Benvenuto nella mia casa. Entrate liberamente. Andate tranquillo, e date a questo luogo qualcosa della felicità che recate con voi!
State a sentirli, i figli della notte! Questa è la loro musica! [...] Ah, signore, voi che vivete in città non potete far vostri i sentimenti di un cacciatore.
Sono arrivato a conoscere la vostra grande Inghilterra, e conoscerla vuol dire amarla. Non vedo l'ora di trovarmi anch'io nelle strade affollate della vostra sterminata città, di essere preso nel vortice e nella frenesia di quella umanità, condividerne la vita, i mutamenti, la morte, e tutto ciò che ne fa quello che è.
Io so che a Londra, andando in giro e parlando, nessuno mancherebbe di accorgersi che sono uno straniero. Questo non mi basta. Qui sono un nobiluomo. Sono un boiaro. Tutti mi conoscono, sanno che io sono il signore e padrone. Ma uno straniero in terra straniera non è nessuno. La gente non lo conosce, e non essere conosciuto vuol dire non avere importanza. Mi basterebbe essere come chiunque altro, in modo che nessuno si fermi quando mi vede, o smetta di parlare se sente le mie parole. 'Ah, ah! Uno straniero!' Sono stato un signore e padrone così a lungo che pretenderei di continuare a esserlo, o – se non altro – che nessuno possa dirsi signore o padrone sopra di me.
Qui siamo in Transilvania, e la Transilvania non è l'Inghilterra. I nostri usi e costumi non sono i vostri, e a voi molte cose appariranno strane.
Questa regione è stata contesa per secoli tra i valacchi, i sassoni e i turchi. E dunque non vi è zolla di terra che non si sia impreziosita del sangue di uomini, patrioti o invasori.
Vengo da una vecchia famiglia, e il vivere in una casa moderna mi ucciderebbe. Una casa non può essere resa abitabile in un giorno, e dopo tutto, quanti pochi giorni concorrono a fare un secolo!
Un nobile transilvano non ama pensare che le sue ossa possono giacere accanto a quelle di comuni mortali.
Io non inseguo l'allegria e le risa, né amo la luminosa voluttà del troppo sole e delle acque cristalline. Non sono più giovane, e il mio cuore, logorato da anni di lutto per i tanti morti, mal si intona all'allegria.
Io amo le ombre, e quando posso preferisco star solo con i miei pensieri.
Noi szekely abbiamo il diritto di essere orgogliosi, perché nelle nostre vene scorre il sangue di molte audaci razze che hanno combattuto come combatte il leone, per il predominio sugli altri. Qui, crogiuolo delle razze europee, le tribù ugre hanno portato dall'Islanda lo spirito combattivo che era stato dato loro da Thor e da Wodin, i cui bersekers hanno dato prova tanto crudele su tutte le spiagge d'Europa; sì, e d'Asia e d'Africa, che le genti pensavano che fossero nientemeno che lupi mannari. Anche qui, quando sono arrivati, vi hanno trovato gli unni, la cui furia battagliera aveva spazzato la Terra come una fiamma vivente, fino a che quei popoli morenti non si sono ricordati che nelle loro vene scorreva il sangue delle antiche streghe che, cacciate dalla Scizia, si erano unite con i demoni nel deserto. Pazzi, pazzi! Quale demone o quale strega poteva competere con Attila, il cui sangue anima queste vene?
C'è forse da stupirsi che fossimo una razza di conquistatori, che fossimo orgogliosi, e che quando i magiari, i lombardi, gli avari, i bulgari, o i turchi si spinsero a migliaia a minacciare le nostre frontiere li abbiamo respinti? È forse strano che quando Arpad e le sue legioni hanno invaso la patria ungherese abbiano trovato noi qui, sulle nostre frontiere, e qui si sia compiuto l'Honfoglalás? E quando gli ungheresi dilagarono verso oriente, gli szekely, acclamati consanguinei dei magiari vittoriosi, per secoli ebbero il compito di difendere le frontiere con la terra dei turchi.
Chi ha riscattata la grande vergogna della mia nazione, l'onta di Cossova, quando le bandiere dei valacchi e dei magiari furono umiliate nella polvere davanti alla Mezzaluna? Chi, se non un Voivoda della mia razza,[1] osò traversare il Danubio per sconfiggere il turco sul suo stesso terreno? Fu un Dracula, certo! Maledetto invece il suo indegno fratello,[2] che – lui caduto – vendette al turco il proprio popolo piegandolo alla vergogna della schiavitù! E non fu proprio lui, Dracula il Voivoda, a ispirare quell'altro germoglio della sua stirpe[3] che in altro e successivo momento di nuovo portò e riportò le sue lance al di là del grande fiume, nella terra dei turchi, che, una volta respinto con la forza, tornò e ritornò, lui solo sfuggito al campo insanguinato dove le sue truppe erano state macellate, ben sapendo che egli solo avrebbe alla fine trionfato? Si è detto che egli abbia pensato solo a se stesso. Bah! A che cosa serve un esercito di contadini senza una guida? A che cosa conduce una guerra senza un cervello e un cuore a dirigerla? E ancora: quando dopo la battaglia di Mohacs ci siamo sbarazzati dal giogo ungherese, noi del sangue dei Dracula eravamo a fianco dei loro condottieri, perché il nostro spirito non poteva tollerare che non fossimo liberi.
Ah, mio giovane amico, è grazie al coraggio, al cervello e alla spada dei Dracula, che gli szekely possono vantare una storia che gli Asburgo e i Romanov, nati e cresciuti in fretta come i funghi, non potranno mai costruire.
I giorni di guerra sono finiti. Il sangue è visto come cosa troppo preziosa in quest'epoca di disonorevole pace, e le glorie delle antiche razze sono canzone che nessuno canta più.
Permettetemi di darvi un consiglio, mio caro e giovane amico. Anzi: concedetemi di avvertirvi, in tutta serietà, che nel caso vogliate lasciare queste stanze non avrete modo di dormire in nessuna altra parte del castello. È un vecchio castello, racchiude molte memorie, e vi sono cattivi sogni per chi vi dorme in modo imprudente. Fate attenzione! Dobbiate addormentarvi, ora o in altro momento, o siate sul punto di farlo, affrettatevi in camera vostra, o in queste stanze, perché solo così riposerete al sicuro.
Voi inglesi avete un modo di dire che è molto vicino al mio cuore, perché è nello stesso spirito che governa noi boiari: 'Braccia aperte all'ospite che arriva, ponti d'oro all'ospite che parte'.
E così anche voi, al pari degli altri, volete sfidare la mia intelligenza con la vostra. Volete aiutare quegli uomini a darmi la caccia e a mandare a vuoto i miei disegni! Voi ora sapete, e in parte lo sanno anche loro, e in tutto per tutto lo sapranno tra poco, che cosa vuol dire tagliarmi la strada. Avrebbero dovuto conservare le loro energie per altri scopi più alla loro portata. Hanno voluto invece mettersi in gara d'astuzia contro di me – contro di me, che ho governato popoli interi, e che per loro ho brigato, e combattuto, centinaia d'anni prima che voi tutti nasceste – e io li ho affrontati e attirati nella mia trappola. E voi, la loro beniamina, ora siete carne della mia carne, sangue del mio sangue, germoglio della mia stirpe; per qualche tempo mia generosa fonte, poi mia compagna e complice. Anche voi, a vostra volta, potrete a suo tempo vendicarvi; perché nessuno di loro potrà opporsi ai vostri desideri. Ma per il momento io devo punirvi per quanto avete fatto. Li avete aiutati contro di me, e ora dovrete rispondere a ogni mia chiamata. Quando la mia volontà vi dirà Venite!, voi varcherete terre e mari per obbedirmi. E a questo scopo, questo sia!
Voi pensate di averla vinta su di me, voi – con quelle pallide facce, lì tutti in fila, come pecore di fronte al macellaio. Ma ve ne pentirete, dal primo all'ultimo! Voi credete di avermi sottratto un luogo dove riposare; ma io ne ho degli altri! E la mia vendetta è appena cominciata! Io vivo nei secoli, e il tempo è dalla mia parte. Le donne che voi tutti amate sono già mie; e grazie a loro anche voi e altri come voi sarete presto miei – creature mie, per obbedire ai miei comandi e farsi sciacalli obbedienti quando avrò fame e sete.
Ora vivo qui [...] come un vecchio eremita, nella casa dei miei antenati. Vivo tra ricordi ingrigiti, ma osservo anche ciò che accade nel mondo esterno – ne sento solo una tenue eco, in questa remota desolazione. Forse vi sorprenderà scoprire che, benché i miei capelli siano canuti, il mio cuore è giovane e desidera prendere parte alla vita, al di fuori delle mura del castello, dove i destini delle nazioni vengono forgiati e si combattono le guerre di questo mondo. Un tempo, ho preso parte a questo gioco e ho tirato non pochi fili.
Dominare, mio giovane amico, dominare: è questa la sola cosa per cui valga la pena vivere, che si tratti di dominare la volontà degli altri... o i loro cuori.
L'Inghilterra è una terra di cultura e pragmatismo. Occhi che hanno potuto ammirare la luce della civiltà moderna non vedono mai fantasmi.
Noi vecchi ostinati possiamo anche aggrapparci ai nostri dogmi, ma il futuro appartiene alle nuove generazioni. È questa la ragione per cui desidero tanto farmi prendere dal vortice della giovane vita londinese. Chi abita in quella grande città ha ben altre cose a cui pensare e di certo non perde tempo a credere agli spettri.
Quel vostro autore, Conan Doyle, ha scritto molti ottimi libri su Londra e leggo i vostri giornali. A quanto dicono, viene risolto a malapena il due o il tre percento di tutti i casi di omicidio. Sì, Londra è davvero una città straordinaria.
È la legge della natura: le creature più forti e più scaltre si nutrono di quelle più deboli e stupide.
L'abilità artistica, il coraggio, la saggezza e la bellezza... tutto questo è potere! Viene trasmesso da una generazione all'altra, mio buon amico; la natura è sempre all'opera e cerca costantemente di produrre qualcosa di più raffinato, sbarazzandosi di molto materiale, selezionando e rifiutando. Ciò che è inferiore dà il suo contributo e viene poi eliminato, come immondizia.
Noi della genia Dracula – diretti discendenti dei siculi – siamo convinti che la nostra stirpe derivi dagli antichi unni, che un tempo si sono propagati per l'Europa come un incendio, distruggendo nazioni e genti. Si narra che fossero i discendenti delle streghe scite, che erano state esiliate nei boschi, dove si erano congiunte ai demoni. Questi naturalmente sono solo racconti, ma è risaputo che non c'è mai stato demone o stregone con un potere più grande di Attila, il nostro antenato. Dunque non deve soprendere che noi, i suoi discendenti, odiamo e amiamo con maggior passione degli altri mortali.
O voi, freddi, razionali figli dell'Occidente – voi non conoscete questo genere d'amore. Un amore che morde come l'odio più aspro, con baci che bruciano come ferri arroventati e con abbracci... ma non fatemi dire altro!
Ho letto i vostri libri inglesi che parlano d'amore eterno, ma forse arriverò a comprenderne il significato solo al mio arrivo a Londra perché al momento non lo afferro ancora pienamente – o meglio, non capisco il significato che voi gli attribuite. L'amore ha un ciclo vitale, come il fiore che cresce in un campo: una volta sbocciato, ben presto appassisce. Poi ritorna la primavera, ma non torna lo stesso fiore, né un altro con le stesse radici. È una legge di natura. Una volta che la passione divampando ha raggiunto l'acme, è più probabile che si estingua.
Possiamo anche ignorare il serpente che striscia sul terreno, ma ciò non significa che non ci morderà. L'ho imparato a mie spese. Ecco perché ora vivo come un recluso, con i gufi e i corvi che nidificano in cima alle torri del castello dei miei antenati. Forse, anche in questo momento, mentre parlo con voi, mio caro amico, c'è gente che tenta d'infangare il mio nome.
Coloro che sono deboli, sono stati creati solo per soddisfare le necessità dei più potenti. La persona che sa esercitare la forza, otterrà la supremazia, e avrà il dominio su ogni cosa – bellezza, lungimiranza e conoscenza – proprio come un piccolo seme piantato in un cimitero col tempo diverrà un alto albero grazie alla forza vitale di mille generazioni, e ciascuna di queste contribuirà donando il suo vigore, la sua avvenenza e altre magnifiche qualità.
Perché un vecchio eremita quale io sono dovrebbe avere a che fare col mondo esterno? Chi potrebbe mai volermi scrivere e a chi mai dovrei scrivere io?
[Sui tartari] Sono brava gente. Se solo fossero più numerosi, tante cose sarebbero diverse. Per secoli, hanno fedelmente preservato molti tesori delle scienze occulte che altrimenti sarebbero finiti nell'oblio. Quando giungerà il tempo, la loro lealtà verrà ricompensata.
Le masse sono composte da gente comune di scarsa intelligenza e non otterrai mai alcun potere. [...] Non saranno mai niente più di uno strumento nelle mani dei forti, che governano con esse e su di esse. Ma solo pochi comprendono appieno la saggezza di questa verità. Oh, voi inglesi siete così fieri della vostra libertà politica e del vostro progresso – come lo chiamate voi – ma tra voi tutti ci sono solo due o tre uomini che capiscono fino in fondo che cosa sia il progresso e quanto la libertà delle masse sia il suo peggior nemico!
Voi occidentali avete ancora così tanto da imparare; non vi siete spinti molto oltre l'anticamera delle scienze, dove la vita e la morte sono ancora misteri irrisolti.
È tanto che non sono più avvezzo a... agli ospiti. E avverto la fatica dei tanti anni passati a piangere i morti.
Mina, [...] ho traversato oceani di tempo per trovarti. Riesci a capire che cosa sento per te? È stata una ricerca continua, disperata, interminabile. Finché il miracolo è avvenuto.
Ho sopportato oceani di tempo, commesso atti irriferibili, per rimanere aggrappato alla vita, finché non fossi riuscito a trovarti.
Ti dico che senza di te, senza la vita, l'amore che tu mi dai, sono morto a ogni umanità. Senza di te non sono altro che una belva che si nutre di sangue umano!
Ho mentito, a te, a me stesso. Il dono della vita eterna è assai al di là dei miei poteri. La verità è che sarai condannata, come lo sono io, a camminare nelle tenebre della morte eterna. Ti amo troppo per farti questo!
L'amore dei mortali non può avere presa... su di noi. Il nostro amore durerà per tutta l'eternità.
Alcuni di noi hanno fermamente deciso che la decadenza dell'epoca attuale deve essere, e sarà, arrestata. Si sta organizzando un nuovo regime politico che dia di nuovo importanza ai valori morali. In mezzo all'indifferenza e allo smarrimento dell'Umanità, possono essere necessari i metodi persuasivi.
Non voglio una fine tanto semplice e rapida, né per Van Helsing né per la sua nipotina.
In questa vigilia del Sabba degli incorrotti, io ti convoco qui per assistere al mio supremo trionfo! Van Helsing, io scelgo questa tua giovane nipote per farne la mia consorte.
Lo strumento della mia vittoria finale, più rapida, più spaventosa della morte nera. La peste! Fin dai primi momenti ogni muscolo, ogni fibra sarà in preda al tormento e all'agonia. Nei giorni che verranno, invocherai urlando la morte a tuo sollievo.
La mia vendetta si è crogiolata nei secoli e sta cominciando ad esplodere.
Io non concedo favori a nessuno. Non accedo alle richieste dei miserabili. Non sai che Dracula esercita il comando anche dall'interno del più remoto angolo del mondo?
Mi servono le tue spoglie mortali. Mi serve la forma della tua miserabile carcassa. Assumerò la tua immagine vivente.
Ridarò un soffio di nuova vita ai sette vampiri d'oro e li farò i miei guerrieri, artefici della mia vendetta sugli uomini.
Van Helsing! Che tu sia dannato! Anche in questo sperduto paese continui a perseguitarmi.
Io sono Dracula, signore dell'oscurità, padrone dei vampiri, principe dell'oltretomba, re dei dannati!
La mia famiglia discende dal ramo slovacco. Per noi è ragione di orgoglio che nelle nostre vene scorra il sangue di tante razze. In queste mani c'è il sangue del grande Attila. A noi è stata affidata per secoli la salvaguardia del territorio magiaro. I bulgari, i longobardi, i turchi, si riversarono in massa contro le nostre frontiere e noi li respingemmo sempre. I Dracula sono stati in ogni tempo il cuore, il cervello, la mente direttiva, la spada, la gloria del loro popolo! Uno dei miei antenati attraversò il Danubio e distrusse la schiera turca. Respinto più volte, continuò a battersi, a battersi contro il nemico. E lui solo uscì vivo da quel campo di battaglia. Lui solo ne uscì vittorioso. Lui era veramente un Dracula. Ma ora, il vento soffia gelido attraverso le antiche mura merlate. E benché mi sia doloroso, devo andarmene.
Le premono gli scambi, Mister Harker? [...] È il migliore tra tutti gli sport. Si prepara con calma il piano d'azione per uccidere l'avversario.
Quando i magiari, gli avari, i lombardi e i turchi si sono affacciati con le loro orde alle nostre frontiere, le abbiamo sempre respinte. Ogni qualvolta siamo stati costretti dalle circostanze a ritirarci, abbiamo poi riunito le nostre forze e contrattaccato. E quando Árpád e le sue legioni hanno invaso la nostra terra avita d'Ungheria... Diamine, è di nuovo mattina. Ho abusato di lei, tenendola alzata, anche se è stata una notte piacevole e, tutto sommato, istruttiva.
Io vado in Inghilterra. E lei? All'Inferno!
Così volete giocare d'astuzia con me, io che guidai eserciti centinaia di anni prima che voi nasceste. Pazzi! Niente e nessuno in questa vita può fermarmi. E a questo fine... [si scuarcia il petto] Ecco! [costringe Mina a bergli il sangue] Ora sarà sangue del mio sangue, stirpe della mia stirpe, quindi mia adepta nella notte, ora mia schiava e compagna.
Siete ora in mio dominio, signori. E non ve ne andrete.
Un uomo nella mia posizione è consapevole dei pericoli della vita moderna, specie per delle fanciulle.
Come mai non avete mai avuto un innamorato? È insolito trovare una fanciulla sviluppata come voi che non sia stata con un ragazzo.
A me non interessa che mia moglie sia vergine o no. Vedete, io sono un uomo moderno. Di fronte ad Anton io fingo di volere solo una vergine perché lui riferisce tutto alla mia famiglia. Non mi interessa affatto se la mia fidanzata è vergine o no. L'essenziale è che sia bella. E voi siete molto bella. Perciò, potete confidarvi con me. Voi non siete vergine, vero?
Sapete che in Romania si usa prendere solo delle vergini per moglie? Da noi, i mariti le trattano come delle sante. [...] Non tutte le donne. Solo le spose vergini.
Il sangue impuro di queste puttane mi sta uccidendo!
[«Lei, Conte Dracula, ha una sete incredibile di vita.»] Lei mi ha capito benissimo.
No, niente medicine. Non dovete inquinare il suo sangue.
Questo genere di dolore si può vincere con la suggestione.
Io non sopporto le donne che non hanno vitalità... né sangue.
Ho l'abitudine di star chiuso in casa. Ci sono i lupi in Transilvania.
Devi avere pazienza con me. Devi cercare di capirmi. Posso premiarti con una vita lunga e fruttuosa, ma devo avere la tua fedeltà. Sei pronto a darmela?
Le brutte notizie volano come il vento.
Se la mia compagnia le diventasse spiacevole, dovrebbe solo biasimare se stessa per aver accettato un'amicizia che concedo molto raramente, ma da cui è difficile liberarsi.
Li sente? Sono i figli della notte. Che lugubre melodia è la loro. [...] È così triste. È come un lamento.
L'alba, in fondo, è una cosa così ovvia, il calore dei raggi del sole. Ma la notte... [...] È fatta per amare la vita e l'amore.
[«Al diavolo!»] Andiamo! È un'imprecazione o un'invocazione?
Nel passato, 500 anni fa, professore, chi avesse attraversato il mio cammino sarebbe morto, e non certo di una morte piacevole.
[«Lei va in giro anche durante il giorno.»] È sempre giorno da qualche parte sulla Terra, professore. Oltre al riposo, l'unico mio bisogno è di restare al buio.
Non sapete quanti hanno avuto la sventura di affrontarmi. Io sono il re della mia razza. Lei non ha ottenuto nulla, Van Helsing. Il tempo è dalla mia parte. Fra un secolo, quando voi sarete polvere, io mi sveglierò e chiamerò Lucy, la mia regina, dalla sua tomba.
Nella mia lunga esistenza, ho avuto molte spose. Ma per me, Lucy è al di sopra di tutte.
Ancora per qualche tempo sarai una creatura del sole, finché non avremo lasciato dietro di noi coloro che vorrebbero distruggerci. [...] Dopo anche tu farai parte della mia razza. Ci nutriremo di loro e creeremo altri esseri della nostra specie.
Ah, giovanotto lei è come la gente del villaggio che non riesce mai ad entrare nello spirito di un cacciatore.
Io ora al sole non attribuisco più nessuna importanza, né alle scintillanti fontane che alla gioventù piacciono tanto. Io adoro solo l'oscurità e le ombre, dove posso essere solo coi miei pensieri.
Il tempo è un abisso profondo come lunghe infinite notti, i secoli vengono e vanno. Non avere la capacità di invecchiare è terribile. La morte non è il peggio: ci sono cose molto più orribili della morte. Riesce a immaginarlo? Durare attraverso i secoli, sperimentando ogni giorno le stesse futili cose.
Chi dice che la morte è crudele sono solo gli inconsapevoli. Ma la morte non è che un taglio netto. È molto più crudele non essere capaci di morire.
La mancanza di amore è la più crudele e abietta delle pene.
Oh, Van Helsing, i tuoi discepoli erano molto sciocchi a tentare di nascondere a me ciò che è mio. Nulla è nascosto ai miei occhi.
Ci siamo, Van Helsing! Presto le creature della notte domineranno il mondo. Non c'è nessuno che possa fermarci!
[All'uomo-lupo in forma umana sotto tranquillante] Sono spiacente per la dose, amico mio. È piuttosto letale per gli esseri umani. E poi, una dose umana sarebbe fuori luogo, ti pare? Bene, andrò a mettere qualcosa sotto i denti mentre procederai ad indossare un abito più "comodo".
Rinuncio a Dio! Risusciterò dalla mia morte per vendicare la sua con tutti i poteri delle tenebre. Il sangue è la vita... e sarà mio![4]
Credete nel destino? Che persino i poteri del tempo possono essere alterati per un unico scopo?
L'uomo più fortunato che calpesta questa terra è colui che trova il vero amore.
Fui sposato. Sembrano secoli ormai. Ella morì. [...] Lei è fortunata; la mia vita al più è commiserevole.
Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti.
C'è molto da imparare da animali.
Assenzio è l'afrodisiaco dell'io. La fatina verde che vive nell'assenzio vuole la vostra anima. Ma con me sarete al sicuro.
C'era una principessa, Elisabetta; era la donna più radiosa di tutti gli imperi del mondo. L'inganno dell'uomo la tolse al suo antico principe. Ella si lanciò per morire nel fiume di cui avete parlato. Nella mia lingua madre è chiamato Argeș, il fiume della principessa.
Vostri uomini impotenti con loro sciocchi incantesimi non vi proteggeranno dal mio potere. Io vi condanno alla eterna fame di vitale sangue e alla vivente morte.
Io sono niente. Senza vita. Senz'anima. [...] Odiato e temuto. Sono morto per tutta l'umanità.
Io sono il mostro che gli uomini che respirano bramerebbero uccidere. Io sono Dracula.
Io vi do la vita eterna, l'amore eterno, il potere delle tempeste e degli animali della Terra. Venite con me per essere la mia amata sposa, per sempre.
Pensate di potermi distruggere con i vostri idoli? Io che ho servito la Croce? Io, che ho comandato eserciti secoli prima che voi nasceste! [...] Io fui tradito. Guardate il vostro Dio che cosa mi ha fatto.
[«Non mi hai ancora detto il tuo nome».] Ne ho molti. Ma siamo tutti molto più complicati dei nostri nomi.
[«Se fai del male a mia figlia, io ti giuro su nostro Signore Gesù Cristo che...».] A Lui non interessa. In questo puoi confidare.
Tu non conosci gli abissi della mia vendetta.
Ho percorso la Terra per secoli in cerca di un'anima non morsa, ma nata.
Tutto ciò che sono è tuo. [...] E tutto ciò che sei è mio.
Tu non puoi immaginare quello che ho dovuto patire. Ho affrontato la collera di Dio, scelto per soffrire come mai uomo ha sofferto.
Tu sapevi che sarebbe accaduto tutto questo. Era il mio destino tradirTi, perché Tu avevi bisogno di me. Ora io berrò il sangue dei Tuoi figli. Ma io do loro più della vita eterna. Io a loro posso offrire quello che più bramano: tutto il piacere che Tu hai negato loro per l'eternità. Tu hai creato il mondo a Tua immagine, ma ora io lo modellerò sulla mia.
Il sangue è sempre stata la moneta del regno di cui sono sovrano.
[«[Cristo] ti ama ancora».] A sì? Proprio come ama ancora anche te? Quindi perché non torni da Lui e vediamo se ti vuole!
Dovete perdonare mia nipote, signor Harker. Certe volte le fanciulle della sua età tendono a essere un po' troppo sfrontate.
Non mangio mai... la sera.
Il posto di una donna è a fianco di suo marito.
Sebbene fossero guerrieri, i miei antenati hanno sempre dato grandissimo valore ai libri.
È stato un errore rivoltarsi contro di me. Io sono il tuo padrone e tu solamente un servo che mi ha tradito.
Stanotte è l'anniversario della morte di mia moglie, Dolingen di Gratz. [...] Un male oscuro la strappò da me quando aveva solamente vent'anni. [...] Ma ci sono cose ben peggiori di questa. [...] Dovete sapere cosa sono. "Nosferatu", il non morto, il mostro che tutti temono.
Io sono stato strappato alle tenebre e inviato sulla Terra a depredare del sangue la mia gente. È l'unico modo in cui posso ancora nutrire questo fetido cadavere.
Io non sono nient'altro che uno strumento scordato nella sinfonia divina.
Sono anzioso di vedere Inghilterra Signor Harker. Persone qui sono così limitate, e io appassisco tra queste mura. Sono tutti come privi. Sono tutti privi di sapore.
Troverete mia dimora non di facile esplorazione. È un crescente molto intricato labirinto di scale e di porte e di ombre. [...] Non esiste mappa del mio castello. Nessun progetto finito è mai stato riportato su documenti. Si dice che molte anime sono intrappolate in groviglio di questi corridoi. Reserata carcerem, la prigione senza serrature.
Dove si trova carne, si trovano mosche.
Quale è scopo di uno specchio? Nessuno troverà mai alcuna ispirazione nel proprio sguardo.
Ah, un paletto conficcato nel cuore. Vedi, qualche volta le leggende hanno ragione. Questa però non si può testare troppo spesso. Posso avere solamente tre spose per volta. [...] Spose, sì. Penso sia la parola giusta per definirle. Vedi, sto cercando di riprodurmi, il che, francamente, può essere un po' una sfida quando c'è solo una di voi.
Perché il trapasso arriva sempre come un tale shock per voi mortali?
[Sul perché vuole trasferirsi in Inghilterra] Per le persone. Tutte quelle persone sofisticate e brillanti. Come ho cercato di spiegare a tutti per secoli: "Si è quello che si mangia".
[Sul sole] Non lo vedo da centinaia di anni. [...] Ho avuto artisti che lo hanno dipinto, poeti che lo hanno descritto in versi, e Mozart ha composto una melodia così bella. Io... avrei dovuto risparmiarlo, ma che cosa vede l'avvocato? Johnny, nella mia memoria, tramonta dietro la seconda vetta più alta in questo periodo dell'anno, ed è piuttosto rosso.
La fine è una benedizione. Morire ti da la prospettiva. È la cima della montagna da cui tutta la tua vita è finalmente visibile dall'inizio alla fine. La morte ti completa.
I suicidi non funzionano. Non credi che i non-morti ci abbiano provato? Un paletto nel cuore va bene, ma dev'essere qualcun altro a conficcarlo.
In mare si incontra una interessante varietà di individui, e vi consiglio di non affezionarvi troppo a nessuno di loro.
[Sul perché uccide le persone] Perché voi cogliete i fiori?
Io ho sempre sostenuto che il troppo sia soltanto sufficiente.
Gli specchi possiedono una magia più profonda e pericolosa di quanto pensino le persone. Gli specchi possono dare spazio all'immaginazione o, peggio, mostrarci la verità.
La raffinatezza di un gentiluomo, Agatha, è sempre solo una facciata.
Sono stato un bravo detective, non credete? Ho un dono particolare nell'"eliminare" i sospetti.
[Sul perché teme il crocifisso] Tutti la temono, ed è questo il problema. Non è affatto un simbolo di virtù e di bontà, è un simbolo di orrore e di oppressione. La vostra stupida Chiesa ha terrorizzato la popolazione contadina per secoli e io ho bevuto il sangue di quelle persone talmente a lungo che ho assorbito la loro profonda paura della croce. Mio Dio! Non vedo l'ora di poter mangiare degli atei.
Sono a questo mondo dal quindicesimo secolo. Le cose cambiano, ma ci si abitua. Anche se ammetto che c'è stata una grande accellerata.
Uccidere è sana competizione. La pietà è mancanza di rispetto.
Guarda tutte queste cose, tutto questo cibo, la scatola con le immagini mobili, e quella cosa là fuori... Bob la chiama... un auto. Quella è tua? [...] E questa isola del tesoro è la tua casa?! [...] È meravigliosa! Kathleen, sono un nobile in vita da 400 anni. Ho vissuto in castelli e palazzi tra le persone più ricche di ogni epoca, e mai, mai mi sono trovato in un lusso più sfarzoso di quello che mi circonda. Questa è una camera delle meraviglie. Non esiste re o regina o imperatore che io abbia conosciuto o mangiato che sarebbe entrato in questa stanza e avrebbe accettato di lasciarla. Sapevo che il futuro avrebbe riservato meraviglie. Non sapevo che le avrebbe rese accessibili a tutti.
Mi sono perso un intero secolo. Che cosa sono i diritti? Nessuno ha dei diritti, Zoe. Uomini, donne o mostri, nessuno in nessun posto. È solo un'insensata fantasia.
Ho sempre sostenuto l'eredetarietà del potere. La democrazia è la tirannia degli ignoranti. È solamente nel sangue siamo in grado di trovare la verità.
Non è mio costume mangiare bestiame. Se parliamo di sangue, sono un intenditore. Il sangue è vite. Il sangue è una testimonianza. La testimonianza di tutti coloro che ho ucciso scorre nelle mie vene. Ora sceglierò con cura chi si unirà a loro. La maturità è il primo passo verso il decadimento, la dolcezza è una promessa di corruzione.
La morte è l'unico atto che sa ancora di novità. Ogni altra esperienza umana è catalogata da qualche parte nelle vostre infinite biblioteche digitali. Non c'è nulla di nuovo. Ogni istante di vita è deteriorato e di seconda mano, tranne quell'unico momento dell'esistenza che nessuno è mai stato in grado di raccontare. In un mondo di strade già percorse, la morte è l'unica neve ancora immacolata.
Sulla soglia è comparso un vecchio signore piuttosto alto, dal volto sbarbato se non per un paio di lunghi baffi bianchi, e vestito di nero dalla testa ai piedi, senza la minima nota di colore. Recava in mano una vecchia lampada di argento, nella quale la fiamma ardeva senza alcuno schermo o riparo di vetro, e che creava lunghe e tremolanti ombre, oscillando alla corrente della porta aperta. Il vecchio mi ha invitato a entrare con un gesto cortese della mano, dicendomi in un ottimo inglese ma con uno strano accento: "Benvenuto nella mia casa! Entrate liberamente e per vostra libera volontà!". Non ha fatto un passo per venirmi incontro, ed è stato fermo come una statua, quasi il suo gesto di benvenuto lo avesse reso di pietra. Peraltro, come ho messo in piede oltre la soglia, si è improvvisamente animato e allungando in avanti la mano mi ha preso la mia con una forza che mi ha fatto tremare: un effetto non certo alleviato dal fatto che mi è sembrata fredda come il ghiaccio, più la mano di un morto che di un uomo vivo. (Jonathan Harker)
Il suo volto aveva un forte, fortissimo rilievo aquilino, con un naso sottile, molto pronunciato e delle narici molto dilatate, la fronte alta e prominente, e i capelli un po' radi sulle tempie ma alquanto abbondanti altrove. Le sopracciglia erano molto folte, e quasi si incontravano sopra il naso, i peli erano come cespugli, sembravano arricciarsi per la loro stessa abbondanza. La bocca, per quel che riuscivo a vederne sotto i grandi mustacchi, era ferma in un'espressione quasi crudele, con dei denti particolarmente bianchi e aguzzi. I denti si protendevano sopra le labbra, che erano di un rosso intenso, a indicare una straordinaria vitalità in un uomo della sua età. Quanto al resto, le orecchie erano pallide, ed estremamente appuntite. Il mento era quadrato e forte, e le guance magre ma sode. L'impressione generale era quella di uno straordinario pallore. In un primo tempo avevo notato il dorso delle mani che egli teneva sulle ginocchia alla luce delle fiamme, e mi erano sembrate piuttosto bianche ed eleganti. Ma vedendole ora più da vicino, non potevo non notare che erano mani volgari e grossolane, con dita piuttosto tozze. Strano a dirsi, le palme erano pelose. Le unghie erano lunghe e sottili, e tagliate a punta. Quando il Conte si è chinato su di me e le sue mani mi hanno toccato, non ho potuto reprimere un brivido. (Jonathan Harker)
Mi ha parlato di cose e di genti, e in ispecie di battaglie, e ne parlava come se in tutte fosse stato presente. Questo me l'ha spiegato in seguito, dicendo che per un boiaro l'orgoglio della casata e del nome è parte di sé, che la loro gloria è la sua gloria, il loro destino il suo destino. Sempre, quando parlava della sua casata diceva "noi", e quasi sempre parlava al plurale, come se a parlare fosse un re. (Jonathan Harker)
Quello che ho visto è stata la testa del Conte sporgersi dalla finestra della sua stanza. Non l'ho visto in volto, ma l'ho riconosciuto dal collo e dal movimento della schiena e delle braccia. Mai, comunque, avrei potuto sbagliarmi sulle mani, che avevo avuto tante occasioni di studiare. Sul momento ho guardato la cosa con interesse e anche un po' con divertimento, perché è incredibile quanto un dettaglio così piccolo possa interessare e divertire un uomo che si trovi a essere prigioniero. Ma questi pensieri si sono trasformati in repulsione e in terrore, quando ho visto l'intera figura del Conte emergere lentamente dalla finestra e cominciare a strisciare giù lungo il muro del castello sopra lo spaventoso abisso, a capofitto e con il mantello che si apriva attorno a lui come un grande paio d'ali. Sulle prime non riuscivo a credere ai miei occhi. Ho pensato a un qualche trucco del chiaro di luna, a un qualche stregato effetto dell'ombra, ma ho continuato a guardare e non potevo ingannarmi. Ho visto le dita delle mani e dei piedi aggrapparsi agli angoli delle pietre, dove la calcina si era consumata con gli anni, e sfruttare così ogni appiglio e ogni irregolarità per scendere sveltamente, così come una lucertola si sposta lungo un muro. (Jonathan Harker)
Nella cassa giaceva il Conte, ma il suo aspetto era quello di una giovinezza riacquistata quasi per intero. Perché i capelli bianchi e i baffi erano ora scuri come di grafite; le guance erano più piene, e un debole rosato trapelava di sotto il biancore della pelle; la bocca era più rossa che mai, perché sulle labbra vi erano gocce di sangue fresco, che spuntavano dagli angoli della bocca e scorrevano lungo il mento e il collo. Perfino i suoi profondi occhi ardenti parevano incassati in un volto di carne turgida, perché le palpebre e le borse sotto di essi erano gonfi, come se quella orribile creatura si fosse abbuffata di sangue, e ora era lì, come una sozza sanguisuga, esausta e sazia. (Jonathan Harker)
Penso che si dovrebbe provare compassione per un qualcosa braccato come il Conte. È giusto dire "qualcosa": Questa Cosa non è umana – e non è neanche una bestia. Ma venire a conoscere dalle parole del dottor Seward il racconto della morte della povera Lucy, e di tutto quel che ne è seguito, basta per inaridire le fonti della compassione nel cuore di chiunque. (Mina Murray)
Il nosferatu non muore come l'ape una volta che ha punto. Lui è più forte; e essendo più forte ha ancora più potere di fare il male. Questo Vampiro che è tra di noi è anche lui così forte di persona come venti uomini; è astuto e malfido più che altro mortale, perché la sua malvagia astuzia cresce con l'età; lui si giova anche di aiuto della negromanzia, che è, come da sua etimologia, previsione di futuro per mezzo dei morti, e tutti i morti che lui può avvicinare sono ai suoi ordini; è una bestia, ma più che una bestia; è un demonio insensibile, e in lui non esiste cuore; lui può, senza limiti, manifestarsi quando e come vuole, e in qualsiasi forma sia in lui; lui può, nell'ambito di sua presenza, comandare gli elementi: la tempesta, la nebbia, il tuono; può comandare ogni essere inferiore: il topo e il gufo, e il pipistrello – e la falena, e la volpe, e il lupo; può crescere di statura, e farsi piccolo; e può a volte svanire in niente e ritornare irriconoscibile. Come dunque possiamo noi cominciare nostra lotta per distruggerlo? Come faremo noi per trovarlo; e una volta trovato come noi distruggere lui? Amici miei, questo è molto terribile compito che noi ci assumiamo, con conseguenze possibili da far tremare anche il più coraggioso. Perché se noi manchiamo in questa battaglia, vincerà certamente lui; e allora quale sarà nostra fine? La vita non è niente! Io non do a vita grande peso. Ma perdere qui non è solo questione di vita o di morte. Il fatto è che noi diventeremmo come lui, che noi d'ora in avanti diventiamo orrende creature della notte come lui – senza cuore e senza coscienza, a depredare i corpi e le anime di quelli che più amiamo. Per noi saranno chiuse in eterno le porte del cielo; perché chi mai potrà riaprirle per noi? Andremo avanti per sempre aborriti da tutti; una macchia nel volto dello splendore solare di Dio; una freccia nel fianco di Colui che è morto per l'umanità. Ma qui ci troviamo faccia a faccia con il dovere; e possiamo indietreggiare noi in un caso come questo? Per me, io dico di no; ma io sono vecchio, e la vita, con la sua luce del sole, i suoi bei momenti, il suo canto degli uccelli, la sua musica, e il suo amore, è cosa di lontano passato. Voi altri siete giovani. Qualcuno ha visto il dolore; ma per lui ci sono di riserva giorni belli. (Abraham Van Helsing)
Deve infatti trattarsi di quel Voivoda Dracula, diventato famoso per le sue guerre contro i turchi, sul grande fiume che segna la frontiera con la Turkeyland. Se questo è vero, non deve essere stato un uomo comune; perché a quel tempo, e per secoli dopo di allora, di lui si parlava come dell'uomo più intelligente, e più astuto, così come del più coraggioso dei figli della 'terra al di là della foresta'. Quella testa straordinaria e quella sua volontà di ferro sono scesi con lui nella tomba, e anche ai giorni nostri si schierano contro di noi. I Dracula, dice Arminius, erano una grande e nobile stirpe, anche se di tanto in tanto qualche rampollo era creduto da loro contemporanei avere rapporti con il diavolo. Loro avevano imparato suoi segreti a Scholomance, in mezzo a montagne sopra il lago Hermannstadt, dove il diavolo sostiene ogni dieci sapienti uno essere suo. Negli annali si trovano parole come 'stregoica' ovvero strega; 'Ordog' e 'Pokol', ovvero Satana e Inferno, e in un manoscritto proprio di questo Dracula si parla come di un 'wampyr', parola che noi comprendiamo fin troppo bene. Da lombi proprio di questo uomo sono venuti poi grandi uomini e eccellenti donne, e le loro tombe rendono sacra questa terra, dove soltanto è nata cosa così scellerata. Perché non è certo l'ultimo di tali orrori che questo essere malvagio affonda le sue radici in cosa buona; in terra sterile di sante memorie non può trovare riposo. (Abraham Van Helsing)
La nebbia si faceva sempre più fitta, e ora riuscivo a vedere di dove era entrata, simile al fumo – o come la bianca energia dell'acqua bollente: non dalla finestra, ma attraverso gli interstizi della porta. Diventava sempre più fitta, fino a che mi è sembrato che si concentrasse in una sorta di nuvola a forma di colonna nel bel mezzo della stanza, attraverso la quale, in alto, riuscivo a vedere la luce del gas brillare con un occhio di color rosso. Ogni cosa ha cominciato a girare nel mio cervello, così come la colonna di nebbia stava ora girando per la stanza, e in tutto questo si manifestavano le parole della Scrittura: "...una colonna di nebbia di giorno e di fuoco di notte". Era questa una sorta di guida spirituale che mi stava assistendo nel sonno? Ma quella colonna era composta di elementi sia diurni che notturni, perché in quell'occhio vi era il fuoco, che ora esercitava un nuovo fascino su di me, finché, continuando a fissarlo, quel fuoco si è diviso, ed è sembrato guardarmi attraverso la nebbia con due occhi rossi, come Lucy me li aveva descritti nel suo momentaneo vaneggiamento mentale quando, sulla scogliera, i raggi del sole cadente colpivano le vetrate della chiesa di Santa Maria. Improvvisamente mi ha folgorato l'orrenda idea che così fosse stato anche quando Jonathan aveva visto le tre terribili donne farsi reali e concrete nel vortice della nebbia illuminata dalla luna, e nel sogno devo essere svenuta, perché tutto si è fatto nera tenebra attorno a me. L'ultimo sforzo cosciente della mia immaginazione è stato quello di vedere una livida faccia gessosa emergere dalla nebbia e piegarsi sopra di me. (Mina Murray)
Il chiarore della luna era tale che malgrado le spesse tende gialle alle finestra, nella stanza c'era abbastanza luce per vedere tutto. Sul letto accanto alla finestra giaceva Jonathan Harker, il volto paonazzo e il respiro affannoso, come ipnotizzato. Inginocchiata accanto al letto, il viso voltato dall'altra parte, vi era la bianca figura di sua moglie. Al fianco di lei, un uomo alto e magro, vestito di nero. Ci voltava le spalle, ma come l'abbiamo visto abbiamo tutti riconosciuto il Conte – in ogni dettaglio, compresa la cicatrice sulla fronte. Con la sinistra teneva strette tutte e due le mani della signora Harker, lontane da sé per tutta la lunghezza delle braccia di lei; con la mano destra la afferrava per la nuca, forzandole il volto contro il proprio petto. La bianca camicia di notte di lei era chiazzata di sangue, e un rivolo sottile scendeva lungo il busto dell'uomo, messo a nudo da uno strappo del vestito. L'atteggiamento dei due richiamava terribilmente quello di un bambino che stesse forzando il muso di un micino verso un piatto di latte per obbligarlo a bere. (John Seward)
Ho studiato e continuamente ristudiato, da quando capitate in mia mano, tutte carte relative a questo mostro; e più io studiato, più grande mi sembra la necessità di distruggere lui radicalmente. Tuto dà prova di suo progredire: non solo per quanto riguarda sua potenza, ma anche di sua coscienza di questo. A quanto ho saputo da mio amico Arminius di Buda-Pesht, lui in vita è stato grande uomo. Soldato, statista, e alchimista – la quale alchimia era il punto più avanzato del sapere scientifico della sua epoca. Aveva una grande intelligenza, e una cultura senza confronti, e un cuore che non conosceva né paura né rimorso. Ha osato perfino frequentare Scholomance, e non c'era ramo del sapere del suo tempo che lui non ha provato. Ebbene, in lui i poteri della mente sono sopravvissuti alla morte fisica; anche se pare che la sua memoria non rimanesse completa. In qualcuna delle facoltà del suo cervello era rimasto, ed è anche adesso, un bambino; però sta crescendo, e alcune cose che in principio erano infantili ormai hanno preso una dimensione adulta. Sta sperimentando, e lo fa piuttosto benne; e se non era che noi abbiamo attraversato la sua strada, lui poteva essere – e se noi falliremo, lo sarà – il padre e il capostipite di un nuovo genere di esseri, la cui strada si snoda non attraverso la Vita, ma attraverso la Morte. (Abraham Van Helsing)
Quella povera anima che ha causato tutta questa miseria è il caso più triste. Pensate solo a quale sarà la gioia di quell'essere quando anche lui sarà distrutto nella sua parte peggiore onde la sua parte migliore possa raggiungere l'immortalità spirituale. Dovete guardare anche lui con compassione, anche se non per questo dovete rinunciare a distruggerlo. (Mina Murray)
La decisione di lasciare la sua deserta terra – deserta di uomini – e di venire in un paese dove la vita di tanto si è moltiplicata che la gente qui è ora come un grande campo di grano, è stato il frutto di un lavoro di secoli. Se un altro Non-Morto, come lui, cercasse di fare quello che lui ha fatto, forse neppure tutti i secoli del mondo del passato, o quelli del futuro, potrebbero aiutarlo. Nel caso di questo mostro, tutte le forze della natura, le più occulte e profonde e potenti devono avere lavorato insieme in un qualche prodigioso modo. Già il luogo dove lui è stato vivo, e poi Non-Morto per tutti questi secoli, è tutto pieno di stranezze del mondo chimico e geologico. Ci sono caverne profonde e anditi che nessuno ha mai raggiunto a tutt'oggi. Ci sono vulcani, che da loro bocche ancora mandano fuori acque dalle strane proprietà, e gas che uccidono o fanno rinascere. Indubbiamente, c'è qualcosa di magnetico o di elettrico in queste combinazioni di forze occulte che contribuiscono alla vita fisica in modo davvero strano; e anche in lui c'erano in principio grandi qualità. In un'epoca antica, dura e bellicosa è stato lui celebrato come colui che aveva più nervi d'acciaio, più acuto cervello, più coraggioso cuore di chiunque altro al mondo. In lui alcuni principi vitali, per qualche strana via si sono realizzati al massimo: e come il suo corpo si mantiene forte e cresce e si rafforza, così cresce anche il suo cervello. Tutto questo senza quel diabolico aiuto che è certamente in lui; e che deve piegarsi alla potenza che proviene ed è simbolica del Bene. (Abraham Van Helsing)
Pensate voi un po' che insistenza e che determinazione. Con il cervello infantile che possedeva, da molto tempo ha concepito l'idea di andare in una grande città. Che cosa fa lui allora? Trova subito quello che è il posto al mondo più promettente per lui. Poi deliberatamente si prepara all'impresa. Con grande pazienza trova quale è la sua forza e quali sono i suoi poteri. Studia nuove lingue. Impara una nuova vita sociale; nuovo ambiente per antiche usanze; la politica, la legge, l'economia, le scienze, le abitudini di un paese e di un popolo che si sono sviluppate durante la sua esistenza. Lo sguardo che ha dato a tutto questo non ha fatto altro che stimolare suo appetito ed eccitare suo desiderio. Non solo: lo aiuta a crescere anche in quanto cervello; perché tutto gli dimostra quanto lui ha avuto ragione con sue prime intuizioni. Tutto questo lui ha fatto da solo: tutto da solo!, da una tomba in rovina in una terra dimenticata. E quanto di più non potrà lui fare, una volta che gli si aprirà il più grande universo del pensiero? Lui che come sappiamo può irridere alla morte; che può prosperare nel mezzo di malattie che uccidono popoli interi. Oh, se un essere così provenisse da Dio, invece che dal demonio, quale forza benigna potrebbe lui essere in questo nostro vecchio mondo! (Abraham Van Helsing)
Il Conte è un criminale e appartiene al tipo criminale. Tale lo classificherebbero Nordau e Lombroso e, quia criminale, la sua mente è formata solo in maniera imperfetta. Ragion per cui, in una situazione difficile, non può che cercare soluzioni nell'abitudine. (Mina Murray)
Ho visto il Conte giacere nella cassa sul terriccio, che con la brusca caduta dal carro lo aveva in parte coperto. Era mortalmente pallido, proprio come una statua di cera, e gli occhi rossi ardevano di quell'orribile volontà di vendetta che io conoscevo fin troppo bene. Mentre lo guardavo, i suoi occhi hanno colto la visione del sole che tramontava, e l'espressione di odio del suo volto si è tramutata in un'espressione di trionfo. Ma proprio in quell'istante, ecco il colpo lampeggiante del grande pugnale di Jonathan. Io ho urlato, vedendo la lama squarciargli la gola; mentre il signor Morris gli affondava nel cuore il suo coltello ricurvo. È stato come un miracolo; sotto i nostri propri occhi, e quasi nel breve tempo di un respiro, l'intero corpo del Conte si è dissolto in polvere ed è sparito alla nostra vista. Mi sarà di sollievo per tutta la vita poter ricordare che proprio in quel momento di ultima dissoluzione, nel suo volto è comparsa un'espressione di pace che mai avrei creduto potervi albergare. (Mina Murray)
Sono sempre più curioso: non capita tutti i giorni d'incontrare un nobile ungherese – o meglio, transilvano – che abita in un antico castello tra montagne desolate, al margine estremo del mondo civilizzato, eppure capace di scrivere lettere in un impeccabile inglese con tutta la disinvoltura di una persona colta e istruita, mentre negozia con legali e agenti immobiliari per l'acquisto di una casa nel cuore di Londra. Un uomo simile dev'essere a dir poco formidabile. (Thomas Harker)
Più tardi, ho conosciuto un professore sassone che ha passato buona parte della giornata a mostrarmi la città. Quando gli ho chiesto del Conte Dracula, spiegandogli che lo avrei incontrato e sarei rimasto da lui per due settimane, si è mostrato sorpreso perché, mi ha spiegato, il Conte era noto per condurre una vita ritirata, evitando il contatto con la gente e, per quanto ne sapeva, nessuno era mai stato invitato al castello. "Circoleranno senz'altro molte storie sul suo conto" ho detto allora "poiché, si sa, gli uomini hanno la tendenza a schernire quelli che non legano i loro fagotti come gli altri viaggiatori". Il professore mi ha confermato che, sì, circolavano molte voci a proposito del Conte, ma che nessuna persona ragionevole avrebbe mai dato ascolto a simili chiacchiere. A parte questo, non aveva altro da raccontare su di lui, tranne il fatto che apparteneva a una delle più grandi e antiche famiglie del Paese, di cui gli uomini – in virtù delle innate qualità della stirpe – erano i più coraggiosi e le donne le più belle, a tal punto che per secoli erano stati oggetto di leggende e poesie. Non sapeva se il Conte avesse figli o meno, ma mi ha detto che è stato sposato tre volte, e per tre volte è rimasto vedovo. (Thomas Harker)
Ero turbato perché chiaramente il Conte non era del tutto sano di mente, e anche se era anziano e canuto, avevo il sospetto che non sarei stato in grado di contrastare la sua forza e la sua agilità, dal momento che si vantava di essere un discendente di Attila, re degli unni. Sembra che in questo Castello ci si debba aspettare di tutto. (Thomas Harker)
Il Conte ha grande dimestichezza con la situazione politica attuale, tuttavia fatico a capire in quale ideologia si riconosca. Sotto certi aspetti sembra molto liberale, come un vero rivoluzionario, mentre su altri argomenti, le sue vedute sono talmente superate che sembra più conservatore di tanti reazionari. (Thomas Harker)
Film
Dracula non era un pazzo, almeno non nel senso corrente. Dracula era la più assurda delle creature, il capo dei vampiri, sovrano delle anime maledette. (Van Helsing, La leggenda dei 7 vampiri d'oro)
È miniera di arroganza. Molto facile comprendere perché questa aristocrazia decadente è lì per morire in quella parte del mondo. (Abraham Van Helsing, Dracula: morto e contento)
Nel quindicesimo secolo, in quella zona d'Ungheria detta Transilvania, viveva un nobiluomo così audace in battaglia che i suoi soldati gli diedero il nome di "Dracul", che significa "diavolo". Soldato, statista, alchimista e guerriero, egli era così autorevole che si ritenne che fosse riuscito a soggiogare perfino la morte fisica. Fino ad oggi, nulla ha dimostrato il contrario. (Il demone nero)
– Un paletto d'argento? Un crocifisso? Ma come potevi pensare che non avessimo già provato di tutto prima?! Gli abbiamo sparato, l'abbiamo pugnalato, bastonato, schizzato con l'acqua benedetta, gli abbiamo trafitto il cuore con un paletto, ma vive ancora. Lo vuoi capire? Nessuno sa come uccidere Dracula. – Ah. E che cosa aspettavi a dirmelo? (Van Helsing)
– Vuoi spiegarci che cos'è questa roba? – Un concentrato di male e di peccati. – Cosa? – Questi oggetti appartenevano all'uomo più diabolico di tutti i tempi: il Conte Dracula. – Dracula? – Ho detto la verità nel descriverli in quel modo. Il mantello, il suo sigillo, il medaglione e il suo sangue. – Il suo sangue?! – Il suo... sangue. – Ma-ma è soltanto polvere, polvere rossa. – È giusto signori, sì. Soltanto polvere... (Una messa per Dracula)
– Ridi quanto vuoi. Io trovo che sia affascinante. – Oh, di questo non discuto. Ma io preferisco qualcuno di più normale.
Proprio quando cominciavo a chiudere gli occhi ho sentito i lupi ululare. Poi è cominciato il sogno. Sembrava che tutta la stanza fosse invasa dalla nebbia. Era così fitta che a stento vedevo il lume vicino al letto, un fioco bagliore nella nebbia. E poi ho visto due occhi rossi che mi fissavano e una faccia bianca e livida è scaturita dalla nebbia. Mi è venuta vicino, così vicino! Sentivo il suo alito sul viso e poi le sue labbra! [...] E poi, la mattina, ero così debole. Era come se mi avessero tolta la forza vitale. (Mina Seward)
– Ma Dracula che cosa ha a che fare con lupi e pipistrelli? – Dracula è il nostro vampiro. – Ma professore, lei è certo...? – L'immagine di un vampiro non viene riflessa dallo specchio. Per questa ragione Dracula ha voluto infrangerlo. – Non per essere scortese, ma è un discorso che mi aspetterei da uno dei pazienti di questa clinica. – Sì, ed è quello che penserebbero i medici inglesi e la vostra polizia. La forza di un vampiro sta proprio nel diffuso scetticismo della gente.
Una nebbia rossa si diffonde sull'erba, avanzando come una lingua di fuoco che lui apre come un velario, e allora io vedo centinaia di migliaia di topi, con piccoli occhi rosso fiamma, come i suoi, ma solo più piccoli. E allora lui solleva la mano e li ferma tutti! Mi sembra che le sue labbra dicano: "Topi, topi, topi! Torme, milioni di topi, e tutti rosso sangue! E li darò tutti a te, se tu mi obbedirai!" (Renfield)
È venuto da me, poi si è aperto una vena nel braccio e mi ha costretto a bere. (Mina Seward)
Finalmente ho conosciuto il conte Dracula. Come speravo, egli è convinto che io sia qui per occuparmi dei suoi libri. Non mi rimane ora che attendere la luce del giorno. Poi, con l'aiuto di Dio, porrò fine per sempre al regno di terrore di quest'uomo. (Jonathan Harker)
Sono divenuto vittima di Dracula e della donna che è in suo potere. Forse sono condannato a divenire uno di loro. Se così fosse, che la persona che troverà il mio corpo sappia ciò che è necessario fare per poter liberare la mia anima. (Jonathan Harker)
Dopo la morte di Jonathan Harker, il conte Dracula, propagatore di questo male indicibile, è sparito. Dobbiamo trovarlo e distruggerlo. (Van Helsing)
Sappiamo di vampiri che hanno esistito per secoli. Dalle cronache, si desume che Dracula possa avere cinque o seicento anni. (Van Helsing)
Dopo un regno di innarrabile terrore durato più di un secolo, il re dei vampiri era stato finalmente scovato nella sua tana su un picco dei Carpazi. Per più di un secolo, molti avevano sperato di distruggerlo, e tutti avevano fallito. Qui, finalmente, un avversario armato di una profonda conoscenza delle orride forze del male lo distrusse in modo assoluto, definitivo... così almeno sembrò. Migliaia di persone erano state schiave dell'osceno culto del vampirismo. Ora esso periva alla sua stessa sorgente. Solo il ricordo rimaneva, il ricordo della più diabolica e orrida creatura che l'umanità abbia conosciuto.
– Chi era il suo padrone? – Era il Conte Dracula, signore. Di antica e aristocratica famiglia. [...] – E non c'è nessun discendente? – Il mio signore morì senza eredi, signore. Nel senso corrente dell'espressione.
Se vuol assistere alla distruzione di un mostro generato dal Conte Dracula, venga con me. Ma, l'avverto, non è uno spettacolo edificante.
– So che la vostra chiesa venne una volta brutalmente profanata. Ma il responsabile di quell'orrendo misfatto fu annientato circa dodici mesi fa. Non è così? Non venne forse scaraventato nelle acque tumultuose del torrente, ponendo così misera fine alla sua esistenza? Non è questa la verità? E allora perché non siete tutti in chiesa questa mattina? – C'è l'ombra, monsignore. – Quale ombra? – L'ombra del suo castello. – Arriva fino alla chiesa. – Al tramonto l'ombra tocca la chiesa. – Quale castello? Quello di Dracula? È a quello che riferite? Perché non pronunciate il suo nome? Non può più farvi del male ormai. È stato gettato nel torrente o no? Ed è morto? È morto oppure no? – Sì, è morto. – E allora? – Ma la maledizione esiste ancora. La sentiamo in quell'ombra anche quando siamo in chiesa.
Il vampiro Dracula è vivo. Durante le ore della notte, Maria non deve essere lasciata mai sola. Hai capito bene? Neanche per un momento devi lasciare il suo capezzale.
– C'è un castello in mezzo alle montagne che appartiene a un certo Conte Dracula. Lo conoscete? – Ho capito di chi parlate. – Devo andarci subito. – Perché? È vuoto. Non ci abita più nessuno. – Non per molto. Sta venendo qui. – Dracula? È impossibile. – È la verità! È la verità, ve lo giuro! – Dracula è morto da più di un anno. – No, vi assicuro che è vivo, e sta venendo qui! – È colpa vostra! Ce l'avete portato voi!
– Siamo stuffi della gente ce s'impiccia nei fatti nostri! Se noi ce ne stiamo tranquilli, Dracula ci lascerà in pace. – È un diavolo! E finché sarà in vita nessuno di voi sarà al sicuro.
– Vengo da Londra. – Da Londra? – Vado a trovare uno dei nostri clienti. Forse lei lo conosce: il conte Dracula. Allora, lo conosce? – Mio caro signore... Che Dio l'aiuti, perché se va dal conte Dracula, avrà bisogno di protezione.
Che è successo al conte Dracula? Sono scappato dal castello. Lui mi ha inseguito insieme agli altri. Erano vampiri giganti con enormi denti. Volevano succhiarmi il sangue. Non l'ho sognato. Erano dei vampiri! Li ho visti nelle bare. Perché non vuole credermi? (Jonathan Harker)
Attraverso antiche leggende greche, indiane, magiare e perfino cinesi, ci è giunta notizia di un uomo che vivrebbe nutrendosi del sangue di altri esseri umani. In questo modo, non solo rimane in vita, ma non invecchia mai. Non è un fantasma, ma non lascia ombra. Può trasformarsi molto facilmente in cane, in vampiro, in gufo, o in qualsiasi altro tipo di animale. Vive solo di notte e durante il giorno si rifugia nella sua tomba. Le persone a cui ha succhiato il sangue vengono contagiate. Se muoiono si trasformano a loro volta in altrettanti vampiri. Il suo nome è Dracula. (Abraham Van Helsing)
– Allora perché non l'arrestano? – Lei sottovaluta il conte Dracula. E poi che può fare la legge contro un uomo che vive al di fuori del nostro mondo?
Finché Dracula è in vita, il tempo e lo spazio contano molto poco. (Abraham Van Helsing)
La raccappricciante leggenda del Conte Dracula estende il suo terrore molto al di là delle montagne della Carpazia fino alla metropoli vittoriana di Londra. Qui, in Hyde Park, avviene il definitivo confronto tra Lawrence Van Helsing e il suo irriducibile nemico, il vampiro Dracula.
Mio nonno morì lottando con un vampiro, il più terribile, il più pericoloso vampiro di tutti i tempi. Però prima aveva raccolto delle prove. Prove positive. Non c'è niente da ridere, glielo assicuro. (Lorrimer Van Helsing)
Circa un secolo fa, ci sono avute prove, prove positive, che uno viveva in questa città: Dracula. Secondo le leggende, esso fu sepolto in Chelsea, probabilmente da uno dei suoi discepoli, e probabilmente a San Bartolph. Sì, in un angolo sconsacrato. Se il paletto è stato estratto dal suo cuore, egli potrebbe resuscitare. (Lorrimer Van Helsing)
Questa è la sua vendetta, una vendetta che si trascina da anni, una diabolica ritorsione contro i discendenti di Lawrence Van Helsing, mio nonno. Vuole sfogare il suo odio in questo modo, trasformando mia nipote in un essere come lui, facendola diventare un morto che vive, un vampiro. (Lorrimer Van Helsing)
Il bacillo della peste, la Valham House, la distruzione psichica di intellettuali come il professor Keely e gli altri, sono tutti elementi di un piano, volto ad uno scopo preciso. Una vera forza. L'ombra di cui io vi parlo è più sinistra, più oscena di qualunque mostruosità possiate immaginare. Vincitore della putrefazione, maestro degli incorrotti, il Conte Dracula! (Lorrimer Van Helsing)
Ho già distrutto il Conte Dracula una volta. Accadde più di due anni fa, nel Chiostro di San Bartolph's. Ma quell'essere può rinascere per rincarnazione. Si richiede un discepolo, una persona molto esperta nel rito. (Lorrimer Van Helsing)
Probabilmente nel suo subcosciente è ciò che desidera. La fine di tutto. Egli è un immortale maledetto che vive sulla violenza, la paura, il terrore. Ma supponendo, solo supponendo, che egli aspiri alla pace eterna, vorrebbe prima abbattere l'intero universo, vendicarsi di tutto. Uomini muoiono di peste a milioni, e come ombra della morte una sinistra figura si apre il cammino a colpi di falce. Il Conte Dracula è la profezia biblica di Armageddon. (Lorrimer Van Helsing)
Dopo aver distrutto ogni essere vivente sulla Terra, ti resterà un mondo vuoto da comandare. È questo che vuoi, Conte Dracula? Una grande fiammata fatta di orrore e di violenza? La spettrale distruzione di un intero pianeta? È questo il tuo ultimo desiderio? (Lorrimer Van Helsing)
Dracula? Ha detto così? Dracula... Ha un suono così singolare. Tre sillabe, eh? Dra-cu-la. Ha un che di accattivante questo nome.
Io non ho incontrato nome più perfetto negli annali della nobiltà. Vostro padre, figlie mie, riconosce la sostanza dalla forma: la polpa del frutto dalla buccia che lo riveste. Ci sono gli assaggiatori di vino e gli assaggiatori di nomi. Sì, "Dracula", una felice combinazione di oriente e di occidente, di realtà e di fantasia. Se non temessi di fare della letteratura o della retorica, che aborrisco, aggiungerei che in un certo senso gli mutua un qualche ingrediente del Conte di Montecristo, nonché di Sinbad il marinaio.
Dracula ci dà una garanzia anche dal punto di vista glottologico. A tutt'oggi, non si sono segnalati nomi che finiscono in -ula che contengono un segno negativo.
Vive del sangue degli altri. Non serve a nessuno, né adesso né mai.
Il mio animo abbandona il mio corpo. [...] Non ho mai provato sensazioni tanto angoscianti. Non riuscivo a tornare da te, sono completamente sconvolta. [...] Dovevo! Era come se mi trascinasse, mi attirasse, e io ho perso il controllo. [...] Aveva gli occhi rossi. [...] Avverto ancora il sapore del suo sangue in bocca. (Lucy Westenra)
Non so, ma ho quasi la sensazione che il mio strano amico sia qui con me. Parla nei miei pensieri. Con lui mi sono sentita più viva di quanto lo sia mai stata. E ora, senza di lui e presto sposa, io mi sento confusa, smarrita. Forse, per quanto cerchi di essere buona, sono cattiva. Forse sono una donna cattiva e volubile. (Mina Murray)
Da vivo fu un uomo dalle qualità esemplari, e la sua mente era potente e grande. Ma più grande è la necessità di schiacciarlo e distruggerlo definitivamente. (Abraham Van Helsing)
È tutta la vita che faccio questi sogni, intrappolata nelle tenebre con quell'uomo. Pensavo che fossero solo incubi, ma questo era così reale. Sentivo il suo respiro sulla pelle. Io sto cominciando a impazzire.
Dracula non è un mito, non è il vaneggiamento di un romanziere irlandese, oh no. È reale, te l'assicuro. (Matthew Van Helsing)
Lui è stato il primo. Dracula è l'Adamo, il paziente zero. Ma a differenza di quelli che infetta, non può essere ucciso, non con mezzi che io conosca. [...] Tutto quello che distrugge gli altri vampiri, lui sopravvive. Ci dev'essere un modo! Ho passato tutta la vita cercando la maniera di ucciderlo. Egli è semplicemente fuori dalla portata della morte. Ma perché? Questa è la domanda che mi ha tormentato per oltre un secolo. Chi è questa creatura che cammina come un uomo, ma la cui immagine non si riflette? (Matthew Van Helsing)
Molto tempo fa, Giuda Iscariota cercò la morte per i suoi peccati, ma gli fu negata. Oggi la corda non si è rotta ed è bruciato alle prime luci dell'alba. Ora sono io la custode delle sue spoglie. Se l'anima di Dracula dovesse ancora aleggiare sulle sue ceneri, io la terrò confinata per sempre.
Vedrai, ti piacerà lavorare per il Conte. È un vero gentiluomo, e ha fatto così tanto per questa gente. Mio padre dice che senza il suo aiuto, Passburg sarebbe ancora in pieno medioevo. (Lucy Kisslinger)
Il Conte è sempre molto attento ai suoi ospiti.
Stasera ho finalmente conosciuto il Conte Dracula. È più giovane di quanto pensassi, eppure il suo comportamento e il suo contegno in qualche modo sembrano contraddire il suo aspetto. (Jonathan Harker)
– Non si può andare avanti così! – Finora vi è sempre stata bene. Quando il Conte pagava la scuola o pagava i vostri debiti, non avevate niente da obbiettare! – Si è spinto troppo oltre. Santo cielo, Passburg sta diventando un cimitero, e voi non fate niente. – Abbiamo stretto un patto con lui. Infrangerlo sarebbe peggio che rispettarlo.
Egli ipnotizza gli umani, penetra le loro menti, dopodiché se ne impossessa. (Abraham Van Helsing)
La sua passione era come un fuoco violento. Consumava quello che voleva di più. (Abraham Van Helsing)
– Dracula, principe tra tutti i vampiri, teme la croce. Riuscite a capire che cosa significa? – No. Spiegatemelo. – Dio esiste. Dio esiste e finalmente anch'io l'ho trovato. – Avete trovato il Diavolo. – Se serve il Diavolo per condurmi dal mio Signore, allora io dico ben venga il Diavolo!
– Che cos'è il Conte Dracula? – In vita, era un principe di eccezionale cultura e di successo. Nella morte, suppongo si potrebbe dire che sia il migliore dei vampiri. – Il migliore? – Quello di maggior successo. La maggior parte sono selvaggi, mezzi pazzi. Raramente durano a lungo, mentre Dracula è riuscito a conservare la sua forma umana e il suo intelletto più o meno intatti per centinaia di anni. – Bevendo sangue umano. – Tutti bevono sangue. Dracula ha imparato a farlo bene, secegliendo le sue vittime con la massima cura, credo. Persino nella morte ha mantenuto la selettività di un aristocratico.
Consideriamo che il Conte Dracula non sopporta la sua immagine, Dracula, che non vuole esporsi alla luce del sole e non può entrare in una casa senza essere invitato. Queste non sono maledizioni. Sono mere abitudini che sono diventate feticci e poi leggende a cui credete persino voi. Le regole della bestia: ne abbiamo discusso molto tempo fa. Ma perché? Di che cosa avete paura? Siete un guerriero nato da una stirpe di guerrieri. Vostro nonno è morto combattendo, vostro padre, i vostri fratelli, i vostri figli, i loro figli. E tutti sono caduti da eroi sul campo di battaglia, ma non voi. Non il Conte Dracula, il condottiero che si apposta nell'ombra e sopra le vite degli altri, indesiderato in ogni luogo, che dorme in una cassa di terra, eppure sogna la tomba di un guerriero, che si ritrova ammaliato da una ragazza innamorata della cosa che lui teme di più: la morte. E ora sappiamo perché questo [il crocifisso] funziona: perché rappresenta il coraggio che bramate di possedere, il coraggio che ci vuole per morire. Direi che vi vergognate. Il Conte Dracula si vergogna!
Persone
A me di Dracula piace la sua fragilità così umana e sofferta, questa consapevolezza di vivere una dannazione eterna. (Marta Gastini)
Ciò che più sorprende in lui è l'assenza di rimorso, la noncuranza delle conseguenze delle sue azioni. Agli occhi degli altri personaggi maschili del romanzo, che sotto la guida del dottor Abraham si schierano a tutela dell'ordine ideologico costituito, Dracula è l'incarnazione di Satana senza senso di colpa, del potere senza limiti, del sesso senza coscienza né controllo. (Il Mereghetti)
Con Dracula e nella letteratura e nella cinematografia che ne sono derivate si è stabilizzato il tipo del vampiro nobile (Dracula è più spesso chiamato "il Conte") che si appropria delle vergini e dei bambini del suo feudo, nel quale si parla (sottovoce) di lui con odio e terrore. C'è un po' di Gilles de Rais in Dracula (e il Barbablù della fiaba è una sorta di vampiro). (Renato Giovannoli)
Dracula è una grande metafora, in realtà, Dracula è una brutta malattia che entra nella vita di una coppia e la sconvolge. Un cancro, che ti assale e che ti succhia via la vita, e che bisogna in qualche modo sconfiggere. (Sergio Rubini)
È molto attraente nella sua pericolosità. È la personificazione del male. È Lucifero. È Mefistofele. È come il diavolo, in realtà. (Gary Oldman)
Ha queste tre cose: una potente forza fisica, il potere di muoversi nel tempo e nello spazio e un fortissimo appeal sessuale per le sue vittime femminili. (Terence Fisher)
Il Conte, che si aggira di notte e dorme di giorno, parla alle ansie più intime, alle sessualità represse, a un mondo sotterraneo di sé segreti. Questo nobile luciferino è più stimolante degli innocenti che brama e, in un certo senso, il Conte stesso è una specie di teatro, nel quale sono messe in scena le nevrosi della sua era. (Joseph O'Connor)
Il conte transilvano è in pratica l'ultimo degli eroi romantici: alle prese con l'irrazionale, il magico, il misterioso, in sospeso tra il Bene e il Male, la Vita e la Morte, la Morte e l'Immortalità. Naturalmente è destinato alla sconfitta in una società che si è votata alla Scienza (e più tardi alla tecnologia), ma non prima di aver scosso alle fondamenta il sistema di valori su cui tale società è fondata. (Il Mereghetti)
Il suo morso è un bacio sensuale e allo stesso tempo efferato. (Asia Argento)
In quella sua prima apparizione Dracula somiglia molto al "gran personaggio" di cui parla Manzoni (ed entrambi ricordano il Diavolo), soprattutto nei particolari degli "occhi accesi" e del "labbro atteggiato di minaccia". [...] Anche il palazzo del "gran personaggio" può ricordare il castello di Dracula, oltre che certe architetture delle Mille e una notte, soprattutto per la presenza delle "fantasime" [...]: le evanescenti e lunari mogli di Dracula. [...] E se si considera il vampirismo come una figura del male nel suo aspetto contagioso, la fuga di Harker equivale al rifiuto del protagonista del racconto manzoniano di diventare un untore. (Renato Giovannoli)
In realtà il conte Dracula – come Casanova e Dongiovanni, come Sade e Restif de la Bretonne – dovrebbe essere collocato nell'immaginario dell'amore prima che in quello dell'orrore. Con l'aggiunta di una sottolineatura crudele che, lungi dal rappresentare un limite, rientra per acquisizione non soltanto letteraria – ma di comune prassi erotica – tra le componenti essenziali della ritualità libertina. Il bacio del vampiro è il morso dell'amante. (Franco Cuomo)
Ogni epoca ha il suo specifico terrore, figlio delle proprie esperienze. Per essere precisi, sembra che il vero successo di un'icona horror stia nel suo intercettare a mezza strada due diversi terrori, il primo chiuso nell'armadio dell'autore, e il secondo in quello dei lettori. Prendete l'esempio del conte Dracula: è noto che Bram Stoker scrisse il romanzo dopo aver trascorso un'infanzia da allettato, fra medici che scuotevano la testa e genitori rassegnati al peggio, per cui l'immagine di quel vampiro rialzatosi dalla bara altro non era che un rivivere il terrore di quel calvario. Fin qui il trauma dell'autore. Ma poi? Poteva bastare questo a fare di Vlad III di Valacchia un caposaldo del terrore moderno? Nossignore. Ciò che rese Dracula uno spauracchio collettivo fu il fatto che Stoker gli conferì ad arte tutte le caratteristiche dell'ignoto straniero trapiantato sul suolo britannico: il conte assetato di sangue venne trasformato in uno slavo antioccidentale, anticristiano, antitecnologico, antirazionale, ovvero in un formidabile ricettacolo di tutto ciò che i lettori inglesi potevano concepire come una minaccia alla loro identità. (Stefano Massini)
Secondo le mie letture giovanili Dracula era il diavolo, l'angelo caduto, il che significa che potenzialmente aveva in sé il bene e il male. (Francis Ford Coppola)
Occorre avere ora il coraggio di dire che il conte giunge persino a intenerire, a fare pena. In fondo non è il mostro dalla forza sovrumana e incontrastabile, uno di quelli che si presentano sugli schermi della stupidità di oggi. Dracula è pur sempre un uomo, lo è stato mentre era in vita, nel senso storico del termine; era un eroe, uno che ha salvato il proprio popolo dai Turchi e a quel tempo dire turco richiamava alla mente il male e la violenza estrema. Un personaggio morto eppur pieno di bisogni: di giorno deve ritornare dentro una bara nascosto nella terra del cimitero in cui è stato sepolto, tanto da doversela portare sempre con sé. È terrorizzato dal bene o dai segnali del bene; i crocifissi d'argento, le particole consacrate che il professor Van Helsing usa come proprie armi di difesa. È un mostro che ha paura e che può essere vinto, tant'è che questa è la conclusione della storia.
Il sangue è vita, senza sangue si è sfiniti, prossimi alla fine: dopo aver succhiato sangue Dracula ha forza e diventa persino giovane. Senza non può vivere tra i morti. Anche nel tempo presente sono infiniti i riferimenti a questa simbologia e assumono espressioni religiose: Cristo trasforma il pane in corpo e sangue del Signore e così dà la vita agli uomini. Lo trasforma in sangue perché il corpo senza sangue non vive. Del resto, quando muore sulla Croce, dà tutto il suo sangue, tanto che l'evangelista nota: dal costato usciva acqua. Aveva dato tutto.
Il succhiare è il gesto della vita, la modalità con cui il neonato vive. Si attacca al seno e lo divora. Dalla madre passa la vita al bambino che così la succhia. Rimane un gesto pieno di fascino e nei giochi erotici dell'adulto il succhiare ha un ruolo importante: ancora una volta un simbolo di forza vitale. Dracula non ha nulla della aggressività orale di chi mangia, anzi egli non mangia mai, succhia soltanto. E in questo si è fermato al gesto della vita neonatale, il movimento primario per eccellenza: se il bambino non sapesse succhiare morirebbe.
Tra le metamorfosi possibili a Dracula, la più significativa, tanto da diventare quella nota a tutti, è in un uccello, un pipistrello. La simbologia dell'uccello è sconfinata ed è anch'essa parte della vita. Il pene è popolarmente chiamato uccello: proprio perché si eleva e in quel volo dà la vita, il seme. Il pipistrello è un essere strano, potremmo dire perverso: sia perché appartiene ai mammiferi e non alla specie degli uccelli, sia perché è notturno e nella notte diventa un uccello del peccato, del proibito. Ha inoltre le caratteristiche di attirare e di divenire repellente. Di giorno poi non ha vita e rimane appeso, molle, in una caverna, mentre con il buio rinasce e cerca continuamente in quel volo inarrestabile la propria preda. Il sangue richiama dunque l'uccello-pene ed è suggestiva l'immagine del «battesimo di sangue» con la signora Mina attaccata al petto di Dracula, in una posizione che richiama la fellatio.
[Sul suo Dracula preferito] Dai, Bela Lugosi decisamente no. Lui era troppo grasso! Mi piacevano i film della Hammer con Christopher Lee. Lui sì che era selvaggio e spaventoso. Ricordo che ero molto giovane e che il suo Dracula mi spaventò parecchio. Io volevo cambiare la visione di Dracula e non mi interessava fare come Coppola. Forse volevo un Dracula più espressionista.
Dracula ha una ferocia inaudita, tuttavia nasconde un lato molto romantico. Il suo amore per Mina è folle e puro. Animalesco, direi. E lo porterà alla rovina. Oltre che all'aglio, lui è vulnerabile al fascino delle famiglie.
È un essere camaleontico. Secondo il mito, si trasforma solo in lupo o pipistrello. Io ho pensato che poteva assumere le sembianze di altri animali e insetti giganteschi: un topo, una cavalletta, uno scarafaggio... Inoltre, ha rapporti carnali con uomini e donne, ma questa non è una novità: nelle leggende, che li riguardano, i vampiri sono per natura bisessuali, non hanno pregiudizi.
Mi ha affascinato molto la storia di amore e morte che aleggia sul personaggio. Poi mi interessavano molto le sue trasformazioni, quando prende le sembianze di animali e altre creature. Un aspetto che in pochi hanno esplorato.
Da Don Giovanni non divorzi. E Dracula non lo curi. Il piccolo armamentario dei medicamenti borghesi non può nulla contro quel tipo di desiderio. Vuoi salvarti? Allora inizia ad abituarti a un mondo in cui nemmeno i confini tra vita e morte sono certi, e la tua fidanzata, morta, la notte va in cerca di bambini da prosciugare, e tuo padre, morto, torna ogni tanto a punire i tuoi amanti. Non piace, quel mondo? Peccato, è l'unico che c'è.
Difficile immaginare un personaggio che meglio di Dracula prenda su di sé, e traduca in carne e parole, il terrore. Non c'è nulla che, in lui, non sia terrore cristallizzato in gesto, immagine, parola, odore, tempo, colore. L'artigiano che era in Stoker lavorò da dio. Senza trascurare il minimo dettaglio. Se c'era un modo per dire che un mondo senza centro è un campo da gioco terrorizzante, Dracula lo disse. E quel vampiro è, simultaneamente, l'enunciazione di un teorema e la sua dimostrazione. Il che può aiutare a capire come si sia impigliato, una volta per sempre, nella fantasia collettiva.
Una cosa curiosa di Dracula è che Dracula vi compare pochissimo. Di persona, intendo dire (se si può usare l'espressione di persona parlando di un vampiro). Riassumendo, lui compare in carne e ossa (idem) nella prima parte del romanzo, quando Jonathan Harker gli rende visita in Transilvania. Poi, si può dire che scompaia. Le sue apparizioni sono poco più che bagliori: un cane che scende da una nave, un pipistrello che sbatte contro un vetro, una nebbia che scivola sotto le porte. Di rado compare in fattezze umane, e quando lo fa è sempre per pochi istanti, subito ingoiato dal buio, dalla folla, dalla nebbia: sulla collina di Whitby, con Lucy; una volta per strada, in mezzo alla gente; stretto a Mina in un lampo che acceca i testimoni; e poi il tempo di una breve invettiva, prima di scappare, quando gli inseguitori lo attirano in una stanza dove non riusciranno a prenderlo. Anche la sua voce, così pedante e rigogliosa durante la visita di Jonathan, sparisce nel polverone delle parole altrui: il virgolettato di Dracula, per quattro quinti del romanzo, si riassume in una paginetta di frasi neanche tanto memorabili. Considerato quanto parlano gli altri, lui praticamente tace. La cosa è curiosa perché, al contrario, tutto il romanzo è ossessivamente posseduto, senza eccezioni, dalla sua figura. Non c'è nulla, in Dracula, che sia lì per una qualche sua energia autonoma: tutto esiste perché esiste Dracula. Lui è la luce che ritaglia via gli altri dall'indistinta oscurità del semplicemente esistente. Tutto diventa racconto se incontra lui, e nulla che non incontri lui diventa racconto.
Dracula conta molto più del suo autore. Nel migliore dei casi, per costui, è la sua proiezione pantografata. Altrimenti un personaggio d'estro, di quelli che nascono dopo una micidiale sbronza in un pub.
Magari lo Stoker detestava la monarchia e i nobili in genere e cercò di caricare un conte dei più perfidi e goffi misfatti. Fu così? Non lo sapremo mai.
Stoker, come tutti gli scrittori di un qualche talento, aggiunse al suo cocktail uno spruzzo di particolare veleno. Tanto che, ancor oggi, questo bastardissimo Dracula funziona. Sul piano fumettistico e cinematografico, d'accordo. Ma anche psicologicamente. È diventato un modello, un maestro di ciò che non si deve essere (il «ciò che non siamo ciò che non vogliamo» di Montale?).
Di tutti i protagonisti delle storie dell'orrore, le fiabe macabre e i romanzi gotici che mi tenevano sveglia la notte, Dracula era quello più simile a un supereroe. Come tutti i supereroi dei fumetti più interessanti, invece di essere orgoglioso del suo potere – la capacità di vivere per sempre (quantomeno tenendosi lontano da paletti di frassino e spicchi di aglio) –, Dracula arrivava quasi a odiare il suo talento speciale e attraversava la sua condizione con malinconia, da aristocratico solitario e triste.
Dracula ama fare conversazione: sono la cultura e la lettura a renderlo quasi umano. Non ha la furia rozza del lupo mannaro, né la monotonia del diavolo. Grazie a Stoker, il Conte ci insegna che siamo destinati a diventare vampiri ogni volta che ci affezioniamo a qualcuno, e ci ricorda che quando leggiamo un libro, di fatto succhiamo il sangue dalle parole per diventare immortali. A metterla così, è difficile stabilire cosa ci rende davvero diversi da questo supereroe inconsolabile.
Dracula ci parla, ci irretisce, ci imprigiona, ma sempre con l'idea che quel che vuole non sia tanto il nostro sangue quanto la nostra compagnia.
Leggendo la sua storia, si capisce bene che il suo vero potere (la sua vera condanna) è desiderare gli altri, non vivere per sempre.
Come la Creatura del dottor Frankenstein, è un ibrido nato in laboratorio, dopo una notte d'incubo (pare che Stoker avesse fatto indigestione di una zuppa di gamberi all'ungherese). I Carpazi non c'entrano, con buona pace di Ceausescu e dei romeni, che hanno cercato di trasformare il conte in attrazione turistica: resta un personaggio rigorosamente e inconfondibilmente made in England, come il whisky, il tweed, le pipe Dunhill e tutte le buone cose che si comperano da Harrod's.
Come un eroe di Bataille, Dracula non fa che anticipare un'equazione quella tra Eros e Thanatos, che nel Novecento sarebbe diventata ovvia; porta alle estreme conseguenze la violenza che è implicita nell'erotismo, e ci obbliga a riconoscere – come i libertini filosofi di Sade – che i vertici del piacere coincidono con i rituali della violazione.
Dracula attende ancora il suo Foucault o il suo Barthes, e continua a funzionare come un trovarobato di effettacci per sceneggiatori a corto di idee.
Le misure che i «buoni» prendono contro Dracula e i suoi adepti portano sul piano simbolico i violenti sistemi della psichiatria ufficiale, lanciata a «razionalizzare» il sistema manicomiale: paletti nel cuore, taglio della testa e aglio in bocca. Avesse potuto, il dottor Van Helsing avrebbe sottoposto volentieri quel paranoico patetico e disperato che è il vampiro all'elettroshock. Tutto gli sarebbe passato per la mente, meno che andarsi a leggere un'operetta uscita quasi insieme alla storia di Dracula: L'interpretazione dei sogni, opera di un giovane e ambizioso collega ebreo che lavorava a Vienna.
Lungi dall'incutere orrore, il conte vampiro incarna il personaggio patetico e disperato di un «deviante» abbastanza innocuo, la cui unica cattiveria consiste nell'approfittare della distratta disponibilità di vittime che vogliono essere tali. Il vero orrore sta dall'altra parte, nell'ipocrisia degli inibiti, negli psichiatri che maneggiano l'aglio, il paletto e il crocifisso.
Personaggio umbratile e complesso, Dracula è figlio della repressione vittoriana e della presunzione positivista, il simbolo in cui si intrecciano Eros e Thanatos, Trasgressione e Controllo Sociale, Libido e Sublimazione, Immortalità e Necrofilia, Desiderio e Paura, Scientismo e Irrazionalità.
Vlad l'Impalatore è un macellaio sadico, Dracula è un artista. A fine millenio, è lui a dirci che la Letteratura è ancora una cosa seria anche quando sembra voglia soltanto divertire.
Dracula ci insegna a confrontarci con una teoria che conosciamo per esperienza, ma spesso non vogliamo ammettere, cioè raramente le cose sono ciò che sembrano. Sappiamo che Dracula rappresenta ciò che Freud chiamava arcano, ciò che avrebbe dovuto rimanere nascosto ma alla fine viene in superficie. C'è qualcosa in Dracula il vampiro che risulta al contempo alieno e familiare e che tentiamo di non riconoscere, perché vediamo sempre la nostra immagine riflessa in uno specchio, ma non possiamo vedere quella dei vampiri. Ecco perché, dopo tutte le nostre ricerche, ci siamo persuasi del fatto che fino a quando gli umani non avranno scoperto sia il segreto dell'immortalità fisica sia quello dell'eterna giovinezza, il mistero di Dracula continuerà a sopravvivere.
Dracula è un solitario, mentre i suoi nemici riescono a vincerlo solo se si alleano. Il messaggio è chiaro: se si uniscono le forze della comunità e la buona volontà, si può sconfiggere il male.
Stoker sapeva ciò che un suo contemporaneo, Sigmund Freud, stava iniziando a scoprire, cioè che raramente le cose sono ciò che sembrano. Il conte Dracula sembra un gentiluomo ma in realtà è un predatore.
Dracula è un falso aristocratico: nessun servitore, infatti, gli facilita la vita (o la non-vita) al castello. Non ha attorno a sé nemmeno il chiasso conviviale ed orgiastico di un signore feudale: il suo maniero è tetro, e lui stesso non tocca mai cibo.
Dracula è un libertino. Si sceglie molte donne e se ne nutre. Ma non riesce mai ad essere maschilista quanto il suo nemico Van Helsing.
Dracula è un ottimo turista. Sceglie con cura il nome delle navi con cui salpare. Per arrivare a Londra usa la «Demeter», che ricorda la suocera del dio degli Inferi, Demetra (che è anche simbolo di fertilità, e Dracula è una sfida alla procreazione ma è anche propagatore di vampiri). Per tornare in patria, invece, sceglie la «Czarina Caterina», il cui nome coincide con la zarina forse più immorale e dissoluta di tutta la storia russa.
Lugosi è il caso limite, ma Dracula è sempre una maschera maligna, una volta appiccicata sul viso non è più possibile staccarla. Lo stesso destino è accaduto a Christopher Lee, in parte a Klaus Kinski e a Frank Langella. Gli interpreti del vampiro diventano tutt'uno con lui e difficilmente si liberano della sua presenza.
Qualcuno ha visto nel Dracula di Stoker un'influenza diretta delle teorie di Lombroso (del resto citate dallo stesso Stoker), ma l'ipotesi è di difficile dimostrazione. Se è vero che Lombroso e la sua scuola ci informano che «riguardo ai denti, si incontrano negli assassini i canini molto sviluppati», è anche vero che Dracula fa bella mostra di una fronte spaziosa e alta, negata ai criminali dai lombrosiani e attribuita viceversa ai geni. Dove il vampiro spezza di più le categorie dei delinquenti di Lombroso, Ferri, Garofalo e altri fisionomi, è negli occhi, mai sfavillanti in un criminale secondo le «regole» di quella fisiognoica.
Alla fine credo che Dracula sia un vero anti eroe, dotato di una grande forza che spesso non sa controllare e questo dà delle difficili responsabilità per l'interprete. Non è infatti semplice rendere credibile un personaggio come Dracula che la gente guarda per un'ora e mezza sapendo di dover accettare qualcosa che non accadrà mai nella vita reale.
Dracula continua a perseguitarmi. Pazienza. Una cosa però la devo volentieri a quel tenebroso conte: mi ha insegnato nella realtà e nella finzione a camminare in equilibrio tra dramma e ironia.
Dracula rappresenta solo un momento della mia carriera nella quale ho girato oltre 300 film. Sono fiero di quel ruolo ma non voglio morire come Bela Lugosi, legato esclusivamente a un personaggio, a un film. Personalmente credo di aver dato molto al personaggio, accentuando l'aspetto erotico che, precedentemente, era stato quasi del tutto ignorato.
Ieri un giornale ha scritto che io avrei interpretato Dracula 11 volte, un altro ha scritto che avrei interpretato una parodia di quel ruolo: non è assolutamente vero! Spesso i giornalisti non si informano e questo mi da fastidio. Comunque non capisco perché la gente ancora continui ad identificarmi con quel personaggio...
Io credo che, sullo schermo, Dracula non sia mai stato realizzato bene. Del resto, ci sono attori e registi che non hanno nemmeno letto il libro di Stoker. Però io sono stato più fortunato di altri miei colleghi, perché ho potuto conoscere la nipote e il bisnipote di Stoker.
Non ho mai interpretato il personaggio correttamente, nessuno lo ha mai fatto... [...] Nemmeno la versione di Coppola rispetta il libro, presentando Dracula esattamente come viene descritto nel romanzo. Nel film che ho interpretato diretto da Jess Franco ci siamo andati vicino, perlomeno da un punto di vista iconografico, però il film non è un granché.
Quando accettai la parte ero determinato a non vedere quanto fatto precedentemente da altri attori, Lugosi in particolare. Non volevo fare le cose che aveva fatto e pensavo che nel profondo della Transilvania un vampiro in smoking fosse ridicolo. Così non ho mai copiato Lugosi. Cercai di entrare nella parte leggendo il libro di Stoker, studiando la sceneggiatura ed elaborando una mia visione del personaggio. Per prima cosa stabilii che, essendo un nobile, doveva avere una presenza regale, impressionante nel fisico. Allo stesso tempo, doveva conservare negli occhi uno sguardo triste come un uomo prigioniero della propria vita che prova una sorta di disperazione che diventa una luce di pace nel momento in cui muore. Insomma, un carattere con molti aspetti diversi da far coincidere: molto pericoloso, fiero, forte oltre le capacità umane, irresistibile per le donne, rispettato dagli uomini che, in fondo, vorrebbero essere come lui.
Uno della tv inglese mi ha chiesto chi vincerebbe tra Dracula e Saruman. L'ho guardato a lungo in silenzio: spero di averlo spaventato a morte.
Le cronache parlano di un Vlad II Dracula, principe di Valacchia, che intorno al 1430 si distinse nella lotta contro i turchi, e di suo figlio Vlad III Dracula l'Impalatore, che in sei anni di regno, tra il 1456 e il 1462, avrebbe ucciso tra i quaranta e i centomila cristiani, più un congruo numero di nemici turchi, con il prediletto metodo dell'impalamento. Nessuno dei due è compatibile quanto Stoker fa narrare dal Conte nel terzo capitolo del romanzo: in particolare sorprende che – eventualmente – egli non abbia pensato alle ghiotte occasioni di orrore che i gusti di Vlad Tepes (l'Impalatore) gli mettevano a disposizione. D'altronde, la componente orrorifica del suo Conte si esercita su tutt'altro piano da quello dell'impalamento e non è poi da escludere l'idea che un eccesso di orrore potesse risultare controproducente nei riguardi del lettore vittoriano. La conclusione sotto questo profilo è che il Dracula di Stoker non abbia assolutamente nulla a che fare con la storia dei vari Vlad – al di là della suggestione esercitata dal nome – e che l'autore abbia fatto un po' di confusione in proposito. Più concretamente, tra i motivi ispiratori del suo personaggio, è certo – per sua esplicita dichiarazione – che vi fosse anche lo stesso Henry Irving, d'aspetto fisico non incompatibile con il Vampiro transilvano.
Non è chiaro [...] perché il Conte tenga tanto a recarsi a Londra, e perché trattenga Harker nel proprio castello per quasi due mesi, dandogli così tempo e modo di scoprire ogni verità sul suo conto; e perché poi faccia oggetto delle sue libidini Mina Murray, la sola donna in Inghilterra (e nel mondo) che attraverso il diario di suo marito Jonathan sa tutto di lui. Ma se credibilità e verosomiglianza devono essere elementi di giudizio, come potremmo non bocciare Corneille e Alfieri, con gli inverecondi assurdi generati dal rispetto delle tre unità aristoteliche?
Per ricco che sia il passato, e fin troppo ricco il futuro (in tutto lo sbizzarrirsi sulle pagine, sulle scene, sul grande e piccolo schermo...) l'immagine di Dracula è – per sempre – quella che Stoker ci ha consegnato; e la storia è quella che lui ci ha raccontato. In questo lavoro di riassunto e di messa a fuoco, Stoker pesca – se così si può dire – da quanto il passato gli ha messo a disposizione: del folclore conserva il potere scongiurante dell'aglio e il valore salvifico della decapitazione; tra le tecniche dissanguanti trascura il morso sul seno per adottare quello sul collo; fra le trasformazioni del mostro privilegia il lupo e il pipistrello; giustamente ignora come non congrua l'idea che il vizioso maligno rechi con sé la peste; dalla letteratura prende l'idea della raffinatezza e della cultura del protagonista, dalla storia raccoglie la misteriosa e inquietante origine dello stesso, e la sua ambientazione nell'inimitabile scenario della Transilvania.
Credo che il fascino di personaggi come Dracula e altri di quel genere sia lo stupore che provocano: cosa potrebbe essere stato, come è stato? Questo è diverso, questo è un altro mondo. È davvero esistito? Potrei arrivare a farne parte per un periodo senza farmi del male o avere fatto del male?
Credo che sia l'unico personaggio che abbia mai interpretato a farmi paura.
È un personaggio piuttosto suggestivo. Lo è sempre stato e lo è ancora adesso. Quindi che piaccia al pubblico non sorprende affatto.
Non l'ho mai considerato un personaggio cattivo. Qualcuno mi ha detto che è il personaggio più cattivo che abbia mai interpretato, ma per me accetto quell'opinione ma di certo non direi la stessa cosa. Dracula, secondo me, non era più cattivo di un uomo qualsiasi. Era una persona intrappolata in una situazione. "Cattivo" è un termine che gli è stato dato dagli altri. So che se [...] viene fatta quella domanda a Dracula, ovviamente ti direbbe che non c'era niente di cattivo in lui. Faceva quello che secondo lui era giusto.
Dracula non è vivo ma neppure morto. La definizione di «non-morto», confezionata dalla letteratura gotica, gli calza a pennello. Ciò non significa però che quella di «non-vivo» risulterebbe inappropriata. Tutto considerato, sarebbe più giusto chiamarlo «non-qualsiasi cosa», giacché il suo potere insidioso è per l'appunto quello di riuscire a diventare qualsiasi cosa senza mai esserlo davvero, che è poi quel che fanno gli specchi: riflettere tutto fuorché se stessi. Lo dimostrano proprio le manipolazioni e i fraintendimenti che hanno fatto la fortuna del romanzo di Stoker. Perché contemplando uno specchio è facile confondere questo con il riflesso, e ancor più lo è dimenticare che il riflesso non è mai la copia esatta delle cose ma la loro immagine inversa. È facile cioè dimenticare che il riflesso non è la pedissequa restituzione delle nostre sembianze, bensì un bagliore oscuro del nostro profondo, del nostro lato segreto, delle cose che non osiamo confidare a nessuno. Per quanto, sono proprio le cose di noi che gli altri ignorano a renderci ciò che davvero siamo: discendenti poi non così lontani del conte Dracula.
Il conte si trasferisce a Londra per trovare «sangue nuovo». Evita tuttavia lo scontro aperto, poiché dispone di un formidabile cavallo di Troia. Può infettare le donne. Il suo morso è come un perverso bacio a una bella addormentata. Risveglia pulsioni che l'ordinata società inglese aveva tenuto sopite e sotto controllo e, risvegliandole, sonvolge gli equilibri: fortifica il sesso debole e indebolisce quello forte. Riassunto in questi termini sembra quasi un racconto di fantascienza, un'Invasione degli ultracorpi di fine Ottocento.
Oltre a essere noto a chiunque, Dracula è divenuto sinonimo di vampiro, se non il vampiro massimo, il capostipite dell'intera genia dei succhiatori di sangue. Quanto a Bram Stoker, invece, in pochi sanno chi sia e gran parte dei pochi lo conosce quale autore di quell'unico libro. Tale è stata l'affermazione di Dracula che in molti hanno finito per considerarlo alla stregua di una figura storica, negando di fatto a Stoker il merito dell'invenzione letteraria.
Dracula è, in fin dei conti, il ponte tra l'orripilante romantico e il thrilling moderno. Alla soglia d'un secolo di "meraviglie possibili", che già si prospettava la conquista degli astri e l'apocalisse, nel secolo dei colonialismi e che preparava le "grandi guerre", il secolo dell'industrializzazione forzata e della mobilitazione generale, e in cui la Spiegazione dominava sovrana, Dracula era un'invenzione addirittura ovvia. Il Male c'è? E dunque, diamogli una fisionomia, cartografiamolo, narriamone le avventure, rendiamole logiche pur lasciando loro, com'è ovvio, quello che si suppone essere il proprio del romanzesco, il residuo indecomponibile del Mistero. Dracula diviene così una "storia ddel caso", i cui referenti sono la criminalità e la pazzia. Il fin de siècle vede all'opera scienziati decisi a tutto sondare, a non lasciare nessuna terra ingognita inesplorata, strati profondi della psiche o deserti polari che siano. È un'epoca che gli enigmi li smonta e fa a pezzi come giocattoli, dimostrandone l'inconsistenza e indicando come venirne a capo grazie alle ricette, accessibili a tutti, contenute nei grandi repertori del Sapere. È un'epoca scientifica.
Le caratteristiche fisiche del Vampiro non sono desunte direttamente dalla letteratura; o, per meglio dire, letteratura orale e scritta avevano, da secoli, fissato e imposto la fisionomia del vampiro, passandola in retaggio al teatro, ai testi "scientifici", compresi quelli di psichiatria ottocentesca (nei quali i casi di "vampirismo" sono frequentissimi), ai manuali religioso-penitenziali. Stoker ha tracciato un "ritratto dal vero", come del resto imponevano le norme, allora vigenti, del realismo, le quali trascuravano il fatto che la maniera di vedere il mondo è in larga misura culturale; in altre parole, Stoker ha copiato un modello in carne e ossa, sì, ma prefabbricato dalla letteratura e da una tradizione a sua volta condizionata da quella. Il modello si chiamava Henry Irving, era suo grande amico, faceva l'attore, era dotato di voce "sibilante e terribile" e si era specializzato nella versione per le scene di Frankenstein.
Lui è un relitto feudale che studia l'inglese, preparandosi programmaticamente all'invasione dell'Occidente; ha addirittura interessi politici o per lo meno il desiderio di comprovare che i voivoda, incarnazione dell'autocrazia medioevale, non sono affatto defunti (non del tutto). È un diavolaccio transilvano concretissimo – e del resto, tutto ciò che non è "civile", cioè moderno e occidentale, è per definizione diabolico –, insomma un demonio di impronta cattolica, corposo, tardobarocco più che neogotico, e non mosso da oscuri istinti, da forze che lo trascendono. È anzi una "mente criminale" in pieno sviluppo, un delinquente "nato" alla Lombroso, e Stoker-van Helsing espressamente lo definisce tale, anche se conserva, di tempi "men leggiardi e più feroci", il soffio della leggenda, lo stregonesco, l'oscuro, il misterico. Non per niente è di cultura germanica, un feudatario dell'impero asburgico, deciso, al pari dei signori della corte di Vienna o di Berlino, a inserire il feudalesimo nel sistema moderno, a sposare castello e fabbrica.
Siamo purtroppo abitatori d'un astro divenuto terribile e figli d'un secolo che ha inventato e imposto psichiatria, psicoanalisi, sociologia e altre presunte "scienze dell'uomo". E la simpatia per il malvagio presuppone pur sempre la scissione tra Bene e Male, la scelta per l'uno o per l'altro campo equivalendo a quella tra potere a contropotere: il Conte Vampiro e i suoi predecessori ed epigoni sono gli sconvolgitori del codice, i devianti dalle formule; e si suppone che come tali abbiano, in fin dei conti, una funzione benefica: servono a contestare, svecchiare, rinnovare, richiamare alle "altre dimensioni". Dracula, voglio dire, non è un dio Briccone, non è un Reineke Fuchse, ma è uno che insegna e ammonisce a contrario: è la faccia del peccato, additata a esempio con un procedimento che il Romanticismo ha introdotto e che è consistito, puramente e semplicemente, nel ribaltare il Libertino settecentesco e la sua filosofia. In fin dei conti, absit iniuria verbo, Dracula è figlio delle Liaisons dangereuses.
Devo confessare che a me lo stesso Dracula fa molta simpatia: in fondo è un reietto, condannato a una vita d'inferno che forse non ha scelto del tutto, lui era un antico difensore della cristianità.
Diciamocelo. Senza il cinema che l'ha subito adottato (Murnau non poté utilizzare il titolo Dracula per questioni di diritto d'autore), Dracula – e con lui Frankenstein – avrebbero fatto la fine di Melmoth, grandissimo romanzo gotico, che ho avuto la fortuna di tradurre (è stato appena ristampato da Neri Pozza), figura amatissima per tutto l'Ottocento e il Novecento (lo adoravano Puskin, Balzac, Nabokov, da noi Manganelli), ma senza versioni filmiche è rimasto relegato agli appassionati del genere, e basta.
Dracula appartiene alla Natura proprio come i ciliegi in fiore. Agli occhi della Natura anch'egli ha diritto di esistere – per quanto violentemente e forse (per noi) incomprensibilmente. Forse dovremmo imparare a convivere con Dracula, chissà...
Dracula è lo straniero che vuole integrarsi? Anche. Oggi con il Covid diventa anche metafora del contagio. Perché no? Insomma, quello che voglio dire è che il livello di stratificazione dei significati è impressionante.
Dracula stesso è una sorta di avveduto investitore immobiliare – sospetto che giochi anche in Borsa, come il diavolo nel racconto di Balzac, Melmoth riconciliato.
L'immaginario vampiro chiamato Conte Dracula è universale perché è stato basato in origine sulla mitologia del tempo e sulle superstizioni che poi erano parte di quasi ogni cultura nel mondo. Questo immaginario basato sulla realtà è il motivo per cui le persone possono in qualche modo identificarsi con l'idea della possibilità che i vampiri esistano.
Nel romanzo Dracula di Bram, il Conte è presente solo per circa il 30% della storia, ma i lettori sono molto consapevoli della sua presenza al 100% del tempo.
Penso che ci siano stati molti attori che hanno fatto un ottimo lavoro nell'interpretazione di Dracula, tutti sono un pò diversi, il Signor Christopher Lee, Bela Lugosi, Frank Langella e Gary Oldman sono al top della mia lista.