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Autarchia (economia)

autogoverno o autosufficienza economica di uno Stato Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Autarchia (economia)
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In economia, l'autarchia è l'autosufficienza economica di una nazione, raggiunta tramite l'indipendenza assoluta o relativa dell'economia nazionale e la riduzione degli scambi con altri paesi.

Disambiguazione – "Autarchia" rimanda qui. Se stai cercando il significato filosofico, vedi Autarchia (filosofia).
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Padiglione della SNIA a una mostra di Milano del 1937 sull'autarchia (Archivio Fortepan).
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Storia

Riepilogo
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Regimi totalitari del XX secolo

Nel periodo tra la prima e seconda guerra mondiale, si svilupparono in Europa degli stati totalitari: l'Italia fascista e la Germania nazista.[1] L'esistenza di tratti comuni tra le politiche economica di questi stati, che possano configurare una politica economica fascista, non è sostenuta da molti storici: questi pensano che le differenze tra le politiche economiche nazista e fascista furono più marcate delle loro somiglianze. Tuttavia, entrambi i paesi in quella fase fecero ricorso a politiche di autosufficienza economica. Esse vanno inquadrate nel più ampio contesto politico di uno stato autoritario: nazionalista, repressivo delle libertà individuali e, in campo economico, dirigista e con un ruolo di controllo diretto di settori dell'economia.[2]

Le politiche autarchiche di quel periodo vanno anche spiegate considerando il più ampio contesto economico globale. Nel corso del XIX secolo e fino alla prima guerra mondiale, i paesi occidentali avevano sviluppato le proprie economie con politiche liberiste e favorendo sistemi internazionali di libero scambio commerciale. Dopo la prima guerra mondiale, le ideologie e orientamenti economici prevalenti cambiarono. Si diffusero molto politiche economiche protezioniste, favorenti l'intervento statale nell'economia e la regolamentazione del mercato.[3]

Dal secondo dopoguerra ad oggi

In seguito alla globalizzazione le situazioni di autarchia sono molto rare: una delle caratteristiche fondamentali che hanno caratterizzato i governi democratici succedutisi nell'ultimo dopoguerra, è quella dell'interdipendenza sia politica che economica, che ha trovato la sua più ampia e valida espressione in Europa nella costituzione dell'Unione europea. Uno degli ultimi stati ad adottare un'impostazione ancora tesa all'autarchia è la Corea del Nord. Derivante la scelta più da motivazioni di natura politica che da approfondite analisi dei quadri produttivi, nonostante il potenziale di crescita[4] il Paese paga una condizione di arretratezza e di cronico deficit alimentare appianato solo dai contributi umanitari di Corea del Sud e Cina[5]. La Cina stessa fornisce a Pyongyang tra l'80% ed il 90% delle sue necessità di carburanti a prezzi decisamente più bassi rispetto a quelli di mercato[6].

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Elaborazioni teoriche

Riepilogo
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Se, per motivi tecnico/produttivi, è difficile pensare alla sostenibilità di medio-lungo termine in situazioni di autarchia a livello nazionale, diverso è il discorso se dal piano locale si estende l'ottica di analisi a contesti più ampi. In questo senso vanno inquadrate le riflessioni in materia di Guillaume Faye e Maurice Allais. La proposta del primo si inquadra lungo il concetto di "sviluppo autocentrato", vale a dire una nuova stagione di politiche industriali volte alla conservazione del tessuto produttivo locale da inserirsi in macro-contesti che diano la possibilità agli stessi di essere indipendenti da un punto di vista energetico, produttivo, di approvvigionamento delle materie prime.[7]

Il secondo, premio Nobel per l'economia nel 1988, parte invece da un'analisi critica della globalizzazione, della proletarizzazione (intesa nel senso Wallersteiniano) e della compressione dei salari dovuta alla messa in concorrenza di contesti sviluppatisi al di sotto di standard sociali minimi accettabili. La proposta dell'economista è, secondo l'impostazione social-liberista che da sua stessa ammissione la contraddistingue, creare degli "insiemi omogenei" valutati secondo criteri standard e comparabili, quanto più possibile autonomi e in grado di sostenersi attraverso una serie di barriere modulabili nei confronti dell'esterno. L'esempio topico a questo proposito, in prospettiva, può essere rappresentato dalle politiche Europee di integrazione economica e territoriale, alle quali deve essere accostata una politica commerciale esterna estremamente rigorosa e tesa alla protezione del mercato interno.[8]

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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