sociologo, medico e giornalista ungherese Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Max Simon Nordau, pseudonimo di Simon Maximilian Südfeld, Südfeld Simon Miksa (1849 – 1923), scrittore, filosofo e capo sionista ungherese.
Dio è il nome che dall'inizio dei tempi fino ai giorni nostri gli uomini hanno dato alla loro ignoranza.[1]
Fa bene essere soli. Fertilizza l'impulso creativo.[2]
Gli egotisti sono, da un lato, mistici, e nel tempo istesso erotomani, talvolta financo apparentemente paradossali, presunti filantropi – e d'altro lato nei mistici troviamo abbastanza di sovente un egotismo assai sviluppato.[3]
Le lotte dei partiti sono pel popolo ciò che pel facchino è il far passare da una spalla all'altra il suo pesante fardello, senza avvedersi che questo non è che un illusorio alleggerimento. (da Mene, Tequel, Ufarsin, p. 19)
Le rivoluzioni sono nella storia le sole testimonianze che ci permettano di determinare con sicurezza, a seconda della loro potenza, della loro estensione e delle loro mire, il grado e lo scopo del relativo malcontento degli uomini. (da Mene, Tequel, Ufarsin, p. 20)
Le guerre fra popoli inciviliti non sono meno frequenti, né meno sanguinose di quelle fra tribù selvaggie; e il figlio della civiltà, con tutte le sue leggi e tutte le sue restrizioni alla libertà, non è al sicuro di un'arma micidiale del nemico più di quel che lo sia il figlio della barbarie, che non ha ancora il beneficio della tutela della polizia. Per trovare una differenza fra queste due condizioni, bisognerebbe essere di opinione che sia una morte minore l'essere ucciso in uniforme da un uomo pure in uniforme e che uccide per ordine ricevuto, piuttostoché l'essere ucciso da un guerriero tinto di rosso, che uccide con un'ascia di pietra e senza regolamenti militari. (da La menzogna politica, p. 102)
È nello stomaco che bisogna cercare l'eroismo di un Genserico e di un Attila, di un Gengis-Khan e di un Guglielmo di Normandia. Ed è sui più sanguinosi e gloriosi campi di battaglia, cantati dai poeti e tramandatici dalla storia, che si decide con dadi di ferro la questione del mangiare. (da La menzogna economica, p. 129)
La opinione pubblica ha sull'individuo tale un potere che è impossibile sottrarsi ad esso. Le apparenti ribellioni assomigliano un po' a quelle onestate opposizioni che da un sovrano male informato si appellano a un sovrano che si vuole informar meglio; lo scopo qui, espresso o tacito non è già di rompersi con l'opinione pubblica, ma bensì di trasformarla in modo che s'accordi coi ribelli. (da Alcune menzogne minori, p. 207)
L'opinione pubblica altro non è che la coscienza della specie, come la coscienza altro non è che l'opinione pubblica nell'intimo dell'individuo. (da Alcune menzogne minori, p. 209)
[...] la coscienza è, nell'intimo d'ogni umana creatura, l'avvocato degli interessi della specie, è il rappresentante della pubblica opinione nell'interiore di ogni individuo, è quella cosa, infine, che concatena l'individuo alla società, ancorché egli viva in una isola deserta dell'Oceano. L'imperativo categorico non è altro che il rappresentante interno della pubblica opinione. (da Alcune menzogne minori, p. 209)
L'istinto primitivo e principale spinge la donna irresistibilmente verso l'uomo comune e normale, che non si distingue né per stupidità straordinaria, né per intelligenza superiore, che regola il suo contegno sull'esempio del buon cittadino, che suole parlare del tempo bello e brutto, esaltando gli ideali da scuola elementare, che condivide le opinioni e i concetti dei borghesi agitati e mostra per la forma e il colore della cravatta di essere all'altezza dell'epoca in cui vive. Su 100 donne, 99 certamente si innamoreranno di questo capolavoro della natura, al cui confronto nessun uomo superiore potrà reggere. (citato in Lombroso, Ferrero, p. 131)
La donna è quasi sempre nemica del progresso e costituisce l'appoggio più fermo di ogni reazione. Essa si aggrappa con passione ad ogni cosa vecchia e tradizionale, considerando come un offesa personale ogni novità che non sia una moda capace di aggraziare il suo corpo. Eco involontaria di quello che si è fatto prima di lei, la mente femminile confonde la religione con la superstizione, istituzioni utilissime con formalità senza scopo, azioni intelligenti con cerimonie vuote di senso, ed assiomi sociali ispirati dal rispetto verso il prossimo con la sciocca etichetta. (citato in Lombroso, Ferrero, pp. 163-164)
Per lo più la donna è tipica, l'uomo è originale; la fisionomia della prima appartiene alla media, quella del secondo è originale... Le donne sono fra loro assai meno differenti tra gli uomini: chi ne conosce una, le conosce tutte, salvo poche eccezioni. I loro pensieri, i loro sentimenti, perfino le loro forme esteriori si rassomigliano: Margherita, Giulietta, Ofelia presentano tra loro tante analogie, che potrebbero chiamarsi sorelle, differenti solo per il temperamento e l'educazione. Ecco perché la donna si adatta così facilmente ad ogni posizione sociale. Lo stalliere fatto duca di Curlandia, per favore dell'imperatrice, puzzerà di cavalli per tutta la vita, mentre la figlia del sergente, diventata contessa e padrona di un cuore reale, dopo pochi mesi e talvolta anche dopo poche settimane non differirà in nulla dalla gran dama nata per figurare nell'almanacco di Gotha. Fra la principessa e la lavandaia corre poca differenza; l'essenza comune all'una e all'altra è la natura muliebre, cioè l'involontaria ripetizione del tipo generico. (citato in Lombroso, Ferrero, p. 162)
Quando l'arte di Carlo Baudelaire fu detta, prima ancora che dal Nordau, oscura ed immorale, una voce potente sorse a difenderla: la voce di Vittor Hugo.
Max Nordau è stato seguace tanto fervente del Lombroso, che ha esteso la teoria oltre le intenzioni del maestro, sino a considerare la più gran parte degli ingegni artistici universalmente ammirati ai nostri giorni come il prodotto di una degenerazione.
Nemico dell'arte, Max Nordau non si contenta di fare il critico, il sociologo, il filosofo, il polemista; egli fa anche l'artista. Il caso è ancora più notevole che dapprima non paresse. Dei suoi romanzi di un tempo non mette conto parlare; bisogna invece leggere l'ultimo, quello che egli ha pubblicato dopo la Degenerazione e la Psico-fisiologia del genio, cioè dopo i libri dove ha peggio trattato gli artisti e la stessa arte.