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attrice tedesca naturalizzata francese (1938-1982) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Romy Schneider, pseudonimo di Rosemarie Magdalena Albach (Vienna, 23 settembre 1938 – Parigi, 29 maggio 1982), è stata un'attrice austriaca naturalizzata francese.
Fu una delle più importanti attrici europee della sua generazione, celebre anche per la grande bellezza e l'espressività. Lavorò con alcuni dei più importanti registi della sua epoca.[1][2][3]
Nata nella Vienna post-Anschluss, Romy Schneider era figlia della tedesca Magda Schneider[4] e dell'austriaco Wolf Albach-Retty, attori di successo in Austria. Dopo un periodo trascorso in collegio, in cui dimostrò un certo talento per la pittura, tornò in famiglia a Vienna. La madre nel frattempo aveva contratto un secondo matrimonio con un pasticciere di Colonia, in Germania, dove da quel momento visse la famiglia.[5]
Nonostante non ne fosse convinta, Romy Schneider fu fortemente influenzata dalla madre nell'intraprendere la carriera cinematografica. Apparve per la prima volta sullo schermo all'età di soli 15 anni, nel film Fiori di lillà (1953) di Hans Deppe. Ottenne il suo primo successo[5] l'anno successivo con L'amore di una grande regina (1954) di Ernst Marischka, un film sulla giovinezza della Regina Vittoria, dove venne accreditata con il nome d'arte di Romy Schneider, prendendo quindi il cognome della madre, e non quello del padre, che era Albach-Retty. Il ruolo della baronessa Lehzen, fedele governante della regina Vittoria, venne interpretato proprio da Magda, che durante la prima parte della carriera della figlia, ricoprirà più volte il ruolo di madre e zia in film successivi, tra cui i più famosi sono quelli della trilogia di Sissi[6], dedicati all'Imperatrice d'Austria Elisabetta. Prodotti nel triennio 1955-1957, le pellicole consentirono a Romy Schneider di ottenere un'immensa popolarità, grazie alla freschezza e all'ingenuità che l'attrice seppe infondere nel personaggio. Ancora oggi i tre film sono riproposti spesso in televisione, a dimostrazione del loro perdurante successo. Per il grande pubblico che ignora le interpretazioni della seconda parte della carriera dell'attrice, Romy Schneider è semplicemente identificata come "Sissi".
Ai film della trilogia di Sissi seguirono o si inframmezzarono altri lavori più o meno dello stesso tenore, favole romantiche a lieto fine, o commedie divertenti, in cui l'attrice interpretò sempre la parte della fanciulla pura, onesta e allegra, magari solo sfiorata da tentazioni, come in Eva. Confidenze di una minorenne (1958) di Rolf Thiele, ruolo che aveva interpretato anche la madre nel film Eva (1935). Durante questi primi anni di carriera, Magda guidò la figlia nella scelta dei ruoli cinematografici e curò la sua immagine, mentre il patrigno gestì gli aspetti finanziari.
Già alla fine degli anni cinquanta l'attrice incominciò a manifestare una certa insofferenza ai ruoli leggeri fino ad allora interpretati. Rifiutò infatti di girare un quarto film sulla vita di Sissi, già in preparazione. Più tardi confesserà a Karlheinz Böhm, l'attore che interpretava il ruolo di Francesco Giuseppe e con cui rimase sempre in amicizia, di vergognarsi profondamente dei film girati in quel periodo. In un'intervista pubblicata in Italia su la Repubblica, Böhm dichiarò di ritenere che questa insoddisfazione di fondo fosse diventata con il tempo un peso per l'attrice e che avesse contribuito (insieme con altri fattori molto più determinanti) a condurla all'alcolismo e alla depressione che l'afflissero nell'ultimo periodo della sua vita, prima della tragica fine.
La svolta nella carriera della Schneider giunse con il film L'amante pura (1958) di Pierre Gaspard-Huit. Durante la lavorazione conobbe Alain Delon e con lui ebbe una lunga relazione sentimentale, trasferendosi a Parigi. Dopo aver recitato in inglese ne Il processo (1962) di Orson Welles, facendosi notare accanto ad Anthony Perkins, Jeanne Moreau ed Elsa Martinelli, recitò in vari film hollywoodiani come Il cardinale (1963) di Otto Preminger, Scusa, me lo presti tuo marito? (1964) di David Swift, in coppia con Jack Lemmon, nel cult Ciao Pussycat (1965) di Clive Donner, con Peter O'Toole e Woody Allen, e Alle 10:30 di una sera d'estate (1966) di Jules Dassin, al fianco di Peter Finch e Melina Merkouri. In seguito la Schneider apparve prevalentemente in film di produzione francese e italiana, come La piscina (1968) di Jacques Deray in cui ritrovò Alain Delon, La Califfa (1970) di Alberto Bevilacqua, L'amante (1970) di Claude Sautet, L'assassinio di Trotsky (1972) di Joseph Losey, Ludwig (1973) di Luchino Visconti, dove fu una più matura e accorata Elisabetta di Baviera, ben diversa dalla spensierata Sissi degli esordi, Una donna alla finestra (1976) di Pierre Granier-Deferre e La morte in diretta (1980) di Bertrand Tavernier, distinguendosi per la luminosa bellezza e il temperamento drammatico.
Nel frattempo, dopo la rottura con Delon nel 1964[7], la vita sentimentale dell'attrice fu tormentata e complicata dal fallimento di due matrimoni, eventi che la portarono a depressione e alcolismo, malgrado la nascita di due figli, David, nato il 3 dicembre 1966 dal primo matrimonio con il regista Harry Meyen, e Sarah, nata il 21 luglio 1977 dalla seconda unione con il giornalista italo-francese Daniel Biasini, e divenuta anch'essa attrice. La fragilità e l'equilibrio emotivo dell'attrice vennero ulteriormente compromessi dalla scomparsa del primo marito Harry Meyen, impiccatosi nel 1979 nella sua casa di Amburgo. Quello stesso anno prese parte a Linea di sangue di Terence Young, il suo ultimo film di produzione americana.
Inquietante e toccante, il film Fantasma d'amore (1981) di Dino Risi contiene segni premonitori del tragico epilogo cui l'attrice andò incontro nella vita reale. Ormai segnata dall'alcol, dall'asportazione di un rene a causa di un tumore e, soprattutto, dalla tragica scomparsa del quattordicenne figlio David (morto il 5 luglio 1981 dopo essere rimasto infilzato in un cancello che tentava di scavalcare a casa dei nonni[8]), la Schneider fu trovata morta il 29 maggio 1982[9] nella casa parigina del produttore Laurent Petin, al quale era legata da circa un anno. Aveva 43 anni[10]. All'inizio la voce di un suicidio[11] ebbe molta diffusione, ma dopo l'autopsia venne stabilita come causa del decesso un fatale arresto cardiaco. È sepolta[12] accanto al figlio David, a Boissy-sans-Avoir, paesino vicino alla capitale francese.
Secondo un articolo del 21 dicembre 2009 del quotidiano tedesco Bild,[13] dal 1976 sino alla morte la Schneider fu vittima di spionaggio da parte della Stasi, i servizi segreti della DDR, per il suo sostegno a un comitato d'opposizione. In effetti l'attrice[14], nota per la sua generosità e per il sostegno che dava a diverse iniziative umanitarie e di beneficenza, aiutò un movimento d'opposizione nell'allora DDR[15].
Nelle versioni in italiano dei suoi film, Romy Schneider è stata doppiata da:
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