novantaduesima edizione della corsa ciclistica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Giro d'Italia 2009, novantaduesima edizione della "Corsa Rosa", si svolse in 21 tappe dal 9 al 31 maggio 2009, per un totale di 3456,5km, e fu vinto dal russoDenis Men'šov.
Men'šov portò a termine la corsa in 86 ore, 3 minuti e 11 secondi, a una media di 40,191km/h. Il corridore della Rabobank, primo all'Alpe di Siusi e nella cronometro delle Cinque Terre, succedette nell'albo d'oro all'iberico Alberto Contador. L'ultimo russo a vincere un'edizione del Giro d'Italia era stato Pavel Tonkov nel 1996.
Presentato ufficialmente al Gran Teatro La Fenice di Venezia il 13 dicembre 2008,[1] il Giro prese il via proprio dal "Lido" del capoluogo veneto (dopo 12 anni) con una cronometro a squadre di 20,5km, concludendosi a Roma con una cronometro individuale di 14,4km.[2][3] L'ultima edizione non conclusasi a Milano era stata quella del 1989 (la corsa terminò a Firenze). Prima del 2009, il Giro era terminato a Roma altre due volte: nel 1911 e nel 1950.
Fu l'ultima edizione da telecronista per conto della Rai di Auro Bulbarelli, promosso nel novembre dello stesso anno a vicedirettore di Rai Sport.
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Due i giorni di riposo (18 e 26 maggio), tre le cronometro (di cui due individuali - 12ª e 21ª tappa - e la cronosquadre di Venezia) e sei gli arrivi in salita (San Martino di Castrozza, Alpe di Siusi, la Madonna di San Luca a Bologna, Monte Petrano (Cagli), Blockhaus e Vesuvio). Vi fu anche uno sconfinamento in Austria, tra 6ª e 7ª tappa (nella quale i corridori fecero anche un passaggio in Svizzera). Inizialmente la Cima Coppi doveva essere il Colle dell'Izoard, ma dopo la modifica della tappa Cuneo-Pinerolo la cima più alta risultò il Blockhaus, termine della 17ª tappa a quota 2064 metri s.l.m.[7] A causa però delle condizioni climatiche avverse, la direzione del Giro decise di non far percorrere interamente neppure questa salita, eliminando i 5,5 chilometri finali della tappa abruzzese e portando l'arrivo a quota 1631 metri. Pertanto, la Cima Coppi definitiva fu il Colle del Sestriere nella 10ª tappa, posto a 2035 metri di altitudine.[8] Madrina dell'evento fu la showgirl Justine Mattera.
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Come di consueto, gli abbuoni assegnati nelle tappe in linea furono di 20", 12" e 8" ai primi tre classificati all'arrivo.[9]
Come nell'edizione 2008, la prima frazione del Giro d'Italia 2009 era una cronometro a squadre: si è corso sulle strade del Lido di Venezia. La tappa, prettamente pianeggiante, è stata condizionata dal vento che, cambiando direzione, ha sfavorito le ultime squadre partite. La cronometro è stata vinta dalla squadra statunitense Team Columbia-High Road.
Il primo a tagliare la linea del traguardo è stato il britannico Mark Cavendish, che ha di conseguenza vestito la prima maglia rosa; secondo è l'italiano Marco Pinotti e terzo il norvegese Edvald Boasson Hagen.
La seconda squadra classificata è stata la Garmin-Slipstream, mentre terza si è piazzata l'Astana.[13]
Altra tappa in piano quella che ha condotto da Jesolo in Piazza Unità d'Italia a Trieste, lungo la costa Adriatica. Una volta arrivato nella città sede d'arrivo, il gruppo ha affrontato per tre volte un circuito di 11km con in mezzo il primo GPM di questo Giro (Montebello, 3ª categoria).
Leonardo Scarselli (ISD) movimenta la giornata: partito dopo 9km di corsa, viene ripreso ai meno 20. Gilbert, Pozzato e Gasparotto tentano la fuga a pochi chilometri dalla fine, ma vengono ripresi dai "treni" dei velocisti. La volata va ad Alessandro Petacchi, che tiene dietro la confermata maglia rosa Mark Cavendish. David García Dapena (Xacobeo-Galicia) è, invece, la prima maglia verde; Matthias Russ, caduto nella prima discesa dal Montebello, il primo ritirato.[14]
Per il terzo giorno consecutivo, tappa prevalentemente pianeggiante. Si è saliti solo sul colle del Combai (3ª categoria), prima di affrontare per due volte un circuito di 20km tra Valdobbiadene e Bigolino.
Una fuga di cinque uomini, Palumbo (Acqua & Sapone), Krivtsov (Ag2r), Facci (Quick Step), Ignatiev (Katusha) e Schroder (Milram), partita dopo 6 chilometri ed arrivata a guadagnare fino a 7 minuti, caratterizza la frazione fino ai 29 dall'arrivo. Una caduta al km 140 causa il ritiro di Christian Vandevelde, prima maglia rosa del Giro 2008. A 10km dal traguardo una caduta spezza il gruppo in due tronconi ed esclude la maglia rosa Cavendish dalla volata finale, in cui si impone ancora Petacchi che conquista anche la vetta della classifica generale.[15]
L'arrivo a San Martino di Castrozza è il primo in salita. Rispetto alle recenti edizioni, si giunge sulle Dolomiti dopo sole quattro tappe. È pianura da Padova a Feltre, dove si sale verso il Croce d'Aune (2ª categoria). Fiera di Primiero è l'anticamera che porta all'arrivo: da lì i corridori affronteranno 14km con pendenze medie superiori al 5% (13,7km, pendenza media 5,5%, massima 10%) .
A pochi chilometri dalla partenza si ritira lo spagnolo Francisco Pérez a causa di una caduta. La fuga che caratterizza la tappa vede inizialmente cinque uomini, Martinez (Xacobeo-Galicia), gli italiani Bellotti (Barloworld), Viganò (Fuji-Servetto) e De Bonis (Diquigiovanni), il britannico Stannard (Isd) ed il tedesco Jens Voigt (Saxo Bank). Sull'ascesa del Croce d'Aune rimangono Bellotti, Voigt e De Bonis, con quest'ultimo che si stacca all'inizio della salita finale. Il tedesco è l'ultimo ad essere raggiunto dal gruppo a meno di 3km dal traguardo. Negli ultimi metri scatta Soler, ma viene recuperato e sorpassato nella volata da Di Luca, Garzelli e Pellizotti. Maglia rosa allo svedese Lövkvist, 26 anni dopo Tommy Prim, prima maglia rosa del Giro 1983. Armstrong termina a 15 secondi, Petacchi a 20 minuti.[16]
Partenza ed arrivo in salita, con lo scollinamento al Passo Rolle (2ª cat.) dopo circa 8km e il traguardo all'Alpe di Siusi, a quota 1844 metri. Si è saliti per 25 chilometri con una pendenza media del 6% (massima 11%).
I corridori hanno effettuato il primo sconfinamento, attraversando la Val Pusteria fino a Lienz. All'inizio della galleria di Felbertauern era posizionato un GPM di 3ª categoria. Poi pianura fino agli 8km (con pendenze massime del 12%) di ascesa verso Hochkrimml. Dalla cima mancavano 45 chilometri alla linea d'arrivo.
Già dalle prime fasi sono susseguiti diversi scatti, ma l'azione migliore si è avuta intorno al 55° chilometro con la fuga di Michele Scarponi (S. Diquigiovanni-Androni), Vasil' Kiryenka (Caisse d'Epargne), Oscar Gatto (ISD), Guillaume Bonnafond (AG2R) e Kasper Klostergaard (Saxo Bank). Solo dopo la lunga discesa del Felbertauern il vantaggio di circa 10' dei 5 al comando diminuiva. Sulla seconda salita, in testa rimanevano solo Scarponi e Kiryenka, mentre dal gruppo tentava di uscire per l'ennesima volta Stefano Garzelli, senza successo. Nel tratto finale, anche il bielorusso è costretto a mollare prima per una foratura, poi per i crampi. Scarponi resiste quel tanto che basta per aggiudicarsi la tappa in solitaria, a dispetto del forcing delle squadre Quick Step e Katusha. L'autorevole volata di Edvald Boasson Hagen (Team Columbia) è servita solo al piazzamento.[18]
V'è stato il ritorno in Italia, dopo aver attraversato Austria e Svizzera. I primi 200 chilometri erano in continua, seppur impercettibile, salita fino al GPM di 3ª categoria del Passo Maloja. Dal valico è partita la picchiata verso la Provincia di Sondrio, il cui confine con il Canton Grigioni è posto a circa 20km da Chiavenna.
Il tragitto è stato percorso sotto la pioggia. Pochi istanti dopo la partenza tentano la fuga Huzarski (ISD), Facci (Quick Step), Klimov (Katusha) e Isaichev (Xacobeo-Galicia). Il quartetto acquisisce 9'15" di vantaggio dopo appena 25km di gara. Resteranno in testa fino al Passo Maloja. Nella discesa successiva se ne va, con qualche rischio di troppo, Alessandro Bertolini (S. Diquigiovanni). Nei chilometri successivi si aggiungono Robert Hunter (Barloword), Davide Viganò (Fuji), Pavel Brutt (Katusha) e Edvald Boasson Hagen (Team Columbia). Hrivko parte all'inseguimento dei cinque troppo tardi (venendo nuovamente ripreso dal gruppo): la volata va al giovane velocista Boasson Hagen che, approfittando del tentativo da finisseur di Bartolini, supera nell'ordine Hunter e Brutt. Invariata le classifiche. Da segnalare la protesta della Astana: a causa della morosità nel pagamento degli stipendi, ad eccezione del kazako Zeits, l'intera formazione ha corso senza sponsor. Jesús Del Nero, invece, allunga la lista dei ritirati.[19]
La prima fatica di giornata è stata la Culmine di San Pietro, di 1ª categoria. Al termine della discesa si è passati da Bergamo una prima volta. Il gruppo ha proseguito fino a Sarnico, poi ha scalato lo sperone del Colle del Gallo (2ª categoria) per rientrare nel capoluogo e affrontare così lo strappo della Città Alta, già sede d'arrivo di tappa nel Giro 2007.
Una serie di controscatti porta un drappello di 10 uomini in testa fino alle prime rampe del Colle del Gallo, tra cui Cataldo, Visconti, González e Ochoa (poco più di 4' il vantaggio massimo). Alla spicciolata, i fuggitivi della prima ora vengono ripresi da un gruppo di inseguitori formato da Damiano Cunego, Franco Pellizotti, Stefano Garzelli, Leonardo Bertagnolli, David Arroyo, i corridori del Team Columbia Edvald Boasson Hagen (vincitore della 7ª frazione) e Michael Rogers, nonché i compagni di squadra della Astana Levi Leipheimer e Chris Horner. Il loro tentativo, comunque, si esaurisce a 16km dall'arrivo. Poco dopo parte in avanscoperta il bielorusso Kanstancin Siŭcoŭ, che accumula un vantaggio tale da garantirgli la vittoria e rendere così inutile la rimonta tentata da Danilo Di Luca sullo strappo di Bergamo Alta. La maglia rosa viene beffata in volata anche dal solito Boasson Hagen.[20]
Notevole rilievo ha avuto la caduta nella discesa della Culmine di San Pietro di Pedro Horrillo Munoz, in forza alla Rabobank. L'atleta, dopo un "volo" di 60 metri in una scarpata, ha riportato l'incrinazione di alcune costole con conseguente versamento di liquido nei polmoni e altre fratture esposte di femore e rotula sinistri. In seguito all'accaduto, come segno di solidarietà, non si sono svolte le rituali cerimonie di premiazione. Oltre al corridore spagnolo, hanno abbandonato il Giro anche Julien Loubet e Ruslan Pidhornyj.[21]
9ª tappa
17 maggio: Milano > Milano (Milano Show 100) – 165km
Percorso, totalmente pianeggiante, interamente disposto lungo le vie di Milano, città sede da diversi anni della tappa conclusiva del Giro, nonché della prima tappa dell'edizione del 1909. Proprio in occasione del centenario della "corsa rosa" è stato organizzato nel capoluogo lombardo un circuito di 16km da ripetere per dieci volte. Il ritrovo di partenza era sito in Piazza Duomo, ma la corsa vera e propria ha avuto inizio davanti al Castello Sforzesco. L'arrivo era posto su Corso Venezia.
Successivamente alla caduta di Horrillo nella tappa precedente, al fine di mantenere un clima sereno, nei primi chilometri la direzione gara ha deciso di neutralizzare eventuali distacchi. Il gruppo si è mantenuto perennemente compatto, procedendo ad andatura turistica. Nonostante ciò, nelle prime fasi, una caduta ha coinvolto alcuni partecipanti. Dopo 3 giri del circuito, i corridori si fermano e, per voce di Danilo Di Luca, lamentano la pericolosità del circuito, ragione della mancanza di competizione[22]. Ad ogni modo, gli atleti hanno ripreso la marcia, aumentando anche la velocità. Alla fine, l'ovvio arrivo in volata è stato regolato da Mark Cavendish (Team Columbia; terza tappa di fila vinta dalla squadra statunitense), che anticipa Allan Davis, Tyler Farrar, Matthew Harley Goss e Alessandro Petacchi. Prima del giorno di riposo, classifiche invariate.[23]
La frazione più lunga del Giro è venuta dopo un giorno di riposo. Avrebbe dovuto ripercorrere nel suo disegno la storica tappa che aveva consacrato Fausto Coppi nell'edizione del 1949. Per problemi logistici, il percorso è stato profondamente modificato: non si è sconfinati più in Francia, passando su Maddalena, Izoard e Vars, ma si è rimasti in Piemonte scalando il Moncenisio (1ª categoria; 14,6km di salita con gli ultimi chilometri costanti al 10%), il Sestriere (Cima Coppi a quota 2035m; 11km al 6% di media) e il Prà Martino, colle di 2ª categoria, dalla cui cima mancavano 11 chilometri al traguardo.
Ancora una volta, giorno di tristezza al Giro per la morte di un motociclista in mattinata in seguito ad un incidente.[24] Medie altissime nella prima ora di corsa e vani vari tentativi di fuga. Lungo il Moncenisio parte da solo Stefano Garzelli e in cima al Sestriere ha un vantaggio di circa 6'25" sul gruppo dei migliori, dove altri corridori tentano l'attacco. I due della ISD, Visconti e Hrivko, compiono un'azione più concreta. Sfavorito dal vento contrario, viene ripreso dagli immediati inseguitori prima e dal gruppo dei favoriti poi lungo le pendici del Prà Martino. Franco Pellizotti rompe gli indugi creando una selezione. È Danilo Di Luca in prima persona ad inseguirlo prima nella discesa tecnica, poi su uno strappo a pochi chilometri dal traguardo. Staccando il corridore della Liquigas, il "killer di Spoltore" legittima il simbolo del primato vincendo in solitaria, dando ulteriori secondi ai diretti pretendenti. Hanno perso soprattutto terreno Thomas Löfkvist, Marzio Bruseghin e Damiano Cunego. La nuova maglia verde è proprio Garzelli, passato per primo in cima anche alla Cima Coppi. Si ritira Scholz della Milram.[25]
Da Torino a Tortona la strada ha accostato le Langhe. Arrivato a Novi Ligure, il gruppo ha ricalcato parte del percorso della Milano-Sanremo, con il passaggio sul GPM di 3ª categoria del Passo del Turchino. Dal tunnel mancavano meno di 20km all'arrivo.
A dispetto della giornata soleggiata, diverse le cadute durante il tragitto. Tra le vittime anche Levi Leipheimer, Oscar Gatto e Filippo Pozzato, che hanno comunque ripreso senza troppi problemi. Molte anche le fughe: una delle più rilevanti è stata quella di Vladimir Isaichev della Xacobeo-Galicia, che ha guadagnato 8' sul gruppo prima di essere ripreso ad una trentina di chilometri da Arenzano. Anche il tentativo di Garcia e Marzano non va a buon fine. Armstrong disegna le traiettorie nei tornanti in discesa del Passo del Turchino, dove è transitato per primo Stefano Garzelli, che così consolida il primato di miglior scalatore. Gasparotto e Popovych provano uno scatto da finisseur, inutilmente: in volata Mark Cavendish regola Farrar e Petacchi, che lamenta alcune irregolarità di altri corridori nel finale. Nelle statistiche figurano i ritiri di Horner (Astana) e Joaquin Rodríguez (Caisse d'Epargne).[26]
Cronometro atipica, per la lunghezza e il tragitto, che ha tagliato le Cinque Terre con circa 1300m di dislivello. Solo i primi tre chilometri, infatti, potevano definirsi pianeggianti. Una tortuosa salita di quasi 16km, con tratti duri alternati da falsopiani, ha portato i singoli in cima al Passo del Bracco (colle di 3ª categoria). Poi ancora un falsopiano prima della picchiata verso Levanto, sede del rifornimento. Da lì altri 10km di ascesa lungo il Passo del Termine (2ª categoria, 6% di pendenze medie) e 16 di discesa piena di curve prima del finale.
Denis Men'šov guadagna tappa e maglia rosa, anticipando Levi Leipheimer e Stefano Garzelli. Danilo Di Luca, 6° odierno a 1'54", si ritrova un gap di 34" da recuperare sul russo. Leipheimer, invece, scavalca Michael Rogers, che precipita al 6º posto della classifica generale. La maglia verde, Garzelli (per lui un punto per i GPM), passa dalla posizione 27 alla 15, rientrando di fatto in corsa. Nell'elenco dei ritirati si aggiunge Fabian Cancellara.[27]
L'unica asperità è stata il GPM di 3ª categoria del Montemagno, dopo il passaggio da Massa. Da Lucca i corridori hanno tagliato la valle dell'Arno, passando per Fucecchio ed Empoli: l'arrivo era posto nel capoluogo lungo le rive del fiume, poco dopo il Parco delle Cascine.
Ancora una volta, una fuga non va in porto. Scarselli (ISD), Ignat'ev (Katusha) e Schröder (Milram) conducono a lungo la tappa. L'ultimo a cedere, a 5km dalla conclusione, è il tedesco. L'arrivo in volata, sul lungo rettilineo di 1300m, è regolato da Mark Cavendish (4ª vittoria, cronosquadre compresa) su Alessandro Petacchi e Allan Davis. Nulla cambia nelle classifiche.[28]
Frazione molto mossa, che ha attraversato l'Appennino Pistoiese, con cinque GPM, compreso l'arrivo in salita. Il Passo della Collina e i valichi di Mediano e Tolè erano difficoltà di 2ª categoria. L'ascesa meno faticosa, il Mongardino (3ª categoria), era alle porte di Sasso Marconi. Il colle di San Luca era una scalata relativamente breve (circa 2km), ma con pendenze che in alcuni tratti superano il 18%. Da diversi anni è l'arrivo abituale del Giro dell'Emilia.
Già dalle prime fasi di gara vanno in fuga 14 corridori, tra cui gli scattisti Visconti, Hrivko, Petrov, Kiryenka, Froome, Gerrans e Bertogliati. Sul Mongardino rimangono in 11, mentre il gruppo è trainato dalla LPR. Prima della ripida ascesa verso la Madonna di San Luca, i fuggitivi hanno un vantaggio di circa 1'40". In testa rimane solo Gerrans della Cervélo, che si aggiudica la tappa. I compagni di fuga arriveranno alla spicciolata, alcuni "ciondolando" letteralmente. Hrivko (9°) viene ripreso sulla linea d'arrivo dal gruppetto dei migliori, regolato da Franco Pellizotti e Danilo Di Luca. Pressoché invariate rimangono le posizioni di vertice. Il vincitore di tre tappe (compresa quella precedente), Mark Cavendish, non si è presentato alla partenza, così come Chainel, Meyer, Renshaw e Pozzato. Vanendert, invece, si è ritirato durante la competizione.[29]
A dispetto dei dodici chilometri che separano Forlì e Faenza, il percorso ha attraversato il basso Appennino prima di giungere al traguardo. La prima asperità è stata il Passo dell'Eremo (2ª categoria), dopo 55km prettamente pianeggianti lungo la valle del Montone. Poi il tragitto è stato un intero "mangia e bevi": tratti di discesa e salita senza mai spianate. I corridori sono transitati sui colli Carnevale e Casale (entrambi 3ª categoria) e per ultimo il Monte Trebbio, di 2ª categoria, con pendenze superiori al 10%, dalla cui cima mancavano 26km (in picchiata) al traguardo.
Ennesima fuga andata in porto, anche grazie al percorso adatto a questo tipo di azioni. In questa occasione a tagliare il traguardo in solitaria è stato Leonardo Bertagnolli (S. Diquigiovanni-Androni). Il corridore trentino era partito assieme ad altri 13 atleti (poi divenuti 16), che hanno preso, lungo i saliscendi, un vantaggio massimo di circa 6'. Mentre il gruppo dei battistrada si sgranava sui vari terreni, da quello dei favoriti partivano Ivan Basso e Stefano Garzelli, dopo una selezione nella discesa tecnica del Colle Carnevale. La coppia, aiutata prima da Stangelj e poi da Donati, rispettivi gregari alla Liquigas e Acqua & Sapone, guadagna sul gruppetto di Denis Men'šov e Danilo Di Luca fino a 1', ma il tentativo non va a buon fine. Lieve ritardo per Lance Armstrong e Damiano Cunego; esce invece dalla classifica Gilberto Simoni, giunto a Faenza con 18' di distacco dal compagno di squadra. Capecchi, Farrar, Serrano, Mayoz e Millar riducono la carovana a 175 unità.[30]
La tappa numero 16, che si è disputata prima del secondo giorno di riposo, è stata una delle più dure frazioni del Giro, con oltre 4800 metri di dislivello. Interamente corsa nella Provincia di Pesaro-Urbino, ha visto come prima vera difficoltà il Monte delle Cesane: 7,7km con segmenti che raggiungevano il 18% (2ª categoria). Ma era l'asperità più semplice: dopo la poca pianura della valle del Metauro, i corridori hanno svettato sul Monte Nerone (1ª categoria), che presentava circa 13km di effettiva ascesa con pendenze costanti del 10%. Ritornati a Pianello (Cagli), si è giunti dopo pochi chilometri (con qualche strappetto, tra cui quello di Moria) a Chiaserna ai piedi del Massiccio del Catria, "il gibbo Dantesco". Qui cominciava la dura salita di 11km fino a raggiungere i 1400m circa sul Monte Catria (1702m la vetta), con un dislivello di circa 870m e con picchi del 13% e una media del 9% circa (altro GPM di 1ª categoria). Dopo una ventina di chilometri di discesa che terminava a Cagli, restava l'arrivo in salita del Monte Petrano. Altri 10,4km di scalata al 9% di media.
Dopo appena due chilometri percorsi, i compagni di squadra della Diquigiovanni-Androni, Francesco De Bonis e Michele Scarponi, danno il via ad una fuga di 20 corridori, tra cui Pavel Brutt (protagonista di ben tre cadute nella discesa del Cesane), Damiano Cunego (vincitore del GPM del Monte Catria) e Yaroslav Popovych, ultimi a cedere dopo la scalata dei quattro GPM, con l'ucraino che si era avvantaggiato nella picchiata tecnica del Monte Catria. La reazione più veemente del gruppo della maglia rosa si è avuta, infatti, solo sull'ascesa finale, anche a causa del forte caldo che ha condizionato la corsa. Dopo una prima fase di controllo e qualche allungo di Ivan Basso, a scattare per davvero è Carlos Sastre, vincitore dello scorso Tour de France. Basso tenta di seguirlo, ma non riuscirà a raggiungerlo. Danilo Di Luca e Denis Menchov si controllano, più che tentare di riprendere il varesino (che verrà comunque raggiunto in prossimità dell'arrivo) e lo spagnolo. Cedono Thomas Löfkvist (arriverà con quasi 25' di ritardo, perdendo la maglia bianca), Gilberto Simoni, David Arroyo e Levi Leipheimer (che ha limitato i danni anche grazie al lavoro di Lance Armstrong). Sastre supera anche lo stremato Popovych e vince con 24" sull'attuale leader del Giro, che anticipa in volata Di Luca e Basso, guadagnando qualche secondo grazie agli abbuoni. Il capitano della Cervélo si piazza così al 3º posto della classifica generale. Non ce l'hanno fatta a proseguire Massimo Codol, Yohann Gène e Mauricio Soler.[31]
Il Giro doveva giungere su uno dei suoi traguardi storici, designato come iniziale Cima Coppi. A causa delle nevicate invernali, l'organizzazione ha accorciato la salita della Maiella di circa 5km sui 23,5 globali[32], dislocandoli nel lungo tratto in pianura (eccezion fatta per lo strappo di Villamagna), che, da Chieti, ha condotto a Pretoro. In appena 83km, il dislivello finale era di 1200 metri per giungere all'Hotel a quota 1631 che sorvola il Passo Lanciano.
Dopo una decina di chilometri, Thomas Voeckler lancia una fuga alla quale si uniscono altre nove unità (tra cui il "solito" Visconti, Cardenas e Chiarini). Sulle prime rampe del Blockhaus, il gruppo recupera sui fuggitivi. Il lavoro di Sylvester Szmyd è il trampolino per il tentativo di Franco Pellizotti (entrambi Liquigas), che trionfa sulla vetta in solitaria, amministrando il vantaggio accumulato con una certa costanza. Danilo Di Luca forza per cercare di staccare la maglia rosa, Denis Men'šov, che cede solo nel finale (5" persi, più altri 8 di abbuono). Stefano Garzelli, del suo passo, ottiene un prezioso secondo posto in vista della classifica del miglior scalatore, battendo proprio Di Luca in volata. Lance Armstrong, dopo uno scatto atto a seguire Pellizotti, ha comunque preferito aiutare Levi Leipheimer. Carlos Sastre, invece, perde 2' e viene scavalcato in classifica generale proprio dal vincitore di tappa e da Ivan Basso.[33]
L'unica difficoltà di giornata era il Piano delle Cinque Miglia, GPM di seconda categoria, posto a pochi chilometri dalla partenza. Dopo lo strappetto di Rionero Sannitico era praticamente tutto un saliscendi senza grosse problematiche, tra le valli del Sangro e del Matese. A Benevento la carovana ha affrontato un circuito di 7,5km.
La prima azione, senza esito, è di Gilberto Simoni. Poi, tra scatti e controscatti, in testa si va a formare un drappello di 25 unità (ancora una volta in fuga Scarponi e Visconti, assieme ai vari Popovych, Cardenas e la maglia bianca Seeldraeyers). Il gruppo lascia fare (per i battistrada un vantaggio massimo superiore ai 6'). Una volta rotta la collaborazione nelle fasi finali, tra i 7 rimasti in testa si impone Scarponi, che così bissa il successo di Mayrhofen. Nessuna variazione in generale nelle posizioni di vertice, con Men'šov e Di Luca che regolano il gruppone, a 3'57". Da segnalare una caduta di Francesco Gavazzi e Andrey Zeits, senza gravi conseguenze, mentre erano in fuga e il ritiro di Davide Malacarne.[34]
L'ultimo arrivo in salita di quest'edizione era posto lungo le pendici del vulcano campano. Da Ercolano partiva un'ascesa di 10km all'8% di pendenze medie. È solo il finale di una tappa mossa che percorre l'intera costiera amalfitana, con il passaggio sul Valico Costapiana (non contemplato come GPM) e sul Picco Sant'Angelo (terza categoria).
Dopo 16 chilometri dalla partenza, Mauro Facci e Yuriy Krivtsov si staccano dal gruppo e verranno riassorbiti solo nel finale, poco prima della scalata al Vesuvio. Nel frattempo, in costiera amalfitana, Denis Men'šov buca una ruota mentre Lance Armstrong viene coinvolto in una caduta, finendo anch'egli sull'asfalto: entrambi i casi si risolvono senza gravi conseguenze. Arrivati alle pendici del vulcano, iniziano i primi attacchi: il primo è quello di Valerio Agnoli (Liquigas), poi raggiunto da Paolo Tiralongo (Lampre); successivamente, a 9 chilometri dall'arrivo, ci provano Basso, Ochoa e Garzelli. Quest'ultimo, un chilometro dopo, tenta l'attacco, ma viene agguantato da Men'šov. A 7 chilometri e mezzo dalla conclusione della tappa, Basso si riporta in testa assieme a Carlos Sastre, a cui fanno seguito Gilberto Simoni e David Arroyo, che poco dopo vengono superati da Di Luca, Men'šov e Pellizotti. Sastre vince la sua seconda tappa in solitaria, mentre Pellizotti, dopo vari tentativi d'attacco, ottiene il secondo posto e Di Luca batte Men'šov in un testa a testa per la terza posizione, strappandogli 8 secondi in classifica generale grazie all'abbuono; Basso, invece, perde posizioni e termina 5°. Lascia la corsa Dario Andriotto.[35]
L'ultima tappa in linea era in gran parte pianeggiante e seguiva per un lungo tratto la costa tirrenica. I corridori hanno attraversato Anagni due volte, dopo uno strappo di un paio di chilometri. Il primo passaggio sul traguardo era valido per la classifica GPM.
Otto corridori ormai fuori classifica restano per quasi 150km in fuga, venendo ripresi alle porte di Frosinone. Proprio per lo sprint posto nella località ciociara, valido anche per gli abbuoni, Denis Men'šov brucia la LPR (che tirava il gruppo) guadagnando altri 2" su Danilo Di Luca (3° nella volata), grazie al secondo posto alle spalle di un Alessandro Petacchi in rimonta. Approfittando della situazione, si avvantaggiano Garzelli, Agnoli, Brutt e Markus Fothen. Solo gli ultimi due proseguono nell'azione, ma anch'essi vengono riassorbiti a pochi metri dal primo passaggio da Anagni. Poi tentano un nuovo allungo Tiralongo, Charteau e Huzarski, raggiunti da Pinotti. La LPR recupera con l'intero plotone sui fuggitivi, ma nulla può sullo scatto da finisseur di Philippe Gilbert: solo Popovych e Voeckler tentano di stargli a ruota, invano. Il belga della Silence-Lotto è l'ennesimo corridore a vincere in solitaria. Garzelli e Di Luca, matematicamente e salvo colpi di scena, avrebbero vinto rispettivamente le classifiche del miglior scalatore e a punti. Men'šov, con i 20" di vantaggio da amministrare nella cronometro, ha posto l'ipoteca sull'edizione del centenario del Giro. López, in seguito ad una caduta, è invece fuori dalla corsa.[36]
21ª tappa
31 maggio: Roma > Roma – cronometro individuale – 14,4km
Lo sprint per definire la classifica finale è andato in scena a Roma, lungo un esclusivo tracciato cittadino. La partenza era alla base dell'Altare della Patria e subito i singoli atleti hanno affrontato uno strappetto, anticamera di Via Nazionale. Il passaggio dal tunnel del Quirinale serviva per giungere a Via Veneto e Trinità dei Monti dopo qualche curva. Lieve discesa per Piazza del Popolo e da lì partiva un lungo rettilineo che conduceva in prossimità del colonnato del Bernini. Da Via della Conciliazione si è ritornati in Piazza del Popolo. L'intera Via del Corso ha riportato i corridori sotto l'Altare della Patria. Svolta a destra per "circumnavigare" i Fori Imperiali e garantire l'arrivo all'ombra del Colosseo.
La cronometro è stata falsata dalla pioggia. Infatti, atleti partiti inizialmente hanno avuto dalla loro condizioni climatiche favorevoli. Nonostante tutto, Denis Men'šov voleva legittimare con una vittoria di tappa la corsa rosa. Tuttavia, una caduta proprio all'ultimo chilometro, dovuta ai sampietrini bagnati, ha rischiato di compromettere il Giro del russo. Il vantaggio accumulato, comunque, era sufficiente per guadagnare altri 21" su Danilo Di Luca, che è restato in seconda posizione.[37]
A seguito dei numerosi casi doping la classifica finale è stata vistosamente riscritta, con Di Luca, Pellizotti e Valjavec finiti secondo, terzo e nono eliminati dalla classifica finale, che vede ora sul podio Sastre e Basso.
Maglie indossate da altri ciclisti in caso di due o più maglie vinte
Nella 2ª tappa, Edvald Boasson Hagen ha indossato la maglia bianca al posto di Mark Cavendish.
Nella 3ª tappa, Thomas Löfkvist ha indossato la maglia bianca al posto di Mark Cavendish.
Nella 4ª tappa, Francesco Gavazzi ha indossato la maglia ciclamino al posto di Alessandro Petacchi.
Nella 5ª tappa, John Lee Augustyn ha indossato la maglia bianca al posto di Thomas Löfkvist.
Nella 6ª tappa, Denis Men'šov ha indossato la maglia verde al posto di Danilo di Luca.
Nella 7ª e nell'8ª tappa, Denis Men'šov ha indossato la maglia verde al posto di Danilo di Luca e Alessandro Petacchi ha indossato la maglia ciclamino al posto di Danilo di Luca.
Nella 9ª e nella 10ª tappa, Stefano Garzelli ha indossato la maglia verde al posto di Danilo Di Luca e Edvald Boasson Hagen ha indossato la maglia ciclamino al posto di Danilo Di Luca.
Nella 11ª e nella 12ª tappa, Edvald Boasson Hagen ha indossato la maglia ciclamino al posto di Danilo Di Luca.
Prende già forma il Giro D’Italia 2009, su sportlive.it, Sportlive, 22 agosto 2008. URL consultato il 31 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2012).
Di Luca è risultato positivo al CERA in due controlli durante la corsa: il 20 maggio dopo la tappa di Arenzano e il 28 maggio dopo quella di Benevento. L'8 agosto anche le controanalisi hanno confermato la positività del corridore. Il 1º febbraio 2010 il CONI ha sospeso il corridore per due anni (con effetto dal 22 luglio 2009). Si veda Di Luca, doping confermato Positivo alla controanalisi, in gazzetta.it, 08 agosto 2009. URL consultato il 28 maggio 2011.
Nell'aprile del 2011 lo sloveno Valjavec viene sospeso per due anni dal Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna in seguito ad anormalità riguardanti il passaporto biologico riscontrate in test anti-doping effettuati in aprile e agosto del 2009. Di conseguenza, lo stesso TAS ha annullato tutti i risultati conseguiti dall'atleta tra il 19 aprile e il 30 settembre 2009. Si veda (EN) Tadej Valjavec si suspensed during 2 years by the CAS, in tas-cas.org, 22 aprile 2011. URL consultato il 24 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2011).
In seguito alla squalifica per doping di Danilo Di Luca, vincitore della quarta tappa, la vittoria fu assegnata a Stefano Garzelli, giunto secondo. Cfr. (EN) 12 May 2009 - Stage 4: Padua - San Martino di Castrozza, su uci.infostradasports.com, uci.ch. URL consultato il 2 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2012).
In seguito alla squalifica per doping di Danilo Di Luca, vincitore della decima tappa, la vittoria fu inizialmente assegnata a Franco Pellizotti, giunto secondo.
Il 22 ottobre 2012 l'UCI riconosce la sanzione imposta dall'USADA a Lance Armstrong, accusato di aver utilizzato sostanze dopanti durante la sua permanenza alla US Postal Service, e conferma di fatto la cancellazione dei suoi piazzamenti e delle vittorie dall'agosto del 1998 fino al termine della carriera. Cfr. (EN) Laura Weislo, USADA's reasoned decision on Lance Armstrong follows the money trail, in Cyclingnews.com, 10 ottobre 2012. URL consultato il 26 ottobre 2012. (EN) The UCI recognises USADA decision in Armstrong case, in Uci.ch, 22 ottobre 2012. URL consultato il 26 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2013). (EN) UCI backs stripping Lance Armstrong of Tour de France wins, in Usatoday.com, 22 ottobre 2012. URL consultato il 26 ottobre 2012. Il 26 ottobre la stessa UCI ufficializza la decisione di non attribuire ad altri corridori le vittorie ottenute dallo statunitense e nemmeno di modificare i piazzamenti degli altri corridori. Cfr. (EN) Press release: UCI takes decisive action in wake of Lance Armstrong affair, in Uci.ch, 26 ottobre 2012. URL consultato il 26 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2012).