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presbitero, scrittore e critico letterario italiano (1886-1976) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Cesare Angelini (Albuzzano, 2 agosto 1886 – Pavia, 27 settembre 1976) è stato un presbitero, scrittore e critico letterario italiano.
Nasce ad Albuzzano. È il sesto figlio di Giovanni Battista e Maria Maddalena Bozzini (o Bosini), contadini[1].
Nel villaggio di fine Ottocento, ancora dominato da una forte tradizione agricola di vecchio stampo, trascorre la sua fanciullezza imparando la vita dal lavoro dei campi, dal dialogo intimo e stretto con la natura, che manterrà assiduamente sino alla fine[2][3][4].
Sotto le cure dell'arciprete di Albuzzano, Cesare Prelini (1843-1915), è avviato al sacerdozio e si prepara agli studi ginnasiali[5] che svolge presso il Seminario Vescovile di Pavia. È ordinato sacerdote il 24 giugno 1910[6].
Dopo l'ordinazione, pubblica i primi tentativi di poesia – versi per lo più di stile pascoliano – nel settimanale cattolico pavese Il Ticino[7].
In seguito, dal 1910 al 1915, viene chiamato ad insegnare lettere presso il Seminario di Cesena[8][9][10][11][12] dal vescovo locale, il pavese monsignor Giovanni Cazzani[13]. Nella cittadina romagnola conosce e frequenta quasi quotidianamente il critico letterario Renato Serra[14][15][16] bibliotecario della Malatestiana che avvicina sempre di più Angelini alla letteratura[17][18], lo introduce nell'ambiente culturale della Voce[19][20][21] e segna il suo itinerario sulla via del frammentismo[22] intrinseco alla rivista fiorentina.
L'esordio di Angelini in un foglio letterario avviene nella Romagna, anno X, 1913, n. 1, 15 gennaio, pp. 4–20, con il saggio Un poeta della critica dedicato a Serra. Altri interventi di quel periodo (saggi critici, prose liriche e poesie) compaiono in riviste al limite della circolazione locale come La Romagna, Il Corriere cesenate, Il Cittadino[14][23]. Serra muore il 20 luglio 1915, a trent'anni, nel primo conflitto mondiale sul Podgora[24]. Angelini gli serberà memoria per tutta la sua esistenza[25], pubblicando numerosi saggi a lui dedicati in riviste, in edizioni commemorative[14][26].
Nel 1915 Angelini è a Pavia e scrive i primi due saggi per la Voce bianca di De Robertis su Pascoli, Pascoli moderno (n. 9, aprile) e Pascoli e Croce (n. 13, luglio)[27]. Sempre nella rivista fiorentina, nel fascicolo commemorativo dedicato a Renato Serra (n. 16, ottobre), compare il suo contributo Il primo critico puro, nel quale vi è già l'intenzione di arte e di letteratura che eserciterà nel corso di tutta la sua vita, tenendosi fedele all'insegnamento di Serra e alla sua lezione etica e culturale[19].
Dal marzo 1916 partecipa alla prima guerra mondiale[28][29][30] come soldato della sanità e, dall'agosto del 1917, cappellano degli alpini al battaglione Sette Comuni, poi al battaglione Bassano, e, dal gennaio 1918, al battaglione Intra.
In missione in Albania, nell'estate 1919, avvicina Alì Mohamed Murtezza Karageorgevič, Mutfì di Antivari: lo scambio e la comune lettura di libri religiosi – il Vangelo, il Corano – si risolvono in un episodio che sembra precorrere l'ecumenismo giovanneo[31][32].
Nell'ottobre 1919, congedato, si trasferisce a Torre d'Isola[33], coadiutore del fratello Giuseppe che è parroco, e insegna lettere nel Seminario Vescovile di Pavia.
Dal 1920 collabora con saggi critici e prose liriche alle riviste milanesi Il Convegno[34][35] di Enzo Ferrieri, Il Carroccio, La Festa, più tardi a Pègaso e Pan di Ugo Ojetti[27].
Nel 1923 pubblica la sua prima opera Il lettore provveduto, raccolta di studi letterari su scrittori dell'Ottocento e del Novecento (editi prima nel Convegno) con prefazione Discorso con l'anima mia. Tre anni dopo, nel 1926, La Civiltà Cattolica (1926, n. 3, pp. 532–533) riporta una stroncatura anonima che accusa Angelini di non dare «esatto conto del valore morale e religioso degli autori»; con particolare riferimento alle espressioni di stima presenti nel capitolo riguardante Giovanni Verga[36], autore che non rientrava nei canoni delle letture cattoliche[27].
Continua e amplia la corrispondenza, con Antonio Baldini[37], Benedetto Croce[38][39], Giuseppe De Robertis, Giacomo Debenedetti, Enrico Falqui, Tommaso Gallarati Scotti, Carlo Linati[40][41][42], Marino Moretti[37].
Inizia anche una frequentazione con il poeta vernacolo Angelo Ferrari (1874-1971)[33][43], per la cui seconda raccolta di poesie Un bris ad ciel (1924) collabora alla scelta dei testi[44].
Nel gennaio 1924, in seguito ad un suo intervento nella rivista La Festa riguardante Ada Negri, letta fin dagli anni in Seminario, riceve da lei una lettera di ringraziamento da cui inizia un rapporto di amicizia e scambi epistolari[45][46].
Frequenta Vittorio Beonio-Brocchieri[47][48][49][50][51][52][53]. Ha rapporti di amicizia ed epistolari con Giuseppe Prezzolini, conosciuto a Roma nel 1919 negli uffici della Voce[54][55][56].
Con Giovanni Papini stringe un rapporto assiduo e di ammirazione, al punto che Papini confida e anticipa proprio ad Angelini la sua conversione al cristianesimo[57][58][59]. Ed è lo stesso Papini a scrivere con stima una lettera aperta in una rivista, che porterà ad Angelini credito nell'ambiente letterario[60].
Nel dicembre 1932 compie, via mare, il primo pellegrinaggio in Terrasanta (il diario di viaggio è successivamente presentato a puntate – gennaio, febbraio 1933 – nelle pagine del Corriere della Sera[61]); tornandoci nel marzo 1937[62][63][64][65].
Nel 1938, mancato il fratello, è economo spirituale (parroco reggente) di Torre d'Isola[66].
Nel 1939, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, diviene rettore dell'Almo Collegio Borromeo[67], il collegio universitario pavese fondato da San Carlo nel 1561. Vi rimane per 22 anni[21][50][68][69][70][71][72][73].
Dal 1941 al 1945 il Borromeo è trasformato in ospedale militare: Angelini mantiene i contatti con gli studenti impegnati nel conflitto, e sovraintende comunque la vita del collegio[74].
Nel 1946, nel difficile periodo della ricostruzione, al fine di (ri)avvicinare studenti ed ex studenti al collegio, costituisce l'Associazione ex alunni[75].
Dal 1946 al 1955 promuove la pubblicazione dei Saggi di umanismo cristiano, Quaderni dell'Almo Collegio Borromeo, firmandosi segretario di redazione: un trimestrale su cui, insieme agli interventi di autori già noti, esercitano le prove d'esordio giovani studiosi – tra i quali alunni ed ex alunni dello stesso Borromeo, del Collegio Ghislieri e della Normale di Pisa – che avrebbero raggiunto posti di rilievo nel mondo della cultura[76][77][78]. Angelini di suo vi pubblica saggi, prose e poesie.
Ospita in conferenze personalità[79] di diverso orientamento perché parlino ai giovani e alla cittadinanza pavese, sempre invitata.
Scrive alcune prose dedicate al collegio: Questo Borromeo, Piazza Borromeo e Luna sul Borromeo[80].
Nell'agosto 1946 partecipa ai corsi religiosi della Pro Civitate Christiana in Assisi, che seguirà di anno in anno fino al 1960. Assisi[50] è una meta prediletta del sacerdote pavese, dove si incontra con gli amici corsisti Antonio Baldini, Piero Bargellini, Silvio D'Amico, Nazareno Fabbretti, Giovanni Papini, Daniel-Rops, Michele Saponaro, e altri[81].
Il 21 luglio 1950 è nominato prelato domestico di Sua Santità[82][83].
Concluso il rettorato in Borromeo, dal 1961 al 1976 conduce vita privata a Pavia[84][85], prima in via Luigi Porta[13][86] poi in via Sant'Invenzio[87][88] alle quali riserva pagine autobiografiche[89].
Ripropone i suoi testi in nuove edizioni: in un continuo e ripetuto lavorio di lima corregge un precedente manierismo ed una eccessiva letterarietà. Si può dire che Angelini riveda interamente la sua opera, si "riscrive"[90].
Pubblica un commento scolastico ai Promessi Sposi per Principato (1962)[91].
Cura la Bibbia per Fabbri in dispense (1962). Traduce sacre scritture: Il Cantico dei Cantici per Scheiwiller (1963), gli Atti degli apostoli per Einaudi (1967) e l'Apocalisse per Franco Maria Ricci (1969).
È elzevirista del Corriere della Sera[61], saggista in Nuova Antologia.
Nell'aprile 1975, a 88 anni, con il rettore dell'Almo Collegio Borromeo, Angelo Comini, e alcuni studenti, si reca a Roma per il venticinquesimo Giubileo; il 2 aprile è accolto pubblicamente da Papa Paolo VI nel cortile di S. Damaso[92].
La sera del 27 settembre 1976, all'età di 90 anni, muore nella sua stanza di via Sant'Invenzio[93].
Anche se in più occasioni aveva espresso apertamente il desiderio della sua tomba situata in Terrasanta[50][69][94], viene sepolto nel cimitero di Torre d'Isola, accanto ai genitori e ai fratelli, come chiede nel testamento datato 10 settembre 1975[95].
La sua produzione, che comprende numerosi libri[72][96][97][98], si può suddividere in alcune sezioni.
È autore di prose d'arte[99][100][101][102], anche a carattere autobiografico, pubblicate in rivista e poi raccolte e rielaborate[103] in volume, tra i quali si evidenziano: Commenti alle cose (1925), I doni del Signore (1932), Santi e poeti (e paesi) (1939), Carta, penna e calamaio (1944), Acquerelli (1948), I frammenti del sabato (1952), Autunno (e altre stagioni) (1959), Viaggio in Pavia (1964), Questa mia Bassa (e altre terre) (1970), Il piacere della memoria (1977).
In poesia esordisce con versi di stile pascoliano editi in giornali pavesi e cesenati (1912-1913), raccolti, a cura di Renzo Cremante, in Belvento di Romagna. Pagine disperse (1912-1923) (2010)[104].
Una nuova esperienza poetica si riscontra dal 1947 al 1948: pubblica dodici sonetti dedicati ai mesi – a puntate – nel trimestrale Saggi di umanismo cristiano, poi riveduti e riuniti in Autunno (e altre stagioni) (1959), infine ripresentati con varianti nel Piacere della memoria (1977)[105][106].
La critica[107] si delinea nella fedeltà assoluta al Manzoni[108][109][110] – che diventa un esempio e quasi un interlocutore[111] – espressa in numerosi volumi, sin dal 1924 con Il dono del Manzoni[112], seguono Invito al Manzoni (1936), Manzoni (1942), L'osteria della luna piena (1962). La silloge ne è Capitoli sul Manzoni vecchi e nuovi (1966) e un commento ai Promessi Sposi pubblicato nel 1958; infine Variazioni manzoniane (1974) e il postumo Con Renzo e con Lucia (e con gli altri). Saggi sul Manzoni (1986).
Si sofferma su Dante[113] con Il commento dell'esule (Noterelle dantesche) (1967).
Su Leopardi, Foscolo, Monti, redige studi ed edizioni, poi riuniti in Nostro Ottocento (1970) e Altro Ottocento (e un po' di Novecento) (1973); publlica saggi a riguardo di Pascoli, ammirato fin dalla giovinezza cesenate, raccolti, a cura di Renzo Cremante, in Su Pascoli (e dintorni di Romagna). Pagine disperse (2008)[104].
Nell'ambito del Novecento si occupa in particolare di Renato Serra, e riporta alcuni dei saggi a lui dedicati in Notizia di Renato Serra (1968); inoltre ad autori sentiti affini alle sue scelte di lettore[114][115] riserva studi, molti dei quali sono per ultimo confluiti in Cronachette di letteratura contemporanea (1971).
Lo accompagna una lunga dedizione alla letteratura religiosa[116][117]; tra i volumi si segnalano: Conversazioni sul Vangelo (1930), La vita di Gesù narrata ai ragazzi (1934), Il leggendario dei Santi (1935), Invito in Terrasanta (1937), Il Regno dei Cieli (1950), Parabole e fatti nel Vangelo (1955), Quattro Santi (e un libro) (1957), La madre del Signore (1958), Ritratto di Vescovo (Mons. Giovanni Cazzani) (1969), Caterina da Siena voce d'Italia (1974), La vita di Gesù narrata da sua madre (1976), Ritratti di Sacerdoti (1977), Lettera al Papa (e altri scritti) (1977).
Cura i Viaggi in Terrasanta di Leonardo Frescobaldi e Simone Sigoli (1944), i Vangeli nella traduzione di Niccolò Tommaseo (1949), la Bibbia (1962); traduce il Cantico dei Cantici (1963), gli Atti degli Apostoli (1967), e l'Apocalisse (1969).
Nelle edizioni scolastiche pubblica antologie letterarie a sua cura, per i seminari, le scuole medie, le classi ginnasiali, il liceo scientifico. Per le scuole medie è autore di testi di religione.
Inoltre, dal 1930 al 1957, è chiamato a collaborare con i più diffusi sussidiari per le scuole elementari[118], curandone la parte religiosa e la scelta delle letture[119].
Un commento ai Promessi Sposi per la scuola è pubblicato nel 1962.
In ordine di prima pubblicazione.
Un'esaustiva silloge dell'opera è offerta nei due volumi:
Opere scolastiche di C. Angelini.
Opere scolastiche con la collaborazione di C. Angelini.
Collabora a La Romagna, La Voce di De Robertis, Il Convegno, La Festa, Il Carroccio, La Fiera Letteraria, La Lettura, Pègaso, Pan, L'Orto, Primato, Nuova Antologia; promuove e dirige i Saggi di umanismo cristiano, Quaderni dall'Almo Collegio Borromeo. Firma elzeviri per Il Popolo Veneto, il Popolo Nuovo, la Gazzetta del Popolo, il Resto del Carlino, il Corriere d'Informazione e il Corriere della Sera.
Il 14 ottobre 1964 riceve la laurea honoris causa in Lettere dall'Università di Pavia[120].
L'11 maggio 1968, al castello di Bolsena[121], gli viene conferito il «Premio Emilio Cecchi» riservato alla critica per il volume Capitoli sul Manzoni, vecchi e nuovi, antologia dei suoi scritti manzoniani pubblicata nel 1966 da Mondadori[122][123].
Il 28 maggio 1972 riceve la prima edizione della «Targa d'Oro Jean Giono» dal Rotary Club di Voghera[124].
Il 28 ottobre 1969 il sindaco di Pavia gli consegna le insegne di Cavaliere di Vittorio Veneto[30].
I carteggi (consistenti in circa duemila unità con circa duecentotrenta corrispondenti)[125][126][127][128] nel 1992 sono ceduti dalla famiglia Angelini al Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei.
Altri documenti[129] – corrispondenza per il novantesimo e altra corrispondenza tarda, quaderni manoscritti, libri con varianti autografe, reperti fotografici – nel 1996 sono ceduti dalla famiglia Angelini allo stesso Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei.
Un'ulteriore integrazione[130] – autografi, sue missive e missive a lui destinate – è consegnata, nel 2021 e nel 2022, dall'«Archivio Cesare Angelini» alla Fondazione «Maria Corti», e da essa destinati al Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei.
La biblioteca (consistente in circa millenovecento volumi più le riviste non catalogate)[131] nel luglio 1995 è donata dalla famiglia Angelini alla Biblioteca del Seminario Vescovile di Pavia, come da richiesta testamentaria[95] di Angelini.
In ordine di prima pubblicazione.
Conosce Ezechiele Acerbi. È in consuetudine con Giulio Bariola, Ugo Bernasconi, Romeo Borgognoni, Augusto Colombo, Attilio De Paoli da Carbonara, Francesco Messina[132], Erminio Rossi, Emilio Testa e con lo storico dell'arte Stefano Fugazza[133].
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