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critico d'arte, storico dell'arte, saggista, politico, personaggio televisivo e opinionista italiano (1952-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi (Ferrara, 8 maggio 1952) è un critico d'arte, storico dell'arte, saggista, politico, personaggio televisivo, opinionista e collezionista italiano.
Vittorio Sgarbi | |
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Vittorio Sgarbi a Viterbo nel 2022 | |
Sindaco di Arpino | |
In carica | |
Inizio mandato | 2 giugno 2023 |
Predecessore | Renato Rea |
Sottosegretario di Stato al Ministero della cultura[1] | |
Durata mandato | 11 giugno 2001 – 25 giugno 2002 |
Contitolare | Mario Pescante Nicola Bono |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Giampaolo D'Andrea Carlo Carli |
Successore | Elena Montecchi Andrea Marcucci Danielle Gattegno Mazzonis |
Durata mandato | 2 novembre 2022 – 13 febbraio 2024 |
Contitolare | Lucia Borgonzoni Gianmarco Mazzi |
Capo del governo | Giorgia Meloni |
Predecessore | Lucia Borgonzoni |
Sindaco di Sutri | |
Durata mandato | 11 giugno 2018 – 15 maggio 2023 |
Predecessore | Guido Cianti |
Successore | Matteo Amori |
Assessore dei Beni culturali e dell'Identità della Regione Siciliana | |
Durata mandato | 29 novembre 2017 – 19 marzo 2018 |
Presidente | Nello Musumeci |
Predecessore | Aurora Notarianni |
Successore | Sebastiano Tusa |
Sindaco di Salemi | |
Durata mandato | 30 giugno 2008 – 15 febbraio 2012 |
Predecessore | Biagio Mastrantoni |
Successore | Leopoldo Falco (commissario prefettizio) |
Sindaco di San Severino Marche | |
Durata mandato | 9 dicembre 1992 – 24 dicembre 1993 |
Predecessore | Alduino Pelagalli |
Successore | Tiziana Tombesi (commissario prefettizio) |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 23 aprile 1992 – 27 aprile 2006 |
Durata mandato | 23 marzo 2018 – 12 ottobre 2022 |
Legislatura | XI, XII, XIII, XIV, XVIII |
Gruppo parlamentare | XI: PLI XII: - Forza Italia (fino al 01/06/1994) - Misto (dal 01/06/1994) XIII: Misto XIV: - FI (fino al 05/05/2005) - Misto (dal 05/05/2005) XVIII: - Forza Italia-Berlusconi Presidente (fino al 04/10/2018) - Misto/Ni (dal 04/10/2018 al 06/12/2019) - Misto/NcI-USEI-R-AdC (dal 06/12/2019) |
Coalizione | XII: Polo del Buon Governo XIII: Polo per le Libertà XIV: Casa delle Libertà XVIII: Centro-destra 2018 |
Circoscrizione | XI: Cagliari XII: Calabria XIII: Friuli-Venezia Giulia XIV: Veneto 1 XVIII: Emilia-Romagna |
Incarichi parlamentari | |
XII legislatura:
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Sito istituzionale | |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 20 luglio 1999 – 11 giugno 2001 |
Legislatura | V |
Gruppo parlamentare | PPE |
Circoscrizione | Italia nord-orientale |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Rinascimento (dal 2017) In precedenza: vedi elenco |
Titolo di studio | Laurea in filosofia |
Università | Università di Bologna |
Professione | Critico d'arte, saggista, docente |
Firma |
È stato più volte membro della Camera dei deputati e di diverse amministrazioni comunali, tra le quali quella di Milano, anche come sindaco.
Dal 2023 ricopre la carica di sindaco del comune di Arpino (FR), dal 2019 è prosindaco di Urbino,[2] dal 2022 è assessore alla Bellezza del comune di Viterbo oltre che essere stato sottosegretario di Stato alla cultura dal 2001 al 2002 e nuovamente dal 2022 al 2024. È anche presidente della Fondazione Ferrara Arte, del Mart di Rovereto, del MAG di Riva del Garda e commissario per le Arti di Codogno.[3]
Collezionista di opere d'arte e libri antichi, ha ingrandito la collezione inizialmente allestita dai genitori in collaborazione con la sorella, vincolandola tramite la Fondazione Cavallini-Sgarbi da lei fondata, in vista di un possibile museo.
Personaggio televisivo divenuto noto a partire dagli anni ottanta, per lo più in veste di opinionista, è famoso per la sua irascibilità, che lo ha più volte portato ad accesi diverbi con politici, giornalisti e altri personaggi televisivi, in alcuni casi sfociati in condanne definitive per diffamazione e turpiloquio.
Figlio dei farmacisti Giuseppe Sgarbi (1921-2018) e Rina Cavallini (1926-2015) e fratello maggiore della regista e scrittrice Elisabetta Sgarbi (1956), è cresciuto a Ro Ferrarese. Dopo essersi diplomato a Ferrara, si è laureato con 110/110 e lode in filosofia presso l'Università di Bologna nel 1974[4], dove ha poi conseguito il perfezionamento in storia dell'arte. Nel 1977 è assunto, quale storico dell'arte, presso la soprintendenza ai beni storici e artistici in Veneto. Dall'inizio del 2019 è in pensione per collocamento a riposo per limiti di età. Ha insegnato per tre anni come docente a contratto all'Università di Udine. Nel 2022 è stato nominato per chiara fama professore ordinario di Storia dell'Arte moderna presso la Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università Kore di Enna, senza mai tuttavia prestare servizio per i già intervenuti limiti di età[5].
Da sempre celibe, ha riconosciuto due figlie, nate nel 1998 e nel 2000, e un figlio, Carlo, nato nel 1988 dalla lunga relazione avuta con l’attrice Patrizia Brenner, il quale non ha mai avuto un buon rapporto col padre e che porta il cognome della madre[6]. Nel 2011 la Corte d'appello di Ancona gli attribuisce la paternità di una terza figlia, allora tredicenne, avuta da una cantante lirica[7]. In quell'occasione asserì di credere di avere almeno 40 figli.[7]
Parallelamente alla sua attività politica, continua a occuparsi di arte,[8] commentando in videocassetta alcune delle opere dei più importanti pittori e scrivendo numerosi saggi e libri specializzati. I titoli più rilevanti da lui pubblicati sono Carpaccio (1979), I capolavori della pittura antica (1984), La stanza dipinta (1989), Davanti all'immagine (1990, edito da Rizzoli e vincitore della 37ª edizione del Premio Bancarella), Onorevoli fantasmi (1994), Lezioni private (1995), Lezioni private 2 (1996), Davanti all'immagine (2005), Ragione e passione. Contro l'indifferenza (2006), Clausura a Milano, Da Suor Letizia a Salemi (2008, scritto con Marta Bravi).
Nel 2005 viene nominato presidente dell'Accademia di belle arti di Urbino, carica che mantiene fino al 2013[9].
Nel 2008 una introduzione da lui firmata a un volume su Botticelli venne riconosciuta come un plagio, in quanto copiata testualmente da frasi che la storica dell'arte Mina Bacci aveva scritto sul pittore quattrocentesco in un fascicolo dei "Maestri del colore".[10][11] È editorialista del quotidiano il Giornale e cura sia una rubrica settimanale su Panorama sia una quindicinale su IO Donna.
Nel 2010 viene nominato soprintendente della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare. La nomina venne successivamente annullata per ben 3 volte dalla Corte dei Conti.[12][13] Nel 2014 si dimette dall'incarico.[14]
Nel 2011 venne incaricato dal Ministero per i beni e le attività culturali quale curatore del Padiglione Italia[15] e dei padiglioni regionali per la 54ª Esposizione internazionale d'arte di Venezia organizzata dalla Biennale di Venezia, tra il 4 giugno e il 27 novembre 2011, per la prima volta dislocata sulla terraferma; in tale occasione, dipinge un quadro completandolo assieme al pittore Salvatore Garau. Viene nominato presidente della "Fondazione Gino De Dominicis",[16] ma anche qui seguono polemiche e dispute legali, in quanto l'Associazione Gino De Dominicis, l'Archivio Gino De Dominicis e la Fondazione Gino De Dominicis si contendono l'autorità culturale e legale nell'ordinamento del lavoro dell'artista morto nel 1998.[17]
Nel 2014 viene indicato dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni come Ambasciatore dell'Expo 2015 per le belle arti[18] ed è inoltre nominato, quale rappresentante della Regione Lombardia, come componente del Consiglio di Amministrazione della "Fondazione di diritto privato Bagatti Valsecchi" di Milano[19] responsabile della gestione del Museo Bagatti Valsecchi.
Nell'aprile del 2019 viene nominato presidente del Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.[20]
Nel 2015 si è reso protagonista di un'accesa polemica concernente il possibile prestito dei Bronzi di Riace all'Expo 2015.[21] Al diniego dei responsabili del Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, basato su un pregresso parere di intrasportabilità valutato dall'Istituto superiore per la conservazione ed il restauro e dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria,[22] Sgarbi ha dichiarato che le due statue sarebbero «ostaggio della 'ndrangheta» e del «pregiudizio che siano inamovibili», aggiungendo che «non c'è nulla di più movibile dei bronzi».[21]
Al fine di ottenere le statue, Sgarbi e Maroni si sono rivolti al ministro per i beni culturali Dario Franceschini, chiedendone l'intervento. La commissione ministeriale, presieduta dall'archeologo Giuliano Volpe dell'Università degli studi di Foggia, ha sconfessato le tesi di Sgarbi, ribadendo l'intrasportabilità delle statue, e tale parere venne accolto dal ministro Franceschini, mettendo fine alla polemica.
Sgarbi si affermò come personaggio televisivo a partire dal 1987 come ospite ricorrente della trasmissione televisiva Maurizio Costanzo Show, durante la quale alternava lezioni d'arte a dispute verbali con altri ospiti.[23] In seguito a una lite poi divenuta celebre, fu condannato a pagare una multa di 60 milioni di lire.[24][25]
L'uso strumentale della polemica per costruire un personaggio televisivo ha avuto eco anche nella serie a fumetti Alan Ford, nella quale il personaggio Insulto Ingiuria è palesemente ispirato a Vittorio Sgarbi.[26]
Nel 1989 augurò la morte al noto critico d'arte Federico Zeri (disse: «Io odio Federico Zeri e desidero la sua morte») nel corso di una puntata del Maurizio Costanzo Show.[27] Secondo Sgarbi, Zeri ne aveva infatti preteso il licenziamento perché convinto della sua colpevolezza riguardo alle accuse della contessa trevigiana Pia Bressanin della Rovere. La Bressanin affermò che Sgarbi l'aveva indotta a consegnargli un quadro di Giovanni Agostino da Lodi, La cena di Emmaus, che il critico d'arte aveva riconosciuto nel Museo civico Luigi Bailo di Treviso, a cui la contessa l'aveva affidato anni prima.
La sua apparizione televisiva nei primi anni Novanta fu in generale salutata come una novità,[senza fonte] anche se ci fu chi, come il critico televisivo Beniamino Placido, riconoscendo il fascino che il personaggio esercitava su un vasto pubblico, ne scherniva l'autorevolezza come critico d'arte unita allo stile poco ortodosso di divulgatore, definendolo in un suo articolo «il Fatuo Magico».[28]
Dal 1992 al 1999 condusse il programma Sgarbi quotidiani su Canale 5. In una puntata rimase in silenzio per l'intera durata della trasmissione, ben 15 minuti, per protesta contro Berlusconi, a causa del divieto di criticare il Cavaliere nella sua campagna elettorale del 1994 nelle reti Fininvest. Berlusconi aveva infatti dichiarato: «Alla prima che mi fate vi licenzio e ve ne andate». Durante gli istanti finali di quella puntata mostrò ai telespettatori un foglio di carta con scritto: «Basta Sì».[29] La puntata fu seguita da tre milioni e mezzo di spettatori, totalizzando il 20% di share.[30]
Altro record di ascolti venne raggiunto[senza fonte], nel dicembre del 1997, da una puntata girata in esterna in cui venne intervistato dal giornalista Antonio Panei, in occasione della restituzione delle sculture raffiguranti tre teste (trafugate dal luogo del martirio di San Paolo e ritrovate da Sgarbi) ai monaci trappisti dell'Abbazia delle Tre Fontane.[31]
Nel 1998 cerca di rompere l'embargo internazionale alla Libia di Gheddafi, violando il blocco aereo e atterrando a Tripoli con due piccoli Piper decollati da Lampedusa. All'impresa partecipano anche l'editore Nichi Grauso, l'esperto d'arte Peter Glidewell, il regista Filippo Martinez e un giornalista del Corriere della Sera, Francesco Battistini.[32]
Poco dopo Sgarbi ebbe l'occasione di doppiare un personaggio dei Simpson, il gestore del banco, "Il lancio degli anelli", nella puntata Bart Giostraio.[33]
Nel 2006 è membro della giuria nella prima edizione del reality show La pupa e il secchione su Italia 1. Verrà però espulso dal programma a due puntate dalla fine, per via di un'accesa lite con un'altra giurata, Alessandra Mussolini.[34] Nel 2010 è membro della giuria in due programmi: Il più grande italiano di tutti i tempi, condotto da Francesco Facchinetti su Rai 2, e la seconda edizione de La pupa e il secchione, condotto da Enrico Papi e Paola Barale su Italia 1. Il 18 maggio 2011 conduce un nuovo programma su Rai 1 intitolato Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, che fa registrare un bassissimo risultato d'ascolti già alla puntata d'esordio (2.064.000 telespettatori, 8,27%). Visto il risultato, assolutamente scarso per il primo canale RAI, il programma viene interrotto dopo una sola puntata. Poco dopo dichiarerà «Ho sbagliato io, ora chiudiamo». Nella trasmissione, dedicata al tema della paternità, tra le altre cose il critico d'arte ha criticato le forme di energia eolica e solare.[35]
Nel 2015 è ospite fisso nella trasmissione Virus - Il contagio delle idee, talk-show politico di Rai 2, con il suo spazio artistico-culturale all'inizio di ogni puntata.
Dopo esser stato a cavallo del 1999 e 2000 Direttore Artistico del festival estivo AstiTeatro,[36][37] nel 2002 esordisce come regista teatrale con l'Opera Rigoletto prodotta dalla Fondazione Arturo Toscanini. Nel 2009 ha cominciato una sua tournée teatrale dal titolo, "Sgarbi l'altro". Nel 2010 ha dato vita a uno spettacolo teatrale con il pianista Nazzareno Carusi intitolato "Discorso a Due" e dedicato agli Anni di pellegrinaggio di Franz Liszt e alle opere di Michelangelo e Dante che ne hanno ispirato i maggiori capolavori. Culmine del "Discorso a due" è l'esecuzione del melologo ideato da Carusi giustapponendo alla sua esecuzione della lisztiana "Fantasia quasi Sonata - Dopo una lettura di Dante" la lettura da parte di Sgarbi dell'intero V canto dell'Inferno dantesco.[38] Per questo progetto, nel 2011 gli viene assegnato il Premio Lunezia in coppia con Nazzareno Carusi.[39] Nel 2015 esordisce in qualità di autore e interprete con lo spettacolo teatrale Caravaggio: il calendario registra il tutto esaurito[senza fonte]. Tra il 2022 e il 2023 va in scena con lo spettacolo Pasolini-Caravaggio [40] e con quello su Antonio Canova.[41]
Politico spesso incline a cambiare schieramento, tant'è che alcuni lo hanno definito "il più grande trasformista d'Italia", si è più volte definito un liberale e un libertario[42][43][44][45], dichiarandosi favorevole alla liberalizzazione delle droghe di ogni tipo[46].
Nel 1975 s'iscrisse nella federazione giovanile del Unione Monarchica Italiana.[47]
Alle elezioni amministrative del 1990 accettò di essere candidato al consiglio comunale di Pesaro per le liste del Partito Comunista Italiano, ma venne rifiutato per essersi proposto contemporaneamente come candidato nelle liste del Partito Socialista Italiano (PSI). Rinunciò così a Pesaro e si candidò al consiglio comunale di San Severino Marche (con il PSI), risultando eletto consigliere comunale e diventando, dal 1992 al 1994, sindaco della città, sostenuto dalla Democrazia Cristiana e dal Movimento Sociale Italiano. Fu poi assessore del comune dal 1996 al 2006 e consigliere comunale dal 2001 al 2006.
Alle elezioni politiche del 1992 viene candidato alla Camera dei deputati, tra le liste del Partito Liberale Italiano nella circoscrizione Cagliari-Sassari-Nuoro-Oristano, risultando eletto deputato con 11.438 voti di preferenze. Nella XI legislatura della Repubblica è stato membro della 7ª Commissione Cultura, scienza e istruzione e della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi.
Successivamente si avvicina al Partito Radicale di Marco Pannella, con cui sarà alleato nelle coalizioni guidate da Silvio Berlusconi nel 1994 e nel 1996. Nel 1994 è eletto deputato per Forza Italia nella circoscrizione Calabria, dopo essere stato sconfitto nel collegio uninominale di Osimo con il 25,56% contro il 34,42% del candidato dei Progressisti Luigi Giacco, ma subito s'iscrive al gruppo misto. È presidente della VII Commissione parlamentare (Istruzione).[48] In questa legislatura è protagonista di una rissa con Umberto Bossi[49]. Nel 1996 è eletto alla Camera per Forza Italia nella circoscrizione Friuli-Venezia Giulia, dopo essere stato sconfitto dal candidato della Lega Nord Edouard Ballaman nel collegio uninominale di Sacile (34,79% contro 42,52%). Si iscrive al gruppo misto.[50]
Il 21 marzo 1999 fonda il movimento I Liberal - Sgarbi, con l'obiettivo di partecipare alle elezioni europee di quell'anno. Il simbolo tuttavia venne ricusato, in quanto il contrassegno elettorale conteneva anche il logo del PSDI e l'Ufficio elettorale della Cassazione negò che esso potesse essere validamente usato da Enrico Ferri, che non era più legale rappresentante di quel partito[51].
Nello stesso anno alle comunali di Ferrara si candida sindaco con l'appoggio di Forza Italia e di una lista radicale,[52] arrivando secondo col 26,2% dei voti dietro il candidato di centrosinistra Gaetano Sateriale, eletto al primo turno con oltre il 54% dei voti.[53] Risulta però eletto alle elezioni europee per Forza Italia nella circoscrizione Italia nord-orientale con 85.070 preferenze e lascia il consiglio comunale di Ferrara.
Pochi mesi più tardi il movimento I Liberal - Sgarbi si federa con Forza Italia ma partecipa comunque alle elezioni amministrative e regionali del 2000 con il simbolo dei Liberal Sgarbi - I Libertari, eleggendo con l'1,47% anche un consigliere regionale in Calabria; qui Sgarbi è candidato consigliere regionale per la provincia di Reggio Calabria ma con 218 preferenze non è eletto.
Nel 2001 Sgarbi viene rieletto deputato per Forza Italia nella circoscrizione Veneto 1, dopo aver perso la competizione per il collegio uninominale di Trieste-Muggia contro il candidato dell'Ulivo Riccardo Illy (41,90% contro 50,79%); a seguito dell'elezione si dimette da europarlamentare. Diventa quindi sottosegretario ai Beni culturali dal 2001 al giugno del 2002. L'incarico gli viene revocato dal Consiglio dei ministri a causa di numerose polemiche e tensioni con l'allora ministro Giuliano Urbani. Il casus belli è stata l'opposizione alla politica del governo sui beni artistici e culturali. Con il cosiddetto decreto taglia-deficit il governo prevedeva la possibilità di cedere dei beni dello Stato alla Patrimonio Spa e Infrastrutture Spa, società che avrebbero avuto il compito di gestire il patrimonio artistico e la facoltà di venderne alcune parti a privati. Sgarbi contestando la mancanza di un esplicito riferimento dell'inalienabilità dei tesori artistici e culturali italiani chiese le dimissioni di Urbani. La sua rinuncia all'incarico è avvenuta con una breve nota in cui Sgarbi afferma «non potendo condividere metodi e destino di questo ministero, metto a tua disposizione tutte le deleghe»,[54] mentre la conseguente risposta di Palazzo Chigi è stato un ugualmente stringato comunicato in cui si affermava «sono venute meno le condizioni per la permanenza dell'onorevole Sgarbi nella carica e nelle funzioni di sottosegretario».[55] La polemica tra Urbani e Sgarbi ha portato Urbani a esprimere giudizi piuttosto duri sul critico «Preferisco citare il Federico Zeri su Sgarbi: narcisista, presuntuoso, impreparato, superficiale. Non sono parole mie, insisto, ma di Zeri. Basta consultare i suoi archivi a Mentana».[56] In precedenza, prima della rimozione da sottosegretario, numerose polemiche avevano caratterizzato l'azione di Sgarbi fra cui far aprire fuori orario, spesso di notte, i musei per consentire ai suoi amici di visitarli. All'accusa, formalizzata in interrogazione parlamentare,[57] Sgarbi ha ribadito "che nelle vesti di sottosegretario ai beni culturali ha visitato musei nelle ore notturne, e comunque al di fuori degli orari d'apertura al pubblico, giustificando tale fatto come opera di controllo verso i musei pubblici".
Alle elezioni europee del 2004 Sgarbi si candida nella lista Partito Repubblicano Italiano - I Liberal Sgarbi (detta anche "Partito della bellezza")[58], la quale ottiene tuttavia soltanto lo 0,7% dei voti e nessun eletto. A livello personale Sgarbi, candidato in tutte le circoscrizioni, ottiene al massimo 9.300 preferenze nella circoscrizione Italia meridionale.
Nello stesso anno, alle elezioni amministrative del 2004 è candidato dalla lista Partito Repubblicano Italiano - I Liberal Sgarbi come presidente della provincia di Grosseto, ottenendo il 2,42% e non risultando eletto, neanche in consiglio provinciale (vince il candidato di centrosinistra Lio Scheggi). Si candida anche con la stessa lista a consigliere alle elezioni provinciali di Belluno nel collegio Cortina d'Ampezzo-Livinallongo del Col di Lana-Colle Santa Lucia nella lista dei Riformatori Liberali a sostegno del candidato presidente Michele Bortoluzzi (2,02%) e alle elezioni provinciali di Cosenza nei collegi Cosenza I e Cassano all'Ionio a sostegno del candidato presidente Alessandro Fabiano (1,28%), ma non ottiene seggi in nessuno dei due casi. Inoltre, si candida a sindaco di Pompei sempre con il Partito Repubblicano Italiano - I Liberal Sgarbi, ottenendo il 4,44% e non riuscendo a entrare in consiglio comunale.
Nel 2005 abbandona la Casa delle Libertà e passa all'Unione. Propone la propria candidatura in vista delle elezioni primarie della coalizione di centrosinistra, ma deve successivamente ritirarsi in base alla regola che vietava la partecipazione alle primarie a chi avesse avuto incarichi politici nelle ultime due legislature guidate da Berlusconi. Alle elezioni politiche del 2006 decide di candidarsi con la Lista Consumatori, che appoggia la coalizione di centrosinistra, senza essere tuttavia eletto, avendo la formazione ottenuto solo lo 0,19% a livello nazionale.
In vista delle elezioni amministrative del 2006 si candida a sindaco di Milano, ma successivamente stipula un accordo con la candidata della Casa delle Libertà Letizia Moratti, che prevede il ritiro della propria candidatura. Dopo la vittoria della Moratti, Sgarbi ottenne l'incarico di assessore alla cultura. L'8 maggio 2008 la nomina ad assessore gli viene revocata dalla sindaca Moratti,[59] che prese tale decisione dopo che Sgarbi aveva falsificato una delibera della giunta comunale che concedeva il patrocinio del comune a una mostra a tema LGBT, che la Moratti giudicava imbarazzante per la cittadinanza.
Il 30 giugno 2008,[60] sostenuto dall'UDC, dalla DC e da una lista civica di centro, è eletto sindaco del comune di Salemi al ballottaggio con il 35,85%.[61] Il 29 luglio seguente il TAR della Lombardia accoglie il ricorso con cui il critico d'arte contestava il «licenziamento» dal Comune di Milano reintegrandolo, di fatto, nelle funzioni di assessore.[62] Sgarbi, tuttavia, con un comunicato emanato il giorno successivo alla decisione dei giudici, si dimette spontaneamente dalla carica di assessore, risolvendo alla radice il problema della incompatibilità con il ruolo di primo cittadino del comune belicino.
Eletto sindaco, nomina il cantante Morgan assessore all'ebbrezza, Oliviero Toscani e Peter Glidewell assessori al nulla[63] e un poliziotto assessore all'antimafia.[64] Tra le altre iniziative, ad agosto Sgarbi proclama Salemi "prima capitale dell'Italia tibetana", per esprimere solidarietà nei confronti dei monaci tibetani e condannare le ripetute violazioni dei diritti umani che essi hanno subìto da parte della Cina[65]. Su idea di Oliviero Toscani, assessore alla creatività del comune, viene avviato un progetto per salvaguardare il patrimonio artistico della città vendendo al prezzo simbolico di 1 euro le case di Salemi distrutte dal terremoto del Belice a chi voglia restaurarle e risiedervi. L'iniziativa mediatica riscuote l'interesse di varie personalità come i coniugi Moratti, il cantante Lucio Dalla, il ministro Renato Brunetta e l'esperto d'arte Philippe Daverio.[66]
Alle elezioni europee del 2009 Sgarbi si candida nella lista L'Autonomia nella circoscrizione Italia insulare, ottenendo 23.334 preferenze, ma a livello nazionale lo schieramento ottiene solo il 2,22%, insufficiente a ottenere seggi.
Il 2 febbraio 2010 a seguito di un'indagine della Guardia di Finanza sull'uso illecito delle auto blu, preannuncia le sue dimissioni da sindaco di Salemi,[67] ma non verranno mai ufficialmente confermate. Tra le altre cose, fa istituire a Salemi un museo della mafia, intitolato a Leonardo Sciascia e inaugurato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dove offre documentazioni e materiale d'archivio per non dimenticare la storia oscura della Sicilia.[68]
Alle elezioni regionali nel Lazio del 2010 è candidato nella lista Rete Liberal Sgarbi, appartenente alla coalizione di centrodestra, per la provincia di Roma, ottenendo 2.188 preferenze personali, ma la formazione raggiunge lo 0,63% a livello regionale, non riuscendo a conseguire seggi.
Nel febbraio 2012 gli ispettori nominati dall'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni portano alla commissione tecnica del Viminale la proposta di scioglimento del comune di Salemi per "infiltrazioni mafiose". Sgarbi preannuncia le sue dimissioni da sindaco il 6 febbraio[69] e si dimette effettivamente il 15;[70] il 23 marzo il Consiglio dei Ministri scioglie l'amministrazione comunale[71] per infiltrazioni mafiose. Sgarbi contesterà poi duramente la gestione del commissario straordinario Leopoldo Falco fino a quando questo verrà nominato Prefetto di Trapani e finanche in occasione della sua morte.[72][73][74][75][76]
Nell'aprile dello stesso anno si candida come sindaco di Cefalù, sostenuto da tre liste civiche.[77] Sia in primo sia in secondo grado i giudici lo ritengono incandidabile in virtù dell'art. 143 del D. Lgs. n. 267/2000 che prevede l'incandidabilità al primo turno elettorale utile per gli amministratori di enti sciolti per infiltrazioni mafiose,[78] ma le elezioni si svolgono regolarmente il 6 e 7 maggio e Vittorio Sgarbi partecipa come candidato a sindaco perdendo la competizione elettorale, piazzandosi solo al terzo posto tra i vari candidati con il 16,8% dei voti, contro il 34,5% ottenuto dal sindaco eletto Rosario Lapunzina del Partito Democratico.[79]
Il 7 luglio 2012 viene nominato assessore alla Rivoluzione del comune di Baldissero d'Alba.[80], rimane in carica fino al 13 maggio 2014[81]
Nello stesso anno fonda il Partito della Rivoluzione-Laboratorio Sgarbi.[82] Sotto l'emblema di questo nuovo partito, si ricandida come sindaco di Salemi alle elezioni amministrative del 25 maggio 2014 ma con il 28% viene sconfitto dal candidato del centro-sinistra che prende il 35%.
Nel 2014 viene nominato assessore alla Rivoluzione, alla Cultura, all'Agricoltura, alla tutela del Paesaggio e del Centro Storico[83][84] del comune di Urbino, incarico dal quale minaccia di dimettersi il 21 dicembre 2015, in seguito di una polemica contro l'installazione e la mancata rimozione di un albero di Natale, da lui non autorizzato e definito "un'inutile bruttura immorale";[85] tuttavia non formalizza le dimissioni e rimane assessore.[86]
Il 3 giugno 2015 annuncia la propria candidatura come sindaco di Milano[87] in vista delle elezioni comunali del 2016 ma, dopo aver tentato inutilmente di proporsi come candidato del centro-destra, il 10 febbraio 2016 rinuncia.[88]
Tra il 2016 e il 2017, per otto mesi, è assessore al comune di Cosenza con delega al centro storico.
Nel 2017 fonda Rinascimento, un nuovo movimento che pone al centro del proprio programma politico la bellezza, sulla quale ritiene essere necessario investire[89]. Alle comunali di La Spezia con la lista civica Un Rinascimento per La Spezia sostiene Giulio Guerri, consigliere di opposizione al sindaco del PD e sostenuto anche dai fuoriusciti del Movimento 5 Stelle; al primo turno prende il 6,25% ma la lista di Sgarbi con 372 voti (0,97%) non ottiene alcun seggio e al ballottaggio sostiene il candidato del centro-destra Pierluigi Peracchini.[90]
Per Rinascimento e Moderati in Rivoluzione (MIR) dell'imprenditore Gianpiero Samorì si candida come governatore alle elezioni regionali in Sicilia del 2017. Del movimento è entrato a far parte anche l'ex ministro Giulio Tremonti insieme al quale Sgarbi ha scritto il libro "Rinascimento. Con la cultura (non) si mangia".[91] Il 29 settembre ritira la sua candidatura in cambio della promessa di essere nominato assessore alla Cultura in caso di vittoria di Nello Musumeci, candidato del centro-destra.[92]
Il 29 novembre viene nominato dal presidente della Regione Siciliana Musumeci assessore ai Beni culturali e all'identità siciliana.[93]
In vista delle elezioni politiche del 2018, il 28 gennaio con Sentenza di cassazione sez. elettorale, N. 01/2018, Rinascimento fa togliere il nome Sgarbi dalla lista "Rinascimento Sgarbi - MIR" in Friuli Venezia Giulia e si federa con Forza Italia, che indica Sgarbi come candidato della coalizione di centro-destra nel collegio uninominale Campania 1 - 03 (Acerra)[94], venendo sconfitto in modo netto dal candidato del Movimento 5 Stelle nonché capo politico e candidato premier Luigi Di Maio (63,41% contro 20,37%); Sgarbi viene comunque eletto come capolista di Forza Italia nel collegio plurinominale Emilia-Romagna - 02.[95] Per incompatibilità tra i due incarichi, il 4 aprile 2018 si dimette da assessore ai Beni culturali della regione Sicilia.
Alle elezioni amministrative del 2018 viene eletto sindaco di Sutri (Viterbo), con il 58,79% delle preferenze, pari a 2.207 voti, con la lista civica Rinascimento Sgarbi, superando lo sfidante Luigi Di Mauro con il 41,21%. Il 4 ottobre dello stesso anno decide di abbandonare il gruppo di Forza Italia alla Camera perché Silvio Berlusconi aveva annullato la sua visita a Sutri e si iscrive al gruppo misto.[96]
Il 6 dicembre 2019 aderisce a una nuova componente del misto "Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro".
In vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna del 2020 viene annunciato come candidato capolista di Forza Italia nei collegi di Bologna, Parma e Ferrara[97], risultando l'unico eletto in tutti e tre collegi, raccogliendo 1.605 preferenze a Bologna, 755 a Parma e 741 a Ferrara[98][99][100]; tuttavia non siederà nel consiglio regionale, data l'incompatibilità tra le cariche di deputato e consigliere regionale.[101]
Il 18 febbraio 2021, diversamente dagli altri membri della componente di Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC, si astiene dal votare la fiducia al governo Draghi. Il mese seguente dichiara di avere avuto, senza saperlo, il COVID-19 come asintomatico e di avere un tumore.[102]
Critico riguardo alla gestione della pandemia di COVID-19 in Italia, il 23 marzo 2022 in occasione di un’assemblea nazionale presenta il simbolo di “#IoApro Rinascimento” con il gruppo di ristoratori e di commercianti disobbedienti alle restrizioni imposte dal governo e all'obbligo del Green Pass.[103][104][105] Lo stesso anno viene anche nominato assessore alla Bellezza a Viterbo.[106] Il 27 luglio dello stesso anno #IoApro interrompe la collaborazione politica con Rinascimento, data l'intenzione manifestata da Sgarbi di presentarsi alle elezioni politiche anticipate del 25 settembre all'interno della coalizione di centro-destra.[107]
Sgarbi viene poi candidato al Senato nel collegio uninominale Emilia-Romagna - 03 (Bologna)[108] e come capolista nel collegio plurinominale Lombardia - 02, che comprende Milano e Monza, con Noi moderati, lista composta da Italia al Centro, Noi con l'Italia, Coraggio Italia e Unione di Centro.[109] Sgarbi con 187.206 preferenze, pari al 32,32%, perde la sfida contro Pier Ferdinando Casini (40,07%) e non è rieletto in Parlamento, in virtù del mancato superamento della soglia di sbarramento del 3% da parte di Noi moderati.
Nel collegio uninominale Valle d'Aosta - 01, Giovanni Girardini, il candidato della lista di Sgarbi La Renaissance Valdotaine, arriva terzo con l'11,9% dietro al candidato del centro-sinistra Franco Manes e quella del centro-destra Emily Rini. Nonostante la mancata rielezione, il 2 novembre dello stesso anno diventa sottosegretario al Ministero della cultura nel nuovo Governo Meloni.[110]
In occasione delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia del febbraio 2023, viene presentata la lista Noi moderati - Rinascimento Sgarbi a sostegno dei candidati del centro-destra Francesco Rocca e Attilio Fontana con Sgarbi candidato in prima persona in entrambe le regioni come capolista, risultando l’unico eletto in Lombardia con 873 preferenze (nel Lazio invece è il terzo della sua lista con 699 preferenze).[111][112][113][114] Sgarbi annuncia che non farà l’assessore regionale decidendo di restare come consigliere “senza incertezze e per responsabilità verso gli elettori".[115]
In vista delle amministrative di maggio non si ricandida sindaco di Sutri in polemica con Fratelli d’Italia che gli preferisce un candidato vicino a Casapound ma si presenta ad Arpino, comune di 6.700 abitanti della provincia di Frosinone.[116] Sgarbi, sostenuto dall’amministrazione uscente, si presenta con la lista civica Rinascimento per Arpino - Sgarbi Sindaco e verrà eletto sindaco con il 44%.[117][118] Nel contempo Sgarbi è candidato anche come capolista della lista Celentano Sindaco (Rinascimento Sgarbi-Fare Italia) alle comunali di Latina a sostegno di Matilde Celentano, candidata del centro-destra che vincerà le elezioni;[119] Sgarbi non viene eletto ma la lista con il 15% è la seconda della coalizione dopo quella di Fratelli d'Italia e riesce ad eleggere cinque consiglieri.[120] La settimana seguente si dimette da consigliere regionale della Lombardia poiché il consiglio regionale ha stabilito che la carica è incompatibile con quella da sottosegretario.[121]
Sgarbi viene accusato, seguito di un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, di aver incassato, attraverso due società intestate a un suo collaboratore e alla compagna, circa 300.000 euro da inizio anno per attività extrapolitiche ovvero per conferenze, inaugurazioni, lezioni magistrali mentre ricopre la carica di sottosegretario.[122] Il 31 ottobre 2023 l'Antitrust avvia un’istruttoria a seguito di una segnalazione trasmessale dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano per possibili condotte illecite legate ad attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo.[123] Nello stesso periodo è al centro delle polemiche per alcune indagini giudiziarie e il 2 febbraio 2024, a seguito della violazione della Legge Frattini (l. 215/2004, all’Art. 2 comma 1, lettera D), riguardante l’incompatibilità, per un titolare di cariche di governo, delle attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, annuncia le sue dimissioni da sottosegretario del Ministero della cultura[124], ritrattando, tuttavia, tali affermazioni il 4 febbraio, con l’annuncio di volerle "negoziare" con il governo[125]. Il 5 febbraio dunque, nonostante l’accettazione delle dimissioni da parte della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni[126], Sgarbi congela unilateralmente le proprie dimissioni, dichiarando un ricorso al TAR del Lazio[127][128]. Il 9 febbraio, infine, dopo un ulteriore incontro con la Presidente Meloni, dichiara di essersi nuovamente dimesso; le dimissioni risultano ufficialmente accettate e quindi operative in data 13 febbraio.[129][130][131]
Due mesi dopo annuncia la propria candidatura alle elezioni europee di giugno tra le fila di Fratelli d'Italia nella circoscrizione meridionale.[132][133][134] Con circa 23.000 preferenze raccolte si piazza solo decimo in lista senza essere eletto.[135]
Da giovane Sgarbi ha fatto parte dell'Unione Monarchica Italiana,[136] per poi collaborare strettamente con numerosi soggetti politici:
Sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Franco Pino, nel novembre 1995 scattò un'operazione congiunta di carabinieri e polizia che portò all'arresto dell'avvocato Antonio Cersosimo e di Antonio Tursi Prato, ex consigliere regionale socialista che avrebbe fatto da intermediario con Giacomo Mancini per il quale tuttavia il GIP Durante non firmò l'ordine di custodia cautelare; sotto inchiesta finirono anche i parlamentari Sgarbi e Tiziana Maiolo di Forza Italia, rispettivamente presidenti della Commissione Cultura e Giustizia di Montecitorio e alle ultime elezioni politiche candidati in Calabria, con l'accusa di associazione mafiosa e voto di scambio poiché, secondo l'accusa, entrambi "avrebbero svolto un'attività di delegittimazione della struttura antimafia sia con interventi pubblici che con prospettiva legislativa tale da rendere meno efficaci le potenzialità dell'Antimafia in campo penale". I due parlamentari, tramite due avvocati, avrebbero sollecitato consensi ai clan e non solo cosentini offrendo come "compenso" una campagna politica delegittimante di giudici antimafia e pentiti e assicurando inoltre iniziative legislative per rendere meno efficace la lotta alle cosche. Tuttavia nel luglio del 1996 il sostituto procuratore nazionale antimafia Emilio Ledonne chiese ed ottenne dal GIP la richiesta di archiviazione per i due parlamentari poiché non erano stati trovati riscontri alle accuse; uscì dall'inchiesta anche l'avvocato Enzo Lo Giudice (difensore anche di Bettino Craxi), accusato di essere stato l'intermediario tra gli 'ndranghetisti e Sgarbi e Maiolo chiedendo voti in cambio di iniziative a favore dei detenuti in carcere per mafia.[146]
Sgarbi ha subito diverse condanne penali e civili, principalmente pene pecuniarie per i reati di diffamazione e ingiuria; ha subito anche una condanna a 6 mesi e 10 giorni di reclusione con la condizionale.
«Di Pietro, Colombo, Davigo e gli altri sono degli assassini che hanno fatto morire della gente. Vanno processati e arrestati. È giusto che se ne vadano, nessuno li rimpiangerà. Vadano in chiesa a pregare per tutta quella gente che hanno fatto morire: Moroni, Gardini, Cicogna, Cagliari. Hanno tutte queste croci sulla coscienza. Ringrazio Iddio che, con questo decreto [Decreto Biondi], eviteranno essi stessi l'arresto per tutti gli assassinii che hanno commesso.»
«Fui più volte contattato da Caselli e dai suoi uomini [...] pretendevano accuse, nomi, circostanze... volevano che denunciassi la mia gente e miei ragazzi... che rivelassi cose apprese in confessione [...]. Caselli disprezza i siciliani, mi vuole obbligare a rinnegare i miei voti e la mia veste, pretende che mi prostituisca a lui. Più che nemico della mafia, è un nemico della Sicilia. Orlando è un mafioso vestito da gesuita [...]. Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio. Avrà raggiunto il suo scopo quando un prete impegnato nel sociale verrà ucciso [...]. Caselli, per aumentare il suo potere, ha avuto la sua vittima illustre.»
Il rapporto tra Vittorio Sgarbi e la fede è alquanto complesso: spesso si è dichiarato cattolico. Infatti durante la trasmissione Confronti, Sgarbi ha detto di «essere fiero di essere cattolico». In due interviste del 2019 - l'una con il Corriere della Sera, l'altra da Io e te su Rai 1 - ha rilasciato due dichiarazioni: nella prima ha dichiarato di credere all'esistenza di un Dio e che la prova definitiva della sua esistenza ne sono l'arte e tutte le manifestazioni benevole dell'uomo («Credere è una forma di presunzione; al massimo si può credere di credere. La ragione non ne darebbe motivo: Dio è indimostrabile, quindi non c’è. La dimostrazione che Dio esiste è una sola. ( [...] ) L'arte. C’è della divinità nell'uomo, perché l’artista aggiungendo bellezza al mondo continua la creazione. Attraverso l’arte l’uomo si immortala. Dante direbbe che “s'etterna”»)[190]; nella seconda ha ammesso di considerarsi cattolico per una questione culturale e filosofica, vedendo nel cristianesimo più una filosofia dell'uomo che una religione, secondo cui l'idea di Dio non è altro che un principio di perfezione che spinge gli uomini a perseguire gli scopi più alti[191].
Più volte Sgarbi ha attaccato l'UAAR, l'associazione italiana degli atei e agnostici razionalisti:[192] nel novembre 2009, durante la trasmissione Domenica Cinque, Sgarbi ha attaccato la tesoriera dell'UAAR, definendola «ignorante come una capra». Nel gennaio 2010, durante la trasmissione La vita in diretta, Sgarbi ha rivolto pesanti attacchi all'associazione, accusandola di essere una «associazione di zucche vuote» e mettendo in dubbio la legittimità dell'esistenza delle associazioni atee; accusò l'associazione di essere «peggio di una religione organizzata».[193]
Nel 2009, su il Giornale, Sgarbi ha affermato che se le chiese moderne sono brutte è colpa di architetti atei.[194]
Nel 2016, nel corso della trasmissione Fuori onda, su La 7, in una puntata nella quale si affrontava un dibattito sulle unioni civili, criticò il matrimonio in generale, definendolo un'istituzione inutile. Prendendo a riferimento il passo della Bibbia relativamente alla lettera di San Paolo agli Efesini, nel quale il Santo ammoniva le mogli di «essere soggette ai propri mariti come al Signore», aggiunse, «Il mondo cristiano non c'è più, è finito. Il mondo cristiano è stata una grande illusione che è ancora nei cuori di molti, ma la vita di ogni persona ne contraddice ogni principio».
Sempre nel 2019, nel corso della trasmissione L'aria che tira, si mostrò in disaccordo rispetto all'arcivescovo Vincenzo Paglia, in riferimento al caso di Noa Pothoven, difendendo il suo estremo gesto come «un atto di vita supremo»: «Dio non può essere usato per fingere di poter riscattare chi non vuole esserlo» e «che deve consentire anche di uccidersi».[195] Nel corso della trasmissione il sacerdote replicò sostenendo che l'amore è un atto di Dio e che bisogna intervenire quando qualcuno sta soffrendo, come nel caso della ragazza, ma Sgarbi replicò a sua volta dicendo «non può usare Dio a suo uso e consumo».[195]
Sgarbi si è dedicato alla collezione di libri antichi e ha formato una biblioteca con 280.000 volumi, tra cui alcuni antichi e rari, come tutte le prime edizioni degli scritti di Giorgio Vasari.[196] Ha poi collezionato dipinti e sculture con la collaborazione dei suoi familiari, tra cui sua madre Rina Cavallini.[197] La Collezione Cavallini-Sgarbi è costituita da oltre 500 opere: molti sono i dipinti, poi sculture e manufatti prevalentemente antichi di vario tipo.[198]
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