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poeta, scrittore, drammaturgo, critico letterario, traduttore e politico italiano (1930-2010) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Edoardo Sanguineti (Genova, 9 dicembre 1930 – Genova, 18 maggio 2010) è stato un poeta, scrittore, drammaturgo, critico letterario, traduttore e politico italiano, che fece parte del Gruppo 63.
Edoardo Sanguineti | |
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Edoardo Sanguineti ad una conferenza a Genova su lessico e pubblicazioni open source nel 2006 | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 4 ottobre 1979 – 11 luglio 1983 |
Legislatura | VIII |
Gruppo parlamentare | PCI |
Coalizione | opposizione |
Circoscrizione | Genova |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Indipendente di sinistra nel Partito Comunista Italiano |
Titolo di studio | Laurea in Lettere |
Università | Università degli Studi di Torino |
Professione | docente universitario |
«La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina.»
Sanguineti nacque a Genova il 9 dicembre del 1930, figlio unico di Giovanni Sanguineti, bancario originario di Chiavari (in provincia di Genova), e di Giuseppina Cocchi, originaria di Torino. All'età di quattro anni, si trasferì al seguito della famiglia nel capoluogo piemontese, dove il padre aveva trovato un nuovo impiego come amministratore cassiere presso la tipografica Doyen & Marchisio. Era ancora bambino quando, durante una normale visita di controllo, gli venne riscontrata una grave malattia cardiaca. La diagnosi si rivelò in seguito errata ma questo episodio ha condizionato per lungo tempo lo stile di vita del poeta.[2]
A Torino abitava uno zio di Edoardo, Luigi Cocchi, musicista e musicologo, che aveva conosciuto Gobetti e Gramsci ed era stato un collaboratore della rivista L'Ordine Nuovo e che sarebbe stato il primo punto di riferimento per la formazione del giovane. A Bordighera, comune della Riviera ligure dove il giovane trascorreva le vacanze estive, Edoardo frequentava il cugino Angelo Cervetto, appassionato di musica che gli trasmette la passione per il jazz, e Guido Seborga, che lo inizia alla lettura di Antonin Artaud.
Nel frattempo, in seguito alla pertosse che aveva contratto, il giovanissimo Edoardo venne visitato da uno specialista che individuò l'errore diagnostico del quale era stato vittima. Edoardo era sanissimo ma da quel momento dovette fare intensi esercizi fisici per recuperare il tono muscolare. Ginnastica, ciclismo, tennis furono da quel momento gli sport che avrebbe dovuto intensamente affiancare allo studio, anche se dovette rinunciare alla sua primaria ispirazione: quella di dedicarsi alla danza.
Nel 1946 Edoardo s'iscrisse al Liceo Ginnasio Massimo d'Azeglio ed ebbe come insegnante d'italiano Luigi Vigliani. A lui avrebbe dedicato il saggio su Gozzano e gli avrebbe fatto leggere alcune poesie che saranno in seguito parte di Laborintus.
In terza liceo, Sanguineti ebbe come docente di storia e filosofia Albino Galvano, pittore, critico, storico d'arte, filosofo amante della psicanalisi e interessato alle avanguardie. Successivamente s'iscrisse alla Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Torino.
In questi anni il giovane frequentò il mondo culturale torinese, recandosi a mostre ed ascoltando concerti. Conobbe la pittrice dell'avanguardia Carol Rama, il filologo classico Vincenzo Ciaffi, lo studioso di lingue e culture germaniche Vittorio Amoretti e il già citato romanziere Seborga, che incontrava anche a Bordighera.
Nel 1951 Sanguineti iniziò a scrivere l'opera che si chiamerà Laborintus e, come egli stesso dice nei Santi Anarchici, scriveva per una piccola comunità di lettori: «Eravamo in cinque. E i miei quattro lettori erano una ragazza, un aspirante filologo classico e due altri studenti, uno di farmacia e l'altro di medicina».
Conobbe intanto Enrico Baj che avrebbe creato il manifesto della pittura nucleare e dato vita al Nuclearismo.
Il 1953 è l'anno della morte della madre ma anche quello dell'incontro con Luciana che avrebbe sposata il 30 settembre del 1954. Sempre nel 1954, in occasione della recensione di Sanguineti sulla rivista torinese "Galleria" dell'Antologia critica del Novecento, conobbe Luciano Anceschi che, dopo aver letto Laborintus, decise di darlo alle stampe.
Alcune poesie di Laborintus erano intanto apparse su Numero, una rivista fiorentina diretta da Fiamma Vigo, alla quale era stato invitato a collaborare da Gianni Bertini, un pittore pisano incontrato da Sanguineti nello studio di Albino Galvano.
Il 1956 fu l'anno della pubblicazione, a cura di Luciano Anceschi, di Laborintus e anche l'anno della laurea. Sanguineti il 30 ottobre discusse una tesi su Dante col professor Giovanni Getto, la quale venne pubblicata nel 1961 col titolo Interpretazione di Malebolge.
Nasceva in quel periodo Il Verri redatto da Pagliarani e da Porta al quale Sanguineti collaborò intensamente.
Il 1º novembre 1957 Sanguineti si offrì come assistente volontario presso la cattedra di Getto, insegnando contemporaneamente italiano nel triennio del liceo classico di un istituto privato diretto da suore domenicane.
Nel 1958 nasceva il suo secondo figlio: Alessandro.
Risale al 1961 la conoscenza da parte del poeta di Luciano Berio che gli chiese di collaborare per la Piccola Scala con un'anti-opera. Nascerà da questa collaborazione Passaggio che verrà rappresentato nel 1963.
Sempre nel 1961 uscì l'antologia de I Novissimi con prefazione di Giuliani che comprende le opere di Giuliani stesso, di Sanguineti, di Pagliarani, di Balestrini e di Porta.
Nasceva nel 1962 il terzo figlio, Michele e nel 1963 si istituì il Gruppo 63 a Palermo che sarà «il risultato dei legami e dei contatti culturali maturati nei precedenti anni».[2]
Nel frattempo Sanguineti, che era diventato assistente incaricato e in seguito assistente ordinario del professor Giovanni Getto, nel 1963 consegue la libera docenza e ha come presidente di commissione Mario Fubini.
In questo periodo frequenterà, in tre occasioni, anche le Décades di Cerisy: la prima volta invitato da Ungaretti, al quale era dedicato il convegno, la seconda volta invitato dal gruppo di Tel Quel, per il romanzo sperimentale e, alla fine degli anni Sessanta, per il cinema.
Nel 1965 otterrà una cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Salerno.
Nel 1968 si sciolse il Gruppo 63 (e nel '69 termineranno anche le pubblicazioni della rivista Quindici). Nello stesso anno Sanguineti si candidò alle elezioni per la Camera nelle liste del PCI ma deve trasferirsi a Salerno con la famiglia come incaricato all'università.
A Salerno, Sanguineti terrà due corsi, quello di Letteratura italiana generale e quello di Letteratura italiana contemporanea e nel 1970 diventerà professore straordinario.
Nel 1971 il poeta visse durante sei mesi a Berlino con la famiglia, nel 1972 morì il padre, nel 1973 nasceva la figlia Giulia e Sanguineti diventò, sempre a Salerno, professore ordinario.
Nello stesso anno iniziò la collaborazione a Paese Sera.
Nel 1974 ottenne una cattedra di Letteratura italiana presso l'Università degli Studi di Genova, per stare accanto ai compagni proletari si trasferisce al CIGE del Begato con la famiglia e nel 1975 inizia a collaborare con Il Giorno.
Nel 1976 Sanguineti iniziò a collaborare con l'Unità, e nel 1980 con Il Lavoro di Genova. Furono questi anni di grande impegno politico: venne eletto consigliere comunale a Genova (1976 - 1981) e deputato della Camera (1979 - 1983), come indipendente nelle liste del PCI.
Dal 1981 al 1983 diresse la prestigiosa rivista Cervo Volante assieme ad Achille Bonito Oliva. In redazioni ebbe giovani poeti e artisti di talento come Valerio Magrelli e Gian Ruggero Manzoni.
Nel 1990 fondò, con Nadia Cavalera, la rivista internazionale Bollettario. Quadrimestrale di scrittura e critica. La diresse durante vent'anni, fino alla sua morte (nel 2010). In redazione ebbe Filippo Bettini, Francesco Muzzioli, Marcello Frixione, e Tommaso Ottonieri. Collaboratori i maggiori autori del tempo.
Numerosi furono i viaggi fatti in questo periodo sia in Europa che fuori dell'Europa (Unione Sovietica, Georgia e Uzbekistan, Tunisia, Cina, Stati Uniti d'America, Canada, Messico, Colombia, Argentina, Perù, Giappone, India).
Nel 1996 venne nominato dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di gran merito della Repubblica Italiana.
Sanguineti, che aveva lasciato nel 2000 l'Università e aveva ricevuto numerosi premi letterari tra i quali la Corona d'oro di Struga, il Premio Capri dell'Enigma (1998), fu membro e fondatore della Accadémie Européenne de poésie[3] (Lussemburgo) e membro consulente del Poetry International (Rotterdam). Precedentemente Faraone poetico dell'Istituto Patafisico di Milano, dal 2001 è Satrapo Trascendentale, Gran Maestro O.G.G. (Parigi) e presidente dell'OpLePo.
Nel 2006, nel corso di un suo intervento al Festival dei Saperi di Pavia ebbe a dire che «quaranta ragazzetti innamorati del mito occidentale e assetati di Coca-Cola hanno fatto più rumore di migliaia di operai massacrati in Cile» e che «non si sa esattamente quanta gente sia stata uccisa dalle forze del governo e dei militari durante i 17 anni durante i quali Pinochet rimase al potere, ma la Commissione Rettig elencò 2.095 morti e 1.102 "scomparsi"»[senza fonte].
Sanguineti - a cui il 5 giugno 2006 venne assegnato il Premio Librex Montale[4] - diventò presidente onorario dell'associazione politica Unione a Sinistra[5] e fu candidato alle primarie dell'Unione per l'elezione del sindaco di Genova, tenutesi il 4 febbraio 2007, sostenuto da: Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista e Unione a Sinistra, ottenne il 14% dei voti. Le primarie furono vinte da Marta Vincenzi, candidata de L'Ulivo (60%). Secondo arrivò Stefano Zara.
Il 18 maggio 2010 fu ricoverato d'urgenza a causa di un aneurisma che provocava da diversi giorni fitte all'addome.[4] Alle 13:30 Sanguineti morì, all'età di 79 anni, ancora in sala operatoria.[4] La procura aprì un'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti.[4]
Il 22 maggio venne sepolto nel pantheon del cimitero monumentale di Staglieno, accanto alla tomba in cui riposa il capo-partigiano Aldo Gastaldi "Bisagno".[6] Edoardo Sanguineti era ateo.[7]
Nel 2020, a dieci anni dalla morte dell'autore, grazie alla collaborazione delle Università di Torino, Genova, Salerno e Milano Statale, è stato fondato il Centro Studi Interuniversitario Edoardo Sanguineti, che custodisce un ricco patrimonio di documenti inediti o poco conosciuti.
La prima pubblicazione di Laborintus, nel 1956, nella collezione "Oggetto e simbolo" diretta da Luciano Anceschi per la casa editrice Magenta, passa quasi inosservata. Le sue poesie, ritenute così difficili da interpretare, sarebbero divenute, solo un decennio dopo, norma per le sperimentazioni linguistiche-poetiche degli anni sessanta. Il titolo, nato dall'utilizzo di uno schema labirintico, deriva secondo Risso anche dalla "complessità della realtà atomica di quegli anni, i cui esiti potevano davvero essere benjaminianamente catastrofici".[8]
Pasolini in un articolo su "Il Punto" definisce la raccolta Laborintus "un tipico prodotto del neo-realismo post-ermetico" al quale Sanguineti replica sul n. 11 di Officina nel novembre del 1957 con un articolo intitolato Una polemica in prosa ironizzando sulle giuste distanze che Pasolini metteva tra il proprio "sperimentalismo" e quello "non puro sperimentalismo sanguinetiano".
La questione verrà ripresa da Luciano Anceschi sulla rivista Il Verri nel 1960 con questa affermazione: "Accade in questi anni - e vogliamo mettere come data di inizio del movimento il 1956? - nel nostro paese qualche cosa di naturale, di prevedibile, di necessario: nasce probabilmente una nuova generazione letteraria".
Laborintus è infatti un testo di riferimento centrale per lo sperimentalismo degli anni sessanta soprattutto se confrontato con la poesia del suo tempo. Esso infatti si presenta come qualcosa di nuovo che apre soluzioni linguistiche e formali sconosciute a quella poesia che, nella seconda metà degli anni cinquanta, dopo lo spegnersi del neorealismo si stava orientando verso l'antinovecentismo introdotto all'interno della rivista Officina.
Sanguineti, nel programma della neoavanguardia, è figura centrale per il suo poundismo, per i richiami psicoanalitici dei suoi testi, per il suo plurilinguismo e per quel verso pronto a dilatarsi in "un recitativo drammatico dove la soluzione metrica è rigorosamente atonale e, si potrebbe dire, gestuale", come scriveva Alfredo Giuliani.
La poesia di Laborintus sembra, con la sua accentuata disgregazione dei linguaggi, rifarsi alle esperienze musicali di Luciano Berio o di John Cage e, nell'ambito pittorico, all'informale Jackson Pollock, Jean Fautrier o Mark Rothko.
La tecnica dell'assemblage, utilizzata nella poesia di Sanguineti, è presa dall'ambito pittorico e gli oggetti - segni, tolti dallo spazio in cui erano collocati, acquistano improvvisamente la loro piena autonomia, ingrandendosi a dismisura.
Sanguineti prosegue, dopo Laborintus, con lo stesso stile ipercolto e scrive, tra il 1956 e il 1959 le poesie di tema erotico che vanno sotto il nome Erotopaegnia, poi, tra il 1960 e il 1963, Purgatorio de l'Inferno e nel 1964 raccoglie, sotto il titolo di Triperuno, le precedenti sequenze precedute da Laborintus.
Ma in queste poesie già si possono notare dei movimenti verso una scrittura che si sposta dall'intellettualismo dei primi esordi alla concretezza delle cose quotidiane e che, in alcuni punti, si aprono al diarismo dei successivi libri.
Nella seconda raccolta del 1972, Wirrwarr (confusione) che si compone di due parti, "Testo di appercezione tematica" (1966 - 1968) e "Reisebilder" (immagini di viaggio) (1971), il poeta pur continuando l'opera di destrutturazione del linguaggio che aveva iniziato con Triperuno, cerca di recuperare le cose autentiche del reale e del vissuto.
Lo stile si fa più discorsivo e comunicativo, carattere questo che si ritrova nelle sue seguenti raccolte Postkarten (cartoline postali) del 1978, Stracciafoglio del 1980 e Scartabello del 1981 dove si impone un linguaggio più articolato che gioca su un registro parodico-ironico e si applica alle piccole cose della vita quotidiana.
In queste raccolte l'avanguardia di Sanguineti, pur senza contraddirsi o negarsi, non appare, paradossalmente, lontana da situazioni come quelle di Giudici o Montale in opere come La vita in versi e Satura.
Periodicamente Sanguineti raccoglie i suoi versi in volumi riassuntivi, come Catamerone del 1974, ripreso nel 1982 in Segnalibro dove la sperimentazione si riappropria dell'uso della forma tradizionale per approdare, nel 1986, a Novissimum Testamentum, poi incluso in Senzatitolo nel 1992.
In queste opere il poeta si impegna, confermando così la sua attenta ricerca metrica, sull'ottava, sulla canzonetta, sul sonetto intervallandoli con componimenti dal tipico verso extra-lungo che sembra scivolare via e "frantumarsi".
Nel 1987 esce la raccolta Bisbidis che costituisce un capitolo aggiuntivo nella linea iniziata con Wirrwarr.
Il titolo, che è ripreso da una frottola del poeta Immanuel Romano (contemporaneo di Dante), è una voce onomatopeica che indica il chiacchierio di gente e appare come poesia di carattere colloquiale quasi crepuscolare che conferma quella linea poetica iniziata negli anni Settanta.
Del 2002 è la raccolta Gatto Lupesco che contiene Bisbidis, Senzatitolo, Corollario, la versione definitiva di Cose, e una sezione di poesie intitolate Poesie fuggitive.
"In cinquant'anni molte cose sono profondamente cambiate, la poesia è cambiata, ma non è cambiato il compito dei poeti, quello di disegnare il profilo ideologico di un'epoca. L'ideologia non è una professione di fede, è una visione del mondo che, con il mondo, quindi cambia. Prendiamo ad esempio il concetto di bello: il suo valore è tra i più instabili della storia dell'umanità."[9]
Del 2004 è la raccolta antologica Mikrokosmos Poesie 1951-2004 che si presenta divisa in due parti.
La prima parte comprende una scelta di Laborintus, di Erotopaegnia, di Purgatorio de l'Inferno, di T.A.T., di Reisebilder, di Postkarten, di Stracciafoglio, di Scartabello, di Cataletto, di Codicillo, di Rebus, di Glosse, di Corollario e di Cose.
La seconda parte comprende una selezione da Fuori Catalogo, da L'ultima passeggiata, omaggio a Pascoli, da Alfabeto apocalittico, da Novissimum Testamentum, da Ecfrasi, da Mauritshuis, da Ballate, da Fanerografie, da Omaggio a Catullo, da Stravaganze, da Poesie fuggitive, da Varie ed eventuali.
Anche nel romanzo Sanguineti dedica molta attenzione al trattamento del linguaggio, tanto sul piano lessicale quanto su quello sintattico e sia nel romanzo Capriccio italiano, pubblicato nel 1963, e Il gioco dell'Oca del 1967 si avverte il piacere ludico della parola. La sua produzione narrativa è stata raccolta in "Smorfie", contenente i due romanzi oltre ad altri testi in prosa.
Ed è con Capriccio italiano che lo scrittore si fa portavoce del romanzo sperimentale mostrando la crisi del romanzo tradizionale giocando sui motivi dell'inconscio, dell'onirico e del biologico - sessuale.
Il tema centrale del romanzo si basa sulla gravidanza della moglie del narratore e l'attesa del figlio ed è trattato non in modo naturalistico ma come una prova che, attraverso brevi episodi simili ad un sogno, smuovono gli strati dell'inconscio.
L'attività critica di Sanguineti si è svolta inizialmente all'interno dell'ambito accademico: a lui si devono brillanti lavori su Dante ("Dante reazionario") e un'articolata analisi sui nessi tra poesia crepuscolare e liberty, in cui si rintraccia l'origine della poesia italiana del Novecento nella reazione ironica operata dai poeti crepuscolari ai danni dell'estetizzazione liberty, a partire dalla necessità, poi riconosciuta da Eugenio Montale, di "attraversare D'Annunzio". Esemplificazione e concretizzazione di tale linea critica è l'antologia Poesia italiana del Novecento, la cui agile premessa mostra la rispondenza tra connotazione stilistico-linguistica e connotazione ideologico-psicologica degli autori. (Ideologia e linguaggio sono interfacce di solito coerentemente operanti, come Sanguineti chiarisce più in dettaglio nello studio Ideologia e linguaggio). L'antologia è, dunque, già per sé stessa, saggio critico, per la scelta degli autori e soprattutto dei singoli testi, con attenzione a quelli significativi di posizioni ideologiche e di sperimentalismo linguistico.
Inoltre Sanguineti avrebbe dovuto interpretare una parte in un film di Evgenij Aleksandrovič Evtušenko ma infine decise di non partecipare: una sua testimonianza è nell'intervista concessa a Piero Chiambretti nel programma televisivo Il laureato bis, puntata del 5 febbraio 1996. Probabilmente si trattava del mai realizzato
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