I movimenti letterari, i fatti culturali, l'ideologia stessa del Novecento in Italia, sia sul piano letterario che politico, possono essere colti e seguiti nel loro complesso sviluppo attraverso l'articolarsi delle più rappresentative riviste del Novecento le cui premesse si possono già trovare nelle riviste di fine Ottocento.

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Le prime pagine di quattro fra le più note riviste del Novecento

«La vera destinazione di una rivista è rendere noto lo spirito della sua epoca. L'attualità di questo spirito è per essa più importante della sua stessa unità o chiarezza e perciò una rivista sarebbe condannata - al pari di un giornale - all'inessenzialità, qualora non si configurasse in essa una vita abbastanza potente da salvare, col suo assenso, anche ciò che è problematico. Infatti: una rivista, la cui attualità non abbia pretese storiche, non ha ragione di esistere.»

Dalla loro analisi scaturisce chiaramente, sia il profilo dei fenomeni sociali, politici, religiosi, scientifici (non solo artistico-letterari), sia quello dei gruppi intellettuali e redazionali che li hanno animati e gestiti e dei loro singoli componenti.

Le riviste rappresentano un modo più concreto, partecipe e militante di lavorare e discutere sui temi e sui problemi che sono stati dibattuti dalla cultura del secolo procedendo dal di dentro dei fenomeni, non solo artistico-letterari, ma politici, sociali, religiosi e scientifici.

Riviste dell'estetismo decadente

  • Cronaca bizantina: fondata a Roma nel 1881 e nata come quindicinale letterario, sociale e artistico, aveva l'intento di far convivere ideologie e culture diverse, aggiornamenti letterari e pubblicità, cronache e resoconti mondani.
  • La Cultura: fondata nel 1882 da Ruggiero Bonghi, passata nel 1907 alla direzione di Cesare de Lollis, diventata Nuova Cultura nel 1913 e chiusa nel 1935 dal regime fascista. Ripresa poi nel 1963 da Guido Calogero.
  • Convito: fondata a Roma nel 1895, come rivista programmatica del decadentismo italiano, vi collaborano autori estetizzanti della nuova e vecchia generazione.
  • Il Marzocco: nasce a Firenze nel 1896 come settimanale, dandosi subito una impronta antipositivista, simbolista, votata alla contemplazione della bellezza e al culto dell'arte per l'arte.
  • Leonardo: diretta da Giovanni Papini, sorta nel 1903 per rappresentare l'estetismo filosofico e nazionalista all'alba del Novecento.
  • Hermes: diretta da Giuseppe Antonio Borgese e Enrico Corradini, inizia le sue pubblicazioni nel 1904 con l'ambizione di un'ispirazione letterariamente colta sul modello di Gabriele D'Annunzio.

Periodici del risveglio cattolico e del Modernismo

La stampa periodica socialista

  • Critica Sociale: fondata a Milano il 15 gennaio 1891 e soppressa con la legge fascista che vieta la stampa di opposizione il 16 settembre-15 ottobre 1926.
  • L'Asino: fondato il 27 novembre 1892 dal socialista Guido Podrecca e dal socialista Gabriele Galantara, sospenderà definitivamente le pubblicazioni nella primavera del 1925.
  • La folla: fondata a Milano e diretta da Paolo Valera dal 1901 al 1904 e dal 1912 al 1915.

Fogli-manifesto del nazionalismo e del futurismo

L'idealismo de "La Critica" e le riviste vociane

Le riviste degli artisti

Persuasi che la guerra abbia interrotto l'andamento della realtà solamente per quanto riguarda l'ordine temporale ma che non abbia cambiato il destino dell'arte e della letteratura, Alberto Savinio, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Vincenzo Cardarelli, Riccardo Bacchelli, ritenendosi i restauratori della tradizione artistica italiana, fondano due riviste romane, una di pittura e una di letteratura.

Sono questi dell'immediato dopoguerra, storicamente gli anni dell'armistizio e del diffuso risentimento provocato dai trattati di pace.

Sul piano sindacale e operaio vi era stata, il 20 settembre 1920, durante il biennio rosso, l'occupazione delle fabbriche, era nato nel 1919 il Partito Popolare e la classe dirigente liberale e giolittiana aveva crescenti difficoltà a controllare sia le forze socialiste, sia i fasci di combattimento e il nuovo Partito Fascista.

In queste condizioni, gli intellettuali di Valori plastici e de La Ronda si pongono a difesa dell'arte e della letteratura come "questione la più importante" e riaffermano il valore creativo e l'autonomia del genio.

  • Valori plastici: rivista di critica artistica fondata nel 1918 da Mario Broglio con la moglie Edita e terminata nel 1921.
  • La Ronda: rivista letteraria pubblicata a Roma tra il 1919 e il 1923, inizialmente diretta da un'équipe redazionale.

Le riviste di Gobetti e di Gramsci

L'accusa fatta alla Ronda di avere appoggiato, nel rapporto tra cultura e politica, la separazione del letterati dai politici incontra su un versante assolutamente diverso l'esperienza delle riviste di Piero Gobetti Energie Nove (1918-1920), La Rivoluzione liberale (1922-1924), Il Baretti (1924-1928), nelle quali l'unione tra politica e letteratura diventa unitario.

Vi erano stati intanto i lunghi e dolorosi anni dalla guerra che avevano lasciato al mondo proletario reale consapevolezza in ordine alla lotta di classe. Per poter meglio gestire queste nuove energie e per "integrare l'attività politica ed economica come un organo di attività culturale" era necessario un terzo organo del movimento dei lavoratori da affiancare al partito e ai sindacati. A questo "terzo organo" pensa Antonio Gramsci con la rivista L'Ordine Nuovo che intende diventare il portavoce della cultura proletaria.

Riviste dell'era fascista

I periodici pubblicati nel fascismo rivelano tre fondamentali orientamenti: l'appoggio al regime; l'astensionismo politico e il ripiegamento nella pratica letteraria; la contrapposizione alla dittatura con la lotta clandestina.

Le riviste di Strapaese

All'indomani del delitto di Giacomo Matteotti il fascismo delle "origini", tutta azione e risoluzione, provoca manifestazioni squadristiche ed episodi difensivi che, all'insegna del movimento di Strapaese e dei suoi fogli, Il Selvaggio di Mino Maccari e L'Italiano di Leo Longanesi, programmano l'utopia dell'Italia terrigena e tradizionalista, barbara e antieuropea.

Il novecentismo e l'europeismo

Le riviste satiriche

Riviste alternative durante il regime

La rivendicazione dei cattolici

L'arte non asservita allo Stato

Riviste del dopoguerra

Le riviste del dopoguerra nascono nella libertà e nella democrazia e si connotano subito per l'impegno a sostenere la nuova cultura. Il desiderio di allontanare il periodo oscurantista e autarchico del regime fascista e le prospettive allettanti che nascevano dalle scoperte di nuovi orizzonti (il marxismo, la psicoanalisi, i sistemi della grande industria, il sogno statunitense da Faulkner a Hemingway, il pensiero nazional-popolare di Gramsci, gli appunti sul materialismo dialettico di Lukàcs e l'esistenzialismo di Sartre) producono nel 1945-50 una grande fioritura di riviste di vario interesse che chiedono all'intellettuale di aprirsi alla realtà del mondo con un dialogo che venga dal basso.

Fogli di tendenza o di contestazione negli anni 1950-1960

Lo stesso argomento in dettaglio: Anni 1950.

Riviste politiche e letterarie degli anni 1960

Lo stesso argomento in dettaglio: Anni 1960.

Riviste degli anni 1970 e degli anni 1980

Lo stesso argomento in dettaglio: Anni 1970 e Anni 1980.

Riviste degli anni 1990

Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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