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attore e cantante italiano (1935-2022) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gerlando Buzzanca, detto Lando (Palermo, 25 agosto 1935[1] – Roma, 18 dicembre 2022), è stato un attore e cantante italiano.
Nasce a Palermo in una famiglia di attori: lo zio Gino è attore e, in seguito, lo diviene anche il padre, Empedocle (1910-1987), il quale in origine era proiezionista.[2] Compie i suoi studi nella città natale e a diciassette anni si trasferisce a Roma dove, mentre frequenta corsi di recitazione all'Accademia Sharoff (di cui è divenuto poi presidente onorario), inizialmente si adatta a lavori precari e poi esordisce come attore, dapprima in teatro e poi per il cinema.
Dopo alcuni film girati come comparsa, tra cui Ben-Hur, in cui interpretava uno degli schiavi della galea, l'esordio ufficiale arriva nel 1961 con Pietro Germi, che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mulè in Divorzio all'italiana e, successivamente, per quello di Antonio in Sedotta e abbandonata. Nel 1964 partecipa, come attore non protagonista, al film di Luciano Ricci Senza sole né luna,[3] un film drammatico che racconta la dura vita da minatori durante gli ultimi mesi di scavo per il traforo del Monte Bianco e affianca Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale nel film Il magnifico cornuto.
La scelta dei successivi copioni non sarà sempre fortunata, ritrovandosi spesso a interpretare ruoli stereotipati di maschio siciliano amante delle donne ma un po' sciocco, tanto che la critica cinematografica lo relega inizialmente alla schiera dei caratteristi e degli interpreti del cinema di serie B, con l'eccezione del ruolo da protagonista nel 1967 di Don Giovanni in Sicilia, diretto da Alberto Lattuada.
Anche se la critica continua a non essere benevola, la sua vena comica e la sua recitazione spontanea incontrano un vasto consenso di pubblico. Nel 1970 interpreta in televisione Signore e signora, in coppia con Delia Scala, che riscuote enorme successo. La sua battuta "mi vien che ridere" rimarrà un tormentone ricordato e ripetuto dal pubblico per anni.
Anche sull'onda del grande consenso televisivo, i suoi film cominciano a riscuotere un rilevante successo commerciale. La notorietà internazionale gli arriva con Il merlo maschio, commedia sexy all'italiana del 1971, diretta da Pasquale Festa Campanile. Negli anni seguenti si trova così a recitare al fianco di famose attrici di quel periodo, come Claudia Cardinale, Catherine Spaak, Barbara Bouchet, Senta Berger e Joan Collins.
Forte del suo successo commerciale, comincia anche a scegliere da solo i ruoli da interpretare: sue sono ad esempio le idee di film come L'arbitro, Il sindacalista e All'onorevole piacciono le donne, in cui tratteggia parodie di personaggi realmente esistenti e facilmente riconoscibili.
A metà degli anni settanta cala l'interesse per questo tipo di film e, inevitabilmente, diminuiscono gli impegni cinematografici di Buzzanca, che non si adatta alla moda della commedia sexy all'italiana, rifiutandosi di comparire in pellicole quali quelle che renderanno famosi attori come Alvaro Vitali ed Edwige Fenech, Gloria Guida e Gianfranco D'Angelo, preferendo lavorare in radio, dove per qualche anno sarà protagonista di Gran varietà, con il grottesco "Buzzanco", erede del personaggio televisivo inventato per la serie Signore e signora.
Gli anni ottanta vedono Buzzanca intensificare l'attività teatrale, dove tra le altre cose è protagonista della commedia di Alberto Silvestri In quel posto là, per la regia di Aldo Trionfo (1981-1982),[4] dello Stratagemma del bellimbusto di George Farquhar, per la regia di Gianfranco de Bosio (1983-1984),[5] delle commedie di Georges Feydeau La pulce nell'orecchio (1983) e Sarto per signora (1984-1985), entrambe per la regia di Tonino Pulci.[6][5][7] Buzzanca è anche protagonista in televisione del varietà di Rai 2 Vanità, al fianco di Agostina Belli (1984), e insieme a Bruno Gambarotta e Johara prende parte alla riproposizione dello storico quiz Lascia o raddoppia? (1989).[8]
Dopo alcuni anni di attività in teatro, torna nel 2005 a lavorare per la televisione con la fiction Mio figlio, nel ruolo del padre di un ragazzo omosessuale (interpretato da Giovanni Scifoni), ottenendo uno straordinario successo di pubblico, tanto che cinque anni più tardi verrà prodotto un sequel, Io e mio figlio - Nuove storie per il commissario Vivaldi, con gli stessi attori, andato in onda nel 2010, anno in cui Buzzanca compare anche nelle miniserie Lo scandalo della Banca Romana e Capri 3.
Nel 2007 recita nel lungometraggio cinematografico I Viceré di Roberto Faenza, per il quale viene candidato al David di Donatello per il miglior attore protagonista e vince il Globo d'oro al miglior attore.
Nel 2012 realizza la serie televisiva Il restauratore, che ottiene un grande successo - con più di sei milioni di spettatori - replicato dalla seconda stagione due anni dopo. Il 7 agosto 2013 viene ritrovato in casa privo di sensi e con tagli alle vene dei polsi. Il tentato suicidio, inizialmente smentito, viene poi confermato dall'attore a un anno di distanza.[9]
Nel 2016 prende parte all'undicesima edizione di Ballando con le stelle, danzando in coppia con Sara Mardegan e l'anno successivo compare in alcune scene del film Chi salverà le rose? di Cesare Furesi,[10] al fianco di Carlo Delle Piane, nel quale i due interpretano una coppia di anziani omosessuali; è stata l'ultima apparizione al cinema sia per Delle Piane, sia per Buzzanca.
Ritiratosi a vita privata nel 2019, nell'aprile 2021, dopo una caduta, subisce le conseguenze di una malattia invalidante che distrugge le sue facoltà cognitive e fisiche, determinandogli un'afasia e venendo ricoverato in una RSA per oltre un anno. Dopo il trasferimento a Roma nella clinica Villa Speranza, dopo accuse incrociate tra i figli e la compagna Francesca Della Valle, vi muore il 18 dicembre del 2022, all'età di 87 anni.[11] Il funerale si è svolto il 21 dicembre a Roma, nella basilica di Santa Maria in Montesanto, chiamata con la popolare definizione di "Chiesa degli artisti". Dopo la cremazione le ceneri sono state sparse nel mare di Mondello.[12][13]
Durante la Prima Repubblica, Lando Buzzanca era simpatizzante del Movimento Sociale Italiano (era anche amico personale di Giorgio Almirante); in un'intervista si dichiarò "socialista di destra". In seguito aderì ad Alleanza Nazionale (partito erede del MSI), divenendo consulente culturale del segretario Gianfranco Fini. Nei primi anni 2000 sostenne, anche attivamente, l'operato di Silvio Berlusconi, ma in seguito se ne distanziò.[14]
In occasione della prima messa in onda della miniserie televisiva Mio figlio, nella primavera del 2005, all'interno della quale veniva anche trattato il tema dell'omosessualità, l'attore è stato invece oggetto di critiche da parte del centro-destra.[15]
Il volto di Lando Buzzanca ispirò i tratti del personaggio di Jonny Logan, protagonista dell'omonima serie a fumetti umoristico-satirica edita tra il 1972 e il 1978 in cui una squadra di cacciatori di taglie milanesi si trovava alle prese con problemi d'attualità dell'Italia dell'epoca, come il terrorismo, l'infiltrazione mafiosa nella politica, il referendum abrogativo sul divorzio, le tasse, l'emigrazione interna. I fumetti ottennero un grande successo commerciale, con una tiratura di oltre 100.000 copie al mese e numerosi fan club in tutta Italia; la serie fu pubblicata anche in Francia, Grecia e Jugoslavia.
Lando Buzzanca ispirò anche il titolo e il nome del protagonista del fumetto Lando, serie sexy-umoristica per adulti pubblicata in Italia dal 1973 al 1986. Anche in questo caso, il personaggio avrebbe dovuto avere in origine i tratti somatici di Buzzanca, tuttavia vennero pi scelte le fattezze di Adriano Celentano, per invogliare il personaggio a parlare con gergo ed espressioni giovanilistiche milanesi tipici del molleggiato; rimase comunque il nome Lando.
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