Non pozzo lasciare Carmelina sola, e poi se lo viene a sapere lo sposo addio matrimonio; quello è abruzzese, gente del nord, pieno di arie... (Ferribotte)
Vabbè che è Carnevale e o... ogni scherzo vale, ma proprio da me venite?! (Peppe) [Ai compagni quando gli propongono di fare la "pecora" per farsi arrestare e consentire a Cosimo di uscire]
Chi c'ha una sigaretta e nun me la vo' dà, gli possa morire il padre e la madre. [silenzio] Tutti orfani... (Cosimo)
Come film è una vera schifezza! (Dante Cruciani) [alludendo al filmino che Tiberio ha girato con il teleobiettivo per capire le caratteristiche della cassaforte del Monte dei Pegni che devono scassinare]
Il sistema che usava il famoso fu Cimin [...] Macché cinese, veneziano era! "Fu" sarebbe che (e ruota le dita per far capire che è morto), "Cimin" era il cognome, no?! (Dante Cruciani)
Cadum!Cadum! la saponetta delle donne belle! (La banda canta sul terrazzo per non dare sospetti al brigadiere).
[Al brigadiere venuto a fare l'ispezione] Buongiorno brigadiere, come vede, si lavicchia! (Dante Cruciani)
La prudenza non è mai troppo, ricordate: la prudenzia non è mai troppo! In bocca al lupo! (Dante Cruciani)
Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi! Voi, al massimo, potete andare a lavorare! (Tiberio) [ai complici, dopo il fallimento del colpo]
Femmina piccante, pigghiala per amante; femmina cuciniera, pigghiala per mugliera! (Ferribotte)
Ragassuoli, ho paura che abbiamo rotto la cannella del gas. (Capannelle) [mentre riscalda degli involtini dopo il colpo fallito]
Senti, dà retta a me: la capoccia mettila a riposo che è meglio. Tu sei forte, gagliardo: pala e piccone, quello è il genere tuo. (Tiberio) [a Peppe]
Ma guarda dove son capitato, fra i lavoratori! (Capannelle)
Peppe, ma dove vai... dove vai? Peppe, ma ti fanno lavorare, sai! (Capannelle) [a Peppe, coinvolto per caso in un reclutamento di manovali]
Citazioni in ordine temporale.
Cosimo: Avvocà, io bisogna che esco, che esco subbito! [...] L'articolo 403 non va più bene, ce vo' il 117, a pagina 128. Avvocato: Ma no, al massimo il 521. Cosimo: No, quello non va più bene! Ce vo' il 124, oppure il 606! Avvocato: Ma come fai, c'è la flagranza, te lo sei scordato il 1400? Cosimo: Il 1400? E che articolo è!? Avvocato: Eh, il 1400, quello che volevi rubare!
[Nel parlatorio del carcere] Cosimo: Ahò, e strilla piano! Vicino: Eh quello me sta a di' che c'è mi' nonna che so' cinque giorni che dorme! Cosimo: E parla piano che sennò la svegli!
[Nel parlatorio del carcere] Cosimo: Guarda che quando esco se quel lavoro viene bene te compro la pelliccia, te compro. Norma: Ma perché non me sposi? Cosimo: Ma come? Me ne esco da 'na condanna e me ne vojo appioppà 'n'altra, ah matta!
Capannelle: Dimmi un po', ragassuolo: tu conosci un certo Mario che abita qua intorno? Bambino: Qui de Mario ce ne so' cento. Capannelle: Sì va bene, ma questo l'è uno che ruba... Bambino: Sempre cento so'.
[In cambio di 150.000 lire, Peppe si autoaccusa dello scasso di un auto per far scarcerare Cosimo, vero autore del reato, ma i toni drammatici e ricercati del "reo confesso" non convincono il giudice] Peppe: Eccellenza! Eccellenza, quando ho letto che u-un povero vecchio languiva, spinto da rimorso eccomi qui a espiare! Io so', eccellenza, io so' quer degenerato che ha forzato la portiera della macchina per poi fuggire! Eccellenza, quest'omo è innocente. Cosimo: Ah sei tu? Peppe: So' io, so' io... Cosimo: Brutta carogna, è per colpa tua che io ho conosciuto il disonore della cella! Signor giudice, 13 mesi hanno dato a me... [Peppe tenta di abbracciare Cosimo, ma questi lo scosta senza riguardo]Peppe: Coraggio... Cosimo: 13 mesi! A me, a un omo onesto, a un povero padre de famiglia, a un vecchio malato, per causa tua! A' Giuda! [sputa verso Peppe] Peppe: [mentre si pulisce la maglia con la manica della giacca] F-f-forse merito il suo disprezzo, ma imploro il suo perdono. Cosimo: No! Peppe: E me perdoni, so' stato pure al Divino Amore, e m-m-m'aiuti a ricostruirme 'na vita, no? Cosimo: E vabbè va, se hai riparato te perdono. Senza rancore. Peppe: Grazie, grazie! Giudice: Avete finito? Cosimo e Peppe: [insieme] Sì eccellenza, sì! Giudice: Dentro, tutti e due.
Peppe: Fai finta di allacciarti le scarpe e dai un'occhiata a quel lucchetto. Capannelle: Son senza lacci!
Peppe: Ma per forza in giro così devi andare? Capannelle: Sportivo! Peppe: Ma quale sportivo, stai in divisa da ladro...
Peppe: Cosimo, io nun c'ho rancori. Se vuoi stare con noi, alla pari. Cosimo: Cosimo nun è stato mai alla pari co' nessuno. Peppe: Allora mi dispiace, ma qui vige la "legge del menga". Cosimo: Siete 'na manica de zozzi!
Cosimo: La conosci questa? [alludendo minaccioso alla pistola che impugna, nel tentativo di rapinare lo sportello del Monte dei pegni] Impiegato[sfilandogli la pistola dalle mani]: Sicuro che la conosco! È una pistola Beretta, ma in cattivissime condizioni... mille lire.
[al funerale di Cosimo]Ferribotte: Sono sempre i più meglio che se ne vanno! Dante Cruciani: È la vita: oggi a te domani a lui!
[Capannelle, Mario e Peppe, in casa di quest'ultimo, stanno aspettando che gli altri arrivino] Peppe: Dobbiamo stare all'erta e fare le cose sc... scientifiche. [Entra Tiberio con fare tipico di chi ha appena avuto una disavventura: ha il braccio destro invalidato] Tiberio: Ciao. Peppe: Be', magari tu esageri. Ecché forziamo la cassaforte col trucco de "il braccio e la mente" [allude al furto della macchina fotografica a Porta Portese]? Tiberio: La morte ho visto! Peppe: Che t'è successo? Tiberio: Ho incontrato quello che gli abbiamo rubato la macchina cinematografica! Peppe: Che t'ha fatto? [prova a toccargli il braccio] Tiberio: Sta' fermo, m'ha scavicchiato! Mario: T'ha spezzato er braccio? Tiberio: Quaranta giorni! Peppe: E tu, niente? Tiberio: E che gli facevo? Nemmeno il dolore ho sentito, più la paura è stata! Mario: Ma quello de Porta Portese? Tiberio: Sì, proprio quello! Mi ha accompagnato a casa e gli ho dovuto ridare la macchina cinematografica. Peppe: Ti sta bene, così impari ad essere puntuale; s... s... se arrivavi prima non l'incontravi. Tiberio: E s... s... se arrivavi prima; proprio perché l'ho incontrato prima che so' arrivato dopo!
Peppe: Alle 21 entro in casa con la ragazza. Capannelle: Il 21? Ma come, non s'era detto oggi? Peppe: Ah Capannelle, alle 21! Alle 9, te va bene!?
[mentre si introducono nella cantina dalla carbonaia]Peppe: Lasciati cadere... vai bene, su un mucchio di carbone. Sei arrivato sul carbone? Ferribotte: Ma quale carbone... funtana jè!
[mentre stanno facendo il buco per arrivare alla cassaforte] Tiberio: Io... io non sono mica uno di quelli che... che quando c'hanno i soldi spendono e spandono... e poi si ritrovano con una mano davanti e una di dietro. Una casetta di 4 vani, e un libretto in banca vincolato al ragazzino. Così si ricorda i sacrifici che ha fatto papà suo. Capannelle: Io sai che faccio? Mi faccio una bella amante, vè! Le do venticinquemila lire al mese. Magari trenta, guarda. Ma con il vitto a carico suo. [il muro è sempre più sul punto di rompersi] Tiberio: Daje, daje, daje che cede! Forza. Peppe: Ah Capannè, invece di parlare dell'amanti, vamme a pijà un bicchier d'acqua ché c... c... c'ho sete. [Capannelle esce dalla stanza diretto in cucina. La musica si fa sempre più incalzante finché il muro non si sfonda: dall'altra parte del buco, Capannelle si volta ed osserva i compagni increduli meravigliato, col bicchiere d'acqua in mano.] Capannelle: Ma cosa fate lì? Tiberio: Ma che fai tu lì! Capannelle: Mamma mia!
[mentre discutono del colpo fallito, assaggiando la pasta e ceci trovata da Capannelle in cucina] Tiberio: Lo sai che non è male! Bona! Peppe: E grazie! L'ha fatta Nicoletta! Tiberio: Oddio! A voler essere proprio... Una goccia d'olio in più ci vorrebbe, eh! Peppe: Uh uh! A me non me pare, spassionatamente.
[Titolo su un giornale] I SOLITI IGNOTI Col sistema del buco rubano pasta e ceci[1]
Eravamo i due principianti del set. Io parlavo in sardo e lei [Claudia Cardinale] in francese. Ricordo che la dovevo proteggere dagli altri divi, come Renato Salvatori. Lei era timidissima e bellissima e terrorizzata da tutto e un po' come succede nel film la proteggevo dagli altri. Io ero pur sempre il "fratello di Cammellina". (Tiberio Murgia)
[Su Totò] Un vero principe, uno che non si dava arie. Alla mattina se non stringeva la mano a tutti, non era contento. Lui quasi cieco mi cercava sul set e mi riconosceva al tatto della mano e diceva: "Questo è Ferribotte". (Tiberio Murgia)