Il cammino incomincia e il viaggio è già finito. (Il corvo)
Per un ricco morì è come pagà il conto alla vita: paga sì, ma la vita gli ha dato qualche cosa. Invece il poveraccio paga e dalla vita non ha avuto niente. Che fa il poveraccio? Passa dalla morte a un'altra morte. (Totò)
Senti, dimmi una cosa, tu al mattino ti pettini con l'aspirapolvere? Ih! Ih! (Totò)
Beh, io non vi dico: avete fatto male; vi dico semplicemente: attento che un pesce grosso non mangi voi! (Il corvo)
O forse io sono finito. è passata la mia ora, le mie parole cadono nel vuoto. Non pensi però, signor Totò, che io pianga per la fine di quello in cui credo: sono convinto che qualcun altro verrà e prenderà la mia bandiera per portarla avanti. Ora io piango di me stesso. è umano, no? Quando ci si sente di non contare più. (Il corvo) [Ultime parole]
Ciccillo: Altissimo, onnipotente, bon Signore, | quanto sò contento che c'è il sole | e quanto sò contento pure che c'è l'acqua | così chi è zozzo ce se lava la faccia. Ninetto: Sede contento, eh, frate Cicillo, eh, eh? Ciccillo: Laudato sii, o mio Signore, pe' sto somaro, per tutte queste pecore, e pe' sto pecoraro, vah! Ninetto: Amen! Ciccillo: Laudato sii, o mio Signore, pe' sto santo mondo | che ce vonno campà tutti, pure quelli che non ponno. Ninetto: Amen! Ciccillo: Beata l'erba fresca, l'ortica, la cicoria, | e chi se la magna, che Dio l'abbia in gloria! | E guai a quelli che morranno ne li peccati mortali | che me dispiace tanto vedé sti bbrutti funerali! Ninetto: Amen! Ciccillo: Laudato sii, o mio Signore, per la contentezza che stà nei cuori | e perché tutto quello che ci dai son rose e fiori.
Ciccillo: Ecco, frate Francesco, noi i falchi li abbiamo convertiti; e i falchi, come falchi, l'adorano il Signore. E poi, frate Francesco, pure i passeretti li abbiamo convertiti; e pure i passeretti, come passeretti, per conto loro, je stà bbene, l'adorano il Signore. Ma il fatto è che fra di loro si sgrugnano, s'ammazzano... e... e... e che ci posso fà io se... se... se ci stà la classe dei falchi e la classe dei passeretti, che non possono andà d'accordo fra di loro. Francesco: Che ce poi fà?! Ma tutto ce poi fà! Con l'aiuto del Signore! Ciccillo: Come sarebbe a dì? Ninetto: Come sarebbe a dì? Francesco: Sarebbe a dì che dovete andare ad insegnare ai falchi e ai passeretti tutto quello che non hanno capito e che voi dovevate faje capì! Ciccillo: Come? Ninetto: Come? Francesco: Bisogna cambiallo questo mondo, fra Ciccillo! È questo che non avete capito! Un giorno verrà un uomo dagli occhi azzurri e dirà: «Sappiamo che la giustizia è progressiva, e sappiamo che man mano che progredisce la società si sveglia la coscienza della sua imperfetta composizione e vengono alla luce le disuguaglianze stridenti e imploranti che affliggono l'umanità». Non è forse questa avvertenza della disuguaglianza tra classe e classe, tra nazione e nazione, la più grave minaccia della pace! Andate e ricominciate tutto daccapo, in lode del Signore. Ciccillo: Andiamo, Niné! Ricominciamo, sù! Andiamo, sù, figlio mio, non t'avvilì! Non t'avvilì! Coraggio, coraggio, sù, allegri!
Uccellacci e uccellini è stato il mio film che ho amato e continuo ad amare di più, prima di tutto perché come dissi quando uscì è "il più povero e il più bello" e poi perché è l'unico mio film che non ha deluso le attese. Collaborare con lui [con Totò] "reduce da quegli orribili film che oggi una stupida intelligenzia riscopre" fu molto bello: era un uomo buono e senza aggressività, di dolce cera. Voglio ricordare anche che oltre che un film con Totò, "Uccellacci e uccellini" è anche un film con Ninetto, attore per forza, che con quel film cominciava la sua allegra carriera. Ho amato moltissimo i due protagonisti, Totò, ricca statua di cera, e Ninetto. Non mancarono le difficoltà, quando giravamo. Ma in mezzo a tanta difficoltà, ebbi in compenso la gioia di dirigere Totò e Ninetto: uno stradivario e uno zuffoletto. Ma che bel concertino. (Pier Paolo Pasolini)
Possiede una grande poesia tutta da riscoprire e la capacità di suggerire cose mai banali senza mai dirle veramente. (Libero De Rienzo)