San Vito Chietino
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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San Vito Chietino è un comune italiano di 5 182 abitanti[1] della provincia di Chieti in Abruzzo. Denominato originariamente solo San Vito, adottò nel 1863 l'aggiunta dell'aggettivo Chietino nel nome, riferito alla provincia di appartenenza. La cittadina è una delle principali stazioni balneari della Costa dei Trabocchi.[5]
San Vito Chietino comune | |
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Scorcio del paese di San Vito Chietino | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Chieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Emiliano Bozzelli (lista civica "San Vito Bene Comune") dall'11-6-2017 (primo mandato) 12-06-2022 inizio secondo mandato |
Territorio | |
Coordinate | 42°18′N 14°27′E |
Altitudine | 122 m s.l.m. |
Superficie | 17 km² |
Abitanti | 5 182[1] (31-10-2023) |
Densità | 304,82 ab./km² |
Frazioni | Anticaglia, Balsamate, Bufara, Castellana, Cese, Cintioni, Colle Capuano, Foresta, Mancini, Marina di San Vito, Melogranato, Murata Alta, Murata Bassa, Paolini, Passo Tucci, Pontoni, Portelle, Quercia del Corvo, Rapanice, Renazzo, San Fino, San Rocco Vecchio, Sant'Apollinare, Sciutico, Strutte, Valle Ienno, Vicende |
Comuni confinanti | Frisa, Lanciano, Ortona, Rocca San Giovanni, Treglio |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 66038 |
Prefisso | 0872 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 069086 |
Cod. catastale | I394 |
Targa | CH |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona C, 1 379 GG[3] |
Nome abitanti | sanvitesi |
Patrono | san Vito |
Giorno festivo | 15 giugno |
PIL | (nominale) 87,1 mln €[4] |
PIL procapite | (nominale) 16 876 €[4] |
Cartografia | |
Posizione del comune di San Vito Chietino all'interno della provincia di Chieti | |
Sito istituzionale | |
San Vito Chietino è collocata su uno sperone roccioso che raggiunge i 122 m.s.l.m. che si allunga fino al mare, godendo di un paesaggio aperto sull'Adriatico e sul tratto di costa compreso fra Ortona a Vasto, in cui sono visibili alcuni trabocchi, da cui tale litorale prende nome. Verso l'interno sono distinguibili la Maiella, massiccio situato a poche decine di chilometri dal centro abitato e, più in lontananza, il Gran Sasso d'Italia. Confina a settentrione con il comune di Ortona, ad Occidente con i comuni di Frisa, Lanciano e Treglio, a meridione con il comune di Rocca San Giovanni e ad Oriente con il mar Adriatico, dove, a breve distanza da San Vito, ha sbocco il fiume Feltrino. Il comune comprende, oltre al capoluogo comunale (1 797 abitanti nel 2001) numerose località e frazioni fra cui Marina di San Vito (o San Vito Marina, 1 075 abitanti nel 2001), situata sulla costa, e Sant'Apollinare (776 abitanti nel 2001)[6] che si è sviluppata nell'entroterra, in un'area collinare caratterizzata dalla presenza di vigneti e oliveti.
Il clima, già piuttosto mite per la latitudine, risente dell'influenza del mare che mitiga i rigori invernali e le calure estive. La temperatura media annua è di 14,6 °C con una media invernale di 7,4 °C (il mese più freddo è gennaio con 6,3 °C) e una media estiva di 22,3 °C (il mese più caldo è luglio con 23,3 °C). Le precipitazioni pari a circa 700-750 mm annui di media sono più frequenti nella stagione autunnale e in quella invernale. L'estate non presenta tuttavia la siccità tipica di altre aree dell'Italia centrale e meridionale.
San Vito Chietino[7] | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 9,4 | 11,0 | 13,1 | 16,6 | 20,4 | 24,9 | 27,9 | 27,6 | 24,4 | 19,8 | 15,2 | 11,8 | 10,7 | 16,7 | 26,8 | 19,8 | 18,5 |
T. media (°C) | 6,3 | 7,4 | 9,4 | 12,5 | 16,3 | 20,6 | 23,3 | 23,1 | 20,2 | 16,0 | 11,9 | 8,5 | 7,4 | 12,7 | 22,3 | 16,0 | 14,6 |
T. min. media (°C) | 3,2 | 3,8 | 5,8 | 8,5 | 12,3 | 16,4 | 18,7 | 18,6 | 16,0 | 12,3 | 8,6 | 5,2 | 4,1 | 8,9 | 17,9 | 12,3 | 10,8 |
Precipitazioni (mm) | 69 | 55 | 63 | 62 | 44 | 42 | 37 | 47 | 63 | 79 | 86 | 87 | 211 | 169 | 126 | 228 | 734 |
Le prime notizie sul paese risalgono all'età romana quando già esisteva un porto frentano presso il torrente Feltrino; in epoca imperiale il porto venne utilizzato dai romani per i collegamenti oltre l'Adriatico ma ebbe anche importanza per le navi mercantili. Di quel periodo rimane parte del vecchio porto di località Murata Bassa, vicino all'attuale lungomare di Gualdo di San Vito Marina. Il borgo, invece, non aveva perduto la propria popolazione, come ci è testimoniato da una chiesa in onore di San Vito Martire di epoca paleocristiana.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente San Vito seguì le sorti dell'area di appartenenza: fu occupata prima dai Goti (V - VI secolo), poi, dai bizantini (VI secolo) e dai longobardi (a partire dalla seconda metà del VI secolo), che fondarono il ducato di Spoleto, cui la località appartenne fino alla conquista normanna avvenuta nell'XI secolo. In quest'ultimo periodo il litorale visse un periodo di declino, il porto venne abbandonato e si ricoprì di pietre e detriti fluviali. In età alto medievale venne edificato un castello detto "Castellalto" di cui non si hanno notizie precedenti l'anno 1000. Nei secoli successivi san Vito e l'intero Abruzzo divennero parti integranti prima del Regno di Sicilia, poi del Regno di Napoli. In epoca angioina, un documento redatto nel 1385 attesta che la proprietà del porto di Gualdum (come ancora veniva denominato all'epoca), spettava all'Abbazia di San Giovanni in Venere.[8]
Nel XIV secolo gli abitanti del feudo di Sanctum Vitum si schierarono dalla parte del papa Urbano VI e il castello venne depredato dai gregari dell'antipapa Clemente VII comandati da Ugone degli Orsini. L'abate di San Giovanni in Venere (Fossacesia) chiese allora aiuto a Anxanum (l'odierna Lanciano) che però, dopo aver inviato un esercito che disperse gli assalitori, riuscì a volgere la situazione a proprio vantaggio facendosi dare in enfiteusi perpetua il feudo dall'abbazia di San Giovanni in Venere, mediante il pagamento di un canone di sessanta carlini d'argento. Il comune di Lanciano, in seguito, vedendo la floridezza economica raggiunta dal porto di San Vito, decise di conquistarlo. Gli abitanti della città marittima commerciale di Ortona iniziarono allora a preoccuparsi, e, temendo di perdere la propria supremazia marittima in zona, spinsero Ladislao, all'epoca sovrano del Regno di Napoli, a far revocare l'autorizzazione concessa a Lanciano di ristrutturare il porto. In tal modo però, si aprì un lungo periodo di lotte tra Lanciano ed Ortona. Nel 1427 San Giovanni da Capestrano riportò una pace provvisoria fra le due città stabilendo il confeudo del paese. Con la morte di Ladislao e con le conseguenti lotte per la sua successione, Lanciano ne approfittò per ristrutturare il porto, entrando così in guerra aperta con Ortona, che assoldò un pirata incaricato di demolire le strutture portuali di San Vito. Costui ne approfittò per depredare l'abitato e instaurare nella contrada un clima di terrore. Lanciano tuttavia riuscì a conservare il feudo di San Vito. Durante il periodo aragonese (1442-1501), il porto di San Vito venne usato per le fiere di Lanciano e il commercio marittimo.[9] Il documento che attesta il periodo di pace tra Lanciano ed Ortona si trova ora presso la Biblioteca comunale di Lanciano[10]
Con la decadenza delle fiere lancianesi, anche il porto di San Vito decadde nuovamente, e Lanciano decise di vendere il porto col relativo feudo di San Vito Chietino a un certo Sancho Lopez nel 1528. Negli anni seguenti il feudo passò di signoria in signoria: tra cui i Caracciolo, famiglia cui apparteneva Ferdinando Caracciolo, duca di Castel di Sangro, ultimo feudatario di San Vito. Durante il Regno delle Due Sicilie San Vito, costituitosi in comune, divenne sede dell'omonimo Circondario, pur continuando ad appartenere al Distretto di Lanciano. Durante il Risorgimento si distinse nella lotta anti-borbonica. Nel 1863 la città assunse legalmente la denominazione con la quale è oggi conosciuta mediante l'aggiunta al toponimo di San Vito, dell'attributo Chietino, in riferimento alla propria provincia di appartenenza. Nel 1889 in un casolare conosciuto oggi come Eremo dannunziano soggiornò per alcuni mesi Gabriele D'Annunzio
Il 3 febbraio 1916, durante la prima guerra mondiale, una squadra austro-ungarica formata dall'incrociatore corazzato SMS Sankt Georg, da tre cacciatorpediniere e due torpediniere, bombardò Ortona e San Vito Chietino; l'azione distruttiva venne fortunosamente interrotta dall'intervento di un treno armato della Regia Marina munito di pezzi da 152/40 che con la sua controbatteria costrinse le navi ad interrompere l'azione[11]; una lapide posta nell'area della ex stazione ferroviaria ricorda l'avvenimento.
Durante il secondo conflitto mondiale la cittadina subì danni di notevole entità a causa dei bombardamenti aerei e terrestri di cui fu vittima, tanto da venire inserita fra i 35 comuni abruzzesi "sinistrati dalla guerra" (di cui 21 nella sola Provincia di Chieti) e pertanto tenuti a dotarsi di un piano di ricostruzione.[12] La vicinanza alla Linea Gustav e il coinvolgimento della cittadina, seppure in forma marginale, nella battaglia di Ortona (dicembre 1943), che, nella sua fase culminante, fu combattuta a meno di 10 chilometri di distanza in linea d'aria da San Vito, possono, in gran parte, spiegare le distruzioni materiali e le perdite umane che si produssero. Alcuni edifici storici, fra cui il Castello medievale, riportarono danni considerevoli, mentre una torre medievale, situata in Marina di San Vito, venne interamente rasa al suolo.
A partire dagli anni sessanta e settanta la frazione di San Vito Marina si è notevolmente sviluppata sia in virtù del turismo, sia grazie alle comunicazioni autostradali che in quegli anni ebbero la priorità sui trasporti su strada e ferroviari. Nel 1969 entrò in funzione la tratta autostradale Pescara - Vasto, con una uscita, quella di Lanciano, situata a soli 4 km di distanza da San Vito Chietino. Nel 1973 fu aperto l'intero tratto Bologna-Bari e nel 1975 l'autostrada fu completata fino a Taranto. Per quanto riguarda le comunicazioni ferroviarie, è stata aperta al pubblico, in età più recente, la nuova Ferrovia Sangritana (2005), con collegamento Pescara-Ortona-Lanciano-Vasto.
I trabocchi furono inventati nel XVIII secolo da famiglie ebree di pescatori, sulla costa di San Vito. Il trabocco più antico è infatti quello di Punta Turchino, descritto anche da D'Annunzio in uno dei suoi più celebri romanzi, Il trionfo della morte (1894), ma già citato in lettere a Barbara Leoni sua amante nel 1889, e ricostruito nel 2016 in seguito alla distruzione avvenuta due anni prima a causa di una violenta mareggiata. Successive costruzioni si ebbero anche in Puglia (Vieste e Peschici). Oggi i trabocchi sono stati ricostruiti ed ampliati rispetto ai precedenti originali, ma non sono più funzionali al loro scopo precipuo, ovvero quello della pesca.
Diversamente non potrebbe essere, anche perché, nonostante gli importanti interventi di raccolta delle aste fognarie effettuati dai comuni del bacino imbrifero fin dagli anni sessanta, il funzionamento non sempre a pieno regime degli impianti di depurazione che sussiste ancor oggi ha permesso in varie occasioni l'accumulo di una certa quantità di agenti inquinanti nel torrente Feltrino che sfocia nei pressi del molo, rendendo non sempre commestibile l'eventuale ittiofauna pescata. I trabocchi nell'area comunale sanvitese sono:
San Vito Chietino
Sant'Apollinare Chietino e altre contrade
Dalla relazione si apprende anche che la torre del XVI secolo fu costruita sopra una originaria del 1395, rifatta nel 1427 dai lancianese e poi ristrutturata ancora nel 1842, quando era usata come porto doganale. La torre misurava 21 metri di lato, lo storico Vittorio Faglia non riuscì a trovarne tracce, scavando presso l'area archeologica di Murata Bassa, accanto al Feltrino, seppur indagando sulle carte del 1805 del Rizzi-Zanoni, e quella del 1854; tuttavia esistono delle fotografie del sanvitese Francesco Maria Borga che mostrano i ruderi della torre alla fine del XIX secolo preso la spiaggia della Marina, che doveva trovarsi proprio nel piazzale davanti alla scalinata dove oggi sorge la chiesa della Madonna del Porto. Prima della sua caduta, la torre era usata come ufficio doganale per le merci che approdavano al porto.
Attualmente l'edificio è adibito a casa-museo dedicata a Gabriele D'Annunzio. Il promontorio, denominato anch'esso "dannunziano", si configura, come abbiamo già fatto accenno, come parte dell'eremo e ospita un piccolo centro di documentazione sulla flora e fauna marina della zona. È situato al di sopra del Trabocco Turchino, descritto e immortalato da D'Annunzio in uno dei suoi romanzi, Il trionfo della morte.
Le prime notizie di San Vito risalgono all'età romana, quando esisteva (e le rovine attuali lo dimostrano) un porto fluviale presso località Murata Bassa, ossia l'attuale porticciolo turistico della Marina. Il borgo vero e proprio sopra la cresta collinare si sviluppò nell'VIII secolo, insieme al culto di San Vito Martire, e con i Longobardi entrò nel ducato di Spoleto. Con la conquista normanna dell'XI secolo San Vito si dotò di mura di cinta, con l'edificazione del fortino militare detto Castellalto. Nel periodo aragonese il porto sanvitese era usato con scalo commerciale da Lanciano, il che provocò varie lotte con la vicina rivale Ortona, che dal XIV secolo fino al 1426 varie volte tentò di evitare la ricostruzione potenziata del porto da parte di Lanciano, fino allo scoppio di una guerra, sanata da San Giovanni da Capestrano. Con la decadenza delle fiere in seguito alle guerre franco-spagnole per il dominio del Regno di Napoli, San Vito decadde, e venne venduta a Sancho Lopez nel 1528, che lo vendette a vari altri signori, come i Caracciolo, fino a diventare municipio nell'800, incluso nel distretto di Lanciano. La parte più antica di San Vito inizia da Piazza Garibaldi e termina lungo il corso Trento e Trieste, le mura parzialmente visibili della cinta delimitano la parte del torrione sud-est in Piazza Garibaldi, e via Mario Bianco.
Il castello era un piccolo fortilizio militare collegato alle mura di cinta e alle torri di controllo, che sono visibili lungo via Orientale e via Mario Bianco, in parte inglobate nelle case nel Settecento, e in parte ancora visibili, che denunciano l'aspetto in opus mixtum e opus cementicium. Torri riadattate a case sono visibili nel cuore del paese, il castello era l'attuale palazzo comunale con il Comando dei Carabinieri in Largo Altobelli, torri sono visibili lungo corso Mazzini e l'inizio di corso Trento e Trieste, mentre un'altra porzione delle mura medievali in via Bianco, mentre l'antico palazzo del Capitano in stile rinascimentale. Una parte del giardino privato del castello e della piazza d'Armi è stata riadattata come Teatro all'aperto "Due Pini".
L'Abruzzo è stato per circa un quarto di secolo (1879-1905) presente nella produzione letteraria di D'Annunzio, sia nelle sue raccolte poetiche (soprattutto, ma non solo, in Canto novo), sia nei suoi romanzi e novelle (Il trionfo della morte, Le vergini delle rocce, Le novelle della Pescara) sia, successivamente, in alcuni dei suoi più importanti drammi teatrali (La figlia di Jorio e La fiaccola sotto il moggio). Oltre alla Pescara natale e alla vicina Francavilla al Mare, in cui soggiornò ripetutamente, ospitato nel celebre Conventino dall'amico fraterno Francesco Paolo Michetti, rivestì particolare importanza per il poeta il periodo trascorso a San Vito Chietino nel 1889[34] con la donna che all'epoca amava, Barbara Leoni (1862-1949)[35]. L'alloggio prescelto era costitituito da una casa rurale situata su un promontorio lambito dall'Adriatico nella località sanvitese di Portelle, nota oggi come eremo dannunziano, lungo la Strada statale 16 Adriatica, direzione Fossacesia Marina. Il Vate rimase particolarmente colpito dalla bellezza del luogo che ribattezzò Il paese delle ginestre. Nel 1894 D'Annunzio pubblicò, in ricordo dell'esperienza vissuta, il romanzo Il Trionfo della morte, cui abbiamo fatto precedentemente accenno, ambientato in massima parte a San Vito e nei suoi immediati dintorni.
Nel romanzo infatti, il protagonista, Giorgio Aurispa, nobile abruzzese residente a Roma, si trasferisce a San Vito Chietino per potersi dedicare con tranquillità alla letteratura e allo studio del superuomo di Nietzsche e nel contempo concedersi un periodo di riposo con l'amante Ippolita Sanzio, che, per ammissione dello stesso D'Annunzio va identificata con Barbara Leoni.[36] Giorgio inizialmente è affascinato dalla natura, e anche dalle usanze abruzzesi, ma poi ne resta sconvolto per le superstizioni che ancora contraddistinguono quelle genti, fra cui la credenza nelle streghe che dissanguano i bambini. L'estraneità di Giorgio nei confronti di una umanità così diversa da lui, raggiunge il suo punto algido quando egli e Ippolita si recano in pellegrinaggio a Casalbordino nel Santuario della Madonna dei Miracoli, dove una massa di infermiere e malati si flagella macabramente davanti alla statua della Vergine (tale esperienza fu vissuta dallo stesso D'Annunzio e dalla Leoni). E sarà proprio la consapevolezza maturata dal protagonista di tale estraneità verso quel mondo e verso tutti gli altri mondi possibili, dalla sua terra d'origine, l'Abruzzo, fino a Roma, con i suoi ambienti dorati, a « [...] impressionare potentemente il suo spirito e a innescare quel meccanismo autodistruttivo che condurrà alla tragedia finale.»[37]. Giorgio Aurispa si lancerà infatti da un promontorio andando incontro alla morte insieme all'amante.
Dopo una lunga assenza Gabriele D'Annunzio tornò a visitare San Vito Chietino. «In uno degli gli anni stanchi...», scrisse il poeta nel 1935, « [...] prima della buona guerra, io volli tornare in incognito al paese delle chiare ginestre e della bruma come un'oliva Favetta...». Nell'eremo ritrovò un vecchio conoscente, Cola di Cinzio « [...] che raccontava la storia a modo suo,con l'accento di un favolatore d'inverno...»[38]
Abitanti censiti[39]
Nel comune sono residenti 379 cittadini di nazionalità non italiana, che rappresentano circa il 7,1% della popolazione complessiva. I gruppi etnici stranieri più numerosi provengono dall'Europa orientale (Romania soprattutto, ma anche Polonia e Ucraina) e dai Balcani (Albania) come si desume dai dati statistici qui di seguito riportati e relativi al 31 dicembre 2015[40]
Nell'economia della cittadina occupa un posto di assoluto rilievo il turismo, sia balneare, sia culturale, sviluppatosi quest'ultimo grazie alla presenza dei Trabocchi, dell'Eremo dannunziano, dei tanti edifici civili e religiosi di pregio che danno lustro al centro storico, della vicina Abbazia di San Giovanni in Venere, che seppur situata nel territorio comunale di Fossacesia è facilmente raggiungibile in tempi brevi da San Vito Chietino. La frazione di Marina di San Vito è fornita di alberghi e camping, nonché ristoranti e locali di vario tipo. Sono frequenti anche le escursioni marine lungo tutta la costa dei Trabocchi, il cui cuore pulsante è costituito dalla fascia litoranea dei Comuni di San Vito Chietino, Rocca San Giovanni e Fossacesia. Ad animare ulteriormente la vita turistica sia del Centro storico sia del borgo marinaro, sono, soprattutto in estate, i numerosi eventi ricreativi e culturali organizzati dal Comune e dalla Pro loco.
L'agricoltura locale, fonte principale di reddito fino alla fine degli anni cinquanta, ha mantenuto una notevole importanza sia nel settore vinicolo sia in quello oleario, il cui livello qualitativo ha permesso alla città di entrare a far parte, a pieno titolo, dell'Associazione nazionale città dell'olio
Il comune di San Vito Chietino è attualmente servito dalla nuova stazione RFI di San Vito-Lanciano sulla Linea Adriatica Ancona - Lecce. Tale stazione è situata nella frazione Marina di San Vito, arretrata nell'entroterra rispetto alla vecchia stazione RFI di San Vito-Lanciano situata sulla costa ma dismessa nel 2005 a seguito del nuovo tracciato in variante.
In passato il centro storico di San Vito Chietino ed alcune sue frazioni erano raggiungibili con la Ferrovia Sangritana che originava dalla stazione di San Vito Marina adiacente alla vecchia stazione RFI di San Vito-Lanciano. Da quest'ultima stazione transitavano alcune corse della Sangritana da e per Pescara o Termoli, poiché il capolinea di San Vito Marina era stazione di testa.
Le fermate della Ferrovia Sangritana a servizio del comune e delle sue frazioni erano: San Vito Marina, San Vito Trasbordo, Cericola, San Vito Città, Ruvo dello Zucchero. La linea poi continuava fino a Castel di Sangro (FAS).
San Vito ha un porto commerciale non idoneo per l'attracco di grandi navi, dunque il porto più vicino è quello di Ortona, a 7 km di distanza, oppure quello di Vasto. Si prosegue successivamente per la SS 16 Adriatica.
Il centro è molto ben collegato a Ortona-Pescara-Vasto e Lanciano. Vi sono trasporti urbani gestiti dalla linea bus Sangritana, che percorre tutto il giorno, a orario continuato, salvo blocco temporaneo del servizio, le strade principali, collegando inoltre molto bene sia il comune superiore a quello inferiore, che San Vito stessa alle contrade. La stazione dei bus si trova vicino al campo da calcio, a San Vito Marina.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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21 novembre 1993 | 26 maggio 2002 | Gianfranco Basterebbe | Lista Civica di Sinistra | Sindaco | [41][42] |
27 maggio 2002 | 27 maggio 2007 | Maria Teresa Giannantonio | Lista Civica di Centro-sinistra | Sindaco | [43] |
28 maggio 2007 | 11 giugno 2017 | Rocco Catenaro | Lista Civica di Centro-destra Nuova Alleanza | Sindaco | [44][45] |
12 giugno 2017 | in corso | Emiliano Bozzelli | Lista Civica San Vito Bene Comune - grazie San Vito Chietino | Sindaco | [46] |
La squadra del San Vito 83 L.d.N (Lino de Nardis) partecipa attualmente al campionato di Promozione abruzzese e disputa gli incontri casalinghi nello stadio "Tommaso Verì".
La Storia Calcistica Sanvitese vede le prime apparizioni alla fine degli Anni '40, quando si organizzavano "incontri domenicali" tra una rappresentativa del Capoluogo (denominata "Capammond'") ed una della Marina (denominata "Capabball'").
La prima società calcistica nacque nel 1957 con il nome di Pro Calcio e partecipò per cinque anni ad un campionato secondario regionale denominato Prima Divisione.
La squadra con maggior successo fu il Basket San Vito, che nel 2010 raggiunse C1 nazionale. Negli anni successivi il Basket San Vito ha ceduto il proprio titolo alla We're Basket, che svolge il campionato di B2 oltre ad attività di settore giovanile anche nell'area sanvitese.
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