Quando si parla di Dolomiti, ci si può riferire a due accezioni del significato:
l'insieme di gruppi montuosi caratterizzati da una prevalente presenza di roccia dolomitica. Tali gruppi si trovano principalmente all'interno della sezione alpina definita come Dolomiti, ma anche in altre sezioni[1]. Per contro, alcuni gruppi montuosi della sezione Dolomiti hanno poco o per niente natura dolomitica[2].
la parte delle Alpi definita come sezioneDolomiti che ha limiti geografici ben precisi e continuità territoriale.[3]
La presente voce tratta delle Dolomiti partendo da questa seconda definizione. Per la trattazione delle Dolomiti secondo la prima accezione si rimanda alla voce Dolomiti.
La sezione alpina denominata Dolomiti ha gli stessi limiti geografici sia nella Partizione delle Alpi, sia nella SOIUSA.
Secondo questi criteri, le Dolomiti confinano:
L'AVE stabilisce confini diversi rispetto alle definizioni della SOIUSA e della Partizione delle Alpi, includendo nelle Dolomiti tutti i rilevi fra il Piave e il Brenta ed estendendoli maggiormente verso sud, fino alla pianura veneta. Parte delle Prealpi Vicentine e delle Prealpi Bellunesi è dunque compresa nelle Dolomiti. Inoltre, secondo l'AVE, il limite occidentale delle Dolomiti non segue il Brenta, ma procede lungo il torrente Cismon fino al passo Rolle, da qui segue il Travignolo, risale per pochi metri l'Avisio per poi raggiungere il passo di Pampeago e da qui l'Isarco lungo il torrente Ega. Tale confine esclude pertanto le Dolomiti di Fiemme che assurgono a gruppo a sé stante[4].
La Marmolada, considerata come la vetta più alta delle Dolomiti, è composta principalmente di calcari. Le cosiddette Dolomiti di Fiemme sono per nulla composte di dolomia.
Termini alternativi per questa suddivisione, utilizzati comunemente prima che si affermasse il termine Dolomiti, sono Alpi Veneziane o Alpi Tridentine.
v. AA.VV., Montagne d'Italia. Istituto geografico De Agostini, 2002. p. 15