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giornalista, scrittore, editore, italianista e aforista italiano (1882-1982) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Prezzolini (Perugia, 27 gennaio 1882 – Lugano, 14 luglio 1982) è stato un giornalista, scrittore, editore, italianista e aforista italiano con cittadinanza statunitense dal 1940.
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono»
Nato "per caso" (come amava dire) a Perugia da genitori senesi, Prezzolini si trova, dato il mestiere del padre Luigi (rivestiva la carica di prefetto[1]), a spostarsi di città in città. Perde la madre, Emilia Pianigiani, ad appena tre anni. Il suo rendimento scolastico è ottimo nonostante i frequenti cambi di sede. Malgrado ciò, nel 1898 abbandona gli studi liceali e prosegue la formazione studiando privatamente nella fornita biblioteca del padre. A Firenze conosce Giovanni Papini, da cui lo separa un solo anno di età. Nasce una duratura amicizia. L'anno seguente Prezzolini perde il padre (1899). Tra il 1900 e il 1905 compie numerosi viaggi in Francia; perfeziona il francese a Grenoble. Nel 1903, ad appena 21 anni, fonda assieme a Papini la rivista culturale Leonardo, pubblicata fino al 1908. Avvia anche uno scambio di lettere con Giuseppe Ungaretti.
Collabora a Il Regno (1903-1906). Nel 1904 scrive la Prefazione-Manifesto della nuova rivista Hermes di Enrico Corradini. In questo periodo pubblica i suoi primi scritti e conosce Benedetto Croce, attraverso il quale scopre la filosofia neoidealista. Nel 1905 si sposa con la milanese Dolores Faconti e si trasferisce a Perugia. Successivamente trascorre alcuni periodi a Parigi, dove entra in contatto con alcuni grandi uomini della cultura francese del tempo, fra cui Georges Sorel ed Henri Bergson.
Tornato in Italia, nel 1908 fonda La Voce, rivista da lui diretta fino al novembre 1914 (con l'eccezione di un periodo di sei mesi nel 1912) e che durante la sua esistenza (verrà pubblicata fino al 1916) spazierà su temi legati a letteratura, politica e società. La rivista incontra grande successo ed annovera tra i suoi collaboratori numerose personalità di spicco dell'Italia del tempo. Tra il 1910 e il 1911 esce la prima serie (tredici volumi) dei "Quaderni della Voce", ispirati per contenuti e veste tipografica ai Cahiers de la Quinzaine di Charles Péguy. Prezzolini è il direttore dell'iniziativa editoriale[2].
Nel 1911 nasce il primo figlio, Alessandro[3]. Il 1911 è l'anno dell'attacco dell'Italia alla Libia. Sin dai primi mesi appaiono vari articoli sull'argomento sulla Voce. La posizione iniziale di Prezzolini è antinazionalista ("Noi non ci battiamo")[4]. Nei mesi successivi cambia progressivamente idea, fino a decidere di appoggiare la Campagna di Libia. Nello stesso anno la casa editrice dei "Quaderni della Voce" chiude l'attività. Prezzolini, volendo continuare la pubblicazione dei volumi, in novembre fonda la Libreria della Voce, casa editrice gestita dallo stesso gruppo di intellettuali della rivista: è il suo esordio nel settore dell'editoria[2].
Nel novembre 1914 Prezzolini lascia la direzione della Voce e si trasferisce a Roma, dove lavora come corrispondente del Popolo d'Italia (giornale fondato dall'ex socialista Benito Mussolini in opposizione alle posizioni neutraliste assunte dal PSI nei confronti della prima guerra mondiale). Nel 1915, nell'imminenza della nascita del secondo figlio, Giuliano (1915-2014)[5], ritorna a Firenze. Dirige La Voce. Edizione politica[6]. L'Italia è in guerra e Prezzolini si arruola volontario. Svolge l'incarico di istruttore delle truppe. Dopo la disfatta di Caporetto (ottobre 1917) fa domanda per andare al fronte. Nel 1918 è con gli arditi sul monte Grappa e sul Piave. Al termine del conflitto ricopre il grado di capitano del Regio Esercito.
Nel 1919 fonda a Roma la «Società Anonima Editrice "La Voce"», con annesso l'Istituto Bibliografico Italiano, struttura di consulenza biografica e editoriale, di cui assume la carica di amministratore delegato. Nel settembre 1922 (ad un mese dalla marcia su Roma) Prezzolini scrive una lettera, pubblicata su La Rivoluzione liberale (n. 28, 28 settembre 1922), avanzando l'ipotesi di una Società degli Apoti, un sodalizio di individui liberi, raggruppati tra loro, che non parteggiano, che vogliono differenziarsi dalla vita, e dalla malavita, pubblica contemporanea per poter valutare l'attualità politica e la cronaca contingente con indipendenza e imparzialità. Nasce un dibattito che coinvolge anche Piero Gobetti (direttore della rivista) e don Luigi Sturzo.
Il 28 ottobre il fascismo prende il potere in Italia. Nel 1923 Prezzolini compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti d'America, chiamato per un corso estivo alla Columbia University di New York. Nel 1925 è nominato, nonostante il parere contrario del governo fascista, rappresentante per l'Italia presso un'istituzione internazionale con sede a Parigi, l'Institut international de coopération intellectuelle («Istituto internazionale della cooperazione intellettuale», antenato dell'attuale UNESCO) e si trasferisce nella capitale francese con la famiglia. Lascia la carica di amministratore delegato della Società editrice della Voce[7]. Nell'estate del 1927 ritorna alla Columbia University per altri corsi. Nel 1929 ottiene un incarico annuale presso l'università americana e si trasferisce da Parigi a New York con la famiglia. Assume la direzione della Casa Italiana alla Columbia University, un centro di studi e di formazione. Tornerà in Europa ogni estate fino al 1938 (Nel 1936 trascorre invece un anno sabbatico in Italia). Frutto del suo lavoro di ricerca sarà il Repertorio bibliografico della storia e della critica della letteratura italiana dal 1903 al 1942, pubblicato nel 1946. Il 22 gennaio 1940 diventa cittadino statunitense e dà le dimissioni da direttore della Casa Italiana. La sua direzione è durata dieci anni. Continua ad insegnare alla Columbia University. Nel 1948 l'ateneo newyorchese lo nomina «professore emerito» di italianistica. Tra i suoi allievi c'è la scrittrice italoamericana Anne Paolucci. Nel frattempo ha avviato collaborazioni con alcuni giornali italiani.
Fin dal dicembre 1945 scrive sul quotidiano romano Il Tempo. Nel 1950 è uno dei primi collaboratori del nuovo periodico Il Borghese, di Leo Longanesi. Nel 1955 torna in Italia per allacciare rapporti con i quotidiani La Nazione e il Resto del Carlino, e soprattutto con case editrici, ai fini della pubblicazione delle sue opere nella penisola. Nel 1962 muore la prima moglie, dalla quale è separato da più di vent'anni. Si risposa con Gioconda Savini (detta "Jackie") e lascia definitivamente gli Stati Uniti dopo oltre 25 anni di permanenza. Torna in Italia e si stabilisce a Vietri sul Mare, sulla costiera amalfitana.
Si trasferisce nel 1968 a Lugano, in Svizzera perché, dirà, non sopporta la burocrazia, la corruzione, la furbizia, la scioperomania, l'eccesso di stato assistenziale, la mediocrità della classe politica italiana.[8] Nel 1981 muore la seconda moglie. Il 27 gennaio 1982 Prezzolini compie cent'anni. Quell'anno riceve dal capo dello Stato Pertini in una cerimonia al Quirinale la "Penna d'oro". A Montanelli dice: "Se vado in bolletta, la vendo".[9] Passa la giornata nel suo studio, lavorando, come fosse un giorno qualsiasi. Muore il 14 luglio dello stesso anno. Dall’ottobre 1981 gli fu vicino, come segretaria e confidente, suor Margherita Marchione (1922-2021), religiosa statunitense che aveva conosciuto Prezzolini da giovane studentessa universitaria.
Tra le sue opere maggiori: i memoriali Dopo Caporetto (1919) e Vittorio Veneto (1920); diversi saggi, come La cultura italiana (scritto con Giovanni Papini, 1906) e le opere del periodo americano (America in pantofole, 1950; L'italiano inutile, 1953) e il Manifesto dei conservatori e le quattro biografie su Giovanni Papini, Benito Mussolini, Giovanni Amendola e Benedetto Croce.
Le carte di Giuseppe Prezzolini[10] sono conservate in parte presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, donate dall'autore nel luglio del 1962. ll materiale è pervenuto già ordinato secondo un criterio dato dall'autore, che la Biblioteca ha rispettato. Il fondo, completamente in copia, si compone di un dattiloscritto in 14 parti recante il titolo originale Diario e lettere notevoli ricevute da me Giuseppe Prezzolini dal 1900 al 1940. Il materiale presenta molte aggiunte e correzioni autografe. Gli originali di questo materiale sono presso la Biblioteca Cantonale di Lugano[10] dove è conservato l'archivio di Giuseppe Prezzolini (corrispondenze, rassegna stampa con articoli di Prezzolini e recensioni sulla sua opera, fotografie).
Altre carte[11], il carteggio Prezzolini (1902-1924) rimaste nelle mani di Dolores Faconti, la prima moglie dello scrittore, sono conservate presso l'Archivio contemporaneo "Alessandro Bonsanti" del Gabinetto Vieusseux. Furono donati all'Archivio nel 1983 da Enrico Vallecchi, che li aveva precedentemente acquistati a un'asta agli inizi degli anni sessanta. Altri documenti epistolari indirizzati o a firma di Prezzolini sono stati donati da Olga Ragusa e James Beck. I documenti epistolari sono in tutto 2054 e sono ordinati alfabeticamente per mittente e, all'interno di ogni singolo carteggio, secondo una sequenza cronologica. 40 lettere all'amico danese Knud Ferlov sono nella Kongelige Bibliotek (Biblioteca Nazionale) di Copenaghen.
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