sono abbastanza frequenti e, seppure talvolta piuttosto forti, sono mediamente moderati.
La temperatura media annua si aggira attorno ai 15 °C e le precipitazioni si attestano ad un valore medio di 497 mm/anno. Sono rare, ma non mancano, le precipitazioni nevose[12].
Dal punto di vista legislativo il comune di Lucera ricade nella fascia climatica D[13] in quanto i gradi giorno della città sono 1473, dunque il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 12 ore giornaliere dal 1º novembre al 15 aprile.
Il toponimo "Lucera" ha origini incerte, visti i molteplici nomi con cui il borgo è chiamato nelle fonti storiche. L'appellativo della città potrebbe derivare dal nome della tribù serviana dei Luceres, anche se secondo alcuni sarebbe da ricondurre alla dea Lucina che fu venerata in città[14].
Un altro studio suffraga l'ipotesi che uno degli appellativi con cui la città era conosciuta nel Medioevo provenga dalle colline su cui poggia la città. Esse infatti erano coperte di un bosco, sacro agli dei; nel primitivo linguaggio etrusco “bosco sacro” era detto luk-eri (luk in latino è lucus, eri significa "sacer, sacro"). Dall'etrusco Lukeri si arriva così a Luceria[15]. Tuttavia, non è da escludere che il nome Lucera derivi dal greco leuka eria che significa “lana bianca”, perché anche i poeti latini Orazio e Marziale lodarono Lucera per la rinomata lana delle sue greggi e per i suoi pascoli, così come non si può escludere che Lucera derivi dal praenomen Lucius di Dauno, re eponimo dei Dauni, o più genericamente dalla parola latina lucem (da lux che significa luce), alla quale anche le precedenti ipotesi sono comunque etimologicamente connesse[14].
Le prime testimonianze di vita nell'area della città sono state individuate sul Colle Albano, dove sono state rinvenute tracce di alcuni villaggi neolitici del III millennio a.C.
Considerata un'antica città dei Dauni, così definita dal geografo greco Strabone[16] (58 a.C.-24 d.C.) nella narrazione della leggenda secondo la quale Diomede, re d'Etolia, dopo la distruzione di Troia, fuggì verso l'Apulia e si stabilì presso Lucera, dove depose le armi e il Palladio nel tempio di Athena Iliàs. Tra i rinvenimenti di età daunia, si ricorda il carrello di Lucera, un gruppo di bronzetti con figure umane ed animali, oggi esposti quasi tutti presso l'Ashmolean Museum di Oxford[17].
In età repubblicana venne contesa tra i Sanniti e i Romani. Questi ultimi, durante la seconda guerra sannitica (326-304 a.C.), nel tentativo di prestare soccorso a Luceria, subirono una grave sconfitta nella Battaglia delle Forche Caudine (321 a.C.) e furono costretti a passare sotto il giogo dei Sanniti[18], ma il console Lucio Papirio Cursore nel 320 a.C. mise sotto assedio la città e sconfisse i Sanniti, che dovettero arrendersi e passare sotto il giogo dei romani[19], ottenendo per questa vittoria il trionfo a Roma[20]. Dopo che i consoli Petilio e Sulpicio sedarono una ribellione, nel 314 a.C. Luceria fu trasformata in colonia di diritto latino, ricevendone ampia autonomia, propri magistrati e diritto di conio; fu dedita al culto di Minerva come testimoniano i ritrovamenti della "stipe votiva" del Salvatore conservata presso il museo civico di archeologia urbana. Luceria restò al fianco di Roma nella guerra contro Pirro (280-275 a.C.) e nella seconda guerra punica contro Annibale (218-201 a.C.), e, durante guerra civile del 49 a.C., fu quartier generale delle truppe di Gneo Pompeo Magno, che vi risiedette per due settimane.[21]
A partire dall'età imperiale, la città assunse un ruolo di primaria importanza nella Regio II Apulia et Calabria, con la sua monumentalizzazione e istituzioni di edifici pubblici, tra cui l'anfiteatro augusteo, edificato dal magistrato Marco Vecilio Campo in onore di Augusto. Si registra inoltre la fondazione di una delle prime comunità cristiane, organizzatasi in diocesi in età costantiniana[22], quando Costantino I concede a Luceria l'appellativo di Civitas Constantiniana[23]. Al V secolo, è datato il nucleo paleocristiano di San Giusto, i cui mosaici pavimentali della chiesa A sono esposti presso ex convento del Santissimo Salvatore.
Quando l'Impero romano decadde, la contesa si spostò tra i longobardi e i bizantini. L'imperatore bizantino Costante II nel 663 prese la città e pare che venne quasi completamente distrutta.
Dopo la conquista normanna ebbe diversi feudatari ma giocò un ruolo marginale rispetto al passato. Questa situazione si capovolse all'avvento degli svevi, in particolare con l'imperatore Federico II, che decise di insediarvi i musulmani ribelli della Sicilia a partire dal 1223. La città assunse fattezze arabe, con una moschea, una scuola coranica, libertà di culto e commercio, e nel 1233 l'imperatore fece erigere il suo Palatium su colle Albano. La colonia islamica di Lūǧārah[24] (o nella variante in arabo Lūshīra[25]) restò fedele alla casata sveva, a cui forniva arcieri, ospitando anche Manfredi, Sultano di Lucera[26] (durante il tradimento di Giovanni Moro, ucciso per aver cercato di mettere Luceria Sarracenorum nelle mani di papa Innocenzo IV)[27], e aiutandolo a vincere contro le truppe papali presso Foggia, conquistando la città il 2 dicembre 1254. Nel 1255, papa Alessandro IV emise la bolla Pia Matris contro Manfredi e i Musulmani di Luceria, inneggiando ad una crociata contro di essi.[28] I saraceni di Lūǧārah combatterono al fianco di Manfredi fino alla sua morte nella battaglia di Benevento del 1266, che segnò l'entrata in scena degli Angiò.
Nel febbraio 1268 papa Clemente IV indisse una Crociata per debellare i musulmani[29], ma Lūǧārah rifiutò l'obbedienza a Carlo I d'Angiò e resistette al lungo assedio (con l'aiuto di Guglielmo de Parisio), anche dopo l'assassinio di Corradino, arrendendosi per fame il 27 agosto 1269; i saraceni furono privati della libertà di governarsi seguendo le leggi islamiche e furono gravati di un pesante tributo di guerra. Nei pressi del Palatium federiciano, l'angioino fece realizzare una maestosa fortezza, abitata da coloni cristiani provenienti dalla Provenza[30].
Carlo II d'Angiò, nell'anno del primo Giubileo (1300) indetto da papa Bonifacio VIII, decise di depopolare la città affidando l'incarico al miles Giovanni Pipino da Barletta, che dal 15 al 24 agosto perpetrò un eccidio dei saraceni, in parte massacrati e in parte venduti come schiavi o costretti a convertirsi al Cristianesimo[31][32]. A seguito dell'abbattimento delle mura e della moschea, la città venne ripopolata con cristiani e rinominata Civitas Sanctae Mariae: vennero edificate le chiese, tra le quali la Cattedrale dell'Assunta e al suo interno fu collocata una statua mariana, invocata da allora col titolo di Santa Maria Patrona di Lucera. Il dominio angioino portò con sé anche la riformulazione del terraggio.
Sotto gli Aragonesi, nel Quattrocento per pochi decenni la città divenne sede della Regia dogana della mena delle pecore di Puglia ma, a partire dalla fine del secolo successivo, fu stabilmente sede della Regia Udienza, con a capo il preside (governatore) provinciale.
Dall'inizio del Cinquecento, la città fu sotto il dominio spagnolo e il titolo di Civitas Sanctae Mariae fu sempre meno usato, sostituito dall'attuale nome di Lucera.
Nel 1642 il viceré spagnolo Ramiro Guzmán assegnò la città Lucera in feudo al conte Mattia Galasso, su ordine del re Filippo IV. La città subì quindi l'abolizione di tutti i privilegi conferitigli da Carlo II d'Angiò, fino al 20 dicembre 1691 quando fu dichiarata “città libera, in virtù del potente patrocinio di Santa Maria.”[33]
A cavallo fra il Seicento e il Settecento, Lucera fu anche al centro della vita di frate Francesco Antonio Fasani (1681-1742), chiamato Padre Maestro; fu gran predicatore e innamorato della Vergine Immacolata, amante dei poveri e dei sofferenti. A seguito dei danni provocati dal forte terremoto del 20 marzo 1731, fece restaurare la chiesa trecentesca di San Francesco, riconsacrata nel 1739. Canonizzato nel 1986 da papa Giovanni Paolo II, oggi è il compatrono della città.
Sotto il dominio napoleonico Lucera iniziò a perdere la sua centralità amministrativa, superata dall'attuale capoluogo di provincia, Foggia. Perse infatti la titolarità di sede del capoluogo nel 1806.
Il 31 luglio 1887 venne inaugurata la stazione ferroviaria e la relativa tratta Lucera-Foggia[34].
Durante la Grande guerra Lucera perse 157 uomini[35] e numerosi furono i mutilati; la città continuò ad impoverirsi e anche l'economia ebbe il suo tracollo.
Durante la seconda guerra mondiale, Lucera non fu mai bombardata e mai attaccata. Le migliaia di sfollati di Foggia e dei centri limitrofi trovarono riparo a Lucera nella chiesa di San Matteo e nei locali degli antichi conventi.
Lucera fiorì per le industrie molitorie e di laterizi. Vi fu un aumento delle colture ortofrutticole e di allevamenti di bestiame. Tutto ciò comportò la nascita di alcune banche locali, l'incremento demografico e la nascita di nuovi quartieri.
Nel 1967 la tratta ferroviaria Lucera-Foggia venne chiusa, in quanto il percorso era ormai obsoleto e necessitava di lavori di restauro, e solo il 14 luglio 2009, ha ripreso a funzionare. Tuttavia il progetto iniziale contemplava la realizzazione di un proseguimento della stessa linea verso Campobasso così da consentire i collegamenti con Roma[36].
Dopo secoli di attività, per decisione del Ministro della Giustizia Paola Severino, e della successiva Anna Maria Cancellieri, nonostante le proteste degli avvocati, della popolazione e dei sindaci del comprensorio di Lucera[37], il 14 settembre 2013 la Procura di Lucera viene chiusa e i documenti portati a Foggia. Il 31 agosto 2015 segna la data di chiusura definitiva del Tribunale.[38]
Lo stemma, riconosciuto con D.C.G. del 6 settembre 1935,[39] ha la seguente blasonatura:[8]
«d'azzurro, al leone passante al naturale su una campagna di verde, tenente nella branca anteriore destra una banderuola con l'effige della Vergine Assunta avente nelle braccia Gesù Bambino, sormontato da una fascia di argento con la sigla S.P.Q.L.»
Lo stemma viene fatto risalire all'età angioina: il leone rappresenterebbe re Carlo II di Napoli, che fondò la Civitas Sanctae Mariae.[40]
Il gonfalone civico, anche questo concesso con il decreto del 1935, ha la seguente descrizione:[8]
«drappo di colore azzurro, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dello stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in oro Città di Lucera.»
Lucera conserva un centro storico, con significativi monumenti, per il quale ha ottenuto il riconoscimento regionale di città d'arte, confermato con determina della Regione Puglia il 13 dicembre 2017[42].
Il duomo della città in stile gotico-angioino, costruito a partire dal 1302 e voluto da Carlo II d'Angiò dopo lo sterminio della colonia saracena. Al suo interno è venerata la statua trecentesca di Santa Maria Patrona di Lucera, il monumento funebre dei gemelli Mozzagrugno attribuito a Pietro Bernini, i resti del Beato Agostino Kazotic, un raffinato crocifisso di scuola renana e altre opere d'arte, inclusi altari e affreschi.
Costruzione riconducibile al XIV secolo, considerata uno dei principali luoghi di culto cattolico della città nonché Monumento Testimone di una Cultura di Pace. Dedicata a San Francesco d'Assisi, oggi è Santuario di San Francesco Antonio Fasani, le cui reliquie sono conservate sotto l'altare maggiore.
Costruita all'inizio del XV secolo ha annesso un convento oggi sede della Biblioteca e Pinacoteca Comunale.[43]
Originariamente costruita nel XIV secolo ora visibile in forma barocca. Ha custodito fino al 1812 le spoglie del Beato Agostino Kazotic, vescovo di Lucera dal 1322 al 1323. L'annesso monastero è oggi la sede della locale Stazione dei Carabinieri. Al suo interno è possibile visitare la cella dove la tradizione vuole che il beato pregasse.
Costruita nel XIV secolo e, con annesso convento, ha subìto una lunga serie di modifiche durante gli anni.
Costruita nel XIV secolo, di particolare interesse per la sua cupola con maioliche.
La chiesa con annesso ex convento furono costruiti tra il XIV e il XV secolo[44]
Originariamente costruita nel XIV secolo, fu riedificata completamente nel XVI secolo.
Costruita nel XV secolo e ampliata nel secolo successivo, comprendeva anche l'adiacente convento oggi struttura statale.
Costruita nel 1753 dai frati carmelitani e in stile barocco si staglia nell'omonima piazza. Al suo interno custodisce l'icona medievale della "Vergine del Monte Carmelo", venerata in origine nell'antico convento extra moenia. Pregevoli sono anche gli altari, tra cui spicca quello dedicato all'Addolorata, al cui centro è incastonata una celebre tela di Francesco De Mura.
Risalente al 1558 attualmente presenta caratteri dello stile barocco. Custodisce la statua lignea della cosiddetta "Madonna della Misericordia" risalente al XIV secolo.
Originariamente medievale, venne abbattuta e ricostruita diverse volte fino a quando, in accordo con la famiglia Curato, fu definitivamente sistemata nell'omonima piazza a partire dal 1900[45]. Custodisce la statua lignea della cosiddetta "Madonna della Vittoria" risalente al XIV secolo.
Di probabile fondazione paleocristiana, ha subito numerose modifiche nel corso del secolo. Al suo interno custodisce un affresco medievale raffigurante la Madonna della Spiga e una statua devozionale di San Ciro martire.
Costruita per volere di Giovanni Pipino da Barletta subito dopo lo sterminio della colonia saracena del 1300 attualmente presenta caratteri dello stile barocco. L'annesso convento è stato riconvertito nell'attuale Convitto Nazionale "Ruggiero Bonghi".
Si tratta della cappella dell'ex convento dei Cappuccini. Al suo interno, è conservata una pregevole statua di Sant'Anna.
Il centro storico di Lucera è ricco di palazzi, costruiti soprattutto nei secoli XVII e XVIII come dimore private delle maggiori famiglie della città; gli stili architettonici rappresentati nel centro cittadino sono molti, dal neogotico, al barocco all'eclettico sino al liberty e al razionalismo del dopoguerra. Interi quartieri sono composti da palazzi nobiliari, come nel rione San Giacomo o in Piazza della Repubblica, dove il tessuto urbano e i palazzi ricorda la Lucera dell'ottocento[46]. La storia degli edifici civili lucerini si estende fino ai giorni nostri, comprendendo le numerose architetture moderne caratterizzanti le zone di più innovativa concezione del territorio cittadino.[47][46]
Fra i palazzi pubblici, si ricorda:
Fra le dimore private, si ricordano:
Fra le altre strutture abitative, si ricordano:
Fin dai tempi romani, Lucera era cinta di solide mura (di cui oggi restano solo alcuni tratti nei pressi del cimitero comunale) con l'apertura di quattro porte di accesso (Porta Ecana, Porta Albana, Porta Sacra e Porta Arga), più volte ricostruite nel corso dei secoli. Per difendere la città, Roberto d'Angiò, denominato il saggio, su richiesta degli abitanti cinse la città con nuove solide mura e cinque porte: Porta Troia a sud, Porta Sant'Antonio Abate a nord-ovest, Porta San Severo a nord, Porta San Giacomo ad est e Porta Foggia a sud-est). L'opera deperì col passare del tempo, fino a quando gli avanzi furono completamente rimossi dall'Amministrazione municipale a partire dal 1853[48].
Le porte sono:
È la prima porta delle mura, ancora esistente, e si trova all'inizio di corso Manfredi. Essa, ai tempi dei romani, era chiamata porta Ecana, e segnava l'ingresso nella città, provenendo da Aecae, lo snodo della via appia-traiana. Successivamente alla rifondazione della città ecana con la denominazione attuale di Troia, anche la porta cambia il proprio nome. Oggi segna l'entrata del "rione alle Mura" ed è l'accesso sud al centro storico, in corrispondenza della stazione ferroviaria. Si tratta dell'unico arco di epoca angioina, risalente agli ultimi anni di regno di Roberto d'Angiò, che si affaccia su Piazza del Popolo. La porta medievale è simile a quella contemporanea di Porta Napoli eretta a Sulmona, con l'arco a sesto acuto e la facciata a grosse bugne rettangolari[49][50].
Costruita nel medioevo, la porta Sant'Antonio Abate prende questo nome poiché si trovava proprio vicino alla Chiesa di Sant'Antonio abate e segnava l'entrata nord-ovest nel centro storico, lungo via Federico II, verso il colle Belvedere, dove attualmente sorge la Villa comunale. Si ritiene che al tempo dei romani, la porta si aprisse fra il colle Albano e il colle Belvedere, secondo la mappa disegnata da Rocco del Preite a fine '600, e alcuni storici la denominarono Porta Albana. Con gli angioini l'area della fortezza venne separata dalla città, forse con l'arretramento delle mura e l'apertura di una nuova porta, che prenderà successivamente il nome di Porta Sant'Antonio Abate.
Costruita nell'attuale Piazza di Martiri di via Fani e in prossimità di Piazza delle Terme Romane, la porta San Severo prende questo nome poiché segnava l'entrata nord nel centro storico, collegando Lucera alla vicina città di San Severo. In alcune fonti si ritrova anche come Porta Casalis Novi (dalla denominazione di un centro nei pressi di San Severo). Venne abbattuta nel 1860[48].
La porta San Giacomo si apriva in un punto imprecisato delle mura, segnando l'entrata est nel centro storico in direzione dell'antico casale di San Giacomo sito extra moenia.
È la seconda porta delle mura, ancora esistente, e si trova all'inizio di corso Garibaldi. Costruita nel medioevo, la porta Foggia prende questo nome poiché segnava l'entrata sud-est nel centro storico, collegando Lucera alla vicina città di Foggia. Si ritiene che al tempo dei romani, la porta si aprisse più a sud, verosimilmente all'altezza dell'incrocio di Viale delle Porte Antiche con Viale Giovanni Paolo II, e si chiamava porta Arga, secondo la mappa disegnata da Rocco del Preite a fine '600, poiché collegava Lucera alla vicina città di Arpi. Oggi segna l'entrata del "rione san Giovanni" ed è l'accesso sud al centro storico, affacciandosi su Piazza di Vagno. Si tratta della ricostruzione ottocentesca della porta medievale[51].
L'architettura militare più imponente è la fortezza svevo-angioina, risalente al XIII secolo, di età federiciana (per quanto riguarda il Palatium) e età angioina (per la cinta muraria e il suo interno). Ad oggi l'intera area costituisce zona archeologica. Sono infatti visibili tracce di epoche diverse: capanne neolitiche, ruderi del periodo romano, paleocristiano, svevo e angioino.
La presenza di siti archeologici che raccontano la Lucera romana è di grande rilievo, soprattutto considerando la varietà dei resti che sono venuti alla luce nel corso dei secoli. I bronzetti antropomorfi e zoomorfi, rinvenuti nel 1800 sulla collina della fortezza, sono pertinenti a un carrello cultuale, attribuibile a un contesto funerario che ha restituito altri elementi del corredo, databile VII secolo a.C. I corredi delle tombe a grotticella scoperte vicino alla fortezza, provano la forte ellenizzazione del centro. L’area urbana della colonia latina venne definita con la costruzione della cinta muraria in blocchi di arenaria. La stipe votiva rinvenuta sul colle del Belvedere, ricca di ex voto e frammenti fittili di decorazione architettonica e frontonale, si riferisce a un santuario urbano, identificabile con quello di Atena Iliàs noto dalle fonti, impiantato dopo la fondazione coloniale su un luogo di culto daunio degli inizi del IV sec. a.C.
L'anfiteatro[52] è un monumento di epoca romana situato nella periferia est della città. Risale all'età augustea ed è fra i più antichi dell'Italia meridionale.[53] Per le sue notevoli dimensioni, risulta essere la più importante testimonianza romana di tutta la Puglia, nonché più antico del Colosseo di Roma (Anfiteatro Flavio)[54]. Fu realizzato per un pubblico numeroso, con una capienza tra i 16.000 e i 18.000 spettatori.[55]
Il sito archeologico del periodo medievale è la fortezza svevo-angioina, al cui interno sono visibili tracce di epoche diverse: capanne neolitiche, ruderi del periodo romano, paleocristiano, svevo e angioino.
Sono diverse le piazze di Lucera che hanno rilevanza storica, architettonica, sociale o commerciale. Tra le più celebri piazze del centro storico, vi sono:
Dove si aprono e dove si aprivano le porte cittadine, sorgono altrettante piazza:
Abitanti censiti[56]
Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti a Lucera con regolare permesso di soggiorno (dati ISTAT) assommavano a 1 272, pari al 3,45% della popolazione comunale[57]. Le dieci nazionalità più rappresentate al 31 dicembre 2019 erano:
La festa di Santa Maria Patrona, in dialetto lucerino i fist d'agust, è la festa patronale in onore della patrona principale della città e della diocesi di Lucera-Troia, che si svolge annualmente il 14-15-16 agosto[58]. I festeggiamenti si ricollegano alla ripresa del culto della Vergine dopo la conquista della città e la distruzione della colonia saracena a opera degli angioini nel 1300.
Con l'inizio della Quaresima, la città di Lucera viene riempita di numerose bambole di pezza, le Quarantane[59]. Le cosiddette “Vedove del Carnevale” sono vestite di stracci neri con la faccia bianca funerea e l'arancia con le sette penne, di cui sei nere che simboleggiano le domeniche di penitenza e una sola bianca che simboleggia la Santa Pasqua. Vengono arse in un falò il lunedì di Pasquetta.[60] Vari i riti della Settimana Santa, tra cui la tradizione dei “Sepolcri”, ovvero la visita agli altari della deposizione praticata la sera del Giovedì santo dai fedeli che affollano le vie del centro storico che collegano la Chiesa del Carmine, il Santuario di san Francesco Antonio Fasani e la Cattedrale dell'Assunta. La sera del Venerdì Santo si assiste alla secolare processione dal Santuario di san Francesco Antonio Fasani: vi prendono parte le parrocchie, le confraternite e il clero, seguiti dalle tre venerate statue del Crocifisso, del Cristo morto e dell'Addolorata; al rientro, in Piazza Tribunali, la lettura della Passione di Cristo fa da cornice al movimento delle statue. Nella tarda mattinata della Domenica di Pasqua, dalla chiesa di Sant'Antonio Abate si snoda la silenziosa processione di Gesù Risorto.
«Món ‘a pròt o calcagn e èsc u sangh p’u nas
(Scaglia la pietra per colpire il tallone, ma gli esce il sangue dal naso)»
Il dialetto lucerino, parlato nella città di Lucera e in alcune frazioni limitrofe, è classificato tra i dialetti pugliesi settentrionali che appartengono al gruppo dei dialetti italiani meridionali. Di probabile derivazione greco-latina, ha affinità con l'arabo, il francese, lo spagnolo e il tedesco[62].
È una variante di lingua napoletana; si differenzia dal dialetto foggiano e dagli altri parlati del Tavoliere, dal dialetto garganico e dai dialetto apulo-barese, con i quali presenta delle affinità[63].
La città è sede della diocesi di Lucera-Troia, che comprende 19 comuni. La diocesi, suffraganea dell'arcidiocesi di Foggia-Bovino, nacque nel 1986 dall'unificazione delle diocesi di Troia e Lucera, entrambe di antica origine.
Papa Giovanni Paolo II la visitò il 25 maggio 1987, per venerare il corpo di San Francesco Antonio Fasani, da lui canonizzato l'anno precedente, e per rendere omaggio all'icona angioina di Santa Maria, definendola "città della luce e della voce"[64].
Hanno sede a Lucera numerose scuole di ogni ordine e grado, di cui 16 dell'infanzia, 8 primarie e 3 secondarie di primo grado; le scuole secondarie di secondo grado si dividono in 5 licei (1 artistico, 1 classico, 1 scientifico, 1 linguistico, 1 delle scienze umane), 2 istituti tecnici (1 a indirizzo economico e 1 a indirizzo tecnologico), 2 istituti professionali (dell'industria e dell'artigianato)[65].
Già sede universitaria di chirurgia, diritto e procedure penali, Lucera col passare del secoli perse tutte le cattedre. Dal 2001 al 2008 è stata sede distaccata dell'Università degli Studi di Foggia[66].
Lucera è stata scelta come location di vari set cinematografici. Nel 1923 fu girato il film Maria ...vieni a Marcello[70]. Nel 1976 fu la volta de Il soldato di ventura di Pasquale Festa Campanile, con Bud Spencer, Enzo Cannavale e Oreste Lionello[71]. Segue nel 1987 il film di Massimo Troisi, Le vie del Signore sono finite, con protagonista lo stesso Troisi, con Marco Messeri e Enzo Cannavale, vincitore di un Nastro d'argento per la miglior sceneggiatura[72]. Qualche anno dopo, nel 1990, proprio all'interno della fortezza svevo-angioina sono girate le prime sequenze de La sposa di San Paolo, film storico dedicato al tarantismo diretto da Gabriella Rosaleva e prodotto da Fulvio Wetzl. Negli Anni Duemila, diverse sono state le produzioni cinematografiche al lavoro in città: Il procuratore (2000)[73], Ti voglio bene Eugenio (2001)[74], Il diario di un prete (2002)[73], Come il vento film del 2013 di Marco Simon Puccioni, con Valeria Golino, Filippo Timi e Enrico Silvestrin, ispirato ad una storia vera ed incentrato sulla vita di Armida Miserere[75]. Le più recenti riprese sono quelle del film La cornice (2017)[76] con Lorenzo Flaherty e Maria Grazia Cucinotta, e In viaggio con Adele (2018) di Alessandro Capitani, con Alessandro Haber, Sara Serraiocco e Isabella Ferrari.[77] Vari anche i cortometraggi girati a Lucera, tra i quali Un "corto" per un grande prodigio (2014)[78], per la regia di Daniele Costantini, con l'attrice lucerina Francesca Di Maggio[79] sulla vita di San Francesco Antonio Fasani, e Sadiq (2020), un cortometraggio storico sulla storia di Lucera, scritto e diretto da Andrea Vellonio e Agostino Di Cio.[80]
La cucina cittadina in generale si basa sui tre prodotti agricoli principali della regione cioè il grano, l'olio e il vino. È arricchita anche da ortaggi e frutta, abbondanti nell'agricoltura locale, e dalla produzione del pane e delle paste alimentari casalinghe: orecchiette, cavatelli, lasagne, troccoli e fusilli (ossia maccheroni arrotolati)[81].
Con la pasta fatta in casa si preparano anche panzerotti ripieni di ricotta, pomodoro, mozzarella o salsiccia piccante, pettole, pizze rustiche, focacce, taralli e gli scagliozzi, ossia fette di polenta fritta, preparate e vendute per le strade della città[82].
Condimenti sovrani sono l'olio d'oliva e l'aglio. Ottime sono le minestre di verdure e quelle a base di pane (pancotto), ceci, fave con cicorie, cavoli, sedani e finocchi che compaiono in tavola anche da soli con olio e aceto.
I piatti di carne sono per lo più a base di agnello, maiale (capocolli e salsicce varie, soprattutto condite con peperoncino), coniglio e cacciagione[83].
Come in molte parti del Mediterraneo, il vino accompagna i pasti lucerini. La tipica bevanda alcolica è il Cacc'e Mmitte, un vino DOC (denominazione attribuita nel 1975) la cui produzione è consentita nella zona compresa tra le pendici del Subappennino dauno e l'alto Tavoliere, nei territori dei comuni di Lucera, Biccari e Troia[84].
Il primo piatto tipico sono i Cicatelli, accompagnate da verdure spontanee, in particolare con la rucola che cresce all'interno delle mura della fortezza svevo-angioina[85].
Altri primi piatti:
I secondi piatti della tradizione lucerina sono:
I dolci tipici sono:
Il corteo storico di Lucera[96] con il “Torneo delle chiavi” è una manifestazione storico-folkloristica che si tiene a Lucera dal 1983 nell'agosto di ogni anno, e che si ispira liberamente alle vicende storiche del periodo di Carlo II d'Angiò e della fondazione della Civitas Sanctae Mariae sulle rovine della Luceria Sarracenorum.[97] Oltre duecento personaggi in costumi dell'epoca attraversano la città per rievocare l'eccidio dei Saraceni ad opera di Pipino da Barletta.[98]
La città è suddivisa in cinque macro aree chiamate "zone": Zona nord, Zona sud, Zona ovest, Zona est e Zona centro.
Quartieri | Zona |
---|---|
Cappuccini - Ospedale - Porta San Severo - San Matteo - Santa Lucia - Terme Romane - Torretta | Zona nord |
167 CEP - Ferrovia - Mura - Pezza del Lago - Porta Troja | Zona sud |
Porta Croce - San Francesco | Zona ovest |
Anfiteatro - Lucera Due - Lucera Tre - Porta Foggia - San Giacomo - San Giovanni - Santa Caterina | Zona est |
Carmine - Carpentieri - Cassella - Convitto - Duomo - Piazza Mercato - San Domenico - San Leonardo | Zona centro |
Il comune è suddiviso in 25 frazioni, qui di seguito elencate;[Chiarire la differenza tra frazioni, centri abitati, nuclei abitati e case sparse]
La città è servita dalla Strada statale 692, già nuova strada ANAS 2 Tangenziale Ovest di Lucera (NSA 2), il cui percorso si snoda nel territorio comunale. Rappresenta una variante al passaggio per il centro abitato di Lucera per tutto il traffico proveniente dal Molise (ovest) e diretto nella zona di San Severo e del Gargano (nord), e viceversa.
Per Lucera passano inoltre diverse strade statali e provinciali:
Le due principali stazioni ferroviarie sono:
Oltre alle stazioni più importanti, è presente nel territorio comunale anche la stazione di Lucera Don Bosco, usata principalmente come scalo di smistamento, passante.
Costruito alla fine del 1943 dagli americani[101], situato a circa 13 km a nord-ovest di Foggia, con una pista di volo, una torre di controllo in acciaio, strutture per il personale e per il ricovero degli apparecchi[101].
L’aeroporto diventò operativo dal febbraio del 1944 e da esso prendevano il volo i Boeing B-17 Flying Fortress[101], conosciuti anche come Fortezze volanti, aerei quadrimotore della classe dei bombardieri pesanti. Dall'aeroporto durante il conflitto mondiale partirono missioni d’appoggio alle forze impegnate ad Anzio e Cassino, azioni di appoggio all’esercito russo impegnato nei Balcani e successivamente le unità stanziate a Lucera supportarono l’avanzata degli alleati nella pianura padana con bombardamenti strategici su vie di comunicazione e centri di comando tedeschi. Negli ultimi mesi di attività la base aerea lucerina ospitò i North American P-51 Mustang[101], del 332º Gruppo Caccia denominato "Tuskegee Airmen", una squadriglia di volo composta integralmente da piloti afroamericani[101].
Il trasporto pubblico urbano è organizzato su 3 linee di autobus ed è operato da mezzi della ditta Lucera Service s.c.a.r.l., la quale serve oltre la città, le frazioni vicine[102].
I collegamenti interurbani sono gestiti da tre imprese di trasporto (Ferrovie del Gargano, Marino Autolinee e SITA).
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
1944 | 1946 | Giovanni Amicarelli | Sindaco | [103] | |
1946 | 1947 | Libero Giulio Follieri | Sindaco | [103] | |
1947 | 1948 | Giovanni Amicarelli | Sindaco | [103] | |
1948 | 1952 | Paolo Spina | Sindaco | [103] | |
1952 | 1952 | Francesco Capano | Comm. pref. | [103] | |
1952 | 1956 | Mario Ferrone | Sindaco | [103] | |
1956 | 1961 | Giuseppe Papa | Sindaco | [103] | |
1961 | 1962 | Biagio Di Giovine | Sindaco | [103] | |
1962 | 1963 | Emanuele Loperfido | Comm. pref. | [103] | |
1963 | 1968 | Giuseppe Papa | Sindaco | [103] | |
1968 | 1977 | Vincenzo Scarano | Sindaco | [103] | |
1977 | 1978 | Natale D'Agostino | Comm. pref. | [103] | |
1978 | 1979 | Mario Carrescia | Sindaco | [103] | |
1979 | 1983 | Biagio Di Giovine | Sindaco | [103] | |
1983 | 1984 | Domenico Albano | Sindaco | [103] | |
1984 | 1985 | Michele Pepe | Sindaco | [103] | |
1985 | 1988 | Vincenzo di Siena | Sindaco | [103] | |
1988 | 9 giugno 1992 | Giuseppe Melillo | Democrazia Cristiana | Sindaco | [103] |
11 settembre 1992 | 28 marzo 1993 | Salvatore Tropea | Comm. pref. | [103] | |
28 marzo 1993 | 31 marzo 1994 | Antonio Di Matto | Partito Socialista Italiano | Sindaco | [103] |
20 giugno 1994 | 5 dicembre 1994 | Agostino Ricucci | Comm. pref. | [103] | |
31 dicembre 1994 | 30 novembre 1998 | Domenico Bonghi | Rifondazione Comunista | Sindaco | [103] |
30 novembre 1998 | 29 ottobre 2001 | Domenico Bonghi | Sinistra | Sindaco | [103] |
29 novembre 2001 | 11 giugno 2002 | Vincenzo Madonna | Comm. pref. | [103] | |
11 giugno 2002 | 11 giugno 2007 | Giuseppe Labbate | centro destra | Sindaco | [103] |
11 giugno 2007 | 17 ottobre 2008 | Vincenzo Morlacco | lista civica | Sindaco | [103] |
7 novembre 2008 | 8 giugno 2009 | Michele Di Bari | Comm. pref. | [103] | |
8 giugno 2009 | 27 giugno 2014 | Pasquale Dotoli | centro destra | Sindaco | [103] |
27 giugno 2014 | 13 giugno 2019 | Antonio Tutolo | lista civica: Lista Tutolo | Sindaco | [103] |
13 giugno 2019 | 26 luglio 2020 | Antonio Tutolo | lista civica: Lista Tutolo | Sindaco | [103] |
26 luglio 2020 | 5 ottobre 2020 | Ernesto Liguori | Comm. pref. | [103] | |
5 ottobre 2020 | in carica | Giuseppe Pitta | lista civica: Lista Tutolo | Sindaco | [103] |
Nel comune ha sede la società di calcio Unione Sportiva Lucera Calcio, fondata nel 1928 militante nel campionato di Promozione Pugliese. I colori della squadra, che gioca allo stadio comunale di Lucera, richiamano quelli del comune, il bianco e l'azzurro.
Lucera ha ospitato il Giro di Puglia ed è stata sede di partenza o arrivo del Giro d'Italia in diverse occasioni:
La principale squadra di pallacanestro del comune è la Sveva Pallacanestro Lucera, militante nel campionato di Serie B
La principale squadra di pallavolo del comune è la A.s.d. Volleyball Lucera, militante nel campionato di serie C.
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