Tre Cime di Lavaredo
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Le Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen in tedesco; Tré Zìmes in ladino cadorino[1]) sono tre cime delle Dolomiti site al confine tra il territorio del comune di Auronzo di Cadore e quello delle Dolomiti di Sesto nel comune di Dobbiaco; sono considerate tra le montagne più note nel mondo dell'alpinismo, con la Cima Grande che rappresenta una delle classiche pareti nord delle Alpi, e permettono la vista panoramica delle cime circostanti e del parco Naturale Tre Cime.
Tre Cime di Lavaredo Drei Zinnen | |
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Le Tre Cime di Lavaredo viste da nord | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto Trentino-Alto Adige |
Provincia | Belluno Bolzano |
Comune | Auronzo di Cadore Dobbiaco |
Altezza | 2 999 m s.l.m. |
Catena | Alpi |
Coordinate | 46°37′06.96″N 12°18′19.8″E |
Altri nomi e significati | Drei Zinnen (tedesco) Tre Zìmes (ladino) |
Data prima ascensione | 21 agosto 1869 |
Autore/i prima ascensione | Paul Grohmann con le guide Franz Innerkofler e Peter Salcher |
Mappa di localizzazione | |
Dati SOIUSA | |
Grande Parte | Alpi Orientali |
Grande Settore | Alpi Sud-orientali |
Sezione | Dolomiti |
Sottosezione | Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo |
Supergruppo | Dolomiti di Sesto |
Gruppo | Gruppo delle Tre Cime di Lavaredo |
Codice | II/C-31.I-A.4 |
Le attestazioni più antiche del toponimo si riferiscono alle forme tedesche, tant'è che le denominazioni Dreyspiz (letteralmente "tre punte"), dreÿ Spitz e Zwain hohen Spizenn si riscontrano sin dal Cinque e Seicento.[2] Nel famoso "Atlas Tyrolensis" del 1774 di Peter Anich e Blasius Hueber le cime sono indicate come 3 Zinnern Spize. Tuttavia le prove a supporto dell'origine tedesca del toponimo sono piuttosto scarne.[3]
Fra il 1915 e il 1917 le vette delle Lavaredo costituirono il fronte di guerra. Di questo periodo rimangono ancora evidenti resti (trincee, gallerie, baraccamenti) sul massiccio e sul vicino monte Paterno.
Il 9 luglio 1974 cadde tra le Tre Cime e il monte Paterno un elicottero Bell 206 dell'Esercito Italiano (sigla "EI613"), pilotato dal capitano Pier Maria Medici dell'aviazione dell'esercito. A bordo inoltre vi erano i due ufficiali della Brigata alpina "Tridentina" Renzo Bulfone e Gianfranco Lastri.[4] A memoria dell'incidente, tra i due monti si trova una lapide commemorativa, composta anche dalle stesse pale dell'elicottero.
Il gruppo è attraversato dall'alta via n. 4, detta di Grohmann.
Le Tre Cime sono composte da[5]:
In un intorno delle Tre Cime di Lavaredo, l'attuale confine tra i comuni di Dobbiaco in provincia di Bolzano e Auronzo di Cadore in provincia di Belluno, rideterminato in seguito alla Prima guerra mondiale, coincide con quello tra il Sacro Romano Impero e la Repubblica di Venezia stabilito nel 1752 con il Trattato di Rovereto da Maria Teresa d'Austria e dal doge Francesco Loredan. Esso passa esattamente sopra la cresta delle Tre Cime e cade a piombo verso terra.[6]
In precedenza al Trattato di Rovereto, le Tre Cime di Lavaredo erano completamente contenute nel comprensorio di Auronzo, all'epoca più esteso di oggi e comprendente vari territori al di là dello spartiacque alpino sotto il dominio di Venezia: a titolo di esempio il confine inglobava una parte dell'attuale Parco naturale Tre Cime, la Val Rinbon, e giungeva fino alle "Pale di Rivis", ovvero, partendo dal rifugio Locatelli proseguiva sulla torre dei Scarperi e oltrepassava il Monte Rudo.[7][8][9][10][11]
L'esteso altipiano ai piedi delle Tre Cime funge da spartiacque idrografico.
I punti panoramici più conosciuti sono quelli che si possono ottenere dalla val di Landro, presso il vecchio paese dove si ha un profilo laterale delle Tre Cime, oppure dal rifugio Auronzo o ancora dal rifugio Antonio Locatelli.
Le prime ascensioni delle tre vette avvennero fra il 1869 e il 1881 lungo i più articolati versanti meridionali, che si specchiano nel lago di Misurina. Il primo salitore della Cima Grande fu il viennese Paul Grohmann, accompagnato dalla guida di Franz Innerkofler e Peter Salcher. La Cima Piccola è stata salita nel 1881 dalla guida Michel Innerkofler lungo un itinerario che all'epoca si collocava fra i più difficili.
Dopo l'epoca delle vie normali l'interesse si rivolse nuovamente al massiccio negli anni immediatamente precedenti la Prima guerra mondiale (fra il 1909 e il 1914), con le ascensioni di Angelo Dibona (spigolo nord-est della Cima Grande), Paul Preuss (ascensione alla Cima Piccolissima), Hans Dülfer (pareti ovest delle Cime Grande e Ovest e parete nord della Punta di Frida) e Rudolf Fehrmann (parete nord della Cima Piccola).
Dopo la Prima guerra mondiale l'ascensione più emblematica fu quella che nel 1933 il triestino Emilio Comici e gli ampezzani Giuseppe ed Angelo Dimai portarono a termine sulla parete nord della cima grande, per lungo tempo ritenuta inaccessibile; pochi mesi dopo lo stesso Comici traccerà un altro itinerario di VI grado: lo Spigolo Giallo (Gelbe Kante), lungo il versante sud della cima piccola. Due anni più tardi fu scalata la parete nord della cima ovest da parte di Riccardo Cassin e Vittorio Ratti.
Dopo queste salite, alla fine degli anni cinquanta, si impose la filosofia della "direttissima": con largo uso di mezzi artificiali (chiodi, chiodi a pressione, staffe) vennero aperte le direttissime alla cima grande dai tedeschi Dieter Hasse e Lothar Brandler e alla cima ovest (tre vie quasi parallele aperte dagli "scoiattoli di Cortina", dalla cordata svizzera di Hugo Weber e Albin Schelbert e da quella francese di René Desmaison e Pierre Mazeaud).
Successivamente lungo questi versanti vennero tracciate vie che salgono con assoluta preponderanza dell'arrampicata libera della massima difficoltà (IX grado), come le vie dei fratelli cecoslovacchi Koubal (1989) sulla cima grande e di Franc Knez sulla piccolissima e la grande, aperte con assicurazioni tradizionali, e alle numerose vie aperte con l'uso di spit, fino ad arrivare alle prestazioni degli anni 2000 del tedesco Alexander Huber, apritore di alcuni itinerari con difficoltà fino al grado 8c e salitore, in free-solo (cioè senza l'ausilio di nessun mezzo di assicurazione) della via di Hasse e Brandler.
Christoph Hainz, insieme a Kurt Astner, ha aperto quattro nuove vie di elevata difficoltà: Das Phantom der Zinne sulla cima grande, Alpenliebe e Pressknödl sulla cima ovest, Ötzi trifft Yeti sulla cima piccola.
Nel 2011 gli alpinisti Armin Holzer di Sesto e Reinhard Kleindl di Graz attraversarono su una slackline lo spazio vuoto fra le singole cime.[12] Nel marzo 2012 si ha invece la prima attraversata invernale delle Tre Cime, compiuta dall'altoatesino Simon Gietl e lo svizzero Roger Schäli. Inizialmente salirono per la "via degli scoiattoli" della cima ovest, per poi discendere lungo la parete sud. Poi su lungo la "via Dülfer" della cima grande dove hanno bivaccato in parete. Il giorno seguente, dopo aver concluso la scalata alla cima grande, hanno concluso l'ascensione salendo dalla parete ovest della cima piccola.[13]
Il rifugio Auronzo è stato più volte sede di arrivo di tappa del Giro d'Italia. La salita finale, molto impegnativa, sale da Misurina (1760 m) al rifugio (2333 m) in circa 7 km. Il tratto finale scavalca in meno di 4 km un dislivello di 477 metri, per una pendenza media superiore al 12% e punte fino al 19%.
La prima volta fu nel 1967, tappa vinta da Felice Gimondi davanti a Eddy Merckx e Gianni Motta.[14] L'anno successivo vi fu la vittoria del belga Eddy Merckx che qui indossò la maglia rosa per portarla a Milano. Nel Giro d'Italia del 1974 il vincitore di tappa fu lo spagnolo José Manuel Fuente.
Nel 1981 la vittoria fu dello svizzero Beat Breu mentre nel 1989 vinse il colombiano Luis “Lucho” Herrera. Dopo diversi anni di assenza, l'arrivo delle Tre Cime di Lavaredo è stato reinserito nel percorso del Giro d'Italia 2007 (15ª tappa) ed ha visto la vittoria del modenese Riccardo Riccò, seguito da Leonardo Piepoli, suo compagno di squadra. Nel Giro d'Italia 2013 la vittoria è stata del campione siciliano Vincenzo Nibali.[15]
Di seguito si riportano i vari passaggi (in grassetto le edizioni in cui il traguardo era Cima Coppi):
Edizione | Tappa | Percorso | km | Vincitore di tappa | Maglia Rosa |
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1967 | 19ª | Udine > Tre Cime di Lavaredo (annullata) | 170 | Silvano Schiavon | |
1968 | 12ª | Gorizia > Tre Cime di Lavaredo | 213 | Eddy Merckx | Eddy Merckx |
1974 | 20ª | Pordenone > Tre Cime di Lavaredo | 163 | José Manuel Fuente | Eddy Merckx |
1981 | 20ª | San Vigilio di Marebbe > Tre Cime di Lavaredo | 100 | Beat Breu | Giovanni Battaglin |
1989 | 13ª | Padova > Tre Cime di Lavaredo | 207 | Luis Herrera | Erik Breukink |
2007 | 15ª | Trento > Tre Cime di Lavaredo | 184 | Riccardo Riccò | Danilo Di Luca |
2013 | 20ª | Silandro > Tre Cime di Lavaredo | 210 | Vincenzo Nibali | Vincenzo Nibali |
2023 | 19ª | Longarone > Tre Cime di Lavaredo | 183 | Santiago Buitrago | Geraint Thomas |
Per stabilire il confine territoriale tra i comuni di Dobbiaco e Auronzo, una leggenda descrive la storia che due giovani ragazze (secondo altre versioni due vecchie) partirono dai due rispettivi comuni al canto del gallo. La donna di Auronzo, non vista, punse il pennuto in modo da anticipare il canto e iniziare prima la camminata. Grazie a questo stratagemma, il confine è quindi posto più a nord dello spartiacque, presso il ponte della Marogna.[16][17]
Nel 1743 venne consacrata la chiesa delle Grazie di Auronzo dove ancora oggi si può osservare una croce in ferro battuto con alla sua cima un gallo che presenta 3 buchi in pancia, in ricordo dei 3 colpi di spillo ricevuti durante la notte.[18][19]
Le Tre Cime di Lavaredo sono comparse nei media in varie occasioni:
Il 7º Reggimento Alpini, di stanza a Belluno, ha come stemma le Tre Cime di Lavaredo.
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