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Elisabetta di Baviera

imperatrice consorte d'Austria e regina consorte d'Ungheria (1837-1898) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Elisabetta di Baviera
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Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, detta Sisi[1] (in tedesco Elisabeth Amalie Eugenie; Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837Ginevra, 10 settembre 1898), conosciuta con il nome di Sissi, fu imperatrice d'Austria, regina apostolica d'Ungheria, regina di Boemia e Croazia e moglie consorte di Francesco Giuseppe d'Austria, nata duchessa in Baviera[2].

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Elisabetta di Baviera (disambigua).
Disambiguazione – "Sissi" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Sissi (disambigua).
Disambiguazione – "Elisabetta d'Austria-Ungheria" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Elisabetta d'Austria.
Dati rapidi In carica, Predecessore ...

Nonostante fosse cresciuta relativamente libera da vincoli sociali, tipici della nobiltà mitteleuropea del XIX secolo, Elisabetta di Baviera era spesso insofferente alla rigida disciplina di corte di Vienna, ma rimase di certo un simbolo della monarchia asburgica; forse per tale ragione, proprio il 10 settembre 1898 fu uccisa a Ginevra, in Svizzera, dall'anarchico italiano Luigi Lucheni.[3]

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Origine del soprannome Sissi

Il soprannome corretto dell'imperatrice è Sisi, con una sola s.[1]

L'antiquario Paul Heinemann sostenne che il nomignolo originale e anche la firma di Elisabetta I fossero Lisi (diminutivo di Elisabeth), diventato Sisi in seguito a un errore di lettura della firma da parte di Francesco Giuseppe I.[4] Questa ricostruzione è stata contestata dalla storica Brigitte Hamann, che ha sottolineato come, solo il duca Massimiliano Giuseppe chiamasse la figlia Lisi, mentre la madre duchessa Ludovica e i suoi fratelli, la chiamavano Sisi.

La versione Sissi con due esse è stata popolarizzata dai noti film degli anni Cinquanta, ma è da segnalare che la forma Sissy era già stata utilizzata da alcuni famigliari dell'Imperatrice. Oggi in Austria si preferisce la versione tradizionale Sisi, utilizzata col nome del museo dedicatole[5], Museo di Sisi ma viene utilizzata anche la forma con due esse.

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Biografia

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Infanzia in Baviera

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Ritratto di Elisabetta all'età di undici anni insieme con il fratello Carlo Teodoro al castello di Possenhofen

Elisabetta di Baviera nacque il 24 dicembre 1837 a Monaco di Baviera, in Germania, la vigilia di Natale; quarta di dieci figli, del duca Massimiliano Giuseppe in Baviera e di Ludovica di Baviera, figlia del grande elettore duca di Wittelsbach, Massimiliano, divenuto poi, re, con il nome di Massimiliano I Giuseppe di Baviera.

Entrambi i genitori appartenevano alla dinastia dei Wittelsbach, ma il padre discendeva da un ramo collaterale dei Duchi "in Baviera", mentre la madre apparteneva al ramo principale della famiglia reale. Pertanto il titolo e il trattamento di Elisabetta alla nascita furono quelli di "Sua Altezza, la duchessa Elisabetta in Baviera". Il 21 marzo 1845 il re Ludovico I, fratello della duchessa Ludovica, concesse al cognato Massimiliano Giuseppe e ai suoi discendenti il trattamento di Altezza reale. La futura imperatrice fu da quel momento nota come "Sua altezza reale, la duchessa Elisabetta in Baviera" (in tedesco Ihre Königliche Hoheit, Herzogin Elisabeth in Bayern).[2]

Il matrimonio dei genitori di Elisabetta di Baviera non molto fu felice: il duca Massimiliano, non particolarmente interessato alla vita familiare, ebbe numerose amanti e figli illegittimi; la duchessa Sofia Ludovica, che a differenza delle sue sorelle, sposate a principi di case reali, aveva preso in marito un nobile di rango più modesto, non partecipava alla vita di corte bavarese, ma preferiva rimanere in disparte e occuparsi personalmente dell'educazione dei figli, cosa piuttosto singolare per quei tempi.[6]

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I figli di Max in Baviera ritratti da Joseph Karl Stieler

Elisabetta di Baviera, trascorse la sua infanzia serenamente a Monaco nel palazzo di famiglia, mentre i mesi estivi erano trascorsi nel castello di Possenhofen, una residenza a cui la giovane duchessa, amante della natura, fu molto legata per tutta la vita.[7] Di animo sensibile, cresciuta con molta semplicità in modo che non sviluppasse un carattere orgogliosamente aristocratico, sin da piccola fu abituata a trascurare i formalismi e a occuparsi dei poveri e degli infermi.[8]

A quattordici anni Elisabetta di Baviera si innamorò per la prima volta di un certo conte Richard S.,[9] scudiero stipendiato del duca Massimiliano, ma dato che il ragazzo non era un buon partito, venne allontanato dal palazzo e inviato altrove. Quando tornò a Monaco, non molto tempo dopo, lo scudiero si ammalò e in breve tempo, morì. Elisabetta di Baviera ne fu sconvolta e si chiuse in se stessa, consolandosi scrivendo poesie per il suo amore sfortunato.[10]

Nell'inverno 1853 erano in corso alcune trattative con la sorella di Ludovica, l'arciduchessa Sofia, per far sposare la figlia maggiore Elena, con l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria. La scelta dell'arciduchessa Sofia era caduta su Elena, dopo due falliti progetti con le principesse prussiane e sassoni; dal momento che la madre dell'imperatore desiderava insediare accanto al figlio una tedesca, rafforzando il ruolo dell'Austria nell'area germanica.[11] Elena di Baviera benché non fosse un membro di una famiglia reale, rappresentava comunque un legame con la Baviera, una delle regioni tedesche e cattoliche più fedeli all'Austria.

Ludovica di Baviera e la madre di Francesco Giuseppe I, Sofia, decisero di far incontrare i loro figli a Ischl, residenza estiva dell'imperatore, durante la festa di compleanno di quest'ultimo, avvenuta in agosto e annunciare pubblicamente il loro fidanzamento. Ludovica decise di portare però con sé anche Elisabetta di Baviera, nella speranza di strapparla alla malinconia nella quale era sprofondata per la perdita del suo scudiero e con l'intenzione di vagliare un suo possibile fidanzamento con Carlo Ludovico, fratello minore di Francesco Giuseppe.[12]

Il fidanzamento e le nozze con Francesco Giuseppe

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Elisabetta, duchessa in Baviera
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Francesco Giuseppe ed Elisabetta (1854)

La duchessa Ludovica e le figlie arrivarono a Ischl il 16 agosto 1853. Nel pomeriggio ci fu un primo incontro con Sofia, le sue due figlie, Francesco Giuseppe ed Elisabetta di Prussia. Fin da quel primo formale incontro, fu evidente ai presenti che l'imperatore si era infatuato non di Elena, ma della più giovane e acerba sorella Elisabetta.

L'arciduchessa Sofia scrisse in merito alla sorella, Maria di Baviera: «Era raggiante, e tu sai come il suo volto si illumina quando è contento di qualcosa. La cara piccina non aveva la minima idea dell'impressione da lei destata in Franz. Fino all'istante in cui la madre le parlò apertamente, Sissi era solo intimidita e intimorita dalla gente che le stava intorno».[13]

Il giorno dopo l'imperatore disse alla madre che la sua scelta era caduta su Elisabetta, nonostante l'arciduchessa Sofia preferisse in realtà più Elena. Nel ricevimento dato quella sera, l'imperatore ballò il cotillon con Elisabetta, un chiaro segno per tutti, ma non per la futura sposa Elena. Anche durante la cena del 18 agosto, compleanno di Francesco Giuseppe, Elisabetta fu fatta sedere accanto a lui.

Il giorno seguente Ludovica, per conto dell'imperatore, chiese a Elisabetta se era condiscendente alle nozze e, ottenuto il consenso, lo comunicò per iscritto all'arciduchessa Sofia. Da quel momento fino al 31 agosto, la nuova coppia di fidanzati trascorse molto tempo insieme e si mostrò anche pubblicamente.

Intanto incominciarono le trattative con la Santa Sede per ottenere la necessaria dispensa papale, poiché gli sposi erano già primi cugini. Questa stretta parentela, come di consueto per quel tempo, non fu tenuta in conto, nonostante diversi membri della famiglia Wittelsbach avessero già mostrato le tare ereditarie della loro dinastia.[14]

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Litografia di Elisabetta del 1854

Dal fidanzamento fino alle nozze, Elisabetta fu sottoposta a un corso di studio intensivo, nella speranza di colmare le numerose lacune della sua scarsa istruzione. Dovette imparare al più presto il francese, l'italiano e soprattutto la storia dell'Austria. Nello stesso periodo fu allestito rapidamente il corredo della sposa, pagato quasi del tutto dall'imperatore e non dal padre della sposa, come invece era di consuetudine. Nel marzo 1854 fu ufficialmente firmato il contratto nuziale e la dote fu fissata in 50 000 fiorini pagati dal duca Massimiliano e 100 000 fiorini pagati dall'imperatore.[15]

Il 20 aprile 1854 Elisabetta lasciò la sua casa paterna di Monaco in Baviera. Il viaggio durò tre giorni e il 23 aprile la futura imperatrice fece il suo ingresso ufficiale a Vienna, in Austria, dove ricevette una calorosa accoglienza. Le nozze furono celebrate con grande sfarzo la sera del 24 aprile 1854 nella Chiesa degli Agostiniani. Dopo i numerosi festeggiamenti, la coppia fu condotta nella camera da letto soltanto dalle rispettive madri, contrariamente alle usanze del tempo che prevedevano la presenza di numerose persone. Le nozze furono consumate la terza notte.[16]

Primi anni alla corte di Vienna

Fin dal suo primo ingresso a corte, Elisabetta di Baviera dovette accorgersi delle difficoltà che l'attendevano. Nata e cresciuta in una famiglia di costumi semplici sebbene nobile, l'imperatrice si trovò al centro della rigida corte di Vienna, ancora legata a un severo "cerimoniale spagnolo", cui inizialmente la giovane dovette sottostare. Privata dei suoi affetti e delle sue abitudini, Elisabetta cadde presto malata, accusando per molti mesi una tosse continua, febbre e stati di ansia, dovuti a turbamenti di origine psichica.[17]

L'arciduchessa Sofia si prese l'onere di trasformare la nuora Elisabetta in una perfetta imperatrice, ma nell'agire in tal senso e restando fermamente attaccata all'etichetta finì per inimicarsi lei e ad apparire ai suoi occhi come una donna malvagia. Solo successivamente la ragazza si rese conto che la suocera aveva agito sempre a fin di bene, pur in maniera imperiosa e imponendo sacrifici.[18] A differenza di Sofia, che infatti era rispettata da tutta la corte, Elisabetta di Baviera veniva criticata per la sua scarsa istruzione e per la sua inesistente attitudine alla vita di società.[19]

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Ritratto di Elisabetta (1856)

Non molto tempo dopo le nozze, Elisabetta di Baviera rimase incinta e il 5 marzo 1855 partorì la sua prima figlia, chiamata Sofia in onore della nonna paterna. L'arciduchessa Sofia si occupò personalmente della bimba, alla quale fu legatissima. Le stanze della bambina furono allestite accanto alle sue e fu lei a scegliere l'aia educatrice e la bambinaia. Già poco più di un anno dopo, il 12 luglio 1856, Elisabetta partorì un'altra bambina, Gisella, parimenti allevata dalla nonna. In seguito Elisabetta espresse il proprio rammarico per non essersi potuta occupare dei figli.[20] Nel settembre di quell'anno Elisabetta incominciò a far valere i suoi diritti di madre e durante un viaggio in Stiria e in Carinzia, in Austria, l'imperatrice si riavvicinò molto al marito, solitamente compiacente con l'arciduchessa Sofia. L'imperatrice capì che i viaggi di Stato erano un'occasione preziosa per stare da sola col marito e far valere la sua posizione di sposa e di madre.

Elisabetta riuscì a ottenere che la figlia primogenita Sofia accompagnasse lei e il marito durante il loro viaggio in Italia nell'inverno tra il 1856 e il 1857. Per la prima volta, l'imperatrice, sempre acclamata da folle austriache festanti, si rese conto che l'impero non aveva il consenso di tutte le sue popolazioni. Il rigido regime militaristico austriaco aveva portato come conseguenza, il disprezzo e l'odio degli italiani nei confronti degli Asburgo. Elisabetta, solitamente pronta ad assentarsi dagli impegni ufficiali a Vienna, rimase tuttavia accanto al marito in difficoltà per l'intero programma di viaggio italiano nel Lombardo-Veneto. A Milano, durante il ricevimento indetto per la nobiltà, gli aristocratici mandarono al loro posto, in segno di disprezzo, i propri servi; nel concerto che si svolse al Teatro alla Scala fu intonato il "Va', pensiero" di Giuseppe Verdi, che allora era l'inno dei patrioti italiani. A Venezia, poi, la famiglia imperiale attraversò Piazza San Marco acclamata soltanto dai soldati austriaci, mentre la folla di italiani rimase in silenzio. Il console inglese lì presente riferì a Londra, in Inghilterra: «Il popolo era animato da un unico sentimento, dalla curiosità di vedere l'imperatrice la cui fama di donna meravigliosamente bella è arrivata anche qui».[21]

Poche settimane dopo il rientro dall'Italia, si prospettava un viaggio di Stato in un'altra inquieta provincia, l'Ungheria. Tra i magiari ungheresi era già risaputo che la giovane imperatrice Elisabetta nutriva un profondo interesse per la loro cultura, grazie alle lezioni datele dal conte Majláth, e speravano che influenzasse positivamente il marito.[22] Anche stavolta Elisabetta si scontrò però con la suocera Sofia, riuscendo a ottenere la presenza delle sue bambine per il viaggio. Come nel Lombardo-Veneto, anche in Ungheria la coppia imperiale fu accolta con freddezza, sebbene la bellezza dell'imperatrice avesse riscosso un successo. Durante il viaggio nelle province, la figlia piccola però si ammalò. La giovane diciannovenne Elisabetta vegliò per undici ore sulla figlia Sofia, che spirò il 29 maggio 1857. Quando tornarono a Vienna, l'imperatrice si chiuse in sé stessa e nella propria solitudine, rifiutando di mangiare e di apparire in pubblico. Lei che aveva insistito per ottenere la presenza delle bambine durante il viaggio, rinunciò al suo ruolo di madre, ritenendosi colpevole della morte della figlia, e affidò quindi l'altra figlia Gisella all'educazione della nonna.[23]

La nascita del principe ereditario e la seconda guerra d'indipendenza italiana

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La famiglia imperiale al completo a Gödöllő nel 1870. Da sinistra il principe ereditario Rodolfo, accanto seduto l'imperatore Francesco Giuseppe, al centro l'imperatrice Elisabetta con in braccio l'arciduchessa Maria Valeria, e per ultima l'arciduchessa Gisella

Nel dicembre del 1857 Elisabetta manifestò i sintomi di una nuova gravidanza. Il 21 agosto 1858 nacque l'arciduca Rodolfo, principe ereditario dell'Impero d'Austria. Il parto risultò piuttosto difficoltoso: Elisabetta si ammalò e la febbre le tornava a distanza di brevi periodi; dal momento che tra l'autunno e l'inverno le sue condizioni di salute non erano ancora migliorate, furono convocati la duchessa Ludovica e il medico di famiglia dei Wittelsbach. La diagnosi di quest'ultimo rimane sconosciuta e nei diari dell'arciduchessa Sofia ci sono solo accenni a dei sintomi: febbre, debolezza, mancanza di appetito.[24]

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Acquerello raffigurante Elisabetta con i figli Rodolfo e Gisella nel castello di Laxenburg. Alla parete un ritratto di Sofia, la figlia deceduta nel 1857

Elisabetta sembrava migliorare soltanto quando stava con qualcuno della sua famiglia e nel gennaio 1859 poté godere della compagnia di una delle sue sorelle minori, Maria Sofia. La giovane aveva già sposato per procura il principe ereditario di Napoli, il futuro Francesco II delle Due Sicilie. Elisabetta, nonostante la salute cagionevole, accompagnò Maria Sofia sino a Trieste, dove si sarebbe imbarcata alla volta del Regno delle Due Sicilie.

Il 1859 fu un anno particolarmente difficile per l'Austria. Napoleone III e Cavour, già accordatisi segretamente a Plombières, riuscirono a far dichiarare guerra al Regno di Sardegna da parte dell'Austria. Nel giro di pochi giorni le ultime monarchie asburgiche autonome italiane caddero e a Vienna confluirono i deposti Leopoldo II di Toscana e Francesco V di Modena, con tutti i loro familiari. Le truppe austriache subirono una grave sconfitta nella battaglia di Magenta il 4 giugno 1859, a seguito della quale Francesco Giuseppe decise di lasciare Vienna e di comandare personalmente l'esercito. Elisabetta accompagnò il marito sino a Mürzzuschlag e al momento del commiato si appellò al conte Grünne, generale austriaco: «Lei manterrà certamente ciò che ha promesso e starà molto attento all'imperatore; la mia unica consolazione in questi tempi terribili è che lei lo farà sempre e in ogni circostanza. Se non ne fossi convinta, morirei per l'angoscia».[25]

Elisabetta cadde in un profondo stato di disperazione, piangendo in continuazione, al punto da chiedere di poterlo raggiungere in Italia, ottenendo però un rifiuto. L'imperatrice allora si dedicò a drastiche cure dimagranti e a sfiancanti cavalcate; disertò tutti gli impegni sociali organizzati dall'arciduchessa Sofia, attirandosi le critiche della corte. Francesco Giuseppe le scrisse, chiedendole di mostrarsi a Vienna e di visitare gli istituti per sollevare il morale della popolazione e ottenere l'appoggio dell'opinione pubblica.[26] Il 24 giugno 1859 ci fu la decisiva battaglia di Solferino, che risultò vittoriosa per i franco-piemontesi. Le conseguenze della disfatta ricaddero sull'imperatore, che mai era stato così mal visto dal popolo come in quei mesi: la critica si spinse al punto di chiedere l'abdicazione del sovrano in favore di suo fratello Massimiliano. Intanto un gran numero di feriti fu portato in Austria e l'imperatrice stessa organizzò un ospedale militare nel castello di Laxenburg, poiché i normali ospedali non avevano posti a sufficienza.[27] La guerra fu ufficialmente conclusa con l'armistizio di Villafranca, che costringeva l'Austria a rinunciare alla Lombardia, una delle più ricche province dell'impero.

La malattia e le fughe da Vienna

Lo stesso argomento in dettaglio: Elisabetta di Baviera in Trentino-Alto Adige.
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L'imperatrice Elisabetta fotografata nel 1862 da Ludwig Angerer, il suo fotografo ufficiale

Parimenti alla crisi politica del 1859-1860, si sviluppò anche una crisi privata della coppia imperiale, dovuta ai soliti contrasti con l'arciduchessa Sofia e al dilagare, per la prima volta, in sei anni di matrimonio, di notizie riguardanti le infedeltà di Francesco Giuseppe,[28] che rappresentava forse l'unico legame con una corte che non amava la moglie. Elisabetta di Baviera, memore dell'infelicità della madre, temeva forse di subire lo stesso destino di donna tradita e messa da parte.[29] L'imperatrice reagì allora con un atteggiamento di sfida, insultandola e organizzò, infatti, numerosi balli a cui erano invitati i rampolli dell'alta società viennese, ma non i loro genitori una cosa contraria all'usanza e all'etichetta.

In aggiunta alla delicata situazione, nel maggio 1860 giunse a Vienna anche la notizia dell'imminente crollo del Regno delle Due Sicilie, assediato dai garibaldini. Sebbene Francesco Giuseppe e l'arciduchessa madre Sofia fossero favorevoli ad aiutare i Borbone, le condizioni economiche dell'Austria non lo permettevano; la preoccupazione per l'amata sorella Maria Sofia ebbe su Elisabetta un'influenza negativa, inficiando anche i suoi rapporti col marito.[29] A luglio Elisabetta prese con sé la figlia Gisella, lasciò improvvisamente la corte di Vienna e si diresse a Possenhofen. Tuttavia, per evitare uno scandalo, dovette tornare a Vienna per il compleanno del marito, il 18 agosto.

Nell'ottobre del 1860 la salute dell'imperatrice subì un tracollo, dovuto a numerose crisi nervose e cure dimagranti. Il dottor Škoda, specialista in malattie polmonari, consigliò una cura presso un paese dal clima caldo: a suo parere la sovrana non sarebbe riuscita a superare l'inverno a Vienna.[30] Fu consigliata Madera, forse per desiderio della stessa Elisabetta: l'arcipelago portoghese, infatti, non era un luogo rinomato per la cura di malattie polmonari, com'era invece, per esempio, Merano.

Molto probabilmente l'imperatrice scelse un luogo così lontano per evitare troppi contatti con Vienna e l'imperatore.[31] Sebbene la diagnosi ufficiale di Škoda fosse quella di una gravissima malattia polmonare, esistono ancora molti dubbi sulla vera natura del male di Elisabetta. Sanissima in gioventù, cominciò a star male a contatto con l'ambiente della corte, dove, per sopperire alle sue numerose crisi di nervi, si sottoponeva a diete drastiche e intensi esercizi di ginnastica.[31] Nei diari dell'arciduchessa Sofia non ci sono indizi sulla malattia misteriosa di Elisabetta, così come nelle lettere della duchessa Sofia Ludovica.

La corte viennese si indignò molto per la partenza della sovrana tanto quanto il resto del mondo e ci fu una generale preoccupazione per l'imperatrice "in fin di vita" (la regina Vittoria mise a disposizione per Elisabetta il suo panfilo privato Victoria and Albert). Con tutta probabilità i disturbi fisici di Elisabetta erano dovuti anche a un disturbo psichico: la storica Brigitte Hamann ipotizza che l'imperatrice d'Austria soffrisse di una forma di anoressia nervosa, la quale comportava irrequietezza, rifiuto del cibo e del sesso coniugale. Ciò potrebbe anche spiegare il fatto che Elisabetta sembrava riprendersi subito non appena si allontanava da Vienna e dall'imperatore.[32] In quegli anni ebbe una lunga amicizia con il cugino Ludwig II di Baviera, che quando salì al trono convinse lui a fidanzarsi con la sorella minore Sofia Carlotta.

Regina d'Ungheria

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L'imperatrice Elisabetta con il vestito dell'incoronazione come Regina d'Ungheria (1867)

L'incoronazione a regina avvenne l'8 giugno 1867 a Buda, in Ungheria, capitale al tempo. In seguito la coppia ottenne la residenza a Gödöllő, dove l'imperatrice visse la maggior parte del tempo. L'ultima figlia, Maria Valeria, la prediletta da Elisabetta, nacque nel 1868. Fu volutamente fatta nascere a Budapest, un omaggio della regina ai suoi sudditi favoriti. Inoltre l'imperatrice si occupò personalmente della sua educazione, cosa che non aveva fatto con gli altri tre figli.

Mayerling

Lo stesso argomento in dettaglio: Fatti di Mayerling.

Il 24 aprile 1879 i due imperatori Elisabetta e Francesco Giuseppe festeggiarono le nozze d'argento (25 anni). Una serie di lutti si abbatté però su Elisabetta; in Baviera nel 1886 morì in circostanze misteriose il cugino re Ludwig di Baviera; nel 1888 morì il padre Massimiliano, duca in Baviera. La vera tragedia però avvenne a Mayerling nel 1889 quando il figlio Rodolfo, erede al trono (Kronprinz), morì suicida insieme all'amante, la baronessa Maria Vetsera, forse uccisa da lui stesso. Secondo la leggenda, da quell'anno l'imperatrice decise di vestirsi solo di nero e di rinunciare anche all'amata poesia.

Per superare la depressione dell'ambiente di corte viennese, l'imperatrice riprese i suoi viaggi per l'Europa. Si recò diverse volte a Roquebrune-Cap-Martin nella Costa Azzurra, in Francia e, in tale località, esattamente all'Hotel du Cap Martin, ebbe anche un incontro, nel 1891, con Eugenia de Montijo, moglie di Napoleone III. Oltre all'imperatrice Elisabetta, si recarono a Cap Martin anche altri importanti nobili europei. Nel 1892 fu completata la costruzione della Villa Cyrnos, a Cap Martin, in Francia, una residenza in stile neoclassico che dava sul mare dove la moglie di Napoleone III, Eugenia chiamata "l'imperatrice dei francesi" vi trascorse molto tempo, sia in compagnia dell'imperatrice inglese Vittoria del Regno Unito che di Elisabetta (tant'è che Cap Martin fu soprannominato le Cap des Impératrices).

Appassionata della cultura greca, l'imperatrice Elisabetta fece costruire, l'anno successivo, a Corfù l'Achilleion, il palazzo residenziale, poi diventato un museo, eretto in stile neoclassico sul tema dell'eroe mitologico antico Achille.

Nel 1896 fu celebrato il Millenario della fondazione dello Stato d'Ungheria e l'imperatrice Elisabetta vi partecipò a fianco del marito Francesco Giuseppe quale loro "ultima apparizione ufficiale", preferendo ormai vivere il più possibile lontano dalle folle e dalle corti imperiali.

L'attentato e la morte

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La lima da 9 cm utilizzata da Lucheni per pugnalare l'imperatrice
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Luigi Lucheni colpisce l'imperatrice Elisabetta con una lima

Nel 1897 l'imperatrice Elisabetta trascorse il Natale a Parigi, in Francia[33] insieme a Maria Sofia, regina del Regno delle Due Sicilie e un'altra sorella. Il Santo Natale era una delle sue feste preferite, in prossimità del suo compleanno e, almeno fino alla morte del figlio Rodolfo, lo festeggiò sempre con gioia e gran trasporto; ma con la tragedia di Mayerling, smise per sempre di festeggiare anche quelle festività.

Nel settembre 1898, Elisabetta si recò in incognito nell'attuale Svizzera, a Ginevra, prendendo alloggio all'Hotel Beau-Rivage, sul lungolago, dove lei già aveva soggiornato l'anno precedente. Il 10 settembre 1898, sempre vestita di nero appena dopo il suicidio del figlio Rodolfo, si celava il viso dietro una veletta - un ventaglio o ombrellino - ed era difficile da riconoscere. Doveva prendere il battello per Montreux, luogo posto sul lungolago ginevrino, alle ore 13:35 di quel giorno, accompagnata dalla contessa ungherese Irma Sztáray, quando un anarchico italiano, Luigi Lucheni, informato sull'indirizzo dell'imperatrice e sulle sue sembianze, da un tale Giuseppe Della Clara, si appostò sul Quai du Mont-Blanc, dietro un ippocastano, armato della sua lima appuntita nascosta in un mazzo di fiori.

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Placca commemorativa posta nel punto esatto in cui Elisabetta fu assassinata. Sul terzo piano, il getto d'acqua di Ginevra

Al passaggio dell'imperatrice la pugnalò al petto, con un unico colpo preciso; tentò poi di fuggire lungo la Rue des Alpes, gettando l'arma del delitto dinnanzi l'ingresso del civico n. 3. Fu poco dopo arrestato da quattro passanti, non lontano dal luogo dell'attentato. Al commissario che lo interrogava chiedendogli il motivo del suo gesto, pare abbia risposto: «Perché sono anarchico. Perché sono povero. Perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi».

L'imperatrice, che si affrettava verso il battello, la sirena della partenza aveva già suonata, si accasciò per effetto dell'urto, ma si rialzò e riprese la corsa, non sentendo apparentemente nessun dolore. Fu solo una volta arrivata sul battello che impallidì e svenne nelle braccia della contessa Sztáray. Il battello fece retromarcia e l'imperatrice fu riportata nella sua camera d'albergo; spirò un'ora dopo, senza aver mai ripreso conoscenza. Aveva 60 anni.

L'autopsia, effettuata dal dottor Mégevand, mostrò che l'appuntita aveva trafitto il ventricolo sinistro e che Elisabetta era morta d'emorragia interna (tamponamento cardiaco).

La sua tomba, dopo che il corpo ritornò all'Austria, a differenza delle sue volontà di volere essere sepolta a Corfù, in Grecia, si trova a Vienna, in Austria, nella Cripta Imperiale, accanto alla tomba del marito Francesco Giuseppe e del figlio maschio Rodolfo.

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La tomba di Elisabetta situata nella Cripta Imperiale a Vienna

Sul luogo dell'omicidio avvenuto sul lungolago di Ginevra, in Svizzera, sorge una placca commemorativa che ne ricorda l’assassinio; un monumento a Elisabetta, inoltre, è stato eretto poco distante dallo stesso luogo.

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Visione politica

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Nel 1998 è stato pubblicato il diario poetico di Elisabetta di Baviera, dal quale è emerso che l'imperatrice non amava affatto la sua condizione aristocratica né ne condivideva la politica, tanto da augurarsi di morire "improvvisamente, rapidamente e se possibile all'estero"; in un certo senso dunque si può dire che il suo intimo desiderio di abbandonare la vita sia stato esaudito.[34]

D'altro canto, dai suoi scritti emerge chiaramente la sua disapprovazione sulle condizioni sociali in cui versava la popolazione austriaca e ungherese in generale, tanto da considerare i giovani austro-ungarici a lei contemporanei come degli "oppressi dall'ordine stabilito";[34] a disagio e, rattristata per la disparità socio-economica che correva tra lei e la gente comune, detestandone inoltre le ricchezze e i loro frequenti viaggi di piacere per l'Europa, l'imperatrice arrivò anche a maledire, nelle sue poesie, anche la dinastia asburgica.[34] Nella biografia dedicata all'imperatrice, Brigitte Hamann descrive Elisabetta come una forte personalità anticlericale, libertaria, insofferente alla vita e all'etichetta, tanto da desiderare che il marito Francesco Giuseppe abdicasse al più presto e andasse a vivere sulle rive del Lemano a Ginevra, in Svizzera.

Il culto della bellezza

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Ossessionata dal culto della bellezza, l'imperatrice Elisabetta concentrava tutte le sue energie nel tentativo di conservarsi giovane, bella e snella. Negli anni settanta e ottanta dell'Ottocento gli impegni di corte non trovavano spazio nella giornata dell'imperatrice.

Secondo le cronache, l'imperatrice era alta 1 metro e 72 centimetri e pesava 50 kg,[35] aveva capelli castani folti e lunghissimi, che sciolti le arrivavano alle caviglie. Quasi tre ore le occorrevano quotidianamente per vestirsi, poiché gli abiti le venivano quasi sempre cuciti addosso per far risaltare al massimo la snellezza del corpo. La sola allacciatura del busto, utile a ottenere il suo famoso "vitino di vespa", richiedeva spesso un'ora di sforzi. Il lavaggio dei capelli era eseguito ogni tre settimane con una mistura di cognac e più di trenta uova. La procedura richiedeva un'intera giornata, durante la quale Elisabetta non tollerava di essere disturbata.[36] Altre tre ore ogni giorno erano dedicate ai capelli, che venivano intrecciati da Fanny Angerer, una parrucchiera del Burgtheater di Vienna, richiesta espressamente dall'imperatrice.[37] Una delle sue creazioni più famose fu la nota acconciatura a corona, con grandi trecce raccolte sopra la nuca, divenuta simbolo di riconoscimento dell'imperatrice, che fu imitata da molte donne aristocratiche del tempo.

L'imperatrice era impegnata per il resto della giornata nella scherma, l'equitazione e la ginnastica a tale scopo, aveva anche fatto allestire in tutti i palazzi in cui soggiornava delle palestre attrezzate con pesi, sbarra e anelli, e per un certo periodo aveva mantenuto una scuderia di prima grandezza. Costringeva inoltre la propria dama di corte a seguirla durante interminabili e forsennate passeggiate quotidiane, che duravano come minimo sette o otto ore filate, e di cui quasi nessuna delle dame di compagnia riusciva a sostenerne il ritmo, sicché l'imperatrice era costretta a terminarle in carrozza.

Per preservare la giovinezza della pelle, l'imperatrice faceva uso di maschere notturne a base di carne di vitello cruda o di fragole e ricorreva a bagni caldi nell'olio d'oliva. Per conservare la sua snellezza, oltre a rispettare un rigoroso regime alimentare, Elisabetta dormiva con i fianchi avvolti in panni bagnati e beveva misture di albume d'uovo e sale.

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Sissi nella cultura di massa

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L'imperatrice Elisabetta, dipinto di Franz Xaver Winterhalter (1865)
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Ritratto postumo di Leopold Horowitz (1899)
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L'imperatrice Elisabetta in un ritratto di Franz Xaver Winterhalter (1864)

Cinema, teatro e televisione

La fama postuma di Elisabetta di Baviera è dovuta soprattutto ai tre film girati negli anni cinquanta da Ernst Marischka con Romy Schneider nel ruolo dell'imperatrice, alla quale viene attribuita il soprannome "Sissi", e con Karlheinz Böhm in quello di imperatore. I film della trilogia di Sissi sono:

Romy Schneider interpretò nuovamente l'imperatrice, nel film Ludwig (1972) di Luchino Visconti, con Helmut Berger nel ruolo di Ludovico II di Baviera.

A differenza della trilogia di Marischka, dove l'imperatrice era raffigurata in modo assai improbabile, come una fanciulla spontanea e ingenua, nel film di Luchino Visconti Elisabetta è stata rappresentata in maniera disincantata, aristocratica e più realistica.

La filmografia su Elisabetta comprende ventotto opere cinematografiche. Il primo film su Elisabetta fu realizzato nel 1920 in Germania con la regia di Rolf Raffé, preceduto da un'altra pellicola, intitolata Mayerling (1919), che narrava gli avvenimenti del suicidio del principe ereditario Rodolfo e in cui aveva un ruolo più marginale. Un nuovo film su Mayerling fu realizzato nel 1968 con la presenza di Ava Gardner (Elisabetta), James Mason (Francesco Giuseppe), Omar Sharif (Rodolfo) e Catherine Deneuve (Maria Vetsera).

Dagli anni novanta ha fatto il giro del mondo il musical Elisabeth, partito da Vienna, in Austria che racconta la sua vita, dall'incontro con Francesco Giuseppe fino alla morte per mano di Luigi Lucheni. Inoltre, è presente un elemento fantasioso. La morte è rappresentata come il suo amante e Luigi Lucheni fa anche la parte del narratore. Due sono le canzoni più celebri del musical, entrambe rivelatrici del carattere indipendente, e insofferente dell'etichetta di corte, dell'imperatrice: Ich gehör nur mir, cioè "Io appartengo solo a me", e Wenn ich tanzen will, cioè "Quando ho voglia di ballare".

Nel 1997 è stato prodotto anche un cartone animato La principessa Sissi, andato in onda su Rai 2, in cui la storia dell'imperatrice risulta piuttosto romanzata e distante da quella reale. Nel 2004 la televisione francese realizza il film TV Sissi, l'imperatrice ribelle, che vede come protagonista Arielle Dombasle. Nel 2009 è stata co-prodotta da Austria e Italia una miniserie in due puntate, dal titolo Sissi, con l'attrice italiana Cristiana Capotondi nel ruolo della protagonista. La serie è stata trasmessa da Rai 1 il 28 febbraio e il 1º marzo 2010. L'imperatrice è anche al centro di un episodio della serie Il commissario Rex, intitolato proprio Sissi e incentrato su una donna psicopatica che crede di essere l'imperatrice Elisabetta, e che arriva anche ad uccidere una persona.

Lista completa delle rappresentazioni di Sissi nei media:

Documentari

Numerosi sono anche i documentari realizzati in Italia, tra i più importanti si citano:

  • La vera storia della principessa Sissi, presentato in Quark (trasmissione TV, Rai) da Piero Angela per la regia di Gabriele Cipollitti.
  • La vera storia dell'imperatrice Elisabetta presentato in Atlantide (trasmissione TV, LA7) per la regia di Alessandra Gigante e la sceneggiatura di Fabrizio Andreoli. Con interviste con Daniela Casini (scrittrice e saggista) e Matteo Tuveri (scrittore, biografo dell'imperatrice Elisabetta d'Austria ed esperto di cultura mitteleuropea).
  • Sissi e Diana a confronto in onda su Rai 3 per la serie della trasmissione Enigma, condotta da Corrado Augias.

Letteratura

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Discendenza

Francesco Giuseppe I d'Austria ed Elisabetta ebbero quattro figli:

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Titoli e trattamento

Riepilogo
Prospettiva
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Armi di Elisabetta di Baviera come imperatrice d'Austria-Ungheria
  • 24 dicembre 1837 – 21 marzo 1845: Sua Altezza, Elisabetta, duchessa in Baviera
  • 21 marzo 1845 - 24 aprile 1854 : Sua Altezza Reale Elisabetta, duchessa in Baviera
  • 24 aprile 1854 – 10 settembre 1898: Sua Maestà Imperiale e Reale, Elisabetta, imperatrice d'Austria, regina apostolica d'Ungheria, regina di Boemia e di Croazia

Titolatura completa: S. M. I. e R. Elisabetta Amalia Eugenia, imperatrice d'Austria, regina apostolica d'Ungheria, regina di Boemia, regina di Lombardia e di Venezia, regina di Dalmazia, Croazia, Schiavonia, Galizia, Lodomeria e Illiria, regina di Gerusalemme, ecc.; arciduchessa d'Austria; granduchessa di Toscana e Cracovia, duchessa di Lorena, di Salisburgo, di Stiria, Carinzia, Carniola e di Bucovina; gran principessa di Transilvania; margravia di Moravia; duchessa dell'Alta e Bassa Slesia, di Modena, Parma, Piacenza e Guastalla, d'Auschwitz e Zator, di Teschen, di Friuli, di Ragusa e Zara; contessa principesca d'Asburgo, del Tirolo, di Kyburg, di Gorizia e Gradisca; principessa di Trento e Bressanone; margravia d'Alta e Bassa Lusazia e in Istria; contessa di Hohenembs, Feldkirch, Bregenz, Sonnenberg ecc.; signora di Trieste, di Cattaro e della Marca dei Vendi.

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Ascendenza

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Guglielmo in Baviera Giovanni di Birkenfeld-Gelnhausen  
 
Sofia Carlotta di Salm-Dhaun  
Pio Augusto in Baviera  
Maria Anna di Zweibrücken-Birkenfeld Federico Michele di Zweibrücken-Birkenfeld  
 
Maria Francesca del Palatinato-Sulzbach  
Massimiliano Giuseppe in Baviera  
Luigi Maria di Arenberg Carlo Maria Raimondo d'Arenberg  
 
Louise Margarete de la Marck-Schleiden, Contessa di Vardes  
Amalia Luisa di Arenberg  
Marie Adélaïde Julie de Mailly Louis Joseph de Mailly, Marchese of Nesle  
 
Adélaïde Julie d'Hautefort  
Elisabetta di Baviera  
Federico Michele di Zweibrücken-Birkenfeld Cristiano III del Palatinato-Zweibrücken  
 
Carolina di Nassau-Saarbrücken  
Massimiliano I di Baviera  
Maria Francesca di Sulzbach Giuseppe Carlo del Palatinato-Sulzbach  
 
Elisabetta Augusta Sofia del Palatinato-Neuburg  
Ludovica di Baviera  
Carlo Luigi di Baden Carlo Federico di Baden  
 
Carolina Luisa d'Assia-Darmstadt  
Carolina di Baden  
Amalia d'Assia-Darmstadt Luigi IX d'Assia-Darmstadt  
 
Carolina del Palatinato-Zweibrücken-Birkenfeld  
 
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Onorificenze

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Il monogramma personale dell'imperatrice Elisabetta
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Il monogramma personale dell'imperatrice Elisabetta e dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria

Onorificenze austro-ungariche

Onorificenze straniere

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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